Rapporto ANCE/CRESME

Transcript

Rapporto ANCE/CRESME
Primo Rapporto ANCE/CRESME
LO STATO DEL TERRITORIO ITALIANO 2012
Insediamento e rischio sismico
e idrogeologico
Roma, ottobre 2012
Primo Rapporto ANCE/CRESME – Lo stato del territorio italiano 2012
GRUPPO DI LAVORO CRESME
PROGETTAZIONE E DIREZIONE
Lorenzo Bellicini
COORDINAMENTO
Paola Reggio
GRUPPO DI LAVORO
Sandro Baldazzi
Enrico Campanelli
Paola Reggio
Gianni Stifani
Mercedes Tascedda
Rita Trinca
Franca Widmar
2
Primo Rapporto ANCE/CRESME – Lo stato del territorio italiano 2012
INDICE
1.
2.
3.
LA POPOLAZIONE E IL TERRITORIO
9
1.1.
La nuova fase di espansione urbana dei primi anni Duemila
9
1.2.
Espansione urbana e fattori di rischio
15
1.3.
Lo scenario previsionale decennale
18
IL DISSESTO IDROGEOLOGICO
25
2.1.
La distribuzione territoriale del dissesto idrogeologico
25
2.1.1. La distribuzione e la consistenza delle frane nel territorio
28
2.2.
Il fenomeno franoso: un elemento caratterizzante del territorio italiano
32
2.3.
I danni provocati dalle frane
35
2.4.
I principali eventi negli anni Duemila: schede
38
LA SISMICITÀ DEL TERRITORIO ITALIANO
43
3.1.
La distribuzione territoriale degli eventi sismici
43
3.1.1. La sismicità italiana in rapporto a quella mondiale
43
3.1.2. Sismicità storica e pericolosità sismica in Italia
44
L’andamento del fenomeno sismico
50
3.2.1. I terremoti avvenuti in Italia negli ultimi 25 anni
50
3.2.2. Il terremoto in Emilia Romagna
52
3.2.
3.3.
La normativa sismica: classificazione territoriale, norme tecniche per le
costruzioni e fondi
3.3.1. Classificazione sismica del territorio
53
3.3.2. Normativa sismica per le costruzioni
57
3.3.3. Fondi stanziati dallo Stato per la prevenzione del rischio
63
I principali eventi negli anni Duemila: schede
67
LA DIMENSIONE DEL RISCHIO NATURALE IN ITALIA
69
4.1.
Il rischio sismico
70
4.1.1.
La classificazione del territorio e i comuni italiani
70
4.1.2.
Popolazione e famiglie e rischio sismico
72
4.1.3.
Edifici ed abitazioni a rischio sismico
73
4.1.4.
Lo stato di conservazione del patrimonio edilizio e il rischio sismico
76
4.1.5.
Il sisma in Emilia Romagna: come hanno reagito gli edifici
79
3.4.
4.
53
3
Primo Rapporto ANCE/CRESME – Lo stato del territorio italiano 2012
4.2.
4.3.
5.
Un caso che merita attenzione: il rischio naturale per i capannoni
84
4.1.7.
Schede regionali e classifiche provinciali sul rischio sismico
89
Il rischio idrogeologico
100
4.2.1.
La definizione delle zone a rischio idrogeologico in Italia
100
4.2.2.
Popolazione e famiglie e rischio idrogeologico
105
4.2.3.
Edifici e abitazioni a rischio idrogeologico
106
4.2.4.
Schede regionali e classifiche provinciali sul rischio idrogeologico
109
Il rischio naturale per gli edifici strategici
114
LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E IL RISCHIO NATURALE
121
5.1.
La pianificazione del territorio per ridurre e prevenire i danni del dissesto
121
5.1.1.
Un quadro evolutivo della pianificazione di bacino
121
5.1.2.
I Piani stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI)
122
5.2.
5.3.
6.
4.1.6.
La pianificazione del paesaggio per difendere l’integrità fisica del territorio
129
5.2.1.
I Piani Territoriali Paesaggistici
130
5.2.2.
I Piani dei Parchi (PP)
132
Il ruolo delle Province nella gestione del territorio
136
5.3.1.
136
I Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale (PTCP)
COSTI, FINANZIAMENTI E SPESA PER IL DISSESTO IDROGEOLOGICO E I
TERREMOTI IN ITALIA
6.1.
141
I costi del rischio naturale
141
6.1.1.
143
I costi del dissesto geologico e geoambientale in Italia, dal 1944 al 1990
6.2.
Fabbisogno e finanziamenti per il dissesto idrogeologico
151
6.3.
