la resistibile ascesa di arturo ui

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la resistibile ascesa di arturo ui
LA RESISTIBILE ASCESA
DI ARTURO UI
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La tragedia, molto più spesso della commedia, prende alla
leggera le sofferenze dell’umanità.
La resistibile ascesa di Arturo Ui è un tentativo di spiegare al mondo
capitalistico, che ha nell’America il suo simbolo, l’ascesa – forse
resistibile – di Adolf Hitler, trasponendo la vicenda in circostanze a
quel mondo familiari: quando sentirete parlare di Chicago, perciò, è
Berlino che dovrete immaginare, e così via.
Non sfugge al passato chi dimentica il passato.
uffa” e mordace parabola satirica sulla corruzione del potere, La
resistibile ascesa di Arturo Ui racconta la cronaca nera
della Berlino degli anni Trenta invasa dalle squadracce naziste,
trasferita per invenzione dell’autore in una coeva Chicago in cui
l’industria magnatizia del commercio dei cavolfiori prospera all’ombra sinistra del gangster Arturo Ui, satirico “alias” di Adolf
Hitler. Scritta nel 1941 dall’esilio
finlandese, Brecht definirà in seguito l’opera una «farsa storica»,
dato il piglio ironico, salace ed
«epico» al contempo con cui essa
ricostruisce la tragicomica epopea di un trust scalcagnato in una
città corrotta, ammiccante alla
situazione economico-politica in
dissesto nella Germania dello
stesso periodo.
“B
«TEMPI DI CRISI»
Con Umberto Orsini protagonista nel ruolo del titolo, lo spettacolo intende assecondare
l’ispirazione grottesca del copione, conferendo all’apologo il
piglio d’una crudele “rivista”:
l’incisiva brevità dei singoli “numeri”, le classiche canzoni brechtiane, l’equilibristica retorica
della sopraffazione mafiosa, la
serie rocambolesca dei fatti di
cronaca narrati e messi alla berlina attraverso la lucida comicità
di cui Brecht si serve come arma
storico-critica, traducono lo
spettacolo in un’analisi briosa e
nitida, caustica ed elegante sul
tragico nonsenso del nostro passato, sempre in agguato.
Inoltre, l’evocazione, legittimata
dallo stesso autore, d’un modello d’indiscutibile peso come
il chronicle play shakespeariano
alla Riccardo III (riferimento
classico presente nella riscrittura "comico-realistica" di
Brecht come ideale pendant per
un confronto parodico) è utile
per la definizione del repertorio
in cui l’autore prevede che la
propria pièce vada inserita:
quello del «grotesque» – o del
«burlesque» – in fervido, smaliziato, necessario e consapevole
dialogo appunto con i classici;
un genere, questo, che Brecht
conosce bene e interpreta magistralmente fin dai tempi dell’Opera da tre soldi, geniale parodia d’un burlesque vero e
proprio, The Beggar’s Opera di
John Gay, a sua volta parodia
del melodramma italiano.
In questo fantasioso gioco di
specchi non deve mancare
l’esaltazione di un aspetto particolare dell’opera e dell’autore,
spesso misconosciuto, ossia la
vocazione, ardita e buffa insieme, al "surreale", cui il copione, seppure steso con piglio
materialista e apodittico, comunque non sfugge. Arturo Ui è
infatti anche una versione fantasmagorica, moralistica senza
miopie e brillante senza compiacimenti, dell’antico adagio
della legge del più forte e del più
astuto, quello continuamente riscritto in modi diversi ma analoghi dai commediografi di ogni
epoca, da Plauto in poi.
In Arturo Ui non mancano né i momenti puramente carnascialeschi
né i cantucci chiaramente destinati alla riflessione «straniata»,
utili "controcampi" da cui guardare ai fatti grotteschi rappresentati sulla scena e chiarirsi le
idee, prima di continuare, più
consapevoli, a vivere, una volta
abbandonata la sala teatrale.
ARGENTINA
T E AT R O
Brecht parla di Ui
Cenno per l’esecuzione.
