CONSOLIDAMENTO E OTTIMIZZAZIONE

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CONSOLIDAMENTO E OTTIMIZZAZIONE
dossier
CONSOLIDAMENTO E
OTTIMIZZAZIONE
Profitti in caduta libera, tagli occupazionali, profonde ristrutturazioni:
negli ultimi due anni le aziende hanno vissuto un periodo difficile.
Seppure il peggio sembri ormai alle spalle,
qualcosa è cambiato in modo duraturo nella mentalità dei manager:
il nuovo imperativo sono gli investimenti mirati,
nell’ottica di riorganizzare e sfruttare al meglio i mezzi già disponibili
A cura della redazione di Computerworld Italia
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FARE DI PIÙ CON MENO
Fare di più con meno: era lo slogan di una campagna pubblicitaria di Microsoft, è diventato il
simbolo di una situazione perdurante nell'area Sistemi Informativi delle aziende. Da ormai due anni
una delle principali tendenze di mercato è l’ottimizzazione dei sistemi, cioè la revisione dei prodotti
acquisiti negli scorsi anni per sfruttarli al meglio, eliminando gli sprechi e i costi non necessari
derivanti dal mancato coordinamento dell’IT con i processi di business e le altre aree aziendali.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la tendenza al consolidamento piace anche ai
fornitori perché in molti casi comporta l'acquisto di nuovo hardware e software. Ad esempio il
software per il cosiddetto clustering permette di far funzionare insieme un ampio numero di PC,
sommandone la potenza in modo che possano eseguire compiti normalmente riservati a macchine
di grande potenza e costo elevato. Non va inoltre dimenticato che ogni nuovo acquisto si
accompagna a spese varie per servizi di consulenza e supporto tecnico. Ovviamente l’azienda
conta di bilanciare queste spese con nuovi risparmi sui costi di gestione, ad esempio attraverso la
riduzione dei costi di connettività garantita dall’accorpamento di varie linee in un unico accesso a
fibra ottica, oppure ridurre il numero dei server attivi attivando un solo sistema più potente, con
l’ulteriore possibilità di ridurre le ore di lavoro pagate a consulenti tecnici esterni.
La realizzazione pratica dei progetti di consolidamento si deve alla disponibilità di nuove tecnologie
software che vanno sotto il nome di tecnologie di virtualizzazione. Il loro obiettivo, per usare
l'efficace spiegazione di un dirigente di IBM, è "nascondere la complessità": macchinari, software e
protocolli, con tutti i loro problemi di configurazione e incompatibilità, restano minacciosamente al
loro posto. Ma tra loro e gli amministratori di sistema si colloca un diaframma, cioè il software di
virtualizzazione, che li fa sembrare un insieme omogeneo. Si lavora come se i dettagli tecnici non
esistessero, e il software di virtualizzazione si fa carico del gravoso compito di ripartire in tempo
reale le risorse informatiche disponibili.
Dai progetti di consolidamento può trarre vantaggio qualsiasi azienda, dal grande gruppo
internazionale alla piccola realtà dotata solo di una decina di PC. Il dossier affronta l'argomento
iniziando in modo provocatorio, cioè sottolineando l’atteggiamento puramente esecutivo che
talvolta caratterizza il lavoro quotidiano dei responsabili IT. Ponendosi invece in un’ottica
propositiva, guardiamo a chi l’ottimizzazione l’ha realizzata e ne gode i vantaggi, come Deloitte &
Touche nel nuovo data center di Amsterdam. Oppure chi pone il consolidamento in un'ottica di
progetto particolarmente ambiziosa (risparmi per 800 milioni di euro), come la tedesca Siemens. In
Italia una testimonianza interessante è quella di Mario Leone, CIO (chief information officer) della
Iveco: in questo caso il consolidamento fa parte di un piano generale di ottimizzazione delle risorse
che rappresenta un valido esempio di come affrontare la questione.
La seconda parte del dossier si rivolge a chi, dotato di maggiori competenze informatiche, vuole
farsi un'idea delle opportunità disponibili. Presentiamo la visione di Microsoft del data center
moderno, capace di sfruttare al meglio le risorse disponibili. E poi la visione di VMware, storico
specialista della virtualizzazione dei server. La società è stata di recente acquisita da EMC, un
importante fornitore di sistemi di archiviazione (storage) dei dati. Essendo tali prodotti una delle
componenti che maggiormente beneficiano dei progetti di razionalizzazione, il dossier presenta
infine le principali novità in questo campo. L'approvazione di un importante standard tecnologico,
denominato SMI-S, promette infatti di facilitare le iniziative di ottimizzazione dei sistemi.
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QUEL GRANDE FRATELLO DEI SISTEMI INFORMATIVI
Di recente, un settimanale economico ha raccontato del modo con cui oggi le aziende attente alle
spese possono usare i sistemi di prenotazione computerizzati, per accertarsi che i dipendenti che
viaggiano frequentemente per lavoro volino in classe economica e non possano fare upgrade
surrettizi alle sistemazioni alberghiere. Sistemi esperti e algoritmi di valutazione usati per
analizzare le note spese: ecco servito un altro esempio della tendenza ormai prevalente all'uso
dell'IT per quella 'economia del controllo' che i CIO oggi sono chiamati a presidiare.
Con la quantità crescente di transazioni aziendali che vanno in rete, la capacità di un'azienda di
autocontrollarsi in modo economico e completo sta aumentando esponenzialmente. In quanto
parte del team, i CIO sono pronti, disponibili e in grado di lavorare con i revisori interni per creare
software di identificazione delle eccezioni e per collaborare con quei responsabili di business unit
in cerca di strumenti per segnalare comportamenti economici impropri o dispendiosi. Lo stesso
stato letargico dell'economia rende i CIO partner importanti per ogni dirigente che si dichiari
sensibile ai costi.
Fin qui niente di male. Un'organizzazione ha tutti i diritti di gestire le proprie spese come crede più
opportuno, e ha anche il diritto di presumere che i suoi dipendenti siano tutti ladri fino a prova
contraria. Se il controllo rende più della fiducia, è giusto mettere gli investimenti dove danno i
migliori risultati.
Orientamento... al bastone
Questi comportamenti orientati ai risultati non sono irrazionali. Si può anche ammettere che un
controllo ispettivo in tempo reale sulla gestione dei contanti sia essenziale alla buona gestione di
un'azienda. Quello che appare così sgradevole nella proliferazione delle applicazioni di revisione
contabile è che sono tutte orientate al bastone. Certo, possiamo costruire reti che riescono a
prendere i ladruncoli, i profittatori e quelli che violano le norme sui rimborsi spese, ma ci
piacerebbe vedere in giro applicazioni progettate non solo per punire ma anche per premiare.
Insomma, i bastoni li vediamo, ma dove sono le carote?
Non ne stiamo facendo un caso di misericordia aziendale. Piuttosto, è una richiesta ai CIO e ai loro
colleghi perché guardino in faccia la realtà, invece di considerarla come un'interferenza
trascurabile. C'è una logica innegabile nell'idea che si debbano trasformare le reti aziendali in reti
anticrimine, e sarebbe da pazzi ignorare il valore delle reti al fine di assicurare il rispetto delle
norme in azienda. Ma saremmo pazzi e presuntuosi se investissimo il grosso delle nostre risorse
mentali nell'inventare modi di costruire bastoni sempre più nodosi, a scapito del tempo che
potremmo dedicare allo studio della coltivazione creativa delle carote. Facciamo un torto alla
nostra comprensione e al nostro rispetto per la natura umana quando non ci diamo da fare per
trovare altrettanti modi di premiare i nostri collaboratori per l'uso delle reti, di quanti ne troviamo
per prenderli in trappola.
