l`auto-organizzazione del mercato secondo F.A.

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l`auto-organizzazione del mercato secondo F.A.
LUISS
Libera Università
Internazionale
degli Studi Sociali
Guido Carli
Centro di metodologia
delle scienze sociali
DALLA TEORIA DELLA DISPERSIONE DELLA CONOSCENZA
ALLA CIBERNETICA ECONOMICA: L’AUTO-ORGANIZZAZIONE
DEL MERCATO SECONDO F.A. VON HAYEK
di Francesco Di Iorio
Working Papers
n. 103
Dicembre 2006
© 2006, Pubblicazioni a cura del Centro di Metodologia delle Scienze Sociali, Luiss Guido Carli, Roma Via Oreste Tommasini, 1 - 00162 Roma - Tel. 06/86506762 - Fax 06/86506503 - E-mail: [email protected]
Centro di metodologia delle scienze sociali
Luiss Guido Carli
INDICE
Introduzione
1. Sulla complessità dei sistemi economici
2. Auto-organizzazione della complessità economica
ed analisi del mercato in termini di equilibrio dinamico
3. La critica gnoseologica della pianificazione centralizzata
Bibliografia
2
Centro di metodologia delle scienze sociali
Luiss Guido Carli
DALLA TEORIA DELLA DISPERSIONE DELLA CONOSCENZA
ALLA CIBERNETICA ECONOMICA: L’AUTO-ORGANIZZAZIONE
DEL MERCATO SECONDO F.A. VON HAYEK
Francesco Di Iorio*
Introduzione
L’approccio applicato da Hayek allo studio dell’ordine del mercato, ordine che l’economista austriaco,
riprendendo un’espressione utilizzata da Mises e coniata da Richard Whately, definisce, talvolta, anche
ordine della catallassi1, si basa su una teoria della dispersione della conoscenza umana2. Hayek delinea
tale teoria nell’ambito di una riflessione sui limiti epistemologici dello schema di equilibrio generale di
Walras, ossia dell’impianto di analisi utilizzato da quella tradizione di ricerca, ampiamente maggioritaria
in economia, definibile, in contrapposizione alla tradizione austriaca e alla sua differente impostazione,
“scuola neoclassica ortodossa”3.
La visione del sistema di mercato che Hayek elabora alla luce di tale teoria gnoseologica costituisce
uno sviluppo delle acquisizioni della Scuola marginalista austriaca in relazione al soggettivismo e al
problema del tempo nei processi economici, nonché una sorprendente anticipazione di certi concetti della
cibernetica e della teoria della complessità auto-organizzata. L’ordine spontaneo della catallassi, che
Hayek concettualizza tra gli anni trenta e gli anni quaranta del secolo scorso al fine di rendere conto della
logica della mano invisibile attraverso strumenti euristici dotati di maggiore valore empirico rispetto a
quelli impiegati dall’approccio di stampo walrasiamo, è una costruzione teorica fondata su un modello
epistemologico analogo a quello adottato alcuni decenni dopo dalla biologia degli automi naturali, a
seguito dello sviluppo della teoria dei sistemi aperti4.
Hayek applica allo studio del mercato degli schematismi che utilizzerà, in un secondo momento, per la
spiegazione dell’intero processo sociale. Proprio per questa ragione, la teoria economica di Hayek, ossia
la sua concezione del mercato come un equilibrio dinamico e inintenzionale, basato su un meccanismo di
mobilitazione della conoscenza rilevante dispersa, rappresenta la chiave per comprendere gli sviluppi
successivi della sua riflessione e, in particolare, la sua visione della modernità come ordine spontaneo e la
sua teoria dei meccanismi dell’evoluzione culturale.
L’analisi della logica di funzionamento del processo concorrenziale delineata da Hayek è rilevante
anche in quanto lo spinge a concludere l’impossibilità di un ordine economico collettivistico efficiente.
La tesi gnoseologica a cui l’autore austriaco ancora la sua concezione del mercato esclude che un sistema
di divisione del lavoro su larga scala possa essere organizzato per mezzo dell’attuazione di una
pianificazione centralizzata.
Nel presente articolo vengono analizzati i contenuti della teoria della catallassi di Hayek evidenziando
le forti analogie tra quest’ultima e le teorie biologiche dell’auto-organizzazione. In primo luogo, viene
*
Francesco Di Iorio è dottorando in epistemologia delle scienze sociali presso l’École des Hautes Études en
Sciences Sociales di Parigi, dove ha già conseguito il DEA (Diplôme d’Études Approfondis). Inoltre, collabora con la
cattedra di Metodologia delle scienze sociali della Facoltà di Scienze Umane dell’Università degli Studi del Molise.
1
Come precisa lo stesso Hayek, il “termine catallassi deriva dal verbo greco katallatkein (o katallassein), col
quale si intendeva […] non solo “scambiare”, ma anche “ammettere nella comunità” e “diventare da nemici, amici”
(F. von Hayek, Regole e ordine, in Legge, legislazione e libertà, trad. it, Il Saggiatore, Milano, 1986., cit., p. 315).
Cfr. M. Boccaccio, Hayek. Teoria della conoscenza e teoria economica, Laterza, Roma-Bari, 1997, pp. 41-42. Per
un’analisi dell’utilizzo del concetto di catallassi in Hayek si veda: N. Matteucci, L’eredità di von Hayek, Società
Aperta Edizioni, Milano, 1997, p. 36.
2
Come vedremo, Hayek utilizza l’espressione « dispersione della conoscenza » per indicare il fatto che buona
parte delle conoscenze economicamente rilevanti sono necessariamente distribuite tra milioni e milioni di individui
all’interno del contesto sociale e che, di conseguenza, la totalità dei dati economici non puo’ essere in alcun modo
padroneggiata e ricapitolata da una singola mente pianificatrice.
3
Tale definizione di quella parte, fortemente maggioritaria, della scuola neoclassica che si rifà ai modelli di
equilibrio è utilizzata da O’Driscoll e Rizzo. Cfr. G.O’ Driscoll, M.J. Rizzo, L’economia del tempo e dell’ignoranza,
trad. it, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2002.
4
Cfr. P. Nemo, La societé de droit selon Hayek, Puf, Paris, p. 389-395.
3
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chiarita la tesi della complessità dei sistemi economici elaborata dallo studioso austriaco e strettamente
legata al suo paradigma della distribuzione sociale delle conoscenze. Successivamente, viene presa in
considerazione la logica di funzionamento del mercato hayekiano in quanto equilibrio dinamico
alimentato da cambiamenti aleatori e imprevedibili. Infine, viene dato rilievo alle critiche
epistemologiche che Hayek muove, sulla base della sua analisi dell’auto-organizzazione del mercato,
contro l’economia di piano.
L’autore intende ringraziare pubblicamente i professori Dario Antiseri, Philippe Nemo e Jean Petitot
per aver letto e commentato con lui i contenuti di questo breve saggio e per avergli fornito molti preziosi
suggerimenti.
1. Sulla complessità dei sistemi economici
1.1. Per comprendere la argomentazioni di Hayek intorno alla dispersione della conoscenza occorre
prendere in considerazione, anzitutto, un tratto essenziale della teoria dell’equilibrio economico generale
elaborata da Walras, ossia il fatto che tale teoria, essendo ispirata al paradigma meccanicista in voga nel
diciannovesimo secolo, ha una connotazione deterministica. Così come sottolineano O’ Driscoll e Rizzo,
che analizzano lo schema concettuale walrasiano alla luce del contributo filosofico di Bergson, la natura
deterministica di tale modello concettuale è strettamente connessa alla concezione del tempo su cui esso
si fonda. Rifacendosi alla critica del meccanicismo di Bergson, O’ Driscoll e Rizzo osservano che lo
schema teorico di Walras prende in considerazione un segmento di tempo “newtoniano”5 (si tratta, per
l’esattezza di un istante di tempo newtoniano).
Il tempo meccanicista o newtoniano é un tempo puramente concettuale, diverso da quello reale. Esso é
scindibile in istanti di tempo isolati e causalmente non correlati nei quali é concepibile una simultaneità di
causa ed effetti. Di conseguenza, adottando la prospettiva del tempo newtoniano, é possibile configurare
il cambiamento (relativo a tali istanti) in modo totalmente paradossale. In effetti, se si assume la
simultaneità di cause ed effetti, il cambiamento non può esistere realmente. Concettualmente, il
cambiamento presuppone lo scorrere del tempo ed é incompatibile con tale simultaneità. Quest’ultima
trasforma la nozione di cambiamento in una nozione vuota e la categoria del tempo in una categoria
statica. Proprio per questa ragione, essa elimina l’incertezza e l’imprevedibilità connesse allo scorrere del
tempo, ossia il potere creatore di quest’ultimo, consentendo di configurare un determinismo radicale.
Come osservano O’ Driscoll e Rizzo, la teoria neoclassica ha adottato “acriticamente”6 la concezione
newtoniana del tempo non considerando il fatto che essa é una pura astrazione filosofica – in quanto tale
completamente irrealistica – e fondando, in questo modo, uno strumento analitico “pieno di paradossi
temporali e di incoerenze”7.
In virtù della sua particolare natura, l’istante di tempo considerato dai modelli di equilibrio è
caratterizzato da simultaneità di causa ed effetti. Secondo lo schema walrasiano, in questo singolo istante
di tempo si verifica sia ciò che tale schema considera, per assunzione, come il presupposto dello stato di
equilibrio generale, ossia la formazione di prezzi di equilibrio, sia lo stato di equilibrio stesso.
Coerentemente rispetto ai loro presupposti, i modelli di equilibrio annullano di fatto la rilevanza del
fattore tempo.
Nell’ambito del modello walrasiano ai prezzi è attribuita, dunque, la capacità di orientare i piani di
acquisto e di vendita degli agenti in funzione della loro compatibilità e dell’equilibrio, vale a dire
dell’allocazione ottimale o pareto-efficiente delle risorse, legata all’esecuzione dell’insieme dei piani
individuali. Tuttavia, i prezzi, per Walras, non preesistono, in ragione della simultaneità di cause ed effetti
che questi assume, alla coordinazione dei piani8. All’interno del quadro teorico che egli elabora, i prezzi
di equilibrio non sono la vera causa di tale coordinazione assoluta (assoluta in quanto derivante
dall’esecuzione di tutti i piani). Essa prescinde dalla loro formazione attraverso l’interazione economica.
In virtù della simultaneità di cause ed effetti su cui il modello si basa, esso presume che gli agenti
possiedano già e inevitabilmente l’informazione che i prezzi riflettono e che è idonea à orientare le loro
scelte economiche in funzione di una coordinazione9. Così come configurato da Walras, l’equilibrio
5
G. O’ Driscoll, M.J. Rizzo, L’economia del tempo e dell’ignoranza, cit., p. 134.
Op. cit., p. 135.
7
Op. cit., p. 133.
8
G. O’ Driscoll, M. J. Rizzo, L’economia del tempo e dell’ignoranza, cit., pp. 133-143.
9
Op. cit., pp. 133-134.
