GianMarco Dosselli Scrittore
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GianMarco Dosselli Scrittore
Gianmarco Dosselli Polverina bianca Testi tratti dai lavori del filosofo ed educatore L.Ron Hubbard Questo spazio è dedicato a coloro e a quanto desiderano avere informazioni utili ed efficaci sulle droghe, ed in parte è frutto delle mie osservazioni (alcune situazioni descritte sono truci, ed esse sono contenute nella parte seconda) dei soggetti che hanno fatto uso di droghe. L’intento di questa pagina è quello di mettere a disposizione le informazioni necessarie per poter rispondere alle domande dei propri figli o amici riguardo agli effetti delle droghe sulla mente. Questa pagina non vi dirà solo in che modo le droghe danneggiano la mente, ma: Quali sono gli effetti delle droghe Come accorgersi che una persona ha iniziato a usare droghe Perché la droga danneggia la mente Come la droga danneggia l’abilità di pensare in modo chiaro Perché una persona fa uso di droga. Le informazioni contenute rappresentano una parte dei dati sulla droga. Tratto dalla pubblicazione “HOW DRUG EFFECT THE MIND” di proprietà del Narconon International ©1997 Narconon International. Tutti i diritti riservati Un grato riconoscimento viene dato dalla L. Ron Hubbard Library per aver permesso di usare i lavori protetti da copyright. L. Ron Hubbard è un marchio d’impresa e di servizio di proprietà dell’Associaton for Better Living and Education International e viene usato con il suo permesso. ********** Prima parte Cosa è la droga La droga in sostanza è un veleno. L’effetto che produce dipende dalla quantità assunta. Infatti, mentre una piccola quantità funziona come stimolante, una quantità maggiore agisce come sedativo e una quantità ancora più grande agisce esattamente come un veleno e può causare la morte della persona. Qualsiasi droga si comporta in questo modo; ognuna a un differente dosaggio. Ad esempio, prendiamo il caffè, nel quale è contenuta la caffeina che è una droga. Cento tazzine di caffè, probabilmente ucciderebbero una persona. Dieci tazzine, quasi certamente la farebbero addormentare. Due o tre tazzine, agirebbero da stimolante. Il caffè è una droga molto comune e non molto dannosa in quanto, per esserlo, se ne dovrebbe assumere una grande quantità. Per questo è nota soprattutto come stimolante. L’arsenico è conosciuto come veleno. Tuttavia, in piccole quantità, agisce da stimolante e, in dose ben calibrate, da sonnifero. Diversamente, alcuni decigrammi causano la morte. Tra tutte le droghe, alcune hanno un altro effetto: intaccano direttamente la mente. In questa categoria si trovano la Marijuana (detta “erba”), l’eroina, l’amfetamina, la cocaina, il metadone, l’ecstasy ed altre ancora. Hascisc e Marijuana L’uso della marijuana e delle altre droghe “leggere”, danneggia la concentrazione, le registrazioni mentali ed il ricordo di immagini mentali precedentemente registrate. Queste droghe possono far svanire il senso di timidezza, possono far sentire disinibita la persona inibita, far sentire forte la persona debole, soprattutto nei confronti del sesso. La persona che fa uso di queste droghe ha un radicale cambiamento di personalità e perde l’ambizione nella vita. La perdita di ambizioni è il punto di partenza: l’adolescente concentra tutta la sua attenzione a questi stati di “benessere” e rinuncia a qualsiasi altro interesse come lo sport, la lettura dei testi scolastici, i suoi hobbies. Uno degli effetti più ovvi del fumare la marijuana o hascisc è la stanchezza. Queste droghe dirigono verso l’interno o “interiorizzano” l’attenzione di una persona; il risultato è una persona che non è più in controllo dell’ambiente e delle persone che la circondano, ma perennemente con la “testa fra le nuvole”. Senza una dovuta attenzione, una buona memoria non si sviluppa e diventa molto difficile ricordare ciò che è stato registrato precedentemente. Possiamo dire con certezza che l’uso di queste droghe può contribuire a causare nella persona stanchezza, pallore, problemi di memoria e cambiamento di personalità. Amfetamine I soggetti che abusano di amfetamine sono attratti dal senso di benessere, di vigore, di sicurezza in se stessi dato da queste droghe. I forti consumatori sono identificabili da loquacità, presenza di tremore nelle mani, cute sudata, midriasi, ipermotilità; anche con gesti ripetitivi. La via di somministrazione preferita è quella endovenosa, anche se le amfetamine possono essere assunte per via orale, inalazione o fumo. A differenza della dipendenza da eroina, che insorge più rapidamente se la sostanza è assunta per via endovenosa, e della dipendenza da cocaina, che è più veloce e accentuata se questa viene fumata o iniettata, la dipendenza da amfetamine non è influenzata dalle modalità di assunzione della sostanza. L’uso continuo o di dosi elevate amplifica gli effetti collaterali, senza aumentare quelli piacevoli. La persona che fa uso di amfetamina perde l’appetito e si ritrova a non toccare cibo per più giorni; non prova più sonno e può rimanere sveglia per giorni interi, sino a crollare in uno stato di prostrazione e stati d’ansia. La persona che abusa di amfetamina può arrivare ad avere atteggiamenti paranoici e sentire voci che non esistono. Fattori di rischio aggiuntivi sono gli effetti devastanti che a breve o lungo termine, questa droga può provocare sul cervello. Esiste un’intossicazione acuta da anfetaminici, una cosiddetta “overdose”, caratterizzata clinicamente da un quadro di insufficienza cardiocircolatoria acuta ed irreversibile che porta a un rapido decesso. Cocaina Anche questa è una droga eccitante come l’amfetamina. A questa droga vengono “riconosciuti” effetti afrodisiaci, sensazione di forza e bellezza, far sentire la persona che la usa al “centro del mondo”. In realtà ha effetti collaterali devastanti: la persona che ne abusa può perdere la ragione, avere il cervello rovinato, avere manie ed idee fisse che la portano a vivere una dimensione irreale, con sintomi paranoici. L’assunzione della cocaina avviene per via endovenosa, per inalazione o fumandola. La persona che usa cocaina, assume questa droga molte volte durante la giornata; il suo effetto dura poco, per cui la persona deve assumerne in continuazione. Irritabilità e depressione subentrano quando l’effetto di questa droga diminuisce sulla persona; la paranoia, solitamente, segue queste fasi. Metadone Il metadone è un oppiaceo sintetico, una droga quindi come la morfina e l’eroina. Come queste, il metadone porta la persona a una dipendenza pesante e a seri danni fisici, a un aumento di depressione nella personalità del dipendente e a un “freno psichico” nello sviluppo delle capacità di lavoro e di esperienza. Un consumo prolungato provoca danni al fegato, ai reni e così via. Un’overdose o una combinazione con altre droghe, provoca la morte. Inventato per curare gli eroinomani, è in realtà molto peggio e di nessuna utilità curativa. Eroina L’eroina è un derivato della morfina. Elaborata originariamente per curare le crisi d’astinenza della morfina, ha un effetto sedativo. L’eroina, tra le droghe “di strada”, è la più mortale. L’intossicazione fisica sopraggiunge dopo pochi mesi, se l’approccio è saltuario. La persona che ne abusa giornalmente, può