La rivincita dei vestiti
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La rivincita dei vestiti
Gaia M, Nicole, Gaia s. La rivincita dei vestiti -Mamma non mi metterò dei leggins, sono un ragazzo!- urlai a mia madre. -Allora ti metterai la gonna scozzese di tuo nonno Alfredo!- mi sentii gridare alle spalle. Non avevo nessuna intenzione di indossare quella robaccia, soprattutto per una grande festa a casa di Eric. Metà del mio armadio era sparsa sul letto, l`altra sul pavimento e mia madre mi voleva far mettere proprio quei vestiti dell`epoca dei barbari. Avevo una reputazione da difendere! -Tò, metti questi!- sbraitò mia madre lanciandomi addosso una camicia hawaiana a fiori rosa e gialli e dei pantaloncini (anche quelli di mio nonno) Su Alex, dovrai pur metterti qualcosa! Non puoi mica andarci nudo!!- continuò in tono sarcastico e mi innervosì di più. “Chi lo dice?” disse una vocina nella mia testa. Mi misi quegli stracci e decisi di uscire sbattendo la porta. Per questo evento volevo sembrare un modello di Abercrombie invece mi ritrovavo conciato come un ultrasettantenne in pensione, appena investito da un camion. Ma avevo il mio asso nella manica; controllai, ma in entrambe non c`era niente. Mentre camminavo sconcertato, pensavo ad una soluzione ed arrivai ad un cassonetto della Caritas in cui erano riposti dei vestiti. Pensai che peggio di quello che indossavo non ci fosse niente quindi iniziai a frugare. Trovai qualche reggiseno ma mi venne in mente che forse non era il caso, così prosegui. Diedi un`occhiata agli occhiali che erano esposti in una vetrina per poi continuare il tragitto verso una chiesa. Presi lo skeateboard dal mio zainetto e sfrecciai verso una videoteca per prendere la mia scorciatoia. Girai l`angolo della casa che le stava accanto e percorsi una stradina sporca e trasandata (sembrava che ci fosse appena passato un branco di T-rex impegnati in una guerra di fango) che portava a dei palazzi marroncini. Sentii un leggero odore d`immondizia, ma la cosa non mi abbatté. Iniziai a immaginarmi come sarebbe stata la festa,chissà come mi avrebbero accolto vestito in quel modo; magari mi avrebbero riso in faccia, o avremmo riso insieme e avremmo continuato la festa come se niente fosse. Guardai più attentamente i miei pantaloncini e mi resi conto che erano a righe verticali e di tutti i colori dell`arcobaleno! Peggio di così? Sembravo Thobias, l`amico multicolore di Gumball e Darwin! Perso nei miei pensieri, ero già arrivato al supermercato Lidl e da lì mancava poco alla casa di Eric. Andai avanti e vidi la palazzina bianca dove abitava,presi il mio skate e lo infilai nello zainetto. Entrai nel condominio e salii le scale fino al quarto piano, bussai alla porta vergognandomi a morte del modo in cui ero conciato ed Eric aprì la porta. Trattenendo il respiro, mi resi conto che lui era vestito peggio di me: portava dei pantaloncini ascellari con le tasche fuori, un top rosa e un berretto scozzese (molto probabilmente era ubriaco!). Dietro di me arrivarono Manolo e Alice ( i due vicini strani di Jessica). Avevano una tartaruga domestica che portavano alle feste per farla ubriacare; lei era morta cinque anni prima, ma la trascinavano ancora in giro per solidarietà. Manolo mi sorrise e mi accorsi che aveva i denti dipinti con lo smalto (ho sempre pensato che fossero stravaganti). Iniziammo a chiacchierare con il padrone di casa e degli amici, io cercai di nascondere il mio imbarazzo, mentre Eric era più disinvolto, al contrario di me. Comunque sì! Eric era proprio ubriaco! Dopo alcuni minuti ci invitò ad entrare a casa sua. Verso le dieci-undici di sera scorsi tra la folla una ragazza bellissima: aveva i capelli lunghi, lisci e rosa. Aveva dei grandi occhi color nocciola, una carnagione abbronzata e la corpuratura snella. ERA NICKI MINAJ! Una cantante rapper famosa di origini