Questo dramma va rappresentato in stile grandioso, perché gli avvenimenti acquistino quel risalto che
purtroppo loro compete; se possibile, con chiare reminiscenze del dramma storico elisabettiano, perciò
con sipari e praticabili. Si può recitare, ad esempio, davanti a sipari di juta grezza imbiancati a calce, con
chiazze color sangue di bue. All’occorrenza possono essere anche usati fondali dipinti a mo’ di panorama,
e sono altresì consentiti effetti musicali di organetti, trombe e tamburi. Ma naturalmente va evitata la
pura e semplice parodia, e anche in chiave di grottesco non deve mai venir meno l’atmosfera di orrore. È
necessaria un’esecuzione plastica, condotta a ritmo veloce, con gruppi d’insieme chiaramente afferrabili,
nel gusto dei vecchi quadri d’argomento storico.
Osservazioni.
Oggi si sente ripetere assai spesso che è inopportuno e vano voler consegnare al ridicolo i grandi
delinquenti politici, vivi o morti. In questo campo – si dice – perfino la gente comune diventa suscettibile,
non solo perché è stata coinvolta nei delitti, ma perché i sopravvissuti non possono ridere di queste cose
in mezzo alle rovine. E poi, non si debbono sfondare le porte aperte, che tra le macerie si trovano anche
troppo numerose; la lezione è stata imparata, perché voler continuare a infliggerla agli sventurati? E se
anche non è stata imparata, è pericoloso invitare a ridere di un governante un popolo che di fronte a lui
ha per cosi dire mancato d’impegno ecc. ecc.
È relativamente facile controbattere l’invito rivolto all’arte a trattare la brutalità con delicatezza, ad
innaffiare con garbo la gracile pianticella della conoscenza, a mostrar fiori a chi ci ha mostrato bastoni
ecc. E si può anche attaccare questo concetto di «popolo », che designa qualcosa di «più alto» della
popolazione, e dimostrare come qui aleggi lo spettro della famigerata «comunità nazionale» che
abbraccia carnefici e vittime, sfruttatori e sfruttati. Ma cosi
non è ancora condannata l’immoralità di chi invita la satira a
non immischiarsi nelle cose serie. Proprio di cose serie si
occupa la satira.
I grandi delinquenti politici vanno denunciati, esponendoli
soprattutto al ridicolo. Giacché essi anzitutto non sono
grandi delinquenti politici, bensì autori di grandi delitti
politici, il che è assai diverso.
Non si tema la verità banale, purché sia vera! Come il
fallimento delle sue imprese non fa di Hitler uno stupido,
cosi la mole di queste imprese non ne fa un grand’uomo.
Nello stato moderno le classi dominanti in genere si servono
per le loro imprese di uomini assai mediocri. Nemmeno
nell’importantissimo campo dello sfruttamento economico
sono necessarie doti particolari. Il trust plurimiliardario della
IG-Farben impiega l’intelligenza eccezionale solo in quanto
la sfrutta: gli stessi sfruttatori, un pugno di uomini che in
genere hanno acquistato la loro potenza per nascita,
impiegano collettivamente una certa astuzia e brutalità, ma
non vengono danneggiati commercialmente dalla loro
incultura, né lo sarebbero dall’ipotetica bontà d’animo di
alcuni fra essi. Essi affidano gli affari politici a gente che
spesso è ancor piti sciocca di loro. Hitler non valeva più di
Brüning, questi non superava Stresemann, e in campo
militare Keitel
valeva bene Hindenburg. Vedere in
Ludendorff, in questo specialista militare che perse delle
battaglie per la sua immaturità politica, un gigante
dell’intelligenza, sarebbe assurdo quanto ritener tali i
calcolatori mnemonici del varietà. Questi individui dànno
l’impressione della grandezza per la vastità delle loro imprese. Ma proprio questa vastità dimostra che non debbono valere molto, giacché
essa significa soltanto che è stata chiamata alle armi un’enorme massa di uomini intelligenti, cosi che le crisi e le guerre diventano fiere
campionarie dell’intelligenza dell’intera popolazione.
