Acca Cop 127
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N. 127 MAGGIO 2002 L'ACCADEMIA ITALIANA DELLA CUCINA IN D CA LA C UC E MI A EL FONDATA NEL 1953 DA ORIO VERGANI e da: Luigi Bertett, Dino Buzzati Traverso, Cesare Chiodi, Giannino Citterio, Ernesto Donà dalle Rose, Michele Guido Franci, Gianni Mazzocchi Bastoni, Arnoldo Mondadori, Attilio Nava, Arturo Orvieto, Severino Pagani, Aldo Passante, Gian Luigi Ponti, Giò Ponti, Dino Villani, Edoardo Visconti di Modrone, con Massimo Alberini e Vincenzo Buonassisi. PRESIDENTE RIFONDATORE GIOVANNI NUVOLETTI PERDOMINI ● PRESIDENTE “AD HONOREM” GIOVANNI CAPNIST N. 127, MAGGIO 2002 / MENSILE, SPED. ABB. POST. 45% - ART. 2, COMMA 20/B - L. 662/96 - FILIALE DI ROMA I I A NA D L TA A AC S O M M A LETTERA DEL PRESIDENTE 3 L’esempio di Singapore (Giuseppe Dell’Osso) EDITORIALE 4 Il gusto innanzi tutto (Gianni Franceschi) CIVILTÀ DELLA TAVOLA 5 7 11 13 15 58 59 60 63 68 Due attrezzi abruzzesi (Carlo A. Marsilio) Consulta di primavera Viole e violette (Carlo Greppi) Global e antiglobal (Roberto Restori) Sicurezza e qualità (Gabriele Gasparro) Qualità e garanzia (Enzo Lo Scalzo) Televisione e gastronomia (Guido Gianni) Il polpo pronubo (Sergio Corbino) Il maiale antico e nuovo (Sandro Bellei) Per la Biblioteca nazionale In copertina, copia da: “Natura morta con vasellame, frutta, ortaggi, insaccato e prosciutto” di Jacopo Da Empoli olio su tela (Marano di Castenaso, collezione Molinari Pradelli) 69 71 Nelle osterie del Chianti (Gian Paolo Brini) L’alloro dal mito al tegame (Amedeo Santarelli) VITA DELL’ACCADEMIA 17 20 21 25 27 28 31 34 35 38 39 40 41 43 47 Liguria Lombardia Veneto Trentino-Alto Adige Emilia Romagna 10 12 49 51 62 65 66 67 72 75 Toscana Marche, Umbria Lazio MAGGIO 2002 / N. 127 ANONIMO TOSCANO DEL TRECENTO, SERGIO BARGHINI, SANDRO BELLEI, ANTONIO BIANCHI, GIAN PAOLO BRINI, ANDREA CAMILLERI, MARCO TULLIO CICERONE, MARIO COLASURDO, SERGIO CORBINO, FIAMMETTA FADDA, GABRIELE GASPARRO, GUIDO GIANNI, ANGELO GNUDI, FERDINANDO GREGOROVIUS, CARLO GREPPI, ENZO LO SCALZO, MAESTRO MARTINO DA COMO, SANDRO MARATTA, CARLO A. MARSILIO, MASSIMO PISANI, E. V. QUATTROVA, ROBERTO RESTORI, WALTER ROMANINI, AMEDEO SANTARELLI, NICOLA SBISÀ, BARTOLOMEO STEFANI, MARIO URSINO, ULISSE VIVARELLI. DIRETTORE GIOVANNI CAPNIST DIRETTORE RESPONSABILE GIANNI FRANCESCHI SEGRETERIA DI REDAZIONE TILDE MATTIELLO DIREZIONE ARTISTICA FRANCESCO RICCIARDI L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 1 I O Molise, Campania Puglia Calabria Sicilia Sardegna, Europa Nel mondo LE RUBRICHE Valle d’Aosta, Piemonte IN QUESTO NUMERO SCRITTI E RICETTE DI: Rivista associata all’Unione Stampa Periodica Italiana R 78 Calendario accademico Le ricette d’autore Carnet degli Accademici Dalle Delegazioni La voce degli altri: “Non tutto il male…” (Fiammetta Fadda) Lettere al direttore Notiziario Accademici in primo piano Biblioteca Antologia minima (Marco Tullio Cicerone, E. V. Quattrova, Ferdinando Gregorovius, Andrea Camilleri) International Summary PERIODICO MENSILE REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI MILANO IL 29-5-1956 CON IL N. 4049 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE 45% DIREZIONE E REDAZIONE: 20124 MILANO - VIA NAPO TORRIANI 31 TEL. 02/66987018 FAX 02/66987008 e-mail: [email protected] www.accademiaitalianacucina.it EDITORE: ACCADEMIA ITALIANA DELLA CUCINA REALIZZAZIONE EDITORIALE: STUDIO RICCIARDI & ASSOCIATI SRL VIA DEL CASALE DI TOR DI QUINTO 1, ROMA STAMPA: GRAFICA GIORGETTI SRL, VIA CERVARA 10, ROMA I I ANA D L TA AD IN C LA C UC EMI A EL A ★ AC I DELEGATI IN ITALIA AGRIGENTO - CANICATTÌ (in attesa di nomina) ● ALBA LANGHE Piero Cornaglia ● ALESSANDRIA Vittorio Illario ● ALTAMURA Giacinto Moramarco ● ALTO MANTOVANO - GARDA BRESCIANO Alessandro Redaelli De Zinis ● ANCONA Mauro Magagnini ● AOSTA Giuseppe Rivolin ● APUANA Paolo Maria Cattaneo ● AREZZO Guido Gianni ● ASCOLI PICENO Alberto Regno ● ASTI Giovanni Goria ● AVELLINO Mario De Simone ● BARI Nicola Sbisà ● BELLUNO - FELTRE - CADORE Corrado Bosco ● BENEVENTO Marcello D’Ambrosio ● BERGAMO Bonaventura Grumelli Pedrocca ● BIELLA Carlo Greppi ● BOLOGNA Mario Stefanelli ● BOLOGNA DEI BENTIVOGLIO Raffaele Baroncini ● BOLZANO Sergio Coletti ● BORGO VAL DI TARO Giorgio Metra ● BRESCIA Costante Guerrini ● BRINDISI Antonio Carissimo ● CAGLIARI Mariangela Carta Ciani ● CAGLIARI CASTELLO Bruno Tomassini Barbarossa ● CALTANISSETTA Michele Macaluso ● CAMPOBASSO Antonio Vincelli ● CASERTA Wladimiro Abbate ● CASTEL DEL MONTE Tommaso Jannuzzi ● CATANIA Mario Ursino ● CATANZARO Adriana Liguori Proto ● CENTO - CITTÀ DEL GUERCINO Francesco Lorenzoni ● CHIANCIANO Franco Tagliapietra ● CHIETI Mimmo D’Alessio ● CIOCIARIA - FROSINONE Valeria Marasca Mancini ● CIVITAVECCHIA Massimo Borghetti ● CORTINA D’AMPEZZO Romano Scrocco ● COSENZA Giovanna Garrafa Matteoni ● CREMA Giorgio Barbesti ● CREMONA Giorgio Fornasari ● CUNEO Francesco Bonamico ● CUSIO - VERBANO - OSSOLA Pier Carlo Lincio ● DESTRA OGLIO Giuseppe Monici ● ELBA Stefania Pasella Pacini ● EMPOLI Franco Cocco ● ENNA Francesca M. Mattioli Marletta ● FAENZA Giovanni Zauli ● FERRARA Michele Bonino ● FIRENZE Sergio Barghini ● FOGGIA Aurelio Andretta ● FOLIGNO Marcello Ronconi ● FORLÌ Stelio Nanni ● GALLURA Marcello Bedogni ● GENOVA Paolo Lingua ● GORIZIA Giorgio Rizzatto ● GUBBIO Gianfrancesco Chiocci ● IMOLA Gianni Carciofi ● ISERNIA Giavanna Maria May ● IVREA Giampiero Garelli ● L’AQUILA Luigi Marra ● LARIANA Gian Giuseppe Brenna ● LA SPEZIA Roberto Frojo ● LATINA Benedetto Prandi ● LECCE Angelo Sticchi Damiani ● LECCO Riccardo Balbiani ● LEGNAGO-BASSO VERONESE-POLESINE OVEST Orazio Sagramoso ● LIVORNO Sergio Gristina ● LODI Paolo Marchetti ● LUCCA - GARFAGNANA Enrico Montauti ● LUNIGIANA Francesco Ruschi Noceti ● MACERATA Ugo Bellesi ● MANDURIA Arcangelo Gabriele Liguori ● MANTOVA Maria Cristina Merciai Marenghi ● MAREMMA Paolo Inaco Sauro Guerrazzi ● MARSALA Giacomo Pellegrino ● MERANO Mirto Bembo ● MESSINA Carmelo Picciotto ● MESTRE E TERRAFERMA Luigi Bevilacqua ● MILANO Carlos Victor Dana ● MILANO INTERNAZIONALE Vincenzo Lo Scalzo ● MODENA Gian Paolo Artioli ● MONZA E BRIANZA Cente Lepori ● NAPOLI - CAPRI Massimo Pisani ● NAPOLI E ISCHIA Leonardo Bianchi ● NOVARA Costantino Tromellini ● NUORO Alfredo Pericciuoli ● ORISTANO Rosella Bisonti ● ORVIETO Costantino Bonifazi ● PADOVA Pietro Fracanzani ● PALERMO Lucio Messina ● PARMA Vittorio Brandonisio ● PAVIA Giuseppe Trentani ● PENISOLA SORRENTINA Sergio Corbino ● PERUGIA Renato Palumbo ● PESARO - URBINO Fiorenzo Giammattei ● PESCARA Vincenzo Angelozzi ● PESCARA ATERNUM Carmelo Paolucci Pepe ● PIACENZA Giovanni Cuminetti ● PINEROLO Franz Vogel ● PISA Umberto Moschini ● PISTOIA Paolo Pasticci ● PORDENONE Pierluigi Brunetta ● POTENZA Salvatore Laurini ● PRATO Pietro Vestri ● RAGUSA Francesco Milazzo ● RAVENNA Maria Rosaria Monticelli Cuggiò ● REGGIO CALABRIA Concetta Maria Princi Lupini ● REGGIO EMILIA Riccardo Barbieri Manodori ● RIETI Maria Giuseppina Truini Palomba ● RIMINI Fernando Santucci ● RIVIERA DEI FIORI Alessandro Mager ● RIVIERA VERONESE DEL GARDA Piero Arvedi D’Emilei ● ROMA Giuseppe Gabriele Gasparro ● ROMA - APPIA Publio Viola ● ROMA - AURELIA Giovan Battista Guerra ● ROMA - CASTELLI Bruno Cesaroni ● ROMA - EUR Maurizio Minotti ● ROMA - OLGIATA - SABAZIA - CASSIA Giuseppe Menconi ● ROMA VALLE DEL TEVERE - FLAMINIA Francesco Zerbi ● ROVIGO ADRIA - CHIOGGIA Lucio Rizzi ● SALERNO Raffaele Martino ● SALSOMAGGIORE TERME Gino Del Boca ● SASSARI Luigi Azzena ● SAVONA Giuseppe Robatto ● SCIACCA Dino De Vita ● SIENA Giovanni Ginanneschi ● SIENA - VALDELSA Luciano Franchi ● SIRACUSA Pasqualino Corso ● SIRACUSA - VAL DI NOTO Serafina Planeta ● SONDRIO Claudio Barlascini ● SPOLETO Pier Luigi Pecchioli ● SULMONA Antonio Cesare Pelino ● TARANTO Luigi Rando ● TERAMO Luigi Marini ● TERMOLI Amedeo Santarelli ● TERNI Guido Schiaroli ● TIGULLIO David Mario Bixio ● TORINO Paolo Bertani ● TRAPANI Pietro D’Alì Solina ● TRENTO Francesco Pompeati ● TREVISO Beppo Zoppelli ● TRIESTE Dario Samer ● UDINE Renzo Mattioni ● VALDINIEVOLE Guglielmo Maltagliati ● VALLI DELL’ALTO TEVERE Gianfranco Ciabocchi ● VARESE - BUSTO ARSIZIO Paolo Castellini ● VENEZIA SERENISSIMA Laura Ghittino Courir ● VERCELLI Amedeo Corio ● VERONA Bruno Marchioni ● VERSILIA Emilio Celli ● VIBO VALENTIA Vito Teti ● VICENZA Giorgio Tassotti ● VIGEVANO Giovanni Canelli ● VITERBO Italo Arieti ● VOGHERA - OLTREPÒ PAVESE Umberto Guarnaschelli ● VOLTERRA Gian Pietro Atti ● VULTURE Giancarlo Lanari L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 2 L E T T E R A D E L P R E S I D E N T E L’ESEMPIO DI SINGAPORE S ono appena tornato dal Sud-Est asiatico dove ho avuto il piacere e l’onore di assistere, a Singapore, alla nascita della nuovissima Delegazione dell’Accademia con competenza territoriale anche su Malaysia e Indonesia. Per questa nuova presenza in quell’importante area, tutta l’Accademia deve essere grata, come lo sono io, all’impegno diretto dell’ambasciatore d’Italia Guido Scalici e al Delegato di Catania Mario Ursino, che è stato il promotore di questa Delegazione. E qui desidero sottolineare un elemento che giudico molto importante: l’ambasciatore Scalici, che ha accettato con entusiasmo il ruolo di Delegato, è in assoluto il primo capomissione italiano in una sede estera che abbia assunto questo impegno. Circostanza di particolare importanza che s’inquadra perfettamente nei nuovissimi indirizzi in materia di attività diplomatica, intesi a far sì che ogni ambasciata, ogni consolato siano altrettanti “testimonial” dell’immagine produttiva e culturale dell’Italia nel mondo. E a questo proposito voglio sottolineare anche l’importanza del protocollo d’intesa recentemente stilato tra l’Accademia e la Farnesina per una collaborazione a largo raggio attraverso gli istituti italiani di cultura (vedere in proposito la “Lettera del Presidente” del numero scorso). Oltre alla riunione conviviale d’inaugurazione, (vedi a pagina 51) il neo-Delegato Scalici con la signora Silvana hanno convitato nella residenza diplomatica, per una cena molto elegante, tutti gli Accademici, gli chef e i proprietari dei migliori ristoranti italiani dell’isola, assieme a operatori economici come importatori e distributori di cibi e vini italiani. L’occasione mi ha consentito di illustrare la natura e gli obiettivi dell’Accademia e di porre soprattutto l’accento sulla nostra grande forza d’espansione che ci porta a essere capillarmente presenti (unico caso tra tutte le organizzazioni similari) in tutti i continenti. L’esempio di Singapore rappresenta un momento importante che s’inquadra non solo nella personale passione dei coniugi Scalici per la nostra cucina, ma anche nel contesto istituzionale delle nostre rappresentanze diplomatiche. La valorizzazione della cucina italiana all’estero costituisce infatti un elemento trainante nel quadro più generale della presenza commerciale italiana nel mondo. Il “made in Italy” nella gastronomia, come già nel campo della moda, rappresenta per i consumatori stranieri una scelta raffinata e prestigiosa, valida anche per il benessere e la salute in virtù della nostra dieta mediterranea. Questo momento magico per la civiltà della tavola italiana ha però bisogno di un supporto intelligente e costante che valorizzi i lati positivi e salvaguardi la nostra immagine da distorsioni e manipolazioni (spesso dettate da ignoranza o da miope calcolo economico) tali da pregiudicarla fortemente. Il ruolo delle nostre missioni diplomatiche può essere determinante, e l’ambasciatore Scalici ne ha fornito un eccellente esempio andando ben al di là della consueta assistenza: egli saggiamente interviene in prima persona mediante le risorse strumentali e di prestigio connesse all’alto incarico diplomatico. La residenza di rappresentanza dell’ambasciatore, attraverso l’organizzazione di eventi e manifestazioni, con la partecipazione diretta degli operatori del settore, costituisce a Singapore il principale punto di riferimento per un programma promozionale ambizioso, dettagliatamente elaborato e accuratamente eseguito. Tale “vetrina” è divenuta infatti un polo d’attrazione per le personalità di rilievo nel mondo politico, economico, culturale e sociale dell’isola. E il carattere conviviale degli incontri rappresenta un intelligente messaggio per la conoscenza dei prodotti italiani. Il contributo che l’Accademia può dare a questa attività è molto importante, dato l’indubbio prestigio internazionale della nostra istituzione. L’interesse per il materiale editoriale da noi prodotto (la rivista, i quaderni, i ricettari, la guida) va infatti al di là del suo indubbio valore culturale e rappresenta un importante collegamento tra l’Italia e le Delegazioni all’estero. Sono certo che la collaborazione con il Ministero degli Affari esteri e con le nostre ambasciate sarà un elemento assai valido rappresentando un’efficiente sinergia per il raggiungimento dei comuni obiettivi. L’esempio di Singapore diventa così emblematico. L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 3 GIUSEPPE DELL’OSSO See English text page 78 E D I T O R I A L E IL GUSTO INNANZI TUTTO L o ha detto, in chiare lettere, il ministro della Salute, Girolamo Sirchia: “La malattia del secolo, l’obesità, costa allo Stato dieci miliardi di euro all’anno”. E, di rincalzo, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: “Le mamme ci rimpinzano perché ci vogliono bene in carne. È l’unica cosa in cui hanno sbagliato e sbagliano”. È accaduto nel corso della presentazione del piano sanitario nazionale, che indica, tra i dieci obiettivi prioritari, la lotta all’obesità, specie quella giovanile. E il “Corriere della Sera”, per la penna di Margherita De Bac, commenta: “Un tempo erano le mamme che rimpinzavano i figli di cibo, nella convinzione che essere ben paffuti significasse salute. Il problema è che avviene anche oggi in un Paese, l’Italia, sempre più povero di smilzi (tra le cause, l’abbandono della dieta mediterranea) e predisposto a mettere su peso. Un bambino su cinque è grasso oltre misura e il numero è destinato a crescere nei prossimi anni… Presto nei programmi scolastici comparirà anche una materia nuova: la scienza dell’alimentazione. Sull’ipotesi della nuova materia sono al lavoro i tecnici del Ministero della Pubblica istruzione. Già pronto, invece, un libro elaborato dal Ministero della Salute: si tratta di una sorta di abbecedario del mangiar bene, nell’epoca di merendine e snack”. In attesa di conoscere sia il promesso “abbecedario” che l’essenza dei programmi di “scienza dell’alimentazione”, è opportuno riflettere un momento sui risultati di un’inchiesta, promossa dalla rivista “Ristorando”, svolta nelle mense scolastiche delle principali città italiane e dalla quale è emerso tra l’altro che i bambini rifiutano dal 30 al 50 per cento del cibo che viene loro proposto. E uno studio del Dipartimento di Scienze e tecnologie alimentari della Lombardia ha appurato che, nelle mense scolastiche, ogni giorno vanno a finire tra i rifiuti circa la metà dei contorni, dal 70 all’80 per cento del pane, grandi quantitativi di frutta e, talvolta, anche la metà dei primi e dei secondi piatti. Dice il dottor Corrado Giannone, esperto di una società di consulenza: “I menu vengono redatti da dietiste e esperti delle Asl che cercano di fare quadrare i conti di calorie, proteine e carboidrati senza conoscere le realtà di una cucina e senza avere interpellato i diretti fruitori”. E un gruppo di mamme appartenenti a una “Commissione mensa” in una scuola lombarda ribatte: “Quale è la validità dei calcoli se poi i bimbi non mangiano?”. Questo è il triste risultato dell’assenza totale di quella educazione al gusto da sempre propugnata dall’ Accademia. E c’è da augurarsi che la ventilata introduzione di lezioni sul- la “scienza dell’alimentazione” di cui ha parlato il ministro Sirchia venga intesa proprio come insegnamento pratico ai ragazzi a riconoscere nei cibi le sensibilità gustative prima ancora delle capacità nutritive. Oggi nelle scuole elementari e medie esiste, in modo assolutamente virtuale e non reale, una materia d’insegnamento che si chiama “educazione alimentare”, i cui programmi ricalcano gli orientamenti delle dietiste: tante calorie, tanti zuccheri, amidi, lipidi, protidi e così via. Ma non viene insegnato nemmeno questo. Infatti la già citata ricerca della rivista “Ristorando” ha accertato che salvo rare eccezioni queste lezioni non vengono nemmeno sfiorate. Gli insegnanti sostengono che i programmi da svolgere sono già tali, tanti e complessi da non lasciare spazio a queste cose ritenute secondarie. Un milione di bambini mangia regolarmente nelle mense scolastiche e, come abbiamo visto, il rifiuto di questo o quel piatto è pressoché generalizzato. I motivi sono tanti, spesso vanno ricercati (e trovati) nell’impreparazione, nella superficialità e nella colpevole negligenza. Dicono le statistiche che nel corso del 2001 i carabinieri dei Nas hanno controllato 1.443 mense scolastiche. Il risultato? Eccolo: cinque cucine chiuse d’autorità, riscontrate 645 infrazioni di carattere penale (quasi la metà delle mense ispezionate) con la denuncia all’autorità giudiziaria di 477 persone. Senza ulteriori commenti. GIANNI FRANCESCHI See International Summary page 78 L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 4 C I V I L T À D E L L A T A V O L A DUE ATTREZZI ABRUZZESI C osì diceva l’ottimo Luigi Braccili in un suo libricino di ricette abruzzesi, al capitolo dedicato ai maccheroni: “Se fossimo chiamati a dare un simbolo alla cucina abruzzese, dovremmo per forza di cose prendere una chitarra, non quella musicale, per carità, ma «lu maccherunare» per alcuni e «lu carrature» per altri, e metterlo su di un blasone”. Frase che può pienamente condividersi, ma con una riserva, perché tra gli antichi attrezzi da cucina va annoverato anche “lu rentrocele” (o “lu rintroccele”, o “lu rintrocele”), che era e è rimasto uno strumento usato in particolare nella zona del Frentano. Bisogna dare atto che la chitarra è lo strumento attualmente più famoso e rimasto ancora in uso, tant’è che è indicato anche sul “Grande dizionario della lingua italiana” come “un arnese costituito da fili metallici tesi su un telaio, usato soprattutto in Abruzzo per tagliare da una falda di pasta i cosiddetti spaghetti o maccheroni alla chitarra” e che, pertanto, va per la maggiore. Ma ritengo che l’altro strumento, “lu rentrocele”, abbia origini ben più nobili e antiche, potendo essere classificato come l’antenato o il precursore de “la chetarre”, nonché come il primo attrezzo utilizzato per produrre i maccheroni, L’AGENDA DEL PRESIDENTE 8 MARZO 2002 Bari Riunione del Comitato regionale pugliese (a pagina 40) 11 MARZO 2002 Londra Riunione dell’Accademia Internazionale 13 MARZO 2002 Prato Riunione del Comitato regionale toscano (a pagina 32) nella moderna accezione di “vermicelli”, se si escludono, ovviamente, le mani. A tutti è ben noto che la pasta, nome di origine greca, intesa come un impasto di farina di grano con acqua o uova o altro liquido, era certamente una vivanda dei popoli mediterranei, i quali erano tutti grandi coltivatori e utilizzatori di frumento, orzo e grano saraceno, e quindi avvezzi a consumare quotidianamente le relative farine. Anche i Romani ne erano ghiotti. La pasta e i maccheroni hanno antichissima costumanza, ma ritengo che per lungo tempo la loro preparazione fosse affidata agli utensili più semplici, come il coltello per tagliare la sfoglia e la manipolazione per formare i maccheroni. Nel 1338 “mastro Barnaba de Riatinis da Reggio di Modena” scrive nel suo “Compendium de naturis et proprietatibus alimentorum”, a proposito di paste alimentari, le già note differenziazioni dei maccheroni, che venivano chiamati “a quibusdam Vermicelli, ut a Thuscis, a quibusdam Orati, ut a Bononiensis, a quibusdam Minutelli, ut a Venetis, et a quibusdam Fermetini, ut a Regiensibus, et a quibusdam Pancardelle, ut a Mantuanis”; da ciò si rileva che già a quell’epoca esistevano i vermicelli presso i toscani (tipo 20 MARZO 2002 Milano Visita al “Cenacolo” di Leonardo (a pagina 21) 21 MARZO 2002 Salsomaggiore Terme Passaggio della campana (a pagina 29) 21 MARZO 2002 Parma Incontro per la scuola di Colorno (a pagina 29) 23 MARZO 2002 Roma Serata per la Biblioteca (a pagina 68) 15 MARZO 2002 Montemerano Consegna del simbolo “Magnifici del Presidente” (a pagina 6) 2 APRILE 2002 Singapore Inaugurazione della Delegazione (alle pagine 3 e 51) L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 5 C I V I L T À D E di maccherone poi affermatosi soprattutto nel Napoletano) e i minutelli dei veneti (in vernacolo “menuèi”), come pure le pappardelle dei mantovani allora chiamate “pancardelle”, nonché i formentini o fermentini dei reggiani, tipo di maccherone filiforme il cui uso si espande in tutta Italia; invece, non è rintracciabile il termine “orati” dei bolognesi, ma, essendo stati inclusi da Mastro Barnaba tra i maccheroni, è da ritenere che si trattasse di una pasta filiforme probabilmente della grandezza dei vermicelli. Se, dunque, alla fine del Quattrocento l’uso dei maccheroni si è talmente diffuso da divenire opportuno e conveniente farne commercio, ne consegue che devono essere stati inventati degli attrezzi, degli “instrumenti” per ottenerne una produzione massiva. Io non credo che il primo attrezzo usato da quei neoartigiani per tagliare la sfoglia di pasta a strisce sottili sia stato “un traliccio non molto diverso da quello che, a tutt’oggi, negli Abruzzi si adopera per preparare la famosa “pasta alla chitarra”, come afferma E. Sereni in “Note di storia dell’alimentazione nel Mezzogiorno”. Dal “Vocabolario etimologico abruzzese – Area frentana” di Raffaele Pellicciotta alla voce “rintrocile” si dà questa definizione: “mattarello, specie di cilindro di legno, dentato, per fare maccheroni di casa senza l’uso della chitarra («maccarunare») ... Dal latino prefisso illativo «rin» e «rocile» – che rotola (da «rota», che è da «rotere» = correre intorno)”; mentre, nello stesso vocabolario, alla voce “maccarunare” (detto anche “chetarre” o “catarre” o “carrature”) si legge: “attrezzo primitivo da cucina per la confezione dei maccheroni o delle lasagne. È formato da un telaio rettangolare, fra le cui due testate regolabili corrono fili d’acciaio sottilissimi in grado di tagliare la pasta, quando su di essi viene stesa la «pizzella» L L A T A V O L A (=sfoglia di pasta assottigliata) e compressa con «lu cannèlle di li sàgne» – matterello”. Dalla conformazione dei due attrezzi mi sembra di rilevare una notevole maggiore complessità di costruzione della chitarra rispetto a “lu rintrocele”, il quale è un semplice matterello scanalato che, rotolato sulla sfoglia di pasta, la taglia in strisce più o meno sottili in relazione all’ampiezza delle scanalature, praticamente effettuando la medesima operazione che si eseguirebbe con un coltello. Infatti, nell’“Opera di M. Bartolomeo Scappi, cuoco secreto di Papa Pio V” (Venezia 1570), “con le figure che fanno bisogno nella cucina, et alli Reverendissimi nel Conclave”, al quinto libro dove “si contiene l’ordine di far diverse sorti di paste, et altri lavori”, tra gli “instrumenti diversi”, non si osserva la chitarra o un attrezzo similare, ma, illustrato tra i “diversi coltelli”, tra i quali due “coltelli da pasta”, si nota un certo “ferro da maccaroni”, che è identico all’odierno “rentrocele” usato in Abruzzo, nell’area frentana, anche se ora è costruito in legno. Da ciò la conferma della primogenitura de “lu rentrocele” rispetto a “la chetarre”, anche per la esaustiva considerazione che se Mastro Bartolomeo Scappi avesse, nel Cinquecento, conosciuto la chitarra l’avrebbe inclusa tra i suoi “instrumenti”, magari insieme al “ferro da maccaroni”, ma non l’avrebbe certamente ignorata. Come mai, poi, questo “ferro da maccaroni”, detto in abruzzese “rentrocele”, sia diventato di legno e rimasto in uso soltanto in una particolare area dell’Abruzzo, mentre la “chetarre” abbia avuto un’ampia diffusione in tutta la regione e notorietà in tutta Italia, è un altro discorso. CARLO A. MARSILIO Accademico di Pescara See International Summary page 78 CONSEGNATO AL RISTORANTE “CAINO” IL SIMBOLO DEI MAGNIFICI DEL PRESIDENTE Il Presidente dell’Accademia, Giuseppe Dell’Osso, ha personalmente consegnato a Valeria e Maurizio Menichetti, titolari del ristorante “Caino” di Montemerano (Grosseto), l’ambito simbolo dei “Magnifici del Presidente”. Si tratta di un prezioso piatto in puro cristallo che reca inciso al centro il tempio accademico e, sul bordo, la scritta “Magnifici del Presidente 2002”. “È singolare che quasi tutti i ristoranti che si fregiano di questo riconoscimento siano gestiti da una coppia”, ha detto Giuseppe Dell’Osso consegnando il simbolo a Valeria e Maurizio Menichetti. E ha proseguito: “La simbiosi affettiva, l’accordo spirituale sono senza dubbio alla base di questi straordinari successi in cucina, dove l’affiatamento è condizione essenzia- le per bene operare in armonia”. Valeria e Maurizio sanno interpretare con intelligenza e saggia misura le ricette della cucina tradizionale toscana, tanto che hanno saputo trasformare, con pazienza e diligenza, il loro piccolo locale (appena 27 coperti) in un tempio della gastronomia. L’agnello, il capretto, la faraona, il coniglio, il vitello, il baccalà diventano qui i protagonisti di una cucina saporita e convincente che trae dal territorio gli aromi e i profumi della tradizione. La scelta dei formaggi e la ricchezza dei dessert dimostrano un’attenzione rara e sapiente. Ma grande attenzione viene anche dedicata agli accoppiamenti cibo/vino, con il supporto di una cantina ricca di ben 30.000 bottiglie. L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 6 C I V I L T À D E L L A T A V O L A CONSULTA DI PRIMAVERA L a tradizionale sessione primaverile della Consulta accademica nazionale si è svolta a Chieti in una simpatica atmosfera di amicizia e di impegno culturale. I lavori si sono svolti nell’ampio ridotto del “Teatro Marruccino”, autentico gioiello architettonico nel cuore della città. Inaugurando questa Consulta di primavera, il Presidente Giuseppe Dell’Osso ha rivolto parole di compiacimento, per la perfetta organizzazione, al Delegato di Chieti Mimmo D’Alessio e non ha mancato di ricordare che il Consigliere di Presidenza Luigi Marra, Delegato dell’Aquila, proprio in quel teatro svolge un’intensa attività culturale come presidente di un’accreditata filodrammatica. Dopo la verifica dei poteri da parte del Segretario della Consulta Enzo Lo Scalzo (Milano Internazionale) e accertata la validità dell’assemblea, il Presidente Dell’Osso ha svolto una lunga e documentata relazione che ha toccato vari punti dell’attività accademica. Particolare attenzione è stata dedicata al recente protocollo d’intesa tra l’Accademia e il Ministero degli Affari esteri per un’attività comune attraverso gli istituti italiani di cultura. “Già alcuni direttori di questi istituti - ha specificato il Presidente - hanno espresso la loro disponibilità, e tra questi Città del Messico, Parigi, Toronto e altri”. Largo spazio è stato poi riservato alla recentissima costituzione della Delegazione di Singapore, con competenza territoriale anche su Malaysia e Indonesia (vedere anche la “Lettera del Presidente” a pagina 3). Passando poi a parlare dei programmi e degli impegni futuri, Giuseppe Dell’Osso ha sintetizzato l’azione accademica per grandi linee: “La nostra presenza sul territorio - ha detto tra l’altro - sta procedendo in modo altamente positivo e ciò dimostra che l’Accademia sta vivendo un momento di felice crescita numerica e qualitativa”. Per quanto concerne l’impegno culturale, il Presidente ha sottolineato il fervore che accompagna le celebrazioni di trentennali o quarantennali delle Delegazioni, accompagnate da convegni, tavole rotonde, pubblicazioni. Anche la “Giornata del cioccolato” ha rappresentato un importante momento di crescita culturale, che l’Accademia ha voluto puntualizzare con la pubblicazione di due Quaderni, uno dedicato alle ricette, l’altro alle relazioni che hanno caratterizzato questo evento. “La nostra rivista - ha poi detto Dell’Osso - ha un contenuto sempre più pieno, specchio di una vita associativa più vivace. E anche la costituzione di nuove Delegazioni aggiunge un grande valore alla nostra necessità di farci conoscere e apprezzare sempre di più, di proiettarci autorevolmente verso l’esterno”. Il Vice-Presidente dell’Accademia Giovanni Goria (Asti) ha quindi esordito rilevando i grandi cambiamenti che si sono verificati all’interno e all’esterno dell’Accademia negli ultimi anni. “Alla luce della mia quarantennale esperienza di Delegato - ha detto - vedo con compiacimento che nel mondo attuale si dà finalmente importan- CENA DI BENVENUTO Ristorante “Casa di Filippo” Ripa Teatina 19 aprile 2002 chef Filippo De Francesco Accoglienza: Bastardoni fritti Polenta fritta Cucchiarelle Baccalà pastellato Scaglie di pecorino di Atri Olive in salamoia Fiadoncini In tavola Maccheroni alla molinara con braciola di castrato Tortino di cicoria con corona di verdure di campo Porchetta alla ripese Capriccio d’insalata Pizza dolce Dolcetti d’Abruzzo I vini Esmery’s spumante metodo tradizionale (Az. agr. Sarchese Dora) Cerasuolo d’Abruzzo Doc 2001 (Vigna Corvino) Rosso di Macchia Montepulciano d’Abruzzo Doc 1999 (Az. agr. Sarchese Dora) Ratafià L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 7 C I V I L T À D COLAZIONE “ACQUA E FARINA” Museo “La Civitella” Chieti 20 aprile 2002 Brigata di cucina del ristorante “Caminetto d’Oro” chef Diego Santuccione I primi piatti Zuppa ortomare Sagnette e ceci Ravioli di ricotta al pomodoro fresco Gnocchetti di patate all’ortolana Pennette alla teatina I dolci Soffioni di ricotta Dolce dei pastori Parrozzo Charlotte limone e Champagne Mousse cioccolato e panna cotta Bavarese vaniglia e fragola Mousse cioccolato e gianduia Mousse Kirsh Torta cioccolata e pere Torta mandorlata con scrucchiata Millefoglie frutti di bosco Millefoglie cioccolato Pizzelle Trionfo di frutta I vini Trebbiano d’Abruzzo doc Cerasuolo d’Abruzzo Doc Montepulciano d’Abruzzo Doc Casa vinicola Roxan (Rosciano-Pe) Cantina Tollo Az. agr. Domenico Di Camillo Chieti E L L A T A V O L A za al buon mangiare, al ben mangiare. Anche se noi facciamo la parte più intellettuale, più culturale nella continuità, la nostra marcia verso il mangiar bene e verso il mangiar meglio si presenta inarrestabile. Infatti siamo diventati una autentica voce ascoltata, apprezzata, convincente”. Concludendo il suo discorso, Giovanni Goria ha poi detto: “Noi non siamo degli utopisti, le utopie sono inutili; noi dobbiamo lasciare un segno e lo stiamo lasciando perché diciamo, facciamo e proponiamo delle cose giuste”. Il Segretario nazionale Severino Sani (Ferrara) ha brevemente esposto la situazione organizzativa dell’Accademia, rilevando come sia in atto la trasformazione di molte Delegazioni “virtuali” in Delegazioni “reali”. E ha constatato che viviamo in un momento in cui si parla molto (forse troppo) di gastronomia, ma se ne parla, e questo è anche merito dell’Accademia. Ha poi illustrato per sommi capi i criteri della suddivisione del territorio attraverso la delimitazione di confini chiari, e ha rilevato con soddisfazione l’altissima qualità dei nuovi Accademici, che si avvicinano all’Accademia e entrano a farne parte con grande convinzione e impegno. Il Tesoriere Benito Fiore (Londra) ha esposto in sintesi i dati del bilancio consuntivo per l’anno 2001, già distribuito a tutti i Consultori, esprimendo un giudizio positivo sul risultato e rilevando la perfetta coerenza tra costi e ricavi. Invita quindi il Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti, Michele Bonino (Ferrara) a leggere la relazione del Collegio. Bonino ne dà lettura, rimarcando come il bilancio presentato corrisponda esattamente alle scritture contabili esaminate dal Collegio. Si procede quindi alla votazione, e il bilancio consuntivo per l’anno 2001 viene approvato all’unanimità. Il Presidente Giuseppe Dell’Osso riprende quindi la parola per affrontare altri temi, tra cui il progetto “Operazione giovani”. Egli ha ribadito il carattere assolutamente sperimentale dell’iniziativa: “Vedremo poi - ha detto - e secondo i risultati ottenuti, come meglio istituzionalizzare questo progetto”. Dell’Osso ha ricordato come un esperimento analogo sia stato messo in atto, e con risultati altamente positivi, dal Delegato Bepi Tomé L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 8 C I V I L T À D E (Rodano, Svizzera) nelle Delegazioni di Ginevra e Losanna, dove i giovani Accademici si sono dimostrati pronti per una loro autonomia. In Italia l’esperimento si svolge inizialmente in Abruzzo, a Milano, a Parma, a Treviso e in Calabria. “I giovani - ha concluso Dell’Osso - rappresentano il futuro dell’Accademia e per questo l’Accademia ne ha bisogno”. Altro tema importante affrontato dal Presidente è stato quello delle celebrazioni per il cinquantenario dell’Accademia. “La nostra Accademia, come è noto - ha detto - è nata a Milano il 29 luglio 1953 e è a Milano che debbono svolgersi le celebrazioni, proprio dove è nata. Per ovvi motivi di opportunità, dato il periodo delle vacanze, non sarà possibile festeggiare l’evento il medesimo giorno della fondazione. Pertanto, la grande festa dell’Accademia si svolgerà nella prima metà di giugno del prossimo anno. È in programma un incontro accademico nel giardino dell’albergo «Diana», dove Orio Vergani e gli altri Fondatori dettero vita a questa nostra meravigliosa associazione”. Il Presidente ha poi annunciato che nella medesima circostanza si svolgeranno sia l’Assemblea dei Delegati che la sessione di primavera della Consulta accademica nazionale. A questo scopo, sarà necessario provvedere a un rinvio dell’approvazione del bilancio consuntivo per l’anno 2002. Il Presidente dei Revisori dei Conti, Bonino, interviene per specificare che secondo l’articolo 38 del nostro Regolamento il bilancio deve essere approvato entro il mese di maggio dell’anno successivo, ma nel corso della prossima Consulta d’autunno sarà possibile approvare un’opportuna deroga a questa norma, come già avvenuto in altra occasione. A proposito della prossima sessione della Consulta, il Presidente annuncia l’esistenza di due candidature per la sede: Santa Margherita Ligure, patrocinata dal Delegato del Tigullio David Bixio, e Udine, sollecitata dal Consultore Giuseppe Di Lenardo, in occasione del quarantennale della Delegazione. David Bixio ritira la propria candidatura, e la Consulta approva la sede di Udine per la prossima sessione autunnale, da svolgersi dal 27 al 29 settembre 2002. Il Delegato di Mestre e Terraferma, Gigi Bevilacqua, rammenta la candidatura della sua città, avanzata da tempo, per una delle prossime sessioni. Il Presidente Dell’Osso, a questo punto, annuncia che Giuseppe Di Lenardo (Udine) è stato nominato Coordinatore regionale per il Friuli-Venezia Giulia, in sostituzione di Dario Samer (Trieste), che ha rinunciato all’incarico per motivi di lavoro. Dell’Osso ha quindi brevemente ribadito l’importanza, l’impegno e il ruolo del Coordinatore regionale che ha così definito: “Ruolo impegnativo, diplomatico, determinante, indispensabile per avere una visione globale del territorio”. L L A T A V O L A Sono seguiti numerosi e puntuali interventi, che hanno espresso opinioni e pareri soprattutto a proposito della “Operazioni giovani”. Hanno animato il vivace e costruttivo dibattito Cettina Princi Lupini (Reggio Calabria), Luciano Franchi (Siena Valdelsa), Giuseppe Di Lenardo (Udine), Giuseppe Tomé (Rodano, Svizzera), Nietta Bruno (Enna), Salvatore Laurini (Potenza), Ulisse Vivarelli (Firenze). Il Presidente Dell’Osso ha risposto a tutti chiarendo dubbi e specificando dettagli, quindi ha concluso la sessione primaverile della Consulta ringraziando tutti gli intervenuti e Mimmo D’Alessio per la perfetta organizzazione. Il Delegato di Chieti ha infatti strutturato la sessione primaverile della Consulta in maniera simpatica e origi- CENA IN ONORE DEL PRESIDENTE Museo Michetti Francavilla a Mare 20 aprile 2002 Brigata di cucina del ristorante “Il Pettirosso” chef Angelo Chiavaroli Cocktail nel chiostro Tartine al salmone affumicato Tartelle di salmone fresco marinato Tartine di polenta alla mousse di baccalà mantecato Choux alla mousse di tonno Tartelle con scampi Bavaresine di pesce Crocchette di baccalà e patate Frittelle di cozze e salvia Seppioline fritte Verdure pastellate Nel museo Quadrucci piselli novelli e seppioline Chitarrine vongole dell’Adriatico e asparagi Scaloppa di rana pescatrice al rosmarino su pura di fave e cicoriella di campo Calotta dedicata al corfinio I vini Prosecco Valdobbiadene (Vigna Dogarina) Pecorino (Az. agr. Contesa) Trebbiano d’Abruzzo Doc 2001 (Az. agr. Lepore) L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 9 C I V I L T À D E COLAZIONE DI SALUTO Ristorante “Villa Maiella” Guardiagrele 21 aprile 2002 Peppino e Angela Tinari Accoglienza Ventricina d’Abruzzo, bruschetta con lardo, salumi e salsicce di carne e di fegato, cuore di prosciutto di Guardiagrele Fiore di carciofo con ricotta del parco Brodo all’abruzzese Chitarrina agli asparagi selvatici Agnello alla brace con medaglione panato Pizza e foje Pecorini della Maiella Semifreddo al torrone con sise delle monache I vini Prosecco Col de Salici (Antinori) Yrnm 1998 Inzolia (Az. Conte Tasca d’Almerita) Petrosa Cerasuolo Doc (Az. agr. Sarchese Dora) Montepulciano d’Abruzzo Doc 1998 (Villa Medori) Passito di Donna Fugata L L A T A V O L A nale, all’insegna del “Mangiar per musei”. Infatti al termine dei lavori della Consulta c’è stata una colazione “Acqua e farina” all’interno del modernissimo e avvincente museo archeologico “La Civitella”, mentre la cena in onore del Presidente si è svolta all’interno del Museo Michetti di Francavilla al Mare, in una sala dominata da due grandissimi dipinti del grande pittore abruzzese Francesco Paolo Michetti, amico di Gabriele D’Annunzio. Da segnalare la cena di benvenuto al termine della quale, nella piazzetta antistante il ristorante “Casa di Filippo”, il buio della notte è stato rischiarato dai fuochi d’artificio di una singolare rappresentazione tradizionale, chiamata “La Pupa”: si tratta di un simulacro di donna cavo, posto in una gabbia di ferro, all’interno del quale un uomo muove passi di danza mentre dall’intelaiatura di ferro si sprigionano miriadi di lampi e comete colorate e piogge di scintille. Uno spettacolo veramente d’altri tempi. La conclusione della “tre giorni” di Chieti si è avuta la mattina della domenica a Francavilla al Mare dove è stata inaugurata una piazza intitolata all’Accademia Italiana della Cucina e al suo Fondatore Orio Vergani. Alla simpatica cerimonia ha partecipato il Presidente Giuseppe Dell’Osso con numerosi Accademici, insieme al sindaco di Francavilla, Roberto Angelucci, Accademico e promotore dell’iniziativa. Di questo evento parleremo diffusamente nel prossimo numero. (G.F.) See International Summary page 78 CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI ACCADEMICHE 9 maggio Delegazione di Cagliari Trentennale della Delegazione Tavola rotonda sulla storia dell’alimentazione marinara delle coste sarde 18-19 maggio Delegazione di Catania Tavola rotonda sulla gastronomia della Sicilia orientale: “La rosticceria” 1 giugno Delegazione di Varese-Busto Arsizio (con le Delegazioni di Novara; Verbano-Cusio-Ossola; Lariana; Lecco; Monza e Brianza; Svizzera Italiana) Convegno su “L’Insubria a tavola” 16 giugno Delegazione di Livorno Quarantennale della Delegazione 27-29 settembre Delegazione di Udine Quarantennale della Delegazione Consulta accademica nazionale Convegno “Friuli cucina d’Europa” 30 settembre Delegazione di Alessandria Quarantennale della Delegazione 5 ottobre Delegazione di Siracusa Quarantennale della Delegazione 5-6 ottobre Delegazione di Voghera Convegno su “Il salame di Varzi e il vino dell’Oltrepò” 16 ottobre Tutte le Delegazioni Giornata della carne 31 ottobre/3 novembre Delegazione di Reggio Calabria Convegno “Nel giardino delle Esperidi” L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 1 0 C I V I L T À D E L L A T A V O L A VIOLE E VIOLETTE D i viole ce ne son tante: viola mammola (Viola odorata), viola cornuta (Viola hirta), viola gialla (Viola biflora), viola silvestre (Viola silvestris), viola del pensiero (Viola tricolor). Il dizionario dei simboli di Jean-Edoardo Circlot dice a proposito della viola del pensiero: “Questo fiore riceve il nome di pensiero proprio per simboleggiarlo a causa della chiarezza del suo schema pentagonale”. Questa delicata e graziosissima pianta erbacea perenne può vantare un pedigree di tutto rispetto, sia dal punto di vista storico che mitologico. Secondo, forse, solo a quello della rosa. Giove, padre dell’Olimpo e suprema divinità della mitologia greco-romana, dedicava molto del suo tempo alla conquista di ninfe e dee e, pur di raggiungere lo scopo, non andava per il sottile. Invaghito della ninfa fluviale Io, onde evitare gli strali della gelosissima consorte Giunone, ebbe la bella pensata di tramutarla in una giovenca. Una gaffe incredibile, una mancanza, a dir poco, di stile. Forse per riparare pensò di creare per lei un pascolo di violette sempre rifiorenti. Vulcano, signore del fuoco, non aveva certamente un bell’aspetto. A essere franchi era disgustoso. Di chi si innamorò follemente? Di Venere, la bellissima dell’Olimpo. Fece fiasco ma Vulcano era decisamente un ottimista: ricorse alle viole con le quali compose una corona e se ne adornò il capo. Misteri della psiche femminile, la dea colpita e commossa da tanta ingenuità si concesse come sposa. Potenza di una coroncina di viole! Va però detto che i poeti greci, fra i quali Omero, Aristofane, Alceo, nelle loro opere mettevano sempre le viole come elemento di suggestione romantica. Non potevano mancare, inoltre, nei monumenti dedicati ai grandi dell’epoca e Pindaro ci ricorda il modo di dire “iostéphanoi Athenai” e cioè Atene coronata di viole. I Romani, gente pratica, anticipando i precetti della Scuola salernitana recitavano: “Scaccia la crapula e il dolor di testa la viola purpurea, e il mal caduco”. Oggigiorno le si riconoscono le seguenti proprietà terapeutiche: bechiche, pettorali, diaforetiche, balsamiche, emollienti, lassative. Ci sono anche delle curiosità enologiche. Nell’antichità questi fiori erano generosamente profusi nelle sale dei