la resistibile ascesa di arturo ui
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LA RESISTIBILE ASCESA DI ARTURO UI www.teatrodiroma.net La tragedia, molto più spesso della commedia, prende alla leggera le sofferenze dell’umanità. La resistibile ascesa di Arturo Ui è un tentativo di spiegare al mondo capitalistico, che ha nell’America il suo simbolo, l’ascesa – forse resistibile – di Adolf Hitler, trasponendo la vicenda in circostanze a quel mondo familiari: quando sentirete parlare di Chicago, perciò, è Berlino che dovrete immaginare, e così via. Non sfugge al passato chi dimentica il passato. uffa” e mordace parabola satirica sulla corruzione del potere, La resistibile ascesa di Arturo Ui racconta la cronaca nera della Berlino degli anni Trenta invasa dalle squadracce naziste, trasferita per invenzione dell’autore in una coeva Chicago in cui l’industria magnatizia del commercio dei cavolfiori prospera all’ombra sinistra del gangster Arturo Ui, satirico “alias” di Adolf Hitler. Scritta nel 1941 dall’esilio finlandese, Brecht definirà in seguito l’opera una «farsa storica», dato il piglio ironico, salace ed «epico» al contempo con cui essa ricostruisce la tragicomica epopea di un trust scalcagnato in una città corrotta, ammiccante alla situazione economico-politica in dissesto nella Germania dello stesso periodo. “B «TEMPI DI CRISI» Con Umberto Orsini protagonista nel ruolo del titolo, lo spettacolo intende assecondare l’ispirazione grottesca del copione, conferendo all’apologo il piglio d’una crudele “rivista”: l’incisiva brevità dei singoli “numeri”, le classiche canzoni brechtiane, l’equilibristica retorica della sopraffazione mafiosa, la serie rocambolesca dei fatti di cronaca narrati e messi alla berlina attraverso la lucida comicità di cui Brecht si serve come arma storico-critica, traducono lo spettacolo in un’analisi briosa e nitida, caustica ed elegante sul tragico nonsenso del nostro passato, sempre in agguato. Inoltre, l’evocazione, legittimata dallo stesso autore, d’un modello d’indiscutibile peso come il chronicle play shakespeariano alla Riccardo III (riferimento classico presente nella riscrittura "comico-realistica" di Brecht come ideale pendant per un confronto parodico) è utile per la definizione del repertorio in cui l’autore prevede che la propria pièce vada inserita: quello del «grotesque» – o del «burlesque» – in fervido, smaliziato, necessario e consapevole dialogo appunto con i classici; un genere, questo, che Brecht conosce bene e interpreta magistralmente fin dai tempi dell’Opera da tre soldi, geniale parodia d’un burlesque vero e proprio, The Beggar’s Opera di John Gay, a sua volta parodia del melodramma italiano. In questo fantasioso gioco di specchi non deve mancare l’esaltazione di un aspetto particolare dell’opera e dell’autore, spesso misconosciuto, ossia la vocazione, ardita e buffa insieme, al "surreale", cui il copione, seppure steso con piglio materialista e apodittico, comunque non sfugge. Arturo Ui è infatti anche una versione fantasmagorica, moralistica senza miopie e brillante senza compiacimenti, dell’antico adagio della legge del più forte e del più astuto, quello continuamente riscritto in modi diversi ma analoghi dai commediografi di ogni epoca, da Plauto in poi. In Arturo Ui non mancano né i momenti puramente carnascialeschi né i cantucci chiaramente destinati alla riflessione «straniata», utili "controcampi" da cui guardare ai fatti grotteschi rappresentati sulla scena e chiarirsi le idee, prima di continuare, più consapevoli, a