CONSOLIDAMENTO E OTTIMIZZAZIONE
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CONSOLIDAMENTO E OTTIMIZZAZIONE
dossier CONSOLIDAMENTO E OTTIMIZZAZIONE Profitti in caduta libera, tagli occupazionali, profonde ristrutturazioni: negli ultimi due anni le aziende hanno vissuto un periodo difficile. Seppure il peggio sembri ormai alle spalle, qualcosa è cambiato in modo duraturo nella mentalità dei manager: il nuovo imperativo sono gli investimenti mirati, nell’ottica di riorganizzare e sfruttare al meglio i mezzi già disponibili A cura della redazione di Computerworld Italia Pagina 1 di 17 FARE DI PIÙ CON MENO Fare di più con meno: era lo slogan di una campagna pubblicitaria di Microsoft, è diventato il simbolo di una situazione perdurante nell'area Sistemi Informativi delle aziende. Da ormai due anni una delle principali tendenze di mercato è l’ottimizzazione dei sistemi, cioè la revisione dei prodotti acquisiti negli scorsi anni per sfruttarli al meglio, eliminando gli sprechi e i costi non necessari derivanti dal mancato coordinamento dell’IT con i processi di business e le altre aree aziendali. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la tendenza al consolidamento piace anche ai fornitori perché in molti casi comporta l'acquisto di nuovo hardware e software. Ad esempio il software per il cosiddetto clustering permette di far funzionare insieme un ampio numero di PC, sommandone la potenza in modo che possano eseguire compiti normalmente riservati a macchine di grande potenza e costo elevato. Non va inoltre dimenticato che ogni nuovo acquisto si accompagna a spese varie per servizi di consulenza e supporto tecnico. Ovviamente l’azienda conta di bilanciare queste spese con nuovi risparmi sui costi di gestione, ad esempio attraverso la riduzione dei costi di connettività garantita dall’accorpamento di varie linee in un unico accesso a fibra ottica, oppure ridurre il numero dei server attivi attivando un solo sistema più potente, con l’ulteriore possibilità di ridurre le ore di lavoro pagate a consulenti tecnici esterni. La realizzazione pratica dei progetti di consolidamento si deve alla disponibilità di nuove tecnologie software che vanno sotto il nome di tecnologie di virtualizzazione. Il loro obiettivo, per usare l'efficace spiegazione di un dirigente di IBM, è "nascondere la complessità": macchinari, software e protocolli, con tutti i loro problemi di configurazione e incompatibilità, restano minacciosamente al loro posto. Ma tra loro e gli amministratori di sistema si colloca un diaframma, cioè il software di virtualizzazione, che li fa sembrare un insieme omogeneo. Si lavora come se i dettagli tecnici non esistessero, e il software di virtualizzazione si fa carico del gravoso compito di ripartire in tempo reale le risorse informatiche disponibili. Dai progetti di consolidamento può trarre vantaggio qualsiasi azienda, dal grande gruppo internazionale alla piccola realtà dotata solo di una decina di PC. Il dossier affronta l'argomento iniziando in modo provocatorio, cioè sottolineando l’atteggiamento puramente esecutivo che talvolta caratterizza il lavoro quotidiano dei responsabili IT. Ponendosi invece in un’ottica propositiva, guardiamo a chi l’ottimizzazione l’ha realizzata e ne gode i vantaggi, come Deloitte & Touche nel nuovo data center di Amsterdam. Oppure chi pone il consolidamento in un'ottica di progetto particolarmente ambiziosa (risparmi per 800 milioni di euro), come la tedesca Siemens. In Italia una testimonianza interessante è quella di Mario Leone, CIO (chief information officer) della Iveco: in questo caso il consolidamento fa parte di un piano generale di ottimizzazione delle risorse che rappresenta un valido esempio di come affrontare la questione. La seconda parte del dossier si rivolge a chi, dotato di maggiori competenze informatiche, vuole farsi un'idea delle opportunità disponibili. Presentiamo la visione di Microsoft del data center moderno, capace di sfruttare al meglio le risorse disponibili. E poi la visione di VMware, storico specialista della virtualizzazione dei server. La società è stata di recente acquisita da EMC, un importante fornitore di sistemi di archiviazione (storage) dei dati. Essendo tali prodotti una delle componenti che maggiormente beneficiano dei progetti di razionalizzazione, il dossier presenta infine le principali novità in questo campo. L'approvazione di un importante standard tecnologico, denominato SMI-S, promette infatti di facilitare le iniziative di ottimizzazione dei sistemi. Pagina 2 di 17 QUEL GRANDE FRATELLO DEI SISTEMI INFORMATIVI Di recente, un settimanale economico ha raccontato del modo con cui oggi le aziende attente alle spese possono usare i sistemi di prenotazione computerizzati, per accertarsi che i dipendenti che viaggiano frequentemente per lavoro volino in classe economica e non possano fare upgrade surrettizi alle sistemazioni alberghiere. Sistemi esperti e algoritmi di valutazione usati per analizzare le note spese: ecco servito un altro esempio della tendenza ormai prevalente all'uso dell'IT per quella 'economia del controllo' che i CIO oggi sono chiamati a presidiare. Con la quantità crescente di transazioni aziendali che vanno in rete, la capacità di un'azienda di autocontrollarsi in modo economico e completo sta aumentando esponenzialmente. In quanto parte del team, i CIO sono pronti, disponibili e in grado di lavorare con i revisori interni per creare software di identificazione delle eccezioni e per collaborare con quei responsabili di business unit in cerca di strumenti per segnalare comportamenti economici impropri o dispendiosi. Lo stesso stato letargico dell'economia rende i CIO partner importanti per ogni dirigente che si dichiari sensibile ai costi. Fin qui niente di male. Un'organizzazione ha tutti i diritti di gestire le proprie spese come crede più opportuno, e ha anche il diritto di presumere che i suoi dipendenti siano tutti ladri fino a prova contraria. Se il controllo rende più della fiducia, è giusto mettere gli investimenti dove danno i migliori risultati. Orientamento... al bastone Questi comportamenti orientati ai risultati non sono irrazionali. Si può anche ammettere che un controllo ispettivo in tempo reale sulla gestione dei contanti sia essenziale alla buona gestione di un'azienda. Quello che appare così sgradevole nella proliferazione delle applicazioni di revisione contabile è che sono tutte orientate al bastone. Certo, possiamo costruire reti che riescono a prendere i ladruncoli, i profittatori e quelli che violano le norme sui rimborsi spese, ma ci piacerebbe vedere in giro applicazioni progettate non solo per punire ma anche per premiare. Insomma, i bastoni li vediamo, ma dove sono le carote? Non ne stiamo facendo un caso di misericordia aziendale. Piuttosto, è una richiesta ai CIO e ai loro colleghi perché guardino in faccia la realtà, invece di considerarla come un'interferenza trascurabile. C'è una logica innegabile nell'idea che si debbano trasformare le reti aziendali in reti anticrimine, e sarebbe da pazzi ignorare il valore delle reti al fine di assicurare il rispetto delle norme in azienda. Ma saremmo pazzi e presuntuosi se investissimo il