Su questo, credo che i CIO siano colpevoli di seguire una linea di minima resistenza, quando si
limitano a cogliere l'occasione a portata di mano, ignorando allo stesso tempo occasioni altrettanto
poco costose di far sentire il personale responsabilizzato e produttivo. Questo è sbagliato.
Conosco personalmente una media azienda che sta mettendo in esercizio un pacchetto di audit
per il suo personale commerciale, mentre allo stesso tempo sta ritardando lo sviluppo di un sito per
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le comunicazioni con il personale e il servizio di e-mail. Che genere di messaggio pensate che si
ricavi da questo comportamento? Il CIO di quella società mi ha detto che lui sta solo rispecchiando
le priorità del direttore generale. Questo non è esattamente il ritratto del coraggio; direi piuttosto un
caso di tradimento della fiducia ricevuta. Se implementare e poi mantenere il sito per il personale
costasse un patrimonio, si potrebbe dire che c'è una ragione, ma non è così. Persino la parvenza
dell'equilibrio è stata sacrificata. Questo è
risparmio fasullo.
CIO, prima di tutto l’approccio positivo
Circa il merito dell'articolo, devo dire che il tema del
rapporto tra top management, CIO e utenti è molto
più complesso e delicato di quanto appaia nel
pezzo, che sembra farne solo una questione di
coraggio personale o di 'tradimento' nelle aspettative
degli utenti. Sono un consulente di direzione, e
come professionista sostengo che per il CIO un
conto è partecipare al processo direzionale con
autorevolezza, e quindi influenzare nel modo più
positivo possibile l'approccio del top management,
un altro è fare del populismo a buon mercato,
contrapponendosi alle direttive dopo che queste
sono state date.
Si badi bene che sono un convinto fautore della
teoria Y di Mc Gregor, ovvero, per intenderci e
semplificare, la teoria che si basa sull'incentivazione
dell'autocontrollo e sul clima di fiducia. Ma questo
non significa che, se un'organizzazione decide per
un approccio X, sia il CIO a doversi ergere come
oppositore istituzionale nel 'day by day'. E'
semplicistico e antiorganizzativo.
La tecnologia per... allungare i tempi
Un'altra
azienda,
molto
grande,
sta
deliberatamente usando le sue reti per rendere più
complicata la preparazione dei moduli elettronici
dei rimborsi spese. Quello che una volta
richiedeva da 15 a 20 minuti online, adesso
richiede un minimo di mezz'ora più la firma digitale
di un capo. Per quale motivo? I rimborsi superiori
a una certa cifra adesso vengono pagati a 30
giorni invece che a 14; se le spese di un reparto
superano un certo ammontare, non pubblicato, la
contabilità ha avuto istruzioni di differire una parte
delle fatture in pagamento al prossimo periodo.
Tutti questi cambiamenti sono stati progettati e
implementati d'accordo con l'IT. Il CIO fa parte di
quella squadra. Può dimostrare che le sue
persone aiutano l'azienda a migliorare il flusso di
cassa. Evviva.
Gli impiegati dell'azienda sono scontenti? Ma
almeno hanno un lavoro. In compenso, la loro
motivazione a collaborare con l'IT sui vari progetti
A. Raffaele Cielo
è diminuita. Sempre più il CIO è visto come la
(Partner Action Network)
mano del direttore generale, invece che come una
persona che si impegna a migliorare la produttività
del lavoro. E questo non va bene. Se un CIO si preoccupa veramente della sfida di implementare
in modo positivo il cambiamento nella sua organizzazione - e non semplicemente di rendere più
forti le legioni di tagliatori di spese - farebbe bene a farsi vedere mentre fa qualcosa di meglio che
implementare ficcanaso automatici. Gestire il suo portafoglio significa trovare un equilibrio tra
l'usare le reti per stringere i controlli finanziari e usarle per espandere le occasioni di produttività
del personale.
Le domande da fare
E allora, dove sono questi CIO che dovrebbero premiare pubblicamente la risposta migliore e più
veloce a una richiesta di aiuto e assistenza dell'IT all'utente? Quali sono le società che pagano un
premio all'impiegato le cui presentazioni Powerpoint sono scaricate e usate più spesso? Quale
persona con spirito d'iniziativa riceve riconoscimenti per aver citato online i lavori di altri? Quali
organizzazioni stanno creando sistemi economici interni, in cui la condivisione della conoscenza e i
rapporti personalizzati via e-mail sono compensati con beni tangibili? I CIO stanno stimolando i
loro direttori generali e direttori finanziari a essere un po' più creativi circa il valore delle loro reti?
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Queste non sono domande retoriche, ma rispecchiano una sensibilità aziendale che viene
sacrificata da troppi dirigenti, nella loro corsa a imitare nel 2004 il 1984 di Orwell. Vogliono 'bastoni
a valore aggiunto'? Vergogna! Stanno stravolgendo il loro portafoglio applicativo IT; stanno
erodendo le basi delle alleanze che potrebbero rendere le future implementazioni facili da
eseguire, senza incontrare resistenze.
Le nostre intranet, come i nostri ERP e le nostre supply chain, hanno già ricevuto anche troppi
investimenti in controlli e sanzioni, mentre sono penosamente inadeguate in incentivi e
ricompense. Alla fine, questa asimmetria costerà più di quello che può far risparmiare, se non
rispettiamo la realtà che dice che gli esseri umani hanno bisogno di sistemi che forniscano sia gli
uni sia gli altri. Le organizzazioni che non ricercano deliberatamente di raggiungere un equilibrio
sono gestite da manager che meritano abbondantemente il disprezzo che ispirano. Non siate uno
di questi manager. E non lasciate che la vostra direzione generale lo diventi.
IL CONSOLIDAMENTO IN DELOITTE & TOUCHE
Creando un centro dati unico nell'area olandese, il gigante della revisione contabile ha
risparmiato oltre 20 milioni di euro
di Francesca Papapietro
AMSTERDAM - Una struttura costituita da due colonne identiche collegate da uno spazio centrale
comune che, proprio come uno specchio, contengono da una parte i dati e dall'altra la loro replica.
Si tratta del nuovo centro dati aziendale di Deloitte & Touche, azienda specializzata in servizi di
revisione contabile e nella consulenza aziendale e legale, nato recentemente ad Amsterdam con
l'obiettivo di riunire in un'unica sede la maggior parte delle strutture ICT della società prima
distribuite su oltre 190 siti, ciascuno dei quali disponeva del proprio staff e dell'architettura
tecnologica, e di unificare e accelerare la raccolta delle informazioni. "Sebbene avessimo
raggiunto un buon livello di standardizzazione dei sistemi per tutte le sedi, rimanevano dei
problemi di tipo tecnico e finanziario difficili da gestire in futuro - ha spiegato Eric Ubels, CIO della
sede olandese di Deloitte & Touche -. Dunque, quattro anni fa è nata l'idea di creare un centro
dati aziendale unico in un'ottica di consolidamento dei server che ha poi prodotto benefici anche
sul fronte delle risorse umane".