banchetti e miscelati al vino nella convinzione che potessero attutire gli effetti delle eccessive libagioni. Si usava un miscuglio di olio bollito con viole, aggiungendo poi miele e vino resinoso nella convinzione che ne risultasse un prodotto energetico, afrodisiaco. Un cenno doveroso agli inglesi che, sin dal Medioevo, prediligevano questa Violacea. I cavalieri della Tavola rotonda osservavano il numero e la disposizione dei raggi che si dipartono dal centro del fiore e ne traevano auspici sul proprio destino. La viola del pensiero è poi la chiave di tutto lo scespiriano “Sogno di una notte di mezza estate”. Non possiamo però terminare questo brevissimo excursus violaceo senza citare due grandi appassionati: Goethe e Napoleone. Il primo nel periodo weimariano, durante le sue lunghe passeggiate, portava sempre seco dei semi di violetta che spargeva nella campagna. Per quanto riguarda Bonaparte, si può affermare che tutta la sua vita fu profumata dalle viole mammole. Le volle in tutti i suoi giardini, soprattutto nell’ultimo, quello dell’esilio che fu la sua ultima, incredibile vittoria. Un angolo meravigliosamente fiorito in condizioni quanto mai difficili, impossibili. Narra la leggenda che la notte della sua morte si scatenò sull’isola una terribile tempesta che distrusse il giardino di Sant’Elena, unici superstiti: l’amata quercia e il parterre di violette. Si possono avere opinioni contrastanti su Napoleone (dal punto di vista gastronomico, poi, è una figura per nulla interessante) ma non si può che essere colpiti da una sua lettera indirizzata a Maria Walewska: “Maria, mia dolce Maria, accetta questo mazzolino di viole e possa diventare un misterioso legame fra noi, un vincolo segreto in mezzo alla folla che ci circonda. Esposti agli sguardi altrui potremo così capirci: quando porrò la mano sul cuore saprai che esso è tutto pieno di te e per rispondere tu premerai al seno i tuoi fiori. Amami, mia dolce Maria, e che la tua mano non si stacchi mai più da queste violette”. Grazie alla predilezione di questi due personaggi, la viola divenne, verso la metà del XIX secolo, la più conosciuta pianta da serra. L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 1 1 C I V I L T À D E Certo la natura stessa dei fiori è quella di profumare, attirare con la loro magica bellezza, toccando le nostre corde più romantiche, ma qualcuno pensò che se è possibile mangiare con gli occhi ciò che ci appare attraente, desiderabile, tanto valeva provarci con la bocca! I fiori ebbero e hanno una importante funzione nella cultura gastronomica. La viola del pensiero può dare un tocco garbato e colorito alle foglie di una insalata o un aroma delicato a sorbetti e marmellate. Per quanto riguarda le insalatine non bisogna impiegare condimenti dal tenore di acidità elevato che potrebbero scolorire, far appassire i petali e disturbare il meraviglioso aroma dei fiori che comunque vanno aggiunti all’ultimo. “Bianca delle conserve” (al secolo Zumaglini), suggerisce di fare una panna alla violetta per farcire e decorare torte, soprattutto alla nocciola e cioccolato, o semplicemente da gustare coi nostri canestrelli. Potrete anche cimentarvi con una gelatina di viole del pensiero o iniziarvi alla meravigliosa arte dei canditi, una antica e gustosa tradizione piemontese: i fiori veri venivano canditi (o meglio cristallizzati e brillantati) e offerti coi marrons glacés: un dolcissimo matrimonio d’amore. Anche questa meraviglia sta scomparendo sostituita, ma non è la stessa cosa, dalle violette artificiali di zucchero. Molto triste: consoliamoci con una minestra langarola di primavera fatta con uovo, pane grattugiato, germogli di ortica, more selvatiche, papavero e violette. Non dimentichiamo, inoltre, l’impiego nelle frittate e nei ripieni. Tutte le volte che devo difendere la validità della cucina dei nostri vecchi e dimostrarne la genialità, l’arte di aggiustarsi col poco e la meravigliosa fantasia cito l’esempio del “ris e malastre” della nostra Alta Valle Cervo. Il piatto quotidiano era, per l’inverno, latte, riso e castagne. Gli alpigiani all’inizio della primavera sostituivano alle castagne le viole del pensiero di monte preparando così una minestra che profumava di poesia e primavera. Veniva chiamata lassù “ris e malastre”, dove malastra significa matrigna. Infatti gli alpigiani vedevano nella composizione del fiore la figura di una matrigna con ai lati le due figliole e, più sotto, la figliastra. Una curiosità nella curiosità: in tedesco la viola del pensiero si chiama “Stiefmuetterchen”, ossia piccola matrigna. Non si può pensare a una semplice coincidenza ma piuttosto a una ulteriore prova di quanto afferma Sandro Doglio: le Alpi non dividono bensì uniscono “favorendo il nascere sugli opposti versanti di abitudini, costumi e modi di vivere che presentano sorprendenti assomiglianze”. L L A T A V O L A LE RICETTE D’AUTORE DE’ PESELLI Togli i pesi e poni a bullire con molta acqua, e riserva l’acqua nella quale tu possa fare suppa a modo di Francia. E poni in padella cipolla con oglio a soffriggere; e quando è soffritta, metti la detta acqua nella detta padella, et allora togli pane, tagliato grosso mezzanamente, e poni in detta acqua con spezie, e dentro vi si immolli. Poi togli i pesi predetti, e poni a cuocere altra acqua con oglio, sale e cipolla, e da’ a mangiare. ANONIMO TOSCANO DEL TRECENTO dal “Libro della cocina” PISELLI FRICTI IN CARNE SALATA Piglia i piselli con le scorze como stanno, et fagli dare un boglio. E togli carne salata vergellata et tagliala in fette sottili et longhe mezo dito et frigele un pocho. Et dapoi mitti li ditti peselli accocere con la ditta carne. Et ponevi un pocho de agresto, un pocha de sapa, overo zuccharo, et un pocha di canella. Et similemente se frigono li fascioli. MAESTRO MARTINO DA COMO Da “Libro de arte coquinaria” (1450) TORTA DI PISELLI Pigliarai quattro libre di piselli teneri; rifatti che saranno, li pestarai nel mortaro, li passarai per setaccio, pigliarai once sei di condito, quattro once di fior di cedro condito, e insieme vi mettarai quella polpa di piselli passati per setaccio, aggiongendovi un quarto di canella fina, sei once di butiro fresco, sei rossi di ova, cascio parmegiano una libra, panna di latte una libra, mescolarai il tutto insieme facendo un foglio di pasta frolla, ontarai la padelletta proporzionata con butiro, mettendovi il foglio, vi porrai sopra la preparata combinazione, e la coprirai di sopra con un altro foglio ben onto di butiro, e sia intagliato con vaghi fogliami; sia servita calda, con zuccaro sopra. CARLO GREPPI Delegato di Biella See International Summary page 78 L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 1 2 BARTOLOMEO STEFANI Da “L’arte di ben cucinare” (1662) C I V I L T À D E L L A T A V O L A GLOBAL E ANTIGLOBAL I l convegno internazionale sulla civiltà della tavola, tenuto un anno fa a Gubbio sul tema “Globalizzazione alimentare e gastronomia”, ha aperto un dibattito che si è poi protratto con interventi successivi su questa rivista. Alcuni hanno espresso dubbi e timori o addirittura insicurezze. Taluni intravedono nella globalizzazione un’insidia per la civiltà della tavola, per cui si vagheggia un atteggiamento “antiglobal”, altri vedono la globalizzazione come propellente di alcune scienze e attività ritenute rischiose per la qualità e la sicurezza alimentare quali la chimica, le biotecnologie, la genetica, l’industrializzazione della agricoltura. Ma quello che in particolare colpisce è il quesito: la globalizzazione è necessaria o ineluttabile? Che sia ineluttabile è una constatazione ma non è una iattura; necessario è invece il controllo da parte delle nazioni e degli organi internazionali per evitare talune conseguenze negative. La globalizzazione è inevitabile perché è connaturata all’uomo fin dalle sue origini e si è espressa 100.000 anni fa quando, già nelle condizioni di Homo erectus da 1.400.000 anni e avendo realizzato il modo di riprodurre il fuoco 350.000 anni prima, l’uomo iniziò a diffondersi sul nostro globo acquisendo così la possibilità di conoscere altre realtà e di scambiare conoscenze aumentandone il patrimonio. Lo sviluppo delle conoscenze e delle tecniche procede lentamente all’inizio e accelera sempre più parallelamente all’evolversi dei mezzi che permettono e facilitano i contatti fra gli uomini: i trasporti, le telecomunicazioni e ultimamente la rete internet. Lo sviluppo ha un andamento iperbolico e si accentua dalla fine del Medioevo con la scoperta delle Americhe, ma l’impennata più significativa si verifica nell’ultimo secolo. La storia della gastronomia, fino alla metà del secolo scorso, ha riguardato prima la nobiltà e poi la borghesia ma certo non la grande massa della popolazione oppressa dalla indigenza e dalla fame. Alla sconfitta della fame hanno largamente contribuito i nuovi ritrovati della scienza e delle tecnologie che hanno permesso all’agricoltura di produrre molto di più, riducendo i costi e rendendo così le derrate alimentari accessibili alla totalità della popolazione. Le modifiche realizzate dalla moderna genetica non sono che un proseguimento, su basi e con metodologie più raffinate, di quello che già si faceva con metodiche più pratiche nei secoli scorsi. L’uomo, da quando ha scelto la vita stanziale dedicandosi all’allevamento del bestiame e alla coltivazione della terra, ha sempre cercato di migliorare in modo profittevole il patrimonio animale e vegetale attraverso gli incroci e le selezioni. La fame resta ancora da sconfiggere in molti Paesi del Terzo mondo e ancora una volta saranno le nuove tecnologie a contribuire decisamente alla soluzione del problema perché non è pensabile, e chi lo fa dà spazio alla demagogia, che bastino soluzioni di emergenza. Occorre aiutare le popolazioni ad avviare una agricoltura in aree che, nello stato in cui si trovano, sono spesso inadatte alle coltivazioni e solo con l’apporto decisivo della genetica e delle biotecnologie si potranno individuare e realizzare colture adatte a quelle aree. Ora, di fronte a questa prospettiva, non è certo “oscurantismo” invitare gli scienziati alla prudenza ma lo è certo cercare di ostacolarli aprioristicamente. Oggetto di intervento ricorrente è stata la cosiddetta “cucina globalizzata”, rappresentata quasi esclusivamente dai fast-food della Mc Donald’s. Questa cucina è stata classificata come “satanica” e definita “diabolico laboratorio dell’alimentazione che genera un consumatore infraculturale”. L’intervento successivo di un autorevole prelato sul giornale “Avvenire”, riportato su questa rivista, classifica “ateo” l’hamburger, perché il suo consumo nei fast-food rappresenta la “completa dimenticanza della sacralità del cibo” in quanto avviene al di fuori della convivialità. I toni della critica a questo tipo di cucina sono esagerati e hanno il sapore di un’arringa per la partenza dei crociati. Il fenomeno dei fast-food è molto più semplice, e deve certamente essere un argomento di discussione in Accademia, ma va oltre ai suoi scopi. In questa società esiste un largo strato sociale composto da persone con reddito molto basso: “poveri tradizionali”, così definiti dai sociologi, con pensioni minime e un reddito mensile che non supera 700.000 lire; “nuovi poveri”, con famiglia a carico, residenti in grossi centri urbani e con un reddito mensile che non supera 2.000.000 di lire, che non si percepiscono come poveri ma sono a forte rischio di diventarlo perché un imprevisto qualunque può far saltare l’equilibrio; i giovani al primo impiego, per non includere quelli in cerca di lavoro e che non possono contare su un reddito proprio, che sono da annoverare fra i “nuovi poveri”. Dove possono queste persone soddisfare la giusta aspirazione di mangiare fuori casa con gli amici a un prezzo veramente contenuto? Il fast-food è il solo esercizio che possa esaudire questa esigenza offrendo un pasto bilanciato, anche se modesto, al prezzo di 5 euro, da consumarsi seduti a un tavolo e, volendo, senza limiti di tempo. Mc Donald’s e anche altri hanno individuato questa necessità di mangiare a basso costo, peraltro sempre esistita, e si sono organizzati su larga scala per soddisfarla. L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 1 3 C I V I L T À D E Massimo Alberini, storico autorevole della gastronomia, affrontò il tema dei fast-food all’ottavo convegno internazionale sulla civiltà della tavola tenuto a Venezia nel 1984, in una relazione intitolata “Contraddizioni e concordanze”. E concluse, sugli hamburger serviti in questi locali: “Alimentazione di emergenza, evoluzione «a caldo» del vecchio panino e di un antico simbolo della friggitoria romanesca, le patate a tocchetti: ma anche una risorsa per chi non vuole rinunziare a «star con gli amici» tenendo le gambe sotto il tavolo, sia pure sprovvisto di tovaglia e di quella «mise en place» che contribuisce alla gioia del gastronomo”. Altro punto dibattuto nel convegno (e rientrante nella cornice della globalizzazione) è “l’ibridazione” della cucina italiana all’estero, però si fa riferimento non alla cucina in genere ma a quella di basso profilo in competizione con il fast-food tipo pizzeria, spaghetterie etc., che maggiormente subisce l’influsso locale sia negli ingredienti che nella preparazione. Questa cucina deve fare i conti con i costi e con i gusti dei clienti e un mercato come questo non si può affrontare in altro modo. È infatti notizia di questi giorni, riportata dai quotidiani, il progetto del gruppo alimentare Barilla per il suo ingresso in tempi brevi nel business della ristorazione moderna “made in Italy” sui mercati esteri, con una rete di strutture di vendita, a servizio veloce, di pasta e prodotti da forno. Molti popoli vicini, e ora anche lontani, si sono scambiati esperienze alimentari fondendo le rispettive ricette, e questo fenomeno è sempre esistito. Tutto questo non è un problema che tocchi profondamente l’Accademia perché è un tipo di ristorazione da tenere presente ma che non fa parte dei suoi obiettivi. La situazione è ben diversa per la cucina italiana seguita dalle nostre Delegazioni all’estero: i ristoranti italiani mantengono le loro tradizioni e gli influssi locali sono molto contenuti. In questo mondo che cambia vorticosamente la nostra Accademia non può arroccarsi nel passato e guardare con ostilità questa globalizzazione che l’uomo ha sempre cercato e che ha portato evoluzione in tutti i settori della sua vita e in tutto il mondo che lo circonda, anche se non tutto quello che è stato portato era da ritenersi accettabile ed è stato oggetto di correttivi, e così sarà in futuro e quindi anche nella alimentazione. La nostra Accademia, che ha un enorme patrimonio di esperienze accumulate, associati qualificati, una presenza territoriale in Italia e all’estero che non ha uguali, una organizzazione collaudata, una pubblicazione mensile e una guida autorevole, deve intervenire in questa evoluzione per controllarla, indirizzarla e talvolta condizionarla. In fondo, il diavolo non è brutto come lo si dipinge. ROBERTO RESTORI Accademico di Parma See International Summary page 78 L L A T A V O L A IL CUOCO MESTIERE D’ARTE Il cuoco è, fra i mestieri d’arte, una figura per certi aspetti esemplare. Da una parte, infatti, è chiamato a soddisfare il gusto rispondendo a criteri consolidati: di conseguenza non è possibile immaginare un cuoco che non sia legato in misura cospicua a una tradizione sperimentata. D’altra parte i mutamenti sociali influiscono con particolare rapidità sulle forme e sui contenuti dell’alimentazione: il cuoco deve perciò essere in grado di adeguarsi senza esitazione a questi cambiamenti, interpretandoli di volta in volta in base alle nuove esigenze. L’equilibrio fra tradizione e aggiornamento, che è uno degli elementi caratterizzanti dei mestieri d’arte, trova dunque nel cuoco un’incarnazione pressoché perfetta. Particolarmente efficace risulta perciò la prospettiva storica in cui alla Triennale di Milano (fino al 26 maggio), nel quadro di una mostra dedicata ai mestieri d’arte, una sezione è dedicata al cuoco. Questa sezione è stata curata da Paolo Grandi, Delegato della Svizzera Italiana, in collaborazione con Marta Lenzi “Fondation B.IN.G.” (Bibliothèque Internationale de la Gastronomie di Sorengo-Lugano) e Claudio Riolo, editore e esperto di cucina. Vengono presentati i grandi cuochi dei secoli passati e i loro preziosi ricettari, ciascuno rappresentativo di un’epoca caratterizzata da esigenze, gusti e vincoli sociali differenti. Da Maestro Martino (XV secolo) ai “cuochi segreti” delle corti rinascimentali (Cristoforo Messisbugo, Bartolomeo Scappi), dalla cucina spettacolare del Seicento (Antonio Latini) a quella fortemente influenzata dal gusto francese del XVIII secolo (Vincenzo Corrado), si può seguire passo passo l’evoluzione di un mestiere d’arte fino alle soglie dell’età contemporanea. L’ampia sezione dedicata al cuoco del XX secolo permette poi di apprezzare i risultati ultimi di questa evoluzione, dalla ricerca delle identità regionali fino ai trionfi del cuoco italiano del secondo dopoguerra, interpretati da figure come Luigi Carnacina, Mario Borrini e Gualtiero Marchesi. Fra gli oggetti esposti figurano, oltre ai preziosi ricettari dei secoli XV-XVIII di proprietà della “Fondation B.IN.G.”, la ricostruzione di un’intera cucina dell’Ottocento attraverso la preziosa collezione Medagliani di strumenti da taglio e di pentole di rame, che comprende fra l’altro una brasiera di rame stagnato con coperchio a scatola del XVIII secolo, una giamboniera di ferro stagnato per la cottura di un prosciutto intero, un girarrosto di ferro del XIX secolo, con funzionamento a molla, macinacaffè di ferro e sorbettiere di rame rispettivamente del XVIII e XIX secolo. L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 1 4 C I V I L T À D E L L A T A V O L A SICUREZZA E QUALITÀ LA GARANZIA DI UN MARCHIO Brevetto della Real casa, Fornitore di Casa reale, Fornitore dei Palazzi apostolici, medaglie e attestati delle “Esposizioni universali”: queste erano le garanzie che, una volta, rassicuravano il consumatore sulla qualità del prodotto. Reali e papi se ne intendevano di buon bere e ben mangiare, si poteva stare tranquilli. Negli anni Trenta un alimento vitaminico era garantito dalla scelta di ben cinque Case reali europee “che lo hanno adottato per i loro bambini”. I reali stanno scomparendo e i pochi che sono rimasti non garantiscono più, forse perché non danno ormai troppa fiducia. In compenso esiste una miriade di marchi di garanzia e di qualità che creano confusione e mancanza di chiarezza, che frastornano e, quello che più è importante, non danno fiducia. È difficile anche dare un’informazione esatta sull’argomento. Per cominciare, si può fare una distinzione fra i marchi rilasciati in virtù di leggi nazionali o europee, e altri d’origine privata o d’organizzazioni collettive che si autocertificano. Fra i primi elenchiamo i Doc (denominazione d’origine controllata) e i Docg (denominazione di origine controllata e garantita), che riguardano soltanto i vini e danno una garanzia sulla loro origine e tipicità, con una serie di disciplinari molto specifici. Si tratta di una garanzia sulla produzione ma non sulla qualità: per questo può accadere che un vino della sottocategoria, un Igt (indicazione geografica tipica), proveniente da una zona determinata più ampia, sia anche migliore. Addirittura, la categoria “minore”, quella dei “Vini da tavola”, conta le migliori produzioni vinicole italiane, che hanno qualità e valore solo per il nome del produttore e, pertanto, sono anche le più care. Ci sono poi i Dop (denominazione d’origine protetta), che sono marchi per tutti i prodotti diversi dai vini. È un riconoscimento assegnato dalla Commissione dell’Unione europea a quelle produzioni di particolare qualità e che si riferiscono esclusivamente a una zona ben delimitata. L’Igp (indicazione geografica protetta) è un’altra qualifica europea che si riferisce solo alla qualità della lavorazione del prodotto, ma non all’origine della sua materia prima, che può venire anche da una zona diversa da quella di lavorazione. Infine c’è un altro marchio europeo che si riferisce esclusivamente alle modalità di lavorazione del prodotto e non alla sua origine o zona di produzione. È la Stg (specialità tradizionale garantita). Per esempio un liquore d’erbe, il panettone ecc., prodotti fabbricati con specifiche modalità e determinate materie prime. Passiamo alla categoria tanto richiesta dal consumatore attento alla salubrità dell’alimentazione: quella dei prodotti biologici. La produzione è disciplinata da norme nazionali e europee, che prevedono un sistema di controllo e una marchio e assicurano modi di produzione o d’allevamento dove si limita al massimo il ricorso a sostanze destinate a combattere parassiti o malattie. Per quanto riguarda i prodotti nazionali e europei questa garanzia è affidabile. Non lo è altrettanto, come avverte l’Unione nazionale consumatori, per le produzioni di provenienza extracomunitaria. Questo è l’elenco delle garanzie diremo “istituzionali”. Poi ci sono quelle offerte da marchi collettivi, regionali o privati (che sono una infinità e di lunga e difficile catalogazione). In alcuni caso i marchi collettivi basati su un disciplinare volontario, fornendo una serie d’indicazioni suppletive e non previste dalla legge (come per esempio sulla materia prima e sul sistema di lavorazione) informano più dettagliatamente il consumatore e lo tranquillizzano nella sua scelta. Se il tutto non appare chiaro, per la molteplicità delle disposizioni e delle offerte di garanzia, è invece certo che esiste un’aspettativa da parte del mondo dei consumi di essere tutelato e reso consapevole su quello che trova sul mercato e sulla sua salubrità alimentare. RIUSCIREMO A CAPIRE IL COSTO REALE DI UN PRODOTTO? Fra tutti gli elementi d’identificazione del prodotto in vendita, il rapporto fra il peso o il volume con il prezzo reale è uno dei più importanti. Recentemente il segretario generale dell’Unione consumatori Vincenzo Donà ha lamentato la “giungla di pesi e volumi” che frastorna il povero consumatore, che dovrebbe aggirarsi fra gli scaffali armato di calcolatrice, per confrontare i prezzi. Tutto ciò dovrebbe finalmente essere terminato per sempre con l’avvento dell’euro. Il decreto legislativo n. 84/2000 rende obbligatoria, per tutti i negozi, l’indicazione sulle confezioni del prezzo al chilo o al litro, pena multe salate per il negoziante. Il decreto è chiaro nello stabilire che l’obbligo è per “tutti” i punti di vendita (finora era obbligatorio solo per i supermercati) quindi anche per i negozi, i banchi dei mercatini e ogni esercizio di vendita. Riportando sulla confezione il prezzo per litro o per chilo, la valutazione del consumatore potrà essere più ragionata. Sul mercato abbiamo burro in panetti da 125 g, 250 g, L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 1 5 C I V I L T À D E fino ad arrivare a 500 g. Per la birra abbiamo lattine o bottiglie con un contenuto da 0,25, 0,33, 0,50, 0,75 e via, fino a 5 litri. Per tutti i prodotti confezionati, l’ampiezza della gamma dei pesi e volumi non è da meno. La disposizione riguarda anche le rosticcerie e le rivendite di pizza al taglio. Resteranno esenti, naturalmente, i prodotti venduti in confezioni da un chilo o da un litro, i tramezzini, le paste e in genere i prodotti in vendita al banco del bar e altri di varia natura. ARRIVANO LE VITI TRANSGENICHE La Vitis vinifera, la vite che produce l’uva per fare il vino, ha una lunga storia millenaria, che ha attraversato fra mille pericoli e malattie, che ha affrontato grazie alla cura dell’uomo, il quale l’ha sempre considerata una componente essenziale della sua società. I tecnici ricordano le lotte tremende contro i nemici che volevano distruggerla: l’oidio, la peronospora e la terribile fillossera. Quest’ultima era un piccolo afide che trovava le radici delle viti europee completamente in sua balia e le viti morivano una dopo l’altra. La distruzione dei vigneti provocò una crisi gravissima nelle campagne, anche se sviluppò le viticolture delle nostre regioni meridionali che rifornivano l’assetata di vino Francia, che aveva i suoi vigneti in gran parte distrutti. È noto che l’innesto sulla vite americana, immune dall’attacco della fillossera, risolse il grave problema e la viticoltura europea riprese vigorosa a produrre gli ottimi vini che conosciamo. Ma i nemici della vite sono sempre in agguato e i tecnici studiano le possibilità di selezionare piante resistenti alle malattie, e, inutile negarlo, si stanno già coltivando viti transgeniche. In questo campo gli Stati Uniti e l’Australia sono all’avanguardia, tanto che la cosa preoccupa la vecchia Europa, patria dei migliori e più commercializzati vini del mondo. In sede di Unione europea, dove finora tali ricerche erano state bloccate, anche grazie all’intervento dell’allora ministro Pecoraro Scanio, si è reputato necessario non perdere terreno nel campo della ricerca e il Consiglio dei Ministri dell’Unione, il 14 febbraio scorso, ha approvato la direttiva 68/193, relativa alla moltiplicazione vegetativa della vite, fissandone i parametri di ricerca. Il mondo dei consumatori è entrato in fermento sull’eco della stampa e non è per niente tranquillo della condizione prevista dal summensionato regolamento che richiede “opportune misure atte a evitare rischi per la salute dell’uomo e dell’ambiente”. Quindi anche sull’uva per il nostro vino comincia ad aleggiare la sigla Ogm (organismo geneticamente modificato). Gli enologi nostrani, che sono sempre attenti al L L A T A V O L A progresso nel settore, per i notevoli risvolti economici che ne derivano, in sede di Consiglio nazionale, il 4 novembre dello scorso anno, hanno preso una decisa posizione nella quale dichiarano di essere consapevoli dell’impatto negativo verso il consumatore che hanno le modificazioni genetiche delle viti. Tuttavia sono convinti che il progresso non si può fermare e che “più che condannare gli orientamenti comunitari, si debba mirare a una ferrea regolamentazione delle procedure e a una sicura sperimentazione”. Stiamo forse, ora, bevendo gli ultimi vini d’uve che provengono da viti naturali? La risposta ai posteri, noi lasciamoci trascinare dal fascino di questa bevanda compagna della nostra vita. LA MOZZARELLA DIVENTA “VERACE” Nel numero di giugno dello scorso anno, alla pagina 59, in questa rubrica, elencavamo le varie denominazioni che le ultime disposizioni di legge riservavano alla nostra cara vecchia mozzarella: di bufala campana, di latte di bufala, “con” latte di bufala, tradizionale, fiordilatte. Già il tutto non dava molta chiarezza al consumatore e fummo facili profeti, nel concludere l’articolo, dicendo di non poter essere esaurienti “considerato l’evolversi continuo della legislazione in materia”. Puntuale arriva un altro proclama: sarà fra poco in vendita la “mozzarella verace”, vale a dire la “vera mozzarella”. Quindi gli altri tipi di mozzarella non sono veri? Il decreto che stabilisce questa nuova denominazione è uscito sulla “Gazzetta ufficiale” del 29 marzo e dice che la mozzarella fatta con il sistema tradizionale deve essere ottenuta dal latte fresco di vacca con lattoinnesto naturale, caglio bovino ecc. Deve, inoltre, avere un sapore fresco e delicatamente acidulo. Porterà un marchio raffigurante un sole blu e giallo, con la scritta all’interno “specialità tradizionale garantita”. Sull’incarto dovrà esserci la menzione “garantita dal Ministero delle Politiche agricole e forestali ai sensi dell’art. 14 del regolamento Cee 2082/92”. Appositi organismi, l’Istituto Nord Ovest qualità e l’Istituto mediterraneo di certificazione, effettueranno i controlli di legge per il rispetto del disciplinare che consente l’uso della denominazione Stg (specialità tradizionale garantita). Ho conosciuto un signore spagnolo che, importandole dall’Italia, ha creato nelle Asturie un allevamento di bufale, con il latte delle quali fa un’ottima mozzarella. Dovremo andare nelle Asturie per ritrovare la mozzarella come eravamo abituati a conoscerla? L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 1 6 GABRIELE GASPARRO Delegato di Roma V I T A VALLE D’AOSTA D E L L ’ Commenti: Incontro del martedì di Carnevale con piatti tipici di questa ricorrenza, tutti preparati e presentati molto bene. Il locale è accogliente e il cibo è genuino. Il servizio ottimo e rapido. Una serata allegra e ben riuscita con buona partecipazione di Accademici e familiari. AOSTA 12 febbraio 2002 Trattoria “Praetoria”. Via S. Anselmo 9, Aosta; 0165/ 44356; coperti 100. ● Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; ferie 15 giorni a febbraio e novembre; giorno di chiusura giovedì. ●Valutazione 7,20; prezzo € 23; rustico, familiare. Le vivande servite: pasta e fagioli; arrosto di maiale al latte; trippa; rolatine di coniglio; galletto; purè e verdure miste al burro; bugie con panna. I vini in tavola: Bonarda Oltrepò Pavese 2000 (Conti di Gambarano); Brachetto 2001 (Viticoltori dell’Acquese). A C C A 8; prezzo € 35; casa di campagna ristrutturata con bel panorama. ●Valutazione Le vivande servite: uovo ripieno al tonno e capperi su insalatina di campo; fegatini di capretto all’aceto di Barbera; tagliatelle alla ortiche con sugo alla contadina; capretto al forno con patate; costine di capretto impanate; fantasia di frutta con gelato alla crema; colomba e uovo di cioccolato fondente. I vini in tavola: Blangé di Ceretto; Dolcetto Marchese di Marenco; Moscato Scrapona di Marenco; Barolo chinato di Bava. PIEMONTE ALESSANDRIA 24 marzo 2002 Ristorante “Fausto” di Fausto Ivaldi, fondato nel 2001. ●Via Vallefrati 1, Cavatore (Alessandria); 0144/325387; coperti 60. ● Parcheggio sufficiente, comodo; prenotazione consigliabile; ferie gennaio; giorno di chiusura lunedì. Commenti: Bella Domenica delle palme, ideale per gli auguri di Pasqua. Dopo un momento religioso con la celebrazione della Santa messa e successiva recita cantata della passione di nostro Signore si è passati in cantina per l’aperitivo e alle ore 13 al ristorante per la colazione. In apertura l’Accademico Carlo Bussolino, che lavora in un ente spaziale, ha intrattenuto gli D E M I Accademici e ospiti sul cibo per gli astronauti e i futuri navigatori spaziali. Applausi al termine della brillante relazione. Colazione splendida servita dai coniugi Ivaldi, la moglie ai fornelli e Fausto in sala. Ogni cosa è stata gustata e apprezzata dagli Accademici che al termine si sono complimentati con i due giovani protagonisti. Un grande uovo offerto dall’Accademico Colombo ha concluso il pranzo con allegria. ASTI 12 febbraio 2002 Ristorante “Enoteca del Rondò” di Francarlo Negro, fondato nel 1998. ●Loc. Fausoni 7, Neive (Cuneo); 0173/679808, fax 0173/ 677949; coperti 50. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione necessaria; ferie gennaio; giorno di chiusura lunedì, martedì. ●Valutazione non effettuata in quanto fuori territorio; prezzo € 42; accogliente, rustico, caratteristico, con possibilità di acquisto dei vini degustati. TANTO TUONÒ CHE PIOVVE… Gli amanuensi irriducibili colpiscono ancora. Nelle pagine che seguono pubblichiamo 87 schede relative ad altrettante riunioni conviviali che si sono svolte, nelle varie Delegazioni, in Italia e all’estero. Di queste, soltanto 63 erano scritte, più o meno correttamente, a macchina o al computer. Qualcuna (udite! udite!) è stata persino inviata per e-mail. Ma ben diciassette schede erano pervicacemente scritte a mano. Alcune, è doveroso ammetterlo, scritte con cura, magari in tutto stampatello. Molte altre erano buttate giù alla brava, senza tener conto di chi, dopo, avrebbe dovuto, più che leggerle, interpretarle. Diciassette schede su 87 corrispondono al 27 per cento. Ancora troppo alto. Eccessivamente alto. Persiste, poi, il fenomeno inspiegabile delle schede “miste”, cioè compilate metà a mano e metà a macchina. Queste sono state, nel computo attuale, 7, con una percentuale di 11. Il che, facendo le somme, rivela che ben il 38 per cento delle schede risulta di non facile lettura e, talvolta, di complicata interpretazione. Tutto questo va a discapito della celerità del lavoro, dell’esattezza dell’informazione, della correttezza (non solo grammaticale o calligrafica) dei testi. E tutto questo malgrado i ripetuti, forse ossessionanti (ma doverosi) appelli alla chiarezza e, soprattutto, alla comprensibilità dei testi. È proprio il caso di dire: “Tanto tuonò che piovve”. Oppure, con il grande Achille Campanile: “Nel Medioevo le piogge solevano raggiungere una particolare intensità anche a causa della mancanza di ombrelli…”. E, nel caso, delle macchine da scrivere! LA REDAZIONE L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 1 7 A V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A PIEMONTE segue Le vivande servite: freschi calici di Arneis con tartine di “baríce” (acciughe sotto sale) su burro di montagna e salumi di Valbormida: lardo, salame crudo e cotto; testa di maiale in carpione tiepido; insalata di orecchie del medesimo; gran piatto di “masa-crin” con “grive”, “flisse”, “capônet” e polenta fritta; “tajarin” freschi all’uovo nel sugo di salsiccia e fegatini; zuppa di fagioli e ceci con lo zampino; lonza di porco adulto con carote e topinambur al burro; torta di pere con crema alla vaniglia; bugie di Carnevale. I vini in tavola: Arneis Giacosa (riserva 2000); Barbera d’Asti, fresca della cantina; Langhe Nebbiolo d’Alba 2000; Barbaresco dell’Enoteca; Moscato d’Asti naturale del padrone di casa. Commenti: Come ogni anno, la Delegazione di Asti celebra insieme il martedì grasso e il sacrificio del “divin porcello”. Questa volta l’onore e l’onere sono toccati a Francarlo Negro dell’“Enoteca del Rondò” di Neive. Gentiluomo di altri tempi e accorto ricercatore di ricette storiche e di materie prime eccellenti, ma con un suo “caratterino”, ha proposto (con poche possibilità di modifica), un menu in cui comparivano anche le parti più neglette dell’animale. Dopo un aperitivo di biondo Arneis con ottimo salame e lardo ecco la croccante insalata di orecchie e il tiepido musetto “al brusco”. Buone le tagliatelle (che un condimento più fitto avrebbe ancor più esaltate) e la densa zuppa. Piacevole l’arrosto (ma l’atteso gateau di patate dov’era finito?!). Ottimi i vini spillati direttamente dalle botti, tranne, ovviamente, il Barbaresco. Alla fine della cena, Ulisse Vivarelli ci ha intrattenuti con una breve ma esauriente chiacchierata sulla porcineria toscana. Serata piacevole e rilassante in un locale simpatico, con buona cucina e forte spirito accademico. ASTI 21 febbraio 2002 Ristorante “Vecchio Leon d’Oro” di Vittoria e Ilaria Arduino, fondato nel 1926. ● Via Roma 12, Canale (Cuneo); 0173/979296, anche fax; coperti 70. ●Parcheggio scomodo; prenotazione consigliabile; ferie agosto e dal 20 dicembre al 14 gennaio; giorno di chiusura lunedì. ●Valutazione non effettuata in quanto fuori territorio; prezzo € 31; tradizionale, familiare, accogliente, in albergo. Le vivande servite: calici di buon spumante con frittatine casalinghe alle cipolle e agli spinaci, salame cotto e crudo; prosciutto cotto in casa; galantina artigianale; zampone triangolare con purea di patate; finanziera rustico-borghese; taglierini freschi all’uovo col ragù dei Roeri; zuppa di ceci con le costine; gran scamone al forno con patate arrosto, carote, spinaci al burro; piatto di formaggi di “nostra terra”; “bonêt” al cioccolato e pere della “Madernassa” al forno; caffè e digestivi. I vini in tavola: spumante Enrico Serafino; Roero Arneis “Bricco dei fossili”; Nebbiolo Cantine Chicco. Commenti: Cena per soli Accademici in questo locale “d’antan”. Le due titolari, madre e figlia, signore garbate e dinamiche, ristoratrici da sempre, ci hanno proposto una cucina gustosa e tradizionale. Facevano la parte del leone gli insaccati prodotti all’antica da un norcino del posto. Interessante e inusuale la finanziera, piatto che suscita o grandi entusiasmi o gridolini di orrore degli sfortunati che non amano le frattaglie. Alla buona zuppa avrebbe forse giovato una più lunga cottura. Nei fragranti tagliolini la ben dosata presenza delle uova faceva apprezzare gli aromi del sugo. Notevoli i dessert. Buoni i vini, efficiente il servizio, equo il rapporto qualità/prezzo. Da segnalare la cortesia delle titolari che ai pochi non amanti della finanziera hanno servito la più popolare, ahimè, insalata russa, ma buona. E ci hanno fatto assaggiare il Nebbiolo alla canalese, cioè leggermente frizzante, prodotto nelle loro terre. Un’atmosfera rilassante, quasi una casa privata, con le signore sempre presenti ai tavoli. ASTI 7 marzo 2002 Ristorante “La Grotta” di Diego Magnetti e Soci, fondato nel 1971. ●Corso Torino 366, Asti; 0141/214168; coperti 300. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie agosto; giorno di chiusura lunedì sera, martedì. ●Valutazione 8; prezzo € 36; tradizionale, accogliente. Le vivande servite: calici di spumante con crostoni di paté dei fegati dei tre volatili; salvia, olive e carciofi fritti; torta salata di erbette e formaggi; galletti in agro; insalatina di “sarsètt”, uova in camicia e altre delizie; quadrelle di pasta fresca in consommé di gallina; antico risotto alla gallina; capponi arrosto con cipolline in agrodolce e spinaci all’agro; gran coppa di frutta fresca con gelato alla crema; caffè, grappe. L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 1 8 I vini in tavola: Chardonnay spumante Riccadonna Canelli; Fiore di Bologna, Rocchetta; Freisa della Cantina sociale di Castelnuovo Don Bosco; Barbera d’Asti, Cantina sociale di Vinchio e Vaglio Serra; Malvasia frizzante di Castelnuovo Don Bosco. Commenti: Serata culturalgastronomica dedicata al “Risorgimento” dei polli. Prima la conferenza dei prof. Ballarini e Sarra, presentati da Giovanni Goria, poi, a tavola, il saggio gastronomico eseguito con la solita abilità dai cuochi. Ben tre portate (oltre ai crostini dell’aperitivo) impostate sui tre prodotti della razza Tonchese: gallo, gallinella e cappone. Questi pennuti allevati a terra e nutriti con mais e soia non geneticamente modificati, hanno soddisfatto i commensali per la compattezza e la sapidità delle carni. Il galletto, cucinato all’agro, è risultato il piatto migliore per il giusto equilibrio degli ingredienti. Il risotto era a perfetta cottura, ma aveva qualcosa di troppo (la scorza di limone non prevista dalla ricetta) e qualcosa di troppo poco (mancavano i pezzettoni previsti). Ottimi i vini: giusto il rapporto qualità/prezzo (tenendo conto che la metà dei volatili è stata omaggio dell’allevatore). Impeccabile il servizio. Bel menu di Guarene, che ha ritenuto opportuno parafrasare il nostro concittadino Vittorio Alfieri con “Polli, sempre polli, fortissimamente polli”. CUNEO 6 febbraio 2002 Ristorante “Boccondivino” dello Slow Food, osteria di recente fondazione. ●Via Mendicità Istruita 14, Bra (Cuneo); 0172/425674; coperti V I T A 60. ● Parcheggio custodito; prenotazione consigliabile; ferie luglio, agosto; giorno di chiusura domenica e lunedì a pranzo. ● Valutazione 7,50; prezzo € 30; tradizionale. Le vivande servite: carne cruda e sformato di carciofi con fonduta; tagliatelle al sugo di salsiccia di Bra; brasato al Barolo con spinaci e patate; coniglio arrosto; panna cotta e torta di frutta secca. I vini in tavola: Dolcetto d’Alba (Visa di Clerico Monforte 2000); Dolcetto di Dogliani (Cantine San Fereolo Dogliani 2000); Barolo Chinato (Borgogno). Commenti: La Consulta, steso il calendario degli incontri della Delegazione per il 2002, ha proseguito la serata presso questo noto locale. Non essendo una serata organizzata ci siamo attenuti, pur se con qualche variante, al menu degustazione. Inizio promettente: gustosa e consistente la carne cruda battuta al coltello e altrettanto riuscito lo sformato di carciofi con fonduta; tagliatelle ai 40 rossi d’uovo, croccanti come sempre, ma nel complesso un po’ sotto tono, a causa dell’eccessiva acidità e umidità dei pomodori aggiunti alla carne di salsiccia del sugo; brasato generoso, nello spessore delle fette, nella consistenza e nel sapore, deludente il coniglio dal forte sapore di “scaldato” e le patate arrosto di contorno non ben cotte. Bene i dessert. L’eccessiva corposità e tannicità delle due qualità di Dolcetto, il più classico e diffuso dei vini locali, non hanno soddisfatto a pieno la sete e la gola. Molte luci, ma anche qualche ombra, forse causata dall’assenza per riposo settimanale del capo cuoco. D E L L ’ CUNEO 15 marzo 2002 Ristorante “Locanda della Posta” di Clara Allasia, fondato nel 1930. ●Piazza Roma 32, Marene (Cuneo); 0172/ 742890; coperti 60. ● Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; giorno di chiusura martedì. ● Valutazione 7,50; prezzo € 29; tradizionale. Le vivande servite: lardo; salame allo “sleivo”; polpettine al Barolo e salsiccia; gran fritto misto alla marenese composto da venti portate comprendenti: involtino di asparagi e prosciutto, bistecchina di coniglio, polpetta di verdura e carne, bracioletta di maiale, suprême di pollo, salsiccia, fegato al burro, costine di agnello, trota salmonata, lumache, rane, semolino bianco e al cioccolato, pavesini, amaretti, Ringo, pesca ripiena, albicocche, pere, prugne, frittelle di mele; formaggi misti; dolci misti; torta di pere ricoperta, panna cotta alla menta, “bunet”, salame dolce, pesche ripiene. I vini in tavola: Dolcetto 2000 (Cantine Patrizi Farigliano); Moscato 2000 (Cantine Saracco). Commenti: Nella cornice semplice e assai linda di una vecchia locanda rimodernata da qualche anno e a conduzione familiare, mamma Clara Allasia e la figlia Barbara, dopo un assaggio di salumi locali, tra cui un ottimo lardo, ci hanno fatto gustare uno dei piatti piemontesi più antichi, ricchi e difficili: sua complicanza il grande fritto misto. In dieci portate, con l’ovvia esclusione di cervella e filoni, nell’ordine riportato sopra, sono stati serviti ben venti pezzi di fritto, caldi, biondi, A C C A croccanti e asciutti, che hanno riscosso l’approvazione degli Accademici e dei loro ospiti. Unica nota non positiva, l’eccessiva abbondanza delle porzioni. Il vino della casa, un Dolcetto generoso e assai beverino, poco tannico e per nulla barricato, ha soddisfatto pienamente la sete dei convitati. La prolusione accademica, in tema con la serata, è stata tenuta dal prof. Augusto Sistri del Politecnico di Torino, che in modo dotto e arguto ha trattato la filologia del friggere. NOVARA 1 marzo 2002 Ristorante “Pinocchio” della famiglia Bertinotti, fondato nel 1955. ●Via Matteotti 157, Borgomanero (Novara); 0322/82273; coperti 150. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie dal 15 al 30 agosto e 10 giorni a dicembre; giorno di chiusura lunedì. ● Valutazione 8,90; prezzo € 50; elegante, tradizionale, accogliente. Le vivande servite: aperitivo con scampi fritti, “batsoa”, anelli di totano bolliti e fritti, frittata rognosa, verdure fritte, calamari e bocconcini di merluzzo fritti; cappesante in vellutata di piselli; terrina di fegato grasso d’anatra e coda di bue con rape caramellate; agnolotti alla piemontese; petto d’oca rosato con purea di mele e coscia d’oca con verze croccanti; gelato e piccola pasticceria; caffè e “bicerin”. I vini in tavola: spumante Blanc de Blanc (Castello del Poggio); Tocai friulano 1998 (Villa Russiz); Nebbiolo d’Alba (riserva Occhetti 1998 Ratti); Moscati d’Asti 2000 (Saracco). L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 1 9 D E M I A Commenti: Dopo il magnifico pranzo degli auguri svoltosi a Soriso, nostro faro della gastronomia in Piemonte e, perché no?, in Italia, non potevamo che optare per questo ristorante di elevato livello gastronomico con preparazioni eseguite dallo staff diretto da Piero Bertinotti, educatore della buona tavola, creatore di convivi di “grande cucina”, opera di cuochi artisti. Il suo operato realizza piatti di sublimi sapori con accostamenti di sagge armonie, di estetica e fantasia nella presentazione (vellutata di piselli con capesante), di freschezza nella qualità, di delicatezza dei gusti, di gradevole squisitezza, e i suoi aperitivi sono sempre un piacere assoluto per il palato. PINEROLO 8 marzo 2002 Ristorante “San Giovanni” di Giacomo Moschetti, fondato nel 1992. ●Piazza San Giovanni 10, Barge (Cuneo); 0175/346078, fax 0175/ 346109; coperti 55. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie dal 20 agosto tre settimane, dall’8 gennaio due settimane; giorno di chiusura lunedì e martedì a mezzogiorno. ● Valutazione non effettuata in quanto fuori territorio; prezzo € 24; tradizionale. Le vivande servite: filetto di rombo e salsa d’acciughe; quenelle al pollo e funghi con salsa Mornay al rosmarino; tortino di radicchio con pancetta arrotolata; risotto mantecato al curry con pescatrice; bocconcini d’asino al vino Nebbiolo con polenta morbida; tris di dolci della casa: semifreddo agli agrumi, mousse di marroni, crostata con marmellata di pere e amaretti. V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A PIEMONTE segue I vini in tavola: Gavi di Gavi Docg (Minaia Bergaglio); Nebbiolo delle Langhe Doc 1999 (Produttori di Barbaresco); Moscato d’Asti Docg 2001 (Vignaiolo di Santo Stefano). Commenti: In concomitanza con la festa della donna - che il Delegato ha onorato con un omaggio floreale alle signore presenti - la Delegazione ha organizzato la seconda conviviale 2002 in trasferta, nel ristorante “S. Giovanni” a Barge in provincia di Cuneo (ovviamente con il consenso del Delegato locale), senza fare la votazione a fine cena. Gli Accademici si sono dimostrati più che soddisfatti dell’ambiente, della presentazione dei piatti e dell’attento servizio in sala. Il menu concordato dall’Accademico Giorgio Long è stato di buon gradimento dei partecipanti. In particolar modo sono stati apprezzati i tre antipasti e il tris di dolci. I vini di buona qualità, ben scelti per il menu della serata. Infine il rapporto prezzo/qualità merita un particolare riconoscimento. TORINO 30 gennaio 2002 Istituto professionale di Stato per i servizi alberghieri e della ristorazione “G. Colombatto”. ● Via Gorizia 7, Torino; 011/3293993. ●Valutazione 7,70; prezzo € 15,49. Le vivande servite: aperitivo d’accoglienza; carpione di trota salmonata al Riesling e melagrana; sformatino di carciofi e pepe rosa con crema di gorgonzola dolce; passata di ceci e gamberi di fiume al finocchietto selvatico; lunette di castagne e salsiccia al burro aromatizzato; sella di vitello principe Orloff con bou- quet di verdurine croccanti; mousse agli agrumi. LA SPEZIA 28 febbraio 2002 I vini in tavola: Roero Arneis (La Villa 2001); Barbera d’Asti (San Nicolao 2000); Nebbiolo d’Alba (Malora 1999); Brachetto d’Aqui Docg (Conte di Gropello). I vini sono stati selezionati dall’Istituto e offerti da “Terre da vino”. Ristorante “Paolino” di Orlando Strambi, fondato nel 1927. ● Via Gerini 50, Lerici (La Spezia); 0187/967801; coperti 60. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie mai; giorno di chiusura lunedì. ●Valutazione 9; prezzo € 40; elegante, tradizionale. Commenti: Nell’ambito dei contatti stabiliti fra la Delegazione di Torino e l’Istituto alberghiero “Colombatto”, gli Accademici di Torino sono stati ospiti dell’Istituto in occasione della prima conviviale del 2002. Al loro arrivo gli Accademici sono stati ricevuti con un ricco aperitivo d’accoglienza che ha contribuito a stabilire da subito un’atmosfera di viva simpatia tra gli ospiti, in altre occasioni considerati con apprensione come i detentori del sapere accademico, e i giovani, pieni di entusiasmo, che si apprestano a essere i professionisti della difficile arte della ristorazione del futuro. È seguita una cena molto equilibrata che ha messo in luce la serietà della preparazione alla futura professione, la scelta di prodotti di prima qualità, il rispetto della cucina del territorio unito alla giusta attenzione dedicata all’innovazione, nonché il corretto abbinamento fra i vini e le vivande. Punti di forza, secondo i voti degli Accademici, gli antipasti e il dessert che hanno sfiorato la media dell’otto. Discreti, non eccelsi i vini. Apprezzatissimo anche il servizio, molto professionale. In fine serata la preside prof.ssa Vincenza Pisciotta e il vice-preside prof. Carlo Di Jacovo hanno presentato agli Accademici tutti gli studenti coinvolti nella cena, sia in cucina che la ricevimento e in sala. LIGURIA GENOVA 19 febbraio 2002 Ristorante “La Bitta” di Raffaele Balzano, fondato nel 1991. ●Via Casaregis 52, Genova; 010/588543; coperti 40. ●Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; ferie 20 giorni in agosto e 10 giorni in gennaio; giorno di chiusura domenica sera e lunedì. ●Valutazione 8; prezzo € 46.50; raffinato. Le vivande servite: brandade di stoccafisso con pesto; condiglione con mosciamme di tonno e bottarga; gnocchi di patate e borragine con crema di pinoli; mosaico di pesce e salsa rivierasca alle olive verdi; parfait ai mirtilli in fonduta di cioccolato; piccola pasticceria; caffè. I vini in tavola: vari drink come aperitivo; Fiano di Avellino 2000; “Radici” Doc Mastroberardino. Commenti: La serata è stata caratterizzata dalla presenza del Presidente nazionale Giuseppe Dell’Osso (vedi numero scorso) che ha assistito allo scambio delle consegne tra il Delegato uscente Giovanni Gramatica e l’entrante Paolo Lingua. Il Presidente Dell’Osso ha ribadito le linee-guida dell’Accademia che deve conservare il suo prestigio e il suo ruolo tradizionale, adeguandosi ai tempi e puntando a fare opinione nei campi della cultura e del costume. L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 2 0 Le vivande servite: polpo al vapore; acciughe di Monterosso al limone; triglie macerate in arance e Grand Marnier; frittelle di bianchetti; acciughe ripiene dorate; muscoli ripieni; penne saltate ai frutti del mare; ravioli in sfoglia nera di seppie e branzino con crema di triglie; orata di Sciabica alle olive nere e vino bianco e gamberone reale; profiteroles al cioccolato caldo. I vini in tavola: Bianco di Montecarlo; Moscato Fior d’Arancio. Commenti: Serata all’insegna dell’arte. Ottimi i piatti presentati da Orlando Strambi e deliziosa la conferenza del vice-soprintendente dei Beni culturali della Liguria, dott. Piero Donati (responsabile dei Beni culturali della Provincia), che ha illustrato i recenti restauri fatti nell’oratorio di San Rocco. “Arte e cucina della tradizione” era il tema della serata, e i piatti hanno rispecchiato in pieno quella che è la cucina di Lerici. Orlando Strambi, già “cuoco d’oro” negli anni Ottanta, forte della sua esperienza all’estero, ha voluto presentare anche due piatti particolari, le triglie macerate in arance e Grand Marnier e i ravioli in sfoglia al nero di seppie col ripieno di branzino con crema di triglie. Gli Accademici V I T A e gli ospiti non potevano che apprezzare. Il Delegato Roberto Frojo si è complimentato con tutto il personale per la magnifica cena proposta. D E L L ’ ta da un eccesso di peperone. Vario il dessert e particolarmente apprezzata la “millefoglie” in presentazione napoletana. TIGULLIO 22 marzo 2002 Ristorante “La Brocca” di Angela Mandato, fondato nel 1997. ●Via IV Novembre 237, San Salvatore di Cogorno (Genova); 0185/380569, fax 0185/381458; coperti 38. ●Parcheggio sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie dall’8 al 30 settembre e dal 7 al 31 gennaio; giorno di chiusura mercoledì. ●Valutazione 6,50; prezzo € 28; familiare. Le vivande servite: aperitivo; frittelle di bianchetti; filetti di orate con pomodorini; filetti di tonno fresco in salsa di capperi e olive; tortino di acciughe; paella straricca di freschissimi pesci e crostacei; sorbetto al limone o alla mela. I vini in tavola: vino de “La Brocca”. Commenti: La trattoria sita nell’immediato entroterra di Lavagna, gestita con passione da Angela Mandato, pratica soprattutto cucina di pesce. I numerosi Accademici hanno molto apprezzato le saporite frittelle di bianchetti calde e fragranti; i filetti di tonno fresco marinato in salsa di capperi e olive; un ottimo tortino di acciughe bene insaporito dalla maggiorana e i freschissimi, teneri, sapidi filetti di orata con contorno di dadolini di pomodoro. Il menu, che non prevedeva primi piatti, è proseguito con una coreografica paella (con richiami spiccatamente liguri), ricca di buon pesce, di crostacei, di molluschi, e un po’ sopraffat- LOMBARDIA BRESCIA 20 febbraio 2002 Ristorante “Noce” di Maria Bariani. ● Via dei Gelsi 5, Brescia; 030/3542008, anche fax; coperti 30. ●Parcheggio incustodito; prenotazione non necessaria; ferie agosto; giorno di chiusura sabato a A C C A mezzoggiorno e domenica. ● Valutazione 7; prezzo € 51,50; elegante, familiare. Le vivande servite: stoccafisso mantecato al forno con mediterranea al balsamico; carpaccio di lingua di vitello e barbabietole con olio allo zenzero; tortelli di piccione, fondo bruno e la coscetta arrostita; carré di coniglio, filetto, pancia ripiena del suo fegato, sedano e tartufo nero pregiato di Norcia; semifreddo agli amaretti con frutta stufata al vino rosso. I vini in tavola: Franciacorta Brut 93 (Casa Caterina); vino bianco Poggio alle Gazze 99 (Tenuta Ornellaia); vino rosso Capriano del Colle Tenuta Anna 97 (Poli). Commenti: Il contenuto tecnico della serata dedicata alla discussione sui prossimi pro- D E M I grammi da attuare è stato arricchito enormemente dal buon valore della cena. Infatti, la preparazione dei piatti, accurata nella presentazione, è risultata apprezzabile sia per la fantasia che per la ricercatezza degli ingredienti. Il locale si presenta elegante e nello stesso tempo familiare. Buoni anche i tempi di attesa. Corrispondente al rapporto qualità/prezzo. CREMA 22 marzo 2002 “Enoteca Finzi” di Pierangelo Franceschini. ●Piazza Finzi 1, Rivarolo Mantovano (Mantova); 0376/99656, fax 0376/959140; coperti 50. ●Parcheggio sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie gennaio, luglio; giorno di chiusura mercoledì. ●Valutazione non effettuata in quan- GLI ACCADEMICI MILANESI IN VISITA AL “CENACOLO” DI LEONARDO La Delegazione di Milano ha realizzato una riunione conviviale di grande valenza culturale, alla quale ha assistito il Presidente dell’Accademia Giuseppe Dell’Osso, con una visita alla chiesa di Santa Maria delle Grazie per ammirare il “Cenacolo” di Leonardo da Vinci, con una visita guidata mirabilmente da quel grande esperto che è Claudio Benporat, storico e studioso di chiara fama. Questo straordinario evento ha quindi avuto la sua naturale conclusione accademica ai tavoli del vicino ristorante “Orti di Leonardo”, scelto non a caso, dove Claudio Benporat ha illustrato con grande maestria i valori artistici della straordinaria opera leonardesca, soffermandosi con particolare incisività su una precisa ricostruzione del periodo storico in cui l’opera si è sviluppata. Di particolare interesse l’esame della mensa immaginata da Leo- nardo, sulla quale appaiono residui di cibo che hanno consentito al relatore di soffermarsi su alcuni avvincenti dettagli sulla cucina del tempo. Dopo alcune parole di ringraziamento del Delegato Victor Dana, il quale ha anche espresso la propria soddisfazione, anche a nome degli Accademici, per la partecipazione del Presidente a questo importante evento culturale, Giuseppe Dell’Osso si è complimentato con il Delegato Dana e con il relatore Benporat e ha brevemente ribadito l’importanza degli obiettivi culturali che l’Accademia si pone. “La cultura, la civiltà della tavola, il retaggio della conoscenza e della tradizione ha detto tra l’altro il Presidente Dell’Osso - costituiscono la base fondamentale, direi l’ossatura portante, del nostro impegno accademico”. (Mario Colasurdo) L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 2 1 A V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A LOMBARDIA segue to fuori territorio; prezzo € 50; accogliente. Le vivande servite: pane tostato con prosciutto di Langhirano; frittata con cipollotti e verdure; tarassaco selvatico con lardo di conca; ravioli di provolone e ricotta con burro profumato alla cipolla; capretto in padella con carciofi e pomodorini; spuma di torrone con cioccolato fondente caldo; petite friandise; moka. I vini in tavola: brut Contadi Castaldi magnum; Valpolicella Doc Le Pagose; Montepulciano d’Abruzzo Tonì Castaldi Madonna Doc; Moscato Borgo Magliano 2001 Doc. Commenti: In una limpida sera del secondo giorno di primavera, gli Accademici e alcuni amici si sono ritrovati nel Mantovano, fuori dal nostro territorio. Il Simposiarca Carlo Ghelfi ha fatto trovare un menu che prometteva bene, la cui attuazione, purtroppo, ha un po’ deluso. Di rilievo il prosciutto di Langhirano, buono il capretto, non molto apprezzato l’abbinamento del tarassaco selvatico con il lardo di conca, buona la spuma di torrone al cioccolato fondente caldo e i vini serviti. Il servizio, pur attento, cortese e puntuale, è stato giudicato da tutti troppo lento nell’avvicendarsi delle portate. Nel complesso la nostra visita non è stata molto fortunata. Tuttavia è stato apprezzato l’impe- gno della cucina e del personale di servizio che ci hanno offerto una piacevole serata di convivio amicale. Ovviamente non è stata data una valutazione, trovandoci fuori dal nostro territorio. CREMONA 21 marzo 2002 Ristorante “Il Gabbiano” di Giovanni Fontana, fondato nel 1983. ● Piazza Vittorio Veneto 10, Corte de’ Cortesi (Cremona); 0372/95108; coperti 60. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie fine luglio-15 agosto; giorno di chiusura giovedì. ●Valutazione 7; prezzo € 35; familiare, accogliente. Le vivande servite: aperitivi e antipasti della casa; casoncelli alle erbette; risotto al radicchio rosso con scamorza; faraona di nonna Bigina; capretto al forno; “bônet”; spuma di torrone; crema inglese. I vini in tavola: Prosecco di Valdobbiadene Doc superiore di Cartizze (De Faveri); Colli Piacentini Doc Gutturnio (Azienda agricola La Stoppa); Terre di Franciacorta Doc rosso (E. Gatti); Moscato d’Asti Docg (Cascina Fonda). Commenti: Una calda, quasi estiva serata e un cielo stellato hanno fatto da cornice alla conviviale prepasquale dei numerosi Accademici che si sono riuniti con familiari e amici in una accogliente trattoria, nella campagna cremonese, in sponda d’Oglio. Particolarmente apprezzati il risotto, la faraona cucinata secondo una antica ricetta locale e i vini felicemente abbinati. Buoni anche i dolci, messi un pochino in ombra da ottimi gelati presentati in coreo- grafici gusci d’uovo di squisito cioccolato fondente, tutto preparato e offerto con generosa signorilità dall’Accademico Angiolino Bettella. La piacevole serata si è conclusa con alcune riflessioni sulle tradizioni alimentari legate al ciclo delle feste pasquali e lo scambio degli auguri. LECCO 23 febbraio 2002 Ristorante “Ca’ Bianca” di Irma Roscio, fondato nel 1980. ●Via Dante Alighieri 18, Oggiono (Lecco); 0341/260601, fax 0341/578815; coperti 250. ●Parcheggio sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie 2 settimane ad agosto; giorno di chiusura nessuno. ●Valutazione 7,30; prezzo € 43; tradizionale, con giardino e vista panoramica sul lago. Le vivande servite: aperitivo con piccole frivolezze; involtini di pesce spada con cime di asparagi all’affiorato di oliva; asparagi rosa con mousse ai peperoni; risotto mantecato con asparagi; vellutata di asparagi con piccoli crostini; lombata di vitello con fondo bruno e flan di asparagi; sorbetto; frittelle di mela. I vini in tavola: spumante brut di Franciacorta 2001 (Monte Rossa); Pinot grigio 2000 (Villa Russiz); Merlot 1999 (Villa Russiz); Moscato (Cantine Perduca). Commenti: La voglia di primavera ha spinto il Simposiarca della serata (il Delegato Balbiani) a organizzare una conviviale sul tema dell’asparago, ortaggio tipico della tradizione milanese e diffuso in tutta la regione, già conosciuto ai tempi di Giulio Cesare. Il menu degustativo realizzato dalla brigata di cucina di Jack L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 2 2 (Giancarlo Longhi) ha riscosso il gradimento degli Accademici, che hanno espresso valutazioni lusinghiere su tutti i piatti presentati, con particolare apprezzamento per la lombata di vitello con fondo bruno e flan di asparagi (8) e il risotto mantecato (7,50). Buono l’ambiente (7,50), ottimi il servizio, l’abbinamento cibi-vini e il rapporto qualità/prezzo (8). MANTOVA 5 marzo 2002 Ristorante “Hostaria San Cataldo” di Cristiano Salardi, fondato nel 1992. ●Fraz. San Cataldo, San Cataldo Borgoforte (Mantova); 0376/ 648085; coperti 70. ● Parcheggio sufficiente; prenotazione necessaria; ferie 3 settimane dal primo lunedì di agosto; giorno di chiusura domenica. ● Valutazione 7,50; prezzo € 25; rustico. Le vivande servite: aperitivo con antipasto a buffet; maccheroni al torchio con ragù, pancetta e fagioli; cosciotto di maiale al forno con patate arrosto e verdure alla griglia; dolci mantovani con budino al cioccolato e zabaione; caffè e liquori. I vini in tavola: vini della casa. Commenti: La Delegata Cristina Marenghi ha organizzato una riuscita riunione conviviale, che ha visto come Simposiarca l’Accademico Andrea Merelli che ha illustrato con precisione il menu della serata. Molto apprezzato è stato il ricco buffet degli antipasti seguito dai maccheroni al torchio con i fagioli e dal cosciotto di maiale al forno. I dolci mantovani con lo zabaione e il budino al ciocco- V I T A lato hanno concluso la cena, particolarmente apprezzata anche per l’ottimo rapporto qualità/prezzo. MILANO INTERNAZIONALE 28 febbraio 2002 Ristorante “Cracco - Peck” della Famiglia Stoppani, fondato nel 2001. ●Via Victor Hugo 4, Milano; 02/876774; coperti 70. ●Parcheggio custodito in piazza Borromeo e in piazza Diaz; prenotazione necessaria; ferie 3 settimane in agosto e 3 settimane a dicembre; giorno di chiusura domenica e sabato a pranzo. ●Valutazione 8; prezzo € 75; cucina creativa a opera di Carlo Cracco; locale elegante con aria condizionata. Le vivande servite: aperitivo con stuzzichini (viole del pensiero, bastoncini fritti, raviolo fritto, uova di salmone e crema di rafano, croquette d’uovo su purea di asparagi) (8,50); musetto di maiale tiepido in insalata (9 e lode); risotto con asparagi e tartufo nero (7,20); filetto di vitello gratinato alle erbe con puree di patate e puntarelle (7,50); midollo alla piastra con fave e cioccolato (8,50); soufflé di ricotta con salsa di lamponi (7,50); gelatina al caffè amaro con zabaione al Rhum (8); piccola pasticceria (7,50). I vini in tavola: spumante Metius riserva (Tn) 1995 (8); Chardonnay Vie di Romans 1998 (8,40); Domus Caia, Sangiovese riserva, 1998 (Farucci) (7); Moscato naturale d’Asti, Cascina Fonda 2001 (8). Commenti: Se fosse rimasto nel menu anche il petto di piccione con puré di cavolfiore e castagne sarebbe stato il trionfo di “Cracco” nel mese D E L L ’ della kermesse del Piatto d’arte. Le dimostrazioni di gradimento e più ancora alcune pietanze e servizi “laudati” sono un riconoscimento che la Delegazione ha espresso con spontaneità alla nicchia eccellente che la città offre; si tratta di uno stile personale, che si esprime soprattutto nell’accostamento a sapori oltre che a consistenze e all’estetica, e che costituisce un inno alla buona cucina, all’esaltazione del piacere a tavola. Alcuni non sono dello stesso parere, e vanno rispettati, ma uno o due su venti non fanno statistica in una serie di gradimenti alti; nessuna espressione di semplice sufficienza a servizio, ambiente e prestazione fa tacere tutti nell’apprezzamento di una valida professionalità e accoglienza; ricordiamo anche che i vini sono stati generosamente offerti dalla proprietà agli Accademici. Un ampio confronto sulla impostazione gastronomica di “Cracco” e la reazione della clientela alla tecnica, alla sensibilità, alla qualità, alla differenza tra Milano e altre esperienze hanno fatto corona allo scambio di impressioni e del piacere della conviviale. Recenti argomenti di discussione sul potenziale di un punto di incontro tra gli obiettivi dei gastronomi e quelli dei maestri di cucina sono affiorati. Ambiente 8,50; servizio 9 con lode; prestazione 8,50. MILANO INTERNAZIONALE 21 marzo 2002 Ristorante “Isola dei Sapori” di Heros Pisu, Paolo Bassu e Maurizio Atzeni, fondato nel 1999. ●Via Anfossi 10, Milano; 02/54100708; coperti 110. ● Parcheggio scomodo, custodito, in via Anfossi 2; A C C A prenotazione consigliabile; ferie agosto, 10 giorni a Natale e 4 giorni a Pasqua; giorno di chiusura martedì e sabato a mezzoggiorno. ●Valutazione 6,20; prezzo € 40; cucina marinara di pesce e tradizionale, impronta sarda; in cucina Maurizio Atzeni; moderno, accogliente. Le vivande servite: pesce marinato (spada, salmone, alici; 6,50); piovra con rucola e pomodorini (6,80); risotto con scampi e fiori di zucca (-6); “porceddu” al forno (6,50); agnello con patate e carciofi (6); sorbetto ai frutti di bosco, al mirto (6,80); extra: moscardini con polenta. I vini in tavola: Vermentino di Sardegna Le Giare (6,50); Monica di Sardegna Colle Moresco 2000 (6,50). Commenti: Nessun sette e una media mai raggiunta in una riunione conviviale accademica, come la ristorazione proposta dalla città lascia a intendere. L’“Isola dei Sapori” è un locale, dicono alcuni Accademici, di buon nome e buona cucina di pesce; condotto da sardi che accettano la proposta su prenotazione di menu di cultura sarda. Quasi cinquanta persone stipate (ambiente 6,40) senza possibilità di rendere un servizio degno dei 40 euro della cena accademica (servizio 6,10) hanno stimato il prezzo/prestazione a una media di 6, appena L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 2 3 D E M I A sufficiente. I giovani proprietari, associati da tre anni, stanno tuttavia raccogliendo un successo testimoniato dalla frequentazione del locale, completamente pieno. L’informazione sull’Accademia era abbastanza lacunosa; il confronto al termine della conviviale metteva in luce un’avventura commerciale senza il supporto di una cultura specifica di formazione, basata sulla scelta di materie prime corrette (anche quelle servite avevano questa caratteristica) cucinate con una esecuzione sommaria, approssimata. VIGEVANO 1 marzo 2002 Ristorante “Tago Mago” di Mps srl, fondato nel 2000. ●Strada San Marco 128, Vigevano (Pavia); 0381/348992, fax 0381/348977; coperti 60. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie dal 15 al 30 agosto; giorno di chiusura martedì. ●Valutazione 8; prezzo € 35; accogliente, caratteristico. Le vivande servite: julienne di faraona con soncino e crema di parmigiano; gnocchi con loganica, cipolle di Tropea e crema di spinaci; controfiletto di fassone con rognone di vitello trifolato; fagioli di Vigevano e salsa di Soveray; bavarese alla nocciola con crema di pistacchio e frutti di bosco. I vini in tavola: Freisa d’Asti Doc 2000 (Azienda agricola Marchesi di Barolo); Pinot nero Alto Adige 1998 (Cantina Colterenzio); Rosso di Montalcino Doc 2000 (Azienda agricola Lisini di Montalcino); Moscato d’Asti Doc 2000 (Vignaioli di Santo Stefano). V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A LOMBARDIA segue Commenti: A ridosso della Statale da Vigevano a Mortara, aperto alla campagna, c’è questo piccolo locale dove due giovani ed entusiasti chef, Roberto ed Edoardo, sono alle prese con i fornelli con risultati di classe. All’inizio intriganti golosità, a seguire gnocchi con crema di asparagi dai netti sapori primaverili, dal gusto robusto e ben abbinato con il rognone il controfiletto di fassone e alla fine una bavarese alla nocciola da ricordare. Le portate, presentate con attenzione, sono state accompagnate da vini di qualità: Freisa, Pinot, Rosso di Montalcino, Moscato d’Asti. Il servizio puntuale, rapporto qualità/ prezzo buono. Il vo- to espresso dimostra l’alto indice di gradimento degli Accademici. VOGHERA OLTREPÒ 22 febbraio 2002 Ristorante pizzeria “La Nuova Fornace” di Marisa Moroni, fondato nel 2001. ●Loc. Fornace 1, Codevilla (Pavia); 0383/77369; coperti 55+40 all’aperto. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione non necessaria; ferie ultima settimana di agosto e primo di settembre; giorno di chiusura mercoledì sera e sabato a pranzo. ●Valutazione 6,30; prezzo € 25; pizzeria alla buona. Le vivande servite: affettato misto; peperoni e acciughe; involtino di carpaccio all’aceto balsamico; risotto con pasta di salame; tagliatelle al sugo di lepre; tagliata al coppo; verdure grigliate; patate al cartoccio; dolce della casa. I vini in tavola: Bonarda e Barbera “La Genisia” (Cantina sociale Torrevilla); Moscato (Cantina sociale Torrevilla). Commenti: Serata “strana” per gli Accademici vogheresi in questo ristorante/pizzeria decisamente spartano, sia come ambiente che come servizio. Il menu, accattivante sulla carta, lasciava alquanto a desiderare in fase di realizzazione. A diversi convitati in- fatti i primi piatti sono arrivati assolutamente freddi. Il risotto era anche passato di cottura: peccato perché tutto sommato era gradevole di sapore. Non male gli affettati, soprattutto il salame, ma incomprensibile (anche nella denominazione) l’involtino di carpaccio condito con un improbabile aceto balsamico. Veramente buona la carne: tenerissima e cotta al punto giusto. Anche la torta di mele era buona. Magari sarebbe stata migliore se servita da sola, così com’era, semplice e casalinga, o magari intiepidita e con l’aggiunta di una pallina di gelato alla crema. Inutile affogarla in quell’assurda salsa rosa ai frutti di bosco. INTITOLATO A MASSIMO ALBERINI L’ISTITUTO ALBERGHIERO DI TREVISO L’Istituto professionale di Stato per i servizi alberghieri e della ristorazione di Treviso, con oltre 600 studenti, trenta classi, tutta una serie di qualifiche, è stato intitolato a Massimo Alberini, il compianto Vice-Presidente d’onore della nostra Accademia, scomparso due anni fa. L’annuncio ufficiale è stato dato dal preside dell’istituto, professor Ilario Ierace, nel corso di un convegno su “Ristorazione, risorse e territorio”, al quale sono intervenuti i rappresentanti delle amministrazioni provinciale e comunale, degli istituti alberghieri di tutto il Veneto, alcuni esponenti di categorie professionali (Federcuochi, Fipe, Ais, Aibes, Amira, Arte in Tavola, Apt, Federalberghi, Gruppo ristoratori della Marca ecc.), docenti, moltissimi studenti e qualificati relatori. Significativa la presenza delle signore Luisa e Carla Alberini, commosse e emozionate. La sessione antimeridiana del convegno è stata caratterizzata dagli interventi di Nemo Cuoghi, Coordinatore regionale dell’Accademia per il Veneto, il quale ha ricordato con molto affetto l’amico Massimo Alberini delineandone con parole piene di pathos, oltre alle doti umane, la grande dedizione alla causa della buona cucina, l’importante produzione letteraria in un settore che ha una riconosciuta influenza culturale sulla storiografia enogastronomica. Un altro notevole contributo lo ha offerto Luigi Marra, membro del Consiglio di Presidenza dell’Accademia, relatore sul tema “La gastronomia tra passato e futuro nella salvaguardia della tipicità”, che aveva avuto un’introduzione dotta e sicuramente ricca di segnali, diretti soprattutto alla ristorazione, da parte di Dino De Poli, presidente della Fondazione “Cassamarca”, raffinato gourmet e Accademico onorario. Marra ha tracciato un breve profilo dell’evoluzione della cucina italiana dalle sue origini ai giorni nostri, con date, riferimenti, aneddoti, concludendo infine, rivolto agli studenti, con questa esortazione: “Siate fieri un giorno di poter dire: mi sono diplomato all’«Alberini»”. Dell’intitolazione dell’Istituto alberghiero di Treviso a Massimo Alberini, proposta avanzata da Carlo Mocci, giornalista e Accademico trevigiano, ha parlato nella sua prolusione il preside professor Ilario Ierace, che ha aperto il convegno, incentrato sulla relazione di Alessandro Sensidoni dell’Università di Udine (“Biodiversità e difesa dei prodotti del territorio nella moderna ristorazione”) e su un intervento di Corrado Fasolato, chef del ristorante “La Siriola” di San Cassiano in Badia (Bolzano), sul tema”Cucina creativa nel rispetto del territorio e per la valorizzazione della tradizione”. Fasolato, teorico della “cucina estrema”, non ha però escluso, pur nelle sue provocazioni cucinarie, la validità dei piatti tradizionali. Molto apprezzata la rela- L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 2 4 V I T A D E L L ’ gliabile; ferie agosto; giorno di chiusura lunedì sera. ●Valutazione 7,15; prezzo € 23; caratteristico. VENETO LEGNAGO BASSO VERONESE E POLESINE OVEST 23 gennaio 2002 Trattoria “Le Marie” di Lorena Vecchiato, fondata nel 1700. ●Via G. Matteotti 6, Pontepossero di Sorgà (Verona); 045/7325087; coperti 80. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consi- Le vivande servite: rane fritte e grana; luccio in salsa; risotto col “pessin” (pesce piccolo d’acqua dolce); risotto alla pilota; salamino sotto unto con polenta; mostarda e grana. I vini in tavola: Verde Piona (Cantine A. Piona); Soave classico 2000 (Domini Veneti); Rosso dei Concari (Azienda Lebovitz; Bardolino classico 2000 (Domini Veneti). Commenti: La Delegazione si è riunita in una trattoria che risale al 1700. La riunione zione, per forza riassuntiva, di Sensidoni che ha insistito sull’indispensabilità di un aggiornamento tecnologico che non contrasti assolutamente con il rigore della cucina del territorio, anzi, meglio trattando i prodotti ne aiuti la tutela e la valorizzazione. Alla prima sessione dei lavori, durata l’intera mattinata, è seguito un ricco buffet preparato dagli studenti e dai docenti di cucina. Nella sessione pomeridiana, moderatore Bruno Brunello, presidente del Consorzio tra gli istituti alberghieri del Veneto, sono state presentate altre due relazioni. Una di Ubaldo Fanton, assessore provinciale all’Istruzione (“Il ruolo della formazione per lo sviluppo del settore agro-alimentare e la valorizzazione dei prodotti tipici”) e l’altra di Anna Comacchio, dell’Università di Venezia (“Qualità del servizio, bisogni formativi e risorse umane”). I lavori si sono conclusi con una tavola rotonda su: “Le aspettative del mondo della ristorazione nei confronti degli istituti alberghieri e della formazione professionale”. Sono intervenuti numerosi rappresentanti del mondo della gastronomia, tra cui il Delegato di Treviso dell’Accademia, Beppo Zoppelli (presente anche Laura Ghittino, Delegato di Venezia Serenissima, Delegazione a cui apparteneva Massimo Alberini), con osservazioni, critiche e proposte certamente costruttive e da tenere in considerazione perché l’intero discorso, fatto in occasione di un raro confronto fra protagonisti dell’universo ristorazione, non finisca tra le belle cose dette nel corso di un bel convegno. A C C A conviviale si è aperta con un aperitivo di rane fritte alla perfezione, croccanti e per nulla unte. Si è poi proseguito con due risotti: uno di pesce (sempre fritto) piccolissimo che funge da condimento, un secondo (alla pilota) che risente un po’ della tradizione della vicinissima Bassa mantovana. Come secondo piatto è stato servito dell’ottimo salamino conservato sotto grasso. Il salame è fatto direttamente dai gestori che allevano i maiali necessari alla produzione. La cena si è conclusa con un ottimo dessert composto da un buon grana padano servito con una mostarda di mele di produzione propria. La trattoria ha superato brillantemente la prova e va sottolineato che i gestori hanno saputo conservare i sapori e il modo di cucinare caratteristici della zona. LEGNAGO BASSO VERONESE E POLESINE OVEST 14 febbraio 2002 Trattoria “Vecio Balilla” di Flavio Renoffio, fondata nel 1976. ●Via C. Battisti 10, Isola della Scala (Verona); 045/7300840; coperti 70. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie una settimana a gennaio e due variabili in luglio/agosto; giorno di chiusura domenica sera e lunedì. ●Valutazione 6,75; prezzo € 45; familiare. Le vivande servite: verdure di stagione in pinzimonio; salmone, tonno e pesce spada affumicati; cocktail di gamberetti; insalata di mare tiepida al vapore; cappasanta con panna e pinoli; tagliolini all’astice; risotto ai frutti di mare; scampo e gamberone alla griglia; cappasanta, cappalunga, L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 2 5 D E M I A spiedino, fave e cozze al gratin; biscotto arrotolato ai frutti di bosco; mandorlata alla ricotta. I vini in tavola: Prosecco di Valdobbiadene (Le Anfore); Soave “Ca’ Visco” (Coffele); Recioto di Soave (Coffele). Commenti: La Delegazione, in occasione della ricorrenza di San Valentino, ha deciso di organizzare la conviviale mensile invitando le gentili consorti. La serata si è tenuta presso una trattoria che propone un menu a base di pesce di mare, cosa spesso difficile da gustare nella nostra zona. La serata si è aperta con un antipasto ben bilanciato cui sono seguiti due primi piatti entrambi a buon livello; va segnalato il risotto che, poiché siamo nella patria del vialone nano, presso i nostri ristoratori rappresenta sempre una certezza. I secondi piatti hanno costituito una buona selezione di crostacei e “conchiglie”. Gli aspetti non positivi sono stati il dessert che non ha entusiasmato gli Accademici ma, soprattutto, i tempi di servizio che sono stati decisamente troppo lunghi; forse a giustificazione del gestore va ricordato che la giornata era una ricorrenza che molti festeggiavano e quindi il locale era particolarmente affollato. PADOVA 9 marzo 2002 Trattoria “Dotto di Campagna” di Ermomi Roverato, fondata nel 1962. ●Via Randaccio 2, Ponte di Brenta (Padova); 049/6254698932112; coperti 95. ● Parcheggio comodo; prenotazione consigliabile; ferie agosto e dal 27 dicembre al 10 gennaio; giorno di chiusura do- V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A VENETO segue menica sera e lunedì. ●Valutazione 7,50; prezzo € 31; elegante. Le vivande servite: fritti misti di primavera (fiori di zucchine, schie) e bocconcini di polenta con baccalà mantecato; risotto coi bruscandoli; stinco di vitello al forno; costine di agnello; verdure di campo in tegame; fragoline di bosco; zabaione e biscottini di credenza. I vini in tavola: Colli Euganei Doc Novello (Parco del Venda); Speaia Igt 2000; Colli Euganei Moscato Fior d’Arancio passito (Villa Sceriman). Commenti: Conviviale a margine dell’Assemblea tutta improntata a un ricettario padovano, quella svoltasi nei locali di “Dotto di Campagna” all’inizio del quarantunesimo anno di attività della Delegazione. Gli Accademici hanno particolarmente gradito i fritti misti, lo stinco e lo zabaione con i biscottini di credenza e, tra i vini, lo Speaia, un uvaggio di Cabernet e Merlot molto interessante. Alla fine il Delegato Pietro Fracanzani ha consegnato a Momi Roverato il diploma di “Buona cucina”, elogiando oltre alle capacità cucinarie della famiglia Roverato anche l’accoglienza sempre improntata alla familiarità e al rispetto delle tradizioni. PADOVA 23 marzo 2002 Ristorante “La Tavernetta” di Ervino Mazza, fondato nel 1999. ●Via Cavour 7, Fontana Fredda – Cinto Euganeo (Padova); 0429/644322, anche fax; coperti 45. ●Parcheggio custodito; prenotazione consigliabile; ferie dall’1 al 20 agosto; giorno di chiusura lunedì pomeriggio e martedì. ●Valutazione 7,30; prezzo € 34; tradizionale, faòiliare, accogliente. Le vivande servite: fagottino di pasta greca farcito con punte di asparagi, prosciutto crudo, formaggio asiago; risotto con carletti; capretto da latte al forno; faraona di corte con le noci; contorni assortiti; colomba pasquale. I vini in tavola: Sacranto riserva 1998 rosso Colli Euganei Doc (Azienda agricola Riolite - Vò Euganeo); Moscato Colli Euganei Doc vendemmia tardiva Palazzo del Principe (Viticoltori riuniti dei Colli Euganei - Vò Euganeo). Commenti: Le erbine spontanee, i bruscandoli (nome scientifico Humulus lupulus) con i carletti (nome scientifico Silene vulgaris) rappresentano un ingrediente semplice ma prelibato per una tavola primaverile. A questa cucina dietetica e piacevole, già esaltata dal poeta Francesco Petrarca nel Trecento e dal medico Michele Savonarola nel Cinquecento, si è ispirato lo chef Ervino Mazza, un trentino trapiantato nei Colli Euganei, per imbandire un banchetto dell’equinozio di primavera nel suo locale “La Tavernetta”, situato nel cuore dell’acrocoro euganeo. Impeccabile è risultato il risotto, mentre gli Accademici e gli ospiti hanno pure apprezzato l’originalità del fagottino farcito con punte di asparago, altra specie che come selvatica si trova tra i campi. Al levar delle mense applausi alla famiglia Mazza e al poeta accademico Aldo Businaro che in vernacolo ha distillato versi carichi di amore per la terra padovana. RIVIERA VERONESE DEL GARDA 12 marzo 2002 Ristorante “Stella d’Italia” di Umberto Segattini, fondato a fine Ottocento. ●Piazza Carlo Alberto 25, Pastrengo (Verona); 045/7170034, fax 045/ 6779399; coperti 70 interni, 50 esterni. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie agosto, gennaio; giorno di chiusura domenica sera e lunedì. ● Valutazione 7; prezzo € 61,97; raffinato. Le vivande servite: leccornie di verdura in pastella; luccio del Garda in agrodolce con polenta e peperoni grigliati; bigoli al torchio al salmì di faraona o tortelli di pecorino, ricotta e parmigiano; lumache alle erbette in un nido di polenta o faraona arrostita al rosmarino; insalata di funghi; patate; formaggio di Monte Veronese; meringata con ananas; “fogassin sulla gradella”. I vini in tavola: Brut di Lugana (Azienda agricola Otella); Bianco di Custoza (Lamberti); Bardolino Ca’ Bordeniss (Santi); Pinot nero Collio (Conti Formentini); Recioto della Valpolicella (Santi). Commenti: Ottima presentazione di un grande tavolo con appropriate stoviglie e un centrotavola disposto con cura. Ottimo fritto servito con spumante “Otella” metodo champenois; buoni i bigoli al sugo di faraona e ottima la pasta dei tortelli apprezzata dal nostro intenditore e Accademico Giovanni Rana, il quale è stato presentato durante la serata agli Accademici. Buona la faraona arrosto, appena sufficienti le lumache in umido, mentre buone quelle all’escargot. Ottimo il formaggio di Monte e ci sia- L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 2 6 mo meravigliati che un locale così raffinato non abbia il carrello dei formaggi. Indovinata la meringata e ottimo il tradizionale “fogassin sulla gradella”. I vini tutti della ditta Giv, ottimi e indovinati nell’abbinamento coi cibi. ROVIGO ADRIA CHIOGGIA 16 marzo 2002 Ristorante “Orient Express” di Roberto Marcolin, fondato nel 1982. ● Viale Stazione 198, Badia Polesine (Rovigo); 0425/51350; coperti 80. ●Parcheggio comodo; prenotazione consigliabile; ferie prima metà di luglio; giorno di chiusura martedì. ●Valutazione 7,30; prezzo € 22; familiare, tradizionale. Le vivande servite: stuzzichini e piccole delizie (verdure fritte pastellate, frittata coi bruscandoli, frittata con legumi e formaggio, cubetti di mortadella, olive all’ascolana, grissini con prosciutto crudo) (7,50); pappardelle al salmì di lepre (7,30); agnello al forno con patate (7,50); germano reale al forno (6,50); patate fritte, insalata mista (7); coppetta di semifreddo della casa (8). I vini in tavola: Prosecco di Valdobbiadene (Ruggeri); Cabernet “Piave” 2001 (Vigna Dogarina); Moscato di Sicilia “Grecale” 2000 (Florio) (7,50). Commenti: L’affollamento eccessivo e forse imprevisto del locale ha provocato qualche inconveniente nel servizio e nei tempi di cottura di qualche piatto ma non ha, nel complesso, impedito ai soci presenti e ai loro ospiti di apprezzare la qualità della cucina di questo ristorante a con- V I T A duzione familiare, già visitato in passato dalla nostra Delegazione sempre con esiti più che positivi. Tra i piatti del menu scelto dai soci Bonazzi e Golfetti, Simposiarchi della cena, sono piaciuti particolarmente il buffet di antipasti, l’ottimo e saporito agnello e il semifreddo della casa a base di mascarpone e cioccolato, mentre qualche perplessità ha suscitato la cottura del germano, che avrebbe dovuto essere il piatto forte della serata in quanto costituisce da sempre una delle migliori preparazioni del locale. Buoni i vini che hanno accompagnato le varie portate, soprattutto il Moscato finale. Onestissimo il prezzo e giudizio finale ampiamente positivo, che premia i gestori di un ristorante che da anni si distingue in questa zona per una cucina semplice e dignitosissima a prezzi più che favorevoli. TREVISO 1 marzo 2002 Antica osteria “Al Cavallino” di Fernando Groppo, fondata nel 1830. ●Borgo Cavour 52, Treviso; 0422/412801; coperti 70. ● Parcheggio sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie dall’1 al 20 ottobre; giorno di chiusura martedì, mercoledì mattina. ●Valutazione 6; prezzo € 25; elegante. Le vivande servite: “scopeton” e gamberetti in polentina bianca; “sópa de çegole” e bigoli in salsa; “bisata del Sil in umido co’ la polenta brustolada e radicio”; “formajo imbriago”; “zaléti fati in casa co’ la so crema”. I vini in tavola: Prosecco (Azienda agricola Campion) Valdobbiadene (Treviso); Castel nero (Azienda agricola D E L L ’ Buffon, Treviso); Prosecco millesimato (Azienda agricola Campion) Valdobbiadene-Treviso. Commenti: Si inserisce nel ciclo delle riunioni conviviali riservate ai soli Accademici e finalizzate alla riscoperta delle antiche osterie, la cena quaresimale presso l’antica osteria “Al Cavallino”, situata a ridosso della cinquecentesca Porta Santi Quaranta, storico monumentale varco nel terrapieno delle mura. Di certo uno dei più antichi posti di ristoro all’ingresso della città, nato nel 1830 come punto di ritrovo dei patrioti al tempo dei moti risorgimentali. È lo “scopeton” (aringa affumicata) ad aprire il quaresimale menu servito con Prosecco di Valdobbiadene dell’Azienda agricola Campion, seguito da gamberetti su un letto di polentina bianca (purtroppo introvabili nel pescato di giornata le previste “schiéte” schille, un tempo gamberi dei poveri). Quindi due piatti di grande tradizione: “sopa de çegole” (minestra di cipolle), provocante invito alla vivace discussione tra gli Accademici, e bigoli in salsa (tipico piatto trevigiano da vigilia con sugo di cipolle e acciughe su grossi spaghetti scuri) che hanno avuto l’onore di parecchi bis. Entrambi accompagnati da un corposo Castel nero, rimasto poi in tavola anche per la saporita e delicata anguilla in umido (“bisata del Sil”) con polenta abbrustolita e radicchio, per l’assaggio non previsto dal menu della gustosa versione trevigiana del baccalà alla vicentina e per il particolare “formajo imbriago”. Per dessert, i tipici “záeti fati in casa” (rustici biscotti a base di mais, frumento e uvetta) da ammorbidire in una delicata A C C A crema. Infine il brindisi di chiusura con Prosecco millesimato. Nel consegnare al gestore Fernando Groppo il guidoncino della Delegazione di Treviso con le firme di tutti i commensali, il Delegato Beppo Zoppelli ha sottolineato l’importanza dei locali che contribuiscono con i loro menu a tramandare gli antichi sapori, magari ripescando vecchie e dimenticate ricette per adattarle, con intelligenza, alle esigenze delle nuove abitudini alimentari. D E M I A seppioline al nero e per la zappetta di scampi in crosta. Buona la serie dei vini. Buono il servizio anche se reso difficoltoso dall’affollamento dei convitati, in parte intervenuti all’ultimo momento. TRENTINO - ALTO ADIGE VERONA 22 febbraio 2002 Ristorante “Adriano” di Adriano Contesso, fondato nel 1996. ●Via Meschini 26, Verona; 045/913877, fax 045/8306056; coperti 100. ●Parcheggio sufficiente, incustodito; prenotazione consigliabile; ferie mai; giorno di chiusura domenica, lunedì a mezzoggiorno. ●Valutazione 7,20; prezzo € 40; elegante. Le vivande servite: capesante al forno; seppioline al nero; ombrina su polenta; zappetta di scampi in crosta; ombrina alla brace con insalata mista; gelato di vaniglia con frutti di bosco. I vini in tavola: Riesling italico spumante brut; Bianco Villa Matilde (Falanghina); Crema di mandorla vino liquoroso Igt (Pellegrino). Commenti: La conviviale di febbraio si è tenuta nell’elegante ristorante di Adriano Contesso, situato in uno dei più suggestivi angoli della città. Numerosissimi gli Accademici presenti richiamati dalla fama del locale. Buona la serie dei piatti con una particolare sottolineatura per le L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 2 7 BOLZANO 14 marzo 2002 Ristorante “Bellavista Marklhof” della Famiglia Oberhofer, fondato nel 1960. ●Via Belvedere 14, Cornaiano (Bolzano); 0471/662407, fax 0471/661522; coperti 100 più 100 all’aperto. ●Parcheggio sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie dal 22 giugno al 10 luglio; giorno di chiusura domenica sera e lunedì. ●Valutazione 8,50; prezzo € 38,70 (vini esclusi); tradizionale, accogliente, con panorama sulla valle dell’Adige. Le vivande servite: filetto di bue alla tartara; fegato grasso d’oca con pere glassate in salsa di Amarone; ristretto con coda di bue e verdure; tortellini ripieni di asparagi verdi; denti di cane con parmigiano e burro fuso; agnellino al forno con patate e rosmarino; terrina di cioccolato e menta con fragole e zabaione al Moscato. I vini in tavola: aperitivo Talento Comitissa, brut riserva (Cantina L. Martini – Cornaiano); vini tutti Doc: Termeno aromatico “Lage Doss” 2000 (Cantina Niedermayr – Cor- V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A TRENTINO-ALTO ADIGE segue naiano); Pinot grigio Puiten 2000 (Cantina Colterenzio); Blauburgunder Mazon 1999 (Cantina Gottardi – Egna); Moscato rosa 1998 (Cantina Gries – Bolzano). Commenti: Dopo un lungo lasso di tempo, gli Accademici sono ritornati al “Bellavista” (diploma di “Cucina eccellente” nel 1993). Nelle due romantiche stanze tirolesi, l’incontro è stato curato dall’Accademico Raffaelli. Le aspettative cucinarie hanno ottenuto un’ampia conferma nella valutazione finale: merito dello chef Andreas Oberrauch che ha dato un’ulteriore prova delle sue notevoli capacità. Ottimi i tortellini ripieni di asparagi verdi e il contorno di denti di cane (Taraxacum officinale: verdurina selvaggia raccolta nei magnifici dintorni del ristorante). Di particolare interesse l’agnellino al forno (siamo ormai vicini alla Pasqua) di squisita fattura. A proposito delle numerose portate, merita di essere ricordato il “modo” suggerito dal nuovo Segretario e sommelier Perseghin: ciascuna portata è stata appaiata al vino scelto col sistema del “vino al bicchiere” (di cui spesso si auspica l’uso nella nostra rivista). Questa iniziativa ha riscosso un buon successo che presuppone peraltro una capacità di scelta non indifferente nella ricca gamma dei vini altoatesini e una perfetta efficienza nel servi- zio. Tra i vini, come detto scelti attentamente e di ottima qualità, merita una particolare citazione il Blauburgunder 1999 di Mazon. Finale in bellezza con un’ottima terrina di cioccolato (le raccomandazioni ricevute hanno il loro effetto!) accompagnata da un piacevole Moscato rosa. MERANO 26 febbraio 2002 Ristorante “Gstoer” della Famiglia Tschenett, fondato nel 1930. ● Via Vecchia 40, Lagundo (Bolzano); 0473/ 448555, fax 0473/448047; coperti 100. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie variabili; giorno di chiusura giovedì. ●Valutazione 6,50; prezzo € 41; familiare, rustico. della casa Maffei, si fa notare lo speck di propria produzione. Buono il carpaccio, specialmente quello di cervo. Poi arriva il risotto, presentato in modo originale in una corona di zucca, ma purtroppo era stato costretto a lasciare in fretta e furia la casseruola prima di poter raggiungere il giusto punto di cottura. Segue il boeuf Stroganov, classico piatto della cucina russa. Ottima la carne, grazie alla vicina fonte, ma il conte Stroganov avrebbe sicuramente avuto da discutere con il cuoco su come costui ha eseguito la famosa ricetta e sul contorno scelto. Il dolce era accompagnato da una splendida vendemmia tardiva di Kracher, grande stella del firmamento dei vini da dessert, e numero uno in Austria per questi vini. Le vivande servite: tartine assortite; carpaccio di filetto di manzo e di sella di cervo su rucola; risotto alla zucca con semi di girasole arrostiti; filetto alla Stroganov con tagliatelle al burro; vari dessert. I vini in tavola: Chardonnay 1999 “St. Valentin” (Cantina produttori San Michele Appiano); Lagrein riserva 1998 (Graf Kuenburg salegg caldaro); vendemmia tardiva “Beerenauslese cuvée” 2000 (Kracher Austria). Commenti: Serata ben organizzata da Covi e Troger, incentrata sul passaggio della campana. Si è svolta in un locale sempre molto frequentato, con annesso albergo e macelleria, combinazione che è una classica tradizione tirolese, e generalmente garanzia di ottima materia prima. E infatti già nelle tartine, annaffiate da un ottimo spumante EMILIA ROMAGNA BOLOGNA 18 marzo 2002 Ristorante “Foresteria Cierrebi” di Caribo, gestione dal 1999. ●Via Marzabotto 24, Bologna; 051/6141473; coperti 100. ●Parcheggio custodito; prenotazione necessaria (circolo privato). ● Valutazione 6,30; prezzo € 31; elegante. Le vivande servite: aperitivo con stuzzichini; risotto alla trevisana; gramigna alla salsiccia; scaloppine con punte di asparagi; patate di Budrio al forno; carrello dei dolci. L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 2 8 I vini in tavola: Prosecco dei Valdobbiadene; Pignoletto dei Colli Bolognesi; Lambrusco di Sorbara. Commenti: Un’animata cena, appendice della vivace Assemblea. Signorile ambiente con sollecito servizio. Dalla cucina: buoni i primi, dignitoso il secondo, buoni i dolci fatti dalla casa, discreti i vini. In considerazione del fatto che si tratta di una cucina di un club sportivo privato, il livello è buono. BOLOGNA DEI BENTIVOGLIO 7 marzo 2002 Trattoria “La Grotta” di Bruna Negri Funi, fondata nel 1918. ●Via Tignano 3, Mongardino (Bologna); 051/ 6755110-291; coperti 70, 90 in terrazza. ●Parcheggio incustodito, sufficiente, comodo; prenotazione consigliabile; ferie dal 27 dicembre al 13 febbraio; giorno di chiusura tutto mercoledì e giovedì a mezzoggiorno. ●Valutazione non effettuata in quanto fuori territorio; prezzo € 35; accogliente, elegante. Le vivande servite: affettato misto; crescentine con cipolline; tortellini in brodo; tagliatelle al ragù; spalla di vitello in crosta; fritto misto; zuppa inglese. I vini in tavola: Bignoletto (Il Poggiolo Funi); Barbera 2000 (Funi); Cabernet-Sauvignon (Vallanis); Moscato. Commenti: Successo di adesioni per una serata in collina a 18 km da Bologna, grazie alla perfetta organizzazione di Maria Luisa Munn, Simposiarca di turno. Andrea Funi, lo chef, è molto bravo nel proporre piatti di grande rilievo, V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A PASSAGGIO DELLA CAMPANA A SALSOMAGGIORE TERME Con una cena di gala alla “Locanda della Moiana” del castello di Felino, la Delegazione di Salsomaggiore Terme ha festeggiato i primi dodici anni di vita. Fondata da Antonio Battei questa Delegazione copre una zona ricca di turismo non solo gastronomico, dove la ristorazione ha radici antiche protese sulle province di Parma e di Piacenza. Oltre ai valori della tradizione, la cucina ha qui trovato un non sempre facile punto d’equilibrio in quella cucina internazionale che, fin dal momento in cui Salso si è trasformata da borgo del sale in “ville d’eaux”, è entrata a far parte del patrimonio comune della zona. La cena di gala è stata organizzata in onore del Presidente nazionale dell’Accademia Giuseppe Dell’Osso: presenza che, oltre a suggellare più di due lustri di attività, è stata auspice dello scambio della “campana” tra Antonio Battei e Gino Del Boca, che ha assunto la carica di Delegato. Dopo anni d’mpegno al servizio della cultura e civiltà della cucina, a favore e difesa delle tradizioni eno-gastronomiche legate al territorio, e dopo aver favorito una più capillare presenza e visibilità dell’Accademia Italiana della Cucina nel segno di una tavola che vuole unire piacevolmente uomini, idee e culture, Battei lascia la guida della Delegazione a Gino Del Boca, dopo dodici anni di lavoro testimoniati da una rassegna stampa di decine e decine di pagine: un corposo volume consegnato nelle mani del Presidente il quale non ha mancato di rallegrarsi. Giuseppe Dell’Osso, nel suo articolato intervento, ha apprezzato la dinamicità della Delegazione e la sua precisa e puntuale presenza sul territorio e ha tra l’altro affermato: “Questa è la strada giusta per una crescita che dia all’Accademia sempre maggiore autorevolezza”. All’Accademico Marco Alessandrini è spettato il compito d’illustrare il luogo che ha ospitato il convivio. Una serie di ricordi e fatti storici raccolti in un’elegante pubblicazione edita da Battei traccia una breve storia del castello. I festeggiamenti del dodicesimo anno di vita della Dele- con attenzione particolare ai prodotti del territorio. Eccellenti i tortellini e le tagliatelle, notevole sia la spalla in crosta di pane con le noci sia il fritto, leggerissimo. Buona e attenta la scelta dei vini, alcuni di produzione della famiglia Funi. In estate la grande terrazza invoglia alla frequentazione. Valutazione non eseguita perché fuori territorio. Il commento generale è stato di grande apprezzamento anche per la qualità del servizio. CENTO-CITTÀ DEL GUERCINO 10 marzo 2002 Ristorante “La Pallida Luna” di Emma Martinelli & C., fondato nel 1997. ●Via Moli- gazione salsese sono stati inoltre l’occasione per presentare la plaquette “Salsomaggiore Terme: la cucina golosa nella ville d’eaux, a tavola con la regina” curata dall’Accademico Roberto Tanzi e dedicata a Baldassarre Molossi. Il menu preparato per l’occasione dallo chef Egidio Manzini e dal maître Vincenzo Ecca, ha proposto alcuni classici del territorio come l’antipasto di salumi con il prelibato culatello di Zibello, il dolcissimo prosciutto di Parma e l’immancabile salame Felino. I primi hanno invece passato in rassegna le peculiarità del tortello cucinato nei tre modi classici, dove al ripieno di erbette è succeduto quello di zucca e poi quello di patate, mischiato al profumo del porcino di Borgotaro. Un crescendo che ha propiziato il filetto di porchetta alle nocciole accompagnato da patate al forno. Il tocco esotico di un’insalata di ananas seguita da un biscotto intinto nello zabaione ha concluso il convivio. I vini che hanno accompagnato i piatti sono stati un Lambrusco del Castello 2000, un Conte del Becco 2000 e uno spumante Tenuta San Lorenzo del 1997. La serata di gala è stata inoltre l’occasione per dare il benvenuto a tre nuovi Accademici: Paolo Lunardi, Marco Mazzoni, Franco Vincenzo. Tra le autorità presenti: il questore di Parma dottor Raffaele Valentini, il pro-rettore professor Corrado Scaravelli e gli amici Delegati di Parma e di Destra Oglio Vittorio Brandonisio e Giuseppe Monici. A tutti i doni offerti da Barilla, Terme di Salso e Terme di Tabiano. In occasione della sua visita a Parma, il Presidente Giuseppe Dell’Osso e il Presidente del Centro studi “Franco Marenghi”, Giovanni Ballarini, si sono incontrati con l’assessore provinciale all’Agricoltura e alimentazione, Albino Ivaldi Ganapini, per mettere a punto la partecipazione e l’intervento dell’Accademia nel quadro del grande progetto per una scuola internazionale di cucina che dovrà trovare sede nella splendida cornice della reggia farnesiana di Colorno. (Angelo Gnudi) no 27, Molino Albergati (Ferrara); 051/6842107; coperti 40. ● Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione necessaria; ferie agosto; giorno di chiusura domenica, lunedì, martedì. ●Valutazione 8,50; prezzo € 31; elegante. Le vivande servite: bignole di salsiccia con culaccia sta- L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 2 9 gionata in grotta e lardo di Colonnata; piccole “spuntature” di maialino cucinate in padella con Tocai friulano servite in letto di salsa alla cacciatora aromatizzata al timo fresco; riso mantecato alle punte di asparagi verdi con croccantini di guanciale e fonduta di formaggio di fossa; ruote di filetto di coniglio ripieno di frittata con lasagna V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A EMILIA ROMAGNA segue di patate, broccoli e uova di quaglia al sapore di tartufo di Norcia; tortino morbido di cioccolata e mandorle con crema pasticciera tiepida, bucce d’arancia caramellate e salsa di pistacchi verdi di Bronte. I vini in tavola: La Monella (Braida); Pignoletto frizzante (San Vito); Pinot bianco 2000 (Renato Keber); Cabernet franc (Renato Keber). Commenti: Nella raffinata ed elegante cornice del locale gestito con sapienza dai titolari, si è tenuta la conviviale di primavera con grande partecipazione degli Accademici e consorti. Dopo un gustoso brindisi di benvenuto si è passati a tavola, dove lo chef Roberto ci ha entusiasmati con la delizia dei suoi piatti raffinati e ben presentati, mentre Egidio ci ha gratificati con una serie di vini eccezionali e ben accostati. Ormai siamo certi che questo ristorante si possa annoverare fra i migliori del nostro territorio di competenza. FORLÌ 22 marzo 2002 Ristorante “Vittorio” della Famiglia Boldrini, fondato nel 1992. ●Via Andrea Doria 3, porto turistico, Cesenatico (Forlì); 0547/672588; coperti 70+70 all’aperto. ●Parcheggio del ristorante; prenotazione consigliabile; ferie ultima settimana di maggio, ultima di settembre, e 3 settimane a Natale; giorno di chiusura martedì e mercoledì a mezzoggiorno. ● Valutazione 9; prezzo € 55; tradizionale con cucina marinara. Le vivande servite: aperitivo con crostini; bianchetti alla griglia; misto di antipasti al vapore; fritto dell’Adriatico; risotto bianco alle vongole; grigliata; dessert; ciambella; caffè e digestivo. I vini in tavola: Cuvée imperiale (Berlucchi); Pinot grigio (Villa Russiz); Sauvignon (Jermann); Moscato rosa (Jermann). Commenti: Il ristorante si è dimostrato di prima qualità e uno dei migliori della riviera romagnola. L’Accademia l’ha inaugurato dopo i lavori che hanno riguardato locali e arredamento. Si è cominciato con la “sciccheria” di una squisita polpa di granchio servita su crostini e innaffiata da un Berlucchi cuvée imperiale. La “sfilata” degli antipasti è stata impeccabile e ben calibrata: dai bianchetti alla griglia (deliziosi) a scampi, canocchie e altre delizie presentati da un servizio di sala impeccabile ma non frenetico e quindi accattivante. Il risotto bianco aveva il profumo del mare e il fritto dell’Adriatico ha riscosso un successo meritato: croccante, su un “tappeto” di carta gialla, è stato “spazzato” senza pietà dai commensali. E per finire un’ottima grigliata e la classica ciambella romagnola. Il tutto con vini di primo piano tra i quali gli eccezionali Pinot grigio Villa Russiz e Sauvignon Jermann. Al termine applausi per tutti e in particolare per Alessandra che dirige l’azienda, a suo tempo fondata dall’indimenticabile Vittorio. Al discorso del Delegato Stelio Nanni è spuntata una lacrima dagli occhi di Alessandra, che era di gioia e nello stesso tempo di commozione. anche il sassolino, anche se per alcuni leggermente salato. Ottima valutazione anche per il rapporto qualità/prezzo e per l’ambiente veramente caldo e accogliente anche per gruppi di medie dimensioni. Nel complesso un ottimo mix sotto tutti gli aspetti. MODENA 25 febbraio 2002 Ristorante “La Contea di Montale” di Franco Manzo e Carlo Caselgrandi. ● Via Vandelli 100/A, Montale Rangone (Modena); 059/531212; coperti 90. ●Parcheggio comodo, incustodito; prenotazione consigliabile; ferie da definire; giorno di chiusura lunedì. ●Valutazione 6,97; prezzo € 30; raffinato, tradizionale. Le vivande servite: tortellini in brodo di cappone; tortelloni di ricotta e spinaci profumati al tartufo; sassolino (tipo di zampone); purea e fagioli borlotti in umido; dolci “Contea di Montale”. I vini in tavola: Lambrusco di Sorbara; Lambrusco Grasparossa di Castelvetro; Malvasia dei Colli Piacentini; Moscato di Pantelleria. Commenti: Il ristorante, facilmente raggiungibile, è collocato all’interno di un casale di antica bellezza, rustico e accogliente sia all’interno, per l’inverno, che in estate, grazie all’ampio portico e parco alberato. La cucina abitualmente proposta rimane legata alla tradizione locale, così come è stato in occasione della visita della nostra Delegazione. Gli Accademici hanno particolarmente apprezzato i tortellini in brodo di cappone preparati a mano dalla nonna Ada, così come i tortelloni al profumo di tartufo. Molto gradito L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 3 0 RAVENNA 22 febbraio 2002 Ristorante “Caicco” di Caicco sas di Buzzi Marco & C., fondato nel 2000. ●Viale Spalato 91, Marina di Ravenna (Ravenna); 0544/538080, anche fax; coperti 68 interni, 80 esterni. ●Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; ferie gennaio; giorno di chiusura lunedì sera e sabato a pranzo (solo d’inverno). ●Valutazione 7; prezzo € 37; accogliente. Le vivande servite: gamberoni alla salsa rosa; pesce spada; polpo e fagioli cannellini; olive in insalata; scampi alla vinaigrette; cozze, cappesante e gamberoni gratinati; risotto di pesce allo zafferano; gnocchetti al pomodoro, calamaretti e rucola; fritto misto di pesce; sorbetto al limone; selezione di Rhum. I vini in tavola: Rosso Fonte del Re 2000; Lacrima di Morro d’Alba Doc (Azienda Umani Ronchi). Commenti: Locale accogliente anche se un po’ rumoroso. Servizio molto efficiente. Piatti ben presentati ma un po’ troppo salati e conditi. Personale molto solerte. Il fritto misto di mare è il piatto più riuscito. Ottima selezione di vini e Rhum. Interessante punto di ritrovo per degustazioni di pietanze, vini e sigari. V I T A D E L L ’ colata). Un plauso agli chef del “Vascello” per il menu: da segnalare il risottino con ostrica e fiori di zucca e il rombo alle erbette aromatiche. Buono il servizio. Il locale ben si presta a questo tipo di conviviali. TOSCANA APUANA 8 marzo 2002 Ristorante “Il Vascello” di Marco Guidi, fondato nel 1997. ●Via Gramsci 6, Cinquale di Montignoso (Massa Carrara); 0585/807792, fax 0585/807791; coperti 70. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie nei mesi invernali; giorno di chiusura lunedì. ● Valutazione 7,17; prezzo € 31; raffinato, elegante, tradizionale. Le vivande servite: nuvoletta di ricotta al timo; farfalla di gambero su crostone toscano; sfogliatella di verdura; rosetta di salmone fresco; risottino con ostrica e fiori di zucca; mezzelune verdi con fondente di pomodoro; rombo alle erbette aromatiche con canestrino primavera; torta Arlecchino. I vini in tavola: Chardonnay; Vernaccia di S. Gimignano. Commenti: La Delegazione Apuana ha celebrato l’antica tradizione della “Pentolaccia” nel complesso di Villa Undulna al Cinquale. Ospiti d’onore il questore, Accademico Alfredo Pelle, il Vice-Delegato della Delegazione di Pisa e il Delegato della Versilia. Nel corso della serata sono stati consegnati due riconoscimenti alla stampa: alla “Nazione” (per gli articoli sul ruolo dell’Accademia) e ad “Antenna 3” (per il servizio realizzato in occasione della conviviale sulla cioc- APUANA 26 marzo 2002 Ristorante “Al Ponte Vecchio” di Massimo Bonucelli. ●Viale Colombo 2, Marina di Carrara (Massa Carrara); 0585/ 780876; coperti 100. ● Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; giorno di chiusura lunedì sera. ●Valutazione 7,10; prezzo € 25; tradizionale, accogliente. Le vivande servite: antipasto misto mare; tagliolini nei fagioli; agnello di Zeri; formaggi di latte crudo di pecora; castagnaccio e focaccia dolce carrarese. I vini in tavola: “La Casella” della Igt Val di Magra; Candia di Cesare Della Tommasina; Carmignano Villa Artimino; Grecale della Florio. Commenti: Riunione ben riuscita della Consulta apuana. Eccellente l’agnello di Zeri sia per la qualità che per la semplicità nella preparazione. Piatto molto genuino che ben delinea la caratteristica della cucina del territorio. CHIANCIANO 16 marzo 2002 Ristorante “Al Casale”, fondato nel 1999. ●Via delle Cavine e Valli 36, Chianciano Terme (Siena); 0578/60501; coperti 70. ●Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; ferie gennaio; giorno di chiusura lunedì. ●Valutazione 7,30; prezzo € 35; tradizionale. A C C A Le vivande servite: delizie fritte dello chef; pecorino canestraio; stuzzichini; caciottina fresca; soprassata di Trequanda; crostini di lardo di Colonnata; fagottini di pecorino e zucchine; mezze maniche di Gragnano al pomodorino secco e melanzane; faraona farcita al tartufo; porcellino da latte al girarrosto; insalate dell’orto e verdurine grigliate; fantasia di crostate e dolcetti della nonna; frutta in sorbetto. I vini in tavola: spumante Champenoise Gavioli; Rosso toscano Avignonesi; Rosso di Montalcino Avignonesi; Nobile di Montepulciano Avignonesi; Moscato d’Asti Enrico Serafino. Commenti: Il locale è molto piacevole, i proprietari molto attenti, la tavola molto ben apparecchiata e i cibi della tradizione della zona. È un ristorante da consigliare in particolare per la bella stagione, per il bel giardino dove si può cenare all’aperto. EMPOLI 27 febbraio 2002 Ristorante “Vecchia Fornace” di Olimpia Bottone, fondato nel 2001. ●Via dell’Argine 1, Santa Croce sull’Arno (Pisa); 0571/360523, fax 0571/ 360508; coperti 90+40 in terrazza coperta. ● Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie agosto; giorno di chiusura lunedì. ● Valutazione 7,50; prezzo € 34; familiare. Le vivande servite: insalata di polpo; paté di cernia; carpaccio di salmone, tonno e pesce spada; zuppetta di moscardini; risotto alla marinara; linguine ai frutti di mare; branzino e occhiata all’acqua pazza con patate all’isolana; pastiera e babà. L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 3 1 D E M I A I vini in tavola: bianco Oliveto (Fattoria Oliveto spa, Castelfiorentino). Commenti: La prima riunione conviviale del 2002, Simposiarchi gli Accademici Persia e Caponi, si è svolta in una atmosfera di grande cordialità e partecipazione, in un locale di recente apertura, specializzato in pesce fresco e gestito con amabilità e simpatia da un gruppo familiare partenopeo di consumata esperienza. Un servizio efficiente e solerte ha permesso ai commensali di apprezzare senza attese i gustosi piatti che la signora Olimpia ha preparato con perizia. Unanime il consenso per gli antipasti, con particolare riferimento all’insalata di polpo e al paté di cernia, vera gioia per il palato e la vista. Risotto alla marinara equilibrato e cotto giusto. Molto appetibili le linguine ai frutti di mare. Partenopeo, ovviamente, il dessert di pastiera e babà sposato con un delicato Limoncello e un cremoso cioccolatello al liquore. Il convivio ha riscosso, nel complesso, apprezzamento per una cucina marinara genuina e presentata con fantasia. Adeguato il rapporto qualità/prezzo. Locale consigliabile. Al termine, il Delegato Franco Cocco ha sottolineato l’importanza dell’azione accademica nell’opera di recupero e salvaguardia delle tradizioni cucinarie. ELBA 28 febbraio 2002 Ristorante “Longone Inn” di Guido Balacco e Ute Becher, fondato nel 1986. ●Viale Europa 5, Porto Azzurro (Livorno); 0565/920298; coperti 70+50 all’aperto. ●Parcheggio scomodo; prenotazione consigliabile; ferie novembre; giorno di chiusura lunedì. ●Valu- V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A TOSCANA segue tazione 7,80; prezzo € 27; accogliente, rustico. Le vivande servite: antipasti vari; ravioli di asparagi con sugo di piccione; gnocchi al tartufo nero locale; bistecca alla brace; coniglio al forno; arrosto di capra; verdure di campo con porri selvatici; sorbetto e fragole. I vini in tavola: Elba Doc rosso Montefico. Commenti: L’ubicazione del locale non è certo panoramica, un incrocio alla periferia del paese, ma si mangia bene, l’atmosfera è cordiale, l’apparecchiatura colorata e di buon gusto, con bellissime composizioni di frutta e verdura. La cucina varia continuamente a seconda del mercato e dell’estro del cuoco, con garanzia di freschezza e genuinità. Apprezzatissimi il paté di fegato con crostini caldi, l’arrosto di capra, una bistecca eccezionale, entusiasmanti le erbe di campo con i porri selvatici, raccolte personalmente da Ute, signora tedesca da quaranta anni sposata a Porto Azzurro, che cura il suo locale con passione, entusiasmo e competenza. Da qualche anno non tornavamo in questo ristorante: è stata quindi una piacevole riscoperta. LUNIGIANA 16 marzo 2002 Ristorante “Maffei” di Corrado Maffei, fondato nel 1905. ●Via Provinciale 13, Molinello di Pontremoli (Massa Carrara); 0187/836620; coperti 65/70. ● Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie primi 15 giorni di luglio; giorno di chiusura giovedì. ●Valutazione 7,53; prezzo € 20,66; familiare, tradizionale. Le vivande servite: frittelle di verdure varie; frittelle di farina dolce; torta d’erbi; crostini tipici; focaccette caserecce calde; tortellini in brodo di cima; lasagne casalinghe di grano al sugo di pomodoro; cima di vitello e contorno di verdura ripiena; fegatelli di maiale e cavolo bianco all’agrodolce; “latte in piedi” aromatizzato con mandorle amare; caffè e alloro. RIUNITO A VILLA SANTA CRISTINA IL COMITATO REGIONALE TOSCANO Il Comitato regionale toscano si è riunito a Prato alla presenza, per la seconda volta, del presidente Giuseppe Dell’Osso, nella splendida Villa santa Cristina. La riunione è stata organizzata e coordinata dal Delegato di Prato, Pietro Vestri. Erano presenti i seguenti Delegati: Paolo Cattaneo (Delegazione Apuana, con il Consultore Renato Iardella), Guido Gianni (Arezzo), Stefania Pasella Pacini (Elba), Franco Cocco (Empoli), Sergio Barghini (Firenze), Sergio Gristina (Livorno), Marcellino Mauri (Vice-Delegato della Lunigiana), Paolo Guerrazzi (Maremma, con il ViceDelegato Mario Fratini), Umberto Moschini (Pisa), Paolo Pasticci (Pistoia), Pietro Vestri (Prato), Lorenzo Nepi (Siena, con la Vice-Delegata Lorenza de Medici di Ottajano), Luciano Franchi (Siena Valdelsa), Guglielmo Maltagliati (Valdinievole, con il Vice-Delegato Roberto Doretti), Enrico Celli (Versilia). Assenti giustificate le Delegazioni di Lucca Garfagnana e Volterra. I lavori sono stati aperti con un indirizzo di saluto del Coordinatore regionale Ulisse Vivarelli. Il Presidente Giuseppe Dell’Osso ha quindi illustrato le iniziative in corso, a partire dalla sperimentazione, sull’intero territorio nazionale, di quella che è stata chiamata “Operazione giovani”, nell’intento di dare corpo alle ipotesi, da tanti Accademici e da tanto tempo avanzate, per assicurare la continuità associativa attraverso un oculato e intelligente proselitismo. Un altro tema importante affrontato dal Presidente Dell’Osso è stato la nuova concezione della nostra “Guida ai ristoranti”, con l’inserimento delle trattorie e delle imprese agrituristiche il cui ristorante sia aperto anche a chi non sia ospite dell’azienda. Una diversa e più chiara simbologia, maggiore inserimento dei Coordinatori regionali e, infine, la valutazione finale riservata esclusivamente al Presidente: ecco alcuni dei punti più qualificanti. Altri temi affrontati dal Presidente sono stati la presenza dell’Accademia su Internet, il problema delle etichette dei prodotti alimentari e infine i nuovi assetti regionali delle Delegazioni, sia per una maggiore collaborazione reciproca alle manifestazioni più importanti, sia con la creazione di nuove Delegazioni. Suggerimenti per una maggiore presenza sul territorio sono stati avanzati dai Delegati di Empoli, Firenze, Livorno e Maremma, mentre i Delegati di Arezzo e Siena hanno gettato le basi per una celebrazione comune della “Giornata della carne” nel prossimo ottobre. Le Delegazioni Apuana e della Lunigiana si sono dichiarate disponibili per partecipare alla “Giornate dello spino fiorito” in programma il 18 e 19 maggio, mentre la Delegazione di Livorno annuncia la sua partecipazione alla manifestazione “Game fair” di Collesalvetti, in cui gli antichi metodi di caccia (dal falcone alla balestra) rivivono permettendo anche la trattazione di una cucina antica di cacciagione. Tutti sono stati concordi nell’aderire a una riunione conviviale dedicata alla raccolta di libri per la Biblioteca nazionale accademica. Un pranzo ben servito e ben cucinato ha completato una giornata molto positiva sia per i temi trattati che per le relative conclusioni. (Ulisse Vivarelli) L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 3 2 V I T A I vini in tavola: bianco Gavi di Gavi Docg (Bergaglio); rosso Pollera Doc (Ruschi Noceti). Commenti: Ambiente simpatico e piacevole che ha fatto apprezzare una cucina casalinga, con ottima scelta delle materie prime e una superba realizzazione di alcuni piatti. Gli ingredienti naturali, cucinati con semplicità e con molta cura, hanno fatto riaffiorare nei ricordi gli odori della nostra tradizione. Dalle schede compilate dagli Accademici emerge l’entusiasmo suscitato dai fegatelli di maiale cucinati nella tipica reticella e che sprigionano aromi e sapori caratteristici. Delicata è stata la realizzazione del dessert: il “latte in piedi” ha piacevolmente sorpreso per la giusta consistenza e il profumo. MAREMMA 16 febbraio 2002 Ristorante “Pantagruel” di Sergio Maggini, fondato nel 1983. ●Via Bellini 5/A, Marina di Grosseto (Grosseto); 0564/34145; coperti 23. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie gennaio; giorno di chiusura martedì. ●Valutazione 7,80; prezzo € 36; raffinato, familiare. Le vivande servite: timballo di scampi; tortiera di alici; fagottino di spigola; porro e purea di pistacchi; risotto alla pescatora; spaghetti all’astice con profumo di grappa; filetto di pesce fresco all’acqua pazza; insalata di mazzancolle e zucchine; sorbetto al limone; tris di dolci. I vini in tavola: vini bianchi veneti selezionati: Bianco di Franciacorta Bellavista; Char- D E L L ’ donnay Ronchi di Manzano Colli Orientali del Friuli; Moscato d’Asti Prunotto. Commenti: La prima riunione annuale si è tenuta, con signore e ospiti, al ristorante “Pantagruel” segnalato dall’Accademico Vittorino Zodio, Simposiarca per l’occasione. Dagli antipasti alla chiusura della conviviale è stata tutta una grande musica, come quella di Verdi, dove non si può scartare una nota. Bene orchestrato il servizio condotto dallo stesso gestore Sergio Maggini, ristoratore e sommelier da oltre venticinque anni, con all’attivo molte vittorie in concorsi gastronomici. Ottimo il rapporto prezzo/qualità. PISA 19 febbraio 2002 Ristorante “Lido” di Giovanna Masi-Minuti e il figlio Alessandro, fondato nel 1961. ●Quattro Strade di Lavaino, Lari (Pisa); 0587/616020; coperti 180. ●Parcheggio sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie agosto; giorno di chiusura lunedì sera e martedì. ●Valutazione 7,75; prezzo € 31; elegante, accogliente. Le vivande servite: calice di benvenuto con stuzzichini rustici; paté di fegato guarnito; zuppa gratinata (ottima); timballo di riso al piccione (eccellente); agnello al rosmarino con fagioli con l’occhio; frittura di verdure; zuppa inglese (veramente perfetta) e dolcetti di Carnevale. I vini in tavola: Terlaner 2000 delle Cantine di Terlano; Castellaccio 2000, bianco Itg (Fattoria dell’Uccelliera di Fauglia); Poggio Cosmiano 1999, rosso (Tenuta di Poggio Cosmiano); Moscato passito (Villa Monticelli). A C C A Commenti: Questa tornata accademica ha fatto sosta in uno dei “templi” della gastronomia della nostra zona. Infatti è il “regno” di Giovanna, una cuoca di grande livello, che ha ricevuto le massime onorificenze del settore e che ancora con tanto amore, passione e professionalità cucina i suoi piatti. Anche i vini sposati sono stati del livello che dovevasi esigere. Il Delegato ha illustrato la storia del locale, che è interessante e in un certo senso anche curiosa, quindi al termine del convivio un caloroso applauso ha accolto Giovanna che, vincendo la sua naturale ritrosia, è venuta in sala con il figlio e la nuora (che è un’ottima creatrice di dolci) e ha ricevuto il ricordo accademico e la vetrofania. PISTOIA 28 febbraio 2002 Ristorante “La Vecchia Ferriera” di Franco Nesti, fondato nel 1984. ●Località Bussotto 8, Candeglia (Pistoia); 0573/ 46797. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; giorno di chiusura martedì. ●Valutazione 7; prezzo € 26. Le vivande servite: il “carcerato”; insalata di coppa all’aceto balsamico; maccheroni sull’anitra muta; polpettone aglianese con contorno di sedani; frittura dell’aia con contorno di insalate; biscotti alla mandorla; soufflé di cioccolato. I vini in tavola: Vernaccia di San Gimignano; Chianti Spalletti; Vin santo Spalletti. Commenti: Riunione conviviale dell’amicizia, incontro tra le Delegazioni di Firenze e Pistoia. Serata piacevolissima caratterizzata dal feeling che L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 3 3 D E M I A subito ha unito gli Accademici delle due città. Così in una atmosfera festosa si sono succedute le varie portate che hanno riscosso un generale consenso: ottimo il “carcerato”, piatto tipico pistoiese fatto con la rigaglia (intestino) di vitello; eccellente l’insalata di coppa; sufficienti i maccheroni sull’anitra muta; buoni i secondi: polpettone aglianese con sedani in umido e il fritto misto. Buoni i biscotti, superbo il soufflé al cioccolato. Sotto tono invece i vini, soprattutto il Chianti Spalletti. Non impeccabile il servizio. Complessivamente una bella serata con gli amici fiorentini. SIENA 22 marzo 2002 Osteria “Sosta di Violante”, fondata nel 2001. ● Via di Pantaneto 115, Siena; 0577/ 43774; coperti 35. ●Prenotazione consigliabile; giorno di chiusura domenica. ●Valutazione 7,71; prezzo € 28; in centro storico. Le vivande servite: mozzarelline fritte con marmellata di cipolle e rustici caldi bagnati da spumante brut; zuppa di farro e legumi; tagliata di vitello; capocollo alla griglia e agnello scottadito con contorni di ceci e rapi; torta di mele e noci “custard cream”. I vini in tavola: Chianti Colli Senesi Docg 2000; Vin santo toscano. Commenti: Positivo il giudizio sui piatti espressi, ma ne risente il servizio, troppo lento. Ambiente piacevole, ottimo per poche persone. La lista delle vivande si è ispirata alla semplice cucina senese arricchita da ghiottonerie negli antipasti e da un ricco, V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A TOSCANA segue forse troppo, secondo, con tre varietà di carni. Il servizio gentile e garbato ha risentito della lentezza dei fornelli, soprattutto in presenza di un nutrito gruppo, ma l’ambiente informale ha messo a proprio agio gli Accademici. Buona la scelta dei vini e apprezzabile l’offerta della casa. Un dolce tradizionale senese, più da colazione mattutina, è stato adattato all’ora di pranzo da una azzardata aggiunta di “custard cream” che, comunque, ha riscosso un ottimo successo. VERSILIA 21 marzo 2002 Ristorante “Enoteca Marcucci” della Famiglia Marcucci, fondato nel 1988. ●Via Garibaldi 40, Pietrasanta (Lucca); 0584/791962; coperti 70+30 all’aperto d’estate. ●Parcheggio scomodo (in zona pedonale); prenotazione necessaria; ferie novembre; giorno di chiusura lunedì. ● Valutazione 7,40; prezzo € 33; caratteristico. Le vivande servite: crostini misti (pomodoro con basilico e maggiorana, fegatini di pollo, formaggi alle erbe e altre verdure); timballo di fagiolini con salsa di asparagi, maggiorana, ricotta e formaggio; insalata di pere e caprino fresco; fragole; noci; rucola; uva secca; pizzette grigliate di melanzana, pomodoro fresco, origano e mozzarella; zuppa d’orzo con seppioline e carciofi; maialino di cinta senese alla brace; erbe di campo saltate in padella; fagiolini cannellini; mattonella ai fiori di lavanda. I vini in tavola: Vermentino dei Colli di Luni (Fattoria Ottaviano Lambruschi, il migliore Vermentino rivalutato, prima raccolta 2001); Rosso del- le Colline Lucchesi (Palistorti 1999, Tenuta di Valgiano); Candia amabile (Fattoria Cima, il Candia è coltivato in una ristretta zona di Massa). Commenti: È stato veramente piacevole riscoprire i sapori della primavera. I vassoi misti di antipasti con tutte le verdure ed erbette fresche, coltivate da babbo Giuseppe nell’orto di casa, hanno incontrato il favore della maggioranza dei presenti, fra i quali il sindaco di Pietrasanta, il Vice-Delegato di Pisa e alcuni ospiti. Il primo nella tradizione, come ogni sera solo zuppe di verdura; la zuppa d’orzo con seppioline e carciofi era ben dosata con la gran varietà delle erbe aromatiche: base di cipolla fresca, pisellini, prezzemolo, basilico, timo, alloro, scorza d’arancia, semi di finocchio selvatico. Apprezzato anche il maialino di cinta senese alla brace. Graditissimo il dessert ai fiori di lavanda, guarnito di caramello e crema di miele d’acacia, pinoli e salsa di rabarbaro. Ottimo l’abbinamento dei vini. Simposiarca della serata è stato il nostro bravo Segretario Piero Maremmani. MARCHE ASCOLI PICENO 6 marzo 2002 Ristorante “Lo Scoglio” dei F.lli Evangelisti, fondato nel 1990. ● Viale De Gasperi 33-Conc. 26, Grottammare (Ascoli Piceno); 0735/582533; coperti 60 interni, 60 esterni in estate. ●Parcheggio insufficiente; prenotazione consigliabile; ferie ottobre e periodo natalizio; giorno di chiusura martedì. ●Valutazione 7,50; prezzo € 44; chalet sul lungomare. Le vivande servite: antipasti (mazzancolle con lardo di Colonnata, crudità: ostriche, pannocchie, scampetti); pesce spada affumicato con cipolla, alici e mazzoline scottadito; guance di coda di rospo alla cacciatora; occhiata fritta a tranci ripassata in sugo di pomodoro, olive e sottaceti; trippa di pescatrice; mezzemaniche allo scoglio (sugo bianco di pesce); mazzolina di grosse dimensioni (kg 3,5) in forno con patate; pasticceria mignon secca e piccoli coni gelati misti. I vini in tavola: Falerio 2000 Cantina sociale di Castignano Doc; Gramelot (uve Trebbiano, Passerina e Pecorino – Cantina sociale di Castignano Igt); Mandolaia passito delle Dolomiti. Commenti: La costa dell’Ascolano è ricca di questi chalet in riva al mare, che da qualche anno, e da un punto di vista strutturale, e da un punto di vista cucinario, sono assurti alla dignità di ristoranti. “Lo Scoglio”, che ha ospitato la riunione di una consulta “allargata”, è appunto uno di questi chalet. Proposte cucinarie da un lato aderenti alla tradizione (la trippa di pescatrice, le crudità, le guance di pescatrice alla cacciatora), dall’altro non prive di spirito innovativo e di originalità (occhiata a tranci fritta ripassata in sugo di pomodoro con olive bianche e sottaceti, carpaccio di pesce spada affumicato con cipolla). Non sono mancati sontuosi piatti della tradizione marinara (grande L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 3 4 mazzolina in forno con patate). Una annotazione particolare, per sapidità e originalità, meritano le mazzancolle con pomodorini e lardo di Colonnata. Una chicca infine le alicine fatte maturare nei barili con il sale grosso che in questo chalet, come in molti altri della costa, sono di produzione propria. UMBRIA FOLIGNO 9 febbraio 2002 Ristorante “Il Coccorone” di E. Mondi. ● Largo Tempestivi, Montefalco (Perugia); 0742/ 379535; coperti 100. ● Parcheggio incustodito, comodo, zona pedonale; prenotazione consigliabile; giorno di chiusura mercoledì. ●Valutazione 6; prezzo € 23,24; tradizionale. Le vivande servite: pizza con gli sfrizzoli; salumi; polenta con il sugo delle spuntature; arrosto misto di fegatelli, salsicce, costarelle; dolci secchi e al cucchiaio. I vini in tavola: Rosso di Montefalco Cantina Caprai; Sagrantino passito Cantina Ruggeri. Commenti: Riunione conviviale dall’argomento stuzzicante: “Il maiale a tavola”. La folta Delegazione si è arrampicata sul colle della bella “ringhiera dell’Umbria”, per assaporare piatti della tradizione territoriale, di cui il maiale rappresenta un ele- V I T A mento fondamentale: i nostri nonni lo apprezzavano soprattutto “perché non si butta via nulla!”