A ciò si aggiunga che il delitto desta spesso ammirazione. Io ho udito i piccoli borghesi della mia città natale parlare sempre con devota
ammirazione di un massacratore di nome Kneisel, tanto che ne ricordo il nome ancor oggi. Non si sentiva nemmeno il bisogno di
attribuirgli le solite cortesie fatte a povere vecchiette: bastavano i suoi assassinî.
La concezione che i piccoli borghesi (e anche i proletari, finché non ne hanno un’altra) hanno della storia è per gran parte romantica.
Napoleone I tenne occupata la povera fantasia di questi tedeschi non già col codice napoleonico, ma con i milioni delle sue vittime. Le
macchie di sangue stanno bene a questi conquistatori, come i nei. Quando nella rivista che ben a ragione si chiama «Deutsche
Rundschau», un certo dottor Pechel scrisse nel 1946 a proposito di Genghiz Khan: «Il prezzo della Pax Mongolica furono venti regni
distrutti e la morte di parecchie decine di milioni di uomini», si può dire che il «conquistatore lordo di sangue, il sovvertitore di ogni valore,
il quale non ci deve far dimenticare il sovrano che dimostrò di non essere un semplice distruttore», diventa grande già solo per il fatto
che nei suoi rapporti con l’umanità non badò a spese.
Questo rispetto per gli assassini deve essere distrutto. La logica quotidiana non deve farsi intimidire quando passa a considerare i secoli;
ciò che regola i nostri rapporti minuti va rivendicato anche per quelli più vasti. Il furfante in piccolo non può, ove chi detiene il potere glielo
consenta, diventare un furfante in grande, acquistare rilievo non solo nella furfanteria ma anche nella nostra considerazione storica. E
in genere vale il principio che la tragedia, molto più spesso della commedia, prende alla leggera le sofferenze dell’umanità.
STAG ION E
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10.11
CHE COSA AVVIENE SULLA SCENA
AVVENIMENTI STORICI DI RIFERIMENTO E SCENE CORRISPONDENTI
CHE COSA AVVENNE NELLA STORIA
Prologo
1941 Bertolt Brecht è in esilio in Finlandia. Da lì decide di spiegare al mondo capitalistico le fasi
dell’ascesa al potere di Adolf Hitler, attraverso una commedia d’ambientazione americana.
Scena 1 Dopo anni di guadagni facili, il trust dei cavolfiori di Chicago è in crisi. I soci Clark, Flake
e Givola pensano a come ottenere un prestito per risollevarsi. La soluzione sta nel corrompere il
“buon” taverniere Dogsborough, autorevole esponente della comunità cittadina, che per ora si
rifiuta però di sostenerli.
1929 - ’30 La crisi economica mondiale (crollo di Wall Street) colpisce la Germania in modo
particolarmente grave.
Gli Junker prussiani, proprietari terrieri, cercano di ottenere prestiti statali per risollevarsi, ma
inizialmente non ci riescono.Per questo tentano di corrompere il Presidente del Reich, Paul von
Hindenburg.
Gli attori della compagnia presentano i fatti principali e i personaggi protagonisti de
La resistibile ascesa di Arturo Ui.
Scena 2 Flake costringe l’armatore Sheet, anch’egli membro del “cartello” dei cavolfiori, a cedere
al trust la sua ditta nautica per farne merce di scambio (una tangente) con Dogsborough.
Scena 3 Nel retrobottega della taverna di Dogsborough, i soci del trust convincono il bravo
ristoratore ad accettare quasi in regalo le azioni della ditta di Sheet. Il taverniere, con suo figlio,
entra così nel trust sotto copertura.
Scena 4
Il gangster Arturo Ui è in difficoltà. A nulla valgono gli incitamenti dell’amico e
luogotenente Ernesto Roma. Ui si tormenta perché non riesce a trovare appoggi nelle «zone alte»,
presupposto di ogni efficace tentativo di presa di potere.
Preda di un forte smarrimento, Ui viene sbeffeggiato dal reporter Ted Ragg.
