Fa`afafine. Mi chiamo Alex e sono un dinosauro

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Fa`afafine. Mi chiamo Alex e sono un dinosauro
Persinsala Teatro
Camilla Lama
febbraio 23, 2017
Un folto pubblico accoglie al Teatro di Rifredi di Firenze Fa’afafine. Mi
chiamo Alex e sono un dinosauro e lo spettacolo, già oggetto di accese
polemiche, ammalia ancora una volta gli spettatori.
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Alex è un bambino un po’ diverso dagli altri, perché non ha ancora deciso
se essere un bambino o una bambina. E oggi è un giorno un po’ diverso
dagli altri, perché vuole dire al suo amico Elliot che gli vuole bene, ma non
come a tutti gli altri, gli vuole bene un po’ di più. Si prepara ad affrontare
questa giornata speciale insieme a un gruppetto di amici: due pupazzi,
una bambola, un maialino di gomma e Natalia, modella laureata in
ingegneria aerospaziale. Occorre decidere la mise più adatta – la felpa
gialla o il vestito da principessa? Meglio il cerchietto di Minnie o la
maschera di Thor? Le scarpe da ginnastica o quelle col tacco della
mamma? Forse una e una sono la soluzione migliore… Ma i genitori di
Alex, che sbirciano sgomenti dal buco della serratura, non capiscono
l’importanza di questa giornata, né perché il figlio voglia vestirsi da
femmina per uscire: è una cosa che gli concedono di fare in casa per
gioco, ma lui è un bel maschietto! «Perché questo bambino non è come
tutti gli altri?». Perché Alex non vuole scegliere se essere maschio o
femmina, vuole essere tutto insieme, come l’ornitorinco, l’unicorno, e i
dinosauri? O come i fa’afafine, persone che vivono a Samoa e «sono
maschi​ o femmine quando vogliono, ma a nessuno importa». Proprio ai
fa’afafine Alex chiede aiuto, perché lo vengano a prendere e lo portino
sulla loro isola insieme a Elliot. Ma le cose non vanno affatto come il
bambino aveva sperato e telefonate impreviste distruggeranno i suoi piani
e le sue speranze. Infine i genitori, sospinti dal figlio a una nuova
consapevolezza, sapranno accompagnarlo ad affrontare questo mondo
ostile, o forse solo tristemente ottuso.
Se nell’Italia di oggi è difficile parlare di omosessualità, ancora più difficile
è trattare l’argomento dei gender fluid – ovvero persone senza un’identità
di genere fissa – specie se il protagonista è un bambino. Giuliano
Scarpinato, ispirandosi al libro di Lori Duron, non solo ha avuto il coraggio
di portare in scena questo scomodo tema, ma l’ha fatto egregiamente, con
intelligenza e delicatezza estreme. Ci ha raccontato con grazia e senza
affettazione i dubbi, i conflitti e le angosce di un bambino profondamente
diverso, eppur sempre un bambino, in un mondo che non sa capirlo e che
lo ferisce. Un solo attore, lo straordinario Michele Degirolamo, ha stregato
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il pubblico con una recitazione precisa ma scanzonata, ironica e
drammatica, proprio come si addice a un bambino. Scene di rara bellezza
hanno deliziato e commosso: un bacio scoccato in un vortice di pesci rossi,
le rivendicazioni di un amore acerbo ma tenace, la stramba prova di
solidarietà di due genitori nei confronti di un figlio speciale.
È bastato l’essenziale: un attore, un video, un’unica ambientazione. Nulla
mancava per creare una magica suggestione che ci ha raccontato con
garbo una storia dolce e dura allo stesso tempo, una favola moderna ma
che affronta i temi antichi del rispetto e della tolleranza.
Lo spettacolo, vincitore di numerosi premi e patrocinato da Amnesty
International, è stato al contempo oggetto di acceso dibattito per lo
scottante tema trattato e fermamente osteggiato in tutta Italia
dall’estrema destra politica e dai movimenti cattolici. Anche a Firenze ha
incontrato una dura opposizione da parte della diocesi che ha cercare di
scoraggiare le famiglie dall’assistere a uno spettacolo che «propaganda
l’ideologia gender» e che sarebbe oltremodo pericoloso e confondente per
i bambini.
La rappresentazione, nonostante il tentativo di boicottaggio, è stata
accolta da un pubblico foltissimo ed eterogeneo, costituto in gran parte da
famiglie con bambini. Allo spegnersi delle luci di sala è sceso il silenzio
sulla platea, poco prima riempita da urla e corse. E calato il sipario al
termine dello spettacolo, sono esplosi gli applausi; sui volti innumerevoli
sorrisi e nessuna smorfia, se non quelle necessarie a nascondere qualche
lacrima.
Grazie Alex, abbiamo bisogno di storie come questa.
Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro di Rifredi
via Vittorio Emanuele II, n° 303 – Firenze
sabato 18 febbraio, ore 21.00 e domenica 19 febbraio, ore 16.30
Fa’afafine. Mi chiamo Alex e sono un dinosauro
testo e regia Giuliano Scarpinato
con Michele Degirolamo
e in video Gioia Salvatori e Giuliano Scarpinato
progetto scenico Caterina Guia
luci Giovanna Bellini
visual media Daniele Salaris – Videostille
illustrazioni Francesco Gallo – Videostille
produzione CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia – Teatro Biondo di Palermo
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