Deloitte & Touche è costituita infatti su un network a livello mondiale di oltre 119mila dipendenti in
140 Paesi, con clienti che vanno dalle principali multinazionali alle piccole e medie aziende,
pubbliche amministrazioni e organizzazioni no profit, e solo la sede olandese conta circa 7.500
persone che fanno capo a oltre 30 filiali sparse nella regione. "Le gestione della nuova architettura
centralizzata ora richiede uno staff che non supera le 60 persone - ha dichiarato Ubels -. Ciò ha
permesso di risparmiare circa 4,5 milioni di euro, oltre ad aver eliminato la necessità di investire 18
milioni di euro per installare 250 server montati a rack, 250 unità UPS, 250 sistemi di backup e
altrettanti aggiornamenti Windows NT nei siti remoti".
Per realizzare questo progetto di consolidamento il nuovo cybercenter di Deloitte & Touche ha
utilizzato l'architettura InfraStruXure dell'americana APC (American Power Conversion), azienda
specializzata in soluzioni e servizi per la protezione delle anomalie elettriche. Un'architettura
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modulare ed espandibile che consente di integrare al suo interno server di terze parti insieme a
condizionamento, continuità dell'alimentazione, cablaggio, software di gestione e quadro di
distribuzione.
"I due siti replicati includono 168 rack InfraStruXure di APC, ciascuno dei quali contiene 72 CPU ha spiegato Guus Van Veltez, architetto di Deloitte & Touche -, per un totale di 12mila CPU,
mentre di solito disponevamo di tre CPU per ogni rack. Server, PDU e UPS e unità di monitoraggio
sono raccolti all'interno dei rack APC e il nostro staff può aggiungere nuovi rack o sostituire
batterie o server senza difficoltà e senza fermi macchina".
In sostanza, grazie alla flessibilità della soluzione adottata, nel cyber center di Deloitte & Touche la
struttura informatica di base può essere modificata e ampliata in base alle diverse esigenze.
"L'approccio modulare di InfraStruXure offre risparmio in termini di spazio, gestione semplificata e
affidabilità, il tutto in unica soluzione - ha commentato Ubels -. Non dobbiamo acquistare più
attrezzature di quante ce ne servano e possiamo soddisfare le esigenze in continua evoluzione dei
nostri clienti. Modificare un data center e l'infrastruttura di rete sono processi che tipicamente
richiedono da 18 mesi a tre anni. Con InfraStruXure ci si può riuscire in unico tentativo". Oltre ai
due siti replicati, il progetto di Deloitte & Touche include anche una SAN (storage area network, o
rete dedicata alle operazioni di storage) da 74 Terabyte realizzata da HP e, complessivamente, è
costato circa 5,6 milioni di euro.
IL CONSOLIDAMENTO DI SIEMENS VALE 800 MILIONI DI EURO
Il gruppo tedesco ha avviato un piano di intervento a livello mondiale per standardizzare i propri
processi e ridurre i costi fissi nell'area IT
Molti grandi operatori dell'ICT mondiale commentano positivamente le prospettive di spesa delle
aziende utenti nel 2004. Eppure, proprio in questi giorni, un colosso come Siemens, che è allo
stesso tempo fornitore e grande utente di sistemi informatici, ha annunciato un ridimensionamento
delle proprie spese: il taglio di budget si aggirerà intorno agli 800 milioni di euro, distribuiti nell'arco
di tre anni. Attualmente la spesa di Siemens per l'informatica è di 3,7 miliardi di euro. La riduzione
non va però intesa come un generico e impossibile abbandono di sistemi e tecnologie
informatiche, ma come il risultato di un'opera di ottimizzazione e consolidamento che il gruppo
tedesco ha già iniziato a studiare e che porterà, nelle intenzioni, una maggiore efficienza interna.
Il piano, studiato anche con l'aiuto del Boston Consulting Group, è volto a identificare il livello di
comunanza di determinati sistemi e applicazioni rispetto ai sistemi più marcatamente univoci. Le
wireless LAN, ha spiegato in un convegno un dirigente di Siemens, hanno un alto livello di
comunanza, essendo facilmente ricreabili con componenti standard e poca personalizzazione. Gli
ERP usati dalle varie aziende del gruppo, invece, hanno un alto livello di unicità e sono più
difficilmente riproducibili. L'obiettivo sarà dunque di standardizzare il più possibile i processi,
soprattutto nelle aree del CRM e del supply chain management, consolidando il maggior numero
possibile di macchine e applicazioni. Saranno coinvolte anche installazioni di SAP, fornitore chiave
di gestionali per Siemens.
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Nell'ottica dell'ottimizzazione dei costi e della massima flessibilità, Siemens prevede inoltre di
aumentare il ricorso all'outsourcing, così da rendere variabili una parte significativa dei propri costi
fissi per l'IT.
IVECO, VENTI (MESI) DI CAMBIAMENTO
Semplificare e standardizzare. E senza nuovi investimenti. Così il CIO della società
di Paolo Lombardi
Nel corso del recente Forum europeo di IDC abbiamo incontrato Mario Leone, CIO di Iveco, che
ci ha brevemente illustrato i cambiamenti in atto nella realtà informatica dell'azienda del Gruppo
Fiat. Leone è il tipico esempio di CIO con background non informatico. Da gennaio dello scorso
anno a capo dei Sistemi Informativi di Iveco, viene da circa venti anni di responsabilità nel
marketing, nelle vendite e nello sviluppo del business del gigante multinazionale Dow Chemical.
Successivamente, sul finire degli anni '90, ha collaborato alla costituzione della Polimeri Europa,
joint-venture paritetica tra Union Carbide e Enichem. È in Iveco che per la prima volta si occupa
professionalmente di Sistemi Informativi, anche se, precisa, in tutte le esperienze precedenti ha
avuto a che fare con l'IT. "Soprattutto alla Polimeri Europa - spiega - dove ho utilizzato a fondo
SAP per trasformare i processi aziendali. Questo mi ha permesso di fare un'importante esperienza
e di accumulare una buona conoscenza dell'IT, delle sue problematiche e del suo impatto sulle
strategie e i processi di business".
Qualcuno potrebbe ritenere Leone un CIO fortunato. Mentre la gran parte dei suoi colleghi è alle
prese con le strette sui budget e il 'marcamento stretto' di amministratori delegati e direttori
finanziari, lui è arrivato in Iveco proprio nel momento in cui il nuovo management Fiat ha avviato
una strategia di rifocalizzazione sul core business dell'automobilistico. Questa rifocalizzazione
significherà quindi, per Iveco, rilancio degli investimenti in computer, software e reti? Difficile avere
risposta. Ogni curiosità sul tema del nuovo budget IT sembra quanto meno prematura. Infatti
Leone, al momento del nostro incontro, non ha ancora incontrato il nuovo amministratore delegato
di Iveco, lo spagnolo Josè Maria Alapont, entrato in carica proprio in questi giorni.
A meno di svolte clamorose, comunque, non ci sarà una crescita di questo budget, anche perché
Leone ha già pianificato una riduzione progressiva della spesa IT, attraverso un'azione di
dismissione di applicazioni legacy su mainframe, rimpiazzate da nuove applicazioni su open
systems basate principalmente su SAP. Insieme a ciò proseguirà l'azione di semplificazione e di
razionalizzazione dei Sistemi Informativi aziendali già avviata e che qui di seguito il CIO di Iveco ci
riassume.