Ma con l’arrivo di Emanuele Giri (scagnozzo di Ui), accompagnato dal marinaio Bowl (ex
dipendente di Sheet), il corso degli eventi muta. Bowl rivela che Dogsborough ha chiesto e
ottenuto un prestito civico in favore del trust dei cavolfiori, trust di cui lui stesso, ormai, fa parte.
Per interessare il Presidente ai loro guai, i proprietari terrieri fanno dono a Hindenburg di una
tenuta (Neudeck), affinché egli diventi di fatto uno di loro. Per salvare le apparenze, la tenuta
donata viene intestata al figlio del Presidente, Oskar.
Autunno 1932 Il partito e l’esercito privato di Adolf Hitler sono sull’orlo della bancarotta. Hitler,
spalleggiato dall’amico Ernst Röhm, vorrebbe arrivare al potere attraverso Hindenburg, che però
non gli dà ascolto.
Una certa stampa non lesina critiche all’entourage hitleriano.
Nel frattempo comincia a circolare la voce che Hindenburg abbia qualcosa a che fare con gli «Aiuti
all’Est», elargiti in favore degli Junker. Il Presidente rischia di essere travolto da uno scandalo per
conflitto d’interessi.
Scena 5 Dogsborough vede irrompere Arturo Ui ed Ernesto Roma nella villa che gli è stata donata. Se
Dogsborough non aiuterà l’ascesa al potere di Ui e dei suoi sodali, i gangster riveleranno particolari
compromettenti della sua collusione col trust. È fregato.
Gennaio 1933 Il Presidente Hindenburg ha ottenuto le sovvenzioni statali destinate agli
Junker, e le ha sfruttate per la sua nuova proprietà. Hitler lo minaccia: farà scoppiare uno
scandalo. In cambio del silenzio e della protezione, Hitler reclama il posto di Cancelliere del
Reich, ma Hindenburg pare non cedere.
Scena 6 Sotto la guida di O’Casey, in Municipio, prende avvio un’inchiesta sul prestito civico voluto
Quando il Cancelliere del Reich, generale Schleicher, minaccia Hindenburg di fare rivelazioni sui
prestiti degli «Aiuti all’Est» e sulle sue evasioni fiscali, il Presidente, per tutelarsi, affida il potere a
Hitler. Lo scandalo viene insabbiato. Molti Junker, per interesse o fanatismo, diventano nazisti. Tanta
parte della borghesia, più o meno a malincuore, è forzata ad accettare il nuovo corso degli eventi.
da Dogsborough in favore del trust. Arturo Ui giunge in difesa del taverniere e uccide Bowl, il
testimone chiave dell’indagine. Il trust tituba: Clark e Flake temono lo strapotere e le violenze di
Ui; Givola diventa invece un gangster.
Scena 7 Sotto l’occhio critico di Giuseppe Givola, suo nuovo braccio destro, Arturo Ui si rivolge a
un attore di “vecchia scuola”, Mahonney, per apprendere i rudimenti della recitazione, e imparare
così a gestire il rapporto con il popolo.
Scena 8
Investito del potere da Dogsborough,Ui entra nel commercio dei cavoli e tiene un discorso ai
commercianti di verdura legati al trust. Uno di essi, Hook, si mostra polemico.
Immediatamente, Roma e Giri vanno a dare fuoco al magazzino di Hook. Givola, per distrarre i presenti,
induce la prostituta Dockdaisy a fingersi la vedova di Bowl e a tessere le lodi di Ui. Quindi, sempre per
guadagnare tempo, Givola canta una celebre canzone sull’equivoca possibilità di riscatto dei più poveri.
Scena 9 Nel corso di un processo farsa, il tribunale di Chicago condanna a morte un disoccupato,
certo Fish, per l’incendio del magazzino di Hook, ignorando di fatto le evidenti responsabilità di Ui
e dei suoi scherani, Giri in testa.
Scena 10 Mentre Dogsborough sta morendo rinchiuso nella sua villa, Givola redige un testamento
falso da sostituire a quello vero: il vecchio taverniere vorrebbe infatti lavarsi la coscienza e
confessare le proprie e altrui malefatte.