6
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generale presuppone la condizione di onniscienza e di infallibilità previsionale degli agenti e
dell’osservatore esterno e non è necessariamente legato al meccanismo dei prezzi. Conformemente alle
assunzioni laplaciane dell’economista francese, tale stato di coordinazione assoluta è concepibile anche e
soprattutto come un esito intenzionale delle decisioni degli agenti. L’equilibrio generale è connesso alla
possibilità di controllo individuale di tutti i dati rilevanti. Secondo le ipotesi utilizzate da Walras, le
conseguenze delle azioni degli agenti sono necessariamente conformi all’equilibrio. Derivando da un
processo che si verifica in un istante di tempo newtoniano, quest’ultimo è un risultato deterministico. Per
la metodologia di analisi statica di Walras, i dati rilevanti sono, appunto, inizialmente noti e
l’aggiustamento dei piani è semplicemente implicito nella loro conoscenza.
1.2. In una serie di saggi concernenti l’epistemologia economica, pubblicati a partire dagli anni trenta
del secolo scorso, Hayek mette in discussione la validità dei modelli di equilibrio economico e, in
particolare, il loro approccio deterministico, strettamente connesso alla metodologia di analisi statica o
atemporale su cui essi si fondano. Quest’ultima, per dirla con O’Driscoll e Rizzo, i quali rileggono l’opera
di Hayek e l’intera tradizione austromarginalista attraverso il contributo filosofico di Bergson, consiste,
appunto, nell’assumere l’esistenza di un tempo newtoniano e, più precisamente, di un stante di tale tempo
filosofico e puramente ipotetico, negazione del tempo reale ed incapace di creazione.
Assumendo ogni evento rilevante ai fini della coordinazione di equilibrio come “istantaneamente
conosciuto da ciascun individuo”10, l’impianto concettuale di Walras, scrive Hayek, presuppone tale
coordinazione “come risolta”11 non offrendo alcuna spiegazione dei processi di aggiustamento e
rivelandosi, di conseguenza, privo di valore empirico.
Configurando il problema della società come un problema di uso ottimale di risorse scarse,
ipotizzando la conoscenza “completa”12 di queste ultime, il controllo “di tutte le informazioni rilevanti”13
e assumendo che sia possibile partire “da un dato sistema di preferenze”14, la teoria dell’equilibrio
generale finisce per trasformare “la scienza economica, osserva Hayek, in una branca della logica pura,
cioè in un insieme di proposizioni autoevidenti che, al pari della matematica o della geometria, sono
soggette a nessun altra prova che a quella della coerenza interna”15.
Proprio per questa ragione, Hayek giudica opportuno accantonare l’analisi statica e le sue assunzioni
laplaciane e adottare un approccio che offra una spiegazione effettiva della logica del processo di
mercato, legato all’assunzione che lo scorrere del tempo implica innovazioni e trasformazioni ignote
anticipatamente. In particolare, Hayek ritiene che sia necessario chiarire come sia possibile, dati i limiti
cognitivi e previsionali patiti dagli agenti in un contesto in cui il tempo agisce ed è creatore, che
all’interno del processo di mercato le decisioni economiche di ogni singolo siano basate anche sulle
conoscenze che determinano le decisioni degli altri soggetti in modo tale che sia realizzata una
coordinazione dell’insieme dei piani. Secondo Hayek, se si vuole offrire una spiegazione della
concorrenza, le conoscenze economicamente rilevanti non devono essere assunte, così come fa la teoria
dell’equilibrio generale, come “date”, ma, conformemente alla realtà delle cose, che è caratterizzata dallo
scorrere del tempo, come, in gran parte, disperse. A suo giudizio, l’insieme di tali conoscenze non è
costituito solo da teorie scientifiche, ma soprattutto da valutazioni individuali concernenti “circostanze
particolari di tempo e di luogo”16 e che, in quanto tali, mutano in modo continuo e aleatorio e non sono, di
conseguenza, in alcun modo catalogabili e padroneggiabili nel loro insieme da parte degli agenti. Nella
realtà dei fatti, questi ultimi, così come gli scienziati economici che ne studiano l’interazione, si trovano a
dover patire una situazione di irrimediabile ignoranza. Ciò che i teorici dell’equilibrio economico
considerano, assumendo un’informazione perfetta e annullando il potere creatore del tempo, come il
problema economico della società, ossia “come allocare in modo ottimale delle risorse date”, è giudicato
10
F.A. von Hayek, Economia e conoscenza, trad. it., in Conoscenza, mercato, pianificazione, a cura di F.
Donzelli, Il mulino Bologna, 1998, cit., p. 241.
11
Op. cit., p. 241.
12
F. von Hayek, L’uso della conoscenza nella società, trad. it., in Conoscenza, mercato, pianificazione, cit., p.
277.
13
Ibidem.
14
Ibidem.
15
F.A. von Hayek, Economia e conoscenza, cit., p. 229. Su questo tema si vedano anche: M. Desai, Equilibrium,
Expetations and Knowledge, in J. Birner, R. van Zijp (eds.), Hayek. Coordination and Evolution, London-New York,
1994, p. 35 e ss; P. Heritier, Ordine spontaneo ed evoluzione nel pensiero di Hayek, Casa Editrice Jovene, Napoli,
1997, cit., p. 82. Cfr. S. Ricossa, Dov’è la scienza economica?, Di Rienzo Editore, Roma, 1997, p. 48.
16
F.A von Hayek, L’uso della conoscenza nella società, in Conoscenza, mercato, pianificazione, cit., p. 280.
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da Hayek un problema, appunto, puramente logico a cui non deve essere attribuita eccessiva importanza.
Per Hayek, il vero problema dell’economia in quanto scienza è un altro: esso consiste nel dover chiarire le
condizioni che consentono la trasmissione e l’utilizzo delle conoscenze rilevanti socialmente distribuite e
complessivamente ignote in maniera tale che possa verificarsi effettivamente uno stato di cose
tendenzialmente analogo a quello che l’economia neoclassica standard definisce “equilibrio generale”17.
Va precisato, tra l’altro, che Hayek ritiene che il problema dell’ignoranza individuale nel contesto del
mercato non sia legato esclusivamente all’impossibilità di accentrare e di padroneggiare le conoscenze
circostanziali. A suo giudizio, esso ha anche altre cause. Anzitutto, va considerato il fatto che, tra gli
strumenti di problem-solving di cui dispone l’individuo per fronteggiare le situazioni in cui si trova a
dover agire, vi è la dimensione tacita o inarticolata del know-how18. Per chiarire il punto è possibile
prendere in considerazione, per esempio, l’importanza che riveste tale dimensione nel lavoro di un
artigiano. Qualsiasi artigiano compie le sue attività impiegando, oltre alla sua conoscenza circostanziale,
un insieme di abilità acquisite semplicemente per prassi e che è impossibile descrivere esplicitamente o
verbalmente. Come appare evidente, un artigiano non può tramandare il suo know-how scrivendo un libro
in cui ne espone dettagliatamente ed efficacemente i contenuti proprio perché tale know-how é
inarticolato e non trasmissibile attraverso il linguaggio. Criticando la teoria dell’equilibrio generale,
Hayek osserva che è illegittimo considerare, in modo semplicistico, anche le conoscenze tacite di questo
tipo come “date”, ossia come note. Essendo tacite, queste conoscenze sono incomunicabili e, di
conseguenza, esse sono anche e inevitabilmente disperse.
Oltre al fatto che le percezioni individuali concernono differenti “circostanze particolari di tempo e di
luogo”19 che mutano in modo continuo ed aleatorio e al fatto che esistono delle abilità pratiche non
articolate, Hayek evidenzia anche altri due limiti alla possibilità di centralizzare le conoscenze umane.
Essi sono delle implicazioni della sua teoria della mente: a) non essendo le rappresentazioni sensoriali
dati empirici oggettivi, ma costruzioni mentali prodotte da presupposti interpretativi che presentano, per
ciascun individuo, parziali differenze di matrice genetica e ambientale, uno stesso insieme di stimoli non
suscita mai percezioni assolutamente identiche in due soggetti differenti20; b) avendo la struttura della
mente un carattere adattivo, essa viene “modificata dall’esperienza”21 (la storia individuale è capace di
modellare le categorie percettive della mente), per cui una stessa situazione può essere valutata
differentemente da una medesima mente a distanza di tempo22.
Al fine di mostrare, da un punto di vista generale e in modo evidente, la rilevanza del problema della
distribuzione sociale della conoscenza è sufficiente prendere in considerazione, scrive Hayek, “quanto ci
resta da imparare in ogni occupazione dopo che abbiamo completato l’addestramento teorico, quanta
parte della nostra vita lavorativa è dedicata a imparare lavori specifici, e quale preziosa risorsa sia, in tutte
le professioni, la conoscenza delle persone, delle condizioni locali e delle circostanze particolari.
Conoscere e mettere in uso una macchina non pienamente utilizzata o le capacità di qualcuno che
potrebbero essere impiegate meglio, o essere a conoscenza dell’esistenza di scorte in eccesso a cui si può
attingere durante un’interruzione dei rifornimenti, è, spiega Hayek, socialmente altrettanto utile quanto
conoscere tecniche alternative migliori. Lo spedizioniere marittimo che si guadagna da vivere utilizzando
i viaggi vuoti o mezzi pieni di carrette a vapore, o l’agente immobiliare la cui conoscenza si limita quasi
esclusivamente a quella di occasioni temporanee, o l’arbitrageur che trae i suoi guadagni dalle differenze
17
Cfr. F.A. von Hayek, Economia e conoscenza, p. 227 e ss. ; Cfr. pure: D. Antiseri, Metodologia delle scienze
sociali e teoria della politica nella scuola austriaca di economia, in N. Abbagnano, Storia della filosofia, vol IX,
Milano, TEA, 1996, pp. 161-162; R. Cubeddu, Friedrich A. Von Hayek, Quaderni del centro di Metodologia delle
Scienze Sociali Luiss, Borla, Roma, 1995, pp. 42-47 e pp. 66-69; F. Donzelli, Introduzione a F.A. von Hayek,
Concorrenza, mercato, pianificazione, pp. 16-60.
18
Riguardo al concetto di conoscenza tacita si veda l’opera di Polanyi, il cui pensiero ha esercitato una notevole
influenza su quello di Hayek. Cfr., in particolare, M Polanyi, La conoscenza personale. Verso una filosofia postcritica. Cfr. pure: M. Oakshott, Rationalism in Politics, Methuen, London, 1962 e G. Ryle, The concept of Mind,
Hutchison of London, London, 1969.
19
F.A. von Hayek, L’uso della conoscenza nella società, cit. p. 280.
20
F.A. von Hayek, L’ordine sensoriale. I fondamenti della psicologia teoretica, trad. it., Rusconi, Milano, 1990,
cit., pp. 163-164
21
Op. cit., p. 237.