trovarsi intossicata e dipendente fisicamente già dopo poche settimane. La via di somministrazione preferita dal dipendente di eroina è quella endovenosa, anche se l’eroina si può inalare e fumare. La trappola, per la persona che comincia a farne uso è la convinzione che “io non finirò mai come gli altri” oppure “Se questa è l’eroina, io smetto quando voglio”. La persona che fa uso di questa droga, deve continuamente aumentarne la dose giornaliera per poter sentire gli effetti; mentre gli effetti collaterali che questa droga crea sul corpo della persona sono devastanti e possono culminare con l’overdose e la morte. Un tossicodipendente da eroina perde ogni tipo di valore etico, morale e di rispetto sia nei propri confronti e sia nei confronti delle persone che lo circondano; siano questi genitori, la moglie, il marito e/o i figli. Il bisogno di soldi per poter soddisfare la quantità necessaria di droga giornaliera che la persona necessita, la portano a pensare solo a racimolare i soldi che gli permetteranno di avere la sua dose. Ecstasy Contrariamente a quanto si pensa, l’ecstasy è un vecchio farmaco. Nasce, infatti, all’inizio del XX secolo insieme alla amfetamina, ma viene ritirato dal commercio dopo breve tempo, a causa di effetti eccessivamente stimolanti come insonnia, inquietudine, aggressività. Così come avviene per le altre sostanze, l’ecstasy può essere tagliata con altre droghe in funzione di uno “sballo” difficilmente controllabile. Per raccogliere una casistica sugli effetti di questa droga, l’ambiente non è più l’ospedale, ma l’uscita delle discoteche. Le manifestazioni collaterali sono tanto acute quanto momentanee. In una persona labile, si possono scatenare fenomeni di grave dissociazione e turbamenti psichici. Uno dei rischi prodotti da questa droga sull’individuo che ne abusa è un delirio di onnipotenza, per molti aspetti simile a quello determinato dalla cocaina. Quando l’effetto della droga sparisce, la persona si sente abulica, depressa, con stati d’animo ansiosi. Come abbiamo detto prima, queste droghe danneggiano la mente. In che modo la danneggiano? Per comprenderlo, diamo uno sguardo alla mente e a cosa fa quando è sotto l’influenza della droga. Di che cosa è composta la mente? Per prima cosa chiudi gli occhi e pensa a un gatto per pochi secondi. Hai avuto l’immagine di un gatto? Era un gatto che avevi visto? In larga misura la mente è composta di ciò che chiameremo “rappresentazione tramite immagini mentali”. Una rappresentazione tramite immagini mentali è una copia registrata dell’universo fisico, man mano che il tempo scorre. Una rappresentazione tramite immagini mentali può anche essere creata dall’individuo stesso e non essere una copia del mondo reale. Rappresentazione tramite immagini mentali creata dall’individuo. Una persona registra tutto quello che percepisce. Lo registra sotto forma di rappresentazione tramite immagini mentali. La registrazione consecutiva delle rappresentazioni tramite immagini mentali che si accumulano nel corso della vita di una persona, è chiamata “traccia del tempo”. Tutti noi abbiamo una traccia del tempo. Qualsiasi cosa un individuo abbia percepito, è registrata su questa traccia del tempo, dall’inizio alla fine. Una persona forma la traccia del tempo man mano che il tempo scorre. Lo fa al di sotto del suo livello di consapevolezza, vale a dire che non è sotto il suo controllo o coscienza. 24 ore al giorno, per tutta la durata della vita, una persona registra: lo fa quando dorme, da sveglio, quando soffre, nei momenti di felicità o di tristezza. Le immagini sono solitamente registrate con tutte le percezioni, vale a dire non soltanto un’impressione visiva, ma anche una registrazione dei suoni, degli odori, di qualsiasi sapore, delle sensazioni, della consapevolezza, della posizione del corpo, ecc. L’abilità di portare a livello cosciente, parzialmente o totalmente, queste memorie o rappresentazioni tramite immagini mentali con piene percezioni, varia da individuo, ma ogni persona registra gli avvenimenti con tutti questi dettagli. Puoi verificarlo tu stesso: ricorda cosa hai mangiato a colazione o a cena. riesci a vedere un’immagine di ciò che hai mangiato? l’odore? riesci a sentire i suoni che c’erano intorno a te? Può darsi che tu ne abbia un’immagine estremamente chiara, oppure soltanto una vaga impressione. Come la droga danneggia la mente Queste caratteristiche della mente regolano strettamente l’attività psichica e fisica dell’individuo. Quando l’organismo di una persona è minacciato dalla droga assunta, quella persona reagisce creando mentalmente, in maniera ossessiva esperienze dolorose o spiacevoli o una combinazione di immaginazione e realtà. In certi casi, il processo può essere così forte che per lui questo diventa più reale (e sicuro) del tempo presente. Perciò, quando è minacciata, una persona va fuori dal tempo presente e quindi la sua traccia del tempo non è formata completamente da avvenimenti del tempo presente, ma diventa un misto di avvenimenti passati, immaginazione e avvenimenti del tempo presente. Pertanto, pur essendo apparentemente in una stanza con voi mentre state facendo le stesse cose, in realtà quella persona è lì solo parzialmente perché, in parte, è in qualche avvenimento del passato. Sembra essere lì, ma quel che sta accadendo secondo voi che osservate razionalmente, non è ciò che sta accadendo secondo quella persona? Quindi non comprende ciò che un altro dice, ma cerca di adattarlo alla sua realtà composita; e per adattarlo, deve necessariamente alterarlo. Per meglio comprendere la situazione, si potrebbe usare, come esempio, una persona che sta aiutando un’altra persona a fare un certo lavoro. Questa potrebbe essere convinta di aiutare a riparare il pavimento, quando in verità sta solo ostacolando l’operazione in corso che in realtà consiste nel pulire il pavimento. Così quando lui “aiuta qualcuno” a pulire il pavimento, non introduce altro che caos in quella attività. Finché lui sta riparando il pavimento, una richiesta di “passami la scopa” verrà da lui interpretata come “passami il martello”, ed il manico della scopa essendo più lungo del manico di quel martello immaginario rovescerà il secchio. Ci sono un’infinità di tipi di reazione alla droga, ciò che rimane costante è che il consumatore di droghe non sta vivendo nella stessa sequenza di eventi che stanno vivendo gli altri. Questo fenomeno può essere di lieve entità, laddove la persona viene vista fare errori occasionali. Ma può essere tanto grave, quanto la follia è totale, da vedere gli avvenimenti completamente differenti da quelli visti da qualsiasi altra persona e trovarsi ad uno qualsiasi dei livelli fra questi due estremi. Non si può dire che non sappia completamente cosa stia succedendo. Il fatto è che percepisce lo svolgersi di qualcosa differente da ciò che si sta svolgendo, al posto dell’effettiva sequenza di fatti che accadono nel tempo presente. In tal modo, a lui sembra che gli altri siano stupidi, che non ragionino o che siano matti, visto che con le loro azioni e con i loro ordini mostrano di non andare d’accordo con quello che lui chiaramente “vede” accadere. Quindi per lui “loro” non sono normali. Si potrebbe fare l’esempio di un gruppo di persone che sta facendo un