vivere, una volta abbandonata la sala teatrale. ARGENTINA T E AT R O Brecht parla di Ui Cenno per l’esecuzione. Questo dramma va rappresentato in stile grandioso, perché gli avvenimenti acquistino quel risalto che purtroppo loro compete; se possibile, con chiare reminiscenze del dramma storico elisabettiano, perciò con sipari e praticabili. Si può recitare, ad esempio, davanti a sipari di juta grezza imbiancati a calce, con chiazze color sangue di bue. All’occorrenza possono essere anche usati fondali dipinti a mo’ di panorama, e sono altresì consentiti effetti musicali di organetti, trombe e tamburi. Ma naturalmente va evitata la pura e semplice parodia, e anche in chiave di grottesco non deve mai venir meno l’atmosfera di orrore. È necessaria un’esecuzione plastica, condotta a ritmo veloce, con gruppi d’insieme chiaramente afferrabili, nel gusto dei vecchi quadri d’argomento storico. Osservazioni. Oggi si sente ripetere assai spesso che è inopportuno e vano voler consegnare al ridicolo i grandi delinquenti politici, vivi o morti. In questo campo – si dice – perfino la gente comune diventa suscettibile, non solo perché è stata coinvolta nei delitti, ma perché i sopravvissuti non possono ridere di queste cose in mezzo alle rovine. E poi, non si debbono sfondare le porte aperte, che tra le macerie si trovano anche troppo numerose; la lezione è stata imparata, perché voler continuare a infliggerla agli sventurati? E se anche non è stata imparata, è pericoloso invitare a ridere di un governante un popolo che di fronte a lui ha per cosi dire mancato d’impegno ecc. ecc. È relativamente facile controbattere l’invito rivolto all’arte a trattare la brutalità con delicatezza, ad innaffiare con garbo la gracile pianticella della conoscenza, a mostrar fiori a chi ci ha mostrato bastoni ecc. E si può anche attaccare questo concetto di «popolo », che designa qualcosa di «più alto» della popolazione, e dimostrare come qui aleggi lo spettro della famigerata «comunità nazionale» che abbraccia carnefici e vittime, sfruttatori e sfruttati. Ma cosi non è ancora condannata l’immoralità di chi invita la satira a non immischiarsi nelle cose serie. Proprio di cose serie si occupa la satira. I grandi delinquenti politici vanno denunciati, esponendoli soprattutto al ridicolo. Giacché essi anzitutto non sono grandi delinquenti politici, bensì autori di grandi delitti politici, il che è assai diverso. Non si tema la verità banale, purché sia vera! Come il fallimento delle sue imprese non fa di Hitler uno stupido, cosi la mole di queste imprese non ne fa un grand’uomo. Nello stato moderno le classi dominanti in genere si servono per le loro imprese di uomini assai mediocri. Nemmeno nell’importantissimo campo dello sfruttamento economico sono necessarie doti particolari. Il trust plurimiliardario della IG-Farben impiega l’intelligenza eccezionale solo in quanto la sfrutta: gli stessi sfruttatori, un pugno di uomini che in genere hanno acquistato la loro potenza per nascita, impiegano collettivamente una certa astuzia e brutalità, ma non vengono danneggiati commercialmente dalla loro incultura, né lo sarebbero dall’ipotetica bontà d’animo di alcuni fra essi. Essi affidano gli affari politici a gente che spesso è ancor piti sciocca di loro. Hitler non valeva più di Brüning, questi non superava Stresemann, e in campo militare Keitel valeva bene Hindenburg. Vedere in Ludendorff, in questo specialista militare che perse delle battaglie per la sua immaturità politica, un gigante dell’intelligenza, sarebbe