«Un marchio per il Polo tessile di Bronte»
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«Un marchio per il Polo tessile di Bronte»
LA SICILIA 38. SABATO 24 APRILE 2010 CATANIA Commercio e congiuntura Le richieste. «L’Amministrazione - La riunione. Martedì un incontro dice l’assessore Chisari - ha ricevuto diverse richieste di apertura per sabato prossimo» fra le sigle di categoria e il sindaco. Confcommercio: «Il giorno dei lavoratori resti inviolato» Il 1º Maggio è festa, ma c’è anche chi vuol tenere aperto il negozio LUCY GULLOTTA Sono davvero lontani i tempi in cui nei giorni festivi le saracinesche dei negozi erano rigorosamente abbassate. Oggi fare shopping di domenica, così come in altri giorni di festa, è diventata un’abitudine sempre più diffusa. Quasi una necessità per i commercianti che sperano in questo modo di contenere i danni provocati dalla crisi economica. Un’abitudine incentivata dalle numerose aperture domenicali e straordinarie, programmate dai centri commerciali e dai negozi in centro. E tra le giornate in programma di deroga, per l’apertura straordinaria a Catania, anche quella di domani, 25 aprile, festa della Liberazione, mentre in molte altre città si è già deciso di aprire i negozi, addirittura, il 1° maggio, festa dei lavoratori. Se da una parte i commercianti incalzano perché "Bisogna far fronte in tutti i modi alla crisi", dalla parte opposta, occorre sentire i sindacati, megafono delle rivendicazioni dei lavoratori. Intanto, però, in numerose città è già stato deciso il sì all’apertura il primo maggio: da Torino a Monza, passando per Geno- DOMANI APERTI, SABATO PROSSIMO CHIUSI Ecco gli orari dei negozi nelle due prossime festivita, così come li ricorda, in una nota, Confcommercio. Domenica 25 Aprile 2010, Festa della Liberazione, i negozianti di Catania potranno osservare l’apertura degli esercizi commerciali, come, peraltro, è avvenuto lo stesso giorno dello scorso anno. Il 25 Aprile, più specificatamente, gli esercizi del settore non alimentare potranno effettuare l’apertura per l’intera giornata mentre il settore food ha facoltà di apertura limitatamente alle ore antimeridiane (dunque dalle 7 alle 14). Per quanto attiene la festività del 1° maggio, invece, è obbligatoria la chiusura dei negozi, sia alimentari che non, per l’intera giornata. «Si ricorda alle imprese - continua la nota - di esporre in modo ben visibile al pubblico i giorni e l’orario di apertura del proprio punto vendita e che l’orario di apertura e chiusura è lasciato alla libera determinazione dell’operatore commerciale. Risulta, invece, assolutamente obbligatorio effettuare la chiusura dei negozi nei giorni indicati dall’ordinanza sindacale». va, Cagliari e Palermo. E Catania? Il 25 aprile ai commercianti verrà data la facoltà di restare aperti, mentre per sabato 1° maggio, si scontrano realtà e necessità diverse. "Catania è riconosciuta come città a prevalente economia turistica e per questo vanno in deroga le domeniche - spiega il vice sindaco e assessore al- Vertenza occupazione le Attività produttive e Sviluppo economico Mario Chisari - all’inizio di ogni anno vengono fissate delle giornate di chiusura e il 1° maggio è tra queste. L’amministrazione comunale ha ricevuto diverse richieste di apertura, soprattutto dagli operatori dei mercati storici e da alcuni commercianti del centro". Negozi aperti anche la domenica: ormai anche a Catania è diventata un’abitudine In contatto con le amministrazioni dove hanno sede i maggiori centri commerciali della provincia, proprio per fare chiarezza sull’argomento, l’assessore Chisari insieme al sindaco Stancanelli, hanno concordato una riunione: e così martedì prossimo attorno a un tavolo si ritroveranno i rappresentanti della grande distribuzione e quelli di categoria (Confcommercio, Cidec e Confesercenti), oltre a tutte le sigle sindacali. "Perché la decisione - conclude Chisari - deve essere presa collegialmente". Sul fronte dei no all’apertura anche la Confcommercio. "Nel rispetto degli accordi presi con le organizzazioni sindacali, è stato deciso di non aprire per il primo maggio e sembra