trasloco. Per tutti, loro stanno semplicemente spostando dei mobili eccetto che per uno. Lui, invece, si vede impegnato a “muovere delle forme geometriche all’interno di una nuvola”. In questo modo, questo tizio “fa errori”, “altera le cose”, “non può eseguire le istruzioni” Dato che le persone del gruppo non vedono che cosa succede in lui e vedono solo una persona come loro, non possono spiegarsi perché “fa una tale confusione”. Chi fa uso di droghe è quindi in parte o completamente su una traccia del tempo evidentemente dagli eventi del tempo presente. Quali sono i sintomi di chi usa droghe? Una persona che fa uso di droga ha dei periodi di vuoto mentale. Ha delle allucinazioni che lo portano via dal tempo presente. In questo modo un consumatore di droga che si trova in una posizione di responsabilità può avere un vuoto mentale, non capire una situazione pericolosa e non risolverla perché è “altrove”. Dare un ordine a una persona che fa uso di droga può essere poco piacevole, perché potrebbe semplicemente starsene lì e continuare a fissarvi. Poiché chi si droga non sta percependo, almeno in una certa misura, gli stessi eventi che gli altri attorno a lei percepiscono, commette errori o si comporta in modo evidentemente illogico. Mentre fa qualcosa, può entrare in uno dei suoi momenti di vuoto mentale, pensare d’essere altrove e tutto ad un tratto, fermarsi. Una persona che ha assunto droga abitualmente e per molto tempo, può sembrare “sotto narcosi” (insensibile). Un consumatore abituale di droga o chi ha preso droga può avere amnesie, essere insensibile, stupido e senza emozioni. Una persona che ha usato droghe allucinogene (LSD, PEYOTE,ecc.) è dissociata; il che vuol dire che è separata da qualsiasi cosa stia facendo: qualunque cosa accada non ha nulla a che fare con lei. Non si sente responsabile delle proprie azioni o di qualsiasi altra cosa. Non le importa niente, o molto poco delle conseguenze. Può essere perfida o irrazionalmente crudele. Le sue emozioni sono occluse, in maggior o minor misura. Queste condizioni possono perdurare anche molto tempo dopo avere assunto droghe. *** Come accorgersi di una persona che comincia a fare uso di droghe Quando una persona comincia a fare uso di droga, solitamente tiene un comportamento che non dà adito a preoccupazioni nelle persone che gli sono vicine e che gli vogliono bene. Durante le prime settimane, lui è convinto che sia solo un’esperienza e che smetterà subito. Man mano che la dipendenza comincia a fare parte della sua vita, la persona inizia ad avere sbalzi d’umore e/o di comunicazione molto ben individuabili, in quanto non dà più importanza alla sua immagine, comincia ad avere lo sguardo perso, qualsiasi cosa succede o gli venga chiesta, non è importante per lui e comincia a tenere un atteggiamento di antagonismo nei confronti delle persone a lui care. Deve difendersi, per non “farsi scoprire”. La persona che comincia a fare uso di droghe, sa che è sbagliato quello che sta facendo e non vuole che si venga a sapere. Per mantenere questo segreto, comincia a chiudersi sempre più in se stesso. Il suo mondo comincia a riempirsi di bugie: “l’unica maniera” per far sì che nessuno sappia quello che sta accadendo nella sua esistenza. Comincia, quindi, ad abbandonare gli amici di sempre, prova sempre meno interesse nelle cose che ha sempre fatto e, pian piano, sarà sempre meno presente nell’ambito familiare: le scuse possono essere tante: “sono stanco”; “dite sempre le solite cose che non mi interessano”; “sto attraversando un periodo in cui ho bisogno di stare solo”; “ho litigato con la mia ragazza”. Se la persona frequenta la scuola, la sua applicazione verso lo studio diminuisce, comincia a marinare le lezioni, il profitto diventa scarso. I sintomi fisici di chi fa uso di droghe si manifestano in tanti modi. Nella persona che fa uso di hascisc o marijuana, gli occhi sono arrossati e lucidi; ha sempre un sorriso “ebete” sulle labbra, è assente nei discorsi. Prova un immenso piacere per i dolci mentre l’appetito è scarso. Sarà molto isolato, immerso nei suoi “viaggi”. Una persona che fa uso di eroina, metadone, morfina, ha le pupille “a spillo”, con gli occhi molto lucidi. Una caratteristica di queste droghe è che la persona si gratta continuamente in varie parti del corpo. Tende ad addormentarsi ogniqualvolta si trova a leggere, a guardare la televisione o semplicemente quando non sta facendo niente. Perde l’appetito e beve molti liquidi. Un altro sintomo, specialmente all’inizio della dipendenza di questa droga, è il vomito. Chi fa uso di eroina e morfina dimagrisce a vista d’occhio. Questo è dovuto principalmente alla droga che sta assumendo per la mancanza d’appetito che provoca. La persona che usa metadone, in molti casi tenderà a gonfiarsi: questa è una caratteristica della droga chimica. La persona si gonfia, non ingrassa. Una persona che fa uso di cocaina o di amfetamina ha sbalzi d’umore molto veloci. Può passare da uno stato di iperattività e di euforia ad uno stato di abulia, in maniera così veloce da lasciare attonita la persona vicina a lui. I suoi occhi sono lucidi, e quasi spirati. Parla in continuazione, come se stesse masticando anche se non ha nulla in bocca. I consumatori di queste droghe, solitamente smettono di mangiare regolarmente; piluccano solo pochi cibi e non dormono la notte, salvo cadere in un sonno profondo dopo alcune notti passate insonni. Solitamente questo succede quando arriva il “down” (nel gergo del tossicodipendente, questo è il momento in cui la droga smette il proprio effetto sulla persona; la persona ha un abbassamento fisico e psichico, dovuto all’effetto che la droga ha provocato su di lei). La persona dimagrisce a vista d’occhio. Questo è dovuto principalmente alla droga assunta ed alla mancanza d’appetito che questa provoca. Le persone che fanno uso di allucinogeni, solitamente fanno il “viaggio” in ambienti dove nessuno li può vedere. Questo perché solitamente il “viaggio”, porta la persona fuori dal tempo presente, in una dimensione che non è quella attuale, fatta di colori, suoni e movimenti indotti dalla droga assunta. Una persona in questo stato, difficilmente percepisce quanto avviene attorno per cui non riuscirebbe a fare un discorso sensato con una persona normale. Le persone che fanno uso di queste droghe, tendono comunque a chiudersi molto in se stesse: la loro comunicazione s’interrompe, non trovano più niente d’interessante in ciò che li circonda, tendono a stare isolate o con altre persone che fanno uso dello stesso tipo di droga. Hanno uno sguardo perso nel nulla. Perché una persona si droga? La droga viene considerata “preziosa”, dalle persone che ne fanno uso, nella misura in cui produce alcuni “effetti desiderabili”. I consumatori di droga sono di solito turbati da qualche cosa che li ha spinti verso la droga. Si è sentito parecchie volte dire che il motivo per cui una persona ha iniziato a fare uso di droghe è perché queste sono “buone” o “mi piace lo sballo che mi danno”. Il motivo vero per cui una persona comincia a fare uso di droghe è sempre perché la persona è scesa così tanto di condizione o non è stata capace o non ha voluto risolvere problemi o situazioni che le si erano presentate, da “cercare rifugio” nella droga, alla