assurdo quanto ritener tali i calcolatori mnemonici del varietà. Questi individui dànno l’impressione della grandezza per la vastità delle loro imprese. Ma proprio questa vastità dimostra che non debbono valere molto, giacché essa significa soltanto che è stata chiamata alle armi un’enorme massa di uomini intelligenti, cosi che le crisi e le guerre diventano fiere campionarie dell’intelligenza dell’intera popolazione. A ciò si aggiunga che il delitto desta spesso ammirazione. Io ho udito i piccoli borghesi della mia città natale parlare sempre con devota ammirazione di un massacratore di nome Kneisel, tanto che ne ricordo il nome ancor oggi. Non si sentiva nemmeno il bisogno di attribuirgli le solite cortesie fatte a povere vecchiette: bastavano i suoi assassinî. La concezione che i piccoli borghesi (e anche i proletari, finché non ne hanno un’altra) hanno della storia è per gran parte romantica. Napoleone I tenne occupata la povera fantasia di questi tedeschi non già col codice napoleonico, ma con i milioni delle sue vittime. Le macchie di sangue stanno bene a questi conquistatori, come i nei. Quando nella rivista che ben a ragione si chiama «Deutsche Rundschau», un certo dottor Pechel scrisse nel 1946 a proposito di Genghiz Khan: «Il prezzo della Pax Mongolica furono venti regni distrutti e la morte di parecchie decine di milioni di uomini», si può dire che il «conquistatore lordo di sangue, il sovvertitore di ogni valore, il quale non ci deve far dimenticare il sovrano che dimostrò di non essere un semplice distruttore», diventa grande già solo per il fatto che nei suoi rapporti con l’umanità non badò a spese. Questo rispetto per gli assassini deve essere distrutto. La logica quotidiana non deve farsi intimidire quando passa a considerare i secoli; ciò che regola i nostri rapporti minuti va rivendicato anche per quelli più vasti. Il furfante in piccolo non può, ove chi detiene il potere glielo consenta, diventare un furfante in grande, acquistare rilievo non solo nella furfanteria ma anche nella nostra considerazione storica. E in genere vale il principio che la tragedia, molto più spesso della commedia, prende alla leggera le sofferenze dell’umanità. STAG ION E www.teatrodiroma.net 10.11 CHE COSA AVVIENE SULLA SCENA AVVENIMENTI STORICI DI RIFERIMENTO E SCENE CORRISPONDENTI CHE COSA AVVENNE NELLA STORIA Prologo 1941 Bertolt Brecht è in esilio in Finlandia. Da lì decide di spiegare al mondo capitalistico le fasi dell’ascesa al potere di Adolf Hitler, attraverso una commedia d’ambientazione americana. Scena 1 Dopo anni di guadagni facili, il trust dei cavolfiori di Chicago è in crisi. I soci Clark, Flake e Givola pensano a come ottenere un prestito per risollevarsi. La soluzione sta nel corrompere il “buon” taverniere Dogsborough, autorevole esponente della comunità cittadina, che per ora si rifiuta però di sostenerli. 1929 - ’30 La crisi economica mondiale (crollo di Wall Street) colpisce la Germania in modo particolarmente grave. Gli Junker prussiani, proprietari terrieri, cercano di ottenere prestiti statali per risollevarsi, ma inizialmente non ci riescono.Per questo tentano di corrompere il Presidente del Reich, Paul von Hindenburg. Gli attori della compagnia presentano i fatti principali e i personaggi protagonisti de La resistibile ascesa di Arturo Ui. Scena 2 Flake costringe l’armatore Sheet, anch’egli membro del “cartello” dei cavolfiori, a cedere al trust la sua ditta nautica per farne merce di scambio (una tangente) con Dogsborough. Scena 3 Nel retrobottega