Il testamento causa lo scontro tra Giri, Roma e Givola, che si accusano reciprocamente di
complottare contro Ui.
Roma sembra avere la meglio, ma tutto cambia con l’intervento di Mrs Dullfeet, la moglie di un
industriale influente della vicina città di Cicero, presentata a Ui dal truster Clark. Per entrare in
affari col “cartello” dei cavolfiori di Chicago, Cicero pretende l’eliminazione di Roma. Ui, allora,
sceglie di sbarazzarsi del suo amico e luogotenente.
Si comincia a progettare l’occupazione di Cicero.
Si dice che Hitler – in linea coi dettami di Joseph Goebbels, ministro della Propaganda – abbia
preso lezioni di declamazione da un attore di provincia, certo Basil. Altre fonti documentarie ravvisano in Paul Devrient il maestro di recitazione del Führer.
Febbraio 1933 Il palazzo del Reichstag, sede del Parlamento tedesco, è divorato dalle fiamme.
Hitler accusa i suoi oppositori di averlo incendiato e induce Hindenburg ad abolire la quasi
totalità dei diritti costituzionali.
Nel grande processo per l’incendio del Reichstag, il tribunale di Lipsia condanna a morte un
disoccupato, Marinus van der Lubbe, accusato anche d’essere un fanatico comunista.
I veri incendiari, con Göring in testa, restano impuniti.
L’imminenza della morte di Hindenburg scatena rivalità e lotte accanite in campo nazista.
Circoli influenti reclamano l’allontanamento di Ernst Röhm, capo delle SA (le «Squadre d’Assalto»), per le sue mai sopite posizioni antiborghesi.
Si inizia a progettare l’occupazione dell’Austria.
Scena 11 Come nella «Strage di San Valentino» (quando Al Capone si liberò della banda a lui
Giugno 1934 La «notte dei lunghi coltelli». Hitler diffonde la falsa notizia di un colpo di stato da
rivale), così Arturo Ui fa un blitz nel covo in cui Roma lo aspetta con il suo amichetto Inna. Per mano
di Givola, Roma cade giustiziato.
parte delle SA. Röhm viene ucciso e, insieme a lui, un folto gruppo di oppositori politici.
Scena 12 Nella fioreria di Givola, negozio che lo scagnozzo di Ui (come il celebre gangster di Chicago
Dion O’Banion) tiene a copertura delle sue attività illecite, giungono Mr e Mrs Dullfeet. I coniugi,
truster eminenti della vicina città di Cicero,vengono spinti ad assecondare le mire espansionistiche di
Ui. Mr Dullfeet pagherà con la vita la propria indecisione.
Hitler fa pressioni sul Cancelliere dell’Austria Engelbert Dollfuss per aprire la strada all’annessione.
Dollfuss, nonostante le sue simpatie fasciste, resiste e viene ucciso.
Scena 13 Durante il funerale di Dullfeet, Ui ne corteggia la vedova, spingendola ad assecondare i suoi
1934 - ’38 Anche dopo l’assassinio di Dollfuss i nazisti continuano instancabilmente a cercare di
progetti d’egemonia su Cicero.
Nel cimitero il fantasma di Roma visita Ui e lo accusa di averlo ingiustamente tradito, profetizzandogli
un futuro di sciagure. Il gangster non se ne lascia spaventare.
accattivarsi le simpatie dell’Austria.
Scena 14 Gli abitanti di Cicero e Chicago vivono ormai in un clima di terrore.
Marzo 1938 Hitler entra in Austria e ne proclama l’annessione al Reich: l’Anschluss. Le elezioni
Arturo Ui fa il suo ingresso a Cicero, appoggiato dalla vedova Dullfeet e scortato dai fidati Givola e
Giri. Il gangster, con la minaccia e l’intimidazione, offre ai commercianti della città l’ingresso nel trust
di cavolfiori di cui ha ormai il monopolio, ottenendo un’acclamazione plebiscitaria.
indette sotto il terrore dei nazisti danno a Hitler il 98% dei voti.
Qui ha termine il testo di Brecht.