Parola d'ordine: semplificare
In questi 20 mesi, ci racconta, c'è stato in Iveco un gran lavoro di trasformazione
dell'organizzazione e delle infrastrutture IT, all'insegna della semplificazione del portafoglio
applicativo e dei progetti. Questa insistenza sulla 'semplificazione dell'ambiente IT' non è casuale.
L'ecosistema di business in cui Iveco opera è infatti già di per sé di grande complessità: 20 siti
produttivi in tutto il mondo e 5mila fornitori, per servire 20mila clienti attraverso una rete
internazionale di 250 dealer. I prodotti realizzati da Iveco (camion commerciali, automezzi per le
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Forze Armate e i Vigili del Fuoco, autobus e motori) sono tipicamente costituiti da un gran numero
di componenti (dai 7-8 mila in su) realizzati e assemblati in processi che richiedono una gestione
accurata. Aggiungere a tutto ciò un'ulteriore complicazione proveniente dall'IT potrebbe essere
letale.
Di qui l'imperativo di semplificare, razionalizzare e
standardizzare le risorse IT. A partire dalle applicazioni, il
cui numero sarà dimezzato nel corso di un paio di anni.
"Oggi abbiamo circa 700 applicazioni e ognuna nasconde
processi di business molto specifici e modalità di lavoro
estremamente differenziate. Entro un paio di anni il
numero delle applicazioni sarà praticamente dimezzato.
Vogliamo quindi usare l'IT come leva per standardizzare i
processi e le tecnologie e dare alle persone l'opportunità
di rafforzare le proprie competenze, in modo da adattarsi
rapidamente alle nuove situazioni ed essere operativi in
breve tempo".
L'IT di Iveco, qualche numero
Della struttura Sistemi Informativi di
Iveco fanno parte a livello mondiale
300 addetti, metà dei quali a Torino.
Alle risorse dirette vanno aggiunte
quelle di Global Value per la gestione
delle operazioni, delle architetture, e
della sicurezza. Per quanto riguarda le
risorse IT complessivamente, negli
stabilimenti e negli uffici di Iveco nel
mondo sono presenti 14mila PC e 100
server Nt e Unix.
Lo strumento principale utilizzato per razionalizzare e standardizzare le risorse è stato SAP,
introdotto in virtù di un grande investimento che comprende anche 1500 ore di formazione. Il primo
'go live' di SAP è avvenuto lo scorso settembre, e ha riguardato i moduli di gestione acquisti e
gestione materiali, con il coinvolgimento di 300 utenti attivi in 6 nazioni. Ancora pochi mesi e, con
l'aggiunta dei moduli SAP della parte amministrativo-contabile e di gestione del ciclo attivo (dalla
gestione dell'ordine in poi) gli utenti interessati diventeranno duemila. Numeri che parlano da soli,
quindi, ma anche un messaggio importante, che così il CIO di Iveco sintetizza: "Cambiare è
possibile, e lo si può fare in tempi rapidi". Con un appuntamento cruciale fissato per il 2005,
quando partirà il drastico processo di eliminazione dei sistemi legacy. "È da lì che cominceremo a
quantificare i più consistenti ritorni sugli investimenti".
Ma il rapporto con SAP non si limita a questo. Come ci spiega infatti Mario Leone, Iveco ha fatto
parte di un team di lavoro costituito insieme alle filiali SAP di Italia e Germania, oltre che ad
Accenture e Global Value - la joint venture paritetica tra Fiat e IBM per i servizi IT - per completare
la soluzione verticale di SAP destinata al settore automobilistico. Tra i risultati che Leone giudica
più interessanti della nuova soluzione c'è la possibilità, per il cliente connesso a Internet, di vedere
i diversi modelli Iveco per configurarsi il veicolo con tutte le opzioni desiderate. Una possibilità che
precedentemente non era disponibile a questi livelli e che aveva dato tiepidi riscontri ai primi beta
test. Oltre a sviluppare insieme a SAP la nuova soluzione Iveco ha fatto anche da beta tester.
"Oggi, molte delle funzionalità che a noi servono sono integrate nel modello standard di SAP, che
avremo così a disposizione molto tempo prima dei nostri concorrenti, con un evidente vantaggio
competitivo" commenta soddisfatto il CIO di Iveco.
Una matrice tra IT e business
Un altro importante contributo di Leone al disegno della nuova IT di Iveco ha riguardato la
ridefinizione di ruoli e compiti. Questa azione si è sviluppata su più iniziative. La prima ha puntato a
ridimensionare la presenza, giudicata eccessiva, dei consulenti IT e delle esternalizzazioni, cui
venivano delegate troppe cose. "Non solo compiti a scarso valore aggiunto, come la gestione dei
PP, ma anche intere aree applicative anche strategiche come l'ingegneria di prodotto. Abbiamo
razionalizzato il rapporto con i consulenti, al cui contributo oggi ricorriamo solo in aree o su
problemi sui quali, mancando adeguate risorse interne, i consulenti sono effettivamente in grado di
portarci del know-how in tempi rapidi".
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Infine è stato impostato un nuovo modello di gestione, centrato sull'allineamento di IT e business. Il
modello prescelto è quello a matrice, peraltro utilizzato da almeno un decennio dalle maggiori
multinazionali e già presente nelle società del Gruppo Fiat come Fiat Auto. Nella matrice Leone ha
riunito gli uomini dell'IT con i responsabili di 5 tra i più importanti processi aziendali - Finance
Control, Human Resource, Supply chain, Sales service (post vendita, ricambi, financing,
assicurazione etc) e Integrated Product Development (disegno, progettazione e realizzazione dei
prodotti).
Il responsabile di ciascun processo (CFO, responsabile Risorse Umane ecc.) è l'interfaccia di una
persona dell'IT che è garante della congruità e del rispetto degli standard per quanto riguarda
architettura, conoscenza dei requisiti del business, applicativo e sicurezza.
COSÌ MICROSOFT VEDE IL DATA CENTER INTELLIGENTE
Centralizzazione dei sistemi e razionalizzazione delle risorse sono all'ordine del giorno anche nel
mondo dell'analisi dati
Qual è la portata della Dynamic Systems Initiative (DSI) e del nuovo System Definition Model
(SDM) nell'ambito delle future soluzioni in grado di automatizzare i grandi data center? Lo abbiamo
chiesto a Bob Muglia, vice presidente senior per l'Enterprise Management e Storage di
Microsoft.
Cosa caratterizza l'iniziativa DSI di Microsoft rispetto a quelle di altri?
La distinzione chiave è che noi partiamo dai tool di sviluppo per rendere più facile costruire
applicazioni in grado, in futuro, di essere gestite secondo logiche più avanzate. Come IBM siamo
impegnati sui concetti di bilanciamento nell'uso delle risorse ma con una distinzione. Alle risorse
del data center anteponiamo il costo delle persone impegnate nello sviluppo, nell’installazione e
nella gestione. Quello che facciamo è catturare la conoscenza di gestione allo stadio dello sviluppo
di una applicazione; c'è molto lavoro da fare per ridurre i costi d'uso dei sistemi.
DSI sarà sinonimo di gestione dei Web services?