grosso delle nostre risorse mentali nell'inventare modi di costruire bastoni sempre più nodosi, a scapito del tempo che potremmo dedicare allo studio della coltivazione creativa delle carote. Facciamo un torto alla nostra comprensione e al nostro rispetto per la natura umana quando non ci diamo da fare per trovare altrettanti modi di premiare i nostri collaboratori per l'uso delle reti, di quanti ne troviamo per prenderli in trappola. Su questo, credo che i CIO siano colpevoli di seguire una linea di minima resistenza, quando si limitano a cogliere l'occasione a portata di mano, ignorando allo stesso tempo occasioni altrettanto poco costose di far sentire il personale responsabilizzato e produttivo. Questo è sbagliato. Conosco personalmente una media azienda che sta mettendo in esercizio un pacchetto di audit per il suo personale commerciale, mentre allo stesso tempo sta ritardando lo sviluppo di un sito per Pagina 3 di 17 le comunicazioni con il personale e il servizio di e-mail. Che genere di messaggio pensate che si ricavi da questo comportamento? Il CIO di quella società mi ha detto che lui sta solo rispecchiando le priorità del direttore generale. Questo non è esattamente il ritratto del coraggio; direi piuttosto un caso di tradimento della fiducia ricevuta. Se implementare e poi mantenere il sito per il personale costasse un patrimonio, si potrebbe dire che c'è una ragione, ma non è così. Persino la parvenza dell'equilibrio è stata sacrificata. Questo è risparmio fasullo. CIO, prima di tutto l’approccio positivo Circa il merito dell'articolo, devo dire che il tema del rapporto tra top management, CIO e utenti è molto più complesso e delicato di quanto appaia nel pezzo, che sembra farne solo una questione di coraggio personale o di 'tradimento' nelle aspettative degli utenti. Sono un consulente di direzione, e come professionista sostengo che per il CIO un conto è partecipare al processo direzionale con autorevolezza, e quindi influenzare nel modo più positivo possibile l'approccio del top management, un altro è fare del populismo a buon mercato, contrapponendosi alle direttive dopo che queste sono state date. Si badi bene che sono un convinto fautore della teoria Y di Mc Gregor, ovvero, per intenderci e semplificare, la teoria che si basa sull'incentivazione dell'autocontrollo e sul clima di fiducia. Ma questo non significa che, se un'organizzazione decide per un approccio X, sia il CIO a doversi ergere come oppositore istituzionale nel 'day by day'. E' semplicistico e antiorganizzativo. La tecnologia per... allungare i tempi Un'altra azienda, molto grande, sta deliberatamente usando le sue reti per rendere più complicata la preparazione dei moduli elettronici dei rimborsi spese. Quello che una volta richiedeva da 15 a 20 minuti online, adesso richiede un minimo di mezz'ora più la firma digitale di un capo. Per quale motivo? I rimborsi superiori a una certa cifra adesso vengono pagati a 30 giorni invece che a 14; se le spese di un reparto superano un certo ammontare, non pubblicato, la contabilità ha avuto istruzioni di differire una parte delle fatture in pagamento al prossimo periodo. Tutti questi cambiamenti sono stati progettati e implementati d'accordo con l'IT. Il CIO fa parte di quella squadra. Può dimostrare che le sue persone aiutano l'azienda a migliorare il flusso di cassa. Evviva. Gli impiegati dell'azienda sono scontenti? Ma almeno hanno un lavoro. In compenso, la loro motivazione a collaborare con l'IT sui vari progetti A. Raffaele Cielo è diminuita. Sempre più il CIO è visto come la (Partner Action Network) mano del direttore generale, invece che come una persona che si impegna a migliorare la produttività del lavoro. E questo non va bene. Se un CIO si preoccupa veramente della sfida di implementare in modo positivo il cambiamento nella sua organizzazione - e non semplicemente di rendere più forti le legioni di tagliatori di spese - farebbe bene a farsi vedere mentre fa qualcosa di meglio che implementare ficcanaso automatici. Gestire il suo portafoglio significa trovare un equilibrio tra l'usare le reti per stringere i controlli finanziari e usarle per espandere le occasioni di produttività del personale. Le domande da fare E allora, dove sono questi CIO che dovrebbero premiare pubblicamente la risposta migliore e più veloce a una richiesta di aiuto e assistenza dell'IT all'utente? Quali sono le società che pagano un premio all'impiegato le cui presentazioni Powerpoint sono scaricate e usate più spesso? Quale persona con spirito d'iniziativa riceve riconoscimenti per aver citato online i lavori di altri? Quali organizzazioni stanno creando sistemi economici interni, in cui la condivisione della conoscenza e i rapporti personalizzati via e-mail sono compensati con beni tangibili? I CIO stanno stimolando i loro direttori generali e direttori finanziari a essere un po' più creativi circa il valore delle loro reti? Pagina 4 di 17 Queste non sono domande retoriche, ma rispecchiano una sensibilità aziendale che viene sacrificata da troppi dirigenti, nella loro corsa a imitare nel 2004 il 1984 di Orwell. Vogliono 'bastoni a valore aggiunto'? Vergogna! Stanno stravolgendo il loro portafoglio applicativo IT; stanno erodendo le basi delle alleanze che potrebbero rendere le future implementazioni facili da eseguire, senza incontrare resistenze. Le nostre intranet, come i nostri ERP e le nostre supply chain, hanno già ricevuto anche troppi investimenti in controlli e sanzioni, mentre sono penosamente inadeguate in incentivi e ricompense. Alla fine, questa asimmetria costerà più di quello che può far risparmiare, se non rispettiamo la realtà che dice che gli esseri umani hanno bisogno di sistemi che forniscano sia gli uni sia gli altri. Le organizzazioni che non ricercano deliberatamente di raggiungere un equilibrio sono gestite da manager che meritano abbondantemente il disprezzo che ispirano. Non siate uno di questi manager. E non lasciate che la vostra direzione generale lo diventi. IL CONSOLIDAMENTO IN DELOITTE & TOUCHE Creando un centro dati unico nell'area olandese, il gigante della revisione contabile ha risparmiato oltre 20 milioni di euro di Francesca Papapietro AMSTERDAM - Una struttura costituita da due colonne identiche collegate da uno spazio centrale comune che, proprio come uno specchio, contengono da una parte i dati e dall'altra la loro replica. Si tratta del nuovo centro dati aziendale di Deloitte & Touche, azienda specializzata in servizi di revisione contabile e nella consulenza aziendale e legale, nato recentemente ad Amsterdam con l'obiettivo di riunire in un'unica sede la maggior parte delle strutture ICT della società prima distribuite su oltre 190 siti, ciascuno dei quali disponeva del proprio staff e dell'architettura tecnologica, e di unificare e accelerare la raccolta delle informazioni. "Sebbene avessimo raggiunto un buon livello di standardizzazione dei sistemi per tutte le sedi, rimanevano dei problemi di tipo tecnico e finanziario difficili da gestire in futuro - ha spiegato Eric Ubels, CIO della sede olandese di Deloitte & Touche -. Dunque, quattro anni fa è nata l'idea di creare un centro dati aziendale unico in un'ottica di