I finanziamenti statali per i principali eventi sismici dal 1968 ad oggi
180
6.4.
La spesa per investimenti per l’ambiente
189
6.4.1.
6.4.2.
6.5.
L’evoluzione della spesa nel periodo 2001-2010
La spesa degli Enti del Settore Pubblico Allargato nel decennio 20012010
Il mercato dei lavori per il dissesto idrogeologico
ALLEGATO STATISTICO: ANALISI DEL RISCHIO NEL DETTAGLIO PROVINCIALE
4
189
190
198
203
Primo Rapporto ANCE/CRESME – Lo stato del territorio italiano 2012
Premessa
La fragilità del territorio italiano rispetto al rischio naturale è una condizione nota. Le aree ad elevata criticità
idrogeologica rappresentano il 10% della superficie italiana e riguardano l’89% dei comuni; le aree ad elevato
rischio sismico sono circa il 50% del territorio nazionale e il 38% dei comuni. È meno facile sapere la
dimensione dell’esposizione al rischio, in termini di popolazione e di patrimonio edilizio. Questo studio nasce
con l’obiettivo di mettere insieme i numeri che caratterizzano i rischi del nostro territorio, ricostruire un quadro
d’insieme complesso e costituire uno strumento di lavoro.
Lo studio analizza lo stato del territorio italiano ripercorrendo sei questioni: descrive le dinamiche della
popolazione italiana e il suo scenario previsionale, analizza il dissesto idrogeologico, descrive gli eventi
sismici, stima la popolazione e il patrimonio edilizio a rischio (con un focus sul patrimonio scolastico e su
quello ospedaliero), ricostruisce la storia dei costi del dissesto idrogeologico e dei terremoti e della spesa
reale degli investimenti per la salvaguardia ambientale, analizza il quadro della pianificazione ambientale tra
Piani di Assetto Idrogeologico, Piani Paesaggistici e Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale.
Il primo capitolo, la popolazione e il territorio, affronta il tema dello sviluppo demografico italiano in rapporto
al rischio naturale che caratterizza il Paese. Nell'ultimo decennio l'Italia ha vissuto un nuovo ciclo di
espansione urbana mosso da una straordinaria accelerazione delle dinamiche demografiche (tra 2001 e 2010
l'incremento demografico è risultato del 6,4%) e dalla ripresa della domanda abitativa primaria. La crescita
demografica concentrata in aree già caratterizzate da elevati livelli di fragilità idrogeologica e l'aumento della
pressione antropica hanno determinato un notevole aggravamento delle tensioni ambientali latenti. Peraltro il
fenomeno dello spopolamento delle aree interne tipico dell’Italia meridionale e insulare, ha determinato la
riduzione dell’attività di manutenzione ordinaria del territorio e la conseguente accelerazione dei fenomeni di
degrado del territorio. Valutando le dinamiche di scenario rispetto al quadro delle aree già oggi classificate ad
elevato rischio sismico e idrogeologico emerge che una quota significativa del potenziale di crescita
demografica residua interesserà proprio aree già oggi ad elevato rischio, ribadendo l'assoluta necessità di
messa in sicurezza di territori che, sebbene fragili dal punto di vista ambientale, risultano assai dinamici ed
attrattivi dal punto di vista economico, e dove l'ulteriore aumento della pressione antropica potrebbe costituire
un fattore di accelerazione dei fenomeni di rischio e di degrado del territorio. E’, questo, un ulteriore indicatore
della necessità di una più stringente pianificazione ambientale, di un maggiore controllo territoriale e di un
diverso livello di investimento, in grado di garantire la manutenzione ordinaria del territorio e la prevenzione,
nelle aree a maggior rischio.
5
Primo Rapporto ANCE/CRESME – Lo stato del territorio italiano 2012
Il secondo capitolo, il dissesto idrogeologico, ha l’obiettivo di dare una dimensione alla questione del
dissesto sulla base dell’analisi delle principali fonti disponibili. Gli eventi di dissesto sono molto più frequenti di
quanto si pensi e spesso provocano danni e vittime. Le calamità naturali che si verificano con maggiore
frequenza sono frane: in Italia ne sono state censite circa 470.000 che interessano un territorio pari a 20.000
kmq, il 6% del territorio nazionale. Questo dato da conto dei principali eventi franosi rilevati dai dati storici e
d’archivio, fotointerpretazione e sul rilevamento di campagna ma probabilmente questo fenomeno è molto più
ampio. Il 12% degli eventi ha prodotto danni a cose e/o persone. Delle 56.600 frane che hanno provocato
danni la maggior parte (circa il 43%) ha interessato infrastrutture di trasporto o terreni agricoli (il 27%). Danni
al patrimonio sono stati registrati nel 17% dei casi mentre danni a persone si sono rilevati per lo 0,3% delle
frane. Il Paese è dunque esposto ad una situazione di rischio elevato per la popolazione e per il patrimonio, la
cui dimensione è stata stimata nello studio.