della taverna di Dogsborough, i soci del trust convincono il bravo ristoratore ad accettare quasi in regalo le azioni della ditta di Sheet. Il taverniere, con suo figlio, entra così nel trust sotto copertura. Scena 4 Il gangster Arturo Ui è in difficoltà. A nulla valgono gli incitamenti dell’amico e luogotenente Ernesto Roma. Ui si tormenta perché non riesce a trovare appoggi nelle «zone alte», presupposto di ogni efficace tentativo di presa di potere. Preda di un forte smarrimento, Ui viene sbeffeggiato dal reporter Ted Ragg. Ma con l’arrivo di Emanuele Giri (scagnozzo di Ui), accompagnato dal marinaio Bowl (ex dipendente di Sheet), il corso degli eventi muta. Bowl rivela che Dogsborough ha chiesto e ottenuto un prestito civico in favore del trust dei cavolfiori, trust di cui lui stesso, ormai, fa parte. Per interessare il Presidente ai loro guai, i proprietari terrieri fanno dono a Hindenburg di una tenuta (Neudeck), affinché egli diventi di fatto uno di loro. Per salvare le apparenze, la tenuta donata viene intestata al figlio del Presidente, Oskar. Autunno 1932 Il partito e l’esercito privato di Adolf Hitler sono sull’orlo della bancarotta. Hitler, spalleggiato dall’amico Ernst Röhm, vorrebbe arrivare al potere attraverso Hindenburg, che però non gli dà ascolto. Una certa stampa non lesina critiche all’entourage hitleriano. Nel frattempo comincia a circolare la voce che Hindenburg abbia qualcosa a che fare con gli «Aiuti all’Est», elargiti in favore degli Junker. Il Presidente rischia di essere travolto da uno scandalo per conflitto d’interessi. Scena 5 Dogsborough vede irrompere Arturo Ui ed Ernesto Roma nella villa che gli è stata donata. Se Dogsborough non aiuterà l’ascesa al potere di Ui e dei suoi sodali, i gangster riveleranno particolari compromettenti della sua collusione col trust. È fregato. Gennaio 1933 Il Presidente Hindenburg ha ottenuto le sovvenzioni statali destinate agli Junker, e le ha sfruttate per la sua nuova proprietà. Hitler lo minaccia: farà scoppiare uno scandalo. In cambio del silenzio e della protezione, Hitler reclama il posto di Cancelliere del Reich, ma Hindenburg pare non cedere. Scena 6 Sotto la guida di O’Casey, in Municipio, prende avvio un’inchiesta sul prestito civico voluto Quando il Cancelliere del Reich, generale Schleicher, minaccia Hindenburg di fare rivelazioni sui prestiti degli «Aiuti all’Est» e sulle sue evasioni fiscali, il Presidente, per tutelarsi, affida il potere a Hitler. Lo scandalo viene insabbiato. Molti Junker, per interesse o fanatismo, diventano nazisti. Tanta parte della borghesia, più o meno a malincuore, è forzata ad accettare il nuovo corso degli eventi. da Dogsborough in favore del trust. Arturo Ui giunge in difesa del taverniere e uccide Bowl, il testimone chiave dell’indagine. Il trust tituba: Clark e Flake temono lo strapotere e le violenze di Ui; Givola diventa invece un gangster. Scena 7 Sotto l’occhio critico di Giuseppe Givola, suo nuovo braccio destro, Arturo Ui si rivolge a un attore di “vecchia scuola”, Mahonney, per apprendere i rudimenti della recitazione, e imparare così a gestire il rapporto con il popolo. Scena 8 Investito del potere da Dogsborough,Ui entra nel commercio dei cavoli e tiene un discorso ai commercianti di verdura legati al trust. Uno di essi, Hook, si mostra polemico. Immediatamente, Roma e Giri vanno a dare fuoco al magazzino di Hook. Givola, per distrarre i presenti, induce la prostituta Dockdaisy a fingersi la vedova di Bowl e a tessere le lodi di Ui. Quindi, sempre per guadagnare