Parto alle 5 e subito all`uscita del Paese sorge il primo dubbio
Transcript
Parto alle 5 e subito all`uscita del Paese sorge il primo dubbio
Parto alle 5 e subito all’uscita del Paese sorge il primo dubbio: girare a destra o a sinistra? Per dieci minuti cerco da qualche parte un segnale una targa, una freccia gialla; alla fine ne scovo una su un palo e prendo a sinistra; per chilometri non c’è un segnale, un cippo, una targa che mi rassicuri che la strada è giusta. Finalmente dopo vari chilometri arrivo a Hospital e capisco che la strada è giusta. Subito dopo Hospital c’è un bel bar che stranamente, alle 6.30, è aperto. Mi fermo per colazionemerenda e man mano seguitano ad arrivare altri pellegrini. Arrivano anche due portoghesi di O Porto, Nelson e Rubens, che avevo già incontrato con i tre siciliani, nella tappa precedente. Nelson mi aveva parlato a lungo dimostrando un certo interesse per una gita a Roma. Mi piaceva parlare con lui perché cinquant’ anni fa’ per un anno ho studiato il portoghese e parlando spagnolo ogni tanto ci infilavo delle parole portoghesi. Arrivano anche due signore finlandesi, una delle quali mi colpisce perché molto distinta, con il cappellino di paglia con fiorellini, con lo zaino nonostante dimostri una certa età. Con Nelson e Rubens riprendo il cammino fino a un bivio: da una parte si va a Finisterre, dall’altro a Muxìa, al santuario della Virgen de la Barca. Loro proseguono per Muxìa, mentre io ho deciso di andare a Finisterre e poi con l’autobus a Muxia. Da Muxìa avrei poi dovuto andare a Finisterre, ma il Cammino prevede il guado di un fiume: levarsi le scarpe, rimboccarsi i pantaloni e passare su delle pietre che però non emergono, ma possono essere minimo a mezzo metro sotto il livello dell’acqua; se il fiume è pieno, anche oltre il mezzo metro, quindi: slacciarsi lo zaino in maniera da non essere impediti nel caso si dovesse scivolare. Rinuncio a questa avventura perché sono già abbastanza stanco e non vedo l’ora di finire. A Muxìa ci andrò lo stesso, ma con l’autobus, mi farò mettere il timbro e chiederò ugualmente l’attestato. L’Albergo, alla partenza Io e Rubens al bivio 238 Continuando in direzione di Finisterre, passo nelle vicinanze del santuario di A Nosa Senora das Neves (XVIII secolo) . Proseguendo, si arriva all' Alto de O Cruceiro da Armada (247 metri) da dove si può contemplare per la prima volta la mole del Cabo de Finisterre. Lungo questo tratto del Cammino raggiungo un francese che il giorno precedente avevo superato, arrivando in albergo prima di lui. E c’era rimasto male... Oggi camminiamo insieme e parliamo. E’ un neuropsichiatra di Lione, da dove è partito a piedi il 26 marzo. Ha due figli di 7 e 11 anni. Secondo me, è andato a comprare le sigarette, anche se non fuma. Mi viene da pensare a quanto già avevo pensato in altre occasioni, per esempio quando ho conosciuto Pietro, l’amico di Nino: certi medici vengono “contagiati” dai propri pazienti. Da lontano si vede il mare, finalmente, ma si seguita a camminare senza mai raggiungerlo. E’ un susseguirsi di baiette e piccoli promontori e ogni volta sono portato a pensare “finalmente sono arrivato”, invece... Santuario di A Nosa Senora das Neves Finalmente in lontananza si vede il mare 239 Cabo de Finisterre? Cabo de Finisterre? Arrivo a Cee pensando che sia Finisterre, invece è la città il cui comune comprende Finisterre. E cammino, cammino... e non arrivo mai. Poco prima di Cee vedo che il neuropsichiatra sta sbagliando strada, allora lo chiamo indicandogli la freccia gialla che lui evidentemente non aveva visto e lui ritorna sulla strada giusta. Poi mi perdo io, ma chiedendo informazioni e ritornando sulla strada giusta vedo che lui mi stava davanti. Mica mi ha chiamato. Forse sperava di arrivare prima di me grazie al mio errore. Alonzo!!! O strano!!! Ma non gliel’ho detto. Finalmente, verso l’una arrivo all’albergo al centro di Finisterre. Apre alle quattro. Me ne sto sconsolato pensando di dover aspettare così tanto, quando mi si accosta una pellegrina e mi dice che lei ha trovato posto in un albergo lì vicino che costa solo 7 euro; io mi mostro interessato e