Sarà certamente utile per la gestione dei Web services, ma non solo. L'idea è: 'Posso creare un
modello in cui un sistema appaia simile a un Web service?'. Per esempio, Active Directory non è
basato sui Web services ma sarà gestibile attraverso DSI. Il System Definition Model potrà essere
usato per descrivere l'ambiente Active Directory; gli strumenti di modellazione saranno d'aiuto per
integrare nell'infrastruttura le applicazioni preesistenti, come SQL Server o Exchange. DSI inoltre
non riguarda solo l'ambiente Windows, di cui i Web services sono oggi una componente
importante.
Gestione automatizzata: perché non ci si è pensato prima?
Prima di DSI tutti i fornitori di tool di management offrivano prodotti in ritardo e con scarso
successo. Questo non perché hanno fatto un cattivo lavoro ma perché hanno cercato di gestire
cose fondamentalmente non gestibili. La prima cosa che il team di Active Directory ha imparato
quando ha creato il tool di gestione era che AD non era gestibile.
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Cosa rende DSI interessante per gli utenti?
Le persone devono ottenere valore dalla tecnologia e ottenere risultati nel business. Se si hanno
sistemi che funzionano, in molti casi la cosa più economica è farli andare avanti senza
cambiamenti. I costi del cambiamento devono trovare giustificazione. DSI consente di rendere
operative le applicazioni più rapidamente e gestirle in modo più efficace. Pensiamo che
migliorando gli strumenti di sviluppo, i sistemi operativi, le componenti di gestione ci siano grandi
vantaggi. DSI non è un'iniziativa che debba portare ritorni finanziari diretti a Microsoft. Il primo
obiettivo è fare di Windows la piattaforma più gestibile, il secondo è costruire un ecosistema di
gestione attorno alla piattaforma e il terzo è generare valore.
CONSOLIDARE I SERVER ALLA MANIERA DI VMWARE
Come opera la tecnologia di virtualizzazione per ambienti open da poco acquisita da EMC
di Piero Todorovich
Secondo la società di ricerche Forrester, almeno il trenta per cento dei sistemi di fascia media Intel
sono oggi impiegati per progetti e applicazioni di consolidamento dei server. Una quota molto
elevata che rispecchia l'interesse degli utenti per le soluzioni che riducono costi e complessità di
gestione attraverso la concentrazione dei
servizi IT aziendali su un numero più
Per IBM un colpo grosso nei mainframe
ridotto di macchine. Il consolidamento è
però un'esigenza recente e ancora
Per quanto siano dati in declino, i mainframe hanno
scarsamente supportata dai fornitori di
ancora la loro attrattiva nella fascia più alta del mercato,
software
che,
in
generale,
non
dove all'elevata capacità di calcolo si associa l'esigenza d
incoraggiano l'installazione di differenti
un'affidabilità assoluta, su cui i mainframe sono ancora
ineguagliati. Lo dimostra il recente accordo raggiunto da
applicazioni o di più copie concorrenti
IBM con la Sparkassen Informatik, equivalente tedesco di
sulla medesima istanza del sistema
un’azienda come l’italiana SSB (Società per i Servizi
operativo. Da qui l'ostacolo non solo al
Bancari), ovvero un'impresa controllata dalle banche e
consolidamento delle applicazioni, ma
specializzata nell'erogazione di servizi informatici al
settore finanziario. L'accordo, che prevede l'attivazione di
anche al migliore utilizzo delle capacità
20 mainframe nell'arco di quattro anni, ha un valore
dei moderni server, che, secondo alcune
complessivo di 100 milioni di euro ed è uno dei principali,
stime, sono usate in media soltanto al
se non il principale, singolo contratto di vendita di server
15-30 per cento delle possibilità.
negli ultimi tempi. "Tra quelli relativi ai mainframe,
Una soluzione a questo problema è
costituita dai sistemi in grado di
virtualizzare la potenza sui server
facendo
in
modo
che
diverse
applicazioni, anche su sistemi operativi
diversi, operino in partizioni virtuali e il
più possibile isolate all'interno di una
stessa macchina. Soluzioni che esistono
già da tempo sui grandi sistemi Unix e
che consistono nel partizionamento a
[l'accordo con Sparkassen Informatik] è il nostro più
grande contratto da anni a questa parte - conferma un
portavoce di IBM -. Sparkassen Informatik aveva bisogno
di avviare un consolidamento dei mainframe per restare a
passo con il rapido aumento delle capacità di calcolo
richieste". Le venti nuove macchine, modello zSeries 990
sostituiranno 36 zSeries 900 già attivi. Complessivamente
la Sparkassen Informatik potrà contare su una potenza di
100.000 MIPS (milioni di istruzioni al secondo, unità di
misura della capacità di calcolo dei computer), che
saranno messi al servizio delle circa 240 banche clienti in
Germania.
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livello hardware (fisico) oppure software (virtuale) e sono supportate da sistemi di gestione dei
carichi di lavoro. Queste soluzioni sono già presenti sui principali sistemi proprietari (di IBM, HP e
Sun) in cui il fornitore ha pieno controllo sia sul sistema operativo, sia sull'hardware. Una
situazione ideale che non si verifica negli ambienti 'open', in cui girano applicazioni Linux o
Windows e nei quali la virtualizzazione muove solo ora i primi passi.
L'opzione tecnologica VMware
Nell'ambito della virtualizzazione dei server in ambienti standard Intel VMware è oggi la soluzione
più consolidata e utilizzata. Nata per
virtualizzare i compiti sulle workstation, capacità
La difesa degli Stati Uniti passa per Linux
oggi offerta dal modulo VMware Workstation,
specifico per gli utenti che devono utilizzare più
Nell'ambito di un importante piano di modernizzazione
sistemi operativi simultaneamente su un singolo
delle sue strutture informatiche, il ministero della
PC, la soluzione VMware si è sviluppata negli
Difesa degli Stati Uniti, noto come il Pentagono (dalla
ultimi due anni sul lato server. Il risultato è
forma dell'edificio in cui ha sede), ha deciso di
acquistare un supercomputer con sistema operativo
costituito da due componenti tecnologiche, GSX
Linux dotato di ben 2.132 processori. Denominato
Server ed ESX Server. La prima è pensata per
Evolocity II, il sistema sarà usato in particolare per
gli ambienti dipartimentali di media complessità
calcoli teorici complessi relativi all'uso degli
o per applicazioni di test. La seconda mira
armamentari, simulazioni di condizioni atmosferiche
sui campi di battaglia e studi sulle "possibilità di
invece ai complessi progetti di consolidamento
sopravvivenza agli scontri", ha spiegato in modo un
che comprendano blade server, cioè server di
po' criptico un dirigente della ricerca militare. Previste
forma piatta, o anche reti SAN (Storage Area
anche applicazioni nello sviluppo di nuove armi.
