l`importanza dei materiali per un`apneista
Transcript
l`importanza dei materiali per un`apneista
ATTREZZATURA E MATERIALI NELL’APNEA. Nell’Apnea e nella pesca subacquea, sport considerati a tutti gli effetti estremi, le attrezzature, ed i materiali con cui sono costruite, rivestono una grandissima importanza. Sebbene le specialità che caratterizzano la pratica dell’apnea prolificano continuamente e stanno nascendo nuove specialità a corpo libero, dove non c’è assolutamente l’uso di attrezzi; per quelle tipo l’assetto costante che può ancora essere considerata la specialità regina dell’apnea, l’attrezzatura ed i materiali sono molto importanti. La capacità psicofisica dell’apneista, rimane comunque la componente principale di ogni prestazione, non ci sono dubbi sul fatto che un buon apneista si riconosce dal modo in cui si immerge a corpo libero senza l’aiuto di alcun attrezzo. L’acquaticità, la preparazione psicologica e fisica, giocheranno un ruolo fondamentale nell’immersione; le attrezzature permetteranno di espletare nella maniera più perfetta ed efficace possibile il gesto atletico. L’attrezzatura fondamentale per l’apneista, è composta da pochi ma importantissimi attrezzi: sarà necessaria una muta, una maschera, uno snorkel, una zavorra e un paio di pinne. Come possiamo vedere si tratta di un breve elenco. Dai tempi dei pionieri dell’immersione in apnea, l’evoluzione degli attrezzi e dei materiali sono state continue, anche se, con periodi più o meno lunghi in cui le case costruttrici che contemporaneamente producevano attrezzature per l’immersione con autorespiratore, attendevano di vedere se fossero sufficientemente positivi gli introiti, relativi agli investimenti necessari per produrre nuove attrezzature per l’apnea e la pesca in apnea da immettere nel mercato. Il mondo dell’apnea e della pesca subacquea, è formato da un élite di persone molto esigenti, che ricercano sempre novità particolari. Sono molti coloro che modificano in modo rilevante alcuni attrezzi o addirittura tutta la propria attrezzatura. Questo può dipendere molto dalle abitudini particolari dell’apneista e dalla ricerca di prestazioni specifiche. Il fai da te e le modifiche alle attrezzature, trovano campo ancora più fertile se ci si addentra nel mondo dei pescatori subacquei. Questi personaggi a volte potrebbero mettere in crisi qualsiasi costruttore di attrezzature subacquee con le loro richieste. Ecco quindi nascere numerose piccole ditte artigiane, i cui titolari sono grandi appassionati apneisti e pescatori subacquei, che decidono, di dedicarsi alla produzione di particolari attrezzature specifiche per l’apnea e la pesca in apnea. I loro prodotti nascono proprio da quelle idee e da quelle esperienze maturate in tanti anni di immersione in apnea. In questo modo gli artigiani riescono a soddisfare anche quella branca di subacquei perfezionisti, fornendo loro attrezzatura altamente professionale, di qualità, affidabile ed efficiente. LA MUTA, è la pelle del subacqueo che si immerge in apnea, e come tale deve avere caratteristiche che la facciano sembrare nel vero senso della parola una seconda epidermide. Il progresso tecnologico che è stato fatto nella produzione del neoprene di qualità, ha portato alla fabbricazione di capi eccezionali sotto tutti i punti di vista che si adattano in maniera pressoché perfetta al fisico e alle esigenze di qualsiasi apneista. Semplicemente facendo il paragone con le mute che si indossavano agli albori della pesca in apnea, ai tempi dei cosiddetti pionieri di questo sport, ci si rende conto delle differenze e di quanto immensa possa essere la passione che spinge l’uomo ad immergersi nel mare. Le mute di allora erano costituite da vecchi maglioni che davano più che calore illusione psicologica, per i fortunati che potevano possederne una, erano ricavate da pezze di gomma molto rigide simili a camera