consolidamento dei server che ha poi prodotto benefici anche sul fronte delle risorse umane". Deloitte & Touche è costituita infatti su un network a livello mondiale di oltre 119mila dipendenti in 140 Paesi, con clienti che vanno dalle principali multinazionali alle piccole e medie aziende, pubbliche amministrazioni e organizzazioni no profit, e solo la sede olandese conta circa 7.500 persone che fanno capo a oltre 30 filiali sparse nella regione. "Le gestione della nuova architettura centralizzata ora richiede uno staff che non supera le 60 persone - ha dichiarato Ubels -. Ciò ha permesso di risparmiare circa 4,5 milioni di euro, oltre ad aver eliminato la necessità di investire 18 milioni di euro per installare 250 server montati a rack, 250 unità UPS, 250 sistemi di backup e altrettanti aggiornamenti Windows NT nei siti remoti". Per realizzare questo progetto di consolidamento il nuovo cybercenter di Deloitte & Touche ha utilizzato l'architettura InfraStruXure dell'americana APC (American Power Conversion), azienda specializzata in soluzioni e servizi per la protezione delle anomalie elettriche. Un'architettura Pagina 5 di 17 modulare ed espandibile che consente di integrare al suo interno server di terze parti insieme a condizionamento, continuità dell'alimentazione, cablaggio, software di gestione e quadro di distribuzione. "I due siti replicati includono 168 rack InfraStruXure di APC, ciascuno dei quali contiene 72 CPU ha spiegato Guus Van Veltez, architetto di Deloitte & Touche -, per un totale di 12mila CPU, mentre di solito disponevamo di tre CPU per ogni rack. Server, PDU e UPS e unità di monitoraggio sono raccolti all'interno dei rack APC e il nostro staff può aggiungere nuovi rack o sostituire batterie o server senza difficoltà e senza fermi macchina". In sostanza, grazie alla flessibilità della soluzione adottata, nel cyber center di Deloitte & Touche la struttura informatica di base può essere modificata e ampliata in base alle diverse esigenze. "L'approccio modulare di InfraStruXure offre risparmio in termini di spazio, gestione semplificata e affidabilità, il tutto in unica soluzione - ha commentato Ubels -. Non dobbiamo acquistare più attrezzature di quante ce ne servano e possiamo soddisfare le esigenze in continua evoluzione dei nostri clienti. Modificare un data center e l'infrastruttura di rete sono processi che tipicamente richiedono da 18 mesi a tre anni. Con InfraStruXure ci si può riuscire in unico tentativo". Oltre ai due siti replicati, il progetto di Deloitte & Touche include anche una SAN (storage area network, o rete dedicata alle operazioni di storage) da 74 Terabyte realizzata da HP e, complessivamente, è costato circa 5,6 milioni di euro. IL CONSOLIDAMENTO DI SIEMENS VALE 800 MILIONI DI EURO Il gruppo tedesco ha avviato un piano di intervento a livello mondiale per standardizzare i propri processi e ridurre i costi fissi nell'area IT Molti grandi operatori dell'ICT mondiale commentano positivamente le prospettive di spesa delle aziende utenti nel 2004. Eppure, proprio in questi giorni, un colosso come Siemens, che è allo stesso tempo fornitore e grande utente di sistemi informatici, ha annunciato un ridimensionamento delle proprie spese: il taglio di budget si aggirerà intorno agli 800 milioni di euro, distribuiti nell'arco di tre anni. Attualmente la spesa di Siemens per l'informatica è di 3,7 miliardi di euro. La riduzione non va però intesa come un generico e impossibile abbandono di sistemi e tecnologie informatiche, ma come il risultato di un'opera di ottimizzazione e consolidamento che il gruppo tedesco ha già iniziato a studiare e che porterà, nelle intenzioni, una maggiore efficienza interna. Il piano, studiato anche con l'aiuto del Boston Consulting Group, è volto a identificare il livello di comunanza di determinati sistemi e applicazioni rispetto ai sistemi più marcatamente univoci. Le wireless LAN, ha spiegato in un convegno un dirigente di Siemens, hanno un alto livello di comunanza, essendo facilmente ricreabili con componenti standard e poca personalizzazione. Gli ERP usati dalle varie aziende del gruppo, invece, hanno un alto livello di unicità e sono più difficilmente riproducibili. L'obiettivo sarà dunque di standardizzare il più possibile i processi, soprattutto nelle aree del CRM e del supply chain management, consolidando il maggior numero possibile di macchine e applicazioni. Saranno coinvolte anche installazioni di SAP, fornitore chiave di gestionali per Siemens. Pagina 6 di 17 Nell'ottica dell'ottimizzazione dei costi e della massima flessibilità, Siemens prevede inoltre di aumentare il ricorso all'outsourcing, così da rendere variabili una parte significativa dei propri costi fissi per l'IT. IVECO, VENTI (MESI) DI CAMBIAMENTO Semplificare e standardizzare. E senza nuovi investimenti. Così il CIO della società di Paolo Lombardi Nel corso del recente Forum europeo di IDC abbiamo incontrato Mario Leone, CIO di Iveco, che ci ha brevemente illustrato i cambiamenti in atto nella realtà informatica dell'azienda del Gruppo Fiat. Leone è il tipico esempio di CIO con background non informatico. Da gennaio dello scorso anno a capo dei Sistemi Informativi di Iveco, viene da circa venti anni di responsabilità nel marketing, nelle vendite e nello sviluppo del business del gigante multinazionale Dow Chemical. Successivamente, sul finire degli anni '90, ha collaborato alla costituzione della Polimeri Europa, joint-venture paritetica tra Union Carbide e Enichem. È in Iveco che per la prima volta si occupa professionalmente di Sistemi Informativi, anche se, precisa, in tutte le esperienze precedenti ha avuto a che fare con l'IT. "Soprattutto alla Polimeri Europa - spiega - dove ho utilizzato a fondo SAP per trasformare i processi aziendali. Questo mi ha permesso di fare un'importante esperienza e di accumulare una buona conoscenza dell'IT, delle sue problematiche e del suo impatto sulle strategie e i processi di business". Qualcuno potrebbe ritenere Leone un CIO fortunato. Mentre la gran parte dei suoi colleghi è alle prese con le strette sui budget e il 'marcamento stretto' di amministratori delegati e direttori finanziari, lui è arrivato in Iveco proprio nel momento in cui il nuovo management Fiat ha avviato una strategia di rifocalizzazione sul core business dell'automobilistico. Questa rifocalizzazione significherà quindi, per Iveco, rilancio degli investimenti in computer, software e reti? Difficile avere risposta. Ogni curiosità sul tema del nuovo budget IT sembra quanto meno prematura. Infatti Leone, al momento del nostro incontro, non ha ancora incontrato il nuovo amministratore delegato di Iveco, lo spagnolo Josè Maria Alapont, entrato in carica proprio in questi giorni. A meno di svolte clamorose, comunque, non ci sarà una crescita di questo budget, anche perché Leone ha già pianificato una riduzione progressiva della spesa IT, attraverso un'azione di dismissione di applicazioni legacy su mainframe, rimpiazzate da nuove applicazioni su open systems basate principalmente su SAP. Insieme a ciò proseguirà l'azione di semplificazione e di razionalizzazione dei Sistemi Informativi aziendali già avviata e che qui di seguito il CIO