Giovanni Guareschi

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Giovanni Guareschi
Giovanni Guareschi
(Parma 1908 - Cervia-Ravenna 1968)
Disegnatore, giornalista, umorista e scrittore, nel 1936 entrò a far parte
della Rizzoli in qualità di redattore capo del Bertoldo.
Con G. Mosca fondò nel 1945 il settimanale Candido, che diressero insieme per cinque
anni.
Dal 1950 al 1957 Guareschi ne fu il direttore unico, e continuò a collaborarvi fino al 1961,
quando, per sua decisione, il settimanale cessò le pubblicazioni.
In seguito collaborò al Borghese e alla Notte e tenne, fino al 1968, una rubrica su Oggi.
Le sue opere sono state tradotte in quasi tutte le lingue del mondo: dalle più note
all'islandese, serbo croato, vietnamita, arabo e lituano.
Direttore del settimanale «Candido» nel 1945-1957, ha scritto libri prevalentemente
umoristici, tra cui: Il destino si chiama Clotilde (1942), Diario clandestino (1946), Lo
zibaldino (1948), e soprattutto Mondo piccolo: don Camillo (1948): il personaggio di don
Camillo è diventato estremamente popolare, anche per una serie di film fatti in quegli
anni.
La tragedia del dopoguerra, con la divisione del paese tra comunisti e democristiani, una
divisione che passava attraverso i paesini e nelle coscienze, viene stemperata attraverso la
capacità di ritrovare una dimensione più umana e quotidiana, il senso della misura
dell'ironia.
Guareschi che non era certo un 'comunista', riesce a fare un quadro positivo anche del
'nemico', riportandone ragioni e bisogni, nel quadro di un'Italia povera, appena uscita
da una guerra civile (repubblicani contro fascisti) e che minacciava di cadere in un'altra
guerra civile.
Don Camillo (Guareschi - 1948)
Il Po comincia a Piacenza, e a Piacenza comincia anche il Mondo piccolo delle mie storie, il quale Mondo piccolo è situato in
quella fetta di pianura che sta fra il Po e l'Appennino
("Qui, con tre storie e una citazione, si spiega il mondo di «Mondo piccolo»").
Iniziano le avventure del parroco manesco e sanguigno don Camillo e dell'irruente sindaco comunista Peppone.
L'ambiente, come ci tiene a precisare Guareschi, è un pezzo della pianura padana, e il clima politico è quello dell'immediato
dopoguerra (più precisamente, il periodo che va dal dicembre 1946 al dicembre 1947).
Don Camillo e Peppone litigano, si fanno lo sgambetto, ma in fondo sono due galantuomini dal cuore grande, che lottano per
lo stesso ideale: la salvezza spirituale dei parrocchiani e il bene dei cittadini.
Una storia dove trionfano il buon senso e la speranza uniti a una sincera fede in Dio.
Tra una scazzottata e un comizio, tra un colloquio di don Camillo col Cristo e l'inaugurazione della Casa del popolo, si
avvertono gli echi dei sanguinosi anni del dopoguerra emiliano e vengono proposti i temi scottanti della politica italiana
dell'epoca (ad esempio il referendum istituzionale e le elezioni politiche per la Costituente del 2 giugno 1946 e l'approvazione
dell'art. 7 della Costituzione riguardante i rapporti tra Stato e Chiesa).
Le Vignette
L'opera vignettistica di G. Guareschi è molto vasta.
MEMENTO
«Signora, perché fa quel nodo al fazzoletto?»
«Per ricordarmi che sono una repubblica»
(Candido 6/3/49)
MODA D'ESTATE
«Il cappello nuovo va bene; adesso si tratta di ricucire un po' il vestito»
(Candido 15/6/46)
PASSIONE DI POPOLO
«Allora d'accordo: appena arriva la notizia del risultato,
Gigi scrive sul cartello repubblica o monarchia a seconda dei casi, e voi partirete
verso la piazza cantando, a seconda dei casi, "Bandiera rossa" o "Marcia reale"».
(Candido 1/6/46)