lei mi dice che se voglio, mi ci accompagna. Mi dice che è italiana ma che il suo italiano non è perfetto perché è di vicino Bolzano. Ha lo zaino e un fazzoletto nero in testa che la fa sembrare un’araba. Poi scopro che lei è a Finisterre da tre settimane e fa da hostelera volontaria in cambio dell’alloggio. Quindi deduco che lo zaino che porta serve ad accattivarsi la confidenza degli altri pellegrini che lei vuole attirare nel suo albergo, ed il fazzoletto forse le serve a darle un’aria sciatta, come di chi ha appena fatto 30 km a piedi. La Chiesa di Cee Cee 240 Cabo de Finisterre Una delle tante spiaggette Cabo de Finisterre Centro di Finisterre L’Albergo è in una villa che sembra appena abbandonata dai proprietari. Nei bagni, nella cucina, nello studio, nel soggiorno ci sono ninnoli bottigliette libri pupazzi... come in una casa privata. Solo le stanze da letto sono attrezzate con letti a castello. Nello soggiorno ci si riunisce per meditare insieme, per pregare, per parlare, per fare yoga, mi dice la ragazza. La mattina e la sera, volendo, si mangia insieme e poi si contribuisce con un’offerta volontaria. Io mi custodisco e me ne vado a fare un giro turistico al centro del Paese dove c’è un monumento all’emigrante “PORTANO IL NOSTRO AMORE I GALIZIANI ESPATRIATI PER IL MONDO”. Incontro Corinne, la sudafricana, che mi riconosce, mentre io ho i riflessi lenti, e ci salutiamo; è vestita bene, con il cappellino, e sembra proprio una signora dei vecchi film inglesi. Probabilmente è venuta da Santiago in autobus, ma non approfondisco. Vado all’Albergo Municipale dove, su esibizione della mia credenziale, mi consegnano la famosa sospirata Compostela. Lì incontro un francese e parliamo del fatto che i Romani, nel II secolo a. C. si raccolsero a vedere il sole sparire nell’enorme Oceano Tenebroso che si apriva davanti ai loro occhi. Dico che la cosa mi sembra poco credibile perché a Roma è normale vedere il sole tuffarsi nel mare. E lui mi dice che potevano essere Romani di Lione, la sua città. 241 Monumento all’emigrante La via dell’albergo municipale Santa Maria de Areas Monumento ai pellegrini Poi m’incammino per raggiungere il faro che è all’estremità del promontorio. Una strada lunghissima sotto un sole caldissimo. Passo davanti la Chiesa di Santa Maria de Areas, dov’è conservato un antico e famoso Crocefisso. Ma anche questa chiesa è chiusa. Fa talmente caldo camminando che mi levo la t-shirt e mi ci copro la testa. Meno male che ad un certo punto c’è una fonte di acqua fresca, e io mi ci disseto come un cavallo. Non molto distante dal faro c’è un monumento al pellegrino. Dietro il faro, piantato su una roccia c’è uno scarpone di bronzo e su un traliccio scarpe e scarponi vecchi, e indumenti abbandonati. Il rito prevede che al termine del Cammino, a significare la rinascita, cioè la nascita di un “uomo nuovo”, venga abbandonato o bruciato un indumento. Ridiscendo al Paese, faccio la spesa, ritorno in Albergo a prendere costume e asciugamano, perché come ho fatto il bagno nel Pacifico ad Acapulco, nel Bengala, nell’Oceano Indiano a Mogadiscio, ecc., bisogna che lo faccia anche qui. Tanto quanto basta per scattare una foto a testimonianza. Ritorno in Albergo, mi cambio e vado a cena su una terrazza sul mare, di fronte al monumento all’emigrante. Uno potrebbe pensare che questi ristoranti per pellegrini siano trattorie per poveracci, e che i piatti siano risciacquature o scarti. Allora ho fotografato il primo da me scelto nel menù: seppie con riso. Ceno in fretta perché devo andare a fotografare il tramonto. 242 Veduta dalla strada per il faro Il faro Scarpone di bronzo su una roccia dietro il faro Una fontana Panorama dall’alto Il porto 243 Il Forte Un bagnante atlantico Un piatto del menu del pellegrino Un signore e una terrazza sul mare 244 Ma il sole sembra non avere nessuna fretta. Alle 10 c’è ancora gente in spiaggia come se fosse le 7 di sera. Alle 22.10 sembra che si decida, e finalmente dopo più di un’ora di attesa, me ne posso andare. 