Epilogo Con le parole di Brecht gli attori della compagnia mettono in guardia dal pericolo di avallare,
in maniera più o meno diretta, l’ascesa di tutti gli arturo ui del mondo...
Maggio 1945 La Germania firma la resa incondizionata. È la fine della Seconda Guerra Mondiale
in Europa. Hitler si era ucciso il 30 aprile…
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campagna abbonamenti stagione
STAG ION E
ARGENTINA
10.11
T E AT R O
29 MARZO_29 APRILE .11
TEATRO DI ROMA
EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE
LA RESISTIBILE ASCESA DI ARTURO UI
DI BERTOLT BRECHT
MUSICHE ORIGINALI HANS-DIETER HOSALLA
TRADUZIONE MARIO CARPITELLA
REGIA CLAUDIO LONGHI
DRAMATURG LUCA MICHELETTI
SCENE ANTAL CSABA
COSTUMI GIANLUCA SBICCA
LUCI PAOLO POLLO RODIGHIERO
ALTRE MUSICHE FRYDERYK CHOPIN, HANNS EISLER,
FRIEDRICH HOLLAENDER, RUDOLF NELSON,
JOHN PH. SOUSA, MISCHA SPOLIANSKY,
JOHANN STRAUSS FIGLIO, KURT WEILL
FISARMONICA E ARRANGIAMENTI OLIMPIA GRECO
CON
UMBERTO ORSINI ARTURO UI, capogangster
UN ATTORE
E CON (in ordine alfabetico)
NICOLA BORTOLOTTI
CLARK, truster
FISH, imputato per l’incendio ai Magazzini
SIMONE FRANCIA
DOGSBOROUGH JUNIOR
BOWL, marinaio della ditta di Sheet
INNA, un giovane della cerchia di Roma
QUELLO DI CICERO
OLIMPIA GRECO
UNA FISARMONICISTA
UN SERVO
LINO GUANCIALE
PROLOGO
ERNESTO ROMA, luogotenente di Ui
AVVOCATO ACCUSATORE
DIANA MANEA
UNA DONNA
DOCKDAISY
BETTY DULLFEET
LUCA MICHELETTI
GIUSEPPE GIVOLA, fiorista, gangster
UN SAXOFONISTA
MICHELE NANI
DOGSBOROUGH
UN GIUDICE
IVAN OLIVIERI
TED RAGG, reporter
O’CASEY, inquirente nell’inchiesta sul prestito civico
AVVOCATO DIFENSORE
QUELLO DI CHICAGO
GIORGIO SANGATI
SHEET, armatore e truster
EMANUELE GIRI
ANTONIO TINTIS
FLAKE, truster
HOOK, grossista di ortaggi
IGNAZIO DULLFEET
PER SAPERNE DI PIÙ...
per preparare una poesia, si prende “un piccolo fatto vero” (possibilmente
fresco di giornata): c’è una ricetta simile in Stendhal, lo so, ma infine
ha un suo sapore assai diverso: (e dovrei perderci un’ora almeno, adesso,
qui, a cercare le opportune citazioni: e francamente non ne ho voglia):
conviene curare
spazio e tempo: una data precisa, un luogo scrupolosamente definito, sono gli ingredienti
più desiderabili, nel caso: (item per i personaggi, da designarsi rispettando l’anagrafe:
da identificarsi mediante tratti obiettivamente riconoscibili):
ho fatto il nome
di Stendhal: ma, per lo stile, niente codice civile, oggi (e niente Napoleone, dunque,
naturalmente): (si può pensare, piuttosto, al Gramsci dei Quaderni, delle Lettere, ma
condito in salsa un po’ piccante: di quelle che si trovano, volendo, là in cucina,
presso il giovane Marx): e avremo una pietanza gustosamente commestibile, una specialità
verificabile: (verificabile, dico, nel senso che la parola può avere in Brecht, mi pare,
in certi appunti dell’Arbeitsjournal): (e quanto all’effetto V, che ci vuole, lo si ottiene
con mezzi modestissimi): (come qui, appunto, con un pizzico di Artusi e Carnacina):
e
concludo che la poesia consiste, insomma, in questa specie di lavoro: mettere parole come
in corsivo, e tra virgolette: e sforzarsi di farle memorabili, come tante battute argute
e brevi: (che si stampano in testa, così, con un qualche contorno di adeguati segnali
socializzati): (come sono gli a capo, le allitterazioni, e, poniamo, le solite metafore):
(che vengono a significare, poi, nell’insieme:
attento, o tu che leggi, e manda a mente):
Edoardo Sanguineti*
TEATRO ARGENTINA
giovedì 14 aprile 2011, ore 21,00
LE B ALLAT E DE L PO VERO B . B .
