L`agorà democratica – (saggio breve ambito socio

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L`agorà democratica – (saggio breve ambito socio
L'agorà democratica – (saggio breve ambito socio-economico)
“L’uomo ha in sé, silenziosamente, i paradossi della filosofia, perché, per essere davvero uomo,
bisogna essere un po’ di più e un po’ di meno che uomo”. Così scrive Merleau-Ponty, spiegando
perché la filosofia prende piede già nell’antica Grecia di Socrate. Essa, infatti, nasce come
necessità, necessità di pensare, di dare delle risposte ai numerosi interrogativi che turbano l’animo
umano. L’Agorà era la piazza nella quale avevano luogo i dibattiti filosofici della gente colta, che
aveva come obiettivo quello di “sconfiggere” il nemico con il dialogo. Era quindi la dialettica il
nucleo centrale della filosofia. Di conseguenza, se è vero che la filosofia è figlia del suo tempo,
mentre prima Socrate e i Greci si chiedevano cosa fosse la giustizia o la virtù per far fronte alla loro
idea primordiale di Stato, su cosa dovremmo interrogarci noi oggi?
Prima di fornire una risposta sensata, è d’uopo riscoprire la necessità di pensare, leggermente
offuscata soprattutto nell’ultima dozzina d’anni, a causa dell’incombente avanzata di altre
discipline, in particolare scientifiche, che, procedendo empiricamente, garantiscono maggiori
certezze. Alla domanda “A che serve la filosofia?” molti risponderebbero esattamente come Giulio
Giorello: “A niente, e a nessuno.” Questo perché in ambito sociale, politico ed economico la
filosofia si mostra fragile, futile. In primo luogo dunque, è doveroso cambiare il modo di fare
filosofia e soprattutto come fine a se stessa. La filosofia non deve più mirare al vero, ma all’utile,
esattamente come sostenevano i sofisti e gli empiristi. I primi, in qualità di brillanti retori,
recitavano discorsi al popolo indirizzandolo verso una determinata via prestabilita per il bene della
comunità. I secondi, invece, erano uomini di scienza, che si servivano della filosofia per trovare un
metodo scientifico da applicare negli esperimenti. Mentre il sofismo ne faceva un uso subdolo,
l’empirismo dall’altro lato impiegava la filosofia per il progresso scientifico.
La società odierna dovrebbe quindi mirare ad emulare questi ultimi piuttosto che i primi, magari
sorpassandoli. Tuttavia “la filosofia deve restare disciplina rigorosa, non una collazione di idee o
citazioni edificanti”. Infatti il rischio è quello di cadere nella banalità del pensiero filosofico, senza
riuscire a costruire nulla di nuovo. Giusta l’osservazione di Remo Bodei secondo il quale la
filosofia è espressione sia del vassallaggio nei confronti della politica sia dei nuovi mezzi di
comunicazione di massa, che contribuiscono a globalizzare il pensiero, rendendolo piatto e saturo di
luoghi comuni e frasi fatte. La soluzione non può essere alcuna se non quella di distaccarsi dalle
credenze comuni, uscendo dagli schemi, ed iniziare ad impiegare il proprio pensiero per qualcosa di
veramente utile alla società. “La filosofia si dispiega come libero esercizio del pensiero” afferma
Giulio Giorello, e solo il libero pensiero del singolo individuo può illuminare la strada per il
progresso collettivo. Per definizione, infatti, un pensiero comune rimane tale fin quando non arriva
l’intuizione del singolo, che mostra il suo progetto alla società, risvegliandola dalle proprie
convinzioni. Non si può però rimanere passivi aspettando il singolo individuo eroico che illumini la
strada per uscire dalla caverna platonica, ma è necessario un ritorno all’Agorà e un maggiore spirito
critico, la vera parola chiave per spalancare le porte a pensieri rivoluzionari e quindi al progresso.
Nella democrazia in cui viviamo, il pensiero può davvero essere considerato il movente delle
attività economiche e sociali, nonché di quelle politiche, basta solamente riscoprire la sua necessità
provando per esempio, come invita Bodei, ad immaginare il nostro mondo senza di esso.
Probabilmente statico e monotono. Sicuramente saremmo “ciechi meccanismi dell’oriuolo”, senza
essere più consapevoli e in grado di modificare i meccanismi che regolano la società. Per evitare
tutto questo si dovrebbe cominciare a pensare autonomamente (“Sapere aude”), tenendo però in
considerazione il presente.
“In questo senso la filosofia è profondamente democratica.”