Psicoterapie on line
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Psicoterapie on line
PSICOTERAPIE ON LINE: E’ VERO TRATTAMENTO ? Giovambattista Presti - Cattedra di Psicologia Generale, Università Europea di Roma Marco Cafiso – Associazione Città Rinascita, Siracusa -----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Riassunto La terapia on line è utile ? E’ una vera terapia ? Ha dei vantaggi e che rischi presenta ? Nell’articolo gli autori affrontano il tema con particolare attenzione, cercando di individuare i pro e i contro di un nuovo trend di cui comunque bisogna prendere atto e che sta diventando un setting di cura di molte persone nel mondo. Summary The therapy on line is useful? Is it a true therapy? Does it have some advantages and that risks introduces? In the article the authors face the theme with particular attention, trying to individualize the pros and the cons of a new trend of which needs however to take action and that you/he/she is becoming a setting of care of a lot of people in the world . ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ È innegabile che lo sviluppo degli strumenti di comunicazione dia opportunità di creare e offrire servizi professionali nemmeno ipotizzabili fino a qualche anno fa, che vanno a soddisfare le richieste di utenti che non possono o non vogliono frequentare un setting tradizionale, in potenziale un mercato estesissimo (in pratica planetario). Non è d’altra parte un caso che ai primi posti delle richieste ai motori di ricerca ci sono termini che riguardano la ricerca del miglioramento della salute personale, fisica e psichica. Tuttavia, a 15 anni di distanza dalla nascita del Web e a 30 da quella di Internet, l’uso della Rete per offrire servizi a orientamento psicoterapeutico rimane un tema controverso. si deve purtroppo riconoscere che, pur essendo la telepsicologia una disciplina in crescita, essa appare con basi ancora oggi malferme, in ritardo rispetto allo sviluppo tecnologico per diatribe teoriche, facilmente alimentate e aggravate dalla cronica carenza di analisi sperimentali (Rossi, Gentile, Presti e Moderato, 2003). Questi aspetti, associati alla richiesta degli utenti della Rete e alla pressione delle aziende di telecomunicazione e di quelle informatiche per l’uso massivo della comunicazione digitale, hanno creato le condizioni per un Far West psicoterapeutico nei territori della Matrice, per utilizzare un termine caro allo scrittore di fantascienza William Gibson, che non asservono certamente né le migliori finalità della ricerca scientifica né quelle della prassi psicoterapeutica, col rischio di allontanare professionisti e pazienti dai potenziali benefici di nuove tecniche cliniche. Sono ancora molte le questioni aperte in merito all’opportunità di offrire servizi di supporto psicologico tramite Internet, utilizzando uno o più dei vari canali di comunicazione, dall’e-mail alla videoconferenza, fra cui quelle relative a: • • • • • Definizione (È terapia? E di quale terapia stiamo parlando?) Etica (Il cliente viene seguito in maniera adeguata?) Privacy (Come è garantita la riservatezza delle informazioni che vengono gestite?) Legale (Se qualcosa andasse storto?) Pertinenza (Internet è uno strumento adatto per realizzare servizi clinici?). Affrontarle tutte andrebbe al di fuori degli scopi (e degli spazi) di questo intervento, per cui mi limiterò a prendere in considerazione il primo, fondamentale, punto senza tuttavia disconoscere il peso degli altri nella definizione di una efficace e corretta prassi clinica. A cosa ci riferiamo quando parliamo di e-therapy? 1 Se provassimo a fare una ricerca bibliografica nella banca dati di PsychoLit, utilizzando come keyword il termine e-therapy, rischieremmo di rimanere disorientati. La parola è associata a circa 25 sinonimi che compaiono negli articoli richiamati. E in ciascun articolo la condotta clinica oggetto della valutazione sperimentale viene, a sua volta, etichettata con almeno 5-6 nomi diversi usati in maniera indifferente. Nelle ricerche viene descritta l’azione del cyberterapeuta, che risolve(?) disturbi o problemi psicologici con la cybertherapy o la consulenza tramite posta elettronica (ecounseling). Il terapeuta può supportare ulteriormente il cliente attraverso la posta elettronica, estendendo le sedute al di là del tradizionale setting terapeutico (adjunctive e-mail therapy), o ricorrere alla posta elettronica solo per la gestione della sua attività clinica (ancillary e-mail service). I familiari dei clienti possono ricorrere a sessioni interattive e multimediali di psychotraining dove apprendono ad affrontare e gestire la malattia del proprio parente. Questa babele di termini più che contribuire all’identificazione di specifiche pratiche professionali porta a una confusione sul piano epistemologico e su quello clinico. Molti di questi nomi (ai quali si aggiungono, fra gli altri, anche Internet based psychotherapy e behavioral telehealth), che si riscontrano in letteratura e nei vari siti che offrono servizi online, sono spesso da attribuire ad abili strategie di marketing e, come tali, lontane dal documentare diversità o specificità nelle attività di tipo clinico. Continua però a sfuggire sia al lettore degli articoli di PsychoLit sia al navigatore Internet la caratterizzazione, la metodologia e le finalità dell’attività clinica, oggetto dell’indagine scientifica e dell’offerta online, che dal termine e-therapy viene etichettata (Presti, 2001). Secondo King e Moreggi (1998) la terapia via e-mail o chat-room non è da considerarsi ad alcun titolo psicoterapia, ma terapia virtuale. È evidente che l’aggettivo “virtuale” introduce un ulteriore elemento di aspecificità nel già vago panorama e non è opportuno adottarlo in assenza di una definizione operazionale, che nemmeno l’autore stesso presenta. La definizione che offre la International Society for Mental Health Online1, adottata anche dall’American Psychiatric Association, si rifà a Grohol (1999) che ritiene la e-terapia come una nuova modalità di offerta di aiuto rivolta alle persone per risolvere problemi relativi alla loro vita quotidiana e alla loro sfera di relazioni, utilizzando le potenzialità di comunicazione sincrone o asincrone di Internet. Non si tratta di psicoterapia né di counseling, dal momento che non segue, né può seguire, a una precedente attività diagnostica. Il ruolo del clinico psichiatra o psicologo, in questo contesto, è più vicino a quello di guida professionale (coach), che non di psicoterapeuta. Ovviamente la definizione si riferisce ad un’attività clinica o consulenziale che sia esclusivamente condotta attraverso il canale digitale. Analizzando in dettaglio la definizione di Grohol (1999), balza subito agli occhi come essa sia più orientata alla pars destruens, spiegare ciò che non è, anziché alla pars costruens, inquadrare ciò che è. Un esercizio più utile potrebbe allora essere quello di definire un framework che inquadri la comunicazione cliente-clinico e, alla luce di questa, permetta di identificare e scegliere le opzioni cliniche più adatte per intervenire su disagi e disturbi attraverso gli strumenti del mondo virtuale. Nella comunità degli specialisti psichiatri e psicologi il termine piscoterapia via Internet evoca, probabilmente a causa di una limitata conoscenza della tecnologia, l’idea di una interazione a carattere psicoterapeutico condotta solo via e-mail, chat o, al massimo, videoconferenza. In realtà il canale digitale è molto più complesso e le opzioni terapeutiche e di counselling sono di gran lunga maggiori (quantomeno in linea teorica). Un esercizio utile per uscire da una regressio che, partendo dalla ricerca di una definizione di psicoterapia online, potrebbe condurre a rimettere in discussione quella della stessa psicoterapia e per discernere di cosa si stia disquisendo, è provare a identificare un framework che inquadri la comunicazione cliente-clinico per scegliere quali fra le opzioni metodologiche (del mondo reale) possano essere impiegate per affrontare disagi e disturbi attraverso gli strumenti del mondo virtuale. In questo esercizio dobbiamo avere sempre presente che, pur avendo la Psicologia Clinica e la Psichiatria progressivamente introdotto nel loro modus operandi gli stru1 www.ismho.org/issues/9902.htm 2 menti che il progresso tecnologico ha messo nel tempo a loro disposizione (dall’audio al videoregistratore, dal telefono al biofeedback, per citare solo alcuni esempi), dobbiamo evitare di incorrere nell’errore di scambiare la parte per il tutto e, nello specifico, di scambiare lo strumento per il metodo. Internet è un canale digitale di comunicazione, con caratteristiche peculiari. Il software è lo strumento che