d’aria, incollate insieme in modo adeguato, con scarsissime qualità meccaniche e di coibentazione, senza contare che per indossarle si doveva essere dei veri masochisti. Gradualmente però la passione e il progresso tecnologico hanno portato alla miglioria continua delle attrezzature subacquee, fino ad arrivare ai nostri giorni, dove obbiettivamente si è raggiunto un livello qualitativo difficilmente superabile. Le mute subacquee prodotte attualmente, riescono ad esaudire totalmente le esigenze più disparate di tutti i subacquei. Con il confezionamento su misura poi, la muta diventa un tutt’uno con il corpo, non provocando il benché minimo difetto, che potrebbe essere causa di disagio, a causa di malesseri dovuti al freddo o all’eccessiva costrizione di alcune parti del corpo. Normalmente le mute di taglia standard, sono in grado di soddisfare egregiamente una buona parte della richiesta di mercato, anche se i subacquei più esigenti e con particolari conformazioni corporee, ricorreranno senza dubbio all’opera di un artigiano che potrà confezionare la muta su misura rendendola anche anatomica, con particolari conformazioni nelle zone delle articolazioni delle braccia e delle gambe. Come deve calzare la muta? Lo scopo principale per cui si indossa la muta, oltre che per proteggere la pelle da eventuali escoriazioni o irritazioni che possono derivare dal contatto con scogli o flora ittica, è quello di proteggere il corpo dal freddo, permettendoci di rimanere per numerose ore in acqua anche con temperature molto rigide. Affinché ciò sia possibile, è necessario che la muta sia perfettamente aderente su tutta la superficie corporea senza lasciare eventuali sacche d’aria tra neoprene ed epidermide. Allo stesso tempo sarà obbligatoriamente necessario che questo caldo abbraccio della muta non provochi alcuna costrizione, lasciando libertà assoluta di movimento agli arti e soprattutto alla cassa toracica lasciando invariata la sua capacità di espansione. In caso contrario i problemi innescati sarebbero molto fastidiosi, tali da pregiudicare parzialmente o totalmente l’immersione. Inutile dire che la muta per l’apneista sarà assolutamente priva di cerniere. I problemi maggiori per la scelta della taglia per la muta si presentano per quegli individui le cui misure divergono notevolmente dai normotipi sui quali sono basate le taglie standard di fabbricazione, questo discorso vale in particolare per individui molto alti e al tempo stesso di corporatura esile, come per individui corpulenti che mal si adatterebbero ad una taglia standard. Il neoprene con cui è fabbricata la muta è il fulcro di tutta la nostra discussione, ce ne sono di innumerevoli tipi tutti con caratteristiche e proprietà diverse in base alle quali si può scegliere la muta in funzione del tipo di immersione che andremo ad effettuare prevalentemente. Per un atleta che si dedica principalmente all’immersione in assetto costante, sarà importante che il neoprene con cui è costruita la sua muta abbia delle caratteristiche ben precise. Prima di tutto sarà importantissimo che la gabbia toracica possa espandersi senza impedimenti durante tutta la fase di rilassamento e ventilazione, per agevolare al massimo la preparazione. La densità del neoprene sarà elevata a scapito di un po’ di elasticità, per far si che durante l’immersione lo schiacciamento idrostatico che subirà la muta non inficerà di molto l’assetto dell’apneista. Alcuni atleti, si fanno preparare mute con la parte anteriore toracica, di neoprene meno denso e più morbido per favorire la ventilazione, mentre il resto della muta sarà di neoprene più rigido che sopporterà meglio lo schiacciamento idrostatico. La superficie esterna del neoprene preferita sarà quella liscia che favorirà l’idrodinamicità. Anche per la pesca in apnea, la scelta del neoprene si baserà molto sul tipo di immersione che si effettuerà in