di Iveco ci riassume. Parola d'ordine: semplificare In questi 20 mesi, ci racconta, c'è stato in Iveco un gran lavoro di trasformazione dell'organizzazione e delle infrastrutture IT, all'insegna della semplificazione del portafoglio applicativo e dei progetti. Questa insistenza sulla 'semplificazione dell'ambiente IT' non è casuale. L'ecosistema di business in cui Iveco opera è infatti già di per sé di grande complessità: 20 siti produttivi in tutto il mondo e 5mila fornitori, per servire 20mila clienti attraverso una rete internazionale di 250 dealer. I prodotti realizzati da Iveco (camion commerciali, automezzi per le Pagina 7 di 17 Forze Armate e i Vigili del Fuoco, autobus e motori) sono tipicamente costituiti da un gran numero di componenti (dai 7-8 mila in su) realizzati e assemblati in processi che richiedono una gestione accurata. Aggiungere a tutto ciò un'ulteriore complicazione proveniente dall'IT potrebbe essere letale. Di qui l'imperativo di semplificare, razionalizzare e standardizzare le risorse IT. A partire dalle applicazioni, il cui numero sarà dimezzato nel corso di un paio di anni. "Oggi abbiamo circa 700 applicazioni e ognuna nasconde processi di business molto specifici e modalità di lavoro estremamente differenziate. Entro un paio di anni il numero delle applicazioni sarà praticamente dimezzato. Vogliamo quindi usare l'IT come leva per standardizzare i processi e le tecnologie e dare alle persone l'opportunità di rafforzare le proprie competenze, in modo da adattarsi rapidamente alle nuove situazioni ed essere operativi in breve tempo". L'IT di Iveco, qualche numero Della struttura Sistemi Informativi di Iveco fanno parte a livello mondiale 300 addetti, metà dei quali a Torino. Alle risorse dirette vanno aggiunte quelle di Global Value per la gestione delle operazioni, delle architetture, e della sicurezza. Per quanto riguarda le risorse IT complessivamente, negli stabilimenti e negli uffici di Iveco nel mondo sono presenti 14mila PC e 100 server Nt e Unix. Lo strumento principale utilizzato per razionalizzare e standardizzare le risorse è stato SAP, introdotto in virtù di un grande investimento che comprende anche 1500 ore di formazione. Il primo 'go live' di SAP è avvenuto lo scorso settembre, e ha riguardato i moduli di gestione acquisti e gestione materiali, con il coinvolgimento di 300 utenti attivi in 6 nazioni. Ancora pochi mesi e, con l'aggiunta dei moduli SAP della parte amministrativo-contabile e di gestione del ciclo attivo (dalla gestione dell'ordine in poi) gli utenti interessati diventeranno duemila. Numeri che parlano da soli, quindi, ma anche un messaggio importante, che così il CIO di Iveco sintetizza: "Cambiare è possibile, e lo si può fare in tempi rapidi". Con un appuntamento cruciale fissato per il 2005, quando partirà il drastico processo di eliminazione dei sistemi legacy. "È da lì che cominceremo a quantificare i più consistenti ritorni sugli investimenti". Ma il rapporto con SAP non si limita a questo. Come ci spiega infatti Mario Leone, Iveco ha fatto parte di un team di lavoro costituito insieme alle filiali SAP di Italia e Germania, oltre che ad Accenture e Global Value - la joint venture paritetica tra Fiat e IBM per i servizi IT - per completare la soluzione verticale di SAP destinata al settore automobilistico. Tra i risultati che Leone giudica più interessanti della nuova soluzione c'è la possibilità, per il cliente connesso a Internet, di vedere i diversi modelli Iveco per configurarsi il veicolo con tutte le opzioni desiderate. Una possibilità che precedentemente non era disponibile a questi livelli e che aveva dato tiepidi riscontri ai primi beta test. Oltre a sviluppare insieme a SAP la nuova soluzione Iveco ha fatto anche da beta tester. "Oggi, molte delle funzionalità che a noi servono sono integrate nel modello standard di SAP, che avremo così a disposizione molto tempo prima dei nostri concorrenti, con un evidente vantaggio competitivo" commenta soddisfatto il CIO di Iveco. Una matrice tra IT e business Un altro importante contributo di Leone al disegno della nuova IT di Iveco ha riguardato la ridefinizione di ruoli e compiti. Questa azione si è sviluppata su più iniziative. La prima ha puntato a ridimensionare la presenza, giudicata eccessiva, dei consulenti IT e delle esternalizzazioni, cui venivano delegate troppe cose. "Non solo compiti a scarso valore aggiunto, come la gestione dei PP, ma anche intere aree applicative anche strategiche come l'ingegneria di prodotto. Abbiamo razionalizzato il rapporto con i consulenti, al cui contributo oggi ricorriamo solo in aree o su problemi sui quali, mancando adeguate risorse interne, i consulenti sono effettivamente in grado di portarci del know-how in tempi rapidi". Pagina 8 di 17 Infine è stato impostato un nuovo modello di gestione, centrato sull'allineamento di IT e business. Il modello prescelto è quello a matrice, peraltro utilizzato da almeno un decennio dalle maggiori multinazionali e già presente nelle società del Gruppo Fiat come Fiat Auto. Nella matrice Leone ha riunito gli uomini dell'IT con i responsabili di 5 tra i più importanti processi aziendali - Finance Control, Human Resource, Supply chain, Sales service (post vendita, ricambi, financing, assicurazione etc) e Integrated Product Development (disegno, progettazione e realizzazione dei prodotti). Il responsabile di ciascun processo (CFO, responsabile Risorse Umane ecc.) è l'interfaccia di una persona dell'IT che è garante della congruità e del rispetto degli standard per quanto riguarda architettura, conoscenza dei requisiti del business, applicativo e sicurezza. COSÌ MICROSOFT VEDE IL DATA CENTER INTELLIGENTE Centralizzazione dei sistemi e razionalizzazione delle risorse sono all'ordine del giorno anche nel mondo dell'analisi dati Qual è la portata della Dynamic Systems Initiative (DSI) e del nuovo System Definition Model (SDM) nell'ambito delle future soluzioni in grado di automatizzare i grandi data center? Lo abbiamo chiesto a Bob Muglia, vice presidente senior per l'Enterprise Management e Storage di Microsoft. Cosa caratterizza l'iniziativa DSI di Microsoft rispetto a quelle di altri? La distinzione chiave è che noi partiamo dai tool di sviluppo per rendere più facile costruire applicazioni in grado, in futuro, di essere gestite secondo logiche più avanzate. Come IBM siamo impegnati sui concetti di bilanciamento nell'uso delle risorse ma con una distinzione. Alle risorse del data center anteponiamo il costo delle persone impegnate nello sviluppo, nell’installazione e nella gestione. Quello che facciamo è catturare la conoscenza di gestione allo stadio dello sviluppo di una applicazione; c'è molto lavoro da fare per ridurre i costi d'uso dei sistemi. DSI sarà sinonimo di gestione dei Web services? Sarà certamente utile per la gestione dei Web services, ma non solo. L'idea è: 'Posso creare un modello in cui un sistema appaia simile a un Web service?'