. Per antipasto pizza con gli sfrizzoli, invero poco friabile e assai criticata, e salumi differenti tra cui spiccava il morbido ciauscolo, una ottima polenta con il sugo delle spuntature (le costine del maiale) come primo piatto apprezzato, e arrosto misto di fegatelli, salsicce, costarelle per secondo piatto. Dolci secchi e al cucchiaio per chiudere. Gli Accademici non hanno molto gradito la superficialità della preparazione di alcuni piatti, l’arrosto poco fragrante, la fredda e routinaria accoglienza: sintomi preoccupanti di uno scadimento nella qualità di un ristorante finora molto apprezzato. TERNI 23 marzo 2002 Ristorante “Villa Graziani” di Paola Cavalieri e Silvia Luzzi, fondato nel 1992. ●Villa Valle 11, Papigno (Terni); 0744/ 67653; coperti 60. ●Parcheggio sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie dieci giorni in agosto; giorno di chiusura lunedì e domenica sera. ●Valutazione 8,50; prezzo € 32; elegante, accogliente, in palazzo storico. Le vivande servite: antipasto pasquale; fricassea di asparagi (8,50); pizza di Pasqua e lombello (7); piccolo supplì (8); fiore di zucca (7,50); raviolone agli asparagi (8,50); pappardelle con pancetta croccante e chiodini di primavera (8); filetto con carciofi su schiacciatina di patate (7); sfogliatina di mele con crema, fragole e lamponi (8,50). I vini in tavola: Chardonnay “Zuc di Volpe” 1999 (Volpe Pasini) Colli Orientali del D E L L ’ Friuli (8); Lagrein Dunkel riserva 1999 (Josephus Mayr, Erbhof Unterganzner, Bolzano) (8,50); Verduzzo di Ramandolo “Ronco Vieri” Colli Orientali del Friuli 1997 (7,50). Commenti: Per la conviviale degli auguri pasquali è ormai tradizione recarsi a “Villa Graziani” e affidare l’incarico di Simposiarchi a Giulio Pallotta e a Enrico Cipiccia. L’ambiente, residenza dei conti Graziani, a due passi dalla cascata delle Marmore, è caldo e accogliente. Si è iniziato con una fricassea di asparagi selvatici praticamente perfetta, della giusta altezza e non completamente rappresa, ovverosia “bavosetta” come da sempre prescritto per le frittate della nostra zona. Normale, e non potevamo pretendere altro, il lombello accompagnato alla classica pizza al formaggio, caldi e fragranti appena usciti da ottimo olio il piccolo supplì e il fiorellino di zucca. Miglior piatto della serata il grande raviolo verde ricoperto da una splendida salsa bianca: besciamella, formaggi e puntine di asparagi di campo. Saporose e piccantine le grandi tagliatelle ai chiodini di primavera e pancetta saltata al punto giusto. Unico piatto leggermente giù di tono il filetto, troppo basso e troppo cotto, su una schiacciatina di patate al rosmarino. Perfetto, come al solito e ce lo aspettavamo da Silvia, il dessert fragrante: una sfogliatina con una carezza di mela, crema vellutata e accanto fresca frutta di bosco. Un ringraziamento a Paola e Silvia per l’impegno in cucina e in sala e per la calda accoglienza riservata alla Delegazione, i complimenti per la professionalità dimostrata nella interpreta- A C C A zione e nell’esecuzione di quanto era stato suggerito nella cena di prova, a conferma delle loro capacità. D E M I A co, l’insigne medico Annibale Veronica. Per quanto sopra detto, il locale “Charlie Brown” ha superato la prova in modo brillante. ROMA 28 febbraio 2002 LAZIO LATINA 22 febbraio 2002 Ristorante “Charlie Brown” di Domenico Giudice. ●Via Garibaldi 43, Sermoneta (Latina); 0773/30144, anche fax; coperti 120. ●Parcheggio sufficiente; prenotazione consigliabile; giorno di chiusura lunedì. ●Valutazione 8; prezzo € 21; rustico, caratteristico. Le vivande servite: antipasto “Charlie Brown”; timballo alla Bonifacio VIII; zuppa di fagioli con funghi porcini; stinco di bufala al forno; bocconcini di cinghiale in umido; contorni di stagione; torta di ricotta; caffè. I vini in tavola: Merlot e Cabernet del Collio. Commenti: Pietro Bianchi, come Simposiarca, ha sostituito degnamente l’amico P.I. Amedeo Benatti assente per motivi di lavoro. Il Simposiarca, dopo aver ricordato la storia del paese e del locale, ha illustrato il menu della serata. Fra i piatti presentati dal ristorante è stato particolarmente gradito lo stinco di bufala al forno. I vini sono stati di ottimo livello. Durante la manifestazione è stato presentato un nuovo Accademi- L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 3 5 Ristorante “La Fontana” di Alessandro e Luigina Barone, nuova gestione da dicembre 2001. ● Via Liguria 36/E, Roma; 06/42020177, fax 06/42000106; coperti 200. ● Parcheggio nelle strisce blu; giorno di chiusura lunedì. ● Valutazione 7,90; prezzo € 38. Le vivande servite: aperitivo; polpettine di pesce con fritti vegetali misti; raviolo fatto in casa con ricotta e spinaci; penne alle alici; spigola in bellavista con patate saltate; insalatina di campo, sorbetto al mandarino; cannolicchi di ricotta; caffè. I vini in tavola: Prosecco di Conegliano (Vazzoler); Chardonnay delle Venezie (Valdizze); Vin santo (Lungarotti). Commenti: Seconda uscita della “nuova” Delegazione di Roma in un locale piacevole, molto noto nei tempi della “dolce vita” e ora in gestione a una coppia di giovani ristoratori, con tanta buona volontà. Fritti buoni, ma un po’ freddi, spigola freschissima e buone sia le pennette con alici che il raviolo (peccato che era uno solo, anche se un po’ grande). Deliziosi i cannoli alla siciliana in formato mignon. Il tutto preparato da uno chef, Sabatino Pantalone, di lunga esperienza romana. Una sola lamentela: il servizio. Una pecca un po’ giustificabile dal fatto che la nuova gestione ha iniziato a lavorare da soli due V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A LAZIO segue mesi. Prezzo contenuto per la zona (via Veneto). Nel complesso una piacevole serata. ROMA-EUR 21 marzo 2002 Ristorante “Lo Scopettaro” di Tonino Fiorelli, fondato nel 1964. ●Lungotevere Testaccio 7, Roma; 06/5742408, fax 06/5757912; coperti 80. ●Parcheggio sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie mai. ● Valutazione 7,50; prezzo € 30; caratteristico. Le vivande servite: lagne con fagioli; rigatoni alla carbonara; mezze maniche all’amatriciana; petto di vitella alla fornara; trippa alla romana; spuntature alla cacciatora; bollito di manzo alla picchiapò; bocconcini di vitella al pepe verde; paiata d’abbacchio; muscolo alla vaccinara; carciofi alla romana; patate al forno; cicoria saltata in padella. I vini in tavola: Romanelle di Frascati; bianco e rosso di Genzano. Commenti: Ancora esistono trattorie a Testaccio dove si può apprezzare la vera cucina romana in un ambiente familiare e a un prezzo ragionevole. Oltre a una piccola sala a livello strada, vi sono due caratteristiche salette al piano di sotto dove, dimenti- chi del frastuono del Lungotevere, vengono serviti con simpatia e gentilezza i piatti della tipica cucina popolare. Si può assaggiare tutto, ma non perdere il bollito di manzo alla picchiapò, che è un bollito ripassato in padella con cipolla e pomodori, e il muscolo di manzo alla vaccinara, cioè con sedano, carote e pomodori, il tutto accompagnato da una grande simpatia per gli Accademici interessati ai sapori della vecchia Roma. ROMA-OLGIATA SABAZIA-CASSIA 23 marzo 2002 Ristorante “Il Convivio” dei F.lli Troiani, fondato nel 1990. ●Vicolo dei Soldati 31, Roma; 06/6869432, anche fax; coperti 60. ●Parcheggio sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie una settimana a Ferragosto. ● Valutazione non effettuata in quanto fuori territorio; prezzo € 87,80; raffinato, elegante. Le vivande servite: insalata di polpo verace con fagioli cannellini e crostini alla bottarga; candele di pasta alla pescatora appena piccanti; tagliolini con astice, pomodorini e basilico; spigola di mare in salsa di yogurt, ostriche e limone; tortino di mele e cocco con gelato di cioccolato, salsa di cannella; piccola pasticceria. I vini in tavola: Frascati superiore Villa dei Preti 2000 (Villa Simone); Franciacorta bianco 1998 (Gatti); Tocai friulano 1998 (Le Vigne di Zamò). Commenti: Ritornati al “Convivio” (dopo sei anni) abbiamo trovato un ambiente accogliente, elegante e pieno di promesse. Intrigante è il genio di Angelo, “jeu- ne restaurateur d’Europe” che ben interpreta e ravviva la tradizione cucinaria italiana. Felici gli Accademici per il suo menu, ancor più lo sarebbero stati se il coppiere fosse stato meno parsimonioso e il sommelier meno distratto. ABRUZZO CHIETI 27 febbraio 2002 Ristorante “Il Sestante” di Gabriella Pantalone e Vasilios Vasilopoulos, fondato nel 1989. ●Via Marina 72, Ortona (Chieti); 085/9061878; coperti 75. ●Parcheggio privato, comodo, sufficiente; prenotazione consigliata; ferie prima quindicina di novembre; giorno di chiusura lunedì. ● Valutazione 8; prezzo € 35 (vini esclusi); cucina locale mediterranea, 90% pesce, buona scelta di vini abruzzesi, nazionali e esteri. Le vivande servite: freschezze di mare; papaline all’ortonese; chitarrina del pescatore; l’Adriatico in acqua pazza; frittura di paranza; nevole con gelato. I vini in tavola: Prosecco di Valdobbiadene (Azienda Foss Marai); Chardonnay Pietrosa 2001 (Azienda Sarchese Dora); Cerasuolo d’Abruzzo Doc 2001 (Vigna Corvino di Rocco Pasetti); Suavis passito di Montepulciano 2000 (Azienda Sarchese Dora). L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 3 6 Commenti: Riunione conviviale per Accademici e postulanti avente per tema la funzione assunta dai mass media nella divulgazione della giusta alimentazione. Illustre ospite relatore l’Accademico Fausto Celestini, già stimato direttore per lunghi anni della redazione Rai Tv regionale, nonché gastronomo di chiara fama, il quale ha acutamente ricostruito con precisione storica le motivazioni che nel corso del tempo e con alterne vicende hanno portato gli organi di informazione a occuparsi sempre più e meglio dell’alimentazione e della gastronomia intesa come cultura del gusto. I piatti presentati dal Simposiarca Nicola D’Auria, naturalmente tutti a base di pesce, vista la vocazione del locale e la contiguità con il porto di Ortona, hanno dunque trovato unanime consenso. La parte del leone l’hanno fatta le squisite crudità proposte in numerose varianti, tutte piacevolmente confezionate e a sorpresa gradite anche a coloro che a prima vista avrebbero rifiutato di nutrirsi di pesce rigorosamente crudo. Originale poi il dolce di tradizione locale e indovinati, infine, gli accostamenti dei vini ai piatti, né poteva essere altrimenti, visto che sia il Simposiarca D’Auria che l’Accademico Rocco Pasetti, entrambi vignaioli ed enologi, hanno offerto ai commensali le loro produzioni più recenti e apprezzate. La gestione del locale, affidata in cucina a una brigata di provata esperienza e curata personalmente dal titolare nell’accurato servizio di sala, ha contribuito a rendere ancor più riuscita la serata: si è di nuovo creato il magico connubio tra piacere del buon cibo e sereno ritrovarsi nella convivialità. V I T A L’AQUILA 7 marzo 2002 Ristorante “Il Caminetto” di Vittorio Nuvolone, fondato nel 1960. ● S.S. 80, Cansatessa (L’Aquila); 0862/311410 anche fax; coperti 200. ●Parcheggio incustodito, ampio; prenotazione non necessaria; ferie gennaio; giorno di chiusura lunedì. ●Valutazione 9; prezzo € 30,99; tradizionale, accogliente. Le vivande servite: aperitivo spumeggiante; frittelle e stuzzichini d’attesa; filetti di trota olio e limone; acquadelle fritte; linguine al sugo di gamberi di fiume; persico al forno; anguilla ai ferri; cipolline in agrodolce; cicorietta di campo saltata; puntarelle romane; composta di frutta. I vini in tavola: Prosecco Carpené Malvolti; Montepulciano d’Abruzzo della Cantina di Tollo (Chieti). Commenti: Il notaio Enzo Galeota ha conquistato sul campo la sua promozione, appena comunicatagli dal presidente Dell’Osso, a ViceDelegato della Delegazione dell’Aquila. Dopo il trionfo della serata dedicata al cioccolato, ecco che Enzo Galeota, di nuovo Simposiarca, è salito sul podio per la perfezione con cui ha saputo costruire l’altrettanto difficile serata tutta dedicata al pesce di acqua dolce. Avere al fianco lo staff del “Caminetto” è certamente una garanzia, perché con Anna Corsi e Contino Giusti in cucina e Vittorio Nuvolone in sala si ha quanto meno la certezza dell’alta professionalità e della meticolosa cura nella preparazione di ogni piatto, ma la difficile lista delle vivande poteva prestare il fianco alle critiche. Così non è stato, e la serata è D E L L ’ riuscita nel modo migliore, con gioia del Delegato Luigi Marra e di tutti i numerosi Accademici, tra i quali i nuovi soci Vincenzo Marola e Maurizio Sbaffo accolti con tanto calore. La cucina è stata all’altezza, e anche di più, del compito assegnato, tanto che non potremmo dire quale piatto sia stato il migliore. Per giudicare meglio, gli Accademici li hanno tutti... ripetuti, ma alla fine non hanno saputo a chi assegnare il primo premio. Forse un briciolo di vantaggio lo hanno avuto le linguine al sugo di gamberi e il persico al forno. In apertura di serata, il Delegato Luigi Marra ha voluto ricordare un grande aquilano da poco scomparso, il generale Mario Lolli, che in infinite occasioni è stato vicino anche alla Delegazione, collaborando poeticamente agli importanti convegni organizzati. Quindi gli attori e Accademici Rossana Crisi e Franco Villani hanno splendidamente interpretato alcune delle poesie di Mario Lolli, riscuotendo il migliore dei successi. Erano presenti il figlio e altri parenti di Mario, tutti visibilmente commossi, insieme agli Accademici, per la bellezza del ricordo. PESCARA 3 marzo 2002 Ristorante “Il Pettirosso” dell’hotel “Montinope” della Montinope R.H. srl, fondato nel 1995. ●Via Montinope, Spoltore (Pescara); 085/4962836, fax 085/4962143; coperti 180. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; giorno di chiusura lunedì. ●Valutazione 8; prezzo € 31; elegante, accogliente. Le vivande servite: aperitivo di benvenuto (fritti di zucchine, melanzane, moz- A C C A D E M I A zarelline; tartine con prosciutto, mozzarelle e paté di olive nere); antipasto di quattro formaggi teneri (mozzarella di bufala campana, con contorno di avocado, pomodorini e sedano; “la Serena”, “Serra da Estrela” e “Banon”, con contorno di puntarelle di cicoria alla salsa di alici); raviolini e maccheroni alla chitarra mantecati al sugo delle tre carni, spolverati con pecorino di Farindola; panzerottini fritti di caciocavallo; caciocavallo stagionato podolico e pecorino “Gransardo”, con contorno di verdure pastellate fritte; gorgonzola naturale, stilton blue e roquefort, con contorno di crudità, pere e miele di castagno; caffè e carrello dei liquori. In particolare, è stata confermata, nella comparazione dei vari formaggi italiani e stranieri somministrati con maestria e eleganza dal ben noto chef Angelo Chiavaroli, la magnifica realtà, in questo settore alimentare, della produzione italiana, che può vantare soprattutto una qualità certamente tra le più alte, mentre la produzione casearia abruzzese, da sempre molto apprezzata dagli estimatori, è stata classificata tra le migliori del mondo, pur restando, però, tra i prodotti cosiddetti “di nicchia”, a causa della limitatezza quantitativa. Il generale apprezzamento della manifestazione ha coronato una lodevole iniziativa accademica. I vini in tavola: Prosecco “Sforsin” (Villa Dogarina); “Aldiano” Trebbiano Doc 2000 (Cantina Tollo); “Villa Gemma” Cerasuolo Doc 2000 (Azienda agricola Masciarelli); “Contesa” Montepulciano d’Abruzzo Doc 1998 (Azienda agricola Pasetti); Passito delle Colline Pescaresi Igt 2000 (Azienda vinicola Zaccagnini). SULMONA 22 marzo 2002 Commenti: Il “symposium” dedicato al tema del formaggio ha visto la partecipazione, oltre che di varie autorità cittadine, del Presidente nazionale Giuseppe Dell’Osso, dei Delegati abruzzesi e di numerosi Accademici e loro ospiti. Due eccellenti relatori, Gianni Franceschi e Luigi Marra, hanno curato gli aspetti storiografici e aneddotici di questo antichissimo alimento, mentre l’esperto di formaggi Gianni Faieta ha illustrato le caratteristiche, i sapori e gli abbinamenti dei formaggi “Top ten”, scelti per un menu particolare che ha dimostrato nei fatti quanto affermato dai dotti oratori. L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 3 7 Ristorante agriturismo “Il Leprotto” di Margherita Restaino. ● Contrada Conca, S.S. 17, Pettorano sul Gizio (L’Aquila); 0864/48310; coperti 40. ●Parcheggio comodo; prenotazione consigliabile; ferie mai; giorno di chiusura dal lunedì al giovedì. ●Valutazione 6; prezzo € 18,50; familiare. Le vivande servite: affettati misti della casa; carpaccio di zucchine; fagioli con farro; giardiniera con olive; orzo perlato, farro e riso; fegatini; trippa e mentuccia; bruschetta; tagliolini con porcini e tartufo; mezze maniche alla contadina; agnello e salsiccia alla brace; coniglio alla cacciatora; cervo al forno con patate; insalata di verdura cruda; crostata con marmellata fatta in casa; tiramisu della signora Margherita. I vini in tavola: Montepulciano d’Abruzzo di fattoria. V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A ABRUZZO segue Commenti: Conviviale riservata ai soli Accademici, per festeggiare, in un locale diverso e immerso nella natura, la primavera. È stato scelto un agriturismo per ampliare le conoscenze della cucina semplice e genuina e assaporare piatti gustosi tradizionali a un prezzo onesto. Locale modesto che non brilla per fantasia né per particolari qualità. È indefinibile un giudizio avendo gli Accademici espresso pareri discordanti e opposti. Buone le mezze maniche alla contadina. Come secondo apprezzabile il cervo al forno. Ambiente casalingo certamente migliorabile. La riunione, come ha ricordato Olindo Pelino, dà inizio alla nuova indagine della Presidenza nazionale sulle aziende agrituristiche presenti nell’ambito della Delegazione di Sulmona, in applicazione di recenti deliberazioni. MOLISE CAMPOBASSO 3 marzo 2002 Trattoria “Da Filomena” di Filomena Casale, fondata nel 1972. ●Via Colle Pignataro, Bojano (Campobasso); 0874/ 773078; coperti 70. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie 15 giorni in luglio; giorno di chiusura lunedì. ●Valutazione 7,60; prezzo € 28,41; tradizionale, familiare. Le vivande servite: alici, baccalà e cavolfiori con pa- stella; taccozze al pomodoro; baccalà “arracanato” con patate al forno; trota salmonata gratinata con verdure miste; frutta di stagione mista; frappe e bignè; caffè. I vini in tavola: Rosso di Cabernet e Chiaretto di Pinot nero, prodotti e offerti dall’Accademico Alberto Battista. Commenti: I partecipanti alla riunione conviviale sul tema “La Quaresima all’ombra del Matese” si sono trovati a Bojano per una visita guidata alla vecchia cattedrale; poi il trasferimento al laboratorio artigianale per prodotti al cioccolato “Dolce Molise”, ove il proprietario ha illustrato il processo e realizzato un uovo pasquale, invitando tutti a degustare cioccolato caldo e freddo. Alle ore 13,30, nell’accogliente sala della “Trattoria Filomena”, il Delegato Vincelli, con qualche rintocco della campana, dà il benvenuto agli Accademici e agli ospiti, quindi accenna brevemente ai piatti tradizionali del periodo quaresimale che saranno degustati e alla lunga esperienza della titolare. Tra un piatto e l’altro l’Accademico Enzo Nocera disquisisce sul digiuno quaresimale dovuto, per molti nel passato, sia all’osservanza di un precetto religioso che alla mancanza reale di cibo. Parla dei vari piatti degustati, in particolare della “frùffela”, consistente in un minestrone di verdure lesse soffritte in padella con aglio, olio e peperoncino, con l’aggiunta di patate lesse e pizza di granturco frantumata ai piccoli pezzi (alla pizza può sostituirsi il pane raffermo). Si tratta di elementi poveri per eccellenza, ma che si trovano nella dieta mediterranea: il pane, l’olio e alcuni prodotti della terra che variano secondo la stagione, cioè verze, bietole, rape, scarola, lattuga, sedano e patate. A conclusione le signore si esibiscono nel gioco delle pignatte sospese con all’interno oggetti di bigiotteria: pignatte da rompere, a occhi bendati, con un bastone. Seguono, da parte del Delegato, i ringraziamenti: alla proprietaria del locale, con dono del gagliardetto della Delegazione; ai Simposiarchi Cicchese, De Franciscis, Lombardi e Nocera, che si sono adoperati per l’organizzazione; all’Accademica Bianca Peracchi, creatrice di un bell’esemplare di bigiotteria per il gioco delle pignatte; agli ospiti e a M. Cinone della consorella Delegazione di Isernia; all’Accademico di Campobasso Alberto Battista per aver messo a disposizione gli ottimi vini della sua azienda. gliaccio quaresimale (di Moccio); minicoppa di crema pasticciera con marroni al Cognac. I vini in tavola: Falerno (Villa Matilde 1999). Commenti: Locale molto accogliente e gradevole, al centro, vicino al Teatro Politeama. Molto buoni e curati sia la cucina che il servizio in sala; modesto il vino. Molto gradite le carni alternative scelte dal Delegato Leonardo Bianchi. Menzione particolare per le orecchiette alle cime di rape, il carpaccio di manzo e l’arrosto di struzzo. Numerosi gli Accademici intervenuti e molto soddisfatti del menu scelto e della postazione del ristorante. Encomiabile l’attività della signora Dora che ha coordinato l’intero servizio della sala. NAPOLI-CAPRI 20 marzo 2002 CAMPANIA NAPOLI 11 marzo 2002 Ristorante “Amici Miei” di Dora, Lucia e Renato Baldini srl, fondato nel 1977. ●Via Monte di Dio 4, Napoli; 081/ 7646063, fax 081/2455995; coperti 80. ●Parcheggio custodito; prenotazione consigliabile; ferie agosto; giorno di chiusura domenica sera e lunedì. ● Valutazione 8,50; prezzo € 31; accogliente. Le vivande servite: carpaccio di manzo; orecchiette alle cime di rapa; risotto al petto d’oca affumicato; girello di bufala al latte; struzzo alla brace con patate fritte; fegatelli all’alloro con friarielli; mi- L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 3 8 Ristorante “Leon d’Oro” di Antonio Esposito, fondato nel 1962. ●Piazza Dante 48, Napoli; 081/5499404, anche fax; coperti 90. ●Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; ferie dal 13 al 20 agosto; giorno di chiusura lunedì. ● Valutazione 7,50; prezzo € 25; familiare, accogliente. Le vivande servite: tocchetti di frittata di maccheroni in bianco; tocchetti di pizza Margherita; piccole fritturine; candele al ragù; pasta e fagioli in assaggio; frittura di paranza con involtini di peperoni gratinati e tortino di melanzane; trofeo di frutta fresca con vassoio di zeppoline. I vini in tavola: Prosecco S. Margherita; Rosso pompeiano (Cantine Russo). V I T A Commenti: Nella rinnovata piazza Dante, ancora non inaugurata, gli Accademici si sono riuniti per gustare un menu squisitamente napoletano, dopo aver visitato il vicino conservatorio di musica San Pietro a Majella e ascoltato un concerto. Il menu, particolarmente apprezzato per la sua genuinità, è stato degustato in semplice e gioiosa armonia nella sala principale del locale, appositamente riservata dal proprietario. Gli Accademici hanno molto gradito la particolare pasta e fagioli e la frittura di paranza, servita con pesce freschissimo e profumato. Per l’occasione è stata pubblicata una elegante brochure. PENISOLA SORRENTINA 22 febbraio 2002 Ristorante “Il Buco” di Giuseppe Aversa, fondato nel 1997. ●2a rampa di Marina Piccola 5 (piazza S. Antonino), Sorrento (Napoli); 081/8782354, fax 081/ 8782351; coperti 55+50 in estate. ● Prenotazione necessaria; ferie dal 7 gennaio al 10 febbraio; giorno di chiusura mercoledì. ●Valutazione 8; prezzo € 38,73; raffinato, elegante, accogliente. Le vivande servite: panzerottino napoletano; cono di polpo con patate all’ovale sorrentino; seppie su listerelle di carciofi spadellati; caponatina di “Custrum” con caciottina di primo sale con pomodorini, acciughe salate, su insalatina croccante; sposalizio di erbette ai tre brodi; paccheri di Gragnano al ragù di pesce di scoglio; filetto di pezzogna (fragolino o pagello) in guazzetto con patate e capperi e scarole stufate; provolone del monaco con confetture di bo- D E L L ’ sco; sorbetto alla mela verde; pasticcino di crema e amarena su salsa alla vaniglia. I vini in tavola: Asprino di Aversa 2000 (Cantina Caputo); Fiano di Avellino 2000 (Cantina del Barone); Taurasi 1995 (Cantina de Contrade); liquori e rosoli della casa. Commenti: Il ristorante è stato realizzato nella suggestiva cantina del monastero di S. Antonino. La aperta e signorile simpatia del proprietario è in realtà una anticipazione di come sarà il seguito della serata. Il servizio è molto veloce e efficiente sotto la vigile e attenta supervisione del maître “Savarese”. Le pietanze ben guarnite e tutte ben riuscite. La limitata dimensione del locale consente che ogni cosa sia ben seguita. Al termine, la brigata di cucina e quella di sala sono state a lungo acclamate. Una breve illustrazione della lasagna napoletana è stata fatta dal Delegato, tra una pietanza e l’altra, riscuotendo l’interesse degli intervenuti e degli altri ospiti del locale, estranei all’Accademia. PUGLIA CASTEL DEL MONTE 15 febbraio 2002 Ristorante “Antichi Sapori” di Pietro Zito, fondato nel 1993. ●S.S. 96 per Montegrosso, Andria (Bari); 0883/569529, anche fax; coperti 50. ●Parcheggio custodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; fe- A C C A D E M I A rie dal 7 al 21 luglio e dal 7 al 20 agosto; giorno di chiusura lunedì. ● Valutazione 7,50; prezzo € 20,66; rustico. Le vivande servite: antipasti vari; orecchiette al pesto della Murgia; filetto di maialino nostrano in salsa di erba spontanea; contorno di patate, lampascioni e pomodori secchi; millefoglie di mele. I vini in tavola: rosso Doc (Azienda Spagnoletti Zeuli). Commenti: Primo incontro del 2002 in un ristorante già visitato anni fa. Gli Accademici, numerosi, hanno confermato il giudizio positivo già dato. I piatti di cucina creativa sono stati accompagnati da un ottimo vino. Il Delegato ha ringraziato lo chef per la professionalità e l’accoglienza riservateci. FOGGIA 20 marzo 2002 Ristorante “Gargano” di Antonio Pesante, fondato nel 1959. ●Viale Beccarini 2, Manfredonia (Foggia); 0884/ 587621; coperti 70. ●Parcheggio custodito; prenotazione consigliabile; giorno di chiusura martedì. ●Valutazione 8; prezzo € 33,60; elegante. Le vivande servite: muscoli fritti, zucchine fritte, olive ascolane, frittelle di bianchetto, arancini di riso, scagliuzze, casonzei; maccheroncini a mano con gamberi e fagiolini; spigola al forno con olive nere e patate; composta di frutta; pastiera della Pasqua. I vini in tavola: Prosecco Carpené Malvolti; Donna Marzia bianco. Commenti: La riunione conviviale per lo scambio degli L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 3 9 auguri pasquali si è svolta presso il ristorante che ha sempre dato e dà il massimo affidamento alla Delegazione, la quale, come al solito, ha molto apprezzato le pietanze, basate sul pesce profumatissimo del Golfo, servite in maniera eccellente da personale sollecito e attento. LECCE 28 febbraio 2002 Ristorante “Bolina” della Swan srl, fondato nel 2001. ●Lungomare C. Colombo, Tricase Porto (Lecce); 0833/ 775102, anche fax; coperti 45 e all’aperto 150. ●Parcheggio comodo; prenotazione consigliabile; ferie mai; giorno di chiusura mercoledì. ●Valutazione 7; prezzo € 38,73; caratteristico. Le vivande servite: insalata di seppia; fiori di zucca ripieni con code di rospo; caviale di melanzane con gamberetti al vapore; straccetta di semolino con crema di ceci e cernia; laganari con filetto di spigola e gamberi; scapoline di dentice al limone; sfogliatina calda di mele con gelato. I vini in tavola: Bolina di Calò. Commenti: È un ristorante con ubicazione particolarmente felice, con vista sul mare. Gli chef Rosario Salvatore e Antonio Fragola hanno saputo valorizzare dell’ottimo pesce V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A PUGLIA segue con ricette tradizionali. Eccessiva ricerca dell’innovazione. LECCE 2 marzo 2002 Ristorante “La Perla dello Jonio” di Salvatore Greco e Claudio Solida, fondato nel 1999. ● Via Nazario Sauro, Gallipoli (Lecce); 0833/ 266447, anche fax; coperti 80. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie mai; giorno di chiusura martedì. ●Valutazione 7; prezzo € 38,73; elegante. Le vivande servite: purea di fave con ricci e gamberi; insalatina calda di gamberetti e carciofi con parmigiano; razza su crema di fagioli e burro dolce e cipollotto selvatico; raviolone ripieno di scampi; risotto ai frutti di mare; pesce alla mugnaia con olive e carciofi; crostata di frutta. I vini in tavola: Salento primitivo Tenuta Palese (Cooperativa agricola Salentina); Falanghina (Mastroberardino). Commenti: È un ristorante con una storia abbastanza recente, all’inizio dell’isola, decisamente accogliente e dove lo chef Giuseppe Greco è riuscito a preparare un menu molto interessante, con piatti della tradizione cucinaria gallipolina reinterpretati in maniera molto gradevole. Il servizio è un po’ lento. al 7 gennaio; giorno di chiusura domenica. ●Valutazione 6; prezzo € 33; tradizionale, familiare, in albergo. CALABRIA CATANZARO 13 marzo 2002 Ristorante “Pollo d’Oro” di Raffaele e Natalia Parrilla, fondato nel 1965. ●Corso Garibaldi 87-89, Torretta di Crucoli (Crotone); 0962/ 34005, anche fax; coperti 60. ●Parcheggio custodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie dal 20 dicembre Le vivande servite: antichi sapori di casa Parrilla (salumi, conserve di mustica, di ortaggi e verdure sott’olio e sott’aceto); “sagna chjna” (pasta al forno); girandole con ricotta e spinaci; il “pollo d’oro” di don Raffaele; salsiccia alla brace con patatine silane dorate in padella; i dolci di Natalia: pan di Spagna decorato con frutta fresca, tenerezze di crema di ricotta con sciroppo di marroni, fagottini ripieni di crema al limone. I vini in tavola: Duca San RIUNITO A BARI IL COMITATO REGIONALE PUGLIESE Tappa a Bari del Presidente Giuseppe Dell’Osso per un incontro con il Comitato regionale pugliese. Presenti, col Delegato di Bari e Coordinatore regionale Nicola Sbisà, i Delegati di Altamura (Giacinto Moramarco), Brindisi (Antonio Carissimo), Castel del Monte (Tommaso Jannuzzi), Foggia (Aurelio Andretta), Manduria (Gabriele Liguori) e Taranto (Luigi Rando). Assente per impegni professionali il Delegato di Lecce, Angelo Sticchi Damiani. Dopo brevi relazioni dei Delegati sulle più recenti iniziative locali (fra l’altro il Delegato di Altamura Moramarco ha distribuito una corposa brochure realizzata dalla sua Delegazione in occasione della “Giornata del cioccolato”), il Presidente Dell’Osso ha illustrato i rinnovati criteri per la prossima edizione della “Guida” dell’Accademia, tenuto conto che in Puglia in particolare sono ormai da tempo presenti e operanti numerose e valide strutture di agriturismo. Dopo aver ribadito l’opportunità di cooptare nelle Delegazioni elementi giovani e selezionati, peraltro ben informati delle finalità accademiche, il Presidente ha anche sottolineato la necessità di potenziare la nostra presenza accademica sul territorio, e in Puglia in particolare, con la creazione di altre Delegazioni che consentano una presenza più concreta e capillare dell’Accademia. Si è in merito accennato (sia pure a titolo di proposta) alla possibilità di dare vita a una Delegazione “garganica” in provincia di Foggia e a una Delegazione che riunisca alcuni centri delle province di Bari, Brindisi e Taranto, presenti nella valle d’Itria, zona di crescente sviluppo e attrazione turistica, grazie alla presenza di trulli e grotte carsiche. Il Presidente ha comunque rivolto ai Delegati un pressante invito a non limitare l’attività accademica alle pur necessarie e tradizionali “visite” ai ristoranti, ma anche a promuovere iniziative che tendano alla valorizzazione delle produzioni alimentari tipiche del territorio e che garantiscano all’Accademia una visibilità esterna ancor più incisiva e feconda nella vita socioeconomica e culturale del territorio. Queste iniziative, previa autorizzazione della Presidenza, possono coinvolgere anche altri enti e istituzioni locali. In proposito il Presidente Dell’Osso ha rammentato il successo ottenuto dal convegno internazionale recentemente svoltosi a Lecce, e realizzato in collaborazione con l’Università salentina e con la Fondazione “Memmo” sui rapporti fra le cucine pugliese e greca, creatisi e consolidatisi attraverso i secoli. I suggerimenti del Presidente sono stati ripresi e discussi dai Delegati in un ampio, articolato e cordiale dibattito foriero di prossime concrete iniziative. L’incontro si è concluso con una riunione conviviale in casa del Delegato di Bari Nicola Sbisà, con un menu pugliese-mediorientale, proprio in riferimento alla ricerca di contatti e rapporti gastronomici e culturali fra le due sponde adriatiche. (Nicola Sbisà) L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 4 0 V I T A D E L L ’ Felice riserva 1997 Doc (Librandi-Cirò Marina-KR). COSENZA 6 marzo 2002 Commenti: Sempre più orientati alla rivalutazione della cucina popolare, di prerogativa della ristorazione a conduzione familiare, gli Accademici catanzaresi hanno visitato il ristorante “Pollo d’Oro” di Torretta di Crucoli, antico paesino del marchesato di Crotone, rinomato per la “mustica”, una sorta di conserva molto piccante a base di sardelline, detta anche “caviale dei poveri”. Per quanto appaia sulle guide Michelin, Veronelli, Gambero Rosso e nel libro dei 365 migliori ristoranti d’Italia e abbia ricevuto lusinghieri apprezzamenti da noti giornalisti gastronomi, il ristorante non ha incontrato i favori degli Accademici commensali della Delegazione di Catanzaro, che pure hanno trovato apprezzabile la celerità del servizio, anche se non del tutto corretto, l’accuratezza dell’apparecchiatura della tavola e la genuina bontà dei salumi di produzione propria. Buone la pasta al forno e la salsiccia alla brace eseguite secondo la ricetta originale. Poco esaltanti gli altri piatti, di cui eccessivamente speziate le girandole di pasta fresca ripiene di ricotta e spinaci. Insignificanti i dolci. Diverse, comunque, le osservazioni che il Delegato, con molta discrezione, ha fatto rilevare al gestore del ristorante tra cui le eccessive porzioni delle vivande, debordanti dai piatti, non proprio consone allo stile dell’Accademia. I parametri di valutazione degli Accademici certamente, oltre che sulla bontà delle vivande, si basano anche su un insieme di regole comportamentali e su quella sensibilità del gusto che sono segni distintivi di appartenenza alla cultura della tavola, propria della nostra Accademia. Ristorante “Il Giardino Interiore” di Daniela Falsetta, Eugenio Gambero, Adolfo Macinelli, fondato nel 2001. ●Via Montegrappa 60, Cosenza; 0984/21708, fax 0984/ 21159; coperti 40. ●Parcheggio insufficiente, scomodo; prenotazione consigliabile; ferie agosto; giorno di chiusura lunedì. ● Valutazione 7,25; prezzo € 30; vegetariano. Le vivande servite: bruschette di pane integrale biologico con salse di temori (soia); radici piccanti allo zenzero; frutta e foglie ai semi di papavero; foglie crude ai germogli; girasoli di riso (riso integrale con verdure di stagione); sorprese interiori (ravioli di farro con stracchino e rucola alla crema di loto); talee di loto (spiedino di loto e verdure con salse di soia e sesamo); seitan della felicità (arrosto di seitan con salsa tamari e bacche di rosa); Nituké di erbette selvatiche; vegetali al vapore con pistacchi; tris di dolci della casa. I vini in tavola: birra biologica Rapunzel export; Aglianico del Vulture Paternoster Rotondo 1997; liquori: elisir, rosoli dei monaci trappisti. Commenti: Gli Accademici si sono ritrovati in questo locale che è attualmente l’unico vegetariano in Calabria e di recentissima fondazione. L’ambiente si presenta molto caratteristico e suggestivo con le sue sale di meditazione e la peculiarità dei cibi serviti in una atmosfera orientaleggiante. Purtroppo i titolari lamentano un aggravio di costi dovuto al fatto che, nonostante la produzione di cibi biologici sia molto diffusa in Calabria, le aziende agricole le produ- A C C A cono per conto di ditte del Centro-Nord (presso le quali devono approvvigionarsi), con evidente aumento dei costi per il trasporto. SICILIA CALTANISSETTA 27 febbraio 2002 Ristorante “Trattoria dell’Orso” di Giuseppe Silitti, fondato nel 2001. ●Via Lazio 3, Caltanissetta; 0934/ 561323; coperti 50. ●Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; ferie settimana di Ferragosto; giorno di chiusura lunedì. ●Valutazione 7,50; prezzo € 25,82; familiare, accogliente. Le vivande servite: caponata e calamaro; insalata di polpetti; tagliatelle con gamberoni e carciofi; spiedini di spatola; spigola all’acqua pazza con puré e spinaci; pere al vino bianco; torta mimosa. I vini in tavola: Bianco di Nera (Igt siciliana dell’Azienda agricola G. Milazzo di Campobello di Licata). Commenti: Il locale fa parte di una recente fioritura di nuovi ristoranti sorti in pieno centro storico, che la Delegazione si prefigge di visitare. Per non interferire con la cucina, di tipo familiare, abbiamo scelto le pietanze proposte dal menu presentato dal giovane chef Matteo Maggio. Il nostro intervento, per altro assai discreto, è consistito in qualche suggerimento, relati- L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 4 1 D E M I A vo alla presentazione delle pietanze sotto il profilo estetico. In questo senso lo chef ha dimostrato un’apprezzabile professionalità. Il gusto e la palatabilità delle vivande sono risultati soddisfacenti. La caponata con calamaro ha restituito la pietanza alle sue antiche origini di piatto marinaro, che la “caupona”, la taverna dell’antica Roma, serviva appunto agli avventori prevalentemente pescatori. Nel complesso le pietanze sono risultate gustose e esteticamente apprezzabili. Anche il locale è risultato accogliente e invitante alla confidenza. Il servizio è stato ben curato dal maître Michele Zappia, che vanta al suo attivo periodi di perfezionamento all’estero. Il vino ha ottimamente accompagnato tutte le pietanze. La serata trascorsa in letizia ha stimolato l’intervento di numerosi Accademici su diversi argomenti culturali di ampio respiro, inerenti soprattutto la realtà cucinaria nissena. ENNA 3 marzo 2002 Trattoria “Villa Romana” di Enrico Mantegna, fondata nel 1990. ● Viale Alcide De Gasperi 18, Piazza Armerina (Enna); 0935/682911, anche fax; coperti 300. ● Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie mai; giorno di chiusura nessuno. ●Valutazione 8,50; prezzo € 25; elegante. Le vivande servite: “mirlinciani a’ sosizzedda” (involtini di melanzane); “purpittuni di sarchiteddi” (polpettone di bietole); “frascatula fritta” (polenta di grano e verdura); “frittata di risu”; “pasta a’ maritata” (pasta con verdure miste); “baccalà o’ furnu”; “rollò ccu i fungi” (rotolo con i fun- V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A SICILIA segue ghi); “finucchiddi sfiziusi”; “‘nsalata gustusa”; frutta di stagione; “risu ccu latti”. I vini in tavola: vino rosso della casa; Malvasia. Commenti: Grazie all’encomiabile impegno della Delegata, l’incontro presso questo ristorante è stato uno dei più riusciti di quest’anno accademico. Da molto tempo la Delegazione ennese non lo visitava e il ritorno è stato molto felice. Una sala preparata in modo elegante con la tavola bellamente imbandita, un servizio inappuntabile e un’ottima cucina. Il cuoco Gino Barbera e il suo staff sono stati sapienti interpreti delle ricette proposte dalla Simposiarca Edvige Posabella che, per la conviviale di Quaresima, ha studiato un “ricco” menu di magro tratto dal nostro patrimonio gastronomico popolare e composto pertanto tipicamente di materie prime vegetariane. Gli Accademici hanno tributato entusiastici apprezzamenti a ogni pietanza ammannita, ma special- mente alla nostra polentina di grano e verdure, dalla consistenza perfetta, e ai quaresimali (biscotti di mandorle e pistacchi) dorati e friabili. La relatrice Graziella Cerina Puleo ha intrattenuto gli ospiti con una colta e simpatica conversazione sulle “Tradizioni religiose in Quaresima”, trattandone le origini, le commistioni con il paganesimo e i rapporti con le altre religioni monoteiste. In chiusura della conviviale il giudice Giovanni Marletta ci ha fatto “gustare” una sua deliziosa poesia vernacolare, come di consueto cadenzata sul menu della circostanza. PALERMO 11 febbraio 2002 Ristorante “La Botte” di Salvatore Cascino, fondato nel 1958. ●Circonvallazione, Contrada Lenzitti 20, Monreale (Palermo); 091/ 414051; coperti 80. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie dall’1 luglio al 31 agosto; giorno di chiusu- ra lunedì. ● Valutazione 8; prezzo € 25; tradizionale. Le vivande servite: aperitivo; crocchette di carciofi; carciofini fritti con Cynar; antipasto fantasia di carciofi al salmone; risotto primavera con carciofi; sorbetto di mandarino; medaglioni di filetto con cuore di carciofo e in salsa di carciofo; contorno con frittella (piselli, fave, carciofi in umido con cipolline scalogne); frutta e dolcetti cedrini di Monreale. I vini in tavola: Cerasuolo di Vittoria. Commenti: La conviviale voluta dal Delegato Lucio Messina si è svolta in uno dei più tipici ristoranti del Palermitano, gestito da un nome notissimo appartenente alla famiglia Cascino, Salvatore, che è considerato fra i migliori cuochi siciliani. La serata è stata dedicata ai carciofi, con numerosi Accademici e ospiti fra i quali alcuni giornalisti e operatori tv. Il Delegato ha ampiamente illustrato le qualità e le proprietà del carciofo, che può essere variamente proposto sulle mense e è un ortaggio a larghissima diffusione. Su questo tema il Simposiarca, Antonio Ravidà, ha approfondito le scelte fatte con il menu concordato con lo chef, che è stato lungamente applaudito. SIRACUSA VAL DI NOTO 22 febbraio 2002 Ristorante “Villa La Favorita” di Alfonso Amendola, fondato nel 2000. ●Contrada Falconara, Noto Marina (Siracusa); 0931/812912, fax 0931/ 812896; coperti 100. ● Parcheggio custodito; prenotazione necessaria; ferie dal 15 novembre all’1 dicembre; giorno di chiusura domenica sera e lunedì mattina. ●Valutazione 8; prezzo € 31; raffinato, accogliente, caratteristico. Le vivande servite: panzotti al pistacchio; risotto al nero di seppia; timballetto di alici con corona di cuore di carciofi; PASSAGGIO DELLA CAMPANA A RAGUSA Con la sobrietà che si addice a una Delegazione non vecchia ma antica, con quanto di buono (e non è poco) questo attributo è capace di evocare, si è svolto a Ragusa il passaggio della campana (il primo dal 1967) tra il Delegato uscente Giovanni Japichino, Accademico fondatore e già primario di chirurgia vascolare in Vittoria, e il nuovo Delegato, Francesco Milazzo, Accademico dal 1993, ordinario nell’Università di Catania ma saldamente legato a Modica, sua città natale. Due generazioni anagrafiche ancor prima che accademiche si sono date la mano in un clima di generale riconoscenza e apprezzamento per Giovanni Japichino e di convinta fiducia per Francesco Milazzo, che fra l’altro era entrato nella Delegazione di Ragusa proprio per le premure del vecchio Delegato. Il ristorante “Le Magnolie” di Frigintini, ridente e operosa frazione rurale di Modica, ha dato il meglio di sé per questa circostanza che ha visto la presenza di numerosissimi Accademici e ospiti, tra i quali, accompagnato da donna Rosetta, il barone Mario Ursino, Delegato di Catania, che ha portato anche il saluto della Coordinatrice regionale Nietta Bruno, trattenuta a Enna da improvvisi imprevisti. Il neo-Delegato, leggendo il messaggio augurale fattogli pervenire dal Presidente nazionale prof. Dell’Osso, non ha mancato di sottolineare, accanto agli indubbi meriti del Delegato uscente, il ruolo discreto ma sempre partecipe della signora Elena Japichino. Un omaggio floreale a quest’ultima e un libro in tema di enocultura al vecchio Delegato (ma con la promessa che la lettura non lo distragga dal continuare nell’impegno accademico, unanimemente richiesta a gran voce) sono stati i segni tangibili, seppur inadeguati, della gratitudine di tutti, che ha offerto momenti di autentica commozione. L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 4 2 V I T A sorbetto al limone; arista di maiale alle erbe; puré di fave fresche; puré di patate; cassatina siciliana con scorzette d’arancia glassate. I vini in tavola: Prosecco Nerello Mascalese brut (Del Murfo); bianco Colomba Platino (Corvo); rosso Cerasuolo di Vittoria (Cortese); Moscato di Noto (Cantina sociale di Noto). Commenti: Il gestore del locale, signor Amendola, si è prestato a realizzare alcune vecchie ricette, molto semplici ma purtroppo dimenticate, fornite dalla Delegata. Tra le varie portate sono stati molto apprezzati i due primi; in modo particolare è stato poi gustato il timballetto di alici e carciofi, pietanza passata in disuso ma sempre valida e ben accolta. Il dessert, classico della pasticceria conventuale siciliana, è stato un vero successo anche perché accompagnato dalle umili ma fragranti scorzette d’arancia glassate di antichi ricordi familiari. D E L L ’ prezzo € 41,32; elegante, con sala riunioni e giardino. Le vivande servite: tortino di funghi con stoccafisso pastellato al limone e zafferano; capesante gratinate; “lorighittas” con salsa selvatica; fregola sarda con carciofi e scampi; cosciotto di agnello e costolette dorate; carciofi alla giudea; frutta fresca alla crema. I vini in tavola: Nuragus Selegas (Cantina Argiolas); Monica Perdera (Cantina Argiolas). Commenti: Per iniziare brillantemente il nuovo anno, l’amico Carlo Pau in veste di Simposiarca ha condotto gli Accademici in uno dei templi della ristorazione sarda: il ristorante “Da Renzo”. E anche stavolta lo chef, Renzo Corona, non ha tradito le attese presentando un menu ricco di tradizione e creatività, il tutto corredato da una sapiente ricerca di ingredienti freschi e genuini, che ha raccolto consensi quasi plebiscitari. L’ottima selezione di vini e il solito impeccabile servizio hanno contribuito a rendere la serata ancora più gradevole. ORISTANO 2 marzo 2002 SARDEGNA ORISTANO 19 gennaio 2002 Ristorante “Da Renzo” di Renzo Corona, fondato nel 1985. ●S.S. 131 Km. 99, Siamaggiore (Oristano); 0783/33658; coperti 500. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie dal 20 dicembre al 5 gennaio; giorno di chiusura domenica sera e lunedì. ● Valutazione 7,50; Ristorante “Al Marchi” di Raimondo Marchi, fondato nel 1989. ● Via Concezione 4, Ghilarza (Oristano); 0783/ 52280, anche fax; coperti 150. ●Parcheggio incustodito, insufficiente; prenotazione consigliabile; ferie dall’1 al 15 gennaio e dal 10 al 20 agosto; giorno di chiusura lunedì. ●Valutazione 6,75; prezzo € 34; tradizionale, accogliente. Le vivande servite: frittura campagnola; fresa al pecorino A C C A e finocchietti; pomodori “casascedu”; zuppa di finocchietti selvatici; “craeddas” all’antunna e asparagi; ravioli porcini, radicchio e zafferano; capra con cardi; tagliata all’antunna; pinzimonio di verdure; dolce della casa. I vini in tavola: Perdera Monica (Cantina Argiolas); Costera Cannonau (Cantina Argiolas). Commenti: Per l’occasione del rinnovo delle adesioni, siamo tornati, dopo vari anni, al ristorante “Al Marchi” situato nel centro storico di Ghilarza. Il menu, improntato su piatti della tradizione locale, equilibrato e ben assemblato, ha riscosso buoni consensi: in particolare sono state apprezzate la zuppetta di finocchietti selvatici e la capra ai cardi, mentre ha lasciato perplessi il dessert. Buoni i vini, il servizio accurato e cortese. La serata è trascorsa piacevolmente in una sala a noi riservata. D E M I A sottobosco; patate al forno; sinfonia di dolci della casa; caffè e digestivi. I vini in tavola: Perdera; Costera; Angialis (Cantina Argiolas). Commenti: I Simposiarchi di turno, Silvana Diana e Andrea Tomiselli, hanno privilegiato un menu tutto carne, peraltro molto ricco e assai curato. Poiché il costo della carne è notoriamente inferiore a quello del pesce, ha stupito il prezzo richiesto, il più alto pagato finora per le conviviali della Delegazione. La voce “prezzo” ha pertanto influito pesantemente sulla media della valutazione finale che non ha quindi premiato la cura nell’apparecchiatura, nella presentazione dei piatti e nell’ottimo servizio. Tanto ha sottolineato il Delegato nella relazione finale al termine di una animata discussione, alla quale ha partecipato attivamente anche il gestore. SASSARI 19 febbraio 2002 Ristorante “Liberty” di Gianni Sini, fondato nel 1991. ● Piazza Nazario Sauro 3, Sassari; 079/236361; coperti 70. ●Parcheggio incustodito, insufficiente, scomodo; prenotazione consigliabile; ferie 10 giorni a Ferragosto; giorno di chiusura lunedì. ●Valutazione 7,20; prezzo € 40; tradizionale, accogliente. Le vivande servite: cestino con pere e dolce sardo; carciofi in pastella; petto d’oca; lardo di Colonnata; ricotta al miele; insalata di funghi; mezze lune alla barbabietola, parmigiano e semi di papavero; gnocchi verdi alla ricotta, salsiccia e finocchietti selvatici; carré di vitello al profumo di L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 4 3 EUROPA FRANCIA PARIGI 20 febbraio 2002 Ristorante “L’Enoteca” di R. Ferrari, fondato nel 1990. ● 25 Rue Charles V, Parigi; 01/42789144, fax 01/ 44593172; coperti 74. ●Parcheggio scomodo; prenotazione consigliabile; ferie 5 giorni V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A FRANCIA segue a Ferragosto; 1 Maggio e 31 dicembre; giorno di chiusura nessuno (in agosto aperto solo la sera). ● Valutazione 8; prezzo € 60; caratteristico, primo bar di vini italiani di qualità a Parigi. Le vivande servite: caprini in crosta di speck dell’Alto Adige profumati al tartufo; risotto ai porcini e germogli di spinaci; guanciale di manzo in “dolce-forte” con polentina; frutta caramellata allo zabaione; caffè. I vini in tavola: degustazione tecnica di Nero d’Avola: Santa Anastasia rosso 1987 (Lena), il Moro rosso 1999, Morgante 2000, Don Antonio 1999; Prosecco di Valdobbiadene “Jeio” (Bisol); Barbera dell’Oltrepò Pavese “Due Draghi” Doc 2000 (La Cortaiola); Nebbiolo d’Alba Doc 1998 (Domenico Vaira); Sforzato della Valtellina Doc 1997 (Triaca); Moscato passito “Fior d’Arancio” 1998 (La Montechia). Commenti: Il servizio è iniziato con alcuni stuzzichini, a cui è seguito un antipasto di notevole armonia e raffinatezza costituito da un ottimo abbinamento di formaggio di capra e di speck dell’Alto Adige profumati al tartufo, infine un ottimo risotto ai porcini. I piatti sono stati commentati dal signor Ferrari, titolare del ristorante, che insieme al Delegato ha collaborato atti- vamente per la predisposizione del menu. Ottimo anche il guanciale di manzo, mentre mediocre è risultato il dessert. I vini sono stati indiscutibilmente di ottimo livello e gli abbinamenti con il menu sempre perfetti. Va sottolineato l’ottimo servizio curato e puntuale che ha determinato un concorde giudizio molto positivo della serata. gusti e sapori quali si possono riscontrare in un piatto di alta gastronomia. Modesto infine il dessert. Il servizio è stato molto lento e su livelli mediocri. Nel complesso il giudizio è ampiamente sufficiente. GERMANIA COLONIA 16 marzo 2002 PARIGI 13 marzo 2002 Ristorante “Le Perron” di Claudio Sammaone, fondato nel 1993. ● 6 Rue Perronet, Parigi; 01/45447151; coperti 42. ●Parcheggio scomodo; prenotazione necessaria; ferie 3 settimane in agosto; giorno di chiusura domenica. ●Valutazione 7; prezzo € 50; familiare. Le vivande servite: zuppetta dell’Adriatico; sagne a pezzi con funghi di bosco; porchetta al forno; torta di ricotta al limone; caffè. I vini in tavola: degustazione di vini Montepulciano d’Abruzzo; Prosecco Carpené Malvolti; Trebbiano d’Abruzzo Doc 2000 (Tocco); Montepulciano d’Abruzzo riserva Doc 1997 (Bosco). Commenti: La zuppetta dell’Adriatico, preparata con una ampia gamma di pesci mediterranei spinati in un brodetto dal gusto sublime, è stato un piatto di alto pregio con un’armonia e dei sapori ben pronunciati e squisiti. Su livelli mediocri il tipico piatto di sagne con funghi che ha riscosso diverse critiche. Il porcellino al forno è stato particolarmente apprezzato in quanto la delicatezza delle carni sapientemente aromatizzate alle erbe ha sviluppato Ristorante “Rossini” di Maria Gregorio Acciaroli, fondato nel 1993. ● Severinswall 35, Colonia; 0221/317233; coperti 45. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; ferie parallele a quelle scolastiche; giorno di chiusura sabato e domenica a mezzoggiorno. ●Valutazione 6,50; prezzo € 35; accogliente, familiare. Le vivande servite: carpaccio di tonno; pennette alla Nazzareno; coniglio con polenta e finocchi; tiramisu. I vini in tavola: Prosecco Marsuret di Valdobbiadene; bianco Lugana Doc 2001 (Azienda Cascina Maiolo); Garda classico rosso Doc 2000 (Azienda agricola Provenza). Commenti: Il ristorante si trova nella parte sud di Colonia, nei pressi della Clodwigplatz, da dove inizia la Bonner Strasse, che una volta portava diritta a Bonn, vecchia città universitaria e ex capitale provvisoria tedesca. La vita nel quartiere è influenzata dalla presenza dei numerosi studenti che frequentano la vicina Accademia delle belle arti. È uno dei luoghi dove continuano a sopravvivere le antiche tradizioni del Carnevale renano, frequentato a suo tempo dallo scrittore Luigi Pirandello che studiava L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 4 4 nella vicina Bonn. In questo clima Maria e suo marito Nazzareno si sono sempre sentiti a loro agio, fedeli a un tipo di gastronomia semplice e tradizionale, basata sui ricordi della loro casa marchigiana. Anche quando non possono evitare concessioni alle richieste locali, sono sempre attenti a non offendere e a non alterare i sapori genuini dei cibi. La specialità di Nazzareno sono le melanzane, che sa servire nei modi più svariati e gustosi. Naturale quindi che i maggiori consensi siano andati al piatto delle pennette con melanzane, che alcuni Accademici avrebbero gradito con una vena più o meno marcata di piccante. Non del tutto convincenti il coniglio e la polenta, soprattutto quest’ultima, che avrebbe avuto bisogno di una cottura più lunga. Ottimo il Prosecco Marsuret di Valdobbiadene con gli stuzzichini e indovinato l’accoppiamento dei vini. INGHILTERRA LONDRA 19 febbraio 2002 Ristorante “Zafferano” di A to Z Restaurants Ltd, fondato nel 1996. ● 15 Lowndes Street, Londra; 020/72355800, fax 020/72351971; coperti 55. ●Parcheggio incustodito; prenotazione necessaria; ferie Natale, Pasqua. ●Valutazione 7,60; prezzo € 81; elegante. Le vivande servite: stuzzichini (calzoni, pizzette ecc.); insalata di razza con rucola, pinoli e melagrana condita con aceto balsamico; ravioli di fagiano con salsa al rosmarino; cosce di coniglio avvolte in prosciutto di Parma con polenta e insalatina di radicchio; semifreddo alla nocciola con salsa al cioccolato. V I T A I vini in tavola: Prosecco Ruggeri; Verdicchio Le Vaglie (Santa Barbara 2000); Rosso di Montalcino (Biondi Santi 1995); Capitelli Anselmi 1999. Commenti: La scelta della Simposiarca Silvia Mazzola, esperta d’arte e quindi persona di grande gusto, non poteva cadere che su un ristorante italiano di Londra tra i più celebrati dalla critica gastronomica e tra i più apprezzati dai frequentatori. Il grande e rapido successo di questo locale si spiega con l’intelligente visione della proprietà, l’attenta direzione di Vincenzo Cassini e naturalmente con l’impronta dello chef Giorgio Locatelli che, pur restando comproprietario, ha recentemente aperto a Londra un ristorante che porta il suo nome. Il menu di questa conviviale è stato concertato da Silvia con lo chef Valerio Darros, che ne ha egregiamente curato la realizzazione, a cominciare dai piccoli, squisiti calzoni e stuzzichini vari serviti con gli aperitivi (Prosecco Ruggeri e cocktail Bellini). A tavola è stata servita come antipasto un’insalata di razza con rucola, pinoli e melagrana condita con aceto balsamico, di cui purtroppo non è stata da tutti apprezzata l’interessante singolarità; a essa è stato abbinato un Verdicchio Le Vaglie. Grande successo hanno avuto invece i ravioli di fagiano con salsa di rosmarino cui hanno fatto seguito cosce di coniglio avvolte in prosciutto di Parma contornate da polenta e insalatina di radicchio: un piatto squisito che tuttavia, per il tipo di carne su cui si basa, non è stato assaggiato da alcuni partecipanti alla conviviale. Gli è stato egregiamente abbinato il Rosso di Montalcino Biondi Santi del 1995. La riunione conviviale si è conclusa con D E L L ’ un altro classico della carta di “Zafferano”, il semifreddo alla nocciola con salsa al cioccolato, abbinato al Capitelli Anselmi del 1999. Il servizio è stato attento e rapido al tempo stesso. Quanto all’ambiente, sono noti la semplice eleganza e il comfort dei locali. È stata decisamente una bella serata per gli Accademici, per lo staff del ristorante e per Giorgio Locatelli, nelle cui mani è stato consegnato il diploma di “Buona cucina” dell’Accademia. NORVEGIA OSLO 4 febbraio 2002 Ristorante “Statholdergaarden” di Bent Stiansen, fondato nel 1984. ●Rådhusgt. 11, Oslo; 047/22418800, fax 047/22412224; coperti 140. ●Parcheggio sufficiente; prenotazione necessaria; ferie Pasqua, giugno, Natale; giorno di chiusura domenica. ●Valutazione 8; prezzo corone 750 (€ 92,96); accogliente. Le vivande servite: salumi italiani e melone; prosciutto di Parma con noci e tartufo; cappuccino di funghi porcini; crostini aglio, pomodoro, maionese e tonno; carpaccio di cervo, parmigiano e basilico; cipolline, peperoni e funghi marinati; insalata mista; scampi alla griglia con pomodoro e basilico; taglierini con crema di chitake trifolati; tacchino al forno con fagioli al tegame; crema di spinaci; carote e patate alle erbe; panna cotta con ananas; sorbetto di lamponi; crème caramel al limone. I vini in tavola: Soave classico superiore 1999; Canaletto Montepulciano d’Abruzzo 1998. A C C A Commenti: È il secondo anno consecutivo che ci riuniamo, per il convivio prenatalizio, al famoso ristorante “Statholdergaarden”. Serata senza dubbio ben riuscita, per la grande partecipazione degli Accademici (37) e poi per la cura con cui lo chef di cucina è riuscito a preparare un menu vario, ricco e tipicamente italiano. Ampia la soddisfazione da parte di tutti gli Accademici e piacevole la compagnia dell’amico “Padre Pollestad”, che ci ha intrattenuto con uno dei suoi divertenti racconti. Il servizio, attento e cortese, ha compensato l’ambiente troppo rumoroso; ottimo il rapporto qualità/prezzo. OSLO 11 febbraio 2002 Ristorante “Bagatelle” di Eyvind Hellstrøm, fondato nel 1982. ●Bygdøy Allée 3, Oslo; 047/22121440, fax 047/ 22436420; coperti 90. ●Parcheggio sufficiente; prenotazione necessaria; ferie Pasqua, luglio, agosto, Natale; giorno di chiusura domenica. ● Valutazione 8,50; prezzo corone 750 (€ 92,96); raffinato, accogliente. Le vivande servite: antipasti misti; risotto ai funghi porcini; merluzzo farcito; vitello al forno; formaggi italiani; dessert. I vini in tavola: Ca’ del Bosco; Soave Ca’ Rugate 2000; Sangiovese di Romagna superiore Tremonti 2000; Moscato d’Asti (Marchesi De Barolo). Commenti: Serata di eccellenza per il primo convivio dell’anno. Notevoli le aspettative alla vigilia, essendo il ristorante “Bagatelle” uno dei più noti e rinomati della L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 4 5 D E M I A Scandinavia, e altrettanto ampia la soddisfazione finale da parte dell’intera Delegazione. Piccole cose solo nel nome: menu, ambiente, coreografia, servizio, tutto si è dimostrato di altissimo livello. La cucina presentata non è specificamente legata alla tradizione del luogo, ma la “squadra” del “Bagatelle” ha dimostrato una preparazione di rispetto ottenendo un plauso veramente meritato, che ne ha premiato originalità, sapienza di progetto e ottima capacità esecutiva. Più che per la maniacale cura dei particolari siamo rimasti incantati per l’eccellenza dell’insieme, un concerto di gusti, sapori e colori, in un’atmosfera rilassata e con un servizio attento e efficiente: impossibile avvertire note stonate. Indirizziamo i nostri più vivi e sentiti apprezzamenti allo chef di cucina e a tutto il personale di sala, soprattutto per ringraziarli di questo convivio che rimarrà a lungo nei ricordi di tutti gli Accademici presenti. OLANDA AMSTERDAM-LEIDEN 10 marzo 2002 Ristorante “A Tavola” di Gerardo Mazziotta (supervisione della cucina) e Maurizio Errichello, fondato nel 1999. ●Kadijksplein 9, Amsterdam; 020/6254994; coperti 35. ●Parcheggio nelle vicinanze, V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A OLANDA segue senza problemi; prenotazione necessaria; ferie dal 5 al 20 agosto e dal 24 dicembre al 2 gennaio; apertura per cena. ●Valutazione 7; prezzo € 65; informale (senza tovaglia) e accogliente. Domenica e lunedì il locale propone menu fisso. La cucina è semplice e si richiama alla più tradizionale cucina regionale italiana. Le vivande servite: aperitivo a base di Prosecco Bera; antipasto “tutto a tavola”; cavatelli al ragù d’anatra; filetto di spigola al cartoccio; filetto di manzo all’aceto balsamico e cipollina; patatine al forno; trittico di delizie. I vini in tavola: Chardonnay trentino Doc 2000 (Gaierhof); Dolcetto d’Acqui Doc 1999 (Villa Sparina). Commenti: La prima cena del 2002 si è svolta presso questo ristorante, di recente apertura nel panorama gastronomico italiano di Amsterdam, che è già riuscito a imporsi con successo all’attenzione del pubblico olan- dese così sensibile e ben disposto verso la cucina italiana. Data la capienza contenuta, il locale risulta piuttosto rumoroso e non idoneo a ricevere gruppi di medie dimensioni, ma più adatto a coppie o piccoli gruppi. Dopo un aperitivo con Prosecco e focaccina, è stato servito un antipasto misto tra cui particolarmente apprezzate sono state le verdure grigliate e la mozzarella di bufala. All’antipasto ha fatto seguito un primo di cavatelli fatti a mano al ragù d’anatra (otti- mo il condimento ma un po’ troppo al dente la pasta). Il piatto più gradito è risultato la spigola al cartoccio (con frutti di mare). Buono anche il filetto di manzo (molto tenero) all’aceto balsamico. Un delizioso dessert composto da un trittico di delizie della casa ha concluso il menu. I vini si sono dimostrati all’altezza della cena. Subito dopo il dessert, il Simposiarca Maurizio Bertoli ha intrattenuto i presenti con una breve presentazione del catering di bordo di pri- L’ACCADEMIA SULLA STAMPA INTERNAZIONALE Helsingin Sanomat (quotidiano di Helsinki) Harpers & Queen L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 4 6 V I T A ma classe di Alitalia, con particolare riguardo ai criteri che sono alla base della scelta del menu. Al termine della serata e dopo aver sorseggiato caffè e digestivo, l’allegra riunione conviviale si è sciolta. SPAGNA BARCELLONA 21 marzo 2002 Ristorante “La Locanda” di Daniela Casazza, fondato nel 1999. ●Calle Joaquin Pou 4, Barcellona; 093/3174609; coperti 60. ●Parcheggio custodito; prenotazione consigliabile; ferie agosto; giorno di chiusura lunedì. ● Valutazione 6,50; prezzo € 20; familiare. Le vivande servite: pizze, focacce e insalate; risotto ai funghi porcini; tagliatelle al nero con gamberoni; brasato con verdure; gelato all’amaretto. I vini in tavola: Rosso di Montepulciano (riserva 96). Commenti: Un posto semplice nel cuore di Barcellona, dove le pizze e le paste sono trattate bene. Ambiente familiare con i proprietari che servono loro stessi con molte attenzioni. MADRID 11 marzo 2002 Ristorante “Da Claudia” di Loredana Ferraro, fondato nel 1996. ● Via Barbara de Braganza 2, Madrid; 091/ 3083796, anche fax; coperti 80. ●Parcheggio a 250 m, posteggiatore del ristorante; prenotazione consigliabile; ferie mai; giorno di chiusura nessuno. ●Valutazione 8; prezzo € 54; raffinato, accogliente. D E L L ’ Le vivande servite: foie gras curato da Vincenzo con insalatina di cuori di finocchio e arance; insalata belga con salmone, salsa yogurth e ragôut di zucchine a scapece; risotto con le barbabietole e gli spinaci; petto di faraona porchettata con taccole e fagiolini; zuppa di frutta fresca in crosta; caffè con friandises. I vini in tavola: Prosecco di Valdobbiadene superiore di Cartizze (Ruggeri); Verdicchio “Podium” Castelli di Jesi classico Doc superiore; Valpolicella “Il Maso” classico Doc; Grappa Nonino. Commenti: La Delegazione è tornata in questo ristorante a un anno e mezzo dalla precedente visita sia per vedere la riforma del locale (è stata aggiunta una parte per soddisfare l’esigenza di quei clienti che, specialmente a pranzo, desideravano un menu informale), che per provare i piatti della nuova squadra, tutta italiana, recentemente inserita in cucina. Simposiarca della serata Alberto Berti. Graditissima la presenza dell’ambasciatore in Madrid Paolo Pucci di Benisichi e del suo predecessore ambasciatore Raniero Vanni d’Archirafi. La titolare, Loredana Ferraro, ha accolto i numerosi Accademici con affabilità e simpatia. Il menu proposto dallo chef Vincenzo Stamilla, ben coadiuvato dai signori Luca Marchesi e Antonio Greco, non ha tradito l’aspettativa degli Accademici presenti alla conviviale. Ottimi i due antipasti; di sapore pieno e delicato il risotto; il petto di faraona ha suscitato qualche riserva perché a molti è apparso di gusto troppo forte. Ottimi i vini, bene il servizio in sala. Serata piacevole, vivace e ben riuscita. A C C A N E L D M I A M O N D O STATI UNITI MIAMI 21 marzo 2002 Ristorante “Sapori di Roma” di Michelle Malfon, fondato nel 1999. ●6984 Collins Avenue, Miami Beach (Florida); 001/ 305-8687001, fax 001/3058679001; coperti 70. ● Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile. ● Valutazione 7,01; prezzo US$ 50; accogliente, rustico. Le vivande servite: aperitivo Prosecco di Conegliano; antipasto misto italiano e cozze al vino bianco; ravioli, gnocchi e fettuccine; agnello alla griglia o cernia al vino bianco, contorni di spinaci e insalata; tiramisu e sorbetti al mandarino e limone. I vini in tavola: rosso Mara Cesare (Ripasso); Verdicchio. Commenti: La serata è stata piacevolissima. La proprietaria e il cuoco sono romani. La presenza del nostro Console generale, buon amico di tutti i partecipanti, ha reso l’ambiente simpatico e accogliente. NEW JERSEY 19 febbraio 2002 Ristorante “Marcello’s Ho-HoKus Inn” di Marcello Russodivito e Franco Moretti, fondato L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 4 7 E nel 1998. ● 1 E. Franklin Turnpike, Ho-Ho-Kus (New Jersey); 973/4454115, fax 973/4459604; coperti 160. ● Parcheggio custodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie mai; giorno di chiusura nessuno. ● Valutazione 8,50; prezzo US$ 75; elegante, caratteristico. Le vivande servite: salmone marinato con misticanza; risotto ai funghi e olio tartufato; branzino con pomodoretti e olio extravergine; sorbetto di limone con Vodka e Prosecco; medaglione di maiale in salsa di gorgonzola con polenta; dolce mille foglie; caffè espresso. I vini in tavola: Prosecco Mionetto; Pinot grigio Zenato; Montepulciano d’Abruzzo Zaccagnini; Moscato d’Asti. Commenti: Per questa conviviale il Simposiarca, Andrea Codispoti, ha scelto un ristorante situato in un vecchio albergo originariamente adibito a stazione di sosta per i ricchi di New York quando, dalla città, si recavano in carrozza alle loro ville di campagna. Il ristorante dell’albergo è passato, negli anni, da una cucina americana a una francese fino ad arrivare, grazie al “blasonato” proprietario attuale, Marcello, diplomato all’Istituto alberghiero di Montecatini e addirittura premiato in- V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A STATI UNITI segue sieme ad altri 12 chef internazionali nel 1997 dal presidente Luigi Scalfaro, a una cucina tipicamente italiana. Molto bella e accogliente la nuova sala messa a disposizione della Delegazione con vista sulla cantina del ristorante. Eccellente il menu presentato, dagli antipasti vari e abbondanti al risotto ai funghi e olio tartufato, apprezzato moltissimo da tutti i commensali, al branzino con pomodoretti, per arrivare, dopo un intermezzo con sorbetto al limone con Vodka e Prosecco, al medaglione di maiale in salsa di gorgonzola. Buoni gli abbinamenti dei vini alle pietanze, eccellente il servizio. NEW YORK 25 febbraio 2002 Ristorante “Il Gattopardo” di Gianfranco Sorrentino, fondato nel 2001. ●33 West 54th Street, New York (NY); 212/246-0412, fax 212/ 246-3332; coperti 72. ●Parcheggio comodo, garage di fronte; prenotazione consigliabile; ferie 4 luglio, Thanksgiving, Natale e Capodanno; giorno di chiusura sabato a pranzo e domenica. ●Valutazione 8,50; prezzo US$ 70. Le vivande servite: antipasto d’arancini di riso; bruschettine al pomodoro e basilico; ciliegine di bufala; polenta fritta con parmigiano; polpettine di melanzane e ricotta di bufala con salsetta piccante; paccheri alla genovese; tagliata di branzino in salamandra con insalatina croccante; stinco d’agnello brasato con patate al forno e spinaci saltati; pastiera con Limoncello; espresso. I vini in tavola: Prosecco “Colonnara”; Pinot grigio “I Santi” 2000; Chianti classico “Riseccoli” 1997. POSTA ELETTRONICA PER L’ACCADEMIA Sono già operativi i seguenti indirizzi di posta elettronica dell’Accademia, opportunamente differenziati per facilitare tutto il sistema di comunicazione: e-mail per il Presidente Dell’Osso: [email protected] e-mail per la Segreteria nazionale: [email protected] e-mail per la redazione della rivista: [email protected] Commenti: Serata particolarmente simpatica in questo nuovo ristorante italiano, che ha debuttato nel panorama gastronomico di New York solo cinque mesi fa a opera di Gianfranco Sorrentino, già titolare del ristorante del Moma. “Il Gattopardo”, sotto la sapiente direzione dello chef Vito Gnazzo di Paestum (Salerno), offre una cucina d’impostazione mediterranea che molto punta sulla qualità e freschezza dei prodotti utilizzati. Particolarmente apprezzata dai conviviali la tagliata di branzino in salamandra servita “tipo carpaccio” su di un letto di insalata verde: piatto leggero e salutare ben presentato e di ottimo gusto. Buoni i paccheri alla genovese, forse un pochino troppo dolci, a detta di alcuni conviviali, per la quantità di cipolla utilizzata che però il cuoco, a fine serata, ha confermato parte determinante della ricetta. Ottimi i vini, soprattutto il rosso. La serata è stata onorata dalla presenza dell’Accademico onorario Giorgio Radicati, console generale d’Italia, che con simpatia e impegno segue l’attività accademica della Delegazione di New York. Nel corso della serata il Delegato Alessandro di Giovanni ha invitato a intervenire l’amico di lunga data Luigi Marini, ospite della conviviale e Delegato di Teramo, il quale ha portato i saluti della sua Delegazione e ricordato gli anni passati a Londra (ove era Accademico) e New York, quale rappresentante della Banca d’Italia. Simposiarca della serata è stata Francesca Baldeschi, che con la sua usuale “verve” ha introdotto i commensali al menu della serata. WASHINGTON 5 marzo 2002 Ristorante “Galileo” di Roberto Donna, fondato nel 1984. ●1110 21st Street, N.W., Washington (D.C.); 202/2937191; coperti 125. ●Parcheggio custodito; prenotazione consigliabile; ferie Natale, Capodanno, 4 Luglio. ●Valutazione 9; prezzo US$ 85; raffinato. L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 4 8 Le vivande servite: stuzzichini: cucchiaio ripieno di crema alle cipolle e funghi, arancini con salsa all’aglio, rotolo di salmone affumicato; fettuccine al cacao con salsa di speck; filetto di branzino cileno con croccante ai semi di sesamo e cioccolato; cervo al forno con salsa di amarene e cioccolato, purea di patate, cipolline e fagioli al cacao; melanzane alla napoletana con cioccolato e salsa di frutti della passione; bomboloni. I vini in tavola: Prosecco di Conegliano (Canella); Pinot grigio 1999 (Azienda agraria Sant’Elena, Gradisca d’Isonzo); Collio Sauvignon 2000 (Mario Schioppetto); Amarone della Valpolicella 1997 (Brigaldara); Malvasia di Casorzo (Cantina sociale di Casorzo). Commenti: La conviviale del cioccolato si è svolta nel cuore del ristorante “Galileo”, nella seducente cornice del “Laboratorio di Galileo” di Roberto Donna, lo chef più conosciuto di Washington. È stata la collaborazione dello chef con la Simposiarca, Gabriella Cantoni, che ha creato un menu “storico” che rifletteva le meravigliose e complesse sfumature del cioccolato. Le fettuccine al cacao servite a forma di nodo coperte di salsa di speck, il croccante ai semi di sesamo e cioccolato sopra al branzino cileno, il ricco e vario piatto di cervo e le melanzane profumate al sugo dei frutti della passione, esaltavano “la divina decadenza del cibo degli dei” e il suo potere gastronomico e nutritivo. I vini, scelti con particolare attenzione e sensibilità, evitavano di sopraffare il gusto del cioccolato e accompagnavano con eleganza questo delizioso banchetto. C A R N E T D E G L I NUOVI ACCADEMICI EMILIA ROMAGNA PIEMONTE Bologna dei Bentivoglio contessa Ginevra Cavina Boari dott. Piero Gennari dott. Giovanni Ravazzolo Torino dott. Gianpiero Mosca Maner Palma avv. Luciano Savio prof.ssa Silvana Schembari Sardo Vercelli prof. Nanni Lenzi Guido Franchi LIGURIA Savona gr. uff. Salvatore Basile Fulvio Cerulli Ferrara Stefano Lolli dott. Italo Nenci dott. Piero Rosati Rimini Franco Arduini Salsomaggiore Terme dott. Franco Vincenzo rag. Marco Mazzoni LAZIO LOMBARDIA Bergamo Franco Fassi Ezio Ruggeri Brescia Pierangelo Gramigna Marialuisa Scaroni Varese-Busto Arsizio dott. Nicola Canziani Giovanni Praderio Civitavecchia rag. Giovanni Domenico De Paolis A C C A D E M I C I Salerno geom. Vincenzo Cimmino dott. Giuseppe Giuffrida dott. Giuseppe Normando FRANCIA PUGLIA GERMANIA Manduria dott. Carlo De Pace dott. Antonio Di Comite Giuseppina Caridi Dragone dott.ssa Cira Caforio Perrone Francoforte dott. Luigi Braghieri rag. Michele Polidori SICILIA Catania rag. Vincenzo Avolio Maria Angelica Barletta Consoli dott. Giuseppe Riggio Bordeaux prof.ssa Raffaella Orlando MESSICO Città del Messico Gerlando Falasco NORVEGIA Oslo dott.ssa Dana Semerak Siracusa-Val di Noto dott. Saro Di Trapani SVEZIA UMBRIA SARDEGNA Stoccolma S.E. Giulio Cesare Vinci Gigliucci (Accademico Onorario) Perugia prof. Giovanni Minniti Cagliari dott. Aldo Caddori avv. Gianfranco Carboni prof.ssa Paola Quesada Strinna SVIZZERA CAMPANIA VENETO Napoli dott. Diego Forquet Fabrizio Knight Verona geom. Giorgio Campagnola dott. Anita Conforti Napoli-Capri dott.ssa Rosalba Cerqua dott.ssa Carla Natali Bruni Nuoro dott. Tomaso Cadeddu dott. Giannetto Congiu prof.ssa Lucia Angela Dessì prof.ssa Maria Ausilia Fadda dott.ssa Maria Gabriella Guiso prof.ssa Maria Elisabetta Tola ARGENTINA Buenos Aires avv. Cristian Maldonado avv. Horacio Humberto Savoia FINLANDIA Helsinki dott. Andrea Larsen L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 4 9 Suisse Romande dott. Gennaro Caracciolo Di Vietri dott.ssa Liliane Meyer Nina Savoretti NUOVE DELEGAZIONI CAMPANIA Campi-Isole Flegree Delegato prof.ssa Germana Militerni Nardone Accademici cav. Bruno Bruno ing. Gian Gualberto Chiesi dott. Antonio Coppolino Elena Di Gennaro dott. Carmelo Fisichella prof.ssa Annamaria Gentile prof.ssa Giuseppina Iossa prof.ssa Dina Morra Fulgeri C A R N E T dott. Carmine Perasole marchese Pierluigi Sanfelice di Bagnoli SICILIA Caltagirone Delegata contessa Gaetana Bartoli Gravina Accademici dott.ssa Domenica Alba dott. Domenico Amoroso prof.ssa Mariella Amoroso Concetta Bonomo Milazzo dott. ssa Fulvia Branciforti dott.ssa Francesca Cafiso dott. Gaetano Cardiel avv. Colomba Cicirata avv. Giuseppe Giaconia prof. Vincenzo Gravina dott. Agostino Lauretta prof.ssa Francesca Marziani dott. Maurizio Pedi dott.ssa Luigia Polizzi prof.ssa Valeria Pompeo prof.ssa Concetta Saccuzzo avv. Marilena Samperi n.h. ing. Italo Maurizio Santocanale de’ Baroni della Celsa Reale prof.ssa Anna Scillamà Maggiore dott. Giovanni Sciré prof.ssa Maria Flavia Spadaro di Passanitello prof.ssa Giovanna Traversa Vittorio Traversa dott. Stefano Viola D E G L I SPAGNA Valencia Delegato dott. ing. José Colomer Ferràndiz Accademici Honorato Boscà dott. Leonardo Carbone Pedro Luis Catalan Aznar ing. Pedro Coca arch. Alfonso Ferrada dott. ing. Ricardo Insa ing. Julia Real ing. Vicente Serrano dott. Manuel Vilanova Donata Volpi STATI UNITI Miami Delegato ing. Bruno Carlo Gagliani Accademici dott. Giovanni Grimaldi Clementina Misciatelli della Ripa Anna Laura Morelli dott. Pier Ludovico Pavoni Roberta Price dott. Giulio Vergani A C C A D E M I C I dott. Aldo Clementi Ivo Covi dott. Heinrich Plunger dott. Ottokar Polasek Karl Putz comm. Walter Seibstock Ferdinando Tessadri (Segretario) avv. Stefan Thurin avv. Gaetano Marano dott. Antonio Ravidà dott. Antonino Saporito Segretario Tesoriere comm. dott. Vincenzo Amoroso Librino TRASFERIMENTI LAZIO LAZIO Roma Castelli Vice-Delegati dott. Mario Spanu dott. Roberto Galasso Consultori geom. Silvano Rocca (Segretario) geom. Tullio Nicola Sorrentino (Tesoriere) Roma dott. Alessio Ponz de Leon Pisani (dalla Delegazione di Stoccolma) Roma Castelli dott. Roberto Galasso (dalla Delegazione di Roma) NON SONO PIÙ TRA NOI CAMPANIA VENETO Caserta Segretario ing. Giovanni Setaro Belluno-Feltre-Cadore dott. Enrico Osti avv. Agostino Perale dott. Luigi Perissinotto SICILIA MARCHE VARIAZIONE INCARICHI TRENTINO-ALTO ADIGE Merano Consultori dott. Hugo Agostini Palermo Delegato dott. Lucio Messina Vice-Delegato prof. dott. Giuseppe Barbagallo Sangiorgi Consultori prof. Beniamino Macaluso L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 5 0 Ancona prof. dott. Vittorio Mioli Aggiornamenti a cura di CARMEN SOGA (Italia) e ILENIA CALLEGARO (estero) D A L L ZURIGO ALLA “CANTINETTA ANTINORI” Per una riunione conviviale siamo ritornati, dopo diverso tempo, alla “Cantinetta Antinori” e alla sua cucina toscana. Il gestore Pedro Ramos, spagnolo, con il cuoco Devis dal Degan, vicentino, ha sempre E D E molto curato che i piatti rispettino la tradizione e il locale mantenga l’atmosfera piacevole e familiare che è sua peculiarità da sempre. Alcuni ospiti, aspiranti Accademici, hanno molto apprezzato la serata. Per antipasto un’insalatina di asparagi (i primi sul mercato), poi zuppa di farro, capretto al forno con fagiolini e patatine L E G A novelle e, per finire, semifreddo all’amaretto con spicchi di arancia fresca. Ha accompagnato gli asparagi un fresco Vermentino di Bolgheri, tenuta Guado del Tasso 2000, buono, e il secondo un Chianti, tenuta Marchese Antinori, del 1998, di media statura. Gli asparagi erano freddi, la zuppa di farro acquosa e priva di sapore; il secondo era Z I O N invece buono, all’altezza del locale, la carne cotta a puntino e giusta di aromi. Il dessert buono, anche se non molto originale. Nel complesso ci aspettavamo qualcosa di meglio, nonostante che su servizio e cordialità non ci fosse niente da eccepire. Del resto ci sono piatti che mantengono ancora il loro livello. INAUGURATA A SINGAPORE LA PRIMA DELEGAZIONE DEL SUD-EST ASIATICO Il Presidente dell’Accademia, Giuseppe Dell’Osso, accompagnato dal Delegato di Catania, Mario Ursino, ha inaugurato a Singapore una nuova Delegazione che già si configura come importante elemento propulsore in un’area quanto mai interessante. Infatti la nuova Delegazione, guidata in prima persona dall’ambasciatore d’Italia a Singapore, Guido Scalici (vedere anche la “Lettera del Presidente a pagina 3), ha competenza territoriale anche sulla Malaysia e l’Indonesia. Singapore è un crocevia di grande rilievo internazionale: è infatti al centro di tutte le vie che collegano il mondo occidentale e quello orientale. Si tratta di un Paese a economia avanzata, emporio di grande rilievo dove sono di casa l’alta moda e l’alta gastronomia. Molti i ristoranti italiani, di tutti i livelli, molti ottimi. Le specialità alimentari italiane sono molto apprezzate e ricercate, anche i nostri vini stanno conquistando buone posizioni. L’inaugurazione della Delegazione si è svolta nel ristorante “Paolo e Judy”, di ottimo livello, dove la Simposiarca, Silvana Lo Giudice Scalici, aveva preordinato un menu preparato in modo eccellente nel quale, tra le altre portate, hanno spiccato le fettuccine alle vongole e asparagi, i ravioli al brasato, la costoletta di agnello al tartufo e il sorbetto Campari. Ben coordinato l’accostamento vino/cibo, dal Prosecco dell’aperitivo al Gavi Marchesi di Barolo, poi il Müller Thurgau Hofstatter, il “Mille e Una Notte” Donnafugata, il Cabernet Ronco dei Roseti e altre etichette non meno prestigiose. Al dessert, uno splendido Vin santo Poggio Salvi. Consegnando all’ambasciatore Scalici, come Delegato, la campana accademica, il Presidente Dell’Osso ha voluto illustrare ai nuovi Accademici, tutti entusiasti e motivati, gli obiettivi e gli scopi dell’Accademia, che rivestono una particolare importanza proprio in terra straniera per la valorizzazione e la tutela dell’immagine, oggi tanto apprezzata, della cucina tradizionale italiana. “A voi l’impegno e il merito - ha detto loro Dell’Osso - di portare anche in questo territorio i valori del- la civiltà della tavola italiana, valori di cultura e di tradizione”. Il giorno successivo, un gruppo di operatori finanziari italiani attivi a Singapore ha invitato il Presidente Dell’Osso, l’ambasciatore e gli Accademici nell’esclusivo “Tower Club” per gustare un pranzo cinese di straordinaria qualità, preparato dal rinomato chef Wan Chung Hang. Apprezzate tutte le specialità tra cui un sorprendente budino freddo di mango. Anche a loro il Presidente Dell’Osso ha illustrato in modo semplice e incisivo le finalità culturali e sociali dell’Accademia. La serata conclusiva è stata uno straordinario evento gastronomico, con la cena nella residenza dell’ambasciatore Scalici, che ha visto una serie di italianissime portate preparate con grande sapienza e accuratezza: pizzocheri alla valtellinese, timballo di penne alla Norma, cuscus trapanese, maialino arrosto e arrosto di filetto di vitella con rosette di patate, salmone in salsa di capperi di Pantelleria e, al dessert, apprezzatissimi il gelato di mandorle tostate e il gelato di cioccolata al Rhum. Eccellenti i vini: Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene e Merlot “Ai Palazzi” offerti dalla ditta Masottina. La cena, in onore del Presidente Dell’Osso, ha visto la presenza di numerosi e qualificati operatori economici di Singapore, attivi nella ristorazione, nell’industria alberghiera, nella finanza e nelle catene di distribuzione commerciale. Il Presidente Dell’Osso, dopo aver ringraziato l’ambasciatore e la signora Silvana per la squisita accoglienza, si è rivolto agli operatori presenti con una raccomandazione: “Se vogliamo che la cucina italiana sia veramente all’altezza della sua meritata fama e delle sue tradizioni, dobbiamo ricordare sempre che solo una cucina italiana realizzata con prodotti italiani potrà essere sempre all’altezza della situazione. L’uso di prodotti estranei, e ancor peggio l’adattamento dei nostri sapori, aromi e profumi tradizionali ai gusti locali, rappresentano più che un tradimento un imperdonabile e colpevole autolesionismo”. (Mario Ursino) L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 5 1 I D A L L È un locale su cui dovremo lavorare un po’ perché merita incoraggiamento e sostegno. Il suo caffè è comunque fra i migliori a Zurigo. PARIGI INCONTRO CON LA TAVOLA ABRUZZESE Una serata è stata dedicata alla cucina dell’Abruzzo e la scelta del locale è caduta sul noto ristorante “Le Perron” il cui chef e proprietario Claudio Sammarone, dalle profonde radici abruzzesi, ha preparato dei piatti caratteristici di questa regione. Il locale, molto apprezzato, ha avuto recentemente numerose recensioni sulla stampa locale e nazionale ed è stato menzionato con note di merito da numerose guide gastronomiche, che lo hanno annoverato tra i ristoranti italiani più in voga a Parigi, ove si può gustare una cucina genuina fatta con buoni prodotti dai sapori netti. Si può parlare di cucina caratteristica regionale ai cui piatti non vengono concessi francesismi di alcun genere. Considerato l’interesse manifestato in precedenti occasioni, abbiamo fatto precedere la cena da una degustazione tecnica che non poteva che ricadere sul vitigno più diffuso e conosciuto nella regione: il Montepulciano d’Abruzzo. Non avendo il ristorante un sommelier in grado di poter affrontare con la necessaria competenza una presentazione tecnica dei vini il Delegato e Simposiarca della serata, che ha curato con lo chef il menu e gli accoppiamenti enologici, si è fatto carico di presentare i vini selezionati avviando un simpatico dibattito sulla viticoltura regionale e E D E sulle caratteristiche e potenzialità dei vini ottenuti dalla vinificazione in