Esercitazione_UnifiedResponse Londra_EmilioNuzzolese
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Esercitazione_UnifiedResponse Londra_EmilioNuzzolese
ESERCITAZIONE “UNIFIED RESPONSE”, LONDRA 2016 Emilio Nuzzolese Si è svolta a Dartford (Londra), dal 29 febbraio al 3 marzo 2016, l’esercitazione e training di un disastro di massa denominato Unified Response, organizzata dalle forze di Polizia e dai Vigili del Fuoco provenienti da tutta la Gran Bretagna, in collaborazione con la Protezione Civile Europea e il parziale finanziamento dell’Unione Europea. È stata scelta una centrale elettrica dismessa per realizzare lo scenario di un disastro ferroviario con contestuale [Fig. 1, 2] crollo e coinvolgimento della metropolitana sottostante, riproducendo la stazione di Waterloo. Nove mesi per realizzare il realistico scenario dell’incidente: Waterloo station si caratterizza, infatti, di tre livelli: il piano stradale con la stazione ferroviaria e ben due livelli sottostanti della underground londinese. A partire dal primo allarme e per tutti i quattro giorni della simulazione, si sono susseguite tutte le fasi di recupero dei viaggiatori intrappolati, di messa in sicurezza dell’area, di assistenza medica e trasporto dei feriti e di gestione delle vittime. Hanno partecipato 250 figuranti giornalieri e oltre 4000 mila operatori delle forze di polizia, assistenza medica e paramedica, vigili del fuoco e protezione civile provenienti da 70 agenzie del Regno Unito e da molti altri Paesi (tra cui Belgio, Spagna, Germania, Italia, Francia). L’obitorio temporaneo per la gestione delle vittime è stato allestito dalla UK DVI Team, coordinata dall’ispettore delle metropolitan London Police Howard Way e la collaborazione dell’Interpol. Hanno aderito come osservatori le DVI Team dei Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Francia, Germania, Danimarca, Spagna e Cipro. Sono stato invitato a prendere parte all’esercitazione, lavorando al fianco dei colleghi britannici, con il fine di riportare, anche nel mio Paese, una testimonianza operativa sulla più corretta gestione Disaster Victim Identification, che non può più prescindere da standard internazionali e protocolli Interpol. L’area per la gestione dei cadaveri della UK DVI team prevedeva 12 postazioni per svolgere tutti gli accertamenti autoptici, ciascuna dotata di un computer potatile collegato in rete, con installato il software Plassdata che riproduce la modulistica Interpol. Ogni cadavere (figuranti e manichini) è stato sottoposto a rilievi fotografici, raccolta e catalogazione degli oggetti personali ed indumenti, prelievo delle impronte digitali e autopsia orale [Fig. 3, 4]. I metodi per l’identificazione sono, infatti, le impronte digitali, il metodo dentale e profilo genetico (DNA). L’area “odontologia” è, anche, dotata di due apparecchi radiologici portatili (Nomad Examiner) per effettuare le radiografie alle mascelle [Fig. 5]. Durante l’esercitazione il gruppo di odontologi forensi, ha processato, in media, venti corpi al giorno, attraverso turni di cinque operatori: due dedicati all’autopsia orale; due dedicati alla registrazione sulla scheda Plassdata del computer; uno applicato alla registrazione dei dati sulla scheda cartacea Interpol. [Figg. 6, 7, 8] Questo ha permesso la puntuale verifica e registrazione di tutti i dati dentali raccolti senza il minimo inescusabile errore. Sotto il profilo organizzativo è degno anche di nota il sistema di catalogazione della UK DVI Team per i cadaveri processati e per tutti gli effetti personali. È, infatti, disponibile un blocco di etichette adesive di varie misure e grandezza, che presentano un numero e codice a barre univoco. Questo permette di catalogare in modo estremamente semplificato e soprattutto senza errori e confusione, tutto ciò che appartiene ad una determinata salma, dagli oggetti a tutti i documenti che registrano i rilievi tecnici svolti dai vari operatori. [Fig. 9] L’esercitazione prevedeva anche incontri serali delle squadre coinvolte, in base alle diverse specialità. In questi incontri le varie squadre DVI hanno confermato la necessità di periodiche esercitazioni e di una condivisione multinazionale, interagenzia e multidisciplinare. Nella mia qualità di odontoiatra esperto in Odontologia Forense e DVI specialist sento il dovere si segnalare, senza entrare in aspetti troppo tecnici, che l’autopsia orale deve necessariamente coniugarsi con i rilievi radiologici delle mascelle, indipendentemente dall’assenza dei denti. Non si può, inoltre, affidare l’accertamento odontologico-forense ad un medico legale oppure ad un odontoiatra privo di adeguata preparazione ed esperienza in Odontologia forense e DVI. Improvvisare sarebbe molto dannoso e non porterebbe ad alcun contributo concreto. Non si tratta, infatti, di registrare semplicemente la formula dentaria – e cioè il dente presente, assente, oppure otturato… - ma di annotare caratteristiche morfologiche e tecniche per poi giungere all’odontogramma e compilazione modulo Interpol (Fig. 10). Basti pensare che è possibile identificare un soggetto con il metodo dentale anche se questo non presenta trattamenti odontoiatrici. Pensare di effettuare l’identificazione delle vittime di un disastro senza l’apporto di odontoiatri forensi significa non conoscere il vero significato delle procedure DVI, contribuendo, come per il fenomeno dei “corpi senza nome”, ad un ritardo sul riconoscimento, con conseguenze intuibili sui familiari in attesa di riscontro e di elaborare il lutto. Basti, infine ricordare che il metodo dentale è in grado di fornire un riscontro positivo in media del 70%, da solo o coniugato con altri elementi circostanziali. Emilio Nuzzolese Socio AIMC Componente Gruppo di Lavoro Odontologi Forensi della Commissione Permanente Interpol sul DVI Scenario superficie https://www.youtube.com/watch?v=85kEcxsY0Zo&feature=youtu.be