. Per esempio, Active Directory non è basato sui Web services ma sarà gestibile attraverso DSI. Il System Definition Model potrà essere usato per descrivere l'ambiente Active Directory; gli strumenti di modellazione saranno d'aiuto per integrare nell'infrastruttura le applicazioni preesistenti, come SQL Server o Exchange. DSI inoltre non riguarda solo l'ambiente Windows, di cui i Web services sono oggi una componente importante. Gestione automatizzata: perché non ci si è pensato prima? Prima di DSI tutti i fornitori di tool di management offrivano prodotti in ritardo e con scarso successo. Questo non perché hanno fatto un cattivo lavoro ma perché hanno cercato di gestire cose fondamentalmente non gestibili. La prima cosa che il team di Active Directory ha imparato quando ha creato il tool di gestione era che AD non era gestibile. Pagina 9 di 17 Cosa rende DSI interessante per gli utenti? Le persone devono ottenere valore dalla tecnologia e ottenere risultati nel business. Se si hanno sistemi che funzionano, in molti casi la cosa più economica è farli andare avanti senza cambiamenti. I costi del cambiamento devono trovare giustificazione. DSI consente di rendere operative le applicazioni più rapidamente e gestirle in modo più efficace. Pensiamo che migliorando gli strumenti di sviluppo, i sistemi operativi, le componenti di gestione ci siano grandi vantaggi. DSI non è un'iniziativa che debba portare ritorni finanziari diretti a Microsoft. Il primo obiettivo è fare di Windows la piattaforma più gestibile, il secondo è costruire un ecosistema di gestione attorno alla piattaforma e il terzo è generare valore. CONSOLIDARE I SERVER ALLA MANIERA DI VMWARE Come opera la tecnologia di virtualizzazione per ambienti open da poco acquisita da EMC di Piero Todorovich Secondo la società di ricerche Forrester, almeno il trenta per cento dei sistemi di fascia media Intel sono oggi impiegati per progetti e applicazioni di consolidamento dei server. Una quota molto elevata che rispecchia l'interesse degli utenti per le soluzioni che riducono costi e complessità di gestione attraverso la concentrazione dei servizi IT aziendali su un numero più Per IBM un colpo grosso nei mainframe ridotto di macchine. Il consolidamento è però un'esigenza recente e ancora Per quanto siano dati in declino, i mainframe hanno scarsamente supportata dai fornitori di ancora la loro attrattiva nella fascia più alta del mercato, software che, in generale, non dove all'elevata capacità di calcolo si associa l'esigenza d incoraggiano l'installazione di differenti un'affidabilità assoluta, su cui i mainframe sono ancora ineguagliati. Lo dimostra il recente accordo raggiunto da applicazioni o di più copie concorrenti IBM con la Sparkassen Informatik, equivalente tedesco di sulla medesima istanza del sistema un’azienda come l’italiana SSB (Società per i Servizi operativo. Da qui l'ostacolo non solo al Bancari), ovvero un'impresa controllata dalle banche e consolidamento delle applicazioni, ma specializzata nell'erogazione di servizi informatici al settore finanziario. L'accordo, che prevede l'attivazione di anche al migliore utilizzo delle capacità 20 mainframe nell'arco di quattro anni, ha un valore dei moderni server, che, secondo alcune complessivo di 100 milioni di euro ed è uno dei principali, stime, sono usate in media soltanto al se non il principale, singolo contratto di vendita di server 15-30 per cento delle possibilità. negli ultimi tempi. "Tra quelli relativi ai mainframe, Una soluzione a questo problema è costituita dai sistemi in grado di virtualizzare la potenza sui server facendo in modo che diverse applicazioni, anche su sistemi operativi diversi, operino in partizioni virtuali e il più possibile isolate all'interno di una stessa macchina. Soluzioni che esistono già da tempo sui grandi sistemi Unix e che consistono nel partizionamento a [l'accordo con Sparkassen Informatik] è il nostro più grande contratto da anni a questa parte - conferma un portavoce di IBM -. Sparkassen Informatik aveva bisogno di avviare un consolidamento dei mainframe per restare a passo con il rapido aumento delle capacità di calcolo richieste". Le venti nuove macchine, modello zSeries 990 sostituiranno 36 zSeries 900 già attivi. Complessivamente la Sparkassen Informatik potrà contare su una potenza di 100.000 MIPS (milioni di istruzioni al secondo, unità di misura della capacità di calcolo dei computer), che saranno messi al servizio delle circa 240 banche clienti in Germania. Pagina 10 di 17 livello hardware (fisico) oppure software (virtuale) e sono supportate da sistemi di gestione dei carichi di lavoro. Queste soluzioni sono già presenti sui principali sistemi proprietari (di IBM, HP e Sun) in cui il fornitore ha pieno controllo sia sul sistema operativo, sia sull'hardware. Una situazione ideale che non si verifica negli ambienti 'open', in cui girano applicazioni Linux o Windows e nei quali la virtualizzazione muove solo ora i primi passi. L'opzione tecnologica VMware Nell'ambito della virtualizzazione dei server in ambienti standard Intel VMware è oggi la soluzione più consolidata e utilizzata. Nata per virtualizzare i compiti sulle workstation, capacità La difesa degli Stati Uniti passa per Linux oggi offerta dal modulo VMware Workstation, specifico per gli utenti che devono utilizzare più Nell'ambito di un importante piano di modernizzazione sistemi operativi simultaneamente su un singolo delle sue strutture informatiche, il ministero della PC, la soluzione VMware si è sviluppata negli Difesa degli Stati Uniti, noto come il Pentagono (dalla ultimi due anni sul lato server. Il risultato è forma dell'edificio in cui ha sede), ha deciso di acquistare un supercomputer con sistema operativo costituito da due componenti tecnologiche, GSX Linux dotato di ben 2.132 processori. Denominato Server ed ESX Server. La prima è pensata per Evolocity II, il sistema sarà usato in particolare per gli ambienti dipartimentali di media complessità calcoli teorici complessi relativi all'uso degli o per applicazioni di test. La seconda mira armamentari, simulazioni di condizioni atmosferiche sui campi di battaglia e studi sulle "possibilità di invece ai complessi progetti di consolidamento sopravvivenza agli scontri", ha spiegato in modo un che comprendano blade server, cioè server di po' criptico un dirigente della ricerca militare. Previste forma piatta, o anche reti SAN (Storage Area anche applicazioni nello sviluppo di nuove armi. Network). La componente ESX consente di Evolocity II sarà pronto entro metà anno e consisterà creare macchine virtuali multiple sui grandi di 1.066 nodi, ognuno dotato di due processori Intel Xeon a 3,6 GHz con 1 GB di RAM. Il prezzo del server multiprocessore, superando i limiti del sistema non è stato comunicato. Per Linux Networx partizionamento hardware. Una specifica non si tratta della prima grossa commessa aggiunta, Virtual SMP, consente a ogni singola ministeriale: la società aveva già fornito l'anno scorso macchina virtuale di usare potenza oltre il limite un altro cluster da 256 processori, e quest'anno fornirà altri cinque sistemi ad altri enti del ministero della del singolo processore a vantaggio dei compiti Difesa (sempre nell'ambito del programma di complessi o della gestione di picchi di domanda. modernizzazione). "Linux Networx ha dimostrato che Gli ambiti d'applicazione delle tecnologie GSX e la tecnologia cluster è affidabile, robusta e