Editoriale_Crea_nuove varietà Uva Da Tavola

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Editoriale_Crea_nuove varietà Uva Da Tavola
Speciale UVA DA TAVOLA
Necessario un rapido rinnovo varietale
Donato Antonacci
CREA - Unità di ricerca per l’uva da tavola e la vitivinicoltura in ambiente mediterraneo - Turi (Ba)
P
er l’uva da tavola, l’Italia, nonostante la recente tendenza al calo produttivo, continua ad avere una posizione
di rilievo nel panorama internazionale. Infatti, negli ultimi anni la produzione è stata pari a circa 1,2 milioni di t,
in diminuzione del 25% rispetto al decennio precedente. A
livello territoriale, la Puglia conferma il primato nazionale
nella produzione, con oltre il 60% del totale. Puglia e Sicilia
rappresentano congiuntamente più del 90% della produzione nazionale.
Circa la situazione di mercato, si è visto che si è affermato
sempre più un cambiamento di gusto del consumatore europeo, con aumento della richiesta di uve apirene. Di fronte a
tale novità, la filiera produttiva dell’uva da tavola è risultata
incapace prima di prevedere e poi di cogliere con la necessaria rapidità il cambiamento, con conseguenti perdite di quote
di mercato e cali produttivi.
Alla luce della campagna di raccolta del 2015, in una
annata climaticamente migliore di quella precedente, che
ha portato ad un prodotto di alta qualità, il mercato ha fatto
vedere che le uve con seme manifestano la tendenza ad un
assorbimento “lento”, mentre le uve apirene hanno continuato ad essere molto richieste, con prezzi che nelle diverse fasi
della commercializzazione hanno superato del 50% quello
delle uve con seme, fino a triplicare quest’ultimo in chiusura
di raccolta. Pertanto, si conferma l’andamento degli ultimi
anni e si può solo ripetere l’invito a piantare nei nuovi impianti solo varietà apirene.
In questa situazione, dal punto di vista vivaistico, salvo
qualche eccezione, le varietà apirene coltivabili sono sostanzialmente tutte offerte da gruppi internazionali, con costi molto alti e regolamentazioni commerciali stringenti, che
pongono non pochi problemi alle imprese italiane e aumento
dei costi di produzione, se non l’impossibilità di coltivazione.
Questo conferma le perplessità emerse anche per altri com-
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parti della frutticoltura da quando nella filiera distributiva
si sono inseriti, per la tutela dei brevetti, vari soggetti che
sfruttano l’esclusività (Sansavini e Guerra, 2015*). L’importante attività di “breeding” internazionale ha portato infatti
alla costituzione di cultivar sempre più adatte alle esigenze
del mercato e del consumatore. La scelta varietale è diventata
sempre più un elemento di grande importanza nei nuovi impianti e le nuove varietà hanno permesso di mettere a disposizione dei produttori di uva da tavola numerose alternative.
Tra le caratteristiche più interessanti delle nuove varietà vi
è sicuramente l’apirenia. Infatti, nell’ultimo anno (maggio
2014-aprile 2015) sono state iscritte al Registro Nazionale
delle varietà di vite (nella sezione II dedicata alle uve da tavola) 25 nuove varietà, tutte apirene, e quasi sempre esse
entrano fra quelle tutelate da brevetto con appartenenza a
circuiti chiusi tipo “club”.
Gli equilibri internazionali del settore stanno comunque
cambiando. Infatti, altri Paesi produttori nostri concorrenti
hanno confermato, anche dopo la recente Fiera di Madrid
“Fruit Attraction”, di disporre di novità selezionate nell’ambito di progetti nazionali, protette da privativa, che non intendono dare in coltivazione nei Paesi concorrenti, ma per
le quali intendono sfruttare il vantaggio competitivo offrendo
direttamente l’uva al mercato. Si coglie facilmente lo stato di
insicurezza e di preoccupazione degli operatori italiani del
settore; sostanzialmente, l’assenza quasi totale per molti anni
di finanziamenti pubblici e/o privati per il rinnovo varietale
dell’uva da tavola è stata conseguente alla grande disponibilità della pur gradita cv Italia, l’uva che il mercato ha apprezzato per oltre 30 anni a partire dagli anni ‘70 (generando
grandi soddisfazioni economiche), che poi, con il soprag*Sansavini S. e Guerra W., 2015. Si allarga la filiera distributiva delle varietà brevettate. Rivista di Frutticoltura 11: 8-18.
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giungere delle ripetute crisi di mercato, ha visto peggiorare
progressivamente il suo collocamento.
Il contributo del Crea
Il Crea, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi
dell’economia agraria, ha previsto e colto per tempo tale
cambiamento ed ha avviato, nell’ambito delle limitate risorse straordinarie che è stato possibile reperire, programmi di
miglioramento genetico per ottenere nuove varietà di uva da
tavola richieste dal mercato ed adatte ad una produzione più
sostenibile, guardando anche agli aspetti salutistici e quindi
alla ricaduta positiva derivante dall’inserimento nella dieta
di uva a migliore contenuto di sostanze nutraceutiche. In
particolare, con la sua sede di Turi (Ba), è riuscito ad avviare
un importante programma di miglioramento genetico che
ha già portato all’ottenimento di diverse migliaia di nuovi
incroci, di cui molti apireni, attualmente in fase di valutazione, alcuni dei quali stanno mostrando già importanti segnali
di interesse.
I programmi di breeding in corso sono volti anche all’ottenimento di varietà meglio adattabili alle condizioni climatiche dei tradizionali territori di produzione, anche alla luce
del cambiamento climatico in corso. Tale attività riveste interesse strategico per il settore per diverse situazioni che si stanno verificando; ad esempio, sempre più frequenti risultano
gli anni in cui si evidenziano problemi di fessurazioni sugli
acini (“cracking”), con conseguenti problemi di marciumi e
decadimento qualitativo delle uve. Tali problematiche, su
alcune varietà, sia di recente introduzione, ma anche per alcune di quelle storiche, sembrano essere favorite dagli eventi
climatici che esasperano le condizioni nella fase finale di
ingrossamento dell’acino e della maturazione.
Le imprese del settore sembrano essere fortemente orientate verso il rinnovo varietale ed alcune hanno mostrato la
disponibilità a cofinanziare le attività di ricerca in questa direzione. Rimane la necessità di disporre di un finanziamento
pubblico cui affiancare quelli privati, nell’ottica di costituire
organismi di gestione pubblico-privata delle nuove varietà,
secondo modalità simili a quanto già realizzato in diversi
Paesi concorrenti (Spagna, Usa). Per il settore dell’uva da tavola italiano può essere pericoloso non cogliere con rapidità
le richieste emergenti dal mercato e mettere in atto quanto
necessario per favorire un veloce aggiornamento varietale
orientato verso le uve apirene, pena il crollo dell’esportazio■
ne, ruolo ancora significativo a livello internazionale.
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