Cenni biografici Hermann Buhl

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Cenni biografici Hermann Buhl
Hermann Buhl
(Innsbruck, 21 settembre 1924 – Chogolisa, 27 giugno 1957) è stato un alpinista austriaco.
È considerato uno dei più grandi alpinisti di tutti i tempi. Dotato di una capacità di resistenza e di
una forza di volontà assolutamente eccezionali, praticò un alpinismo estremo, diventando una figura
leggendaria.
Cenni biografici
Dopo un ardimentoso apprendistato sulle impegnative vette vicine alla città natale, e dopo
l'esperienza della seconda guerra mondiale, intraprese la salita delle principali cime delle Alpi per
vie nuove e difficili, prevalentemente in solitaria. Nel 1950 ripeté in prima invernale la via di Soldà
sulla parete sud-ovest della Marmolada e salì le Aiguilles de Chamonix.
Nel 1952, dopo aver fatto la prima ripetizione in solitaria (in sole 4 ore circa, contro i 3-4 giorni
delle normali cordate) della via aperta da Cassin sulla parete Nord Est del Pizzo Badile (e
percorrendo in bicicletta la strada da e per Innsbruck, lontana 170 km), effettuò col compagno Sepp
Jöchler l'ottava ascensione alla parete nord dell'Eiger. In quest'occasione si trovò alla testa di una
cordata di nove persone: a lui e Sepp si erano unite la cordata dei fratelli Maag, e una cordata
francese formata da Gaston Rébuffat, Paul Habran, Jean Bruneau, Pierre Leroux e Guido Magnone.
Pesantemente rallentati da condizioni meteorologiche e della parete pessime, i nove furono condotti
da Buhl fino oltre le fessure di uscita della parete, dove, ormai sfinito, Buhl dovette cedere il
comando della cordata a Jöchler.
Nel 1953 partecipò alla spedizione austro-germanica al Nanga Parbat (8125 m s.l.m., Himalaya),
effettuandone la prima ascesa assoluta, senza ossigeno e da solo a partire dall'ultimo campo (unico
caso fra le prime assolute di un ottomila).[2] Nel corso di 40 ore Buhl percorse da solo una via non
solo di grande dislivello ma anche di notevole sviluppo di lunghezza; colto dall'oscurità all'inizio
della discesa, in parete e senza la possibilità di cercare un luogo più' idoneo per bivaccare, Buhl
dovette trascorrere la notte in piedi appoggiato alla parete e privo di sacco da bivacco, ad una quota
di circa 8000 metri. La sua è considerata fra le più grandi imprese della storia dell'alpinismo. Buhl
riportò gravi congelamenti ai piedi, in seguito ai quali gli furono amputate due dita del piede destro.
Nel 1955 Buhl fece la sua comparsa a Macugnaga per salire la famosa parete Est del Monte Rosa.
Compì una solitaria al Silbersattel 4515m, il colle più alto delle Alpi aperto tra le punte Dufour e
Nordend e discese a Zermatt dove era atteso per un convegno. Più tardi disse: "dovevo arrivare a
Zermatt e volli farlo dall'ingresso più degno".
Con il compagno Kurt Diemberger effettuò poi nel 1957 la prima ascensione, sempre senza
ossigeno, del Broad Peak (8047 m s.l.m., nel Karakorum), diventando così il primo salitore di due
8000. Per motivi organizzativi, la spedizione si trovò senza portatori prima del campo base; Buhl ne
approfittò per reimpostare l'organizzazione della spedizione, affrontando la salita come se si fosse
trattato di un'ascensione nelle Alpi occidentali, senza appoggi esterni, senza ossigeno supplementare
e con attrezzatura relativamente leggera. Questo stile venne definito dallo stesso Buhl "stile delle
Alpi occidentali", ed aprì la strada a quello che successivamente venne definito "stile alpino".
Proprio mentre con lo stesso Diemberger pochi giorni dopo saliva sul Chogolisa (7645 m s.l.m.,
sempre nel Karakorum), il crollo di una cornice nevosa provocava la sua tragica morte. Nonostante
le ricerche, il corpo non venne mai ritrovato.
Autore di alcuni scritti relativi alle sue ascensioni, è rimasta famosa la sua autobiografia, tradotta in
italiano col titolo È buio sul ghiacciaio pubblicata dalla S.E.I. nel 1960, e successivamente
ristampata più volte. Su di lui hanno scritto vari autori, in particolare Kurt Diemberger e Reinhold
Messner, che ne esaltano le doti e la personalità. Messner in particolare si è a lui ispirato per
utilizzare, anche sulle grandi cime himalayane, la tecnica di salita "in stile alpino", cioè
privilegiando rapidità e compattezza rispetto alle imponenti spedizioni che si ritenevano in
Bibliografia
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Hermann Buhl, È buio sul ghiacciaio, con i diari alle spedizioni al Nanga Parbat, al Broad
Peak e al Chogolisa, a cura di Kurt Diemberger, Corbaccio, 2007, ISBN 978-88-7972-871-3
Kurt Diemberger, Danzare sulla corda, Corbaccio, 2009, ISBN 978-88-7972-945-1
(EN) Kurt Diemberger, Summits and Secrets, in The Kurt Diemberger Omnibus, Baton
Wicks Publications, 1998, ISBN 9781898573265
(EN) Heinrich Harrer, The White Spider - the story of the North face of the Eiger, Harper
Collins, Londra, 2005, ISBN 978-0-00-734757-5
Reinhold Messner e Horst Höfler, Hermann Buhl - In alto senza compromessi, CDA &
Vivalda, 1998, ISBN 88-7808-135-3
http://www.hermann-buhl.de/