prevalenza, neoprene più denso per maggiori profondità e viceversa, ma le caratteristiche potranno variare anche in base alla stagione. In inverno le profondità operative saranno nettamente inferiori e gli spessori superiori, anche di 8mm, quindi per mantenere una buona elasticità della muta sarà necessario un neoprene molto elastico e meno denso, che richiederà purtroppo anche notevole zavorra, per poter immergersi facilmente anche in pochi metri d’acqua. Le mute confezionate in neoprene liscio esterno e spaccato internamente, sono capi altamente tecnici, preferite soprattutto dai profondisti e da coloro che fanno molti spostamenti in gommone anche in periodi con clima più rigido. Le mute in neoprene spaccato internamente e foderato esternamente, offrono a parità di coibentazione, una maggiore resistenza alle abrasioni e ai raggi ultravioletti che tendono a spaccare il neoprene nella zona della schiena, quindi una maggiore durata e grazie alle nuove fodere super elastiche anche una grande elasticità, poco indicate per i lunghi spostamenti in gommone con basse temperature, poiché impiegano molto ad asciugare trasmettendo il freddo al corpo. Ci sono anche mute con la fodera interna, che facilita notevolmente la vestizione, ma ultimamente questa soluzione è sempre meno usata, a favore dello spaccato che offre un potere termico di gran lunga superiore e maggiore vestibilità. Unico neo del neoprene spaccato è la necessità di dovere usare una miscela di acqua saponata per la vestizione, ma una volta presa un poco di pratica, saranno sufficienti una manciata di secondi per indossarla completamente e godere del comfort che solo un capo del genere può donare in acqua. Le tinte e le varie colorazione saranno a discrezione di chi la indosserà, soprattutto i pescatori potranno scegliere tra numerosi mimetismi che si adattano perfettamente ai colori del fondale praticato abitualmente, o scegliere per il classico nero che più si adatta a tutti i tipi di zone. LA ZAVORRA, è un elemento indispensabile dell’attrezzatura, infatti, un’equilibrata zavorra permette di bilanciare nel giusto modo la spinta di galleggiamento, che il neoprene con cui sono costruite tutte le mute ci da. La zavorra deve essere calibrata correttamente in base alle quote cui si dovrà operare. Essa non dovrà fare affondare il corpo in caso di assoluta immobilità in superficie e di conseguenza dovrà permettere una ventilazione tranquilla e rilassata. Sul fondo, la zavorra dovrà essere calcolata in modo di essere lievemente negativi in modo di poter mantenere la posizione senza la necessità di aggrapparsi ad alcun appiglio, ma parliamo sempre di una negatività minima facilmente contrastabile con un leggero colpo di pinne, questo naturalmente per il pescatore in apnea. Per quanto riguarda l’apneista, meno zavorra possibile si riuscirà ad impiegare nella discesa, migliore sarà la situazione in risalita, quando dovremo riportare in superficie la massa di piombi tenuta in cintura. Per montare la zavorra, si dovrà usare senza dubbio una cintura elastica che manterrà i piombi costantemente aderenti al corpo anche in profondità, dove la pressione idrostatica ridurrà il volume del nostro corpo. La fibbia dovrà essere obbligatoriamente a sgancio rapido, così da potersi liberare della zavorra in un istante in caso di difficoltà, la cintura con la fibbia Marsigliese è senza dubbio la più veloce a sganciarsi in situazione di emergenza, unico neo il prezzo più elevato delle cinture classiche. I piombi dovranno essere il più sottile possibile per rendere il corpo più idrodinamico e preferiti in piastre da 1kg più facilmente disponibili in vita. Schienalini e cavigliere trovano giustificazione solamente nell’uso per la pesca in pochissimi metri d’acqua, dove il contatto con la superficie è immediato. In ogni caso da evitare cavigliere ingombranti che possano creare appiglio per