tempo, Givola canta una celebre canzone sull’equivoca possibilità di riscatto dei più poveri. Scena 9 Nel corso di un processo farsa, il tribunale di Chicago condanna a morte un disoccupato, certo Fish, per l’incendio del magazzino di Hook, ignorando di fatto le evidenti responsabilità di Ui e dei suoi scherani, Giri in testa. Scena 10 Mentre Dogsborough sta morendo rinchiuso nella sua villa, Givola redige un testamento falso da sostituire a quello vero: il vecchio taverniere vorrebbe infatti lavarsi la coscienza e confessare le proprie e altrui malefatte. Il testamento causa lo scontro tra Giri, Roma e Givola, che si accusano reciprocamente di complottare contro Ui. Roma sembra avere la meglio, ma tutto cambia con l’intervento di Mrs Dullfeet, la moglie di un industriale influente della vicina città di Cicero, presentata a Ui dal truster Clark. Per entrare in affari col “cartello” dei cavolfiori di Chicago, Cicero pretende l’eliminazione di Roma. Ui, allora, sceglie di sbarazzarsi del suo amico e luogotenente. Si comincia a progettare l’occupazione di Cicero. Si dice che Hitler – in linea coi dettami di Joseph Goebbels, ministro della Propaganda – abbia preso lezioni di declamazione da un attore di provincia, certo Basil. Altre fonti documentarie ravvisano in Paul Devrient il maestro di recitazione del Führer. Febbraio 1933 Il palazzo del Reichstag, sede del Parlamento tedesco, è divorato dalle fiamme. Hitler accusa i suoi oppositori di averlo incendiato e induce Hindenburg ad abolire la quasi totalità dei diritti costituzionali. Nel grande processo per l’incendio del Reichstag, il tribunale di Lipsia condanna a morte un disoccupato, Marinus van der Lubbe, accusato anche d’essere un fanatico comunista. I veri incendiari, con Göring in testa, restano impuniti. L’imminenza della morte di Hindenburg scatena rivalità e lotte accanite in campo nazista. Circoli influenti reclamano l’allontanamento di Ernst Röhm, capo delle SA (le «Squadre d’Assalto»), per le sue mai sopite posizioni antiborghesi. Si inizia a progettare l’occupazione dell’Austria. Scena 11 Come nella «Strage di San Valentino» (quando Al Capone si liberò della banda a lui Giugno 1934 La «notte dei lunghi coltelli». Hitler diffonde la falsa notizia di un colpo di stato da rivale), così Arturo Ui fa un blitz nel covo in cui Roma lo aspetta con il suo amichetto Inna. Per mano di Givola, Roma cade giustiziato. parte delle SA. Röhm viene ucciso e, insieme a lui, un folto gruppo di oppositori politici. Scena 12 Nella fioreria di Givola, negozio che lo scagnozzo di Ui (come il celebre gangster di Chicago Dion O’Banion) tiene a copertura delle sue attività illecite, giungono Mr e Mrs Dullfeet. I coniugi, truster eminenti della vicina città di Cicero,vengono spinti ad assecondare le mire espansionistiche di Ui. Mr Dullfeet pagherà con la vita la propria indecisione. Hitler fa pressioni sul Cancelliere dell’Austria Engelbert Dollfuss per aprire la strada all’annessione. Dollfuss, nonostante le sue simpatie fasciste, resiste e viene ucciso. Scena 13 Durante il funerale di Dullfeet, Ui ne corteggia la vedova, spingendola ad assecondare i suoi 1934 - ’38 Anche dopo l’assassinio di Dollfuss i nazisti continuano instancabilmente a cercare di progetti d’egemonia su Cicero. Nel cimitero il fantasma di Roma visita Ui e lo accusa di averlo ingiustamente tradito, profetizzandogli un futuro di sciagure. Il gangster non se ne lascia spaventare. accattivarsi le simpatie dell’Austria. Scena 14 Gli abitanti di Cicero e Chicago vivono ormai