Tre incontri al Teatro Argentina
a cura di Franco Ricordi
8 aprile
IDEOLOGIA DI AMLETO
la libertà della Cultura
e delle Arti
con Maurizio Giammusso,
Marcantonio Lucidi,
Giuseppe Manfridi
20 aprile
ROMA THEATRUM MUNDI
il Teatro Stabile a 150 anni
dalla designazione
di Roma Capitale
con Edo Bellingeri,
Tiberia De Matteis,
Marcello Veneziani
11 maggio
VERSO UN NUOVO
TEATRO POLITICO
la relazione
fra Drammaturgia
e Potere nell’epoca della TV
* Edoardo Sanguineti aveva accettato di approntare
una nuova versione italiana del testo di Brecht.
Non ce n’è stato il tempo.
Questo spettacolo è per lui.
TEATRO ARGENTINA
giovedì 31 marzo 2011, ore 21,00
2011, PRIMAVERA
DELLA CULTURA
ingresso libero
C H I S O N O I P R O FU GH I ?
Soirée-concerto su testi di Bertolt Brecht, introdotta da Paolo Terni
con Lino Guanciale, Luca Micheletti, Antonio Tintis
Olimpia Greco, fisarmonica
conversazione di Claudio Longhi con Paolo Fabbri
letture di Lino Guanciale e Luca Micheletti
Per Brecht la musica rappresentava l’“altra faccia” del teatro: un’altra faccia organica e decisiva della quale servirsi come
utile strumento “didattico” del tutto funzionale alla messa in opera del suo celebre «Effetto-V», ossia lo «straniamento».
Introdotta da Paolo Terni, docente di Drammaturgia musicale all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, la serata
si propone come un lungo viaggio attraverso l’esecuzione dei “classici” tra i Songs di repertorio: insieme a Kurt Weill,
Paul Dessau, Hanns Eisler ed altri, molti tra i compositori con cui Brecht collaborò saranno rappresentati e il programma
comprenderà, insieme alla musica, la lettura dei più celebri passaggi della lirica brechtiana. Alcune opere di cui verranno
eseguiti estratti sono: L’opera da tre soldi, Baal, Ascesa e rovina della città di Mahagonny, Happy End, Madre
Coraggio e i suoi figli, Schweyk nella seconda guerra mondiale.
Paolo Fabbri (docente di Semiotica dei linguaggi specialistici presso la Libera Università Internazionale degli Studi Sociali LUISS di Roma) e Claudio Longhi conversano intorno a Dialoghi di profughi di Bertolt Brecht. In quest’opera densa e
fondamentale, nonostante la rara frequentazione che se ne registra, Brecht riflette sul «triste destino delle grandi idee»,
innescando un confronto dialettico tra due personaggi emblematici e indimenticabili: Ziffel e Kalle, due esuli tedeschi, i
«profughi» del titolo, uno scienziato e un operaio. Tra i testi più eleganti e più efficacemente riassuntivi dell’intero pensiero
del poeta, quest’opera, composta mentre Brecht stesso era in esilio in Finlandia tra il 1940 e il ’41, denuncia e percorre con
disarmante semplicità e idiomatica concretezza questioni di capitale importanza non solo per la storia della cultura europea,
ma per quella dell’intera umanità: «il libero pensiero» e «il vivere civile», «l’istruzione» e «la democrazia» sono solo alcuni
dei titoli degli ideali “atti” in cui il testo è diviso.