eventuali sagole abbandonate sul fondo, meglio un tubo di piombo schiacciato e sagomato intorno alla caviglia, indossato tra i pantaloni della muta e i calzari. Non dimentichiamo che il giusto assetto sul fondo, è una componente fondamentale per l’ottima riuscita delle nostre battute di pesca, specialmente quando si pesca all’aspetto, all’agguato e in caduta. LA MASCHERA ci permette di poter avere una corretta visione anche in immersione, proprio come se fossimo a secco. Anche qui l’evoluzione tecnologica permette di poter indossare maschere in materiale soffice e confortevolissimo, che si adattano perfettamente a qualsiasi conformazione del viso. Facendo un salto indietro di alcuni decenni, vediamo l’enorme differenza con le maschere primordiali, che avevano forma ovoidale e coprivano anche il naso, inoltre erano costruite con gomma molto dura e poco elastica che lasciava profondi solchi sul volto una volta dismessa, oltre a non avere un’assoluta ermeticità. Un altro inconveniente molto fastidioso era quello di dovere indossare una pinza stringinaso per effettuare la manovra di compensazione, poiché il naso non era raggiungibile causa la forma della maschera. Oggi le maschere sono perfettamente anatomiche, e hanno la sagoma del naso in modo che sia possibile la manovra di compensazione, sono prevalentemente bilenti e in gomma siliconica che ha una durata pressoché eterna e una morbidezza incredibile. La giusta scelta della maschera, a parte il gusto estetico che non dovrebbe essere tenuto in considerazione, è subordinata alla sua adattabilità sul nostro volto e all’uso che andremo a farne. All’acquisto della maschera la prima prova da fare sarà quella di appoggiarla sul volto e con un poco di pressione sulle lenti creare un effetto ventosa, se la maschera rimarrà al suo posto senza lasciare trafilare aria e di conseguenza senza staccarsi dal viso, sarà sicuramente adatta a noi, naturalmente dovrà essere anche confortevole e non creare fastidi soprattutto nella zona del naso, accertandoci che sia facilmente possibile stringerlo tra le dita per compensare. Le dimensioni e il volume interno saranno subordinati alla profondità che si avrà intenzione raggiungere, se opereremo a quote molto basse potremo optare per superfici ottiche molto grandi, che ci offriranno grande campo visivo. Al contrario coloro che non disdegnano operare abitualmente a quote più impegnative, preferiranno maschere con volume interno esiguo, al fine di facilitarne la compensazione del volume interno ad alte profondità. Naturalmente quest’ultima tipologia di maschera avrà un po’ meno campo visivo dovuto alla minore superficie dei vetri. LO SNORKEL oggetto spesso trascurato tra tutta l’attrezzatura, è invece di vitale importanza, possono affermarlo coloro che qualche volta lo hanno dimenticato o perduto durante l’uscita in mare, continuare a ventilarsi per immergersi è pressoché impossibile se non con molte difficoltà. Lo snorkel va scelto con boccaglio molto morbido, preferibilmente in silicone per non generare tagli alle gengive, e con il tubo di dimensioni tali da favorire una normale ventilazione. Un tubo troppo lungo e molto stretto, oppure molto largo, creerebbero indubbie difficoltà. Un diametro troppo ridotto affaticherebbe molto i muscoli addetti alla respirazione per l’eccessivo attrito che l’aria dovrebbe fare sia in entrata sia in uscita. La giusta misura sarà quindi di tra i 2,5 e i 3cm, mentre per la lunghezza, il minimo indispensabile affinché non ci siano entrate d’acqua durante la ventilazione anche con il mare un po’ formato. La rigidità non sarà eccessiva affinché si possa flettere nel caso venga ad urtare contro le pareti di una tana nel caso della pesca subacquea, senza così provocare l’eventuale spiacevole perdita della maschera, la curvatura anatomica sarà più confortevole e meno ingombrante. LE PINNE sono tra gli attrezzi forse