in un clima di terrore. Marzo 1938 Hitler entra in Austria e ne proclama l’annessione al Reich: l’Anschluss. Le elezioni Arturo Ui fa il suo ingresso a Cicero, appoggiato dalla vedova Dullfeet e scortato dai fidati Givola e Giri. Il gangster, con la minaccia e l’intimidazione, offre ai commercianti della città l’ingresso nel trust di cavolfiori di cui ha ormai il monopolio, ottenendo un’acclamazione plebiscitaria. indette sotto il terrore dei nazisti danno a Hitler il 98% dei voti. Qui ha termine il testo di Brecht. Epilogo Con le parole di Brecht gli attori della compagnia mettono in guardia dal pericolo di avallare, in maniera più o meno diretta, l’ascesa di tutti gli arturo ui del mondo... Maggio 1945 La Germania firma la resa incondizionata. È la fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa. Hitler si era ucciso il 30 aprile… www.teatrodiroma.net campagna abbonamenti stagione STAG ION E ARGENTINA 10.11 T E AT R O 29 MARZO_29 APRILE .11 TEATRO DI ROMA EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE LA RESISTIBILE ASCESA DI ARTURO UI DI BERTOLT BRECHT MUSICHE ORIGINALI HANS-DIETER HOSALLA TRADUZIONE MARIO CARPITELLA REGIA CLAUDIO LONGHI DRAMATURG LUCA MICHELETTI SCENE ANTAL CSABA COSTUMI GIANLUCA SBICCA LUCI PAOLO POLLO RODIGHIERO ALTRE MUSICHE FRYDERYK CHOPIN, HANNS EISLER, FRIEDRICH HOLLAENDER, RUDOLF NELSON, JOHN PH. SOUSA, MISCHA SPOLIANSKY, JOHANN STRAUSS FIGLIO, KURT WEILL FISARMONICA E ARRANGIAMENTI OLIMPIA GRECO CON UMBERTO ORSINI ARTURO UI, capogangster UN ATTORE E CON (in ordine alfabetico) NICOLA BORTOLOTTI CLARK, truster FISH, imputato per l’incendio ai Magazzini SIMONE FRANCIA DOGSBOROUGH JUNIOR BOWL, marinaio della ditta di Sheet INNA, un giovane della cerchia di Roma QUELLO DI CICERO OLIMPIA GRECO UNA FISARMONICISTA UN SERVO LINO GUANCIALE PROLOGO ERNESTO ROMA, luogotenente di Ui AVVOCATO ACCUSATORE DIANA MANEA UNA DONNA DOCKDAISY BETTY DULLFEET LUCA MICHELETTI GIUSEPPE GIVOLA, fiorista, gangster UN SAXOFONISTA MICHELE NANI DOGSBOROUGH UN GIUDICE IVAN OLIVIERI TED RAGG, reporter O’CASEY, inquirente nell’inchiesta sul prestito civico AVVOCATO DIFENSORE QUELLO DI CHICAGO GIORGIO SANGATI SHEET, armatore e truster EMANUELE GIRI ANTONIO TINTIS FLAKE, truster HOOK, grossista di ortaggi IGNAZIO DULLFEET PER SAPERNE DI PIÙ... per preparare una poesia, si prende “un piccolo fatto vero” (possibilmente fresco di giornata): c’è una ricetta simile in Stendhal, lo so, ma infine ha un suo sapore assai diverso: (e dovrei perderci un’ora almeno, adesso, qui, a cercare le opportune citazioni: e francamente non ne ho voglia): conviene curare spazio e tempo: una data precisa, un luogo scrupolosamente definito, sono gli ingredienti più desiderabili, nel caso: (item per i personaggi, da designarsi rispettando l’anagrafe: da identificarsi mediante tratti obiettivamente riconoscibili): ho fatto il nome di Stendhal: ma, per lo stile, niente codice civile, oggi (e niente Napoleone, dunque, naturalmente): (si può pensare, piuttosto, al Gramsci dei Quaderni, delle Lettere, ma condito in salsa un po’ piccante: di quelle che si trovano, volendo, là in cucina, presso il giovane Marx): e avremo una pietanza gustosamente commestibile, una specialità verificabile: (verificabile, dico, nel senso che la parola può avere in Brecht, mi pare, in certi appunti dell’Arbeitsjournal): (e quanto all’effetto V, che ci vuole, lo si ottiene con mezzi modestissimi): (come qui, appunto, con un pizzico di Artusi e Carnacina): e concludo che la poesia consiste, insomma, in questa specie di