davvero intempe- stivo che proprio a pochi giorni dalla data, si cambi idea. In realtà, si sta parlando molto di quest’argomento e anche in modo improprio - sottolinea Riccardo Galimberti presidente provinciale Confcommercio di Catania - a Palermo si lavora il 1° maggio, ma le saracinesche dei grandi centri commerciali rimarranno abbassate domenica 25. Un nulla di fatto se si considera che l’idea è quella di far fronte alla crisi. A Catania siamo perchè il giorno dedicato alla festa dei lavoratori resti inviolato". "Catania vive di turismo - spiega il titolare di un negozio in corso Italia - perché non lasciare la libertà di scelta? Sarebbe un gesto di grande responsabilità in un momento di crisi irreversibile". La proposta. Cgil e Cisl chiedono La controproposta. Per la Uil c’è che la lavorazione per conto terzi, fonte di precarietà, sia sostituita da quella «in conto proprio» ancora spazio per la mediazione con la Diesel, principale committente del territorio «Un marchio per il Polo tessile di Bronte» «Assieme a competitività e nuovi committenti, per il Polo tessile di Bronte ci vuole, un marchio proprio per rilanciare il settore. La proposta è stata lanciata ieri da Cgil e Cisll e delle federazioni di settore Filctem e Femca. La «ricetta» è stata indicata nel corso della conferenza stampa che il sindacato confederale catanese ha indetto per riaccendere i riflettori sulla crisi industriale e lavorativa che sta attanagliando il Polo tessile brontese. Un Polo dai grandi numeri: con un giro d’affari di 10 milioni di euro, le aziende tessili di Bronte sono 12 e danno lavoro a quasi 700 dipendenti; altri 200 lavoratori sono impiegati nell’indotto. Tra questi circa 200 lavoratori usufruiscono di ammortizzatori sociali, «paracadute» che, per molti, scadranno però tra qualche mese. Per la Cgil, c’erano il segretario generale Angelo Villari e la segretaria territoriale Margherita Patti, il segretario della Camera del lavoro di Bronte Gino Mavica, per la Filctem il segretario generale Giuseppe D’Aquila; per la Cisl, il segretario territoriale Giuseppe Foresta e Renato Avola segretario generale della Femca. Cgil, Cisl e Filctem e Femca hanno espresso la loro preoccupazione per la Si cercano «ricette» per combattere la crisi del consorzio: 12 aziende che danno lavoro a quasi 700 dipendenti; e altri 200 sono i lavoratori impegnati nell’indotto del tessile UN MOMENTO DELLA CONFERENZA STAMPA DI IERI DI CGIL E CISL situazione in cui versa il polo tessile brontese. Una preoccupazione ribadita anche a Palermo all’assessore regionale alle Attività produttive Marco Venturi, durate l’incontro avuto giovedì con le organizzazioni sindacali e gli imprenditori. Oltre alla scadenza tra pochi mesi degli ammortizzatori sociali, a novembre 2010 cesserà anche la commessa della nota marca di jeans Diesel. E il timore è che l’azienda voglia delocalizzare l’attività di cucitura dei capi in paesi extraeuropei, come Marocco e Tunisia, dove il costo del lavoro è minore. Già lo scorso anno, le commesse al polo di Bronte erano state tagliate del 70%. «Per rilanciare il polo brontese – dice il segretario della Cgil etnea Angelo Villari – occorre muoversi su tre assi: essere convenienti per attrarre investimenti, puntare sulla diversificazione con altri committenti e, soprattutto, imporre un marchio proprio del polo tessile per ridare fiato all’economia e conquistare mercato. «È necessario, però - continua - che su tutto ciò sia mantenuta l’interlocuzione con le istituzioni che finora hanno forse sottovalutato il problema. Ma dobbiamo confrontarci anche con le aziende con cui siamo disposti a collaborare davanti a piani industriali adeguati». «La lavorazione conto-terzi – ha ag- giunto Foresta – è sempre fatta in condizioni precarie, dipendendo dalle esigenze e dai capricci dei committenti. Ecco perché il terreno nuovo su cui scommettersi - rilancia - è il marchio proprio che arrivi sul mercato in grado di competere per qualità e convenienza. Se il consorzio presenta un progetto valido noi siamo disposti a collaborare con le aziende. Oltretutto, non dimentichiamo che la realtà brontese