più importanti di tutta l’attrezzatura, esse permettono di nuotare molto più velocemente sia in immersione sia in superficie. L’evoluzione che questo attrezzo ha subito è enorme, le prime pinne in commercio erano completamente in gomma, con scarse proprietà meccaniche e di superficie nettamente inferiore. Il progresso tecnologico e la continua ricerca nel campo dell’apnea, unito agli sforzi delle case costruttrici, ha fatto sì che questo attrezzo sia ora altamente performante e confortevole. Le odierne pinne sono prevalentemente costruite in mescole di gomma e tecnopolimeri, grazie ai moderni mezzi si riesce a rendere la scarpetta molto confortevole differenziando la durezza della mescola gommosa in rapporto alle zone del piede. Saranno più morbide intorno alla caviglia e sul collo del piede e nettamente più dure sotto la pianta e lungo i longheroni laterali che trasmettono parte della potenza alla pala. Le pale sono fabbricate con materiali tipo tecnopolimeri, fibra di vetro o miscele particolari che conferiscono alla pinna caratteristiche superiori. Già da parecchi anni le pale in fibra di carbonio rappresentano il top in fatto di prestazioni e leggerezza nell’immersione in apnea. Le pinne vanno scelte con molta attenzione, esistono, infatti, sul mercato innumerevoli modelli con forme diverse e durezze diverse, le pale più comuni hanno lunghezza variabile tra i 70 e gli 80 centimetri, con larghezza tra i 20 e i 22 centimetri. La forma della pala potrà essere con l’estremità arrotondata o tronca e avrà sulla superficie numerose scanalature longitudinali con funzioni stabilizzatrici antiderapata, o a coda di rondine con la superficie recante minori scanalature longitudinali, poiché proprio la coda di rondine tenderà a stabilizzare la pala. Per le pale in carbonio che sono completamente lisce, almeno le più voga, saranno indispensabili dei canalizzatori di flusso laterali lungo i bordi che ne sublimeranno la prestazione. Sono scelte costruttive differenti, ma tutti questi diversi tipi di pinne assolvono perfettamente al loro compito. Quali sono le principali differenze tra pale in carbonio e in tecnopolimero? A prima vista la differenza immediata e quella di un minor spessore e della leggerezza sia al tatto che indossandole in acqua, al punto che sembra quasi di non averle ai piedi. La prerogativa più importante del carbonio è però, quella di avere una grandissima reattività e la capacità di restituire completamente l'energia applicata, infatti, la pala in carbonio, ritornerà sempre alla sua forma originaria anche dopo elevatissime flessioni, la resistenza agli urti, soprattutto se avvengono di taglio, non è pari a quella del tecnopolimero, anche se ultimamente si è raggiunto un grado di resistenza notevole a prova dei più irruenti. Si può affermare che il vantaggio che offre una pinna in carbonio, è nell’ordine del 15/20%, a patto di saperla sfruttare correttamente e impiegarla per il giusto uso, è inutile razzolare in due metri d’acqua con tali pinne. Il rovescio della medaglia sta nel prezzo che è notevolmente superiore alle pinne in tecnopolimero, in alcuni casi anche tre o quattro volte superiore rispetto alle normali, ma per chi può permetterselo sono soldi ben spesi. IL COLTELLO è un attrezzo che non dovrebbe mai mancare nelle nostre immersioni, a meno che non ci si immerga lungo un cavo e con assistenza diretta, in zone prive di eventuali appigli. Sono passati i tempi in cui si vedevano pescatori subacquei con enormi coltelli degni di un gladiatore romano legati alla caviglia, il coltello in acqua serve quasi esclusivamente per potersi liberare da accidentali appigli causati da sagole o spezzoni di reti abbandonate. In questa ottica anche le lame dei coltelli e le loro dimensioni hanno avuto un’evoluzione, si trovano in commercio coltelli molto efficienti con lama molto leggera e ridotta, creati appositamente