TEATRO ARGENTINA
giovedì 7 aprile 2011, ore 21,00
TEATRO ARGENTINA
giovedì 28 aprile 2011, ore 21,00
SE DIC I SÌ, SE DIC I N O
da Bertolt Brecht
in collaborazione con l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico
con Nicola Bortolotti, Lino Guanciale, Diana Manea, Luca Micheletti, Ivan Olivieri
Ispirato alla pièce di teatro nô giapponese Taniko e andato in scena per la prima volta nel 1930, Der Jasager (“Colui che
dice sì”) portava l’entusiastico timbro della premiata ditta Bert Brecht-Kurt Weill, che ormai aveva raggiunto una pur discussa
fama internazionale. Dopo le prime fortunate repliche, Brecht volle aggiungervi una seconda parte: Der Neinsager (“Colui
che dice no”). Le vicende raccontano una medesima storia, con due diversi finali: la risposta risolutiva di uno dei protagonisti
muterà le sorti “didattiche” del breve atto, esempio tra i più brillanti della stagione dell’impegno del primo Brecht. Da un lato,
vi si dà conto dell’importanza d’aderire incondizionatamente ad una causa quando se ne condividono gli scopi; dall’altro,
vi si esplora l’universo del dissenso e vi si predicano l’opportunità e l’efficacia del rifiuto delle condizioni indegne che il
sistema impone. Nella spiritosa “cornice” che in forma di coro verrà agita dagli allievi dell’Accademia d’Arte Drammatica
Silvio d’Amico, la mise en espace ripercorre le tappe salienti dei due felici “drammi didattici”, proseguendo all’insegna della
godibilità e della riflessione la retrospettiva sul teatro “da camera” del grande drammaturgo di Augusta.
GL I OR AZ I E I C U R I AZ I
di Bertolt Brecht
musiche originali Kurt Schwaen
con Simone Francia, Lino Guanciale, Diana Manea, Luca Micheletti, Michele Nani, Giorgio Sangati
Olimpia Greco, fisarmonica
Scritto a metà degli anni Trenta, tra i più celebri e amati “drammi didattici” di Brecht, Gli Orazi e i Curiazi è una
curiosa rivisitazione di uno dei miti fondativi della storia di Roma antica, quello che narra della battaglia degli
schieramenti avversi composti ognuno da tre fratelli, nella quale gli Orazi, la falange romana, ebbe la meglio, nonostante
l’inferiorità degli uomini e dei mezzi. Ricostruendo il fatto storico nella forma essenziale e veloce propria del genere,
Brecht compone un’operina da camera, profondamente ironica e dal gusto inconfondibilmente satirico.
I Curiazi, lo schieramento più ricco e potente, riescono a mettere in difficoltà gli avversari fino alla fine, proprio quando
un’astuzia insperata dell’ultimo degli Orazi avvierà ad un finale inatteso, conferendo alla pièce il tono più buontempone
che sentenzioso adatto ad un «dramma per fanciulli sulla dialettica», come Brecht stesso, tra il serio e il faceto, lo definirà.
TEATRO INDIA - maggio 2011
“ TE RRO RE E MI SERIA ” S. P.A . – B R EC HT E I CAVOL I N AZ IST I
esito finale del laboratorio drammaturgico/performativo intorno a «La resistibile ascesa di Arturo Ui»
Ingresso libero
sino ad esaurimento posti
A conclusione di un laboratorio condotto sotto il tutoraggio di alcuni membri della compagnia de La resistibile ascesa di Arturo Ui,
gli studenti degli istituti medi superiori romani coinvolti nel progetto propongono una pubblica lettura dei copioni da loro messi a punto.
Sulla falsariga dell’analisi storica impostata da Brecht, i ragazzi, assemblando documenti, materiali teatrali e pagine letterarie, danno voce a un quadro, problematico e affascinante, del complesso panorama culturale dell’Europa negli anni
Venti e Trenta del Novecento.
Biglietteria
Ufficio Promozione
Info
Teatro Argentina
Largo di Torre Argentina, 52
06.684000311
Largo di Torre Argentina, 52
06.684000346
06.6840001