fine, per sfuggire la realtà che non stava più vivendo bene! Un individuo che abitualmente usa droga, la assume a causa di dolori, sensazioni o emozioni indesiderate. Costui vede la droga come una cura per sensazioni indesiderate. Per capire perché una persona usa droga, adesso, è necessario capire cosa non andava prima di usarla. Una droga può essere presa per farsi portare fuori da un insopportabile tempo presente o completamente fuori dal livello di coscienza. Se una persona sta usando droga per sfuggire a un dolore o a un disagio di natura psicosomatica (“Psico” naturalmente si riferisce alla mente e “somatico” si riferisce al corpo; il termine significa, perciò, “la mente che fa ammalare il corpo”) causata, come abbiamo visto, dalle rappresentazioni tramite immagini mentali, quando l’effetto della droga comincia a svanire e ritorna la sua abilità di creare immagini mentali, i dolori si ripresentano in modo più pesante. Una delle risposte che una persona ha per questo è prendere più droga. La compulsione (cose che l’individuo si sente costretto a fare) deriva dal desiderio di liberarsi nuovamente dai dolori e dalle sensazioni indesiderate. La persona diventa sempre più “succube” e ha quindi bisogno di maggiori quantità di droga e di maggiore frequenza nell’uso. Come aiutare qualcuno che si droga Sappiamo per esperienza che diventa difficile per chiunque prestare aiuto a un individuo sotto effetto di droga o di alcool. Questa impossibilità di aiutare diventa drammatica, se non si ha a disposizione nessun mezzo d’intervento efficace. Abbiamo quindi l’esempio di genitori alle prese con i propri figli sconvolti dalla droga o casi di cittadini coinvolti in episodi spiacevoli e casuali. Questa situazione non insolita ha tuttavia delle soluzioni davvero pratiche. Una procedura facile per aiutare una persona a portare la sua attenzione lì dove si trova e su ciò che le accade attorno si chiama “Assistenza di localizzazione” ed è stata scoperta e sviluppata da L. Ron Hubbard. Localizzazione deriva dalla parola “localizzare”, che significa trovare dove qualcosa è situata: scoprirla. Assistenza significa: azione o procedura che aiuta qualcuno. Questo tipo di assistenza ha un particolare valore se pensiamo che riuscendo a riportare in tempo presente l’individuo, non solo sarà possibile comunicare con lui, ma lui stesso potrà aiutarsi efficacemente. Per dare un’assistenza di localizzazione, bisogna operare come segue: Dirigere l’attenzione della persona verso gli oggetti e le cose che si trovano nelle sue immediate vicinanze; un oggetto alla volta. Dire alla persona: “Guarda quel…” (nome dell’oggetto) e indicarglielo. Dopo che lo ha guardato, dagli un riconoscimento dicendogli: “Grazie” oppure“bene”. Questo tipo di comando del procedimento deve essere dato con voce ferma e decisa, con l’intento di guidare. A seconda dello stato di confusione della persona, sarà necessario ripetere più volte il comando, variando quanto più possibile l’oggetto. Ripetere semplicemente quanto sopra finché l’individuo non diventa consapevole di se stesso e dell’ambiente che lo circonda. Durante il procedimento, la persona che stai aiutando potrebbe dire qualcosa del tipo: “Quale oggetto?”. Non si deve prestare alcuna attenzione, non si deve dare alcuna risposta, ma solo limitarsi a ripetere il “comando”: “Guarda quel…(nome dell’oggetto)”, dare il riconoscimento: “Grazie” oppure “Bene” e, poi, continuare con il comando successivo. Un’assistenza di localizzazione non rimedia ai problemi di una persona, ma la fa sentire meglio e la aiuta a essere in comunicazione con l’ambiente del tempo presente, avendo in questo modo più controllo su di se. Con più esperienza e variando a piacimento gli oggetti, indicando le cose, i colori ed in particolare muri e soffitti dell’ambiente nel quale la persona si trova, la si aiuterà a localizzarsi, portandola sempre più in tempo presente, e a riacquistare il controllo su se stessa. ************************************************* Seconda parte Come si può difendere la famiglia dalla minaccia degli stupefacenti? Tralasciamo il mondo di L. Ron Hubbard, ed entriamo nei meandri delle mie idee; siano, esse, favorevoli o accidiose… Creo una storia; supponiamo che conosco una famiglia il cui figlio (mettiamo un nome fittizio di Luca) scappò da casa appena quindicenne. Ogni tanto si rifaceva vivo e, una volta, arrivò perfino a lavorare per un anno nella ditta dov’è impiegato suo padre. Luca aveva diciotto anni quando disse a sua madre che si drogava. Consigliai i coniugi a fissare un appuntamento con un medico che conoscevo, una brava persona disposta a tentare l’impossibile ma, per sua stessa ammissione, del tutto impreparata in materia di stupefacenti, e lui accettò di vederlo. I genitori di Luca li vedevo patire; e da quella immeritata sofferenza si “apriva” la strada della speranza per il figlio drogato. Luca, da allora è stato diverse volte in casa di cura, senza mai uscirne guarito. Per pagarsi le dosi si è messo a rubare, finendo spesso in prigione di Canton Mombello (nel cuore di Brescia) negli ultimi dieci anni. I genitori facevano tutto quello che sembrava potesse servire, come passargli i soldi dell’affitto quando era in difficoltà e permettergli di portare in casa, in momenti diversi, due ragazze con le quali conviveva, ma mai del denaro per acquistare le “porcherie”. Lui, però, continua a esserne schiavo. Mentre Luca viaggiava nella melma della droga, i suoi genitori imparavano a conoscere nozioni sulla “polverina bianca”; avevano deciso d’imparare tutto il possibile sull’argomento, nella speranza che la loro preparazione ed esperienza si rivelino utili anche per altri genitori. Vorrei cominciare col dire che un padre e una madre messi sull’avviso possono capire se il loro figlio si droga dalla presenza di certi sintomi e segni che elenco di seguito. Mutamento della personalità. Da calmo che era, il ragazzo può diventare aggressivo, o viceversa; mostrarsi apatico, smemorato e indifferente – specie per quanto riguarda i rapporti e la vita all’interno del nucleo familiare – mentre prima era attivo e affidabile; trascurare il proprio aspetto, al quale prima teneva nonostante l’abbigliamento informale; perdere colpi a scuola. Anche l’assenza dalle lezioni o dal posto di lavoro dovrebbe far squillare un campanello d’allarme. Soldi. Sono sempre un problema per il giovane drogato, che in genere assilla i genitori con continue richieste di denaro o addirittura saccheggia tasche, portafogli e borsette. Gli oggetti che possono essere facilmente impegnati – cellulari, cose preziose come ori, lettore Dvd, assegno bancario – spesso spariscono misteriosamente dalla casa. Amici. Insospettitevi se mostrano reticenza a dire come si chiamano o dove abitano. A volte usano solamente soprannomi e danno falsi indirizzi. Se telefonano, lo fanno in genere con tono furtivo, chiedono di parlare con un membro della famiglia ma non si presentano, non scambiano due chiacchiere, non lasciano messaggi se vostro figlio non c’è. Quando, invece, la telefonata la fa lui, vi accorgerete che parla a voce bassa per non far udire quello che afferma. Se poi possiede un cellulare, il ragazzo colloquia “facilmente” tra i parchi, i boschi… insomma, in un luogo sicuro e