per l’immersione in apnea e la pesca subacquea, la lunghezza della lama è mediamente sui dieci centimetri. I coltelli, possono essere posizionati indifferentemente in cintura o al braccio, a patto che siano facilmente e velocemente raggiungibili, si può addirittura portarne due in entrambi i posti. In questo caso quello al braccio servirà esclusivamente per le emergenze. La lama dovrà essere sempre a posto e affilatissima. Sconsiglio vivamente l’alloggiamento alla caviglia, zona più lontana da raggiungere in caso di difficoltà e che può offrire facile appiglio per le sagole, da preferire l’alloggiamento al braccio. LA BOA SEGNASUB è fondamentale per segnalare la nostra posizione al traffico nautico ed evitare di essere investiti. Non importa il materiale e la forma, a patto che sia ben visibile anche con mare formato, quindi più alta e grande sarà la bandiera di segnalazione sul pelo dell’acqua, migliori garanzie di sicurezza potrà offrirci, il colore della boa sarà preferibilmente rosso, colore molto visibile in mare. IL PROFONDIMETRO è uno strumento non indispensabile nella pratica dell’apnea e della pesca subacquea, il modo migliore per regolarci circa la profondità in cui poter operare in sicurezza, è quello di affidarsi alle proprie sensazioni e condizioni fisiche. In ogni modo nel caso si decida di acquistarne uno la scelta è abbastanza semplice perché non sono moltissimi gli strumenti veramente validi, specifici per l’apnea. Si può optare per i classici e ormai famosi orologi subacquei di fabbricazione giapponese con profondimetro incorporato, che offrono una misurazione della profondità molto precisa, unita ad una buona robustezza ed eleganza. Ci si può anche indirizzare su due o tre tipi di strumenti creati appositamente per l’apnea, che fungono da vero computer con numerosissime funzioni e memorizzazione dati sulle immersioni. Tra le funzioni principali ci sono gli allarmi di profondità, di tempo, la temperatura dell’acqua, la storia di ogni immersione analizzata secondo per secondo e il tempo di recupero trascorso in superficie, più una miriade di altre utilissime funzioni, utili per chi userà questo oggetto come mezzo di allenamento per l’apnea. Si possono memorizzare fino a 200 immersioni e scaricare il tutto sul computer cosa molto utile per preparare programmi di allenamento. Naturalmente questi profondimetri non hanno l’eleganza di un orologio, ma in mare questo conta poco. APNEAFREE A.S.D. Bibliografia “Manuale di Apnea” U.Pelizzari e S.Tovalieri. Ed. Mursia “A….come Apnea” Manuale federale di Apnea (FIPSAS) Rivista “Pescasub & Apnea” Num.109. Appendice 1 (Neoprene) La dispersione termica in acqua è da sempre un fattore cardine dell'immersione subacquea, sottovalutare quest'aspetto significa purtroppo incorrere in eventi di difficile gestione, quale l'ipotermia,lo stress, l'irrigidimento muscolare etc.etc. I precursori di questo sport, ricorderanno le prime mute realizzate con gomma PIRELLI, certo di tempo n'è passato e il materiale che ha sostituito più egregiamente quella indimenticabile muta è il Neoprene; tecnicamente chiamato POLICLOROPRENE, fu scoperto nei laboratori DU PONT nel 1931 da Arnold Collins, chimico e ricercatore meno conosciuto del suo collega Fallace Carrothers che nello stesso anno inventò il NYLON.Il neoprene (questo è il suo nome commerciale) è stato il primo elastomero di sintesi (una gomma) ad avere successo commerciale, oggi utilizzato nelle più diverse applicazioni, automobilistiche-mediche-industrali (nelle sue mille categorie) e sportive nel nostro caso, si presenta come una gomma porosa, costituita da cellule gassose distribuite uniformemente in tutta la sua massa (Fig.1) Fig.1 Quando parliamo di peculiarità del "neoprene" ci riferiamo, nel nostro caso, alla sua elasticità, la sua resistenza allo schiacciamento e la sua capacità "di scaldarci".. La densità e perciò