Secondo safari molentargius - Unione Sarda

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Secondo safari molentargius - Unione Sarda
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L’UNIONE SARDA ! GIOVEDI’ 17 MAGGIO 2001
l’unione di
CAGLIARI città
Molentargius. Scatta un secondo “safari” nello stagno per bloccare gli affamati killer dei fenicotteri
«Li abbiamo visti mangiare le uova»
Altri tre cani “nuotatori” in trappola, nuove accuse di Schenk
Un altro branco è finito nella rete. Dopo la battuta della scorsa settimana a Molentargius, quando quattro
giovani randagi sono stati
catturati e poi rinchiusi nel
canile municipale, altri tre
animali sono finiti in trappola. Cani adulti, perfettamente adattati alla vita selvatica nella grande zona
umida racchiusa tra Cagliari e Quartu, capaci di muoversi nei canneti e nuotare
con agilità nelle vasche dello stagno. Ma anche e soprattutto sfamarsi delle uova dei fenicotteri e degli
stessi volatili, di certo di uccelli feriti e debilitati. Se prima infatti c’erano solo ipotesi, adesso è arrivata la
certezza.
«In questi giorni abbiamo
seguito il movimento del
branco, composto da cinque esemplari, con i binocoli e ci siamo resi conto
che frequentavano proprio
le zone di nidificazione, ma
li abbiamo anche visti nutrirsi delle uova abbandonate dai fenicotteri», spiega
Roberto Chinarello, titolare
del Dog Hotel di Assemini,
uno dei due canili privati
coinvolto, insieme allo
Shardana di Selargius, nella campagna di cattura dei
randagi. «Le uova marce
piacciono, ma piacciono sicuramente di più quelle fresche. Il rischio - dice l’ornitologo Helmar Schenk - è
che si cibino ora anche delle uova delle avocete, dei
cavalieri d’Italia, delle volpoca, tutti volatili che in
queste settimane stanno deponendo». Il problema dell’abbandono di Molentargius e dei siti di nidificazione delle colonie di fenicotteri, insomma, non è la sola emergenza, anche se è
storia “vecchia”, già documentata e denunciata in
passato. «Quattro anni fa ricorda infatti Schenk - riuscimmo a filmare alcuni cani con nelle fauci le grosse
uova dei fenicotteri». Ma da
La religiosa scomparsa 37 anni fa
Domenica il ricordo
di suor Teresa,
l’angelo della Marina
I magnifici fenicotteri dello stagno di Molentargius.
allora, evidentemente, poco
è stato fatto. Controlli inadeguati, gestione rimandata. E nello stagno ad aver
campo libero sono stati
proprio i branchi di randagi che hanno di sicuro poche responsabilità, nessuna
colpa se non quella di cercare di sopravvivere e arrangiarsi come fanno tutti
gli animali selvatici. «Il problema non sono i cani ma i
loro padroni, chi li ha abbandonati senza più curarsene. In Sardegna il fenomeno del randagismo va
ben oltre Molentargius»,
spiega l’ornitologo.
Se qualcosa sta comunque funzionando a dovere,
sulle sponde della zona
umida, questa volta è stata
proprio la perfetta collaborazione (e la successiva
strategia) messa in atto dal
servizio veterinario della
Asl 8 di Cagliari, gli esperti
dei canili convenzionati Dog
Hotel e di Shardana, del canile comunale di Cagliari.
Ma anche la partecipazione
attiva della sezione Ambiente della Polizia municipale, dei forestali, dei volontari dell’Associazione
per il Parco di Molentargius
e di tanti altri cittadini che
si sono messi a disposizione
per salvare lo stagno. Una
“macchina perfetta” che
non solo è riuscita a fermare i branchi ma che fa ben
sperare in una maggiore
partecipazione futura alla
tutela della zona umida di
Cagliari-Quartu.
