Brano tratto da La civiltà dell`empatia, Jeremy Rifkin

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Brano tratto da La civiltà dell`empatia, Jeremy Rifkin
Brano tratto da La civiltà dell'empatia, Jeremy Rifkin, Mondadori.
“Fiandre, sera del 24 dicembre 1914. La prima guerra mondiale sta entrando nel suo quinto mese.
Milioni di soldati sono rintanati in trincee malamente scavate nelle campagne di mezza Europa. In
molti punti del fronte gli eserciti avversari sono schierati a poche decine di metri di distanza, a
portata di voce. Le condizioni di vita sono infernali: il freddo gela le ossa; le trincee sono allagate; i
soldati condividono lo spazio angusto con ratti e parassiti; in mancanza di latrine adeguate, gli
escrementi sono sparsi dappertutto; gli uomini dormono in piedi, per evitare di sdraiarsi nel fango
putrido; i cadaveri dei soldati uccisi rimangono a decomporsi nella “terra di nessuno”, a poche
decine di metri dai compagni sopravvissuti, che non possono recuperarli e dar loro dignitosa
sepoltura.
Mentre le tenebre calano sul campo di battaglia, accade qualcosa di straordinario. I soldati tedeschi
accendono le candele sulle migliaia di minuscoli alberi di Natale che sono stati inviati al fronte per
offrire conforto ai combattenti, e cominciano a cantare canti di Natale: per primo Astro del ciel, poi
molti altri. I soldati inglesi sono sbigottiti: uno di loro, affacciatosi oltre il bordo della trincea, dice
che le linee nemiche illuminate sembrano “le luci della ribalta di un teatro”. E rispondono con un
applauso, dapprima timido, poi sempre più scrosciante. Poi cominciano a intonare le loro canzoni
come replica ai canti dei nemici tedeschi, che li applaudono a loro volta.
Alcuni uomini di entrambi gli schieramenti sgusciano fuori dalle trincee e attraversano la terra di
nessuno, avvicinandosi al nemico. Centinaia li seguono. La voce si diffonde per tutto il fronte, e
migliaia di uomini escono dalle trincee. Si scambiano strette di mano, sigarette, dolci. Si mostrano
l’un l’altro le foto dei propri cari. Si raccontano dei luoghi da dove vengono, ricordando i Natali
passati. Si scambiano battute sull’assurdità della guerra. La mattina dopo, quando il sole natalizio
sorge sui campi di battaglia europei, centomila uomini stanno conversando tranquillamente fra loro.
Solo ventiquattr’ore prima erano nemici, ora si aiutano a seppellire i compagni caduti.
Le cronache del tempo registrarono anche numerosi incontri di calcio improvvisati. Perfino gli
ufficiali di prima linea parteciparono all’evento, ma quando la notizia giunse agli alti comandi nelle
retrovie i generali assunsero una posizione assai meno tollerante. Temendo che quell’atmosfera
natalizia potesse minare la voglia di combattere dei loro sottoposti, presero immediati
provvedimenti per far rientrare le truppe nei ranghi.”
Pubblicazione a cura di Massimo Fraschini