lavoro: mettere parole come in corsivo, e tra virgolette: e sforzarsi di farle memorabili, come tante battute argute e brevi: (che si stampano in testa, così, con un qualche contorno di adeguati segnali socializzati): (come sono gli a capo, le allitterazioni, e, poniamo, le solite metafore): (che vengono a significare, poi, nell’insieme: attento, o tu che leggi, e manda a mente): Edoardo Sanguineti* TEATRO ARGENTINA giovedì 14 aprile 2011, ore 21,00 LE B ALLAT E DE L PO VERO B . B . Tre incontri al Teatro Argentina a cura di Franco Ricordi 8 aprile IDEOLOGIA DI AMLETO la libertà della Cultura e delle Arti con Maurizio Giammusso, Marcantonio Lucidi, Giuseppe Manfridi 20 aprile ROMA THEATRUM MUNDI il Teatro Stabile a 150 anni dalla designazione di Roma Capitale con Edo Bellingeri, Tiberia De Matteis, Marcello Veneziani 11 maggio VERSO UN NUOVO TEATRO POLITICO la relazione fra Drammaturgia e Potere nell’epoca della TV * Edoardo Sanguineti aveva accettato di approntare una nuova versione italiana del testo di Brecht. Non ce n’è stato il tempo. Questo spettacolo è per lui. TEATRO ARGENTINA giovedì 31 marzo 2011, ore 21,00 2011, PRIMAVERA DELLA CULTURA ingresso libero C H I S O N O I P R O FU GH I ? Soirée-concerto su testi di Bertolt Brecht, introdotta da Paolo Terni con Lino Guanciale, Luca Micheletti, Antonio Tintis Olimpia Greco, fisarmonica conversazione di Claudio Longhi con Paolo Fabbri letture di Lino Guanciale e Luca Micheletti Per Brecht la musica rappresentava l’“altra faccia” del teatro: un’altra faccia organica e decisiva della quale servirsi come utile strumento “didattico” del tutto funzionale alla messa in opera del suo celebre «Effetto-V», ossia lo «straniamento». Introdotta da Paolo Terni, docente di Drammaturgia musicale all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, la serata si propone come un lungo viaggio attraverso l’esecuzione dei “classici” tra i Songs di repertorio: insieme a Kurt Weill, Paul Dessau, Hanns Eisler ed altri, molti tra i compositori con cui Brecht collaborò saranno rappresentati e il programma comprenderà, insieme alla musica, la lettura dei più celebri passaggi della lirica brechtiana. Alcune opere di cui verranno eseguiti estratti sono: L’opera da tre soldi, Baal, Ascesa e rovina della città di Mahagonny, Happy End, Madre Coraggio e i suoi figli, Schweyk nella seconda guerra mondiale. Paolo Fabbri (docente di Semiotica dei linguaggi specialistici presso la Libera Università Internazionale degli Studi Sociali LUISS di Roma) e Claudio Longhi conversano intorno a Dialoghi di profughi di Bertolt Brecht. In quest’opera densa e fondamentale, nonostante la rara frequentazione che se ne registra, Brecht riflette sul «triste destino delle grandi idee», innescando un confronto dialettico tra due personaggi emblematici e indimenticabili: Ziffel e Kalle, due esuli tedeschi, i «profughi» del titolo, uno scienziato e un operaio. Tra i testi più eleganti e più efficacemente riassuntivi dell’intero pensiero del poeta, quest’opera, composta mentre Brecht stesso era in esilio in Finlandia tra il 1940 e il ’41, denuncia e percorre con disarmante semplicità e idiomatica concretezza questioni di capitale importanza non solo per la storia della cultura europea, ma per quella dell’intera umanità: «il libero pensiero» e «il vivere civile», «l’istruzione» e «la democrazia» sono solo alcuni dei titoli degli ideali “atti” in cui il testo è diviso. TEATRO ARGENTINA giovedì 7 aprile 2011, ore 21,00 TEATRO ARGENTINA giovedì 28 aprile 2011, ore 21,00 SE DIC