abbastanza ESX comprendono il consolidamento di ambienti matura da essere utilizzabile anche nei contesti più Citrix Metaframe, Lotus Notes/Domino, servizi di impegnativi - spiega in una nota Thomas Kendall, capo degli ingegneri informatici dell'Army stampa e file, applicazioni Java, Web server Research Lab -. Il nuovo supercomputer sarà un Apache e IIS, Active Directory, firewall, server di elemento chiave del progetto di modernizzazione degli posta su Linux, Windows e Netware. strumenti del laboratorio e dell'intero ministero della Difesa". Come funziona Come opera la tecnologia di virtualizzazione di VMware? VMware ESX gira direttamente sull'hardware del sistema e trasforma il server in un gruppo di risorse che gestisce in modo indipendente dai sistemi operativi. Questi infatti, con le applicazioni fanno riferimento ad ESX per l'accesso alle risorse, girando in macchine virtuali che risiedono sullo stesso hardware. In questo modo le risorse possono essere dinamicamente allocate a ciascun sistema operativo in funzione delle necessità e in modo simile a come farebbe un ambiente mainframe. Rispetto ai sistemi proprietari l'utilizzo di un sistema del genere su una piattaforma standard presenta delle criticità superiori nel supporto di componenti hardware e periferiche, che nel caso VMware richiedono la verifica e la certificazione di piattaforme e applicazioni. ESX Server consente di gestire remotamente le risorse attraverso la console del Control Center che permette Pagina 11 di 17 di gestire contemporaneamente più unità server virtualizzate. Il Control Center rende possibile garantire il rispetto dei livelli di servizio prefissati. Un'altra componente importante, introdotta con la più recente versione 2.0 di ESX server, è Vmotion che consente di trasferire i server virtuali da un sistema fisico all'altro: una funzione utilizzabile per bilanciare i carichi di lavoro tra più server come anche per liberare dai job le unità server da sottoporre a manutenzione. COSÌ SI RIDISEGNA L'OFFERTA DI STORAGE Nuove tecnologie e spazio ai servizi: ecco come i fornitori stanno affrontando la crisi Quali saranno le risposte che darà la tecnologia alle nuove esigenze di memorizzazione delle aziende utenti? Esigenze che oggi parlano soprattutto di ampia scalabilità e facilità di gestione che si deve tradurre però anche in salvaguardia degli investimenti fatti in passato e di quelli che verranno fatti in futuro. Su questo tema abbiamo interpellato diversi fornitori protagonisti del mercato storage operativi nel nostro Paese, che abbiamo però anche chiamato a confrontarsi sulle trasformazioni di business e le nuove strategie aziendali che sono state indotte dalla recente crisi di mercato. Il confronto sulle tecnologie "Il consolidamento dello storage e l'incremento della continuità operativa guidano lo sviluppo delle reti storage estese - dichiara Luciano Pomelli, consulting engineer di Cisco -. Le SAN saranno più scalabili e aumenterà l'interoperabilità tra apparati di vari costruttori. In questo scenario, lo storage in tecnologia IP (iSCSI e FCIP) semplificherà l'estensione geografica riducendo i costi di realizzazione, mentre il Wavelength Division Multiplexing (WDM) sarà la tecnologia di riferimento per realizzazioni metropolitane a larga banda". "Per soddisfare le nuove necessità di gestione degli utenti - spiega Renato Simone, direttore marketing di EMC Italia - è indispensabile disporre di un'infrastruttura di storage composta di piattaforme, tecnologie di connettività, software e servizi totalmente integrati tra loro che permettano agli utenti un accesso veloce e flessibile ai dati con la possibilità di gestirli e proteggerli in modo efficiente, centralizzato e il più possibile automatizzato". "Architetture di storage 'aperte' sono la risposta migliore alle esigenze delle aziende - afferma Marco Spoldi, business development manager NSS di HP -, mentre la virtualizzazione è un altro importante elemento per rispondere alle esigenze di automatismo manifestate dai clienti con soluzioni indipendenti dai server o dallo storage". "Il mercato è oggi alla ricerca di soluzioni che consentano di ridurre considerevolmente il costo di possesso. In questa ottica il consolidamento dello storage, l'utilizzo di soluzioni ad elevata flessibilità, l'automazione delle procedure di gestione e l'apertura agli standard sono riconosciute da tutti come esigenze prioritarie - sottolinea Sergio Resch, marketing manager Storage Networking Solutions di IBM Systems Group -. Per esempio, in tema di apertura, un fattore decisivo sarà la conformità agli standard SNIA SMIS (Storage Management Interface Standard, ndr)". Pagina 12 di 17 "L'approccio di StorageTek nella gestione e archiviazione dei dati si basa sulla constatazione che non tutti i dati si equivalgono e hanno per l'azienda lo stesso valore economico e strategico racconta Maurizio Ronzoni, country manager di StorageTek Italia -. Il nostro metodo, che chiamiamo 'information lifecycle management', prevede l'utilizzo di dispositivi differenti, allocando i dati nel contesto più adatto in termini di storage, sicurezza e livello di accessibilità". "L'obiettivo principale della nostra strategia è offrire una sempre maggiore integrazione nell'ambito della nostra offerta per assicurare funzionalità di virtualizzazione e una gestione dinamica delle risorse e dei componenti dei data center, facendoli operare come un singolo e potente computer di rete", afferma Roberto Missina, senior product manager Storage Products di Sun Microsystems Italia. "Nei prossimi anni assisteremo alla diffusione delle tecnologie di storage intelligence, che fino a poco tempo fa erano confinate negli host e nei controller array, in dispositivi come switch, Da storage a elaborazione: i piani di EMC router e appliance. Ciò consentirà la nascita di nuove architetture di rete, capaci di estendere i Con la crescita d'interesse per le soluzioni che benefici di tali funzionalità a tutto il network consentono una gestione automatizzata dei carichi di lavoro all'interno dei data center e lo sfruttamento spiega Marco Riboli, amministratore ottimale delle risorse, le tecnologie di virtualizzazione delegato di Veritas Software Italia -. Lo sono destinate ad avere un ruolo sempre maggiore in sviluppo tecnologico, di conseguenza, futuro. Microsoft, che ha investito nella tecnologia di privilegerà le tematiche della gestione dello virtualizzazione di Connectix e ha rilasciato nello scorso dicembre Virtual PC 2004 (per applicazioni storage, della virtualizzazione, dell’attribuzione workstation), sta oggi lavorando allo sviluppo di un più delle risorse e dei blade server ". Convivere con la crisi e pensare al futuro La tecnologia è sicuramente la pedina più importante per rispondere alle nuove esigenze delle aziende utenti, ma oggi questa pedina non basta. Infatti, chi sta ipotizzando o pianificando nuovi investimenti in soluzioni IT in genere oggi si fa domande di questo tipo: "Questo fornitore ci sarà ancora tra due anni? Chi mi garantisce che l'investimento che sto compiendo finisca in buone mani? Riusciremo a ottenere tutto quello che ci viene promesso?". Domande che tipicamente sorgono nei periodi di