245 02/06/2009 Da FINISTERRE a MUXIA e poi a SANTIAGO Con l’autobus vado a Cee dove cambio autobus e vado a Muxìa, dove c’è il Santuario della Vergine della Barca, che dista dal paese qualche chilometro. All’interno della Chiesa, che è chiusa, ma c’è una grata per vedere dentro, sono appese come lampadari tanti pescherecci in miniatura, probabilmente sono degli ex-voto. Di fronte al Santuario ci sono delle rocce una delle quali per la particolare forma viene riconosciuta come la barca che condusse qui la Vergine, quando venne in Galizia per sostenere San Giacomo nella sua opera di evangelizzazione della Spagna. Chi sa chi se le inventa tutte queste storie... Faccio a ritroso i chilometri di lungomare per ritornare al centro di Muxìa e vado a ritirare il certificato di fine percorso. Davanti a me ci sono quattro giovani ragazze australiane; per loro va bene richiedere questo pezzo di carta, ma io mi dico “alla tua età ancora giochi con le figurine”?. Finita questa operazione, visto che devo attendere qualche ora per prendere l’autobus, decido di andare a tagliarmi i capelli in vista della cena organizzata da Manuela a casa nostra, per il compleanno di Anna Stella. Giro per le strade ma non vedo parrucchieri. Passando sotto un balcone una signora dal balcone mi chiama (porto lo zaino) e mi chiede se ho bisogno di una stanza; lei spesso ospita italiani. Le dico che sto cercando un parrucchiere e lei mi fa accompagnare. E’ un locale ambisex al secondo piano di un palazzo. Per 6 euro mi tagliano e lavano i capelli. La ragazza che si prende cura dei miei capelli mi chiede: "Come li vuole?" e io rispondo: "Come quel signore che ha appena servito: lunghi e pettinati all'indietro, con la riga e con la sfumatura sul collo". "Di quanto accorciamo?" " "La stessa lunghezza che taglia sul collo, la tagli dappertutto" "Preferisce il taglio con le forbici o con la macchinetta?" " Come vuole Lei" Conclusione: prende una falciatrice e mi taglia i capelli quasi a zero; poi mi chiede: "Va bene così?" e io chiedo: "La riga dove me l'ha fatta?" "La riga non la posso fare perché sono troppo corti". "Ma io avevo detto...", "Ma io avevo capito...". Insomma, ci rimane così male che io ci sono rimasto male che lei ci sia rimasta così male... Io ero convinto di sapere lo spagnolo, però ci sono degli spagnoli che non capiscono lo spagnolo, almeno il mio. 246 Interno del Santuario Le rocce di fronte al Santuario Il Santuario Panorama dal Santuario Lungomare dal Santuario al Paese Una strada di Muxìa 247 Il mio ristorante sul lungomare e, a sinistra al secondo piano la mia parrucchiera Laguna davanti Muxìa Alle 1420 parte l’autobus per Santiago. Dopo circa tre ore arrivo, vado in Albergo, lascio lo zaino e vado in città a cena. Passando, vedo che la Chiesa di San Pedro, davanti la quale passo ogni volta che vado e vengo dall’albergo; è aperta, e ne approfitto per scattare una foto. A cena vado alla Casa di Manolo, ristorante su più sale che sembra un ”cenificio”, tanto è veloce il servizio e l’alternarsi dei pellegrini. Mi è stato consigliato da Francisco. 03/06/2009 A SANTIAGO DE COMPOSTELA Mi avanzano dei giorni: che faccio? Come li passo? Esamino la possibilità di andare a oporto che dista 30 euro andata e ritorno, ma ci andrò con Marcella quando faremo il giro del Portogallo; potrei andare a Fatima, ma è troppo lontano e ci andrò con Marcella Rivado al centro, per la centtesima volta nei dintorni della Cattedrale. Poi vado a visitare il chiostro ed il museo della Cattedrale. Entrando incontro due coreane che si fermano e mi sorridono; ci metto un po’ a mettere a fuoco. Poi mi ricordo: sono le due che periodicamente 248 incontro. Scambiamo qualche chiacchiera e ci salutiamo. Poi mi pento di non aver fatto una foto da portare a Cristina. A mezzogiorno altra messa del pellegrino e ancora il Botafomiero che viene azionato solo nelle feste solenni. Ma allora non è vero... Forse perché oggi c’è il Vescovo di Passau. Comunque sia, la circostanza la metto a mio beneficio. Lassù qualcuno mi ama. Grazie, Padre Eterno! A cena vado in un ristorantino turco-tailandese, vicino la via principale. Mi portano il menùe chiedo kebab con insalata. Mi portano un piatto con un bel cartoccio fatto apposta, di carta, con dentro un