22
Riguardo a questi due punti si vedano: R. Cubeddu, La théorie hayekienne de la connaissance et sa pertinance
pour la philosophie des sciences sociales, Colloque de l’Association des Historiens de la Tradition Autrichienne, mai
1999, p. 7 e ss. e G.O’ Driscoll, M.J. Rizzo, L’economia del tempo e dell’ignoranza, p. 144 e ss.. Sulla teoria della
mente di Hayek si veda, in particolare, R. Cubeddu, Friedrich A. Von Hayek, pp. 47-63.
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locali dei prezzi delle merci, tutti svolgono, dice Hayek, utili funzioni basate sulla particolare conoscenza
di circostanze legate all’attimo fuggente ed ignote ad altri”23.
Applicare la logica pura allo studio dei processi di aggiustamento, così come fanno i teorici
dell’equilibrio generale, è, secondo Hayek, non solo fuorviante, ma anche, in un certo senso, privo di
significato24. L’analisi statica è basata, per Hayek, su un utilizzo improprio della logica pura, slegato
dalle sue condizioni di applicabilità: a causa del potere di innovazione radicale del tempo reale e
dell’unicità delle menti individuali, la conoscenza economicamente rilevante è divisa e dispersa, mentre,
l’implicazione di tipo tautologico, caratteristica della logica pura, “è una relazione (…) che può
ragionevolmente sussistere solo fra proposizioni simultaneamente presenti in una ed una stessa mente”25.
Correttamente intesa, la logica pura, afferma Hayek, assume come dato ciò che unicamente un singolo
soggetto “è in grado di percepire”26 e configura un impianto concettuale avente una dimensione temporale
nella cui prospettiva di analisi “qualsiasi variazione della conoscenza rilevante dell’agente (…) provoca la
rottura tra la relazione di equilibrio fra le azioni precedenti a quelle successive alla variazione del suo
grado di conoscenza”27.
1.3. Hayek considera il problema della dispersione della conoscenza e quello dei limiti dell’approccio
meccanicistica e ipersemplificatrice di Walras anche da un punto di vista non direttamente legato alla
teoria economica, ma connesso al problema, più generale, dell’analisi epistemologica della spiegazione e
della previsione nella scienza.
Secondo Hayek, esistono fenomeni, come quelli di mercato o come quelli studiati dalla
neurofisiologia, che, essendo generati dalla concorrenza di un numero di variabili interdipendenti
elevatissimo e che è impossibile padroneggiare nel loro insieme, sono concepibili solo come “spiegazione
di principio”28, cioè come spiegazione concernente una logica generale, e che, in ragione di ciò, non sono
conoscibili e prevedibili in dettaglio o quantitativamente29. Il paradigma walrasiano non si configura
come “spiegazione di principio”, a cui è connessa una possibilità di previsione limitata, ma si configura,
semplicisticamente e in modo tale da risultare fuorviante, come spiegazione in dettaglio o quantitativa, a
cui è connessa una possibilità di previsione precisa. Per quanto riguarda i fenomeni complessi, dice
Hayek, è possibile unicamente una “previsione negativa”30, ossia tendente a escludere certi possibili corsi
di eventi, ma compatibile con una vasta costellazione di possibilità31. Proprio per questo, le teorie dei
23
F.A. Hayek, L’uso della conoscenza nella società, cit., pp. 280-281.
F.A. von Hayek, Economia e conoscenza, p. 231. Cfr. J. Birner, Hayek, psicologia e economia: elementi per un
nuovo programma di ricerca nelle scienze sociali, in Nuova civiltà delle macchine, anno XVI, n. 3-4, 1998, p. 116.
25
F.A. von Hayek, L’uso della conoscenza nella società, cit., p. 291. Cfr. I. Kirzner, Economic Planning and
Knowledge Problem, in J.C. Wood, R.N. Woods (eds.), Friedrich A. Hayek. Critical Assessments, Volume IV,
Routledge, London-NewYork, 1991, p. 74. Cfr. pure: L. von Mises, Il calcolo economico nello Stato socialista, trad.
it., in Pianificazione economica collettivista. Studi critici sulle possibilità del socialismo, a cura di F.A. Hayek,
Einaudi, Torino, 1946, pp. 98-99.
26
F.A. von Hayek, Economia e conoscenza, cit., p. 231.
27
Ibidem. Cfr. L.M. Lachmann, Professor Shackle and the Economic Significance of Time, in Metroeconomica, n.
11, pp. 64-73. Cfr. pure: G. Gianfreda, Il contributo di Hayek al concetto di concorrenza, in Nuova civiltà delle
macchine, n. 3-4, 1988, cit., p. 133; I.M. Kirzner, Concorrenza e imprenditorialità, trad. it., Rubbettino, Messina,
1997, p. 41 ; B.J. Loasby, Equilibrium and Evolution, Manchester University Press, Manchester, 1991, p. 3.
28
F.A. von Hayek, L’ordine sensoriale. I fondamenti della psicologia teoretica, cit., p. 259. Come ha sottolineato
Hempel, nelle scienze sociali si possono ottenere soprattutto “abbozzi di spiegazione”, ossia spiegazioni “incomplete”
che lasciano indeterminate le condizioni iniziali e le leggi di copertura. Tali “spiegazioni parziali” hanno forza
esplicativa “minore”, tuttavia esse hanno la stessa struttura nomologica-deduttiva delle spiegazioni complete. (Cfr.
C.G. Hempel, Aspetti della spiegazione scientifica, trad. it., Il Saggiatore, Milano, 1986; Cfr pure E. Di Nuoscio,
Tucidide come Einstein? La spiegazione scientifica in storiografia, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2004). Intorno al
problema della spiegazione nomologica-deduttiva si veda, oltre alle opere appena citate, anche: D. Antiseri, Trattato
di metodologia delle scienze sociali, UTET, Torino, 1996, cap. VIII.
29
Cfr. K.I. Vaughn, Hayek’s Theory of the Market Order as an Istance of the Theory of Complex, Adaptive
Systems, in Journal des Economistes et des Etudes Humaines, Volume IX, numéro 2/3, Juin/Septembre, 1999, p. 248.
30
F.A, von Hayek, L’abuso della ragione, trad. it., Seam, Roma, cit., p. 47. Cfr. F.A. von Hayek, Gradi di
spiegazione, in Studi di Filosofia, politica ed Economia, Rubbettino, Soveria Mannelli, 1998, pp. 41-70.
31
Per esempio, è possibile prevedere, dice Hayek, che, in certe condizioni, si verificherà un’inflazione nel
sistema economico, ma è impossibile prevedere con precisione la variazione dei prezzi che l’inflazione produrrà. Cfr.
F.A. von Hayek, L’abuso della ragione, pp. 48-49. Alla luce di quanto ha mostrato Hempel, non appare condivisibile
la tesi di Hayek secondo cui la spiegazione dei fenomeni complessi non può basarsi sull’uso di leggi. Contrariamente
a quanto sembra lasciare intendere Hayek, anche la spiegazione di principio è una spiegazione nomologica dato che,
24
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fenomeni complessi, egli precisa, risultano avere, come elemento di peculiarità, un minore contenuto
empirico rispetto a quelle dei fenomeni semplici, ossia un inferiore grado di fasificabilità32. Secondo
Hayek, il controllo scientifico è, quindi, più problematico per le teorie economiche.
L’impossibilità di previsione dettagliata, legata all’impossibilità di accertare tutte le condizioni iniziali
della spiegazione, è, per Hayek, solo una delle cause dell’incertezza caratteristica dei fenomeni economici
e, più in generale, dei fenomeni sociali. Egli ne prende in considerazione, più o meno implicitamente,
anche altre due, è cioè: a) il fatto che, essendo i fenomeni sociali sistemi di azioni aperti al flusso di nuove
informazioni che si formano all’esterno o per via endogena, le condizioni iniziali della spiegazione
cambiano in modo continuo e aleatorio; b) il fatto che, producendo le azioni umane intenzionali infinite
conseguenze ed essendo infinite anche le possibili combinazioni casuali di catene causali di azioni
indipendenti, le conseguenze inintenzionali non prevedibili delle azioni umane intenzionali sono sempre
in agguato nel contesto sociale33.
2. Auto-organizzazione della complessità economica ed analisi del mercato in termini di equilibrio
dinamico
2.1. Dati i limiti delle possibilità individuali di previsione e di controllo, data, cioè la complessità dei
sistemi sociali e l’ignoranza degli agenti e anche quella degli studiosi di tali sistemi, la spiegazione dei
processi di aggiustamento dei piani non può che consistere, secondo Hayek, nell’elaborazione di una
teoria, strutturata come spiegazione di principio, concernente le modalità di diffusione dell’informazione
rilevante ai fini di tale aggiustamento34, la quale è inizialmente e inevitabilmente dispersa.
Il problema dell’analisi del meccanismo di utilizzo di tale conoscenza dispersa, dal cui funzionamento
dipende la possibilità di adattamento di ciascun piano, oltre che alle circostanze momentanee direttamente
ed esclusivamente note al soggetto che lo elabora, anche al “cambiamento continuo dei dati”35 nel resto
del sistema economico, è, appunto, oscurato dal paradigma statico walrasiano che considera i dati di tale
sistema “come costanti”36 e assume l’onniscienza degli agenti che operano al suo interno.
Hayek ritiene che tale paradigma sia, dunque, incapace di dare una spiegazione del fenomeno della
divisione del lavoro su larga scala, ossia del fenomeno della differenziazione e della coordinazione delle
attività nel contesto del mercato, in cui interagiscono milioni di individui. Per comprendere in che modo
Hayek configura una spiegazione alternativa di tale fenomeno, anticipando certi schemi concettuali della
per ragioni logiche, una spiegazione non può che essere tale. Anche nel caso in cui, a causa della complessità del
fenomeno preso in considerazione, non è possibile specificare tutte le condizioni iniziali, la struttura della spiegazione
resta nomologica e causale, nel senso che individua della cause tipiche sulla base di leggi generali. Per ritornare
all’esempio appena preso in considerazione, anche la spiegazione di un fenomeno complesso come l’inflazione
presuppone l’individuazione di una o più cause tipiche e quindi l’impiego del modello nomologico-deduttivo. La
differenza tra le spiegazioni di principio e quelle in dettaglio non concerne la loro struttura logica. Si veda: E. Di
Nuoscio, Tucidide come Einstein? La spiegazione scientifica in storiografia, pp. 163-191. Cfr. pure: G. Hempel,
Aspetti della spiegazione scientifica. Sul problema della spiegazione di principio si vedano anche: G. Boniolo, Non
prevedibilità e modelli sociologici desunti dalle scienze formali, in D. Antiseri, L. Infantino, G. Boniolo, Autonomia e
metodo del giudizio sociologico, Armando, Roma, 1987, p. 129-189; G. Boniolo, Questioni di filosofia e di
metodologia delle scienze sociali, Borla, Roma, 1990, pp. 169-170; F. Donzelli, Introduzione à F.A. von Hayek,
Conoscenza, mercato, pianificazione, il Mulino, Bologna 1988, p. 40-41.
31
F.A. von Hayek, Economia e conoscenza, p. 297.