crisi e che oggi investono pesantemente tutti i fornitori di information technology. Per dare una risposta a queste domande abbiamo cercato di capire come oggi le aziende dei nostri interlocutori stanno affrontando l'attuale situazione di mercato sfavorevole e che strategie hanno per il futuro. "Attualmente la struttura di Sun dedicata ai servizi professionali si è concentrata molto su progetti relativi al consolidamento dello storage, rehosting dei mainframe, soluzioni di sofisticato add-on per i sistemi operativi server. EMC, che in dicembre ha annunciato l'acquisizione di VMware, si farà carico di sostenere lo sviluppo ulteriore della tecnologia di virtualizzazione e di sviluppare sinergie con il proprio portafoglio di soluzioni in ambito storage. Uno degli ambiti che oggi interessano EMC è il consolidamento delle differenti applicazioni server. Se infatti si vanno definendo gli standard per poter gestire da un unico ambiente software di management le componenti di storage eterogenee, c'è tra gli utenti l'esigenza di consolidare le applicazioni di gestione già in produzione per avviarne in un secondo tempo la razionalizzazione. La tecnologia di VMware consentirebbe quindi a EMC di offrire un supporto utile in affiancamento alle proprie nuove soluzioni di gestione. "Ma non c'è solo questo - ci spiega Renato Simone, direttore marketing di EMC South Europe -. La nostra strategia non può prescindere dall'offerta di servizi di storage e di computing on demand ai clienti che utilizzano le soluzioni in outsourcing. VMvare ci consente di consolidare sullo stesso server applicazioni eterogenee, ci consente di lavorare con le componenti di terze parti e gestire con continuità sia il livello dello storage sia la componente applicativa". Per esempio? "Integrando la tecnologia Vmotion di Vmware, per trasferire gli ambienti virtuali, con Mirrorview, per la replica dei dati, per spostare remotamente intere istanze elaborative con i loro dati per gli scopi di business recovery", conclude Simone. Pagina 13 di 17 backup, salvaguardia della sicurezza dei dati e business continuity - spiega Roberto Missina di Sun Microsystems Italia -, ci proponiamo quindi come partner affidabili in grado realizzare qualsiasi soluzione di storage. Per il futuro, in qualità di membro SNIA, Sun contribuisce alla promozione e allo sviluppo di alcune delle specifiche di maggiore interesse; tra queste, in particolare, lo standard CIM (Common Information Model) per la gestione di ambienti storage, WBEM (Web-based Enterprise Management) e SMI (Storage Management Initiative)". "EMC rimarrà sempre totalmente focalizzata sullo storage, con l'obiettivo strategico di dare risposte efficaci a tutte le esigenze che si manifestano lungo l'intero ciclo di vita delle informazioni. Questa strategia si basa su due importanti fondamentali: la disponibilità di un'offerta completa, e una rete di solide alleanze tecnologiche e commerciali che ci permettono una maggiore risposta e presenza nel mercato - afferma Renato Simone di EMC Italia -. Per affrontare questo periodo, a livello di produzione e di servizio abbiamo implementato il nuovo sistema di qualità SixSigma e abbiamo confermato gli investimenti in ricerca e sviluppo che anche nel 2002 hanno superato i 700 milioni di dollari". "Ci stiamo trasformando da semplice fornitore di hardware a partner strategico per offrire soluzioni complete per gestire, conservare e proteggere i dati nel pieno rispetto dei costi totali di possesso e, alleviando il carico di lavoro dei responsabili IT - dichiara Maurizio Ronzoni di StorageTek Italia -. Stiamo investendo nelle risorse interne per incrementare le nostre competenze e aumentare lo sviluppo di soluzioni ad hoc e anche l'impegno sul fronte dei servizi è in crescita con sempre nuove soluzioni in offerta". "Un'azienda, in momenti di recessione, deve garantire al suo interno la minor obsolescenza tecnologica, quindi utilizzare gli apparati installati il più a lungo possibile - dice Marco Riboli di Veritas Software Italia -. Quello che cerchiamo di fare in questo periodo è dare supporto alle aziende utenti in queste attività e tale impostazione ci ha consentito di continuare a crescere anche nel recente passato. Per il futuro, puntiamo a completare l'offerta anche con acquisizioni (le più recenti Precise e Jariva), mentre con la nuova architettura ASA intendiamo proporre un nuovo modello di software e servizi concepito per ridurre la complessità dei data center e migliorare la capacità di risposta dei sistemi IT alle trasformazioni tecnologiche e di business di ogni azienda". "La strategia IBM è quella di rendere disponibili soluzioni che permettano di migliorare la infrastruttura IT e di renderla 'a richiesta’ - racconta Sergio Resch -. In particolare per quanto riguarda lo storage l'obiettivo è offrire soluzioni che favoriscano l'integrazione dei processi aziendali mediante il consolidamento delle risorse, ne migliorino l'utilizzo e la condivisione delle risorse attraverso la loro virtualizzazione e rendano l'infrastruttura in grado di autogestirsi con funzionalità di automazione ". "Il mantenimento e l'impiego delle infrastrutture, insieme al contenimento dei costi, è la sfida di chi oggi gestisce l'IT - risponde Marco Spoldi di HP -. La nostra offerta mette già a disposizione molte delle funzionalità necessarie alla gestione semplificata ed efficace dello storage, ma la sua forza sta nell'apertura e nella possibilità di integrare anche altre soluzioni, senza imporre alle aziende delle modifiche nelle architetture di storage esistenti". "Cisco ha continuato a investire molto in attività di ricerca e sviluppo dedicate allo storage di rete dichiara Luciano Pomelli di Cisco -. Siamo convinti che la rete sarà sempre più intelligente e in grado di ospitare applicazioni dedicate, come per esempio la virtualizzazione. Lo storage in futuro potrà così essere gestito come un vero e proprio servizio a disposizione del business aziendale". Pagina 14 di 17 PRONTO LO STANDARD, SI ATTENDONO I RISULTATI La definizione di SMI-S promette di ridurre costi e oneri di gestione dello storage di Piero Todorovich Si è concluso nei giorni scorsi il primo evento fieristico italiano dedicato allo storage, Storage Expo, che si è svolto a Milano in contemporanea con InfoSecurity. Evento sfruttato da molti utenti per incontrare i principali fornitori dell'area storage come anche per raccogliere informazioni e aggiornamenti su tematiche di attualità quali la gestione dello storage e la business continuity, che sono state oggetto di specifici seminari. È stato significativo il fatto che l'evento milanese sia caduto a pochi mesi dal rilascio delle specifiche definitive Storage Management Interface Specification (SMI-S 1.0) avvenuto lo scorso settembre: lo standard per il management dei sistemi sul quale stanno cominciando proprio ora a concretizzarsi l'offerta di componenti hardware e software compatibili. L'opportunità di SMI-S Nato da un'iniziativa avviata nel 2002 dalla SNIA (l'associazione che riunisce la maggior parte dei fornitori del settore storage) conosciuta come progetto Bluefin, SMI-S è la prima interfaccia 'open'per la gestione delle periferiche di