purezza del vitigno Montepulciano. Dopo la parentesi enologica la serata è proseguita con la cena, iniziata con una serie di stuzzichini con prodotti tipici serviti sia caldi che freddi, adatti per metterci nelle migliori condizioni per poter assaporare i piatti del menu. MARSALA SCAMBIO DEGLI AUGURI Approfittando della tradizionale processione del Giovedì santo, che a Marsala acquista una particolare connotazione in quanto viene svolta con attori che impersonano la Via crucis, il Delegato Giacomo Pellegrino ha invitato a casa propria gli Accademici marsalasi e alcuni amici, per lo scambio degli auguri di Pasqua. Nella cornice sfarzosa di casa Pellegrino, si sono dati appuntamento anche il sottosegretario agli Interni sen. Antonio d’Alì, il sindaco di Marsala Eugenio Galfano e l’assessore ai Lavori pubblici Angelo Fici, tutti Accademici. La signora Pellegrino, da perfetta padrona di casa, ha intrattenuto gli ospiti in maniera deliziosa. L E G A qualità. Era pertanto indispensabile poter legare a una cena di alto livello realizzata dallo chef Andrea Tronchero, dalle ben note tradizioni piemontesi, una selezione di alto pregio. Poiché ci trovavamo in un’enoteca, abbiamo iniziato la nostra serata con una degustazione tecnica di 4 vini ottenuti dal vitigno Nero di Avola vinificato in purezza. La degustazione, condotta con grande esperienza dal sommelier Christophe Gillon, aveva lo scopo di approfondire le conoscenze su questo vecchio vitigno autoctono siciliano che è stato rivalorizzato negli ultimi anni e sta fornendo dei prodotti di grande pregio con caratteristiche di grande qualità. Si è trattato di una iniziativa che ha riscontrato un notevole successo e che in molti hanno chiesto di poter ripetere. La serata è proseguita con la cena avvenuta nella confortevole sala del primo piano, dove gli Accademici sono stati accolti in modo molto cordiale. Il locale è molto caratteristico e dai connotati tipici degli edifici del Marais adiacente a place des Vosges, uno dei luoghi più belli e suggestivi della capitale francese. NUORO PARIGI ALL’“ENOTECA” CON DEGUSTAZIONE Una serata accademica si svolta in un tempio dell’enologia italiana a Parigi, “L’Enoteca”, un locale caratteristico nel quartiere del Marais con un passato circa ventennale, ove si può gustare una grande varietà dei nostri vini di IL CIOCCOLATO A RAI TRE La serata, organizzata presso l’hotel “Paradiso”, in una sala elegantemente predisposta si tratta dell’unico ristorante della zona che ha dato la propria disponibilità per cimentarsi in un tipo di cucina pressoché sconosciuta nella nostra realtà-, Simposiarca il Delegato Alfredo Pericciuoli, L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 5 2 Z I O N I ha riscosso un enorme successo, curiosità e apprezzamento tra gli Accademici e i numerosi ospiti. Della serata è stato dato risalto dalla stampa regionale, i quotidiani “La Nuova Sardegna” e “L’Unione Sarda” hanno riportato l’avvenimento ma soprattutto l’emittente televisiva “Rai Tre” ha dedicato uno splendido servizio nell’edizione del telegiornale regionale. Ci preme sottolineare la disponibilità e la professionalità della titolare della struttura che ci ha ospitato, la dottoressa Franca Bosu, con la quale il Simposiarca è riuscito a proporre un menu internazionale. Un vivo ringraziamento anche ai Consultori Pasquale Merlini e Dario Marchi che con la loro competenza hanno saputo abbinare con sapienza i vini delle singole portate. L’AQUILA SETTIMANA BIANCA A CORTINA Dal 17 al 24 marzo la Delegazione dell’Aquila si è riunita a Cortina d’Ampezzo per stare insieme in serenità e amicizia con la scusa di una “settimana bianca”, che in verità, almeno per l’impegno sulle piste innevate, è stata tale solo per pochi. Per tutti, invece, splendide gite e passeggiate sulle montagne dolomitiche, ed eccellenti incontri a tavola nel ristorante dell’ottimo albergo “Splendid Venezia”, ben diretto da Francesco Monaco. Una cucina molto curata in ogni particolare, sempre variata nella lista delle vivande, e ancor più (potrebbe sembrare strano per una cucina d’albergo) assai rispettosa delle tradizioni gastronomiche locali, così che il cliente può cono- D A L L scere a fondo, anche attraverso il cibo, la vera anima del centro che lo accoglie. Molto curate anche la sistemazione logistica (forse sarà rimasto l’unico albergo a 4 stelle a effettuare, la sera, il “ripasso” delle camere) e l’accoglienza nei luoghi comuni, compreso un fornitissimo bar dove un bravissimo Luigi e il suo staff rendono più piacevole la sosta dopo cena. Il Delegato Marra ha anche partecipato a una simpatica e ottima cena accademica organizzata dalla Delegazione di Cortina d’Ampezzo per gli auguri di Pasqua, con Romano Scrocco perfetto padrone di casa. Altro incontro con la più raffinata gastronomia ampezzana Maria Pia e Luigi Marra, grazie a Luigino e Silvana Grasselli, anfitrioni d’eccezione, hanno potuto ampiamente godere al ristorante “La Terrazza” dell’hotel “Cristallino”. Insomma una “settimana bianca”, quella della Delegazione aquilana, tutta da ricordare, e ciò grazie soprattutto all’impegno di Laura e Settimio Olivieri che hanno spinto gli Accademici a partecipare, unendoli alla perfetta organizzazione della “settimana del bridge”. E D E LATINA SERATA A SERMONETA Gli Accademici pontini con i loro ospiti si sono riuniti per un convivio di valutazione presso il ristorante “Charlie Brown” di Sermoneta. Dopo il saluto del Delegato Benedetto Prandi ha preso la parola l’Accademico Pietro Bianchi in sostituzione del Simposiarca designato, Amedeo Benatti, assente per improrogabili motivi di lavoro. Pietro Bianchi, dopo aver fatto la storia di Sermoneta, ha ricordato le origini del ristorante: nato come discoteca nel 1970, quattro anni dopo è diventato anche punto di ristorazione con il nome di “Il Salotto della Scimmia”, dalla riproduzione della scimmia di Porta Annibaldi scolpita al suo interno. Nel 1979 è stato rilevato da Domenico Giudice e da allora il locale pian piano ha raggiunto un alto grado di apprezzamento ed è divenuto sinonimo di genuinità, cordialità e raffinatezza; il fuoco acceso nel grande camino richiama alla memoria quello spirito di familiarità, di spensieratezza e di festa proprio L E G A delle antiche famiglie patriarcali. Fra i piatti presentati, tutti di ottimo livello, lo stinco di bufala al forno è stato particolarmente gradito; analogo apprezzamento è stato espresso per i vini. Il discorso di presentazione è stato brillantemente tenuto dal presidente del Tribunale di Latina, dott. Bruno Raponi. TERNI PASQUA A VILLA GRAZIANI La villa è antica, risale al Settecento; arrampicata a un costone di roccia, fa la guardia a quel solco nel massiccio di calcare che il fiume Nera si è lentamente scavato nei millenni. In decadimento durante il periodo dell’industrializzazione a causa della vicinanza di una fabbrica di concimi chimici, è tornata alla vita dopo la chiusura di quest’ultima e in particolare dopo che il paesino di Papigno è diventato l’Hollywood italiana con grandi studi cinematografici. Dagli anni Sessanta è di proprietà della famiglia Luzzi che l’ha trasformata in ristorante, Z I O N elegante e accogliente, e nelle cui sale la Delegazione di Terni ha organizzato la riunione conviviale degli auguri pasquali. Da molto tempo proponiamo nei nostri incontri abbinamenti motivati con vini di pregio, illustrati di volta in volta dal Vice-Delegato Mario Guerra, approfittando dell’incarico di Simposiarca conferito a Enrico Cipiccia e Giulio Pallotta, noti cultori di vino. Conclude la riunione conviviale il Delegato Guido Schiaroli, leggendo una poesia dialettale che dice: “La festa pe’ esse ben riuscita de vinu dev’esse ‘nfracicata”; dissentiamo dalla quantità, è la grande qualità a piccole dosi che, come nel cibo così nelle bevande, pretendiamo sulla mensa accademica. ANCONA RICORDO DI VITTORIO MIOLI Vittorio Mioli era entrato in Accademia da soli tre anni ma aveva subito ottenuto le simpatie di tutti gli Accademici per il suo carattere allegro, gioviale e per la sua parteci- IL PIATTO D’ARGENTO DELL’ACCADEMIA La Presidenza dell’Accademia, sensibile alle richieste di numerosi Delegati di poter disporre di un oggetto simbolico da offrire in dono alle personalità più in vista ospiti dell’Accademia nei convegni o alle riunioni conviviali, oppure ai proprietari dei ristoranti visitati che si siano particolarmente distinti, ha fatto produrre da un rinomato laboratorio artigiano di argente- ria un piatto di grande formato, in silver plate, con la riproduzione laser, sul fondo, del tempietto accademico. I Delegati possono ordinare questo piatto alla Segreteria nazionale di Milano. Il costo di ciascun pezzo è di 10 euro più le spese di spedizione. Per ordinazioni di almeno cinque piatti, ovviamente, le spese di spedizione saranno notevolmente ridotte. L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 5 3 I D A L L pazione con entusiasmo e passione alle conviviali, nelle quali non mancava mai un suo intervento preciso, saggio e di ottimo conoscitore della cucina italiana. Di origine bolognese, la sua figura di primario per tanti anni di Nefrologia all’ospedale di Ancona e di professore universitario era molto conosciuta, così come il suo bel carattere. Di recente era andato in pensione e sperava così di poter essere più attivo nella vita accademica; la sua scomparsa è avvenuta a pochissimi giorni da un impegno preso per il rilancio della Consulta del Verdicchio, associazione che tanti anni fa operò parallelamente alla nostra Accademia, per il lancio del nostro buon vino. La sua saggezza, la sua allegria ci mancheranno molto. SIENA ALLA “SOSTA DI VIOLANTE” Per valorizzare un gruppo volenteroso di giovani che, dopo il lavoro e lo studio, gestiscono insieme un piccolo e simpatico locale nel centro della città, gli Accademici di Siena hanno visitato l’osteria detta “Sosta di Violante”. La conviviale si è aperta nel raccoglimento in memoria del prof. Marco Biagi. Fare Accademia significa seguire e partecipare a tutti gli avvenimenti che accompagnano lo studio di ogni materia, anche quando gli eventi sono drammatici. La Delegazione di New York si è riunita poco dopo l’attentato alle Torri gemelle per condannare il terrorismo sia con la presenza che con le parole; a Siena il ricordo del giuslavorista, riformatore convinto, strap- E D E pato alla vita da mano assassina, ha segnato l’inizio della conviviale. SALSOMAGGIORE TERME LA TRATTORIA DEL TRIBUNALE Piccole stanze linde disposte su tre piani: in ingresso, a destra (di rigore) la macchina per l’espresso e un piccolo bar. In fondo la cucina, cuore pulsante di questa caratteristica trattoria, “Il Tribunale”, la più antica di Parma, vicina, naturalmente, al Tribunale. Quasi nascosta sotto un voltone che collega strada Farini e il piazzale ove si cerca giustizia, la trattoria ha proposto agli Accademici di Salso, in piacevole trasferta cittadina, una serata senza sbavature. Francesco ama usare prodotti di alta qualità secondo stagione, scegliendo quello che la nostra terra, di volta in volta, suggerisce: cucina in modo semplice con profumi e aromi di un tempo che non dobbiamo assolutamente dimenticare. Scelta ragionata delle vivande da un cartoncino e da una lavagna appesa al muro o, meglio ancora, piacevolmente raccontate da Ida, moglie di Francesco, che riceve gli ospiti con un bel sorriso che ben predispone a accomodarsi in questo locale rustico e simpatico. Anolini e tortelli senza paragoni con una pasta tirata a mano che cela un ripieno secondo tradizione, salumi stagionati come Dio comanda: e a Parma, come si sa, non si possono sbagliare gli anolini e i tortelli alle erbette, come quelli di zucca o di patate. Si è gustato un prosciutto di Parma dolce e profumato avvolto su un grissino appositamente preparato privo di sale e di grassi. Poi L E G A una polentina con tartufo nero di Fragno, un piccolo assaggio di una zuppetta ai funghi porcini di Borgotaro, un ottimo culatello di Zibello dal profumo persistente così come il sapore, rigorosamente tagliato e servito al momento, un salame di Felino dei bei tempi e un parmigiano reggiano da applauso. Massima attenzione all’abbinamento del vino e del pane, una torta di mele servita tiepida appena sfornata da Francesco. Ospiti il questore di Parma e gentile signora che, unitamente agli Accademici al gran completo e alle consorti, hanno a lungo applaudito Francesco e Ida. VERSILIA NEL CENTRO STORICO DI PIETRASANTA Il Delegato Celli ha voluto dare a questa prima riunione conviviale dedicata al territorio di Pietrasanta una veste ufficiale invitando il sindaco, dott. Massimo Mallegni, sensibile a tutto quanto può essere incentivazione al turismo, e interessato a conoscere la nostra attività. L’“Enoteca Marcucci”, il locale più famoso della città, vanta frequentazioni prestigiose di attori e artisti (in particolare scultori) di tutto il mondo e è posta nel centro storico di Pietrasanta (la piccola Atene), in un vecchio palazzo che mostra ancora il portale del 1400 con fiancate che riportano motivi di colonne classiche. Il Delegato, nel porgere il saluto di tutti gli Accademici agli ospiti e al sindaco (accompagnato dal presidente del Consiglio comunale, dott. Franco Casini), ha riassunto in pochi minuti quelli che sono gli scopi, le finalità e il “modus operandi” dell’Accademia e quindi della Delegazione, preci- L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 5 4 Z I O N I sando che la nostra opera di collaborazione e di sostegno alla ristorazione deve essere un incentivo a un turismo attento a una cucina regionale o locale legata ai valori della tradizione. Al termine della riunione conviviale il Delegato ha ringraziato il sindaco per la sua particolare attenzione alla nostra attività e a ricordo gli ha fatto dono del piatto dell’Accademia, di una “Guida ai ristoranti” e di uno degli ultimi numeri della rivista dell’Accademia, donato anche al dott. Casini. Applaudita è stata la signora Franca per la sua cucina. La riunione conviviale è stata preceduta, nel tardo pomeriggio, da una visita al Museo dei bozzetti, guidata con competenza dall’architetto Chiara Celli, che ha allestito il museo stesso. Il Museo dei bozzetti (unico in Italia nel suo genere) è una raccolta di gessi che documentano l’attività dei laboratori artistici versiliesi; i bozzetti (in scala ridotta) e i modelli (in dimensioni reali) che appartengono a artisti di tutto il mondo, rappresentano la loro idea originale prima della traduzione in marmo o in bronzo, realizzata nei laboratori e nelle fonderie della zona. BOLOGNA VIAGGIO A VIENNA GASTRONOMICO E GOLOSO Alcuni Accademici della Delegazione di Bologna, guidati da Romano Bonaga, hanno fatto un viaggio eno-gastronomico alla scoperta di sapori e profumi legati a un romantico passato. Si sono incontrati a Vienna, presenti Delegazioni di altri Paesi europei, tra cui Francia e Germania. D A L L Nei quattro giorni trascorsi a Vienna gli Accademici hanno visitato, con la preziosa e sapiente guida del signor Peter Kremslehner, proprietario dello storico hotel “Regina” e presidente della appena costituita sezione austriaca dei locali storici, la città, i suoi monumenti, i suoi musei e, non poteva essere diversamente, i suoi storici caffè e ristoranti. Con i consigli dei signori Smalzi, del caffè “Giubbe Rosse” di Firenze, e Pellegrini del “Caffè Greco” di Roma, sono stati visitati lo storico “Caffè Sacher” e i non meno famosi “Demel” e “Landtmann” con l’assaggio della pasticceria viennese, dell’immancabile Torta Sacher e, su suggerimento della signora Silvi Bonaga della pasticceria “Atti” di Bologna, delle sue diverse e sempre ottime varianti. Con la consulenza dei signori Gioco del ristorante “Arche” di Verona, Platino dell’“Onkel Taa” di Merano e della signora Carbone del ristorante “Manuelina di Recco”, nello storico ristorante dell’antica Vienna “Griechenbeisl”, tra i tradizionali piatti che il menu offre, quelli che hanno riscontrato il maggior interesse sono stati il Tafelspitz (bollito di manzo), la Kartoffel Suppe (zuppa di patate), la Palatschinken (sottile omelette ripiena di marmellata di albicocche). Il soggiorno è proseguito con la visita, sulle colline che accompagnano il Danubio nel suo lento scorrere, di una caratteristica cantina con la degustazione dei celebri vini bianchi, che sono stati serviti poi nel tipico locale “Alten Zechhaus”, per innaffiare un sontuoso Schweinssulze (testa, piedini e cotica di maiale) con Kartoffelsalat (insalata di patate) e, non poteva mancare, la famosa Wiener Schnitzel (la nostra cotoletta alla milanese, con il dilemma irrisolto E D E se sono stati i milanesi i primi a farla o gli austriaci con la loro presenza a farla conoscere e diffonderla in Lombardia). Dopo il pieno appagamento dello spirito e del corpo con questi percorsi culturali e gastronomici, il viaggio viennese ha avuto il suo clou e la sua conclusione con la partecipazione, quali ospiti d’onore, alla Hofburg (la residenza imperiale di Vienna), in serata di gala, al gran ballo degli Storici caffettieri viennesi. L’immancabile nostalgia nei giorni successivi al ritorno, è stata addolcita dalla scorta di torte, fatta dai partecipanti alla piacevole gita, che hanno riempito le valigie a scapito dei normali souvenir. BORGOTARO OMAGGIO A SUA MAESTÀ IL MAIALE Anche quest’anno la Delegazione borgotarese ha reso omaggio, con un’apposita seduta conviviale fuori le mura, a sua maestà il maiale, un animale che veniva allevato, per il suo alto valore economico e per la duttilità d’impiego delle carni, fin dall’antichità. È arcinoto il vecchio detto: “Del maiale, non si butta via niente”. L’incontro, che ha visto una folta partecipazione, si è svolto a Cereseto, un pugno di case nel comune di Compiano, assurto, diversi anni fa, a notorietà nazionale proprio per la gastronomia, grazie alle felici intuizioni del compianto cavalier Giovanni Solari, un autentico pioniere della ristorazione locale. Fu il primo, infatti, a capire che la ristorazione intelligente, genuina e tradizionale poteva avere un peso determinante nell’economia e nel turismo della zona. L E G A Oggi che la sua cordialità e il suo sorriso sono solo un ricordo, la moglie Maria e la figlia Paola, pur laureata in Psicologia, hanno preferito proseguire l’attività familiare. Il maiale è stato proposto agli Accademici in tutti i modi possibili: il già lunghissimo menu (una ventina di portate) è stato addirittura integrato con altri piatti a sorpresa. Ottima è stata anche la scelta dei vini. Su invito del Delegato Giorgio Metra, ha preso la parola il Vice-Delegato Giovanni Spartà, il quale ha illustrato gli scopi dell’incontro. RIVIERA VERONESE DEL GARDA DALLE CANTINE ALLA “STELLA D’ITALIA” Gli Accademici si sono recati a visitare la cantina di imbottigliamento del Gruppo italiano vini (Giv) a Pastrengo, ospiti dell’Accademico Emilio Pedron. Tutti siamo stati colpiti dalle magnifiche attrezzature viste, dal sistema computerizzato di imbottigliamento e di spedizione (siamo convinti che sia l’unico in Europa, senz’altro fra i primi del mondo); la tecnica, la pulizia, l’ordine regnano sovrani. Siamo poi passati a visitare la struttura adibita a uffici, ricavata da una vecchia villa che domina il lago, in mezzo a 24 ettari di oliveto; anche questa un fiore all’occhiello. Tutti questi complessi fanno onore alla produzione dei vini italiani con grande merito, naturalmente, del nostro Accademico Pedron, che con sagacia e esperienza ha diretto e costruito tutto questo. Siamo poi passati nel rinnovato locale del vecchio ristorante “Stella d’Italia” e abbiamo degustato l’ottima cena, appo- L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 5 5 Z I O N I sitamente preparata per onorare la carica di Pastrengo della Benemerita. MILANO INTERNAZIONALE SUCCESSO DEL PIATTO D’ARTE Quindici ristoranti, quindici chef, quindici artisti, trentacinque Accademici hanno sviluppato un piano inventato, proposto e suggerito dalla Associazione artistica culturale, al settimo anno di attività a Milano, che si sta aprendo ad altre esperienze dopo vari successi, tra cui la presenza sulla scena de “Le Cirque” a New York, in occasione della serata accademica dedicata al cioccolato. A Milano il rapporto con la Delegazione è particolarmente stretto e l’ultima manifestazione ha costituito la base di ulteriore divertimento. Più di quindici riunioni conviviali “preordinate” dai gruppi hanno caratterizzato la manifestazione, con costi dai 30 ai 65 euro, con una partecipazione media di due e più dozzine di Accademici e artisti, con menu improntati a una posizione di antagonismo alla cultura della tavola (il caso del movimento futurista di Caputo di Roccanova) o di spiccata rappresentazione di opera e di ricetta (per esempio la “Tavola alimentare n. 3” di Paolo Barlusconi proposta con fedele rappresentazione estetica nella “Crema di zucca con crostini” da Gagliardi alla “Rampina”). Il tema dell’anno per gli artisti era “Acqua, alimento e elemento ambientale” e il riso ne è per tradizione convinta un figlio naturale come lo sono i pesci. Ricchissimi e intriganti tutti i menu. È stata una kermesse che ha consentito una visione panoramica a spettro D A L L abbastanza largo della professionalità della ristorazione, della celata voglia di un accostamento culturale, di disponibilità a dare spazio anche a artisti e alla cultura, e ha permesso agli stessi artisti di avere un contatto con la ristorazione mediato dalla componente accademica. NOVARA TRADIZIONE E NOVITÀ DA “PINOCCHIO” La nostra meravigliosa avventura accademica, iniziata quasi mezzo secolo fa, prosegue con sempre crescente successo grazie all’impegno degli eccellenti chef e alla nostra competenza e autorità. Il ristorante “Pinocchio” della famiglia Bertinotti, attivo da circa mezzo secolo, opera ormai al servizio della collettività non solo in Italia ma molto spesso in grandi città sparse tra America, Africa e Asia, come veicolo di cultura e di civiltà. Piero Bertinotti fa sì che i sapori perfetti, la grande qualità degli ingredienti, le colture appropriate arrivino al piacere del palato e colgano il godimento della gola dei gastronomi più raffinati. Oggi, nella sua cucina, assistiamo a mutamenti dei piatti tradizionali, a evoluzioni necessarie e irrinunciabili, che però non presentano il pericolo della perdita di certe produzioni tipiche, della scomparsa e del disuso di certe squisitezze tradizionali. L’Accademico evoluto deve godere ambedue le cucine, quella dei ricordi e quella delle nuove emozioni che offre sorprese gastronomiche sapienti, con sapori di eccelso livello estremamente equilibrati: e questo fa Piero Bertinotti. E D E In questo convivio abbiamo gustato, dopo un sontuoso aperitivo, raffinato cibo tradizionale (agnolotti) e nuove realizzazioni di qualità con materie prime eccezionali. Sapori di ricordi (agnolotti alla piemontese, dalla pasta sottile sfuggente, dal ripieno saporoso dei tre arrosti; petto d’oca con purea di mele e coscia d’oca con verze croccanti) e di ricercate elaborazioni creative (vellutata di piselli con su adagiate cappesante; terrina di coda di bue e fegato grasso di anatra con rape caramellate). Sapori di ricordi e di ricercate elaborazioni creative. Il “bicerin”, accostamento amoroso di cioccolato bollente, caffè ristretto e Rhum, lo consumava la borghesia in epoca sabauda, all’ora del tè (si può trovare ancora in qualche tradizionale vecchio caffè di Torino). Di questo raffinato convivio dobbiamo rendere merito a Piero e al suo abile staff, educatori alla buona tavola e creatori di convivi che diventano “grande cucina”, concessa agli Accademici. RAGUSA DAL CAFFÈ AL MAIALE Gli ultimi due pranzi della Delegazione di Ragusa sono stati preceduti da altrettante tappe di un tour accademico attraverso realtà aziendali iblee nel campo alimentare. La prima visita ha riguardato la Moak di Giovanni Spadola, che a Modica tosta, miscela e confeziona caffè da trentacinque anni, ovvero dai tempi della tostatrice con capacità di carico di 15 kg e due dipendenti (1967) alle due macchine che tostano 1.500 kg di caffè all’ora e ai trenta dipendenti di oggi, con una presenza che copre quasi per intero il territorio L E G A nazionale e è da considerarsi ormai stabile nel Centro Europa e negli Usa. Sotto la competente guida del consulente chimico dell’azienda, dottor Emanuele Spadola, gli Accademici hanno prima effettuato un significativo percorso didattico negli ampi e tecnologici spazi della Moak e quindi, nella sala riunioni, hanno ascoltato una conversazione, illustrata da diapositive su storia e itinerari del caffè. Quasi superfluo aggiungere che, dalle stesse mani dell’ospitale titolare e del figlio, gli Accademici sono stati gratificati dell’inebriante prodotto, signorilmente offerto non solo per il consumo in loco ma anche per quello domestico. Dopo il caffè è stata la volta del maiale e dei salumi. Non già a tavola, s’intende, ma nell’escursione agroalimentare degli Accademici iblei che in quattro settimane li ha portati nell’Alta Valle dell’Irminio, in quel di Giarratana, a visitare gli stabilimenti della Ta.Vi.Italia, un modernissimo complesso di respiro europeo che, pur avvalendosi di sofisticata tecnologia, mantiene con il marchio “Salumi Caravello” le antiche tradizioni locali della lavorazione tipica artigianale, fra cui, in primo luogo, il controllo totale della filiera dovuto alla connessione con un vicino allevamento suinicolo ove da venticinque anni si selezionano capi destinati all’alimentazione. Uno dei titolari, il dottor Giovanni Caravello, con cortese ospitalità e sicura competenza, ha portato gli Accademici in visita all’azienda (dalle stalle di sosta e primo controllo dei suini ai terminali d’imbarco per il trasporto), illustrando le diverse fasi della lavorazione (abbattimento, fiammatura e lavaggio, controllo sanitario, eviscerazione e lavorazione, separa- L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 5 6 Z I O N I zione delle frattaglie, selezionamento, stoccaggio e congelamento elettronico, stagionatura computerizzata). Soddisfatti gli Accademici per quanto sentito e non solo per questo. La pulizia dei locali, constatata direttamente, l’ha detta lunga sugli standard igienici aziendali. La degustazione, preparata da Giovanni Caravello, è stata pertanto ancora più gradita e convinta. TORINO BORSA DI STUDIO PER GLI ALLIEVI DEL “COLOMBATTO” Da quest’anno la Delegazione di Torino, per adempiere a uno dei fini istituzionali dell’Accademia, ha stabilito di istituire una borsa di studio per il migliore allievo dell’Istituto professionale di Stato per i servizi alberghieri e della ristorazione “G. Colombatto” di Torino, da utilizzare per uno stage formativo presso uno dei più qualificati ristoranti italiani. La scelta del vincitore della borsa di studio avverrà con la collaborazione dei docenti dell’istituto, che segnaleranno per la prova finale gli otto migliori allievi del 5° anno scolastico. La giuria, molto qualificata, sarà formata da cuochi, giornalisti enogastronomici, docenti dell’istituto e Accademici di Torino. Nell’ambito dei contatti stabiliti per concordare questa iniziativa con il “Colombatto”, gli Accademici di Torino, in occasione della riunione conviviale tenutasi presso l’istituto stesso, hanno avuto modo di scoprire un mondo fino a ieri poco conosciuto e certamente degno della massima considerazione. La serata ha avuto un brillante successo grazie alla nutrita D A L L partecipazione degli Accademici con familiari e ospiti e, soprattutto, alla calorosa accoglienza loro riservata dagli studenti, attori della serata, egregiamente guidati dai loro docenti. Il “Colombatto” festeggia quest’anno il suo quarantennale e è guidato con passione dalla preside prof. Vincenza Pisciotta e dal vice-preside prof. Carlo Di Jacovo. L’istituto è una vera piccola azienda con bilancio plurimilionario (in euro), che vede impegnati oltre 150 professori e 60 addetti ai servizi ausiliari per la preparazione di E D E 1.400 allievi, divisi in quasi 70 classi. Fra le altre attività la scuola promuove corsi di orientamento effettuati nelle scuole medie, volti a illustrare agli allievi della scuola dell’obbligo le possibilità di lavoro offerte dalla industria turisticoalberghiera e dalla ristorazione e le vie per ottenere le necessarie qualifiche professionali, nonché scambi formativi di studenti con analoghi istituti esteri (al momento Francia, Ungheria, Svezia). L’istituto è anche presente nel campo dell’impegno sociale con molte iniziative, fra le L E G A quali fa piacere ricordare la manifestazione “Un dolce per la vita” che si tiene tutti gli anni in maggio, in occasione della Festa della mamma, e nel corso del quale si offrono all’asta i dolci preparati dagli studenti, devolvendo il ricavato ai piccoli ricoverati nel reparto oncologico dell’ospedale infantile “Regina Margherita” di Torino. CAPPON MAGRO SENZA CAPPONE Nel fascicolo di marzo 2002 della rivista, a pagina 20, Z I O N nelle “note e commenti” di un riunione conviviale della Delegazione del Tigullio, è malauguratamente saltato un “non” che ha cambiato il senso della frase. È apparso infatti che “nonostante il nome il cappon magro prevede l’impiego del cappone propriamente detto”. Niente di più sbagliato. Infatti andava scritto: “Nonostante il nome non prevede l’impiego del cappone propriamente detto”. Ce ne scusiamo con il Delegato (e con i capponi, magri o grassi che siano...). VISITA AL CONSERVATORIO DI NAPOLI CON LE RICETTE MUSICALI Una folta rappresentanza degli Accademici di Napoli-Capri guidata dal Delegato Massimo Pisani, si è recata a visitare il conservatorio di San Pietro a Maiella, che ha la sua sede nell’ex-monastero dei celestini dove visse Vincenzo Corrado; circostanza che è stata segnalata da Lejla Mancusi Sorrentino al direttore del conservatorio, padre Enzo De Gregorio. Motivo dell’evento era prendere conoscenza di alcune interessanti ricette della “Bonne cuisine française” musicate da Leonard Bernstein. Dopo un breve ma entusiasmante concerto del giovane e validissimo pianista maestro Amedeo Salvato, gli Accademici sono stati accompagnati da padre De Gregorio alla scoperta dei tanti tesori e curiosità là raccolti. Infatti il conservatorio di San Pietro a Maiella non è un semplice liceo musicale, come ve ne sono tanti in Italia, ma è qualcosa di unico al mondo. Secoli fa, a Napoli vi erano quattro conservatori, poi a mano a mano che venivano soppressi, tutto il materiale veniva trasferito nei superstiti: l’ultimo rimasto, appunto San Pietro, ha quindi ereditato un patrimonio non solo di grande valore venale, ma insostituibile sul piano storico. Di recente è stata completata l’opera di catalogazione e copiatura informatica di tutta la biblioteca, unica nel suo genere, dove sono conservati, oltre a molte migliaia di volumi, spartiti musicali scritti a mano e alcuni autografi. Anche la semplice catalogazione è stata un’impresa, infatti mentre in Italia vi sono validissimi bibliotecari, mancano persone capaci di catalogare spartiti. Si è dovuto cominciare col fare un corso di formazione da cui attingere una cinquantina di giovani per eseguire l’incombenza. Nel conservatorio vi sono oggetti di valore inestimabile come un’arpa, esemplare unico al mondo, fabbricata da Stradivari. E poi cimeli e reliquie dei tanti musicisti che hanno operato a Napoli, città che nel Settecento era una delle capitali musicali d’Europa e dove nacque un nuovo genere musicale, l’opera buffa. Così vi è il calco della mano di Liszt e una ciocca di capelli di Donizetti. Inoltre sono conservati tutti i registri contabili relativi alla vita quotidiana dell’istituzione, attingendo dai quali sono state mostrate agli Accademici alcune chicche di interesse gastronomico. Per esempio risulta che nell’Ottocento il pasto dei convittori era spesso a base di maccheroni, 150 grammi a testa per i grandi e poco più di 100 per i piccoli, e carne al ragù. Un’altra curiosità è che nel Settecento per ogni convittore veniva stanziata una certa somma; ma se il giovane allievo rinunciava a parte della razione, gli veniva assegnato l’equivalente in denaro. Così nel registro del 1765 è annotato che all’allora sedicenne Domenico Cimarosa, che aveva rinunciato alla razione di vino, era stata liquidata una piccola somma. Terminata la visita gli Accademici, ai quali si era unito ospite graditissimo padre Enzo De Gregorio, si sono trasferiti per una cena conviviale al ristorante “Leon d’Oro”, nella vicina, rinnovata piazza Dante. A ricordo della serata artistico-gastronomica ai partecipanti è stata consegnata una raffinata brochure con i testi delle ricette messe in musica e il menu della cena. (Massimo Pisani) L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 5 7 I C I V I L T À D E L L A T A V O L A QUALITÀ E GARANZIA L’ Istituto Parma Qualità e l’Istituto Nord-Est Qualità hanno organizzato a Langhirano, in provincia di Parma, unitamente all’Associazione stampa agroalimentare, un workshop sul controllo e la certificazione di conformità di prodotti alimentari a denominazione, indicazione e designazione protetta, nel campo della filiera della carni suine e in particolare dei prosciutti. Attualmente gli istituti sono preposti al controllo diretto della Dop e Igp “Prosciutto di Parma”, “Prosciutto di Modena”, “Culatello di Zibello”, “Prosciutto di San Daniele”, “Prosciutto veneto, berico-euganeo”, “Speck dell’Alto Adige”, “Mortadella di Bologna”, “Cotechino di Modena”, “Zampone di Modena” e del “Lard d’Arnad” valdostano. Inoltre i due istituti collaborano come organismi di controllo per altre Dop e Igp registrate e in corso di registrazione e autorizzazione ministeriale e europea. La qualità delle informazioni è stata encomiabile e superiore a ogni aspettativa, anche tenuto conto delle tendenze ripetutamente emerse da Bruxelles e delle piu recenti applicazioni di metodologie e criteri operativi di istituti di controllo europei indipendenti. Soprattutto se vista nell’ottica di informazione ai consumatori e alla clientela finale la comunicazione di quanto si va facendo in quest’ambito per chi acquista e consuma è in effetti di straordinaria importanza: oltre che integrarsi con convinzione nel piano strategico della Comunità europea si evita di disperdere un patrimonio di garanzia costruito faticosamente e costosamente con l’esperienza e la ricerca e che rappresenta un valore aggiunto molto competitivo, destinato a diventare prestigioso se si riesce a renderne più diffusa sia la conoscenza che la credibilita. L’attività si completa con l’obiettivo di promuovere la comunicazione al grande pubblico dell’intero processo di tracciabilità e di certificazione messa in atto dalla produzione relativamente ai citati beni alimentari. Il servizio di monitoraggio del prodotto è ben più di un insieme di regole produttive di igiene, prevenzione del rischio alimentare, controllo e conformità alla qualità; consente di garantire e stabilizzare le differenze qualitative fra i prodotti d’origine certificata e gli altri articoli presenti sul mercato; afferma la supremazia e il distacco alimentare della tradizione controllata con criteri di indagine postmoderni; giustifica un prezzo che deve essere adeguatamente spiegato e compreso. Il commissario Byrne della Comunità europea, nell’ultimo anno, ha affrontato ripetutamente il tema dell’alta qualità gastronomica del cibo raccomandandone il controllo con standard rigorosi, compresi anche criteri di etica ricavabili solo da una tradizione perfettamente monitorata attraverso la convalida in appropriati laboratori di riferimento. Date le difficoltà a fare intendere al vasto pubblico le prerogative di superiorità di un prodotto servito a tavola fondamentalmente sfuso, scarsamente protetto, non facilmente riconoscibile dall’utente, la comunicazione deve assumere il ruolo di movimento di opinione, rifacendosi - per esempio - al lento ma efficace percorso fatto dall’olio d’oliva e dall’extravergine italiano o a quello ben piu complesso del vino. La nostra Accademia sostiene da molti anni la cultura dell’informazione dai campi alla tavola, parallelamente al “Libro bianco sul cibo”, e l’accessibilità ai prodotti di nicchia dei territori. La salvaguardia di prodotti tradizionali di nicchia rappresenta un giacimento di valore inestimabile per la civiltà della tavola e l’Accademia deve essere un alleato naturale di ogni iniziativa in questo ambito. Interessante rilevare un ulteriore segnale: il consumatore italiano ha solo una discreta fiducia nella capacità degli enti ufficiali di proteggere la sua salute alimentare (il 44% di fiducia contro un valore medio in Europa del 56%) e chiede pertanto una maggiore informazione. In confronto alle informazioni che gli provengono da alcuni operatori egli ritiene di trovare maggiori garanzie all’estero (57%, degli italiani contro una media europea limitata al solo 31%). L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 5 8 ENZO LO SCALZO Delegato di Milano Internazionale See International Summary page 78 Duomo e Battistero di Parma C I V I L T À D E L L A T A V O L A TELEVISIONE E GASTRONOMIA P iù si guardano le trasmissioni televisive che parlano di gastronomia e più ci si rende conto che, in fondo, la gastronomia deve aver fatto grossi torti alla televisione. Ricordo che quando ancora facevo quel mestiere, dico il mestiere del televisivo, avevo più volte richiesto di fare una trasmissione sulla gastronomia. Allora una trasmissione del genere non c’era, tranne due timidi tentativi fatti più per compiacere un importante personaggio al quale non si poteva dire di no. Ogni volta che ci provavo la risposta era sempre negativa, perché prima o poi si sarebbe finito col parlare di frodi alimentari. Io allora cercavo di spiegare che la gastronomia è storia della civiltà dell’uomo, è sociologia, è gusto estetico, è educazione alimentare, è insomma tante cose messe insieme che ne fanno il fascino e anche, perché no, la scusante per qualche ghiottone. Mi convincevo però sempre di più che, capi o no, non avevano la più pallida idea di cosa fosse veramente la gastronomia. Sono passati tanti anni da quei giorni e mi accorgo che non è cambiato niente. Le trasmissioni che ora appaiono nel palinsesto di tutte le reti televisive, siano esse pubbliche o private, grandi o piccole, non fanno mai della gastronomia. Stanno alla moda corrente, niente di più. Si limitano a fare una piccola gara tra due cuochi o vanno in casa di qualcuno a preparare un pranzetto, fanno finta di mettere insieme un menu con quel che hanno trovato nel frigorifero e tutto finisce lì. Chi sono poi i conduttori di queste piccole tragedie cucinarie? Una conduttrice più o meno bella, più o meno petulante o un conduttore che fa dello spirito su cose che invece sarebbero da prendere sul serio. Basterebbe pensare alla fame che ha spinto la gente a cucinare spendendo sempre meno e ottenendo gusti sempre più graditi al palato. Fare da mangiare con tanta roba in casa non è un problema. In questo caso il problema è, diceva Vincenzo Corrado, dare da mangiare a chi non ha fame. La gastronomia invece, a parte gli equilibrismi della grande cucina, a parte gli show dei professionisti, è una cosa terribilmente seria. Terribilmente seria perché è, e è vero, la storia dei piaceri della gola, lo specchio dei costumi di un’epoca ma anche della grande fame e, purtroppo, pure delle guerre che hanno cambiato gli assetti mondiali. Alludo alla battaglia per introdurre in Europa il pomodoro o la patata, alludo alla tassa sul tè che ha fatto perdere all’Inghilterra la colonia americana. Alludo alle battaglie, anche cruente, per la conquista dello spazio di pesca del merluzzo sui banchi di Terranova. Ma lasciamo da parte tutti questi argomenti che sono lontani mille miglia dalla mente di chi è preposto a preparare i palinsesti televisivi. Se passo velocemente in rassegna i programmi attualmente in corso su questo argomento (a parte quello del “Gambero Rosso” che si può considerare un programma specializzato, che però rende forse un po’ troppo verso l’enologia, grande amore e passione di uno dei direttori, piuttosto che verso la gastronomia) non vedo altro. Alle volte mi domando perché l’amico e Accademico Beppe Bigazzi lasci che il suo valore si perda in mezzo alla confusa preparazione di prodotti gastronomici molto spesso anche fuori stagione, permettendo così di lasciarsi relegare in un angolo del programma invaso da ricette e ricettine che non valgono niente per la storia della gastronomia e servono solo a incuriosire qualche casalinga che cerca un palcoscenico privato, senza accorgersi così di essere sempre più trascinata a capire sempre di meno cosa è il gusto, perché un piatto è nato, quali sono i momenti felici e quelli meno felici che sono dietro a molte preparazioni gastronomiche, insomma che cosa è veramente la gastronomia. È vero che la gente vuole questo ma lo vuole perché nessuno fa almeno intravedere panorami diversi e, certamente, più appassionanti. Un’eccezione c’è. È un barlume di quello che dovrebbe essere, ma è già qualcosa. È la trasmissione di Fabrizio Del Noce, “Linea Verde”. In quello spazio, sia pure in maniera più che telegrafica, si tenta di presentare la cucina di un territorio (ma adesso, con il nuovo incarico a Fabrizio Del Noce, in che mani cadrà la trasmissione?). Gli specialisti durano fatica a rubare qualche notizia in più ma, almeno per chi non conosce la materia, serve a aprire una finestrina piccola piccola sul problema. La gastronomia, signori della televisione, non merita di essere tratta così. Vi siete mai accorti che è entrata anche nelle università? Non servono belle e petulanti donnine o cappellini colorati o battute di spirito. Servono serietà, informazione, cultura. Anche divertente ma anche intrigante e che lasci qualcosa nel telespettatore. Deve insomma insegnare a mangiare alla gente; a mangiare bene, però, e in maniera salutare e, per di più, con il piacere di sapere che cosa c’è e cosa c’è stato dietro quel piatto, magari umile, che si gode in famiglia o in una tavolata di amici. L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 5 9 GUIDO GIANNI Delegato di Arezzo See International Summary page 78 C I V I L T À D E L L A T A V O L A IL POLPO PRONUBO L a guerra era terminata da qualche anno, ma il mio rendimento scolastico negli anni del conflitto era stato molto scarso e quindi in terza media, all’età di tredici anni, fui obbligato a prendere delle lezioni di ripetizione di matematica da un professore che si trovava a Bagnoli, altro quartiere della città, costringendomi così ogni settimana a viaggiare sia all’andata che al ritorno su uno di quei vecchi asmatici torpedoni sopravvissuti alle distruzioni e adibiti a autobus di linea. Ero fermo sul mezzo allo stazionamento, dopo essermi sorbito una noiosa lezione, e comodamente seduto aspettavo il momento della partenza, quando sul sedile avanti al mio si sedette, a fianco del finestrino, una piacente signora di mezza età, con un ridicolo cappellino ornato di fiori e frutta artificiali; dopo un paio di minuti salì un grasso signore, sedendosi al suo fianco, il quale sistemò sulla reticella in alto un involto di carta di giornale e subito si appisolò ronfando, per la grande calu- ra. L’autobus lentamente si era appena avviato, quando il mio sguardo fu attratto dal pacco sulla reticella, perché con la coda dell’occhio mi era sembrato di scorgere uno strano movimento al suo interno. Estremamente incuriosito tentai nei minuti successivi di indovinare cosa mai fosse contenuto nell’involucro, pensai perfino a un serpente, ed ecco spuntare una sottile estremità di un tentacolo a doppia fila di ventose (era quindi un polpo verace) che tastava alternativamente ora la rete, ora il vuoto, per poter capire dove mai si trovasse. Io ghignavo e stavo zitto e, dando uno sguardo in giro, mi accorsi che nessuno aveva ancora notato nulla. Si sa che i ragazzi hanno sempre una punta di cattiveria in alcuni loro comportamenti e io, che non ero dissimile, mordendomi la lingua rimasi in silenzio, quasi trattenendo il respiro. Mi divertiva troppo questa evasione e ovviamente facevo il tifo per il polpo. Un secondo tentacolo era ormai fuori e poi un terzo e LE LINGUINE COL POLPO IN UMIDO Dose per 4 persone: 4 polpi da gr 250/300, veraci (con doppia fila di ventose) e freschi; linguine gr 500; polpa di pomodoro gr 450; cipolla gr 250; vino bianco secco cc 150; olio d’oliva extravergine 6 cucchiai; prezzemolo 1 ciuffo; aglio 1 spicchio. Procedimento: Eliminate le interiora, gli occhi e il becco a ogni polpo, lasciandolo intero. Affettate a velo la cipolla, mettetela in un largo tegame con olio e fatela imbiondir e a fuoco dolce. Dopo dieci minuti unitevi i polpi interi, mettete il coperchio, alzate il fuoco a metà fiamma e rigirateli un paio di volte per farli rosolare su ogni lato. Trascorsi altri cinque minuti aggiungetevi il vino e continuate la cottura fino a farlo evaporare. Togliete il tegame dal fuoco e con una forbice, aiutandovi con una forchetta, tagliuzzate a piccoli pezzi ogni mollusco, sia la testa che i tentacoli (ora che sono quasi del tutto cotti noterete che si tagliano molto più facilmente). Aggiungete la polpa dei pomodori, il prezzemolo e l’aglio tritati e cuocete ancora per 15 minuti a fuoco medio senza coperchio, rigirate e eventualmente aggiustate di sale, se necessario. Togliete dal fuoco. Al momento di andare a tavola riscaldateli a fuoco dolce, mentre si cuociono le linguine in abbondante acqua salata. Scolatele ben al dente, conditele con il sugo e con i polpi a pezzetti e servitele in piatti preriscaldati in forno. Se lo gradite, a inizio cottura potrete aggiungere la metà di un peperoncino forte, però poi ricordatevi di toglierlo! Ma niente pepe, potrebbe modificare i profumi! L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 6 0 C I V I L T À D E L L A T A V O L A L’ACCADEMIA SULLE PAGINE DELLA RIVISTA “A TAVOLA” La bella rivista mensile “A Tavola”, diretta da Germano Pellizzoni, è una delle più quotate e interessanti pubblicazioni del settore gastronomico, a larga diffusione. Iniziando dal fascicolo di gennaio 2002, questa rivista si occuperà ogni mese, su due pagine, dell’attività della nostra Accademia, con articoli firmati dal nostro direttore, Gianni Franceschi. L’Accademia, in tal modo, si affaccia su un mondo vario e numeroso, illustrando la propria attività e i propri obiettivi. L’iniziativa s’inquadra perfettamente nelle direttive del Presidente Dell’Osso intese a far conoscere l’Accademia a un pubblico sempre più vasto e più attento. Nel suo numero di maggio 2002 la rivista “A Tavola” pubblica un articolo di Gianni Franceschi dedicato un quarto. Ora il mollusco era quasi del tutto sospeso in aria e finalmente, a uno scossone dell’autobus, scivolando dolcemente si lasciò cadere sul cappellino della donna, la quale esplose in un urlo di terrore toccando con la mano qualcosa di freddo e viscido. Il signore al suo fianco si voltò, vide l’oggetto del suo pranzo e tutto in un fiato disse: “Gesù ‘o purpo mio!” e allungando una mano tentò di strapparlo dal cappello della donna. Mentre la donna si sforzava di riprendere il suo ridicolo copricapo dalle mani dell’uomo e l’animale aveva per sua naturale difesa spruzzato tutt’intorno il nero, l’uomo irato si volse di nuovo alla signora dicendo: “Ve site arrubbate vuie chell’ato purpo? (Vi siete appropriata voi dell’altro polpo?)”