32
F.A. von Hayek, La teoria dei fenomeni complessi, in Studi di Filosofia, politica ed Economia, p. 86.
33
Riguardo a questi due punti si veda ancora: E. Di Nuoscio, Tucidide come Einstein? La spiegazione scientifica
in storiografia, pp. 235-239. Secondo Di Nuoscio, è possibile individuare un’ulteriore causa che rende problematica
la spiegazione e la previsione nell’ambito delle scienze sociali. Come si è visto, Hayek sostiene che, per quanto
riguarda tali scienze, la spiegazione non deve essere fondata su delle leggi. Premettendo che, in virtù di ragioni
logiche, l’utilizzo del modello nomologico-deduttivo è sempre necessario, Di Nuoscio osserva, sulla scia di Popper
ed Hempel, che, nel caso delle scienze sociali, la spiegazione è legata spesso all’impiego di leggi non deterministiche,
ma solo probabilistiche o tendenziali. Le leggi psicologiche, in genere piuttosto banali, a cui ricorrono gli storici per
spiegare l’azione umana sono un esempio di leggi di questo tipo. Come tutte le leggi, esse concernono situazioni
tipiche, ma, a differenza delle leggi della fisica classica, esse, non essendo necessarie, non possono essere utilizzate
per fare delle previsioni certe (E. Di Nuoscio, Tucidide come Einstein. La spiegazione scientifica in storiografia, pp.
193-247).
34
F.A. von Hayek, Economia e conoscenza, p. 297.
35
F.A. von Hayek, Il significato della concorrenza, in Nuovi studi di politica, filosofia, economia e storia delle
idee, trad. it, Armando, Roma, 1988, cit. p. 308
36
Ibidem.
8
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cibernetica e della teoria dell’auto-organizzazione, occorre, anzitutto, chiarire meglio in che cosa esso
consiste, ovvero specificare il processo di cui la teoria dell’equilibrio cerca, in modo per Hayek
insoddisfacente, di rendere conto.
Semplificando un po’ le cose, è possibile delineare il quadro seguente. All’interno del mercato, gli
agenti compiono atti di scambio. Mossi dalla ricerca del profitto, essi comprano mezzi necessari per
realizzare un certo tipo di produzione e vendono i risultati dell’attività per il cui svolgimento è necessario
utilizzare tali mezzi. Ciascun agente compra i mezzi di cui ha bisogno per la propria produzione da altri
agenti, i quali sono impegnati a loro volta nella ricerca del profitto, e produce mezzi utili per altri agenti
ancora, impegnati anch’essi nella ricerca del profitto. Dato che esiste tale tipo di logica nello scambio
commerciale, tutte le attività economiche svolte all’interno di un sistema di mercato sono caratterizzate,
nel loro insieme, da una stretta interdipendenza. Affinché un sistema di mercato possa funzionare è
necessario, da una parte, che ciascun agente abbia la possibilità di acquistare i mezzi di cui ha bisogno per
la propria produzione quando ne ha bisogno ed in quantità adeguate al proprio bisogno e, dall’altra, che
ciascun agente sia anche in grado di vendere i mezzi di cui un altro agente ha bisogno nel momento in cui
questi ne ha bisogno e in quantità adeguate alle esigenze di tale agente acquirente. Senza coordinazione
dei piani individuali di acquisto e di vendita, questi ultimi non sarebbero eseguibili e gli scambi e la
produzione sarebbero impossibili: non vi sarebbe altro che disordine, cioè assenza totale di divisione del
lavoro e di produttività.
All’interno di un mercato la coordinazione delle differenti produzioni economiche concerne le
interazioni di milioni e milioni di soggetti che sono sconosciuti gli uni agli altri e che, presi
singolarmente, non dispongono altro che di conoscenze circostanziali e private. A giudizio di Hayek, se
tali soggetti fossero onniscienti e potessero, quindi, padroneggiare, oltre alle proprie conoscenze, tutte le
conoscenze rilevanti degli altri membri del mercato, la coordinazione dell’insieme dei piani economici e
la migliore allocazione delle risorse scarse, che implicano la minimizzazione dei costi globali di
produzione e la massimizzazione della produzione stessa, sarebbero una conseguenza intenzionale e
necessaria dei piani individuali.
Secondo Hayek, ai fini della spiegazione di tale coordinazione è necessario utilizzare, tenuto conto del
fatto che la conoscenza rilevante è dispersa, una teoria dell’auto-organizzazione, capace di rendere conto
di un principio di causalità circolare37 che permette l’adattamento reciproco e spontaneo della parti al
tutto e del tutto alle parti in funzione di un equilibrio dinamico38 e che è basato su un sistema di
diffusione delle informazioni rilevanti, ossia su un meccanismo di controllo cibernetico (nel caso de
mercato hayekiano per parti bisogna intendere i membri del sistema di mercato e i loro comportamenti e
per tutto lo stato generale di tale sistema).
2.2. La causalità circolare, intesa come presupposto dell’auto-organnizzazione della complessità, è
una logica antitetica rispetto a quella di direzione esterna o di programmazione di un sistema i cui dati
sono noti ed il cui funzionamento è rappresentabile per mezzo di un modello determinista. Distinguere
bene tra questi due tipi di presupposti dell’organizzazione è fondamentale per comprendere Hayek e la
sua strategia di spiegazione della complessità sociale. Nel mercato hayekiano che è, appunto, un esempio
di sistema auto-organizzato, i piani degli agenti si coordinano e si ricoordinano continuamente e
spontaneamente, adattandosi al mutare incessante e imprevedibile dell’insieme delle conoscenze rilevanti
disperse e ignote. Ciò avviene grazie a un meccanismo cibernetico, basato sul principio del feed-back
negativo e funzionale ad un controllo omeostatico che preserva una coordinazione solo tendenziale39.
Tale meccanismo cibernetico è capace di trasformare i fattori di imprevedibilità e di disordine che si
manifestano nell’ambiente e che minacciano il buon funzionamento del sistema nelle forze motrici di un
ordine estremamente complesso (complesso in termini di quantità di informazione che esso utilizza e che
risulta problematico padroneggiare). All’interno del sistema di mercato descritto da Hayek, come
all’interno di qualsiasi altro sistema auto-organizzato basato su un equilibrio dinamico, l’ordine e il
disordine coesistono. In un certo senso, tale tipo di sistemi, come sostiene Atlan, si nutrono di disordine40.
37
Sul concetto di “causalità circolare” si vedano: L. von Bertanlaffy, Thèorie génèrale des systèmes, Dunod,
Paris, 1993, p. 40 et ss. e, in particolare, J.-P. Dupuy, Ordres et désordres. Enquête sur un nouveau paradigme, Seuil,
Paris, p. 227 e ss.
38
Cfr. J. Petitot, Le liberalisme comme ethique critique chez Frierdrich von Hayek, Working Paper Luiss, Roma,
2005, pp. 2-3 e pp. 12-14.
39
Cfr. F.A. von Hayek, Il miraggio della giustizia sociale, in Legge, legislazione e libertà, pp. 324-334.
40
Cfr. H. Atlan, Entre le cristal et la fumée. Essai sur l’organisation du vivant, Seuil, Paris, 1979. Cfr. pure: H.
Atlan, L’organisation biologique et la théorie de l’information, Hermann, Paris, 1972.
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Il fatto che il mercato hayekiano sia un sistema aperto al flusso di informazioni che si riadatta
autonomamente e continuamente al mutare incessante e imprevedibile delle conoscenze individuali
generato dallo scorrere del tempo, implica, appunto, un costante grado di disordine al suo interno,
funzionale alla sua continua ristrutturazione e, quindi, alla preservazione della sua stessa funzionalità41.
I presupposti della logica di causalità circolare che governa tale sistema e della sua autoorganizzazione sono due. Come precisa Nemo, che analizza acutamente la teoria del mercato di Hayek,
“affinché il ‘miracolo’ dell’emergenza di un ordine coerente a partire da iniziative essenzialmente
indipendenti, ‘policentriche’ o ‘pluraliste’ sia possibile, o se si vuole, perché policentrismo e ordine
possano coniugarsi effettivamente, […] sono necessari due requisiti di eguale importanza. Sono necessari:
a) il pluralismo, ossia la coesistenza di iniziative irriducibilmente libere e indipendenti; e b) un mezzo di
comunicazione. Il pluralismo senza comunicazione sarebbe disordine, anarchia; la comunicazione senza
pluralismo sarebbe ridondanza, ripetizione e necrosi”42. Secondo Hayek, l’auto-organizzazione del
mercato è basata, da una parte, sulla decentralizzazione e sull’autonomia delle decisioni economiche e,
dall’altra, su due fondamentali strumenti di comunicazione: il diritto civile e i prezzi.
2.3. Analizziamo anzitutto, molto schematicamente, la funzione coordinatrice che svolge il diritto
civile secondo Hayek. Per Hayek, il diritto civile è, anzitutto, il fondamento del mercato, nel senso che
quest’ultimo rappresenta, a suo giudizio, un’emergenza43, per utilizzare ancora una volta un’espressione
cara ai teorici dell’auto-organizzazione, determinata dal fatto che le azioni individuali si conformano alle
regole sancite da tale diritto44.
Stabilendo la frontiera tra il mio e il tuo, ossia una sfera protetta individuale, e stabilendo anche le
modalità delle transazioni economiche, il diritto civile trasmette una informazione sul modo di interagire
con gli altri, riducendo l’incertezza delle decisioni ed evitando i conflitti e i litigi tra i soggetti. Non si
tratta di un’informazione positiva in quanto le sue regole non sono delle obbligazioni che riguardano il
contenuto delle scelte economiche degli agenti, ma soprattutto proibizioni che vietano certi tipi di azione
che nuocerebbero al funzionamento del mercato (come il furto, ad esempio). Proprio perché tali regole
hanno un contenuto negativo, esse sono compatibili con l’autonomia e il policentrismo: tali regole non
stabiliscono degli scopi comuni, ma concernono esclusivamente le modalità di utilizzo di mezzi necessari
per perseguire fini scelti liberamente dall’individuo. Tali regole sono generali e astratte: riguardano
indistintamente tutti i membri della società e considerano esclusivamente delle situazioni tipiche45.
41
Sulla coesistenza di ordine e disordine all’interno dei sistemi aperti, basati su un equilibrio dinamico, si vedano
anche le seguenti opere: P. Doumuchel et J-P. Dupuy (sous la direction de) L’auto-organisation, de la physique au
politique, colloque de Cerisy, Paris, Seuil, 1983; J-P. Dupuy, S. J. Heims, P. Levy, Histoires de cybérnetique, Cahier
du CREA de L’Ecole Politechnique n° 7, 1985 ; D. Durrand, La systémique, Puf, Paris, 1979 ; P. Levy, P. Livet, I.
Stengers, Les généalogies de l’auto-organisation, Cahier du CREA de L’Ecole Politechnique n° 8, 1985; E. Morin,
La méthode, Paris, Seuil, 1977, 1980.