storage in reti SAN (Storage Area Network). Uno standard che si propone di realizzare l'obiettivo, finora sempre mancato in questo settore, di fare delle differenti piattaforme di storage una base comune per il supporto delle applicazioni. SMI-S dovrebbe insomma superare l'attuale collo di bottiglia dell'integrazione realizzata mediante API proprietarie che ha limiti sulle funzionalità delle soluzioni multifornitore e che di fatto ne hanno limitato l'utilizzo. "SMI-S è uno standard al quale potranno essere ricondotti molti dei componenti di storage già esistenti - ci assicura un responsabile SNIA - che potrà rendere più flessibili le infrastrutture e molto più ricca la scelta dei software per la gestione dei dati che sono memorizzati su supporti di storage eterogenei". Un modo quindi per ridurre i costi consolidando gli applicativi differenti che sono oggi necessari per gestire le diverse componenti di storage e permetterne la gestione in pool per sfruttarne al meglio le capacità. Per esempio, per porre le informazioni più importanti o che sono utilizzate più frequentemente sulle unità online più potenti, spostando i dati meno utili sulle periferiche meno costose o meno tutelate sotto il profilo della continuità. Il miglior uso delle differenti unità di storage consente di impiegare le nuove logiche di gestione delle informazioni (il cosiddetto information lifecycle management), basate sulla migrazione automatica Le sigle utili mediante policy dei dati tra supporti diversi, in funzione del valore che assumono nel corso della loro - CIM (Common Information Model) per la definizione dei dati di gestione vita utile nei processi aziendali. L'impegno dei fornitori su SMI-S rappresenterà un importante abilitatore per lo sviluppo di applicazioni di storage più funzionali e aperte. Ne è convinto Renato Simone, direttore marketing di EMC South Europe e chairman di SNIA in Italia: EMC ha già ha annunciato il supporto delle componenti standard all'interno della famiglia Clarion e nella suite di management. Per - WBEM (Web-Based Enterprise Management) per la gestione via Web - MOF (Managed Object Format) linguaggio per modelli d'interfaccia. - SMI-S (Storage Management Interface Specification) interfaccia per la gestione di storage multivendor. Pagina 15 di 17 Simone è oggi importante sul fronte della gestione la tematica ILM "che consente di associare costi adeguati ai servizi che devo realizzare, gestendo tutti i diversi livelli dello storage". EMC impiegherà inoltre la tecnologia di virtualizzazione acquisita con VMware per consolidare applicazioni di storage che oggi impegnano server di tecnologia differente. Tra le aziende impegnate sullo standard SNIA c'è Hewlett-Packard, che ha dichiarato la compatibilità SMI-S dei propri array di storage e interesse allo sviluppo di applicazioni che sfruttano WBEM (Web-Based Enterprise Management) e CIM (Common Information Model). Per Enrico Ivaldi, country manager Network Storage Solution di HP Italiana, sono importanti nei grandi progetti di data center e consolidamento dello storage presso i grandi clienti, che vedono HP nel duplice ruolo di fornitore di sistemi e di servizi: "Oltre alla virtualizzazione, ha un ruolo fondamentale l'ILM, non solo nella gestione dei dati, ma anche per il rispetto delle normative di settore sulla loro conservazione". Anche IBM è impegnata nel supporto SMI-S nello storage e, con Tivoli, nello sviluppo di soluzioni di gestione avanzate. "L'obiettivo è potenziare le capacità di virtualizzazione e consentire anche al cliente di offrire a sua volta servizi in ottica on-demand”, ci spiega Sergio Resh, marketing manager Disk and Networking Solutions di IBM. La società sta introducendo nuove unità dischi della linea FastT basate su bus Serial-AT integrabili nell'ambito di logiche avanzate di gestione gerarchica e ILM. Entro la fine dell'anno, Big Blue prevede di rilasciare un inedito software dedicato alla gestione dei flussi (orchestration) dello storage. Pagina 16 di 17 Glossario Cluster: gruppo di settori di un hard disk considerati come singola unità logica dal sistema operativo. Per estensione, è anche un gruppo di elementi hardware o software considerati come un'unica unità logica. iSCSI (Internet SCSI [Small Computer System Interface]): l’interfaccia SCSI permette di connettere, in serie, fino a sette periferiche (hard disk, scanner, librerie a nastro…) a un computer/server. La moderna tecnologia iSCSI è volta a implementare la connettività SCSI su reti dotate dell’Internet Protocol, cioè il protocollo base di Internet. NAS (network attached storage): sistema di storage collegabile direttamente alla rete locale e utilizzabile da tutti i server e utenti della rete stessa. Partizionare: dividere un disco rigido in due o più sezioni, ognuna delle quali funziona come se fosse un’unità separata e indipendente. SAN (storage area network): infrastruttura di rete dedicata alla memorizzazione delle informazioni costituita da diversi componenti hardware e software, come sistemi di storage, server, software di backup, commutatori e concentratori. Le reti SAN possono gestire un’elevata movimentazione dei dati e isolare il traffico dedicato all’interno della rete, senza pertanto soffrire delle limitazioni di banda passante della rete locale che serve le postazioni di lavoro. Sistemi legacy: sistemi hardware e software tenuti in funzione perché il loro aggiornamento richiederebbe un costo elevato rispetto ai vantaggi, oppure perché il rimpiazzo non sarebbe compatibile con altre applicazioni o altri software. Tipicamente si tratta di sistemi oggi obsoleti ma che hanno richiesto, all'origine, un notevole investimento. Storage consolidation: progetto volto ad accentrare in un unico gruppo risorse di storage distribuite. Supply chain management: strategia di ottimizzazione della consegna di merci, servizi e informazioni dal fornitore al cliente. L’SCM è un insieme di processi che prevede una comunità di partner commerciali impegnati nel comune obiettivo di ottimizzare tempi e costi di produzione e vendita. Virtualizzazione: capacità di raggruppare dispositivi di storage fisici in volumi virtuali che si possono condividere tra ambienti eterogenei. Questo livello di astrazione rende più facile la gestione dei volumi. Web services: componenti software in grado di eseguire funzioni specifiche, rappresentano i mattoni con cui si punta a costruire le applicazioni di nuova generazione. Essendo indipendenti tra loro, possono essere richiamati e utilizzati da applicazioni esterne a quella originale. Workstation: identifica un computer per utente finale (quindi non adibito a compiti di server) dotato di particolare potenza e configurazione software specifica per l’esecuzione di determinati compiti. Il concetto è particolarmente usato a livello professionale, ad esempio nella grafica e nella progettazione industriale. Documento reperibile, assieme ad altre monografie, nella sezione dossier del sito www.sanpaoloimprese.com Documento pubblicato su licenza di IDG Communications Italia – Copyright IDG Communications Italia Fonte: Computerworld Italia, settimanale di informatica per le aziende italiane – IDG Communications Italia Pagina 17 di 17