consente di sfruttarne le potenzialità. Il software, sia standard sia programmato per specifiche esigenze del setting professionale, deve essere asservito al metodo clinico e da questo governato, lì dove il metodo deve essere continuamente sottoposto al vaglio della revisione sperimentale ed empirica. La comunicazione digitale In rapporto alla interazione vis a vis, il canale digitale si distingue per i diversi modi con cui articola la comunicazione fra due individui. Semplificando, l’interazione fra cliente e clinico potrebbe essere inquadrata alla luce di 3 bipoli (vedi figura 1), che rappresentano gli assi ortogonali di un sistema che identifica le differenti tipologie di comunicazione supportati da vari software e hardware: a) asincronia/sincronia; b) testo/completa immersione sensoriale; c) fantastico/reale. I software già commercializzati o da realizzare che si collocano nei punti di intersezione di questi assi consentono di implementare diversi interventi clinici o consulenziali, strutturati secondo le specifiche tecniche cliniche ad oggi disponibili e di comprovata efficacia. Ad esempio è possibile sfruttare in senso clinico l’alterazione dei tempi e degli spazi di comunicazione, creare nuovi mondi (setting) o automatizzare alcune parti del dialogo. Ciascuna modalità presenta pro e contro (tabella 1) e si caratterizza per specifiche peculiarità che influenzano da un lato la relazione cliente-clinico e che dall’altro possono costituire leve metodologiche su cui fondare un intervento clinico. Benché la posta elettronica e la maggior parte delle chat siano basate sul testo, le proprietà funzionali ai fini della relazione cliente – clinico sono diverse, in quanto il primo è uno strumento asincrono, mentre il secondo è sincrono. Inoltre bisogna riconoscere che non esiste il semplice testo in quanto tale. Convenzioni sviluppatesi spontaneamente e novità tecniche, introdotti dai fabbricanti di software (ad esempio la possibilità di giocare sulle caratteristiche tipografiche della lettera), stanno diffondendo nuovi elementi fortemente caratterizzanti sul piano personale la comunicazione basata sul testo. Nelle chat multimediali in cui vengono costruiti ambienti fantastici artificiali, si comunica anche attraverso immagini e suoni e non solo testo. D’altra parte i giochi di ruolo online si stanno evolvendo verso mondi fantastici sempre più complessi sia graficamente sia nella qualità dell’interazione e, quindi, dell’esperienza psicologica individuale. Al contrario dei sistemi di teleconferenza audiovisiva essi non puntano a “ricreare” la realtà, ma costituiscono mondi immaginari in cui persone rappresentate da icone si incontrano. Senza giungere all’esperienza totalizzante della realtà virtuale (che, non dimentichiamo, è già praticata, anche se non via Internet, per diverse condizioni cliniche), questi tipi di giochi di ruolo o chat possono già offrire, o possono costituire le basi per una programmazione ad hoc di ambienti fantastici, dove il clinico potrebbe svolgere un ruolo di stimolo o di osservatore, a seconda delle esigenze del paziente e delle sue manifestazioni sintomatologiche. In questi ambienti si potrebbe analizzare come il paziente costruisca il proprio mondo o verificare come reagisca a particolari eventi stressanti o sfide che un ambiente e dei personaggi costruiti con finalità peculiari dal clinico potrebbero lanciargli. Da quando il computer è diventato d’uso comune in clinica, alcune fasi della valutazione diagnostica vengono condotte attraverso l’uso di strumenti di assessment e test parzialmente o totalmente automatizzati. Gli stessi strumenti potrebbero essere utilizzati, magari a distanza, per valutare i progressi della terapia in itinere. Se accettiamo questa prospettiva come ipotesi di lavoro per futuri sviluppi (anche se esistono già interessanti implementazioni), la nostra analisi della comunicazione fra cliente e clinico viene arricchita da due nuovi bipoli: automatizzato/umano e invisibile/presente. In via puramente speculativa vi sono vantaggi, legati alla macchina, alla sua memoria, e alla mancanza di reazioni emotive, che possono derivare da un servizio automatizzato, anche se fino a oggi nessun 3 programma è in grado di sostituire l’uomo. Se mai lo sarà, dovremo allora verificare che cosa sarà in grado di fare e, probabilmente, rivedere molti degli assunti