Network). La componente ESX consente di
Evolocity II sarà pronto entro metà anno e consisterà
creare macchine virtuali multiple sui grandi
di 1.066 nodi, ognuno dotato di due processori Intel
Xeon a 3,6 GHz con 1 GB di RAM. Il prezzo del
server multiprocessore, superando i limiti del
sistema non è stato comunicato. Per Linux Networx
partizionamento hardware. Una specifica
non si tratta della prima grossa commessa
aggiunta, Virtual SMP, consente a ogni singola
ministeriale: la società aveva già fornito l'anno scorso
macchina virtuale di usare potenza oltre il limite
un altro cluster da 256 processori, e quest'anno fornirà
altri cinque sistemi ad altri enti del ministero della
del singolo processore a vantaggio dei compiti
Difesa (sempre nell'ambito del programma di
complessi o della gestione di picchi di domanda.
modernizzazione). "Linux Networx ha dimostrato che
Gli ambiti d'applicazione delle tecnologie GSX e
la tecnologia cluster è affidabile, robusta e abbastanza
ESX comprendono il consolidamento di ambienti
matura da essere utilizzabile anche nei contesti più
Citrix Metaframe, Lotus Notes/Domino, servizi di
impegnativi - spiega in una nota Thomas Kendall,
capo degli ingegneri informatici dell'Army
stampa e file, applicazioni Java, Web server
Research Lab -. Il nuovo supercomputer sarà un
Apache e IIS, Active Directory, firewall, server di
elemento chiave del progetto di modernizzazione degli
posta su Linux, Windows e Netware.
strumenti del laboratorio e dell'intero ministero della
Difesa".
Come funziona
Come opera la tecnologia di virtualizzazione di
VMware? VMware ESX gira direttamente sull'hardware del sistema e trasforma il server in un
gruppo di risorse che gestisce in modo indipendente dai sistemi operativi. Questi infatti, con le
applicazioni fanno riferimento ad ESX per l'accesso alle risorse, girando in macchine virtuali che
risiedono sullo stesso hardware. In questo modo le risorse possono essere dinamicamente
allocate a ciascun sistema operativo in funzione delle necessità e in modo simile a come farebbe
un ambiente mainframe.
Rispetto ai sistemi proprietari l'utilizzo di un sistema del genere su una piattaforma standard
presenta delle criticità superiori nel supporto di componenti hardware e periferiche, che nel caso
VMware richiedono la verifica e la certificazione di piattaforme e applicazioni. ESX Server
consente di gestire remotamente le risorse attraverso la console del Control Center che permette
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di gestire contemporaneamente più unità server virtualizzate. Il Control Center rende possibile
garantire il rispetto dei livelli di servizio prefissati. Un'altra componente importante, introdotta con la
più recente versione 2.0 di ESX server, è Vmotion che consente di trasferire i server virtuali da un
sistema fisico all'altro: una funzione utilizzabile per bilanciare i carichi di lavoro tra più server come
anche per liberare dai job le unità server da sottoporre a manutenzione.
COSÌ SI RIDISEGNA L'OFFERTA DI STORAGE
Nuove tecnologie e spazio ai servizi: ecco come i fornitori stanno affrontando la crisi
Quali saranno le risposte che darà la tecnologia alle nuove esigenze di memorizzazione delle
aziende utenti? Esigenze che oggi parlano soprattutto di ampia scalabilità e facilità di gestione che
si deve tradurre però anche in salvaguardia degli investimenti fatti in passato e di quelli che
verranno fatti in futuro. Su questo tema abbiamo interpellato diversi fornitori protagonisti del
mercato storage operativi nel nostro Paese, che abbiamo però anche chiamato a confrontarsi sulle
trasformazioni di business e le nuove strategie aziendali che sono state indotte dalla recente crisi
di mercato.
Il confronto sulle tecnologie
"Il consolidamento dello storage e l'incremento della continuità operativa guidano lo sviluppo delle
reti storage estese - dichiara Luciano Pomelli, consulting engineer di Cisco -. Le SAN saranno
più scalabili e aumenterà l'interoperabilità tra apparati di vari costruttori. In questo scenario, lo
storage in tecnologia IP (iSCSI e FCIP) semplificherà l'estensione geografica riducendo i costi di
realizzazione, mentre il Wavelength Division Multiplexing (WDM) sarà la tecnologia di riferimento
per realizzazioni metropolitane a larga banda".
"Per soddisfare le nuove necessità di gestione degli utenti - spiega Renato Simone, direttore
marketing di EMC Italia - è indispensabile disporre di un'infrastruttura di storage composta di
piattaforme, tecnologie di connettività, software e servizi totalmente integrati tra loro che
permettano agli utenti un accesso veloce e flessibile ai dati con la possibilità di gestirli e proteggerli
in modo efficiente, centralizzato e il più possibile automatizzato".
"Architetture di storage 'aperte' sono la risposta migliore alle esigenze delle aziende - afferma
Marco Spoldi, business development manager NSS di HP -, mentre la virtualizzazione è un
altro importante elemento per rispondere alle esigenze di automatismo manifestate dai clienti con
soluzioni indipendenti dai server o dallo storage".
"Il mercato è oggi alla ricerca di soluzioni che consentano di ridurre considerevolmente il costo di
possesso. In questa ottica il consolidamento dello storage, l'utilizzo di soluzioni ad elevata
flessibilità, l'automazione delle procedure di gestione e l'apertura agli standard sono riconosciute
da tutti come esigenze prioritarie - sottolinea Sergio Resch, marketing manager Storage
Networking Solutions di IBM Systems Group -. Per esempio, in tema di apertura, un fattore
decisivo sarà la conformità agli standard SNIA SMIS (Storage Management Interface Standard,
ndr)".
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"L'approccio di StorageTek nella gestione e archiviazione dei dati si basa sulla constatazione che
non tutti i dati si equivalgono e hanno per l'azienda lo stesso valore economico e strategico racconta Maurizio Ronzoni, country manager di StorageTek Italia -. Il nostro metodo, che
chiamiamo 'information lifecycle management', prevede l'utilizzo di dispositivi differenti, allocando i
dati nel contesto più adatto in termini di storage, sicurezza e livello di accessibilità".
"L'obiettivo principale della nostra strategia è offrire una sempre maggiore integrazione nell'ambito
della nostra offerta per assicurare funzionalità di virtualizzazione e una gestione dinamica delle
risorse e dei componenti dei data center, facendoli operare come un singolo e potente computer di
rete", afferma Roberto Missina, senior product manager Storage Products di Sun
Microsystems Italia.
"Nei prossimi anni assisteremo alla diffusione delle tecnologie di storage intelligence, che fino a
poco tempo fa erano confinate negli host e nei
controller array, in dispositivi come switch,
Da storage a elaborazione: i piani di EMC
router e appliance. Ciò consentirà la nascita di
nuove architetture di rete, capaci di estendere i
Con la crescita d'interesse per le soluzioni che
benefici di tali funzionalità a tutto il network consentono una gestione automatizzata dei carichi di
lavoro all'interno dei data center e lo sfruttamento
spiega
Marco
Riboli,
amministratore
ottimale delle risorse, le tecnologie di virtualizzazione
delegato di Veritas Software Italia -. Lo
sono destinate ad avere un ruolo sempre maggiore in
sviluppo
tecnologico,
di
conseguenza,
futuro. Microsoft, che ha investito nella tecnologia di
privilegerà le tematiche della gestione dello
virtualizzazione di Connectix e ha rilasciato nello
scorso dicembre Virtual PC 2004 (per applicazioni
storage, della virtualizzazione, dell’attribuzione
workstation), sta oggi lavorando allo sviluppo di un più
delle risorse e dei blade server ".
Convivere con la crisi e pensare al futuro
La tecnologia è sicuramente la pedina più
importante per rispondere alle nuove esigenze
delle aziende utenti, ma oggi questa pedina
non basta. Infatti, chi sta ipotizzando o
pianificando nuovi investimenti in soluzioni IT
in genere oggi si fa domande di questo tipo:
"Questo fornitore ci sarà ancora tra due anni?