direttamente proporzionata ai vari tipi di "schiume" di cui esso è composto, nelle schiume altamente "dense"(dure) troviamo applicazioni prettamente industriali, in quelle mediamente dense (medio dure) cominciamo a vedere il neoprene impiegato nella nostra vestizione (stagne in precompresso),in quelle morbide (mute umide) troviamo l'applicazione più comune, quale per l'appunto le mute umide in generale, in quelle morbidissime troveremo le applicazioni mediche (tutori ecc ecc). La sua coibenza termica è direttamente proporzionata al suo spessore, maggiore sarà quest'ultimo e maggiore sarà la sua capacità di non farci perdere calore.- Per concludere, maggiore sarà la densità (o durezza) minore sarà la sua elasticità. In fase di lavorazione il neoprene si presenta come una massa da ridurre in fogli di spessore diverso, in questa fase di "taglio" le cellule vengono conseguentemente "aperte" (Fig.2), il neoprene allora viene identificato come "Neoprene a cellula aperta o spaccato", diversamente viene scottato in superficie , diventando così "Neoprene a cellula chiusa o liscio" (Fig.3). Cellula aperta Cellula chiusa Fig.2 Fig.3 In una seconda fase di lavorazione il neoprene viene rivestito su una o entrambe le sue superfici diventato così monofoderato (Fig.4) o bifoderato (Fig.5), anche in questo caso potrà essere in cellula chiusa (o liscio) o cellula aperta (o spaccato) (Fig.6) e (Fig.7) Monofoderato a cellula chiusa Bifoderato a cellula chiusa Fig.4 Fig.5 Monofoderato a cellula aperta Bifoderato a cellula aperta Fig.6 Fig.7 La sostanziale differenza tra un cellula aperta e un cellula chiusa, sta nella straordinaria elasticità del primo, (pari a 2 o 3 volte al cellula chiusa); tuttavia, la fragilità del cellula aperta trova una piccola applicazione nel monofoderato, quello che per intenderci viene comunemente usato per la tenuta del polsi, delle caviglie e del collo della nostra muta .- Ragione vorrebbe, che per elasticità e aderenza, la cellula aperta sarebbe il più indicata per quest'utilizzo, ma la delicatezza e la forte aderenza di questo tipo di neoprene, lo farebbe diventare presto "antipatico", non a caso è frequente notare gli apneisti, fare largo uso di talco o acqua saponata per indossare le loro mute che altrimenti diventerebbero davvero scomodissime da indossare perché non "scivolose".-( quasi sempre realizzate in cellula apertainterna). Quando andiamo a parlare dei "foderati", andiamo a trattare una parte del neoprene subacqueo davvero poco conosciuta e troppo spesso confusa in ordine ai numerosissimi termini commerciali che le aziende usano per identificare i loro prodotti, cominciamo a dire che l'80% del neoprene comunemente usato nella subacquea è foderato in Nylon, mentre una parte minore è foderata con materiali più particolari. Il neoprene "morbido" allo stato puro, (senza fodere) è una gomma particolarmente fragile, basta una leggera trazione per romperlo, strapparlo e danneggiarlo seriamente, la sua forza, la sua resistenza,è data appunto dalle fodere .Come già detto il neoprene piu comunemente usato è il bifoderato nylon/pusch, nylon all'esterno e push all'interno, il push è un tessuto sintetico molto simile ad una spugna che rende più scivoloso e comodo l'indossare la nostra muta, contestualmente trattiene il velo d'acqua che scaldandosi contribuirà a rendere la nostra immersione più piacevole. Questa combinazione, nel rispetto di una gomma neoprenica d'alta qualità, prevalentemente orientale, ci fornisce in base agli spessori impiegati un'ottima elasticità e morbidezza, quando però andiamo ad impiegare fodere più particolari quali gli ultrastrech, questa elasticità aumenta proporzionalmente alla bontà delle fodere impiegate . Il motivo del largo uso del nylon sta nei costi contenuti di quest'ultimo, mentre per gli ultrastrech o le likre i costi sono assai piu elevati perciò meno concorrenziali.