teorici alla base delle psicoterapie ed esplorare i vantaggi e gli svantaggi per le varie tipologie di pazienti di avere uno psicoterapeuta umano o una macchina, i vantaggi di avvertirne la presenza o di averlo come “guida invisibile”. I vantaggi della e-therapy Alla luce delle esperienze a oggi note, l’attività clinica attraverso Internet potrebbe essere concepita da un punto di vista metodologico come: • un’estensione al mondo digitale di approcci e tecniche esistenti • una nuova disciplina, un nuovo paradigma clinico, che nasce dall’incrocio delle dimensioni della comunicazione cliente-clinico precedentemente illustrate • un insieme di nuove tecniche: psicoterapia via e-mail, via chat etc. La letteratura è, però, dichiaratamente scarna e non ha esplorato a fondo tutte le possibili tipologie di interventi. Le ricerche pubblicate riguardano in genere servizi ancillari a trattamenti ambulatoriali o training psicoeducativi orientati alla modificazione dello stile di vita, condotti generalmente attraverso testi, video o gruppi. Wantland et al. (2004) hanno condotto una metanalisi degli studi che hanno applicato tecniche psicoeducazionali con l’aiuto di Internet a pazienti con patologie croniche come disturbi alimentari, diabete, cefalea, tinnito o HIV. Vi è una sostanziale evidenza che questi interventi possano apportare un beneficio. Un certo numero di studi ha valutato l’applicazione di tecniche via Web per il trattamento della depressione associato a una terapia farmacologica, con risultati contrastanti (Griffiths e Christensen, 2000). Paradossalmente nessuna ricerca ha raccolto dati riguardante il “coaching” online, secondo la definizione di Grohol (1999), anche se sembra essere la forma più frequentemente offerta di psico-intervento via Internet e quella ufficialmente2 riconosciuta dall’American Psychological Association e dall’American Psychiatric Association. Queste due Associazioni scientifiche concordano nel ritenere la e-therapy non tanto una forma alternativa di trattamento, ma un importante ausilio terapeutico da usare congiuntamente alla tradizionale psicoterapia. Possiamo identificare alcuni vantaggi, a rigor di logica solo potenziali perché non suffragati ancora dal dato empirico, anche se convincenti sul piano teorico, in un’attività a orientamento clinico praticata servendosi di Internet? Indubbiamente alcuni clienti esitanti con difficoltà a gestire un rapporto faccia a faccia col terapista potrebbero compiere un primo passo virtuale come una sorta di anticamera a un rapporto “reale”. Lo sviluppo della nube elettronica che forma Internet, sull’onda anche della pressione commerciale da parte delle aziende di telecomunicazione e di quelle del software, riduce gli impedimenti dovuti alle distanze geografiche o alle condizioni fisiche degli individui coinvolti nell’interazione, allargando le possibilità di usufruire di counseling o di psicoterapia. Oggi, sia pure timidamente, per via della banda ancora ristretta in molte zone del mondo, possiamo agganciarci alla Rete con qualsiasi strumento (computer, cellulare, pda, gaming box, etc.). Per gli abituée rivolgersi a uno psicoterapeuta attraverso Internet potrebbe rappresentare una modalità più naturale di interagire con il clinico all’interno di un dominio che conoscono bene. Da un punto di vista metodologico consente, proprio per la mancanza dei cue ambientali, una maggiore libertà di espressione svincolata da ostacolanti freni inibitori talvolta presenti nella pratica clinica “reale”. Inoltre per alcuni clienti che esprimono difficoltà ad assorbire ed esprimere nuovi schemi comportamentali, gli ambienti virtuali di Internet possono essere utilizzati come una palestra controllata per allenarsi. Anche il clinico potrebbe trarne beneficio in termini di una migliore gestione dei propri impegni. Senza trascurare che viene di gran lunga facilitata la revisione delle sessioni dal momento che 2 il corsivo è d’obbligo visti i continui avvertimenti che non mancano nei documenti delle due associazioni 4 l’ambiente digitale permette la registrazione istantanea e permanente in formato elettronico di ogni interazione verbale, portando auspicabilmente a una migliorata efficacia dell’intervento. Per concludere Nell’analisi fin qui condotta sono stati per ragioni di spazio trascurati gli altri, e altrettanto delicati, aspetti etici, legali, di