Chi mi garantisce che l'investimento che sto
compiendo finisca in buone mani? Riusciremo
a ottenere tutto quello che ci viene
promesso?". Domande che tipicamente
sorgono nei periodi di crisi e che oggi
investono pesantemente tutti i fornitori di
information technology. Per dare una risposta
a queste domande abbiamo cercato di capire
come oggi le aziende dei nostri interlocutori
stanno affrontando l'attuale situazione di
mercato sfavorevole e che strategie hanno per
il futuro.
"Attualmente la struttura di Sun dedicata ai
servizi professionali si è concentrata molto su
progetti relativi al consolidamento dello
storage, rehosting dei mainframe, soluzioni di
sofisticato add-on per i sistemi operativi server. EMC,
che in dicembre ha annunciato l'acquisizione di
VMware, si farà carico di sostenere lo sviluppo
ulteriore della tecnologia di virtualizzazione e di
sviluppare sinergie con il proprio portafoglio di
soluzioni in ambito storage.
Uno degli ambiti che oggi interessano EMC è il
consolidamento delle differenti applicazioni server. Se
infatti si vanno definendo gli standard per poter gestire
da un unico ambiente software di management le
componenti di storage eterogenee, c'è tra gli utenti
l'esigenza di consolidare le applicazioni di gestione già
in produzione per avviarne in un secondo tempo la
razionalizzazione. La tecnologia di VMware
consentirebbe quindi a EMC di offrire un supporto utile
in affiancamento alle proprie nuove soluzioni di
gestione. "Ma non c'è solo questo - ci spiega Renato
Simone, direttore marketing di EMC South Europe
-. La nostra strategia non può prescindere dall'offerta
di servizi di storage e di computing on demand ai
clienti che utilizzano le soluzioni in outsourcing.
VMvare ci consente di consolidare sullo stesso server
applicazioni eterogenee, ci consente di lavorare con le
componenti di terze parti e gestire con continuità sia il
livello dello storage sia la componente applicativa".
Per esempio? "Integrando la tecnologia Vmotion di
Vmware, per trasferire gli ambienti virtuali, con
Mirrorview, per la replica dei dati, per spostare
remotamente intere istanze elaborative con i loro dati
per gli scopi di business recovery", conclude Simone.
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backup, salvaguardia della sicurezza dei dati e business continuity - spiega Roberto Missina di
Sun Microsystems Italia -, ci proponiamo quindi come partner affidabili in grado realizzare qualsiasi
soluzione di storage. Per il futuro, in qualità di membro SNIA, Sun contribuisce alla promozione e
allo sviluppo di alcune delle specifiche di maggiore interesse; tra queste, in particolare, lo standard
CIM (Common Information Model) per la gestione di ambienti storage, WBEM (Web-based
Enterprise Management) e SMI (Storage Management Initiative)".
"EMC rimarrà sempre totalmente focalizzata sullo storage, con l'obiettivo strategico di dare
risposte efficaci a tutte le esigenze che si manifestano lungo l'intero ciclo di vita delle informazioni.
Questa strategia si basa su due importanti fondamentali: la disponibilità di un'offerta completa, e
una rete di solide alleanze tecnologiche e commerciali che ci permettono una maggiore risposta e
presenza nel mercato - afferma Renato Simone di EMC Italia -. Per affrontare questo periodo, a
livello di produzione e di servizio abbiamo implementato il nuovo sistema di qualità SixSigma e
abbiamo confermato gli investimenti in ricerca e sviluppo che anche nel 2002 hanno superato i 700
milioni di dollari".
"Ci stiamo trasformando da semplice fornitore di hardware a partner strategico per offrire soluzioni
complete per gestire, conservare e proteggere i dati nel pieno rispetto dei costi totali di possesso e,
alleviando il carico di lavoro dei responsabili IT - dichiara Maurizio Ronzoni di StorageTek Italia -.
Stiamo investendo nelle risorse interne per incrementare le nostre competenze e aumentare lo
sviluppo di soluzioni ad hoc e anche l'impegno sul fronte dei servizi è in crescita con sempre nuove
soluzioni in offerta".
"Un'azienda, in momenti di recessione, deve garantire al suo interno la minor obsolescenza
tecnologica, quindi utilizzare gli apparati installati il più a lungo possibile - dice Marco Riboli di
Veritas Software Italia -. Quello che cerchiamo di fare in questo periodo è dare supporto alle
aziende utenti in queste attività e tale impostazione ci ha consentito di continuare a crescere anche
nel recente passato. Per il futuro, puntiamo a completare l'offerta anche con acquisizioni (le più
recenti Precise e Jariva), mentre con la nuova architettura ASA intendiamo proporre un nuovo
modello di software e servizi concepito per ridurre la complessità dei data center e migliorare la
capacità di risposta dei sistemi IT alle trasformazioni tecnologiche e di business di ogni azienda".
"La strategia IBM è quella di rendere disponibili soluzioni che permettano di migliorare la
infrastruttura IT e di renderla 'a richiesta’ - racconta Sergio Resch -. In particolare per quanto
riguarda lo storage l'obiettivo è offrire soluzioni che favoriscano l'integrazione dei processi
aziendali mediante il consolidamento delle risorse, ne migliorino l'utilizzo e la condivisione delle
risorse attraverso la loro virtualizzazione e rendano l'infrastruttura in grado di autogestirsi con
funzionalità di automazione ".
"Il mantenimento e l'impiego delle infrastrutture, insieme al contenimento dei costi, è la sfida di chi
oggi gestisce l'IT - risponde Marco Spoldi di HP -. La nostra offerta mette già a disposizione molte
delle funzionalità necessarie alla gestione semplificata ed efficace dello storage, ma la sua forza
sta nell'apertura e nella possibilità di integrare anche altre soluzioni, senza imporre alle aziende
delle modifiche nelle architetture di storage esistenti".
"Cisco ha continuato a investire molto in attività di ricerca e sviluppo dedicate allo storage di rete dichiara Luciano Pomelli di Cisco -. Siamo convinti che la rete sarà sempre più intelligente e in
grado di ospitare applicazioni dedicate, come per esempio la virtualizzazione. Lo storage in futuro
potrà così essere gestito come un vero e proprio servizio a disposizione del business aziendale".
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PRONTO LO STANDARD, SI ATTENDONO I RISULTATI
La definizione di SMI-S promette di ridurre costi e oneri di gestione dello storage
di Piero Todorovich
Si è concluso nei giorni scorsi il primo evento fieristico italiano dedicato allo storage, Storage Expo,
che si è svolto a Milano in contemporanea con InfoSecurity. Evento sfruttato da molti utenti per
incontrare i principali fornitori dell'area storage come anche per raccogliere informazioni e
aggiornamenti su tematiche di attualità quali la gestione dello storage e la business continuity, che
sono state oggetto di specifici seminari. È stato significativo il fatto che l'evento milanese sia
caduto a pochi mesi dal rilascio delle specifiche definitive Storage Management Interface
Specification (SMI-S 1.0) avvenuto lo scorso settembre: lo standard per il management dei sistemi
sul quale stanno cominciando proprio ora a concretizzarsi l'offerta di componenti hardware e
software compatibili.