lontano da orecchie indiscrete. Sonno. Nei ragazzi drogati si verifica spesso un’inversione di ritmi e abitudini che li porta a dormire di giorno e a star svegli la notte. Risultato: ore piccole e incapacità di alzarsi presto al mattino. Cibo. Anche le abitudini alimentari cambiano quando c’è di mezzo la droga; in questo caso, occhio allo smodato desiderio di dolci e bevande zuccherate – sei o sette cucchiaini di zucchero in una tazza di tè o caffè – e alla fame da lupo che passa dopo pochi bocconi. Altri segni. Se vostro figlio è un eroinomane, difficilmente vedrete i segni lasciati dall’ago sulle sue braccia perché indosserà sempre camicie con le maniche lunghe. Un’improvvisa preferenza per questo capo d’abbigliamento dovrebbe quindi mettervi in sospetto (immaginatevi, in piena estate, girovagando con le maniche lunghe!). Altri segni rivelatori sono gli occhi iniettati di sangue e le pupille dilatate o a capocchia di spillo, di solito mimetizzati sotto un paio d’occhiali da sole. Chi, invece, inala vapori di solventi come quelli che si trovano nello smalto per le unghie, nella colla a essiccamento rapido e nella benzina o negli altri combustibili usati per gli accendini, è tradito dal naso sempre gocciolante, dagli occhi lacrimosi, dalla pelle infiammata intorno alla bocca e dalla difficoltà di pronunciare nitidamente le parole. Allarmatevi, cari genitori, se il pollice e l’indice di vostro figlio presentano “macchie” da fumo: con quelle dita, di solito, si tengono le sigarette di marijuana. I fumatori di tabacco usano, invece, l’indice e il medio. I giovani tengono i familiari all’oscuro. Nessuno dei sintomi sopra elencati è incriminante in modo assoluto, ma se ne osservate tanti nel medesimo tempo potete considerarli prove indiziarie di tossicodipendenza e avere con vostro figlio (ma anche figlia, ovviamente) un colloquio franco all’insegna della comprensione. Accade anche che, perfino quando i genitori sanno della situazione in cui versa il figlio, non ci sia nulla da fare, né da parte loro né da parte di nessuno altro, per costringerlo a cambiare strada. Chiunque abbia tentato di smettere di fumare sa che cosa sia la sindrome d’astinenza e dovrebbe comprendere la difficoltà di rinunciare all’uso di droghe più potenti come la morfina, l’eroina e i barbiturici. Ciononostante, bisogna sempre cercare di fornire tutto l’aiuto possibile. Scoprire che vostro figlio si droga potrebbe ingenerare in voi un senso di vergogna. Ignoratelo, e fatevi assistere da amici e parenti più intimi nell’opera di recupero. Organizzate un incontro col medico condotto, o con un sacerdote o ministro del culto amico di famiglia che sia ben ammirato dall’interessato. Vale anche con un insegnante, un consulente scolastico, un parente: che siano persone, però, simpatiche o ammirevoli. Ricordate: la tossicomania è espressione di gravi malesseri psicologici. Se si drogano anche gli amici di tuo figlio? Delicata questione, ma non ci sono dubbi che avete il dovere d’informare i genitori degli altri ragazzi, per la ragione che voi vi aspettereste la stessa cosa se foste al loro posto. Qualora vostro figlio abbia raggiunto lo stadio in cui non si può più fare a meno degli stupefacenti e ripudi di farsi curare, potete anche rivolgervi alla polizia. Fatevi coraggio! Costretto a fare i conti con la legge, il ragazzo accetterà facilmente (ma ciò non è detto), per quanto a denti stretti, di sottoporsi a una terapia. L’aut aut è che muoia soffocato dal suo stesso vomito in qualche angolino angusto della strada o stroncato da una dose eccessiva di droga illegale di purezza e qualità dubbie. Scoprite quali sostanze droganti vostro figlio abbia usato, con quale frequenza e per quanto tempo, e se lo fa soltanto per provare nuove sensazioni o se, invece, è un tossicodipendente incallito. Mancando, di solito, ai genitori la competenza necessaria, può essere opportuno farsi aiutare da un esperto dei centri di consulenza antidroga ai quali ci si può rivolgere per informazioni. Disponetevi ad ascoltare, con serenità, le ragioni di vostro figlio; non ergetevi a giudici. Se i figli sono più di uno, discutete con altri sul modo di aiutare il fratello o la sorella tossicodipendente. Peggio mostrarsi remissivi. Intervenite sui pericoli dell’uso ma senza creare favole orribili. La verità è saggia. Chi ha il figlio drogato all’ultimo stadio deve mettere in bilancio anni di cure perché la disintossicazione non esclude ricadute. Tenete a mente che ci si droga per reagire alle tensioni, alle esigenze e ai valori imposti dalla società. I nostri figli ricorrono agli stupefacenti per anestetizzare sia il corpo sia l’anima, per smussare ansie d’ogni tipo. Pensare che punire i tossici è stupido come il gesto dell’ubriaco che colpisce l’immagine di se stesso ebete e con gli occhi cisposi riflessa dallo specchio. Per aiutare i figli, con cuore, a uscire dal baratro della droga, molti di genitori devono cambiare stile di vita e ammettere che l’alcool e la nicotina sono droghe pericolose, anche se consentite dalla legge. È importante che sin dall’età più tenera i bimbi possano comunicare liberamente con i grandi, esprimere il loro punto di vista, prendere parte alle discussioni… I bei voti a scuola meritano una lode, ma non devono diventare un obbligo, ed è un madornale errore paragonare il profitto di un bambino con quello di un altro. Ogni bambino è unico. I genitori devono interessarsi di tutto ciò che i figli fanno e degli amici che frequentano. Per un adolescente legare con i coetanei è la cosa più naturale, e spesso l’influenza esercitata dai compagni è più potente di quella familiare. Se la droga è il lasciapassare per essere accettati dal gruppo di coetanei, l’adolescente o il giovane finirà quasi con l’adottarlo. Le donne tossicodipendenti, sposate o nubili, sono quasi sempre “iniziate” dall’uomo col quale vivono. Uno dei miti che circolano fra i drogati è che la vita in comune, con l’equa ripartizione di averi, droga, cibo e alloggio, contribuisca a creare una società bella, una famiglia eccellente; ma i drogati possono essere disponibili soltanto sul piano materiale, non su quello umano. L’isolamento, la solitudine e l’alienazione del drogato falsano l’autenticità dei rapporti perfino tra madre e figlio. Una volta schiavi del vizio, non si va alla ricerca della propria identità, ma della prossima dose. Soltanto un ambiente familiare dove regnino affetto e disciplina potrà dare ai ragazzi la forza di ripudiare il viaggio senza ritorno lungo la strada della droga. Spazio dedicato alla gioventù Impotenza e droghe Italiani sempre meno fertili? Così, specialmente nelle “colpite” nostre e-mail, arrivano proposte per far tirare “l’arsenale amatorio” flaccido! A ben osservare e/o gustare le riviste pornografiche o film erotici, gli attori lo hanno ben lungo: dai diciotto ai ventidue centimetri (una media); qualcuno dirà: “Per forza, quelli non si drogano!” Sporco mondo la droga! Allora, che cosa è che fa il “pisello” umano una sorta di “molle come una panna montata?” Colpa delle pillole del sabato sera? Eccitanti, stimolanti, uniti ad alcolici, lasciano strascichi irreparabili sulla potenza sessuale e sulla fertilità dei giovani. Gnari, desediv! (Ragazzi, svegliatevi!) Smettetela di rovinarvi! Se