privacy e di pertinenza dello strumento Internet. In questi anni di diffusione planetaria della Rete sono stati soprattutto gli aspetti etici e legali che hanno maggiormente destato la preoccupazione di operatori e Associazioni scientifiche, lasciando spazio libero a ogni pioniere che volesse colonizzare, nel bene o nel male, questo territorio. Il risultato è stato quello di non avere nemmeno iniziato ad esplorare le potenzialità del mezzo con la conseguenza che la mancanza di dati empirici di efficacia è denunciata a più riprese da diversi Autori, a fronte della quale si continua comunque ad offrire servizi di non chiara natura. Naturalmente la reazione di ogni clinico di fronte a queste opzioni tecnologiche sarà diversa e dipenderà dalla propria formazione teorica e all’approccio terapeutico utilizzato. In assoluta assenza di solidi dati empirici, ogni parere espresso in merito all’efficacia, incluso quello dell’Autore, rappresenta al momento solo un giudizio apriori. La sfida intellettuale e scientifica che lancia l’idea di praticare la psicoterapia, o altre forme di sostegno e aiuto basate sui metodi della psicologia clinica, attraverso gli strumenti della comunicazione digitale può essere accolta solo nei termini in cui si definiscano non solo le modalità per sfruttarne i vantaggi, ma anche l’individuazione in maniera estremamente precisa dei limiti di efficacia e applicabilità (Barak, 1999). È altresì auspicabile, e in fondo facilmente prevedibile, che lo sviluppo tecnico riuscirà a integrare molti mezzi di comunicazione e diagnosi, per potere offrire i propri servizi professionali a distanza. Cautelativamente, in assenza di precisi studi sull’efficacia di questi strumenti la loro adozione dovrebbe al momento essere considerata sperimentale. Solo un’approfondita attività di ricerca, che tenga conto delle diverse dimensioni della comunicazione, delle diverse tipologie di pazienti e delle diverse tecniche terapeutiche applicabili, potrà dirimere i dubbi degli operatori, ma anche dei clienti che vengono sempre più abbagliati da ciò che leggono nelle riviste o vedono pubblicizzato nelle pagine della Rete. Bibliografia Barak A. (1999). Psychological applications on the Internet: a discipline on the threshold of a new millenium. Applied & Preventive Psychology 8: 231-245 Griffiths, K.M., e Christensen, H. (2000). Quality of web based information on treatment of depression: cross sectional survey. British Medical Journal 321;1511-1515 Grohol, J.M. (1999) Definition & Scope of e-therapy. http://psychcentral.com/best/best3.htm King S.A e Moreggi D. (1998). Internet therapy and self help groups: the pros and cons. In J, Gackenbach (Ed), Psychology and the Internet: intrapersonal, interpersonal and transpersonal implications (pp. 77-109). San Diego, CA: Academic Press Presti G. (2001). Lo Psicologo nella Rete: Internet da strumento a paradigma. McGraw-Hill: Milano Rossi M., Gentile R., Presti G. e Moderato P. (2003). Is there such a thing as e-therapy? Research and evaluation needs assessed through surveys and Delphi approach. First Conference of the European Association for Behaviour Analysis, Parma, Italy, 22–25 luglio 2003 5 Wantland D.J., Portillo C.J., Holzemer W.L., Slaughter R. e McGhee E.M. The Effectiveness of Web-Based vs. Non-Web-Based Interventions: A Meta-Analysis of Behavioral Change Outcomes ,J Med Internet Res 2004;6(4):e40 <URL: http://www.jmir.org/2004/4/e40/> 6 Pro e contro nelle diverse modalità di comunicazione a carattere terapeutico attraverso Internet Comunicazione sincrona • • Pro • Possibilità di gestire la comunicazione • tramite appuntamento Espressione positiva della volontà del • cliente con il mantenimento degli appuntamenti • Sensazione di “presenza” di cliente e clinico • Interazione più spontanea e meno controllata da parte del cliente • Difficoltà nel conciliare i propri tempi • se cliente e clinico si collegano da luoghi posti in fusi orari differenti • Vi è un minor intervallo concesso alla • “riflessione” • Contro • Nella mente del cliente può sorgere la tendenza a identificare la “terapia” con i • momenti del collegamento e non come un processo continuo Comunicazione testuale • • • • Pro • • Facilità di archiviare gli scambi fra cli- • nico e cliente, utili per analisi successive L’assenza di cue contestuali può incoraggiare l’individuo a