Il terzo capitolo, la sismicità del territorio italiano, analizza il fenomeno sismico italiano sulla base dei dati
messi a disposizione dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Rispetto al resto dei paesi del
Mediterraneo, l’Italia è considerato un Paese a sismicità medio-alta: in media ogni 100 anni si verificano più di
100 terremoti di magnitudo compresa tra 5,0 e 6,0 e dai 5 ai 10 terremoti di magnitudo superiore a 6,0. Le
aree più interessate dal fenomeno si trovano lungo l’intero arco appenninico, nella parte orientale delle Alpi e
in corrispondenza delle aree vulcaniche (attive o storiche). La maggior parte degli eventi sismici rilevati dagli
strumenti non vengono avvertiti dalla popolazione sia perché hanno magnitudo limitata, inferiore a 4,0, sia
perché il loro epicentro ricade in zone non abitate. Negli ultimi 30 anni oltre 50 terremoti hanno avuto una
magnitudo superiore a 5,0. I danni provocati dagli eventi sono ingenti sia in termini economici che di perdita di
vite umane poiché ricadono su un patrimonio edilizio “fragile” e altamente vulnerabile.
Il quarto capitolo, la dimensione del rischio naturale in Italia, analizza la quota di popolazione patrimonio
edilizio attualmente esposti a rischio naturale, ovvero rischio idrogeologico e sismico. Si consideri che le aree
ad elevata criticità idrogeologica rappresentano il 10% della superficie italiana (29,5 mila kmq) e riguardano
l’89% dei comuni (pari a 6.631); le aree ad elevato rischio sismico sono circa il 44% del territorio nazionale
(131 mila kmq) e il 36% dei comuni (pari a 2.893). La popolazione residente in queste aree è esposta ad un
rischio naturale potenzialmente molto elevato. Si stima che la popolazione potenzialmente esposta ad un
elevato rischio idrogeologico sia pari a 5,8 milioni di persone e ad elevato rischio sismico sia pari a 21,8
milioni di persone. Nelle aree ad elevata criticità idrogeologica si trovano circa 1,2 milioni di edifici e in quelle
ad elevato rischio sismico 5,5 milioni.
6
Primo Rapporto ANCE/CRESME – Lo stato del territorio italiano 2012
Il quinto capitolo, la pianificazione territoriale e il rischio naturale, aggiorna il quadro nazionale degli
strumenti di pianificazione territoriale che si occupano della tutela del territorio e dell’ambiente e della
prevenzione del rischio di idrogeologico. Per raggiungere l’obiettivo della difesa del suolo e della tutela
dell’ambiente, oltre ad eliminare le condizioni di rischio che interessano beni e persone, è necessaria una
pianificazione territoriale che programmi l’uso del suolo coerentemente con le sue reali possibilità di
trasformazione. Lo studio esamina lo stato di attuazione dei principali strumenti di pianificazione di scala
territoriale che affrontano le problematiche legate alla difesa del suolo e alla tutela del territorio: i Piani di
Assetto Idrogeologico, i Piani Paesistici, i Piani dei Parchi, i Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale.
Per ciascuno di questi strumenti si verifica lo stato di attuazione creando un quadro aggiornato di scala
nazionale. Complessivamente emerge un buon livello di aggiornamento e completezza degli strumenti di
pianificazione.
Il sesto capitolo, costi, investimenti e mercato del rischio naturale, ha l’obiettivo di analizzare quanto costa
al Paese intervenire in situazioni di emergenza legata a eventi clamorosi e quante sono le risorse investite per
attuare una politica di manutenzione ordinaria del territorio. Vengono presentati i dati relativi ai costi
complessivi dei danni provocati dai terremoti e dagli eventi franosi e alluvionali dal 1944 al 2012, i
finanziamenti per gli interventi di mitigazione del dissesto idrogeologico degli ultimi 20 anni e quelli per i
principali eventi sismici dal 1968 ad oggi, la spesa per investimenti per l’ambiente degli Enti del Settore
Pubblico Allargato nel decennio 2001-2010 e il mercato degli appalti per lavori di sistemazione e prevenzione
delle situazioni di dissesto idrogeologico nel periodo 2002-giugno 2012.
7