le descrizioni sopra menzionate appaiono così civile è perché esse sono dedicate alle persone che vogliono combattere le droghe e a quello che aiutano a consigliare altri per prevenirne all’uso. Sapete a che cosa servono quel cazzo delle pillole che usate il sabato sera? Denatalità, ridotta fertilità e ridotta attività sessuale! Imberbi: lasciate perdere tutto, altrimenti che Satana (io lo imploro) vi porti con sé all’inferno a farvi marcire l’anima e succhiare il cazzo vostro fino al completo scioglimento! Ho visto molti soggetti in cura per questo problema. I giovani di oggi, quelli delle discoteche, ribadisco ancora, hanno un rischio di ridotta fertilità e di impotenza sessuale. L’uso di sostanze eccitanti, in particolare della cocaina la cui azione è ben studiata, si paga con l’infertilità e l’impotenza. Voi, ragazzi, un domani vi volete sposare… poi, a vostra moglie direte: “Voglio un figlio!”, che cosa succederà se avete usato, da giovani, le porcate stupefacenti di merda? Non avrete figlio perché già siete sterili oppure lo potete, sì, averlo ma… mongoloide! Cazzi vostri, sbruffoni! Noia, discoteca ed ecstasy. Tra i libri di scuola potrebbero esserci infinite pasticche: la chiave per il paradiso artificiale. Mica, per caso, avete lo zaino scolastico sporco di quella robaccia? Ma ci sono… ci sono… ci sono… ci sono… quei mascalzoni che spacciano nell’aula scolastica! Episodi del genere succedono. Come iniziano? I genitori sono, in primo piano, i protagonisti dell’inizio avventura; basta che si preoccupino per l’aspetto un po’ rintronato (o meglio, da babbeo scimunito) dei figli durante il fine settimana. L’emozione del proibito, il richiamo di questo tipo di droga, il prezzo stracciato, erano una “chiamata” irresistibile per una marea di ragazzi che si dava appuntamento fisso in un luogo loro conosciuto (una via, un locale pub, ecc.). Quanti studenti al sabato, riposti zaini e libri di testo, arrotondavano bene, assieme la paghetta familiare discreta, con la vendita dell’ecstasy! Ce ne sono… ma tanti! Disgraziati satanici! Magari qualche studente modello avrà sotto il letto della nonna mille pasticche di ecstasy da vendere! Oppure, mille euro nascosti tra la libreria di casa, frutto dell’incasso personale… Passeggiavo, una bella mattina estiva, nel centro storico della mia città quando m’imbattevo con un ragazzo dagli occhi gonfi, sguardo stralunato; capivo in lui un caso di nausea e di un disturbo fisico. Si era, poi, rifugiato in una cabina telefonica; si era sdraiato. Nessuno poteva permettersi una telefonata. Mi ero fermato, in sosta, per venticinque minuti: indagavo il comportamento della gente: chi entrava in cabina, se ne andava esterrefatto e schifato! Chi camminava rasente la cabina, scrutava nell’interno e dondolava il capo in segno di diniego e di disapprovazione. Ma dove si è fatto quel disgraziato? Mentre lui era lì a marcire, i suoi genitori pregavo il Signore per la protezione del figlio? Facilmente… Sicuramente… Ritorniamo all’ecstasy. Conoscevo un certo Paolo (il nome è fittizio; qui lo adopero per raccontare il ruolo dell’anonimo ragazzo); ho citato “conoscevo” non perché è deceduto, ma bensì sta in galera. Paolo è un ventenne incensurato; un falegname che aiutava il padre nella piccola bottega artigiana. Sotto il soffitto aveva nascosto settecento pasticche di ecstasy. I poliziotti ci hanno messo un amen a trovarle; lo hanno arrestato perché più volte filmato mentre spacciava. Età media dei clienti: diciotto anni. A dare l’allarme erano stati i genitori di diversi studenti. Gli adulti osservavano lo strano comportamento dei figli; era bastato poco, per tutti, all’unisono, per capire che non si trattava di semplice strapazzo per le notti passate in discoteca al ritmo della “house music”. La droga dei tiratardi viaggi a fiumi nelle discoteche… e, più di un genitore, ha esposto i propri sospetti agli agenti del commissariato. Un rapido controllo è bastato ai poliziotti per capire che non si trattava di semplici fantasie di genitori preoccupati per i figli. La droga c’era; un mare di “polverina bianca”. Una speciale squadra investigativa si è messa subito all’opera. Per settimane, Paolo è stato “miseramente” filmato e pedinato. Così come gran parte dei loro clienti. Il sospetto più che mai concreto era che dietro le mosse di Paolo ci sia un personaggio di spicco dello spaccio. Il porco era un pregiudicato che cedeva materialmente la droga a Paolo, incaricato di custodire e vendere pasticche al momento richiesto. Paolo aveva una percentuale del 10% su ogni pastiglia venduta. La segnalazione di padri e madri riguardava non solo l’aspetto poco “fresco” dei rispettivi pargoli, ma anche i luoghi frequentati durante il sabato sera; e proprio nelle discoteche l’ecstasy girava di mano in mano con una facilità estrema. Euforia, una sensazione di benessere, un aiuto a tirare tardi sino al mattino, quando sulla pista da ballo restavano solamente i patiti della musica ad alto volume. L’ecstasy è una droga in, l’”indispensabile” corredo per i figli degli yuppie degli anni Ottanta; e questa sostanza, ottenuta sinteticamente, ha preso il posto, nel cuore e nel cervello dei giovani, della cocaina. Paolo praticava la vendita al minuto; aveva messo in secondo piano l’impegno di lavoro per gettarsi a capofitto nel business dello spaccio. Un richiamo irresistibile per il denaro. Caro Paolo, la galera è casa tua: buona permanenza, nonostante sapendo che mamma e papà piangono disperati. Paolo in galera: dimentichiamolo; discutiamone di come i ragazzini la comperano per 25/40 euro fuori dalla discoteca e per 6/7 ore il “viaggio” è assicurato. L’ecstasy assicura il crollo di qualsiasi inibizione; infatti, i consumatori la chiamano “pillola dell’amore”, anche se gli esperti la siglano “Md-ma” che sta per Metilendiossimetilanfetamina. Ragazzi, bambocci, imberbi, ignorantucci… chiunque voi siate; fate lavorare bene la zucca sul vostro collo e ricordatevi che l’ecstasy ha un’azione neurotossica diretta su alcune cellule neuronali del Sistema nervoso centrale… l’ecstasy, in pratica, brucia i terminali di alcuni neuroni, quelli che hanno come mediatore chimico la Dopamina e la Serotonina. Sono i mediatori chimici che consentono alle terminazioni di trasmettere gli impulsi nervosi. Qualcuno potrebbe ammettere: “Che me ne frega! A me non succederà trovarmi rimbambito!”