Il secondo safari è cominciato al mattino presto. «Da
subito abbiamo avvistati
cinque randagi che si spostavano verso Is Arenas, in
uno dei due siti di nidificazione di Molentargius»,
racconta Chinarello. «Così
abbiamo organizzato quattro squadre servendoci anche di alcune canoe messe
a disposizione dell’associazione del Parco dalla Lega
Navale. Abbiamo catturato
quattro animali ma precedentemente siamo riusciti a
osservarli da lontano mentre banchettavano sull’argine con le uova abbandonate. Quando li abbiamo bloccati, per lo spavento due di
loro hanno anche rigurgita-
to il pasto appena consumato. Sono cani inselvatichiti che riuscivano a fiutarci anche ad un chilometro di distanza».
Resta ora la preoccupazione degli studiosi. La domanda è d’obbligo. Torneranno i fenicotteri a deporre altre uova? «Se il disturbo delle colonie avviene ripetutamente, e ciò probabilmente è avvenuto - dice
Helmar Schenk - l’abbandonano dei siti è totale. Noi
naturalmente ci auspichiamo che non sia così, ma ci
sembra improbabile che ci
possa essere un’altra deposizione di uova che deve essere seguita dal cerimoniale di corteggiamento, l’accoppiamento, l’individua-
zione di un sito sicuro e comunque alternativo». Un
complesso processo biologico, insomma, che va ben oltre la semplice deposizione.
Resta ora da fare passi
decisivi. «Eliminare gli argini che collegano le “isole”
alla terraferma per ostacolare i predatori a quattro
ma anche a due zampe»,
suggerisce l’ornitologo. Anche se i cani hanno dimostrato di saper nuotare. Legambiente e Associazione
per il Parco, ora, tornano
alla carica. Per sollecitare le
istituzioni a prendere concreti impegni per Molentargius. Sabato alle 9, appuntamento davanti al palazzo
delle Saline.
Andrea Piras
È stata l’angelo della Mari- riora dal 1930 fino alla sua
na: dolce, comprensiva, con morte): suor Teresa prende
un grande amore per i più l’iniziativa e aiuta quanti
bisognosi. Il ricordo di suor soffrono. “Is piccioccus de
Teresa Tambelli è ancora crobu”, che suor Nicoli chiaoggi nitidissimo nei suoi fi- merà appunto “marianelli”,
gli: “is piccioccus de crobu”, diventano il suo campo d’azione. Il suo
diventati poi
è un Vangelo
“marianelli”
non scritto
(i monelli di
su carta, ma
Maria). A 37
messo
in
anni dalla
pratica. Solo
morte, la rela guerra inligiosa verrà
terrompe,
ricordata dai
momentasuoi ragazzi
neamente, la
(molti ormai
missione tra
già nonni)
i poveri. Sfoldomenica:
lata a Uras,
alle 10 nel cial rientro in
mitero di Bocittà trova
naria davanancora più
ti alla sua
povertà di
tomba e alle
prima. Non
11 con una
c’è più solo
messa nella Suor Teresa Tambelli.
la Marina, i
chiesa del
bisognosi sono al Poetto, a
Santo Sepolcro.
Olga Tambelli nasce a Re- borgo Sant’Elia, dappertutvere, in provincia di Manto- to. La sua azione, oltre l’aiuva, il 12 gennaio 1894. En- to materiale, è un impegno
trata tra le Figlie della Ca- spirituale, perché è anche
rità e preso il nome di suor una straordinaria catechiTeresa, nel 1907 viene man- sta. Prevenzione e educadata a Cagliari, dove diven- zione sono il suo pilastro peta stretta collaboratrice di dagogico: per questo fonda
suor Giuseppina Nicoli, al- la scuola media e l’istituto
tro esempio di carità incar- magistrale che dedica alla
nata e per la quale è già sta- sua maestra, suor Nicoli.
to aperto il processo di bea- Muore in città il 23 febbraio
tificazione. La città di suor 1964, pianta dai suoi ragazTambelli è una Cagliari do- zi e da chi l’ha avuta come
ve molti ragazzi conoscono insegnante.
A 37 anni dalla scomparsolo la miseria e il letto può
essere solo il pavimento del sa, i “marianelli”, e non sovicino mercato civico, nel lo loro, vogliono ancora una
largo Carlo Felice. Non si volta ricordare una suora
tratta solo di osservare dal che è stata una vera Figlia
vicino asilo della Marina (di della Carità.
cui la religiosa sarà supeAlessandro Atzeri