cartoccio di pasta. Chiedo le posate, pensando che se le fossero scordate; allora si alza uno che stava mangiando lì vicino, e che poi capisco essere il padrone, e mi dice che non c’è bisogno di posate; si va a lavare le mani e mi fa vedere come si mangia: si stringe tra le mani in maniera da dargli una forma quasi schiacciata e poi si mangia come una pagnottella. Sei euro e mezzo comprese patatine e coca-cola. Però vedo passare tanti bei piatti che mi ripropongo di ritornare. Alla fine anche questa giornata è chiusa e me ne vado a dormire, ma prima, visto che un computer è libero, mando un messaggio a Cristina. Al solito con queste tastiere non ci si capisce molto e viene fuori quello che riporto qui sotto. From: <[email protected]> Sent: Wednesday, June 03, 2009 9:38 PM To: <[email protected]> Cc: <[email protected]> > Chicca, non posso telefonare perche- ho finito il creidto. Ricaricami. > Marcella, Oggi mi ha telefonato Gabriele per sapere quando arrivo. Gli ho > detto alle 19 20 del 5 a Ciampino. Allora mi vengono a trovare perche÷ poi > loro partono, poi partiamo noi e quindi per lungo tempo non ci vediamo. > Forse gli dovresti telefonare se rimangono a cena. > Oggi sono andato a bere una birra come fanno gli avvocati in un bel bar > all-aperto sotto un ombrellone e mi sono quasi mbriacato. Poi sono andato a > cena in un bel ristorantino turco=teilandese dove, spendendo una fortuna > mi sono attrippato: 6,50 euro per un piatto di kebab e insalata e un piatto > di patatine allo yogurt, e una coca cola. I piatti tailandesi erano ancora piu> appetitosi. > La mattina ho incontrato due ragazze coreane che mi hanno fatto una > gran festa e li per li mi chiedevo: e mo- chi so queste. Invwece l-avevoo > conosciute durante il percorso. Ma mi e÷ capitato anche ieri con due > spagnoli,. che poi mi hanno pure offerto una birra. > Oggi sono riandato a trovare Santiago e a mezzogiorno c-era il vescovo di > Passau. > Cristina, leggi a mamma. 249 > Manuela, siccome non sono sicuro dell-indirizzo di Cristina, chiedigli se > ha letto la lettera. > Ho conosciuto uno svizero di >Berna che e- partito da Berna il 22 marzo e > ritorna a Berna a piedi. L-ultimo giorno della camminatsa ho conosciuto un > neuropsichiatra di Lione che e- partito da Lione il 26 marzo, ma non so se > ritorna a piedi. > Mi sa che eÇ tutta gente che esce un momento a comprare le sigarette ... o > a fare due passi... > Tutew tastier4e diverse... non si trovano gli apostrofi, gli accenti....; > peer quando ho imparato saro+ tornato. > Cri, hai scaricato la posta > Papa, con l-accento, non sedicesimo 250 Il museo della Cattedrale Il chiostro Il chiostro Preparazione del Botafomiero Oscillazioene del botafomiero ad opera di 8 persone Il Vescovo di Passau 251 L’incrocio davanti al quale passo ogni volta che vado e vengo dall’albergo 04/06/2009 A SANTIAGO DE COMPOSTELA Oggi che faccio? E’ uno dei giorni che mi ero riservato nell’eventualità avessi avuto bisogno di allungare il Cammino. Allora bighellono per la città. Incontro un pellegrino in bici che ha attaccato un rimorchietto alla bici. Ce ne sono molti che hanno fatto strani veicoli per non trascinarsi lo zaino sulle spalle. Gli chiedo il permesso di fotografarlo; è un po’ riluttante ma acconsente. Vicino la cattedrale c’è un vecchietto magro con un barboncino vestito da pellegrino, con cappello e mantello e conchiglia. Vicino ha un cartello con scritto “foto 0.50”, ma nessuno si ferma a fotografarli. C’erano anche nei giorni precedenti, sempre senza spettatori. Mi fanno pena: lui è magro come se non mangiasse, il cane non ci vuole stare. Allora vado e pago e faccio una foto, poi mi metto a parlare. Forse si rompe il ghiaccio perché cominciano a venire a fotografare e io sto lì a reggergli il moccolo. Sembra contento che qualcuno si fermi a parlare. Mi racconta che questo cane è giovane e non ha ancora imparato il mestiere, mentre quello che aveva prima, che è morto di vecchiaia a 17 anni, era proprio bravo; e mi fa vedere le foto memorizzate sulla macchinetta fotografica. 