. A questo punto, crepa pure, somaro pezzente, essere irrazionale! L’ecstasy “isola” le cellule, non le fa più comunicare tra di loro e il rischio di lesioni cerebrali irreversibili è una mannaia sulla testa dei giovani incoscienti; tale pasticca del cazzo non dà assuefazione e dipendenza fisica, Chi sono già deficienti di ecstasy hanno la cosiddetta forma di rimbalzo e, quando finisce l’effetto inibitorio ed eccitante, si hanno fenomeni depressivi e di abbattimento che possono portare a gravi psicosi, per questi si hanno bisogno di altre pastiglie in un cerchio senza termine. Ci sono dei ragazzi, all’insaputa dei genitori, che per una pasticca di ecstasy, percorrono centinaia di chilometri; sono i ragazzi del Triveneto. Sul litorale tra Isola e Capodistria (ex Jugoslavia martoriata) i ragazzi della disc music vengono chiamati “i pendolari dello sballo”: ogni sabato sera varcano il confine di Triste per sballarsi. Con loro, anche ragazzi della vicina Austria. Nella terra che ancora puzza del maresciallo Tito, l’ecstasy costa meno e nessuno controlla perché la polizia istriana si gratta i coglioni o la legge non consente essa al controllo. L’, dopo la mezzanotte arrivano i pusher che offrono l’ecstasy, confezionate nei laboratori clandestini dei Paesi dell’Est. Qualità incerta; pericolosità raccomandata! I ragazzi italiani le acquistano per meno di 10 euro l’una. C’è chi le acquista per portarle a casa e venderle a sua volta riuscendo in un affare che frutta anche tre/quattromila euro se si riesce a farla franca lungo il tragitto Italia-Slovenia. Accanto ai pendolari dell’ecstasy ci sono anche eroinomani che da Trieste vengono lungo la terra dell’Istria, acquistano l’eroina, si “fanno” e, poi, tornano in Italia; un modo per eludere i controlli delle forze dell’ordine e trovare “roba” a buon mercato; anche in questo caso si tratta di droga confezionata con materie scadenti, tagliata chissà con quali sostanze e ritenuta ad alto rischio per la salute. La polizia slava manda per strada, ogni sabato sera, decine di pattuglie: controlli a tappeto, ma scarso risultato. Più astuti i tossici e i pollastri dell’ecstasy anziché la dissestata polizia slovena. Dalle terribili ecstasy passiamo alla creazione di bevande di taurina. La bevanda in questione è denominata “Canna Pull” contenente taurina; è usata dai giovani somari per “tirare tardi la notte” e vincere la stanchezza. Per la presenza della taurina, è caso di dire che la bibita rientra nella categoria degli integratori alimentari… ma è sempre una pericolosa bevanda! Evitatela se un figlio di puttana ve la offre! Blue ice Invento un personaggio. Lo chiamerò Albino; lo creo come un ragazzo dai capelli lunghi. Con un gruppetto sostava fuori da una discoteca di *** che fa sospirare l’ingresso anche l’alba. C’ero anche io, una mattina al “Mignon Club”; camminavo per il mio consueto ammirar dell’alba marina. Quella mattina, notavo Albino con una folla al cancello, che s’innervosiva; il ragazzo cercava l’ultimo divertimento prima di finire la nottata col cappuccino. Albino sapeva che lì la caccia era aperta ai diamantini, i cristalli, i blue ice. Non si trattava di preziosi, ma delle droghe dall’aspetto lussuoso di un gioiello: sono metamfetamine, ossia i derivati chimici delle amfetamine, allucinogeni ed eccitanti di vario tipo di cui il più pericoloso era il cosiddetto blue ice. I trafficanti sapevano come smerciare simile robaccia, grazie alla confusione negli organi di polizia, della noia giovanile e della tensione per le stragi stradali. Chi sono i cristalli blue ice? Quale loro effetto? “Nativi” degli Usa e approdati in Italia negli anni tra il 1994-1995 nei litorali adriatici dove il crack non sarebbe più apprezzato e l’ecstasy sarebbe una noia. L’effetto dei blue ice sono per “riscaldare” le notti; ne decantavano gli strabilianti effetti eccitanti, simili a quelli del crack, che durano dalle 8 alle 24 ore: esaltazione, euforia, prolungata attività sessuale. È un derivato di metanfetamina, lavorata in modo da potenziarne ulteriormente i già letali effetti. L’aspetto è quello chiaro e brillante di un cristallo, di dimensione variabile. Solitamente non ha colore né odore, ma certi esemplari presentano qualche odore, dovuto all’impurità dei componenti. Si ottiene lavorando una metamfetamina più o meno come si fa in casa quando si prepara il caramello: si dissolve la metamfetamina che ha l’aspetto zuccherino in una soluzione di efedrina, una sostanza di derivazione vegetale che ha proprietà broncodilatatorie. Si scalda e si versa il composto su una superficie a raffreddare. Velocemente si ottiene una lastra cristallina delle più svariate dimensioni; si riduce, poi, la lastra in frantumi. Il ghiaccio blu è così pronto per essere fumato con la pipa di vetro (menzionata più avanti nella lettura), o per essere introdotto in una sigaretta. Grazie all’idrogenazione con efedrina, può raggiungere il cervello in 7 secondi, attraverso il mezzo rapido, i polmoni. Nella pipa resta un residuo biancastro. Dove è stato creato il blue ice? In Corea, nel 1984. All’inizio erano solo i coreani a conoscere il miglior processo produttivo (per idrogenazione dell’efedrina) e a controllarne l’export verso gli Usa attraverso la California e le Hawaii… A controllare il mercato sono alcune organizzazioni criminose coreane e giapponesi, compresa la potente e temibileYakuza. Dunque, Albino ne era a conoscenza che il “Mignon Club” era mecca del culto grunge per ragazzi europei ed importante mercato di riferimento. Il “Mignon Club”, dunque, punto di riferimento? L’unico locale adriatico dove arrivava in bustine kit un corredo di pipa di vetro (la pipa per il blue ice fatta di un lungo bocchino che termina in una pancia dotata di un piccolo foro d’apertura, nel quale inserire il cristallo di metanfetamina) e cinque cristalli… Albino era lì per l’acquisto. Albino è un cretino; sa perfettamente che i sintomi causati dal blue ice sono identici a quelli prodotti dalle altre amfetamine, ma infinitamente molto più potenti: nervosismo, agitazione, insonnia, perdita di appetito, confusione, paranoia, difficoltà di respirazione, forte tendenza alla violenza e al sesso. Albino, razza d’idiota, cerca di capire che ti potrebbero procurare allucinazioni diverse ed effetti devastanti sul corpo umano: stimolanti del sistema nervoso centrale, ne accelerano l’attività in maniera vorticosa. Albino, vorresti subire dei terribili effetti collaterali come sbalzi di pressione che portano aritmia e arresto cardiaco, ansia, anoressia, lunghe crisi di depressione e stanchezza, allucinazioni, insonnia, esplosioni di rabbia e di schizofrenia, non di rado la morte? Vorresti ciò, caro Albino? Il “Mignon Club” apre l’uscita secondaria per i ballerini della notte; ma quelle ante resteranno aperte a lungo perché gente come Albino potesse entrare per l’acquisto del kit “micidiale”. Albino entra… Acquista… Ne esce contento… Sorride… Cerca un luogo appartato, lontano da occhi “guardoni”… Lavora sulla pipa… Se la gode… In tarda serata, le crisi di astinenza gli sopraggiungono, accompagnate da sbalzi di febbre, brividi e pupille contratte. Albino resta lì, immobile, su un piccolo fazzoletto di terra; nessuno lo intravede. La mattina dopo. Freddo il suo corpo. Cadavere bianco! Il tema della città Ogni città italiana ha il suo tema: segni e buchi. Le categorie a rischio non sono più nettamente definite. I confini svaniscono, abbracciano un numero maggiore di persone di diversa estrazione sociale, di esperienze a volte contrastanti. In ballo gli stimati professionisti che sono passati dallo spinello a qualcosa di più. Chi evidenzia la netta diminuzione d’età di coloro che assumono, per sballare, qualunque cosa capiti a tiro. C’è il costo insostenibile. C’è la differenza di procurarsela, contro l’estrema facilità di trovare alcool e sonniferi. C’è anche il timore di rovinarsi, di buttarsi via. Bucarsi è un rito collettivo; un rito che ha perso molto del proprio significato. Adesso per lo più si sniffa. Niente segni sul braccio, niente identificazione. Poi, è moda: la cocaina la prende la gente di spettacolo, la gente “bene”. E per imitazione