42
P. Nemo, La théorie hayékienne de l’ordre auto-organisé du marché (la “main invisible”), Cahiers d’économie
politique, n° 43, L’Harmattan, 2002., p. 54, trad. mia. Come sottolinea lo stesso Nemo, anche a M. Polanyi va
riconosciuto il merito di aver ben compreso, al pari di Hayek, tali presupposti auto-organizzativi di un ordine sociale
complesso e di aver, quindi, anticipato certi sviluppi dell’epistemologia sistemica. Polanyi ha elaborato una teoria
degli ordini policentrici o auto-organizzati analoga a quella di Hayek, il quale ha visto nella riflessione dell’autore di
origine ungherese un’importante punto di riferimento. Cfr. M. Polaniy, La logica della libertà, trad. it., Rubettino,
Soveria Mannelli, 2002. Per un confronto tra l’opera di Hayek e quella di Polanyi si vedano: R. T. Allen, The
Political Thought of F. A. von Hayek and Polanyi. Beyond Liberalism, New Brunsswick, New Jersey, 1998 e P.
Nemo., Introduction à M. Polanyi, La logique de la liberté, Puf, Paris, 1989.Va, per altro, colta l’occasione per
sottolineare il fatto, spesso taciuto o ignorato, che uno dei più grandi precursori di Hayek e Polanyi nell’ambito di
quella che Norman Barry ha definito “la tradizione dell’ordine spontaneo” – tradizione che risale, come Hayek non
ha mancato di ribadire in molte sue opere, agli illuministi scozzesi – è stato sicuramente Herbert Spencer, a cui lo
stesso autore austriaco non ha riconosciuto, piuttosto stranamente, grandi meriti teorici. Sulle notevoli similitudini tra
la teoria sociale di Spencer e quella di Hayek si veda: E. Di Nuoscio, Epistemologia dell’azione e ordine spontaneo.
Evoluzionismo e individualismo metodologico in Herbert Spencer, Rubettino, Soveria Mannelli, 2000.
43
Sul concetto di “emergenza” si vedano: H. Maturana e F. Varela, Autopoiesis et Cognition, Boston, Boston
Studies in the Philosophy of Science, D. Reidel, 1979; F. Varela, Principles of Biological Autonomy, New York,
Oxford, North Holland, 1979 ; F. Varela, Connaître: les sciences cognitives: tendences et perspectives, le Seuil,
Paris, 1989.
44
F. A. von Hayek, Il miraggio della giustizia sociale, p. 316.
45
Per quanto riguarda l’analisi hayekiana delle norme giuridiche che sono alla base del mercato, si veda, in
particolare: F. A. von Hayek, Regole e ordine. Cfr. pure. P. Doumouchel, J.-P. Dupuy, L’enfer des choses, Paris,
Seuil, 1979 ; L. Infantino, L’ordine senza piano. Le ragioni dell’individualismo metodologico, pp. 18-21 e27-69; P.
10
Centro di metodologia delle scienze sociali
Luiss Guido Carli
Consentendo di anticipare in parte il comportamento di qualsiasi membro del mercato e garantendo il
policentrismo e la pace sociale, le regole del diritto civile sono un presupposto indispensabile della
possibilità di elaborare piani economici in un modo funzionale ad una coordinazione. Tuttavia, tali regole,
assicurando solo una guida negativa e riguardando solo situazioni tipiche, non sono sufficienti a generare
l’auto-organizzazione del mercato. Quest’ultima richiede anche una guida positiva: i prezzi, appunto.
2.4. Secondo Hayek, all’interno del sistema di mercato il meccanismo dei prezzi monetari svolge,
dunque, una funzione di guida positiva. Hayek descrive tale meccanismo tirando in ballo il principio
cibernetico della “causalità circolare”, ossia evidenziando il fatto che i prezzi hanno un contenuto
informativo in quanto essi incidono sulle scelte degli agenti, permettendo l’adattamento di queste alla
situazione dell’intero mercato, così come ciascuna di tali scelte incide sulla variazione dei prezzi,
implicando l’adattamento dell’intero mercato alla variazione delle conoscenze individuali. Tale
meccanismo, essendo generatore di un adattamento del locale al globale e del globale al locale, è il fulcro
dell’auto-organizzazione del mercato. Grazie ad esso, l’ordine di mercato si configura come un vero e
proprio “sistema di telecomunicazioni”46 che diffonde le informazioni rilevanti disperse tra gli agenti,
permettendone una efficace cooperazione47.
Cerchiamo di comprendere come funziona la cibernetica dei prezzi analizzandone anzitutto la capacità
di implicare un adattamento del locale al globale. Se viene eseguita una transazione economica e se essa
viene eseguita sulla base di un certo prezzo anziché di un altro, ciò non dipende solo dalle conoscenze
private ed esclusive e dai bisogni soggettivi di ciascun partner dello scambio, ma anche da catene di altri
prezzi. Qualsiasi venditore agisce in funzione del ricavo di un profitto e, di conseguenza, quando vende,
tiene conto, nello stabilire il suo prezzo di vendita, del prezzo dei suoi mezzi di produzione; il prezzo di
questi ultimi è legato al prezzo che il produttore di tali mezzi ha dovuto pagare per acquistare i mezzi
necessari per produrli e tale prezzo è legato, a sua volta, al prezzo di altre transazioni antecedenti. D’altra
parte, qualsiasi acquirente, quando stabilisce se accettare o meno il prezzo di un venditore, opera una
valutazione anche sulla base di altri prezzi, come quelli, ad esempio, dei fattori di produzione alternativi, i
quali dipendono, a loro volta, da catene di altri prezzi. Dato che ogni prezzo è legato ad altri prezzi da un
rapporto di interdipendenza, la variazione di un prezzo ha necessariamente ripercussioni sul valore di altri
prezzi. Secondo Hayek, in virtù di questo fatto e del fatto che i produttori tendono a realizzare profitti, il
comportamento di ciascun agente può adattarsi costantemente allo stato generale del mercato, ossia al
cambiamento ignoto delle conoscenze rilevanti che sono divise e disperse48.
Grazie alla guida dei prezzi, gli agenti controllano intenzionalmente la redditività delle loro attività e
contribuiscono inintenzionalmente alla efficiente coordinazione dei piani economici. Valutando, sulla
base dei prezzi, che cosa produrre e come produrlo al fine di massimizzare i profitti e di contenere il più
possibile i costi, gli agenti diventando strumenti inconsapevoli di ciò che Adam Smith, nel cui solco
Hayek si pone, definisce, con una celebre espressione, la mano invisibile del mercato49.
“Assumiamo – scrive Hayek al fine di mostrare con un esempio la logica di funzionamento del
sistema dei prezzi – che da qualche parte nel mondo sia emersa una nuova occasione per l’uso di una
materia prima, diciamo lo stagno, o che una delle fonti di approvvigionamento di stagno sia stata
eliminata. Non ha importanza per il nostro scopo – ed è significativo che non ne abbia – quale di queste
due cause abbia determinato la maggiore scarsità dello stagno. Tutto quello che devono sapere coloro che
utilizzano questa materia prima è che parte dello stagno che consumavano viene ora impiegato con
maggiore profitto altrove e che, di conseguenza, loro devono economizzare lo stagno. La maggior parte di
loro non deve neppure sapere dove si è creato questo bisogno più urgente o in favore di quali altri bisogni
si dovrebbero economizzare i rifornimenti. Se solo alcuni di loro sono direttamente a conoscenza della
nuova domanda e trasferiscono lì le loro risorse, e se le persone che sanno del nuovo divario che si è
creato in questo modo a loro volta lo colmano con altre fonti, l’effetto si propagherà rapidamente in tutto
il sistema economico e influenzerà non solo tutti i possibili usi dello stagno, ma anche quelli dei suoi
sostituti e dei sostituti di questi sostituti, l’offerta di tutte le cose fatte di stagno e dei loro sostituti, e così
Nemo, La théorie hayékienne de l’ordre auto-organisé du marché (la “main invisible”) pp. 54-55; P. Nemo, La
société de droit selon F. A. von Hayek, pp. 100-105.
46
F.A. von Hayek, L’uso della conoscenza nella società, cit., p. 287.
47
Cfr. Philippe Nemo, La société de droit selon F. A. Hayek, p. 200.
48
Cfr. P. Nemo, La théorie hayékienne de l’ordre auto-organisé du marché (la “main invisible”), pp. 56-60. Cfr.
pure : J. Petitot, Le liberalisme comme ethique critique chez Frierdrich von Hayek, pp. 12-13.
49
Sull’influenza che il pensiero Smith ha avuto su Hayek si veda: L. Infantino, L’ordine senza piano. Le ragioni
dell’individualismo metodologico, pp. 27-69.
11
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via; e tutto questo senza che la maggior parte di coloro che contribuiscono a effettuare queste sostituzioni
sappia alcunché sulla causa originaria di questi cambiamenti. Il tutto funziona come un mercato, non
perché qualcuno dei suoi membri passi in rassegna l’intero campo, ma perché i loro limitati campi visivi
individuali si sovrappongono in modo sufficiente affinché attraversi molti intermediari le informazioni
rilevanti siano comunicate a tutti. Il semplice fatto che ci sia un solo prezzo per ogni merce – o piuttosto
che i prezzi locali siano connessi in un modo determinato dal costo di trasporto, ecc. – genera la soluzione
– conclude Hayek – a cui avrebbe potuto giungere (ma è solo concettualmente possibile) una singola
mente in possesso di tutte le informazioni che di fatto si trovano disperse tra tutte le persone coinvolte in
questo processo”50.
L’esempio fornito da Hayek evidenzia anche quanto rilevato in precedenza, ossia che la cibernetica
dei prezzi agisce non solo nel senso di un adattamento del locale al globale, ma anche in modo da
permettere il fenomeno inverso, ossia un adattamento del globale al locale. Cerchiamo di chiarire il punto.
Mentre nel caso in cui gli agenti valutano che cosa produrre e come produrlo accade che essi siano
condizionati dai prezzi, nel caso in cui gli stessi agenti, dopo aver ponderato una decisione, acquistino o
vendano mezzi di produzione, si verifica, invece, l’esatto contrario, ossia che essi incidano sui prezzi,
condizionandone il livello. Comprando un bene, gli agenti contribuiscono a renderlo più raro e incidono
sul suo prezzo in modo da favorirne un aumento. Vendendo un bene, essi contribuiscono, invece, a
renderlo più abbondante e incidono sul suo prezzo favorendone una riduzione. Questi due tipi di effetti
rappresentano modalità di immissione di informazione dispersa nel sistema, funzionali, appunto, a
garantire il costante adattamento dello stesso al mutare delle condizioni locali. E questo perché le scelte
economiche degli agenti dipendono dalle conoscenze circostanziali di cui essi dispongono nel momento
in cui agiscono (bisogni, piani, competenze, informazioni esclusive, abilità, ecc.)51.