I SÌ, SE DIC I N O da Bertolt Brecht in collaborazione con l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico con Nicola Bortolotti, Lino Guanciale, Diana Manea, Luca Micheletti, Ivan Olivieri Ispirato alla pièce di teatro nô giapponese Taniko e andato in scena per la prima volta nel 1930, Der Jasager (“Colui che dice sì”) portava l’entusiastico timbro della premiata ditta Bert Brecht-Kurt Weill, che ormai aveva raggiunto una pur discussa fama internazionale. Dopo le prime fortunate repliche, Brecht volle aggiungervi una seconda parte: Der Neinsager (“Colui che dice no”). Le vicende raccontano una medesima storia, con due diversi finali: la risposta risolutiva di uno dei protagonisti muterà le sorti “didattiche” del breve atto, esempio tra i più brillanti della stagione dell’impegno del primo Brecht. Da un lato, vi si dà conto dell’importanza d’aderire incondizionatamente ad una causa quando se ne condividono gli scopi; dall’altro, vi si esplora l’universo del dissenso e vi si predicano l’opportunità e l’efficacia del rifiuto delle condizioni indegne che il sistema impone. Nella spiritosa “cornice” che in forma di coro verrà agita dagli allievi dell’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, la mise en espace ripercorre le tappe salienti dei due felici “drammi didattici”, proseguendo all’insegna della godibilità e della riflessione la retrospettiva sul teatro “da camera” del grande drammaturgo di Augusta. GL I OR AZ I E I C U R I AZ I di Bertolt Brecht musiche originali Kurt Schwaen con Simone Francia, Lino Guanciale, Diana Manea, Luca Micheletti, Michele Nani, Giorgio Sangati Olimpia Greco, fisarmonica Scritto a metà degli anni Trenta, tra i più celebri e amati “drammi didattici” di Brecht, Gli Orazi e i Curiazi è una curiosa rivisitazione di uno dei miti fondativi della storia di Roma antica, quello che narra della battaglia degli schieramenti avversi composti ognuno da tre fratelli, nella quale gli Orazi, la falange romana, ebbe la meglio, nonostante l’inferiorità degli uomini e dei mezzi. Ricostruendo il fatto storico nella forma essenziale e veloce propria del genere, Brecht compone un’operina da camera, profondamente ironica e dal gusto inconfondibilmente satirico. I Curiazi, lo schieramento più ricco e potente, riescono a mettere in difficoltà gli avversari fino alla fine, proprio quando un’astuzia insperata dell’ultimo degli Orazi avvierà ad un finale inatteso, conferendo alla pièce il tono più buontempone che sentenzioso adatto ad un «dramma per fanciulli sulla dialettica», come Brecht stesso, tra il serio e il faceto, lo definirà. TEATRO INDIA - maggio 2011 “ TE RRO RE E MI SERIA ” S. P.A . – B R EC HT E I CAVOL I N AZ IST I esito finale del laboratorio drammaturgico/performativo intorno a «La resistibile ascesa di Arturo Ui» Ingresso libero sino ad esaurimento posti A conclusione di un laboratorio condotto sotto il tutoraggio di alcuni membri della compagnia de La resistibile ascesa di Arturo Ui, gli studenti degli istituti medi superiori romani coinvolti nel progetto propongono una pubblica lettura dei copioni da loro messi a punto. Sulla falsariga dell’analisi storica impostata da Brecht, i ragazzi, assemblando documenti, materiali teatrali e pagine letterarie, danno voce a un quadro, problematico e affascinante, del complesso panorama culturale dell’Europa negli anni Venti e Trenta del Novecento. Biglietteria Ufficio Promozione Info Teatro Argentina Largo di Torre Argentina, 52 06.684000311 Largo di Torre Argentina, 52 06.684000346 06.6840001