la gente “male”. In una qualunque città italiana si vende più droga, ma sono infinite le persone che la prendono; è una diffusione subdola, capillare. Una massa d’ignoranti! L’eroina, in ogni città, è ancora una presenza massiccia. Chi arriva in comunità oggi, è ancora l’eroinomane. Rave party Col nuovo Millennio c’è il boom dei rave party: una cagata mondiale che dalle Alpi agli Appennini è tutto un fiorire di kermesse “estreme” per deficienti, truccati di pagliacci, che non sapranno mai costruire demograficamente, razionalmente e politicamente l’Italia. Rave party: raduno illegale spesso alle periferie delle città in aree adatte all’accoglienza di diverse migliaia di giovani (anche da tutta Europa). Nascono in Inghilterra alla fine degli anni 80. In Italia, il primo fu nel 1990. La musica è techno: da ballo. Raver: così è definito chi partecipa a un “rave” dove spesso fa uso di droghe sintetiche, specialmente la maledetta ecstasy. Rave: si chiama così e ha antenati che si perdono nella notte degli anni 90: in Italia, il rave per eccellenza è la bergamasca “Festa della Luna”, in Alta Val di Scalve (un “disastroso” avvenimento in questo luogo lo citeremo più avanti); altri rave in ogni dove d’Italia: piccoli raduni per polli e oche umani, che solitamente puntano a fumare pericolosi funghetti con cappella rossa e i pois bianchi che li hanno portati dritti in ospedale, anziché nel paradiso delle visioni. Luciano (nome inventato per una brevissima storia vera) viaggia per la volta della regione abruzzese. La polizia lo ha bloccato sulla statale. Nel suo furgone portava strumenti musicali, hashish e pasticche, in vista del rave (siamo nell’agosto 2002) nel bosco di Guardiaregia, nel Molise più profondo. Alla fine, Luciano ha fatto il suo personale after hour in cella a Campobasso! Veniamo alla “Festa della Luna” in quel di Pian di Vione (Alta Val Scalve). Mi sfugge l’anno, ma ci fu stato un ragazzo morto per una dose di stupefacenti. Era un giovane veronese ventisettenne, il “crepato”, visto morente da molti dei ventimila cretini e figli di puttane che neppure lo soccorsero o chiamarono gli assistenti umanitari presenti in qualche angolo! Della sua morte l’ipotesi più accreditata, comunque, è un collasso provocato dall’eccesso di droghe unito al caldo torrido: un cocktail mortale. Poveri genitori di questo ragazzo! Lo staranno ancora piangendo oppure… “Meglio così, che un figlio drogato tra i coglioni!” La “Festa della Luna” è una specie di piccola Woodstock nostrana, dove molti insensati pivelli consumano ogni genere di droghe leggere. Un festino da figli dei fiori che tanto ricorda i raduni di giovani americani o inglesi degli anni Settanta, dallo spirito pacifico e liberista all’insegna di sesso, droga e rock and roll (altra cagata del secolo passato). Chi sono e che tipi questi giovani amanti dei rave party? Sono dei punk, hippies e beatnik… Ragazzi che, però, hanno la grazia di essere osservati da squadre della Protezione Civile e Croce Rossa per il necessario soccorso ai bisognosi colti da collasso in seguito all’uso di droghe. Sempre nell’Alta Bergamasca, in località chiamata Colere, invece, accadde qualcosa che sa di comicità che di dramma. Anche qui, mi sfugge l’anno. Il rave party di quel giorno ha permesso che l’odore degli spinelli discendesse la valle; l’aroma si appiccica ai vestiti e brucia gli occhi ancora prima di arrivare a Colere, tranquillo paese. Quell’olezzo che avvolge e sconvolge il placido paesino è la “stella cometa” del popolo degli “sballoni”. Quell’anno, l’unica cosa che mancava era la musica. In principio la festa era rallegrata da piccoli e insignificanti complessi; poi, due – tre chitarre da strimpellare noiosamente e i borghi da percuotere senza sosta per scandire il passare del tempo. Di giorno, ma soprattutto di notte quando, dopo il calar del sole, si scatenano. La tribù dei fricchettoni (che ha auto scassate da far ridere) ha formato un villaggio di piccole tende indiane variopinte; di questi fricchettoni, molti sono capelloni dagli occhi rossi (mica perché questi pirla li hanno per la fatica!). Si spostano barcollando come pezzi di ubriachi, alcuni maneggiano grossi cilum, altri restano sdraiati e, di tanto in tanto, si ridestano dal torpore per dare un’altra profonda boccata. La tribù snaturata degli sballoni del cazzo, quel giorno a Colere, è accampata vicino alla falda acquifera che serve il paesino; e, proprio questo bacino d’acqua pura assorbe i liquami sparsi da questi fetidi ragazzotti. Gli abitanti, ovviamente, protestano! Anche il parroco che, per evitare di ritrovarsi la Chiesa sottosopra, il luogo sacro è stato chiuso sprangato rifiutandosi dire messa! Altro che don Camillo, costui! Perché la Chiesa è stata chiusa? Risposta dalla voce del parroco, don Ampelio Fenili: “Entravano e usavano l’acqua santa per le siringhe, tagliuzzavano le tovagliette. Hanno, addirittura, fatto a pezzi un crocefisso del Fantoni di inestimabile valore. Sono peggio degli Ostrogoti. Non potevo celebrare la messa perché il suono dei loro tamburi copriva le preghiere dei fedeli.” Dunque, come vedete, il paese Colere ha avuto la sua umiliazione! Un’altra mega festa a base di droga e decibel si svolge, annualmente, a Grotte di Castro (Viterbo), sulle rive del lago di Bolsena. I più sfortunati lasciano pelle e anima e… pianto dei genitori.Tir colorati e grosse motociclette di giovani da tutta Europa! E quell’angolo dell’incantevole lago si forma la città dei ravers che si affastella su poche centinaia di metri quadrati di spiaggia. La spiaggia è l’orgoglio del Comune; dopo la festa, il Comune piange perché essa è un tappeto di siringhe. Sindaco… sindaco… sindaco! Permetti a questi pidocchiosi di fare del tuo Comune il luogo della musica da 100mila decibel? Gradasso impotente, ma grattati i coglioni! Prima la festa programmata da tempo, poi il risveglio tardivo di un deputato e di un senatore (rispettivamente, Giuseppe Fioroni (Pp) e Michele Bonatesta (An) ) per discutere a questa invasione della spiaggia di Grotte, presentando interrogazioni al ministro dell’Interno. Capito loro? Prima il morto, poi le richieste… Proprio la classica tradizione italiana! I raver, che ogni anno fanno dei grandi raduni a base di droga in Europa, nella zona di “turno” in una terra chiamata Italia (sic!) scelgono campi da usare come “wc” da trasformarli in giganteschi letamai. Minorenni cocainomani Mamma e papà, un giorno, scoprono di avere il figlio tossicodipendente. Essi iniziano a dolersi; chiamano, quasi con timore, per chiedere aiuto o conforto. Già, i genitori. Professionisti, impiegati, operai, casalinghe. Per loro uno choc grave. Però attenzione: quella mamma e papà non sono in condizioni economiche precarie. Basta capire la dichiarazione di don Mazzi, della comunità Exodus: “Per i genitori è uno choc grave. Questi che noi trattiamo, per la maggior parte non sono ragazzi difficili, che fin da piccoli hanno creato problemi. Sono, invece, stati dei bravi ragazzini, con amici e magari anche dei bei voti a scuola. Poi, si rompe qualcosa e il trauma è violentissimo. Padre e madre cadono in uno stato tremendo di depressione e noi cerchiamo di fargli capire che non è la fine del mondo, che da queste situazioni le vie d’uscita ci sono.”