252 Spostandomi poi verso il centro della piazza vedo un ragazzo trentenne, sdraiato per terra che piange mentre il suo cane, tipo Tobby, cerca di rianimarlo, di consolarlo o di rialzarlo. Qualcuno intorno commenta che, arrivati finalmente alla meta, a volte capita questo tipo di reazione allo stress e alla fatica accumulati durante il Cammino. La sera rivado a cena alla casa di Manolo. Mentre esco incontro Francisco. Seduto ad un tavolo fuori del ristorante, sta aspettando che si liberi un tavolo per sette. Mi presenta ai suoi amici e parenti. La moglie gli ha fatto una sorpresa e l’ha raggiunto a Santiago (la moglie è laureata in storia dell’arte ed è innamorata dell’Italia). Poi mi presenta altri amici. Mentre parliamo, altra sorpresa: arriva anche il figlio che lavora e vive per conto suo credo in un’altra città. Gli amici sono alcuni dei cinque dirigenti dell’Alcoa, multinazionale dell’alluminio, e suoi ex collaboratori. Mentre gli altri parlano, quello che mi siede accanto mi dice quanto è bravo, quanto è buono, quanto è generoso Francisco, si è sempre fatto in quattro per tutti, lui ne è innamorato. La stessa cosa mi aveva detto Javier giorni addietro. Quando ci salutiamo, tutti mi salutano molto calorosamente, e la moglie di Francisco mi bacia come una vecchia conoscenza: forse Francisco gli avrà parlato bene di me. Un cane con cappello e mantello da pellegrino Rimorchio per bici 253 05/06/2009 Da SANTIAGO DE COMPOSTELA a CIAMPINO Oggi devo partire, ho il check-in alle 14 e siccome devo andare in centro a prendere l’autobus per l’aeroporto, vado a salutare Santiago e prendo l’ultima foto di Santiago nelle vesti di Matamoros, cioè ammazza-musulmani, perché dicono che quando si trattò di cacciare i mori dalla Sapgna, furono aiutati da Santiago. Probabilmente i fiori sotto il cavallo di Santiago servono a coprire i mori che vengono schicciati sotto gli zoccoli del cavallo. Una rappresentazione del genere oggi è fuori moda e anche Francisco mi ha detto che il protettore della sua Città è Santiago che anche lì viene raffigurato come Mattamoros, e lui se ne vergogna un po’ di questa sanguinaria rappresentazione. Al check-in spedisco lo zaino e devo pagare 20 euro per lo zaino e 20 per il mancato ceck-in on line. Arrivo a Ciampino e trovo Marcella, Cristina, Gabri, Maria Cristina ad aspettarmi. Santiago Matamoros 254 255 ***** Qui finisce l’avventura del Signor Bonaventura. Ed è vero! Perché è stata un’avventura, e Bonaventura perché sono stato veramente fortunato: il Cielo mi ha assitito per il sole, per il tempo, per gli alberghi per l’energia fisica e spirituale che mi sono ritrovato. Dice Paolo, quell’altro, quello santo: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede.”. ***** 256 La Compostela 257 « CAPITULUM hujus Almae Apostolicae et « IL CAPITOLO della Santa Apostolica Chiesa Metropolitanae Ecclesiae Compostellanae sigilli Altaris Beati Jacobi Apostoli custos, ut omnibus Fidelibus et Peregrinis ex toto terrarum Orbe, devotionis affectu vel voti causa, ad limina Apostoli Nostri Hispaniarum Patroni ac Tutelaris SANCTI JACOBI convenientibus, authenticas visitationis litteras expediat omnibus et singulis praesentes inspecturis, notum facit: Dnum Cattedrale Compostellana, custode del sigillo dell'altare di San Giacomo apostolo, per tutti i fedeli e pellegrini che quivi giungono da qualsiasi luogo dell'orbe terracqueo con attitudine devozionale o per causa di un voto o di una promessa fino alla tomba dell'Apostolo SAN GIACOMO, nostro Patrono e Protettore della Spagna, rende noto a tutti coloro che esaminano questo documento che: il Sig. Paolo Latini ha visitato devotamente questo santissimo tempio con sentimento cristiano. In fede di ciò, io gli rilascio il presente documento munito del sigillo di questa Santissima Chiesa. Dato a Santiago de Compostella, il giorno ... mese ... anno del Signore ... Il Segretario del Capitolo » Paulum Latini hoc sacratissimum Templum pietatis causa devote visitasse. In quorum fidem praesentes litteras, sigillo ejusdem Sanctae Ecclesiae munitas, ei confero. Datum Compostellae die ... mensis .. anno Dni ... Secretarius Capitularis » ***** Muxìa, fine del Cammino Jacobeo 258 La Fisterriana 259 Credenziale 260