è stata costruita anche con i sacrifici delle lavoratrici e dei lavoratori». Per la Uil la strada da seguire per il Polo tessile di Bronte è invece un’altra, che non passa necessariamente da un nuovo marchio proprio. «La Uil - ricorda la nota - è presente nel settore tessile con una propria organizzazione di categoria, la Uilta. In merito alla vertenza “Bronte JeansDiesel”, il segretario provinciale Uilta Salvino Luca ha interessato la stessa segreteria nazionale per mediare tra i due contraenti, nel tentativo di far recedere “Diesel” da un’iniziativa che questo sindacato ritiene socialmente disastrosa per Bronte e per l’intera provincia di Catania. «Non solo - riprende la nota - ma anche dannosa per la stessa azienda committente – la “Diesel”, appunto – che per anni ha beneficiato delle elevatissime risorse umane e professionali dei lavoratori del Polo tessile di Bronte. Proprio a tutela e nell’interesse di quei lavoratori, la Uilta, con il sostegno di tutta la Uil, ritiene doveroso esperire un estremo tentativo di conciliazione e ripresa dei rapporti contrattuali tra “Consorzio Bronte Jeans” e “Diesel”. «Questo lo si deve ai dipendenti del Consorzio e alle loro famiglie - conclude - ancor prima di praticare non facili strade di conversione dalla “produzione conto terzi”, nella quale il polo etneo vanta lunga e radicata tradizione, alla difficile“produzione in conto proprio”». Sindacati e precari Troppi tagli nella scuola ed esplode la protesta Precari, associazioni, sindacati sono preoccupati per il futuro della scuola catanese a causa dei nuovi tagli agli organici. Tagli che, aggiunti a quelli dello scorso anno, fanno sì che la scuola etnea ha perso circa 2000 posti di lavoro. E la situazione è destinata a peggiorare nel prossimo quinquennio. Le conseguenze sono davvero gravI e si ripercuotono non solo nell’economia, sulla disoccupazione ma anche nelle università dal momento che i giovani, valutata la situazione, non sceglieranno facoltà che li abilitino all’insegnamento. Le associazioni guardano dunque con apprensione a questa nuova ondata di tagli. Per il presidente dell’Anp (associazione nazionale presidi) di Catania Santo Ligresti «sarebbe stato preferibile che i 765 tagli agli organici per l’anno scolastico 2010-2011 fossero stati fatti nell’arco di tre-cinque anni. Se poi a questi tagli aggiungiamo quelli relativi al funzionamento delle scuole, acquisto di attrezzature, sicurezza, manutenzione e non ultimo quello della Multiservizi, ne viene fuori l’affossamento della scuola pubblica. E’ certo che un Paese che non investe per la scuola - conclude Ligresti - è senz’altro un Paese senza futuro». Per i presidi dell’Andis, diretta da Santo Molino, la scuola si trova al centro dell’attuale scontro politico in corso a livello nazionale. La distruzione del sistema scolastico in Sicilia, attraverso il duro ridimensionamento degli organici dei docenti ed Ata, fa parte di una precisa regia della Lega, infatti si sta già realizzando una forma di federalismo con la legge del più forte. Pertanto, pochi ritocchi al Nord e una vera e propria ecatombe al Sud. E’ necessaria una compatta reazione da parte della società civile, del mondo della scuola e dell’economia e della stampa per contrastare questo obiettivo che vuole riportare indietro di almeno trent’anni la nostra Regione». Per il segretario provinciale della FlcCgil Lillo Fasciana «i nuovi tagli producono effetti pesantissimi per la scuola di Stato. A Catania rischia di scomparire il tempo pieno e tempo prolungato. Purtroppo, sul piano occupazionale i precari non vedranno rinnovato l’incarico e continueranno a pagare il prezzo delle politiche nefaste del governo Berlusconi. Cosa faranno i politici siciliani per combattere questa situazione drammatica?». Per la segreteria dell’Uil scuola Anna Maria Amato nella provincia etnea la ricaduta sarà di 765 posti in meno per i docenti e 300 per il personale Ata. «L’impatto sulle scuole sarà durissimo - dice e pagheranno soprattutto i lavoratori precari. Le scuole catanesi andranno in tilt. Bisognerà garantire standard di funzionalità delle scuole, non