Il fatto più significativo nel sistema dei prezzi è costituito, secondo Hayek, “dall’economia di
conoscenza con cui esso opera, o in altri termini da quanto poco devono sapere i partecipanti individuali
per essere in grado di agire nel modo giusto. In forma abbreviata, utilizzando una forma di
rappresentazione simbolica, solo le informazioni più essenziali sono trasmesse e ritrasmesse e solo agli
interessati. E più che ricorrere ad una metafora descrivere il sistema dei prezzi come una sorta di
macchina per la registrazione dei cambiamenti, o come un sistema di telecomunicazione che consente ai
singoli produttori di sorvegliare solo i movimenti di pochi indicatori – come un ingegnere potrebbe
sorvegliare le lancette di pochi quadranti – per adattare le proprie attività a cambiamenti di cui potrebbero
non sapere mai nulla di più di quanto si riflette nel movimento dei prezzi”52.
2.5. Secondo Hayek, il concetto di equilibro generale descrive uno “stato di cose”53 che il vero
processo di coordinazione concorrenziale “tende ad approssimare”54. Tale processo consiste in una logica
di adattamento a cambiamenti costanti e imprevedibili e consente la compatibilità del maggior numero
possibile di piani di acquisto e di vendita non concordati, ma esclude quella della totalità dei piani
individuali. Un sistema basato sull’infallibilità dei piani presupporrebbe l’onniscienza degli agenti e
l’assenza di cambiamenti imprevedibili e non esigerebbe una continua ristrutturazione. A differenza dei
teorici dell’equilibrio generale, Hayek assume, come si è già sottolineato, che il mercato, in quanto ordine
auto-organizzato, non sia basato su un equilibrio statico, ma su un equilibrio dinamico, incorporante un
costante grado di disordine. Quest’ultimo è fisiologico perché è generato, appunto, dal sopravvenire
inevitabile di cambiamenti imprevedibili e perché il sistema si nutre di tali cambiamenti.
Secondo la prospettiva epistemologica adottata da Hayek, gli agenti economici devono essere
considerati come ignoranti e fallibili e perciò come non aventi diritto alla certezza quando pianificano.
Anche se essi utilizzano una guida positiva – i prezzi monetari – grazie alla quale hanno modo di
orientarsi e di fronteggiare i propri limiti gnoseologici, essi non hanno chances di escludere assolutamente
la delusione delle proprie aspettative. A giudizio di Hayek, il costante fallimento di alcuni piani è
necessario all’equilibrio dinamico del mercato che massimizza globalmente le opportunità di riuscita
individuali proprio perché esclude la certezza dei progetti economici. Hayek considera la parziale
50
F.A. von Hayek, L’uso della conoscenza nella società, cit., p. 286.
Cfr. P. Nemo, La théorie hayékienne de l’ordre auto-organisé du marché (la “main invisible”), pp. 60-63.
52
F.A. von Hayek, L’uso della conoscenza nella società, cit., p. 287.
53
F.A. von Hayek, Il significato della concorrenza, cit., pp. 293-294.
54
Op. cit., p. 294.
51
12
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delusione delle aspettative che si verifica in un mercato un effetto della sua logica coordinativa55.
Cerchiamo di chiarire meglio questo fondamentale punto della sua teoria.
Come osserva Heritier, il quale, al pari di Nemo, pone in evidenza l’esistenza di strette analogie tra
l’epistemologia dei filosofi della complessità e quella di Hayek (dovute al fatto che sia gli uni che l’altro
hanno come comune punto di riferimento il quadro concettuale della teoria dei sistemi auto-organizzati),
il mercato reale è assimilabile, secondo l’autore austriaco, ad “un univeso”56 che è, appunto,
indeterministico “incerto (…), in decomposizione e al tempo stesso in autocreazione”57. Hayek ritiene che
i processi di aggiustamento si verifichino in virtù di un “rapido”58 adattamento dell’impiego delle risorse
scarse a “cambiamenti”59 economicamente rilevanti che hanno luogo, in modo incessante e imprevedibile,
“nei diversi luoghi e nelle diverse industrie”60 (ex: riformulazione di preferenze soggettive, impossibilità
di ripetere approvvigionamenti, creazione di nuove soluzioni tecnologiche o organizzative, ecc.)61.
Secondo Hayek, l’insorgenza continua di cambiamenti aleatori di questo tipo è fronteggiata da un
meccanismo spontaneo di controllo omeostatico, basato sui “segnali”62 di redditività, che tende a
massimizzare costantemente le “opportunità”63 di realizzazione dei piani individuali. Tale meccanismo
tende a preservare l’equilibrio dinamico del mercato e con ciò la possibilità di un’agiatezza diffusa. Esso
consente un’allocazione efficiente delle risorse scarse e quindi anche una minimizzazione dei costi di
produzione dei beni, i quali sono costi in termini di possibilità di creazione e di fruizione collettiva “di
altri beni”64.
Sulla base della sua analisi della cibernetica economica, Hayek definisce l’ordine catallattico un gioco
a somma positiva65. Sottolineando che il carattere “generatore di ricchezza”66 di tale gioco, cioè la sua
capacità di portare “ad un aumento del flusso dei beni, e delle prospettive di tutti i partecipanti di
soddisfare i propri bisogni”67, è una conseguenza della sua logica auto-organizzativa, Hayek nota che
anche questo gioco, al pari di ogni altro, “dipende necessariamente da un misto di abilità e fortuna”68.
L’incidenza del caso nel sistema economico svolge un ruolo fondamentale ed è alla base del principio di
funzionamento del meccanismo dei prezzi. Questi ultimi sono “incentivi”69 che guidano spesso, ma non
sempre, al successo negli affari: le previsioni effettuate sulla base dei prezzi non sono completamente
sicure e non devono essere completamente sicure affinché la logica di funzionamento di tale meccanismo
possa risultare operativa.
Come spiega Nemo, Hayek ritiene che la risoluzione del problema gnoseologico fronteggiato dalla
modalità auto-organizzativa del mercato, ossia l’utilizzo di una conoscenza di cambiamenti imprevedibili
che è dispersa, richieda “che gli agenti siano perfettamente liberi, ossia che essi siano tenuti a rispettare
solamente la proprietà altrui e i contratti stipulati e che essi siano pronti ad ogni nuova combinazione
micro-economica che è più adatta ad una nuova circostanza: fissazione dei prezzi, scelta dei partner
commerciali, dei datori di lavoro, degli impiegati, degli impianti, delle teconologie, ecc.” 70. L’incertezza
presente nel mercato deriva dal fatto che esso si fonda sulla libertà e sulla decentralizzazione delle
decisioni economiche e dal fatto che “un sistema di informazione può informare solo nella misura in cui i
segnali che esso trasmette possono variare. L’informazione è funzione dell’incertezza; senza incertezza
non c’è informazione”71. Ne consegue che, per Hayek, la riduzione della libertà economica (per esempio,
attraverso la fissazione di certi prezzi) rappresenta “un ostacolo alla trasmissione dell’informazione, alla
circolazione in tempo reale dell’informazione utile sulle evoluzioni economiche e, di conseguenza,
55
Cfr. F.A. von Hayek, Il miraggio della giustizia sociale, pp. 332-334.
P. Heritier, Ordine spontaneo ed evoluzione nel pensiero di Hayek, cit., p. 148.
57
Op. cit., pp. 148-149.
58
F.A. von Hayek, Il calcolo socialista III: la soluzione concorrenziale, trad. it., in Conoscenza mercato,
pianificazione, cit., p. 401.
59
F.A. von Hayek, Il significato della concorrenza, cit., p. 295.
60
F.A. von Hayek, Il calcolo socialista III: la soluzione concorrenziale, cit., p. 401.
61
Cfr. M. Boccaccio, Hayek. Teoria della conoscenza e teoria economica, pp. 22-35.
62
F.A. von Hayek, Il miraggio della giustizia sociale, cit., p.
63
F.A. von Hayek, Il miraggio della giustizia sociale, cit., p. 330.
64
Op. cit., p. 326
65
Op. cit., p. 324
66
Ibidem.
67
Ibidem.
68
Ibidem.
69
Op. cit., p. 325
70
P. Nemo, La théorie hayékienne de l’ordre auto-organisé du marché (la “main invisible”), cit., p. 65, trad.
mia.
71
Ibidem.
56
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Centro di metodologia delle scienze sociali
Luiss Guido Carli
all’adattamento reciproco degli agenti economici al sistema e del sistema agli agenti e, in ultima analisi,
all’allocazione ottimale delle risorse e alla divisione ottimale del lavoro che sono presupposto
dell’efficienza economica”72. In altri termini, ne consegue che le misure stataliste di destra e di sinistra
che implicano una riduzione dell’autonomia decisionale degli agenti sono da considerare, secondo Hayek,
come “delle opacizzazioni del sistema di trasmissione dell’informazione e della guida cognitiva della
divisione del lavoro nell’universo complesso della Grande società”73.
2.6. A questo punto è necessario mettere in luce un fatto che consente di chiarire ancor meglio la
teoria economica di Hayek. Come detto, questi attribuisce ai prezzi una funzione cognitiva. In realtà,
Hayek ritiene che i prezzi non siano l’unico strumento attraverso il quale il mercato orienta, per mezzo di
una guida positiva, le scelte degli agenti. A suo giudizio, benché essi siano indubbiamente il principale
canale informativo di questo tipo, è tutto l’insieme dei risultati del processo concorrenziale che svolge
una funzione di indirizzo e di coordinazione delle attività imprenditoriali.
Secondo Hayek, la competizione, in quanto processo basato sulla libertà di accesso al mercato e
sull’incentivo del profitto, è un metodo di “scoperta”74 necessario per conoscere non solo il valore
monetario dei beni, ma anche un insieme di altri “fatti” economicamente rilevanti. Fenomeni come la
pubblicità o come il passaparola tra gli acquirenti (per esempio, il passaparola che informa riguardo alla
superiore abilità professionale di un soggetto rispetto ad altri o riguardo alla migliore qualità di una
merce) oppure, ancora, fenomeni come la costante innovazione e diversificazione delle soluzioni
tecnologiche rivelano, agli occhi di Hayek, l’esistenza, all’interno del mercato, di modalità funzionali
all’acquisizione ed alla diffusione di informazioni rilevanti che sono, appunto, diverse dai prezzi. Anche
queste ultime sono interamente un prodotto della concorrenza in quanto senza di essa i fatti che esse
rivelano non potrebbero divenir noti (se, per esempio, in un paese vigesse una legge che stabilisse che può
esservi un solo sarto, sarebbe aprioristicamente impossibile sapere fatti come: chi è il sarto più bravo?
Quale sarto pratica i prezzi migliori? C’è un sarto che chiude più tardi degli altri? Quale sarto lavora con
maggiore solerzia? Ecc.).
Al pari dei prezzi, tali ulteriori modalità informative hanno lo scopo sia di preservare che di migliorare
un’efficienza coordinativa. E ciò in quanto gli ordini auto-organizzati come la mente o il mercato si
nutrono di cambiamenti aleatori che si verificano nell’ambiente per continuare a funzionare ed anche per
aumentare la propria capacità adattiva. E’ proprio in virtù di tale caratteristica degli ordini di questo tipo
che il fatto che, per esempio, venga commercializzata, in conseguenza dell’operare della concorrenza, una
nuova tecnologia capace di ridurre certi costi di produzione implica una parziale ristrutturazione del
sistema di mercato in un modo che è funzionale ad un aumento della produttività globale.