L'opportunità di SMI-S
Nato da un'iniziativa avviata nel 2002 dalla SNIA (l'associazione che riunisce la maggior parte dei
fornitori del settore storage) conosciuta come progetto Bluefin, SMI-S è la prima interfaccia
'open'per la gestione delle periferiche di storage in reti SAN (Storage Area Network). Uno standard
che si propone di realizzare l'obiettivo, finora sempre mancato in questo settore, di fare delle
differenti piattaforme di storage una base comune per il supporto delle applicazioni. SMI-S
dovrebbe insomma superare l'attuale collo di bottiglia dell'integrazione realizzata mediante API
proprietarie che ha limiti sulle funzionalità delle soluzioni multifornitore e che di fatto ne hanno
limitato l'utilizzo. "SMI-S è uno standard al quale potranno essere ricondotti molti dei componenti di
storage già esistenti - ci assicura un responsabile SNIA - che potrà rendere più flessibili le
infrastrutture e molto più ricca la scelta dei software per la gestione dei dati che sono memorizzati
su supporti di storage eterogenei".
Un modo quindi per ridurre i costi consolidando gli applicativi differenti che sono oggi necessari per
gestire le diverse componenti di storage e permetterne la gestione in pool per sfruttarne al meglio
le capacità. Per esempio, per porre le informazioni più importanti o che sono utilizzate più
frequentemente sulle unità online più potenti, spostando i dati meno utili sulle periferiche meno
costose o meno tutelate sotto il profilo della continuità. Il miglior uso delle differenti unità di storage
consente di impiegare le nuove logiche di gestione
delle informazioni (il cosiddetto information lifecycle
management), basate sulla migrazione automatica
Le sigle utili
mediante policy dei dati tra supporti diversi, in
funzione del valore che assumono nel corso della loro
- CIM (Common Information Model) per la
definizione dei dati di gestione
vita utile nei processi aziendali.
L'impegno dei fornitori su SMI-S rappresenterà un
importante abilitatore per lo sviluppo di applicazioni di
storage più funzionali e aperte. Ne è convinto Renato
Simone, direttore marketing di EMC South Europe e
chairman di SNIA in Italia: EMC ha già ha annunciato
il supporto delle componenti standard all'interno della
famiglia Clarion e nella suite di management. Per
- WBEM (Web-Based Enterprise
Management) per la gestione via Web
- MOF (Managed Object Format) linguaggio
per modelli d'interfaccia.
- SMI-S (Storage Management Interface
Specification) interfaccia per la gestione di
storage multivendor.
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Simone è oggi importante sul fronte della gestione la tematica ILM "che consente di associare
costi adeguati ai servizi che devo realizzare, gestendo tutti i diversi livelli dello storage". EMC
impiegherà inoltre la tecnologia di virtualizzazione acquisita con VMware per consolidare
applicazioni di storage che oggi impegnano server di tecnologia differente.
Tra le aziende impegnate sullo standard SNIA c'è Hewlett-Packard, che ha dichiarato la
compatibilità SMI-S dei propri array di storage e interesse allo sviluppo di applicazioni che
sfruttano WBEM (Web-Based Enterprise Management) e CIM (Common Information Model). Per
Enrico Ivaldi, country manager Network Storage Solution di HP Italiana, sono importanti nei
grandi progetti di data center e consolidamento dello storage presso i grandi clienti, che vedono
HP nel duplice ruolo di fornitore di sistemi e di servizi: "Oltre alla virtualizzazione, ha un ruolo
fondamentale l'ILM, non solo nella gestione dei dati, ma anche per il rispetto delle normative di
settore sulla loro conservazione".
Anche IBM è impegnata nel supporto SMI-S nello storage e, con Tivoli, nello sviluppo di soluzioni
di gestione avanzate. "L'obiettivo è potenziare le capacità di virtualizzazione e consentire anche al
cliente di offrire a sua volta servizi in ottica on-demand”, ci spiega Sergio Resh, marketing
manager Disk and Networking Solutions di IBM. La società sta introducendo nuove unità dischi
della linea FastT basate su bus Serial-AT integrabili nell'ambito di logiche avanzate di gestione
gerarchica e ILM. Entro la fine dell'anno, Big Blue prevede di rilasciare un inedito software
dedicato alla gestione dei flussi (orchestration) dello storage.
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Glossario
Cluster: gruppo di settori di un hard disk considerati come singola unità logica dal sistema operativo. Per
estensione, è anche un gruppo di elementi hardware o software considerati come un'unica unità logica.
iSCSI (Internet SCSI [Small Computer System Interface]): l’interfaccia SCSI permette di connettere, in serie,
fino a sette periferiche (hard disk, scanner, librerie a nastro…) a un computer/server. La moderna tecnologia
iSCSI è volta a implementare la connettività SCSI su reti dotate dell’Internet Protocol, cioè il protocollo base di
Internet.
NAS (network attached storage): sistema di storage collegabile direttamente alla rete locale e utilizzabile da
tutti i server e utenti della rete stessa.
Partizionare: dividere un disco rigido in due o più sezioni, ognuna delle quali funziona come se fosse un’unità
separata e indipendente.
SAN (storage area network): infrastruttura di rete dedicata alla memorizzazione delle informazioni costituita da
diversi componenti hardware e software, come sistemi di storage, server, software di backup, commutatori e
concentratori. Le reti SAN possono gestire un’elevata movimentazione dei dati e isolare il traffico dedicato
all’interno della rete, senza pertanto soffrire delle limitazioni di banda passante della rete locale che serve le
postazioni di lavoro.
Sistemi legacy: sistemi hardware e software tenuti in funzione perché il loro aggiornamento richiederebbe un
costo elevato rispetto ai vantaggi, oppure perché il rimpiazzo non sarebbe compatibile con altre applicazioni o
altri software. Tipicamente si tratta di sistemi oggi obsoleti ma che hanno richiesto, all'origine, un notevole
investimento.
Storage consolidation: progetto volto ad accentrare in un unico gruppo risorse di storage distribuite.
Supply chain management: strategia di ottimizzazione della consegna di merci, servizi e informazioni dal
fornitore al cliente. L’SCM è un insieme di processi che prevede una comunità di partner commerciali impegnati
nel comune obiettivo di ottimizzare tempi e costi di produzione e vendita.
Virtualizzazione: capacità di raggruppare dispositivi di storage fisici in volumi virtuali che si possono condividere
tra ambienti eterogenei. Questo livello di astrazione rende più facile la gestione dei volumi.
Web services: componenti software in grado di eseguire funzioni specifiche, rappresentano i mattoni con cui si
punta a costruire le applicazioni di nuova generazione. Essendo indipendenti tra loro, possono essere richiamati
e utilizzati da applicazioni esterne a quella originale.
Workstation: identifica un computer per utente finale (quindi non adibito a compiti di server) dotato di particolare
potenza e configurazione software specifica per l’esecuzione di determinati compiti. Il concetto è particolarmente
usato a livello professionale, ad esempio nella grafica e nella progettazione industriale.
Documento reperibile, assieme ad altre monografie, nella sezione dossier del sito www.sanpaoloimprese.com
Documento pubblicato su licenza di IDG Communications Italia – Copyright IDG Communications Italia
Fonte: Computerworld Italia, settimanale di informatica per le aziende italiane – IDG Communications Italia
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