pregiudicare l’offerta formativa e dare risposte ai bisogni dell’utenza». Come si vede, su quello che sta accadendo nella scuola, emerge, con sempre maggiore chiarezza, che non si tratta di uno ’scontro’ che riguarda il semplice settore formativo; qui è in gioco il futuro delle nostre comunità, che da un giorno e l’altro vedono in pericolo l’offerta formativa e l’economia locale. MARIO CASTRO IERI AL PALAZZO DELLA CULTURA IL CONVEGNO ORGANIZZATO DAL COMUNE E DALL’ASSESSORATO COMUNALE ALLA CULTURA, COORDINATO DA DOMENICO CIANCIO Economia ed etica: «L’onestà conviene» Dibattito a più voci. Il sindaco: «Risultati concreti con la politica del fare, senza clientele» SERGIO SCIACCA Un convegno per dimostrare che essere onesti conviene? Che cioè l’economia riesce molto meglio quando si bada anche agli interessi degli altri (etica)? In Italia pochi ci credono. Ma da Catania l’idea è partita come fondamento per quel codice dell’economia etica che è stato adottato dalla Confindustria nazionale e ieri sera è stato l’oggetto di un densissimo convegno organizzato dal Comune e dall’Assessorato alla Cultura con la partecipazione di illustri relatori coordinati con misura e sobrietà da Domenico Ciancio Sanfilippo de «La Sicilia» e introdotto dal sindaco Raffaele Stancanelli. Proprio il sindaco ha sottolineato che «esiste una politica del fare le cose che è stata seguita in quasi due anni: dal disastro finanziario a un vero risanamento. I cittadini cominciano a vedere risultati concreti perché è stato detto no dove necessario, mirando non al beneficio clientelare di alcuni, ma al vantaggio generale. Fondamenti etici per una rinascita economica». L’assessore alla cultura, Fabio Fatuzzo ha introdotto la tematica rilevando che la crisi generalizzata del mondo occidentale è dovuta alla scomparsa di valori mentre è rimasta solo l’adorazione del dio denaro. Nei successivi interventi molti spunti: Giuseppe Raciti, cattedratico di filosofia teoretica, partendo dalla visione di Heidegger e di Ratzinger ha dimostrato che oggi la realtà è scomparsa di contro al prevalere dell’immagine virtuale. L’uomo concreto non c’è più e solo sussiste l’immagine informatica, e ha chiuso il sillogismo riconoscendo che contro l’astrazione digitale l’unica ribellione è quella del corpo, e dei suoi sanguigni eccessi, di cui la corruzione è l’aspetto più vistoso. Per padre Alfio Spampinato, docente di Qui accanto il sindaco Stancanelli, a sinistra l’assessore Fatuzzo; qui sopra p. Alfio Spampinato, Antonio Pogliese, Giuseppe Raciti, Andrea Vecchio, Domenico Ciancio Sanfilippo dottrina sociale della Chiesa, la corruzione oggi è dovunque. La finanza è un ballo di carte dietro cui non ci sono beni concreti; l’etica ordinaria è quella di fare agli altri quello che gli altri vorrebbero fare (di male) a noi. Ma farlo prima di loro. Bisognerebbe tornare alle visioni ideali di grandi politici che vissero profondamente la fede, come don Sturzo. Per Andrea Vecchio, presidente dell’Ance "legalità" è un termine di moda, ma nasconde un tale fastello di trappole giuridiche, di sospetti indiziari, di procedure persecutorie, che l’imprenditore è indotto a non fare. Le tasse servono per pagare impiegati oziosi e progetti inutili, tutto un apparato faraonico ed improduttivo. Certo gli imprenditori devono essere onesti: ma devono iniziare i politici, altrimenti non ci sarà sviluppo e la cultu- ra della legalità sarà una bella e inutile bandiera. Antonio Pogliese, commercialista, ha ricordato che la crisi bancaria è derivata dalla mancanza di fiducia (tra le banche): ma esiste già una ripresa nel fatto stesso che le aziende considerano la legalità non solo come una imposizione ma come investimento per il futuro. L’apparato dello Stato dovrebbe fare altrettanto e non mirare solo alla repressione feroce degli errori altrui. Il presidente di Confindustria Catania, Domenico Bonaccorsi di Reburdone, ha sottolineato che i politici clientelisti devono essere esclusi dalle candidature. Insomma bisogna smetterla con l’assistenzialismo. La vera prosperità non proviene dallo stipendio assicurato, ma dalla cultura di impresa.