Essendo basata sulla libertà di accesso al mercato e sull’incentivo del profitto ed essendo funzionale
ad una logica auto-organizzativa, la concorrenza consente, quindi, non solo di risolvere un problema di
utilizzo di conoscenza dispersa, ma anche l’esistenza di condizioni idonee a favorire una spinta verso il
progresso economico e verso un aumento della capacità adattiva dei singoli e della società: solo “là dove
sia possibile sperimentare un gran numero di modi diversi di fare le cose, si otterrà una varietà di
esperienze, di conoscenze e di capacità individuali tale da consentire, attraverso la selezione ininterrotta
delle più efficaci tra queste, un miglioramento costante”75. Hayek definisce la concorrenza un vero e
proprio processo di esplorazione dell’ignoto e ritiene inevitabile il fatto che in una società in cui essa non
esista si abbia modo di acquisire e di utilizzare una quantità di conoscenze economicamente utili
enormemente minore76.
72
Op. cit., p. 66.
Ibidem.
74
F.A. von Hayek, Legge, legislazione e libertà, cit., p. 326. Per un’analisi della concezione hayekiana secondo
cui la concorrenza è un “procedimento di scoperta” si veda: F.A. von Hayek, Il significato della concorrenza. Cfr.
pure: G. Gianfreda, La teoria della concorrenza tra teoria “dell’equilibrio” ed economia austriaca: verso una
visione unitaria? Working Paper Luiss, Roma, 1997; L. Infantino, Ignoranza e libertà; I. Kirzner, Concorrenza e
imprenditorialità, Rubettino, Soveria Mannelli, 1997;
75
Op. cit., p. 165. Cfr., W.W. Bartley III, Ecologia della razionalità, trad. it., Armando, Roma, 1990, p. 22; L.
Infantino, Ignoranza e libertà, Rubbettino, Messina, 1999, pp. 8, 130 e ss., e 231 e ss.; D. Antiseri, Metodologia delle
scienze e teoria della politica nella scuola marginalista austriaca, pp. 163-164.
76
Cfr. F.A. von Hayek, La presunzione fatale. Gli errori del socialismo, pp. 147-152. Cfr. pure: I.M. Kirzner,
Prices, the Communication of Knowledge, and the Discovery Process, in K.R. Leube, A.H. Zlabinger (eds.), The
Political Economy of Freedom: Essays in Honour of F. A. Hayek, Philosophia Verlag, Munich-Vienna, 1984, pp.
73
14
Centro di metodologia delle scienze sociali
Luiss Guido Carli
All’interno del processo concorrenziale i prezzi, che sono al tempo stesso un effetto di tale processo e
un evento che ne condiziona gli sviluppi, svolgono, in quanto guida cognitiva, un ruolo essenziale anche
per via del fatto che, secondo Hayek, essi indirizzano, trasmettendo informazioni codificate, l’attenzione
dei produttori “verso ciò che vale la pena scoprire”77, determinando in che modo questi ultimi devono
provare ad utilizzare le proprie capacità, quali abilità essi devono sforzarsi di apprendere e quali
conoscenze circostanziali essi devono cercare di acquisire e di sfruttare.
2.7. Come osserva Di Nuoscio, concepire, sulla base dell’individualismo metodologico, la catallassi
come un sistema auto-organizzato consente “di evitare di rimanere vittima del paradosso della
conoscenza”78, caratteristico degli ordini spontanei, ossia di considerare come un enigma irrisolvibile il
fatto che, mentre la conoscenza degli individui è assai limitata, la conoscenza necessaria per realizzare
intenzionalmente i risultati che effettivamente si verificano all’interno di un ordine di mercato è
enormemente superiore a quella che ogni singolo può padroneggiare79. Nell’ambito di tale ordine, “gli
individui, scrive Di Nuoscio, elaborano strategie di azione per la cui realizzazione, però, sono necessarie
conoscenze di cui essi non dispongono e non sono in grado di possedere”80. All’interno della società di
mercato, policentrica e auto-organizzata, la dispersione della conoscenza, che altrimenti sarebbe un limite
paralizzante, diventa una fondamentale opportunità di problem solving. Interagendo spontaneamente con
gli altri soggetti, ogni individuo è, in tale società, nella condizione di beneficiare, per la realizzazione dei
propri piani, di una conoscenza enormemente superiore a quella che possiede isolatamente81. Soprattutto
nelle società moderne che sono altamente complesse e nelle quali ogni abitante non è un essere autarchico
nella soluzione dei suoi problemi, ma vive in un contesto che dipende in buona parte da conoscenze altrui,
è evidente che la sconfitta dell’ignoranza non è una battaglia che il singolo può condurre
individualmente, accrescendo le proprie conoscenze. E questo, come si è visto, non solo perché, per
quanto possa essere incrementata (nei casi in cui è possibile), la sua conoscenza sarà sempre molto
limitata e insufficiente per realizzare molti e importanti progetti; ma anche in ragione del fatto che ci sono
conoscenze, come quelle di circostanze particolari di tempo e di luogo, di cui ogni singolo individuo non
può disporre82. All’interno di un ordine spontaneo, come il mercato, l’individuo, osserva Di Nuoscio, “è
nelle condizioni di risolvere problemi, non benché, ma proprio perché la conoscenza è dispersa e proprio
perché l’ordine spontaneo gli consente di beneficiarne. E’ questo il segreto, egli aggiunge, della superiore
capacità di problem solving degli ordini spontanei, nell’ambito dei quali è possibile (come è il caso del
mercato) la realizzazione di un numero elevatissimo di progetti individuali proprio grazie alle asimmetrie
conoscitive che caratterizzano gli individui coinvolti”83. Dal punto di vista di Hayek, la condizione
193-206; C. Zappia, Hayek Knowledge Problem, Quaderni del Dipartimento di Economia Politica dell’università di
Siena, Siena, 1989, pp. 11 e ss.
77
F.H. von Hayek, La concorrenza come processo di scoperta, cit., p. 200.
78
E. Di Nuoscio, Il mestiere dello scienziato sociale. Un’introduzione all’epistemologia delle scienze sociali,
Liguori, Napoli, 2006, cit., p. 241.
79
Essendo incentrata sul concetto di emergenza non inintenzionale, la nozione di ordine spontaneo, connessa
all’individualismo metodologico, si contrappone ad una concezione ingenuamente animista della società, ampiamente
diffusa e secondo cui ogni fenomeno sociale é semplicemente la conseguenza intenzionale di una volontà precisa.
Cfr. F. H von Hayek, La presunzione fatale. Gli errori del socialismo, pp. 179 e ss.
80
“E non ne dispongono, spiega Di Nuoscio, perché non ne possono disporre in quanto, come ha evidenziato
Hayek, e come aveva fatto prima di lui un altro grande individualista ed evoluzionista come Spencer, una parte
importante della conoscenza umana è necessariamente dispersa tra gli individui. Se alcune conoscenze, come le
teorie scientifiche, una volta scoperte, sono centralizzabili e quindi a disposizione di tutti, esistono invece le
conoscenze delle circostanze particolari di tempo e di luogo che si generano e si applicano all’istante, legate cioè alle
situazioni problematiche nelle quali vengono a trovarsi i singoli. Potendone disporre esclusivamente coloro che si
trovano in quelle circostanze, tali conoscenze non possono essere possedute in anticipo (prima che l’attore sociale si
imbatta in quella situazione) e quindi non sono centralizzabili. Solo il medico che accorre al capezzale di un malato
sa, se lo sa, cosa deve fare in quel caso, perché solo lui è legato a quella circostanza. Certo, egli utilizza conoscenze
precedentemente accumulate, tuttavia senza l’acquisizione di rilevanti informazioni riferite a quella particolare
situazione egli non sarebbe nella condizione di agire. E quello che vale per il medico vale pure per il consumatore,
l’imprenditore e, più in generale, per la risoluzione di una serie infinita di problemi dei quali è costellata la vita di
ognuno” (E. Di Nuoscio, Il mestiere dello scienziato sociale. Un’introduzione all’epistemologia delle scienze sociali,
pp. 239-240).
81
Op. cit., p. 240
82
Ibidem.
83
Op. cit., p. 241
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Centro di metodologia delle scienze sociali
Luiss Guido Carli
individuale di ignoranza, ossia il fatto che è il singolo ha bisogno delle conoscenze di altri per poter
realizzare buona parte dei propri progetti, non va interpretata, dunque, come un paralizzante limite
esistenziale, ma, grazie alla catallassi, come una grande opportunità per la soluzione di svariati problemi.
Essendo basato sull’autonomia decisionale degli attori e sulla logica dell’auto-organizzazione,
l’ordine spontaneo del mercato permette, dunque, di utilizzare la maggiore quantità possibile di
conoscenza. La sua incredibile efficienza è legata, come quella di un automa biologico (la cui logica di
funzionamento è una logica di adattamento a cambiamenti aleatori che si producono nell’ambiente), al
suo indeterminismo84. Infatti, il mercato è un “ordine astratto”85, nel senso che, come scrive Di Nuoscio
“non è orientato ad uno scopo specifico e non è prevedibile il contenuto concreto che, di volta in volta,
assumerà. L’ordine spontaneo non è orientato a fronteggiare una singola e specifica situazione
problematica, ma rappresenta un habitat che consente la soluzione del più grande numero e della più
vasta gamma possibile di problemi. Non essendo, a differenza delle organizzazioni, orientato a fini
stabiliti, esso permette la realizzazione del maggio numero possibile di piani individuali compatibili, non
condivisi e non concordati. Gli individui, che non possono conoscere quali saranno in futuro i loro
bisogni e i problemi nei quali si imbatteranno, grazie alla loro cooperazione spontanea saranno nelle
migliori condizioni per farvi fronte”86. Una delle principali cause dell’imprevedibilità di tale ordine
astratto è data dal fatto che, al suo interno, gli individui, che agiscono autonomamente e che sono
gnoseologicamente limitati, generano, attraverso le loro interazioni e in virtù della loro ignoranza,
conseguenze non intenzionali. Nell’ambito del mercato gli agenti acquisiscono continuamente nuove
conoscenze circostanziali. Le azioni che essi compiono sulla base di queste ultime producono effetti di
composizione nel sistema sociale. Ciò genera, a sua volta nuove conoscenze disperse. Queste ultime
implicano, a loro volta, nuove conseguenze non intenzionali che determinano, a loro volta, ulteriori
conoscenze disperse e così via. Si produce in questo modo un processo aperto e auto-poietico87.