indiana e trinididiana che attualmente vive in America. Decisi assolutamente di conoscerla e poi non mi stavo neanche divertendo un granché! Pensavo che sarebbe stato bello per passare il tempo e forse mi sarei fatto un`amica in più. Così mi avvicinai e le rovesciai addosso un bicchiere d`acqua,ma non fu una bella mossa dato che si arrabbiò tantissimo. Cercai di placare il satana che era in lei in quel momento facendole molti complimenti e funzionò. Così la conobbi, la ragazza si chiamava Dragana, veniva dalla Croazia e non era Nicki Minaj. Iniziammo a chiacchierare e tra una cosa e l`altra mi raccontò la sua storia: All`età di cinque anni emigrai qui in Svizzera per avere la possibilità di andare a scuola. Per non pagare il biglietto aereo, i miei genitori si nascosero dentro ad una valigia e io rimasi tutta sola con una hostess che mi curava, pensando che i miei genitori fossero rimasti in Croazia. Persero le valigie a causa di un guasto durante il volo. Venni adottata da quella stessa hostess siccome le facevo pena, finché anche lei morì inciampando nel carrellino degli snack che offrono sull`aereo. Dato che avevo ormai sedici anni, lo stato mi diede il permesso di andare a vivere da sola, ma siccome non avevo abbastanza denaro andai a vivere in una casa anziani dove distribuivo mandarini (mi divertivo un sacco a vedere quei poveri nonnetti mangiarsi la buccia e buttare via la polpa!). Un giorno comprai finalmente un appartamento, ma dopo qualche mese lo vendetti siccome sentivo la mancanza dei miei amici rugosi (soprattutto perché ricevevo un sacco di dolci).A questo punto mi chiesi se Dragana vivesse ancora in una casa anziani, perché se era così, era proprio una fallita. Ma non glielo chiesi, dato che mi stavo annoiando a morte, non volevo che si dilungasse; così la lasciai finire, ma non l`ascoltai: iniziai a pensare che sul gioco“The sims” c`era la speciale missione del pollo fritto, ma cercai di resistere a quella tentazione! Ad un certo punto suonò il mio cellulare e udì: “su su!” ERA LA SUONERIA DI “THE SIMS”!! Così iniziai a giocarci. Probabilmente Dragana non se ne accorse neanche,siccome continuava a parlare, sentivo solo: “Bla, bla,buccia di mandarino, bla, bla, hostess, bla bla, nonnetti rugosi, bla, bla..” Passò così la mia strabiliante serata, fino a quando lei non si accorse che stavo giocando e sbraitò : -Ma stai giocando con il tuo cellulare!-No no, te l'ho giuro! Stavo per chiederti il tuo numero di telefono!- Risposi io in fretta essendo in crisi. -Ooh, peccato che io non ne abbia uno, però se vuoi ti posso dare quello della casa anziani..-Mmh, non ce n`é bisogno, credo di riuscire a recuperarlo da solo- le risposi sorridendole, dopodiché continuò con la sua storia. Ad un certo punto un flash mi travolse e caddi a terra. Mi alzai e mi accorsi che Dragana rideva come una matta con la sua polaroid in mano; mi diede la foto. Siccome ero caduto prima che lei scattasse (per mia fortuna), non vi figuravo. Dato che era già mezzanotte, ci salutammo e tornai a casa. Mercoledì andai a fare un giro a Bellinzona e sentii gridare alle spalle il mio nome: Alex..!mi voltai e vidi Dragana corrermi incontro. Pensai tra me e me: “Oh no, ancora quella psicopatica..” ma lei iniziò subito il discorso: -Hey Alex, senti.. volevo scusarmi per l`altra sera, sai ho bevuto un po`troppo!-Oh no, non fa niente, mi sono divertito- mentii io. -Ti va di andare a bere qualcosa?-Okay, Alex-le risposi io un po` perplesso. Ci incamminammo verso il bar Peverelli e le comprai una granita. Passammo una bella giornata, alla fine non era così psicopatica come credevo! Ci divertimmo un sacco, soprattutto quando andammo a fare delle foto dentro a quelle macchinette e quando mangiammo la pizza per finire. Quaranta anni dopo: -Ed é così che conobbi vostra nonna.. e non so ancora come ho fatto a sposarla..!-