esprimersi più li- • beramente Alcuni individui possono trovare nella • scrittura un mezzo migliore di espressione • Alcune persone con difficoltà di relazione possono trovare maggiore vantaggio nell’interagire con il clinico attraverso la • mediazione dello strumento elettronico La comunicazione basata su testo può rivelare processi di pensiero che possono essere sfruttati da una terapia cognitiva Comunicazione asincrona Non esistono problemi di appuntamento e i fusi orari non costituiscono un ostacolo Si risponde quando si è in grado di farlo Esiste una “zona di riflessione” più ampia per cliente e clinico Vengono meno i vantaggi sull’impegno del paziente derivante dall’appuntamento Diminuisce la sensazione di “presenza” Viene a mancare anche la spontaneità della comunicazione e ciò che essa è in grado di rivelare di una persona Non è facile attribuire il corretto significato alla lunghezza variabile degli intervalli fra due interventi Coinvolgimento di tutti i sensi Sistemi audio-video possono offrire utili informazioni alla comprensione del paziente, del suo mondo e dei suoi problemi Per alcuni individui è possibile esprimere in pieno la gamma delle proprie emozioni Per il cliente potrebbe essere vantaggioso avvertire la piena presenza del clinico La comunicazione audio-video elimina alcune ambiguità che possono nascere con il testo Alcuni individui possono esprimersi meglio verbalmente che non per iscritto Qualche volta la presenza di ambiguità nel testo può costituire uno spunto positivo per chi pratica la psicoanalisi 7 • • • Contro • • Alcune persone, per carenza di specifi- • che abilità possono trovare difficoltà ad esprimersi tramite testo L’assenza di cue visivi può incoraggiare • comportamenti disinibiti Vengono persi importanti cue contestuali (tono di voce, aspetto, linguaggio cor- • poreo ecc.) L’assenza del psicoterapeuta, per alcuni individui, può ingenerare sconforto e sfiducia • Pro • Molte tecniche ampiamente sperimentate • in clinca (role-playing, psicodramma ecc.) potrebbero trovare nuove modalità • di applicazione Il paziente potrebbe sperimentare nuove • esperienze all’interno di un ambiente vicino a quello reale, ma controllato dal clinico L’analisi del comportamento del cliente • in un ambiente fantastico potrebbe offrire interessanti spunti per la discussione clinica • Nuovi stili di condotta della sessione terapeutica potrebbe essere sviluppati, ad esempio prendendo in analisi la personalità artificiale creata dal cliente • Il paziente potrebbe utilizzare il mondo • virtuale come strategia di difesa e resistenza nei confronti del lavoro clinico Non tutti i disturbi possono rispondere a • questo setting terapeutico e, al contrario, alcuni come le psicosi ne potrebbero essere amplificati • Contro • Si incontra una maggiore difficoltà tecnica (e conseguentemente economica) per archiviare gli incontri L’identità di chi invia i messaggi non può essere verificata e altre persone potrebbero avere accesso al computer del paziente e ai suoi programmi Dimensione fantastica • Viene richiesta una apparecchiatura più sofisticata per la trasmissione audio-video e connessioni più veloci Alcuni clienti possono bloccarsi durante una teleconferenza audiovisiva Dimensione reale Consente di verificare l’identità del cliente e del clinico La presenza “reale” del clinico può costituire un punto di forza per alcuni clienti Incontrare il clinico “nella realtà” riduce le probabilità di incompresioni, le fughe e le difese Essere “se stessi” è per molti clienti un vantaggio, poiché possono usare la propria gamma personale di espressioni, verbali e non verbali La trasmissione audio-video richiede apparecchiature tecnologicamente avanzate Alcuni clienti potrebbero rivelare eccessivi livelli d’ansia in situazioni vis a vis, anche se mediate dalla strumentazione elettronica Sarà necessario aspettare lo sviluppo di tecnologie più sofisticate per creare ambienti fantastici che possano essere vissuti come “reali 8 Figura 1. Le caratteristiche di un software per l’interazione fra cliente e clinico attraverso Internet possono essere identificabili attraverso un sistema di assi ortogonali che identifica le differenti tipologie di comunicazione: a) asincronia/sincronia; b) testo/completa immersione sensoriale; c) fantastico/reale PER GENTILE CONCESSIONE DI “FORMAZIONE PSICHIATRICA” n.1-2 2006 9