3 La critica gnoseologica della pianificazione centralizzata
3.1. Sulla base della sua teoria della dispersione della conoscenza e della sua teoria dell’autoorganizzazione del mercato, Hayek esclude che in una società complessa l’economia possa essere
organizzata in modo efficiente attuando una pianificazione centralizzata della produzione. Secondo
Hayek, abolendo la proprietà privata e con ciò il processo concorrenziale, vengono meno le precondizioni
che consentono la generazione, la diffusione e l’utilizzo della conoscenza necessaria al funzionamento di
un sistema di divisione del lavoro su larga scala. Quest’ultimo richiede un costante riadattamento delle
azioni di milioni e milioni di individui al mutare continuo e imprevedibile di un’infinità di circostanze
locali, ossia alla formazione incessante di conoscenze disperse.
Solo in un ordine sociale policentrico e auto-organizzato, in cui esiste la decentralizzazione delle
decisioni economiche, gli individui hanno modo sia di fronteggiare i cambiamenti locali di cui hanno
diretta conoscenza che di beneficiare di un meccanismo cibernetico che consente loro di adeguarsi
rapidamente anche a cambiamenti noti solo ad altri individui e che sono ignoti nel loro complesso.
Simulare l’efficienza coordinatrice dell’ordine di mercato e risolvere il problema economico della società
attraverso l’attuazione di un piano unico della produzione elaborato in funzione di un periodo di tempo
più o meno lungo è impossibile semplicemente perché è impossibile disporre in anticipo e globalmente
della conoscenza necessaria per determinare i contenuti di un simile piano88. Dato che il problema
economico della società è un problema di costante adattamento a novità aleatorie, la sua soluzione non
84
Cfr. H. Atlan, Entre le cristal et la fumée. Essai sur l’organisation du vivant, p. 27 e ss.
F. A. von Hayek, Il miraggio della giustizia sociale, cit. p. 323.
86
E. Di Nuoscio, Il mestiere dello scienziato sociale. Un’introduzione all’epistemologia delle scienze sociali, cit.,
p. 242. Cfr. F. A. von Hayek, La società libera, SEAM, Roma, 1999. P. 60. Cfr. pure: E. Di Nuoscio, Epistemologia
dell’azione e ordine spontaneo. Evoluzionismo e individualismo metodologico in Herbert Spencer, pp. 77-78 nota
74.
87
Op. cit., pp. 242-243.
88
E’ interessante richiamare qui quello che afferma Atlan a proposito del potere creatore del tempo biologico:
l’auto-organizzazione degli organismi consiste, egli dice, in un’attività finalistica, tuttavia il finalismo degli
organismi, egli precisa, è diverso da quello che risulta intenzionalmente da una volontà cosciente proprio perché,
mentre quest’ultimo è legato alla possibilità di perfetta previsione e al determinismo, il primo, lungi dall’essere il
risultato dell’esecuzione di un qualche progetto, è un processo, completamente indeterminista, di adattamento a
novità radicali, aleatorie e imprevedibili. Cfr. H. Atlan, Entre le cristal et la fumée. Essai sur l’organisation du
vivant, p. 173 e ss.
85
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Centro di metodologia delle scienze sociali
Luiss Guido Carli
può presupporre la ricapitolazione l’accentramento di un insieme di dati rilevanti. All’interno della
società “tutti i problemi economici sorgono a causa di cambiamenti imprevisti che richiedono qualche
adattamento. Solo ciò che non è stato previsto e a cui non si è già provveduto, richiede nuove decisioni.
Se non fosse più necessario alcun adattamento di questo genere, se in qualsiasi momento dovessimo
venire a sapere che tutti i cambiamenti sono cessati e che le cose continueranno per sempre ad essere
esattamente quelle che sono ora, non resterebbe più da risolvere alcun problema relativo all’uso delle
risorse”89.
Al pari di Mises, Hayek considera il processo catallattico l’indispensabile presupposto ecologico del
calcolo economico. A giudizio di Hayek, i teorici della pianificazione centralizzata non comprendono il
modo in cui è possibile acquisire e utilizzare le conoscenze economicamente utili e, in particolare, il fatto
che solo il processo concorrenziale e la cibernetica dei prezzi consentono di stabilire “che cosa produrre e
come produrlo”90 in funzione di una efficiente coordinazione dell’uso delle risorse scarse91.
“Forse, scrive Hayek, la migliore dimostrazione dell’impossibilità di una deliberata e “razionale”
allocazione delle risorse in un ordine economico esteso, senza la guida dei prezzi formati sui mercati
concorrenziali, è il problema di allocare l’offerta corrente di capitale liquido tra tutti gli usi diversi, in
modo da aumentare il prodotto finale”92. Il problema, spiega Hayek, è legato al fatto che il capitale è
scarso ed “è essenzialmente questo: quante delle risorse produttive che vengono correntemente acquisite
possono essere risparmiate in prospettiva di un futuro più lontano, in contrasto con i bisogni correnti (…).
Se consideriamo il problema dell’uso di tutti i mezzi disponibili per l’investimento in un sistema
economico esteso sotto una singola autorità direttiva, la prima difficoltà, scrive Hayek, è che tale
determinata quantità di capitale aggregato disponibile per l’uso corrente non può essere conosciuta da
nessuno, sebbene questa quantità sia certamente limitata, nel senso che l’effetto di investirne di più o di
meno deve portare a discrepanze tra la domanda di vari tipi di beni e servizi”93. In assenza della guida dei
prezzi, gli squilibri tra bisogni e disponibilità, asserisce Hayek, “non si correggeranno automaticamente,
ma si manifesteranno attraverso alcune delle istruzioni date all’autorità dirigente che si dimostreranno di
impossibile esecuzione, sia perché alcuni dei beni richiesti non ci saranno, sia perché alcuni materiali o
strumenti forniti non possono essere utilizzati per la mancanza dei mezzi complementari richiesti
(strumenti, materiali, lavoro)”94. Qui il fatto rilevante è che nessuna “delle grandezze che avrebbero
dovuto essere prese in considerazione potrebbe essere ispezionata constatando o misurando ogni dato
oggetto”95 dato che tali grandezze hanno la caratteristica di riflettere un insieme di valutazioni che sono
soggettive (nel senso attribuito al termine dalla teoria marginalista) e circostanziali. Ne consegue, osserva
Hayek, che una soluzione sarà possibile solo in un sistema di mercato, al cui interno tutto dipenderà dalle
alternative tra cui le differenti persone “dovranno scegliere alla luce delle conoscenze che possiedono al
momento. Una soluzione approssimata di questo compito diventerà possibile soltanto attraverso l'azione
reciproca di coloro che possono constatare particolari circostanze, che le condizione del momento
mostrano essere rilevanti, attraverso i loro effetti sui prezzi di mercato”96.
A giudizio di Hayek, la quantità di capitale disponibile che il mercato scopre “indica, per esempio,
che cosa succede quando la porzione di risorse correnti usata per provvedere ai bisogni di un futuro più
distante è più grande di ciò cui le persone sono preparate a rinunciare del consumo corrente per accrescere
89
F.A. von Hayek, Il significato della concorrenza, cit. p. 303. F.A. von Hayek, Il calcolo socialista I: la natura
e la storia del problema, trad. it., in Conoscenza, mercato, pianificazione, p. 351. Cfr. F.A. von Hayek, Il calcolo
socialista II: lo stato del dibattito, trad. it., in Conoscenza, mercato, pianificazione, p. 359. Cfr. pure: L. von Mises,
Socialismo. Analisi economica e sociologica, trad. it, Rusconi, Milano, 1990. Per un’analisi delle analogie e delle
differenze tra le argomentazioni contro la pianificazione centralizzata di Hayek e quelle di Mises si veda: W. Keizer ,
Hayek Critique of Socialism, in J. Birner, R. van Zijp (eds.), Hayek, Co-ordination and Evolution. His legacy in
Philosophy, Politics, Economics and History of Ideas, Routledge, London-New York, 1994, pp. 207-31. Si veda
anche: J. Shearmur, Hayek and After. Hayekian liberalism as a research programme, Routledge, London and New
York, 1996, pp. 32-53.
90
F.A. von Hayek, La presunzione di conoscere, trad. it., in Nuovi studi di filosofia, politica, economia e storia
delle idee, pp. 35-36. Cfr. F. A. von Hayek, Presentazione a L. von Mises, Socialismo. Analisi economica e
sociologica, cit., p. 27.
91
Cfr. R. Nadeau, L’évolutionnisme économique de Frierdich Hayek, in Philosophiques, vol. 25, n° 2, automne
1998, pp. 12-15.
92
F. A. von Hayek, La presunzione fatale, Rusconi, Roma, 1988, cit., p. 151.
93
Op. cit., p. 151. Cfr. L’abuso della ragione, pp. 127 e ss.
94
Ibidem.
95
Op. cit., p. 152
96
Op. cit., p. 146
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Luiss Guido Carli
la loro provvigione per il futuro, e cioè la loro disponibilità a risparmiare”97. Ciò mostra, tra l’altro, un
ulteriore fatto che è, per Hayek, assai rilevante, e cioè che anche l’ordine auto-organizzato della
catallassi, al pari degli ordini auto-organizzati della biologia, assolve una funzione auto-conservativa che
non concerne soltanto l’immediato: e questo in quanto tale ordine, oltre “a regolare la produzione corrente
di beni e l’offerta di servizi”98, opera in modo funzionale a provvedere anche “per il futuro”99 nel senso
che, al suo interno, le “azioni si adatteranno non solo a quanto è lontano nello spazio, ma anche a eventi
cronologicamente al di là di quanto gli individui che agiscono si aspettano per la loro vita”100.
Secondo Hayek, vagheggiare un sistema economico complesso pianificato centralisticamente significa
incappare in una contraddizione logica in quanto la complessità ha come attributo strutturale necessario e
imprescindibile l’auto-organizzazione. Come ha ben evidenziato Varela analizzando il funzionamento del
cervello umano, essa si configura come emergenza spontanea del comportamento autonomo di costituenti
semplici e, quindi, come assenza di direzione centrale101. La complessità è proprietà esclusiva degli ordini
che trascendono le capacita di controllo e di previsione umane. A giudizio di Hayek, il collettivismo
economico è ingenuo “costruttivismo sociale”, figlio di un “abuso della ragione”, ossia dell’incapacità di
vedere che, per ragioni gnoseologiche e sistemiche, è possibile ordinare effettivamente l’universo
complesso del mercato “soltanto facendo in modo che esso si ordini da se stesso”102, attraverso gli effetti
derivanti dall’osservanza delle norme di condotta del diritto civile103.
97
Op. cit., pp 151-152.
Op. cit., p. 145
99
Op. cit.,p. 145
100
Op. cit., p. 146
101
Cfr. F. Varela, Connaître: les sciences cognitives, pp. 61-77.
102
F. A. von Hayek, La presunzione fatale, cit., p. 144.
103
Per un’analisi della critica hayekiana del costruttivismo sociale alla luce delle teoria dell’auto-organizzazione
si vedano: J. Petitot, Vers des lumières hayekiennes: de la critique du rationalisme constructiviste è un nouveau
rationalisme critique, Colloque de Cerisy Friedrich Hayek et la philosophie économique (A. Leroux et R. Nadeau
eds), Philosophie économique, 2000, 2, 9-46; J. Petitot, Le liberalisme comme ethique critique chez Frierdrich von
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