. “Ma vuie site pazzo” – rispose la donna tirando un sonoro schiaffone all’uomo -. Di qual’ato purpo jate parlanno? (Di quale altro polpo andate parlando?)”. E in quel momento il secondo animale, seguendo la stessa via del compagno, atterrò a sua volta sulla testa della donna, provocando un secondo urlo, tra le risate di tutti i passeggeri. L’autista aveva intanto fermato l’automezzo, minacciando di non muoversi fino a che la calma non fosse tornata e così finalmente i due fecero la pace, scusandosi l’un l’altra, e riprendemmo il cammino. Il proprietario dei due polpi si volse allora verso di me apostrofandomi con fare accusatorio: “Ma tu che stavi dietro, non te ne sei accorto che quello stava per alle verdure e alla frutta di stagione maturate al sole, grande patrimonio gastronomico da riscoprire nei suoi sapori e nei suoi profumi, proprio mentre i mercati sono inondati da prodotti agroalimentari “fuori stagione”, provenienti da Paesi lontani e maturati artificialmente, oppure coltivati in serra con l’ausilio della chimica e della genetica. La rivista “A Tavola” concede agli Accademici uno specialissimo abbonamento annuale a 20 € (invece di 49,56). Basta scrivere o telefonare a: redazione “A Tavola”, via Santa Sofia 27 - 20122 Milano - Tel. 02/58431536, fax 02/58431571. scappare?”. E io con un’aria candida risposi in un forbito italiano: “Signore mi deve perdonare, ma dormivo già prima che l’autobus si muovesse! Sa, mi sono svegliato al grido della signora; ma posso permettermi di dare un suggerimento?” “Sentiamo, cosa hai da dire?” rispose lui sgraziatamente. E io con una faccia d’angelo continuai: “Se invita a pranzo la sua vicina di posto, lei sarà certo più portata a perdonarla e così potrete meglio vendicarvi dei polpi mangiandoli insieme! Non le pare?”. Al che la signora imbarazzata rispose non più in dialetto: “A casa ho un pacco di linguine e una treccia di pomodori; non ho altro, sono vedova di guerra da cinque anni e ormai vivo da sola!”. E l’omone di rimando: “Guagliò, ma tu quanno sì grande ai ‘a fa ‘o ruffiano! (Ragazzo, quando sarai cresciuto, dovrai fare il ruffiano!)”. E quindi rivolto a lei: “Signò, pur’io so’ sulo, muglierema se n’è fujuta cu nu’ sergente americano! Jammece a magnà ‘e purpetielli, ma ‘i ccucino io, avite capito o no?!”. E non appena terminò la corsa, scesi dall’autobus, tutti si precipitarono al più vicino banco del lotto, a giocarsi i numeri! L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 6 1 SERGIO CORBINO Delegato della Penisola Sorrentina See International Summary page 78 L A V O C E D E G L I A L T R I NON TUTTO IL MALE... Non tutto il male, si dice, vien per nuocere. Fiammetta Fadda, Accademica di Milano e direttrice della bella rivista di alta gastronomia “Grand Gourmet”, esamina in un suo recentissimo editoriale quella che è l’eredità della “nouvelle cuisine”, concludendo che se da un lato essa è stata una moda effimera, dall’altro occorre riconoscere che alcune regole rappresentano ancor oggi un elemento fondamentale per quell’arte in continuo divenire che è la gastronomia. E non solo nella presentazione dei piatti, ma anche per una più attenta valutazione del gusto che si è evoluto, raffinato, educato. Il titolo dell’editoriale di Fiammetta Fadda è “L’indelebile eredità della fu nouvelle cuisine” che, per brevità grafica, abbiamo per così dire “condensato” in “Non tutto il male…”. O ggi bisogna stare attenti a parlare di “nouvelle cuisine” per definire lo stile gastronomico di un locale dove si fa cucina creativa. C’è il rischio di vedersi guardati con divertito stupore. Dove si sono passati gli ultimi dieci anni? Alle Galapagos, nelle foreste del Borneo, tra i dinosauri di Jurassic Park? Tutti sanno ormai che la “nouvelle cuisine” è un fatto superato, morto e sepolto, una moda effimera, nata trent’anni fa dalla fantasia di alcuni cuochi ricchi di immaginazione, gonfiata da giornalisti in cerca di scoop, coltivata da minoranze agiate e disappetenti, ma che finalmente ha fatto, con sollievo unanime, il suo tempo. Non a caso basta pronunciare il nome di Gualtiero Marchesi per sollevare un coro di “per carità, dopo siamo dovuti andare in pizzeria perché avevamo una fame spaventosa”. E tutti possiedono qualche funesto e incancellabile ricordo di pietanze sconcertanti, vere accozzaglie di ingredienti e sapori, assemblate da improvvisati seguaci della nuova filosofia gastronomica. È come se la “nouvelle cuisine” fosse diventata un evento improprio in senso clintoniano, uno sgradevole incidente di percorso da archiviare definitivamente per concentrarsi sul fenomeno oggi di massima portata, e cioè la difesa e la valorizzazione delle cucine locali con le loro specialità confezionate sui dettami della tradizione. E infatti sono sempre più numerosi i carbonari del gusto che si scambiano gli indirizzi segreti dove si possono ancora trovare le trenette al pesto, la coda alla vaccinara, il bottaggio di maiale e d’oca “come una volta”. Peccato che questi “laudatores temporis acti” non si rendano conto di mangiare in realtà, pure lì, “nouvelle cuisine”. Difatti anche chi con intelligenza ha capito che trasformare una trattoria a conduzione familiare in un risto- rante “creativo” sarebbe stata un’impresa pressoché impossibile, ha fatto suoi alcuni dei postulati di base di quella filosofia cucinaria. Primo tra tutti la consapevolezza di una “ecologia degustativa” che è diventata un’esigenza primaria di gradimento per il palato: è una cucina fatta con cibi freschi e di qualità, seducente, digeribile, depurata da sapori odori e ingredienti grevi; una cucina con le stesse caratteristiche che contraddistinguevano una volta quella aristocratica, la quale esibiva connotazioni di urbanità e raffinatezza nelle tecniche di cottura e di assemblaggio degli ingredienti prima ancora che nella loro preziosità. Neanche i ghiottoni più irriducibili, quelli che giustamente invocano il risotto con il midollo e la finanziera con tutte le canoniche rigaglie, oggi vorrebbero vedersi servire una cucina “vintage”, a base di scaloppine emergenti da un laghetto di burro, trenette con pesto incendiario, tagliolini annegati nella panna. Basta leggere le prime edizioni del “Talismano della felicità”, bibbia della cucina della nuova padrona di casa affluente del dopoguerra, per capire come e quanto il nostro palato sia cambiato credendo di restare uguale. Grazie al cielo adesso è davvero difficile che capiti quello che solo una decina d’anni fa è successo a me in un famoso albergo veneziano dove, chiedendo allo chef de rang quanto burro a testa calcolasse per il suo risotto con gli scampi, mi sono sentita rispondere con orgoglio: “Mezzo panetto a testa, signora, perché per fortuna la Casa è ricca”. E alzi la mano chi oggi, in nome di una ruspante autenticità, sdegnosa di composizioni estetizzanti, ama il cibo debordante dal piatto, le sbavature di grasso, la sciatteria della presentazione. Sicché una buona parte delle regole espresse nel loro decalogo da Gault e Millau non si è dimostrata una moda effimera, ma l’avanguardia di un cambiamento di proporzioni più vaste. Anzi, semplificata e liberata da alcune connotazioni snobistiche, la “nouvelle cuisine” è il fondamento necessario dell’esperanto cucinario in via di formazione. Senza segno di vecchiaia. L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 6 2 FIAMMETTA FADDA (da “Grand Gourmet”) See International Summary page 78 C I V I L T À D E L L A T A V O L A IL MAIALE ANTICO E NUOVO N ella Pianura Padana, per millenni, l’allevamento suino, insieme con l’agricoltura, è stato l’unico sostentamento delle popolazioni residenti fuori delle mura cittadine. La carne dei maiali era lavorata per il consumo locale, ma anche per rifornire l’esercito romano eternamente in marcia per allargare e difendere i confini dell’impero. Varrone racconta che le legioni partivano per le lunghe campagne di guerra con enormi quantità di carne suina salata e coi prosciutti della Pianura Padana. Si sa che Annibale, dopo la vittoria sul Trebbia del 217 a. C., entrò a Parma per godersi un meritato riposo e, durante i festeggiamenti, banchettò con cosce salate di maiale. Polibio annota che nella Gallia Cisalpina si allevavano grandi mandrie di porci la cui carne, messa sotto sale, era particolarmente apprezzata a Roma. Massimo Montanari, nelle fondamentali pagine del suo “L’alimentazione contadina nell’alto Medioevo”, ricorda che i coloni carpigiani allevavano nelle vicinanze di Migliarina almeno 4.000 suini. Questa carne era consumata da tutti, ricchi e poveri, grazie alla relativa facilità dell’allevamento. Per un maiale bastavano una piccola stalla e un’alimentazione senza troppe cure. La carne, macellata nel periodo invernale, avrebbe garantito la sopravvivenza almeno per un anno. Il maiale era consumato soprattutto bollito e l’usanza restò radicata almeno sino all’inizio del XIX secolo, quando l’arrosto si diffuse come piatto di massa. Nel Medioevo, il maiale abbandonò la mensa dei ricchi che, sull’esempio francese, si gettarono sulla più raffinata selvaggina e su una cucina fatta di salse e sapori molto forti. Il maiale restò sulla tavola dei poveri, che neanche successivamente persero l’abitudine invernale della macellazione, per riempire la dispensa di prosciutti, salami, salsicce, lardo, coppe, ciccioli e carne fresca, unica sicurezza alimentare in grado d’allontanare la sempre incombente minaccia della fame. Zampone e cotechino meriterebbero un capitolo a parte. Il primo è specialità solo padana, di Modena in particolare, mentre il secondo, sebbene con varie dimensioni, è prodotto in tutta la vasta area padana. Lo zampone sarebbe nato nel 1511, durante l’assedio delle truppe di un papa guerriero, Giulio II, alle mura di Mirandola. Secondo la leggenda, lo zampone sarebbe stato “inventato” per la necessità di non lasciare in mano al nemico la carne dei maiali uccisi dai mirandolesi in vista della resa alle truppe franco-papaline. Un cuoco anonimo ma di grande intuizione, prolungandosi l’assedio e non riuscendo a conservare la carne dei maiali, ebbe la grande idea di usare la pelle delle loro zampe anteriori come contenitore della carne, che, opportunamente tritata, speziata e salata, si conservava più a lungo. Il cotechino, invece, parente povero dello zampone (conteneva, come dice il nome stesso, molta più cotenna che carne), è oggi, in pratica, una variante sul tema dei numerosi insaccati da cuocere che si possono confezionare con la carne suina. L’antropologo francese Jean François Revel ha scritto che in Francia, nel Cinquecento, il maiale era l’alimento della povera gente, ma chi si distingueva un poco nella gerarchia sociale voleva mangiare nei giorni di festa carne d’agnello, di capriolo o addirittura pernici. Nella pianura padana, invece, ogni famiglia aveva il “suo” maiale. Per “famiglia”, ovviamente, s’intende anche un gruppo di parenti consorziati per allevare un animale, che li avrebbe messi in condizione di guardare all’immediato futuro alimentare senza preoccupazione. A riprova dell’enorme diffusione di quest’allevamento, in sostanza domestico, stanno alcune “gride” del XVI secolo, con le quali il governatore dell’epoca (una è datata “17 dixembro” e è firmata da Francesco Guicciardini) minaccia multe a chi non pulisce le strade dai “ledami”. Nel 1540 a Modena, che contava 17.000 anime, si macellarono ben 2.400 suini, come dire circa il doppio di quelli che dovevano essere all’epoca i nuclei familiari; insomma, un modenese su due aveva ammazzato il maiale. Il prosciutto si trova nominato in vecchi documenti modenesi sin dal XVI secolo, ma la preparazione delle carni fresche di maiale risale a molto prima. Si desume, per esempio, da una vivace scena cittadina nella commedia degli “Ingannati” (1536): un oste di nome Agiato, L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 6 3 C I V I L T À D E nell’illustrare ai clienti le sue specialità (“Guardate che prosciutto, se non pare un cremisi!”), fa capire che per i modenesi non era una novità. Nelle carte della Camera ducale estense c’è un lungo elenco di rifornimenti della cucina del cardinale Rinaldo (1670), in cui compare addirittura la raffinata distinzione fra “prosciutti di montagna” e “prosciutti nostrani”. La diffusione della carne suina è sempre stata enorme, ma nonostante ciò il maiale ha continuato a lungo a avere, come si dice oggi, cattiva stampa. Qualche religioso sparse la voce che la sua carne procurava malattie innominabili; la scuola ippocratica sconsigliava i salumi perché “arrestano la crescita e disseccano i succhi, riducono la forza dello sperma in un corpo debole, bruciano gli occhi e provocano noiosi pruriti”. Persino il Platina sentenziò senza appello che “la carne suina, tanto fresca quanto salata, sebbene solletichi il gusto, è perniciosa a causa del suo cattivo umore”. Luoghi comuni, in qualche caso semplici esagerazioni che la scienza moderna, fortunatamente, ha spazzato via. Restiamo alla storia della tradizione emiliana. In campagna, anche oggi, c’è chi ammazza personalmente il maiale o lo fa ammazzare dal norcino. Il rito avviene comunemente all’alba, d’inverno, fra novembre e dicembre. La nebbia che galleggia a qualche centimetro da terra si confonde con il vapore dell’acqua bollente preparata per lavare la carcassa del suino, cui è già stato fatto pelo e contropelo. Il fiato degli uomini si frantuma nel crocchio dove si lavora con veloci gesti professionali. Il maiale, di solito un maschio fra i 130 e i 180 kg, che un tempo era ucciso in modo barbaro (sgozzato e lasciato morire per dissanguamento affinché la carne re- L L A T A V O L A stasse più tenera), oggi è tutelato dalla legge che impone l’uso di una pistola veterinaria che provoca una morte istantanea e indolore. Il maiale, dicono a Parma (dove, con gran saggezza, è chiamato “al nimèl”, l’animale per eccellenza), è cibo nobile come il prosciutto o il culatello e popolare come gli zampetti. E vale la pena di ricordare il “Testamentum porcelli” di Vincenzo Tanara, che del maiale, con puntiglio notarile, enumera le innumerevoli qualità che, alla sua morte, lascia all’umanità. Con le sue carni, dopo averci salvato dalla fame per 9.000 anni (da quando, cioè, è stato addomesticato dall’uomo) ci delizia con prelibatezze che vanno dal morbido, burroso, guanciale al saporito, sebbene indigesto, codino, attraversando tutta una serie d’affettati che solo dalle sue carni si possono ricavare. Ma il maiale moderno non è nemmeno lontano parente di quello di un tempo, che pesando a volte anche più di tre quintali, era sì un’esplosiva “bomba” di colesterolo ma, anche, un’enorme riserva di grasso e quindi d’energia calorica. Oggi l’ingegneria genetica ha creato il maiale magro, il suino “light”. La sua carne ha poco più lipidi di quella bovina. Mangiarne non presenta più controindicazioni, come quando se n’abusava per 365 giorni l’anno. Il fatto è che, come dice l’antico proverbio, “il troppo stroppia”. Ci si ammala, infatti, anche esagerando con la carne bovina. Di gotta. E il maiale, almeno per ora, non è pazzo. SANDRO BELLEI Accademico di Modena See International Summary page 78 LA DISFIDA DI MANTOVA TRA ACCADEMIA E “CALIERON” Propiziata dalla proverbiale ospitalità e dall’impegno della Delegata di Mantova Maria Cristina Merciai Marenghi, che ha messo a disposizione la sua casa di campagna, si è tenuta alla “Corte La Pila” a Maglio di Goito una simpatica disfida cucinaria, combattuta nello spirito accademico, teso a valorizzare e difendere la tradizione gastronomica italiana. Protagonisti alcuni Accademici di Mantova e i soci della Confraternita del calieron, un gruppo di amici veneti che si riuniscono per elaborare antiche ricette e sperimentare nuovi piatti. Lo scontro fra i fornelli si è trasformato in un’allegra riunione conviviale fra contendenti che hanno cucinato, gomito a gomito, e hanno proposto piatti prelibati, tipici delle rispettive regioni e confezionati con grande professionalità. I cuochi si sono impegnati fin dal primo mattino e hanno preparato due menu ricchissimi, di grande pregio per la maestria con cui sono stati cucinati e presentati i piatti, il cui valore è stato riconosciuto cavallerescamente da entrambi gli avversari. Alla colazione ha partecipato anche Germano Pellizzoni, direttore della rivista “A Tavola”. Al termine del “cimento”, che si è risolto senza vinti né vincitori, tutti gli ospiti hanno ascoltato i commenti della padrona di casa, Cristina Marenghi, di Nicola Chiatante, Delegato di Roma - Valle del Tevere, di Cesare Doria, amministratore delegato di Valsoia, di Paolo Della Rosa, esperto enologo, di Claudio Ades presidente della Confraternita del Calieron. Gli amici si sono lasciati col proposito di rinnovare quanto prima il piacevole incontro. L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 6 4 ANTONIO BIANCHI Accademico di Mantova L E T T E R E A L DAGLI USA A FERRARA Caro Direttore, in occasione di un recente viaggio a Ferrara ho avuto il piacere di incontrare il Delegato Michele Bonino che, con squisita ospitalità, ha organizzato una cena presso il ristorante “Provvidenza”, alla quale ha partecipato un folto gruppo di Accademici. Il menu ci ha condotti attraverso i piatti ferraresi più caratteristici quali i cappelletti in brodo, i cappellacci alla zucca, la salama da sugo, il piatto degli arrosti e infine la zuppa inglese. Una piacevolissima serata durante la quale si sono scambiate esperienze di vita accademica e considerazioni gastronomiche. Presente pure il collega della Delegazione di Washington Marino De Medici, attualmente in Italia per un anno sabbatico. Un affettuoso ringraziamento a tutto il gruppo ferrarese e un rinnovato invito a permettermi di ricambiare qualora visitassero San Francisco. WALTER ROMANINI Delegato di San Francisco La convivialità, l’amicizia, lo spirito accademico si manifestano anche in questa accoglienza gastronomicamente preziosa. Sono questi incontri a cementare maggiormente i vincoli che già ci uniscono. RISPOSTA A UN MILANESE DI OGGI Caro Direttore, a proposito di una mia timida incursione in un territorio che D I R E “Et de hoc satis”, dicevano saggiamente i Romani, quelli antichi. LA RIBOLLITA FIORENTINA sapevo sicuramente minato avevo premesso al pezzetto, in corsivo, queste poche righe, conscio che avrei incontrato sul mio cammino qualche attento notomizzatore di parole e concetti: “Una piccola premessa quasi a mo’ di scusa per tentare di occupare, non so con quanta ragione, il territorio degli altri. Mia nonna era milanese e mia mamma bergamasca”. Penso che, giustamente, hai ritenuto opportuno, per ragioni di spazio, di non pubblicare quelle poche righe e ora devo affrontare la fatica di far smettere i gran rumori ovattati di antichi milanesi e moderni cultori di quella cucina. Non ce ne dovrebbe essere un gran bisogno perché il rumore dell’intenso traffico di quella città sicuramente cancellerebbe le antiche voci e forse, chissà, anche quelle dei moderni cultori. Premesso che nella storia della gastronomia si è detto di tutto e il contrario di tutto, aggiungendo anche che la memoria orale può giocare brutti scherzi e finendo col dire che, compreso naturalmente anche il sottoscritto, si può sbagliare, consiglio all’Accademico Gianni Staccotti, che si è sentito tanto toccato dalla mia timida, ripeto timida, incursione fuori dal mio territorio, di dare un’occhiata a “Il ghiottone lombardo”, edizioni Brabante (1964). Mentre io mi riservo, naturalmente con il beneficio del dubbio, anche di rispettare la memoria orale di mia nonna milanese. Caro Direttore, mi spiace tornare sull’argomento “ribollita” ma per correttezza debbo intervenire su quanto esposto in proposito dall’Accademico Righi Parenti di Siena nella sua lettera pubblicata sul numero di febbraio della nostra rivista. Per la verità ti confermo che la ricetta codificata dalla nostra Delegazione non è frutto di fantasia, bensì di uno studio svolto attraverso numerosi ristoranti e trattorie fiorentine. Ritengo sbagliato sostenere che la ribollita sia toscana e che andrebbe codificata da tutte le Delegazioni toscane. Ogni zona ha la sua zuppa, ci mancherebbe altro che si codificasse una ribollita “toscana”! Per esempio, a Lucca la ribollita non sanno neppure cosa sia. E poi che c’entra? Noi abbiamo codificato la ribollita fiorentina e l’abbiamo fatto, come già detto, dopo lunghe e minuziose ricerche. L’altro errore di Righi Parenti è sull’uso della nepitella al posto del timo; a Firenze nessuno azzarderebbe un tale abbinamento. La nepitella si mette nei funghi, nelle zuppe si mette il timo o “pepolino”. Con questo chiudo e non tornerò più su questo argomento. Con tutta franchezza debbo dirti che trovo questi interventi poco in linea con l’immagine GUIDO GIANNI Delegato di Arezzo L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 6 5 T T O R E delle nostre Delegazioni che lavorano con serietà e dedizione per il conseguimento dello scopo accademico. Un cordiale saluto, SERGIO BARGHINI Delegato di Firenze La ribollita, lo dice il termine, bolle e ribolle. E la “vexata quaestio” continua infatti a far ribollire gli animi. Ma non bisogna farla ribollire troppo, altrimenti perde gusto, sapore e consistenza. È giunto il momento di toglierla dal fuoco e lasciarla raffreddare. (G.F.) CINQUE SECOLI DI CACAO La prof.ssa Elena Massimo, autrice di un bel saggio, “Cinque secoli di cacao”, pubblicato sul numero di febbraio 2002 di questa rivista, lamenta l’omissione della bibliografia da lei peraltro apposta in calce al testo. Per scelta editoriale e per non creare antipatiche disparità tra un testo e l’altro (non tutti gli autori indicano le fonti), questa rivista non pubblica mai le referenze bibliografiche. Per ovviare al disappunto della prof.ssa Massimo, comunque, ecco le fonti da lei citate: Paolo Emilio Taviani: “I viaggi di Colombo. La grande scoperta” (De Agostini, Novara, 1986); S.E. Morison e M. Obregon: “The Caribbean as Columbus saw it” (Boston-Toronto 1964); Giovanni Canelli: “Giornata accademica del cioccolato” (Casonato, Vigevano, 2001). N O CIBO E SALUTE SULLO SCILIAR La rassegna di cucina naturale che si tiene a Fiè allo Sciliar in giugno è stata ideata dagli chef dei migliori ristoranti del luogo, vero maestri della gastronomia del più celebre altopiano delle Dolomiti. L’appuntamento offre l’ormai raro piacere di un cibo sano ma prelibato, fatto di verdure e frutta freschissime, cereali integrali, latte e formaggi Doc. LA SAGRA DELL’AGLIO Il 20 e 21 luglio 2002, Voghiera, cittadina in provincia di Ferrara, celebra l’originalissima sagra dedicata al prodotto che l’ha resa famosa: l’aglio, che qui assume carattere di unicità: è bianchissimo, a spicchio grande e si conserva a lungo nel tempo. Lo produce un consorzio di giovani soci su una superficie di 35 ettari e con un raccolto di circa 3.500 quintali l’anno. A FORLIMPOPOLI RITORNA IL PREMIO “MARIETTA” Torna a Forlimpopoli il premio “Marietta” intitolato alla mitica governante di Pellegrino Artusi. Molte le novità nell’edizione 2002, tra esse il fatto che la finale si svolgerà sotto gli occhi del pubblico. Le ricette vanno inviate entro l’1 giugno al Comune di Forlimpopoli. E per il vincitore un doppio premio: 600 euro, e la possibilità di vedere la propria ricetta inserita nel menu di una catena di ristoranti della grande distribuzione. Una sfida per chi ama destreggiarsi fra fornelli e pentole a tutto beneficio di familiari e amici: sottoporre la propria creatività T I Z gastronomica all’esame di esperti, con la possibilità di condividere la ribalta con grandissimi chef della cucina internazionale. Infatti il vincitore del “Marietta” sarà premiato nel corso della stessa cerimonia che incoronerà i premi “Artusi” 2002. PEDALANDO PER TROVARE I PRODOTTI TIPICI Si chiama “PedalarGustando” il “ciclotour” organizzato dal Consorzio della strada dei vini e dei sapori delle colline di Scandiano e Canossa che porterà, attraverso i paesaggi del Reggiano, alla scoperta delle bellezze naturali e artistiche del territorio, ma anche a quella di agriturismi, aziende vitivinicole, cantine, caseifici che hanno reso leggendari quei luoghi della memoria e che oggi rinnovano per il turista sportivo tutte le loro attrattive. Si degusta, si assaggia il meglio della cucina emiliana e della saggezza produttiva di queste genti operose e geniali. CANTINE APERTE NEL VICENTINO È iniziata la stagione degli appuntamenti golosi, promossi dall’Azienda della Camera di commercio “Vicenza qualità” per far conoscere al grande pubblico le produzioni tipiche e di qualità del territorio vicentino. Tra le tante manifestazioni in programma nel corso dell’anno, un posto di riguardo spetta sicuramente a “Cantine aperte”, in programma domenica 26 maggio. La manifestazione, che nelle precedenti edizioni ha saputo riscuotere il consenso di un gran numero di appassionati, celebrerà nel I A migliore dei modi le tante produzioni vinicole Doc del Vicentino e darà modo al pubblico di visitare le cantine della provincia che hanno aderito all’iniziativa, per vedere di persona come nascono i vini vicentini e naturalmente imparare a conoscerli attraverso le immancabili degustazioni. IL LAMBRUSCO IN MOSTRA A MODENA Dall’11 al 13 maggio prossimi, a Modena, presso il Quartiere fieristico, si terrà la seconda edizione della manifestazione “Lambrusco mio”, importante evento che si propone di promuovere l’immagine del Lambrusco sviluppandone una più ampia e migliore conoscenza tra gli operatori, sia a livello nazionale che internazionale, favorendone la giusta valutazione da parte di ristoratori italiani, importatori stranieri e giornalisti specializzati, anche esteri. L’iniziativa è realizzata dalla Camera di commercio di Modena e dal Consorzio marchio storico dei Lambruschi modenesi. A TAVOLA CON GLI ASPARAGI La manifestazione “Superbe” dedicata all’asparago bianco di Cimadolmo (Igp) e alle erbette di campo è promossa da più di vent’anni da un dinamico gruppo di ristoranti della Marca trevigiana con degustazioni in speciali serate-evento di una cucina leggera e delicata. In occasione della manifestazione, viene indetto un concorso per le migliori ricette con asparagi bianchi e erbette rivolto agli studenti del quarto e quinto anno degli istituti alberghieri del Veneto: i L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 6 6 R I O vincitori, chiamati a turno a mettere in opera le loro creazioni durante le serate della manifestazione, sono premiati con una borsa di studio. NATA NEL MUGELLO LA PRIMA “OLEOTECA” È nata a Vicchio sul Mugello la prima “Oleoteca” del mondo, creata da Paolo Pasquali nella sua proprietà di Villa Campestri, dimora storica trasformata in albergo sulle colline di Firenze. L’“Oleoteca” si propone come luogo particolarissimo di cultura dell’olio: storia, tradizione, scienza, mito e gastronomia formano una inesauribile fonte di informazione. Le eccezionali virtù dell’olio, tante etichette di prestigio, antichi orci e oggetti d’arte di rara bellezza. Una biblioteca con 110 volumi dedicati all’olio d’oliva, una stupenda fontana che eroga olio extravergine e mille altre cose per chi vuole sapere davvero tutto sull’alimento che accompagna da sempre la vita dell’uomo. L’ATELIER INTERNAZIONALE DELLA COMUNICAZIONE Aprirà i suoi battenti il 18 maggio e proseguirà per tutta l’estate fino al 21 settembre il primo “Atelier internazionale della ristorazione”, raffinato percorso eno-gastronomico alla riscoperta della migliore tradizione cucinaria, che proporrà, per ognuna delle 108 serate, le ricette di rinomati cuochi accompagnate dalla degustazione dei più pregiati vini italiani. LA SPAGNA AL CIBUS DI PARMA La Spagna è presente al “Cibus” di Parma (9-13 maggio) N O con i sapori ricchi e irresistibili dei suoi prodotti alimentari. Il padiglione ufficiale di Spagna, coordinato dall’Istituto spagnolo per il commercio estero, si sviluppa su uno spazio espositivo di 500 mq con una serie di prodotti tutti da scoprire. Accanto al rinomato “jamon ibérico”, alle acciughe del Mar Cantabrico, al tonno “bonito del norte”, agli oli extravergini, alle olive, vengono proposti anche numerosi prodotti dolciari, tra cui la cotognata e le “maddalene”. VINO ITALIANO IN EUROSTAR A bordo di tutti i treni Eurostar Italia, nelle confortevoli carrozze ristoranti dove è presente il servizio Chef express, si può scegliere di degustare, dalla cantina di bordo, anche 2 vini tipici veronesi, prodotti dalla Pasqua Vigneti e Cantine, apprezzati a livello internazionale: il Soave e il Valpolicella. Gli stessi vini con cui la Pasqua ha partecipato quale fornitore ufficiale alla manifestazione “Capri-Hollywood 2001 W il cinema italiano” che si è tenuta nella splendida cornice dell’isola di Capri dal 27 dicembre al 2 gennaio 2002. “EUROCHOCOLATE” A ROMA LA SCIENZA DEL CIOCCOLATO La manifestazione “Eurochocolate”, nata a Perugia, è approdata a Roma e l’Associazione delle industrie dolciarie italiane le ha dato il proprio patrocinio. Nel suo ruolo istituzionalmente volto alla diffusione della conoscenza e della cultura del cioccolato, ha organizzato un program- T I Z ma di eventi a carattere culturale di grande interesse per la stampa, per gli operatori del settore e per il pubblico che vuole saperne di più sul “cibo degli dei”. A via Veneto è stato riproposto il connubio perfetto tra “dolce vita” e “vita dolce”. LA DIETA MEDITERRANEA ALL’UNIVERSITÀ “LA SAPIENZA” Con la partecipazione del ministro delle Politiche agricole, on. Gianni Alemanno, si è svolto nell’aula magna dell’università romana “La Sapienza” un importante convegno sulla dieta mediterranea e le sue componenti economiche. Moltissimi gli interventi, tutti di alto livello. È stato sottolineato che il settore agroalimentare, uno degli elementi di successo del “made in Italy” nel mondo, è il primo anello di una catena di valori che chiude il proprio ciclo con l’anello vincente, cioè l’offerta enogastronomica che rappresenta una delle massime espressioni dello stile italiano. A FERMO UN LABORATORIO DEL GUSTO Si è svolta a Fermo (Ascoli Piceno) una interessante rassegna gastronomica, denominata “Tipicità” e dedicata ai prodotti tipici delle Marche, all’interno della quale è stato organizzato uno stimolante “Laboratorio del gusto” che ha ospitato una serie di degustazioni guidate, con momenti di studio e di sperimentazione pratica. Le lezioni di questo laboratorio si sono svolte all’interno della “Enoteca delle Marche” che I A ospitava una rassegna completa della produzione vinicola regionale. CONVEGNO SULLA TIPICITÀ ALIMENTARE Un convegno nazionale in collaborazione con Unioncamere, sul tema “Territori, tipicità e tradizioni”, si è svolto a Rimini nel quadro della Mostra internazionale dell’alimentazione. L’appuntamento è stato preceduto dalla presentazione di una prima colazione a buffet realizzata in collaborazione con l’“Antica R I O Locanda Viganò” che si è avvalsa della consulenza esterna del “Grand Hotel Principe di Savoia” di Milano e del contributo degli chef Mauro Civiero e Alberto Bocelli. Sono state presentate alcune specialità come il: “Grancosciotto” (prosciutto cotto), “Brianzetta” (cotto in morbida pancetta), “Antico Viganò” (salame della tradizione), “Gran riserva capriccio di Viganò” (prosciutto cotto di suino italiano garantito). Le specialità dell’“Antica Locanda Viganò” sono state servite in bellavista, ma anche calde e come ingredienti per la creazione di piatti semplici o molto elaborati. ACCADEMICI IN PRIMO PIANO L’Accademico Oddone Fausto Celestini, della Delegazione di Chieti, ha ricevuto dall’Ordine nazionale dei giornalisti una targa d’argento per gli oltre 45 anni di attività giornalistica. L’Accademico Dario De Cherchi, della Delegazione di Cagliari Castello, ha ricevuto una medaglia d’oro da parte dell’Ordine degli ingegneri di Cagliari per i suoi cinquant’anni di attività professionale. Il suo nome è stato anche iscritto nell’Albo d’oro dell’ordine. L’Accademica June Di Schino, della Delegazione di Roma, ha ricevuto il prestigioso “The Sophie Coe Prize in Food History” per il suo volume dedicato ai banchetti di Cristina di Svezia al suo arrivo a Roma, frutto di un’attenta e scrupolosa ricerca storica e d’archivio. L’Accademico Alberto Gamaleri Calleri Gamondi, della Delegazione di Alessandria, è stato ammesso alla Reale e nobile arciconfraternita dei Santi Maurizio e Lazzaro presso la Basilica Magistrale di Torino. L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 6 7 C I V I L T À D E L L A T A V O L A PER LA BIBLIOTECA NAZIONALE DEMI A CA C IN A ★ AC L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 6 8 LA C U Tito Trombacco (Accademico di Bologna) Alberto Gamaleri Calleri Gamondi (Accademico di Alessandria) ● Giovanni Battista Guerra (Delegato di Roma-Aurelia) ● Gianni Muscardini (Accademico di Roma-Aurelia) ● A. Mario Ramazzotti (Accademico di Roma-Aurelia) ● Antonio Marchese (Accademico di Roma-Aurelia) ● Giorgio Fanfani (Accademico di Roma-Aurelia) ● Raffaele Martino (Delegato di Salerno) ● Carlo Picciotti (Delegato di Messina) ● Maria Monica Martino (Accademica di Salerno) ● Gianni Franceschi (Accademico di Reggio Emilia: 187 titoli tra volumi, opuscoli e brochure) ● Giovanni Ballarini (Accademico di Parma) ● Nemo Cuoghi (Accademico di Padova) ● Antonietta Boggi Mariacher (Accademica di Padova) ● Antonello Vodret (Accademico di Sassari) ● ● EL QUARTO ELENCO DEI DONATORI culturale che ogni Accademico porta con sé, A L I ANA verrebbe da dire nel IT proprio patrimonio genetico. Significativamente, il Presidente dell’Accademia, Giuseppe Dell’Osso, ha partecipato a una riunione conviviale dedono di dicata appunto alla raccolta di volumi per la nostra biblioteca. La scelta è caduta, e non a caso, su una Delegazionumero ne nuovissima, nata di recente dalla suddivisione articolata del territorio della capitale: la Delegazione di Roma-Aurelia. La riunione conviviale si è svolta nel ristorante “Paris” di piazza San Calisto, nel cuore di Trastevere, uno dei luoghi deputati della grande ristorazione tradizionale romana. Il Delegato Giovanni Battista Guerra, dopo aver ricordato che il menu tipicamente pasquale intendeva solennizzare questa ricorrenza cristiana tanto legata anche alla gastronomia, ha illustrato l’iniziativa accademica di raccogliere volumi per la biblioteca, sottolineando il valore culturale e l’intenso spirito accademico che animano questo importante impegno culturale. Il Presidente dell’Accademia Giuseppe Dell’Osso ha ribadito il preminente interesse culturale dell’azione accademica, e ha voluto ricordare che la presenza, all’interno dell’Accademia, di una biblioteca ricca e valida può essere un importante veicolo di comunicazione verso l’esterno. “Il grande lavoro di catalogazione, già iniziato - ha detto Giuseppe Dell’Osso - viene effettuato in via informatica e ci auguriamo che presto il catalogo della Biblioteca accademica nazionale sia disponibile su Internet, a disposizione di tutti gli studiosi e del grande numero di appassionati, anche al di fuori della nostra Accademia”. Il Presidente Dell’Osso ha quindi personalmente ringraziato gli Accademici Giovanni Battista Guerra, Gianni Muscardini, A. Mario Ramazzotti, Antonio Marchese e Giorgio Fanfani per i volumi donati all’Accademia in questa circostanza. D S ono molte le Delegazioni che già hanno indetto la riunione conviviale dedicata al potenziamento della Biblioteca accademica nazionale. E parecchi sono anche gli Accademici che hanno inviato volumi di indubbio interesse editoriale e, sia storici che scientifici, tutti legati alla gastronomia e alla civiltà della tavola. La nostra biblioteca, iniziata per volontà del nostro Fondatore Orio Vergani con le sue prime donazioni di libri, arricchita nel tempo con apporti di vario carattere, si avvia dunque a diventare il più importante centro “privato” di cultura dedicato alla civiltà della tavola che esista nel nostro Paese. In questa pagina pubblichiamo un ulteriore elenco di donatori. È un segno importante, che indica l’interesse ex libris C I V I L T À D E L L A T A V O L A NELLE OSTERIE DEL CHIANTI R icevo lettere, spunti e comunicazioni da un importante Accademico che mi confida le sue ambasce, lui che da oltre trent’anni scrive, pubblica e è considerato il riferimento della cucina tradizionale: forse per l’indifferenza ricevuta, dopo avere ripetuto per giorni, settimane, mesi, anni e, ultimamente, millenni (che evaporano come la forma del pecorino nelle mani dell’amiatino sceso in Maremma), di non sciacquarsi la bocca con tradizioni cucinarie in stato d’acuta sofferenza giacché i “big” della cucina, anche attraverso il video, continuano a ciabattare su aglio crogiato al tartufo e su bistecche alla fiorentina di 200 grammi, oliate prima della brace. Forse l’amico vuole che io testimoni su quest’ultimo scempio perpetrato nel luogo ove tanti forestieri impararono a non sgomentarsi di fronte alla troneggiante fiorentina, ma ne assaporarono il primo boccone croccante di grasso, per poi gustare il secondo, pieno del sapore di una carne che sfuma dal grigio abbrustolito al rosa umido di sangue. È vero, mi è successo poco tempo fa con quattro amici seduti a un tavolo che una volta faceva “Sostanza” (è il nome della trattoria detta anche del “Troia”, locale mitico negli anni Sessanta) nella Firenze prima dell’alluvione, a chiedere tutti e quattro la classica fiorentina, ma ricevere lo stesso trattamento dei più, come se anche noi avessimo gli occhi a mandorla e non aspirassimo, mai, la “c”: quattro tristi piatti con quattro braciole adorne di un osso neonato. Spessore un centimetro e mezzo. Una volta si affermava che la cucina dei futuristi era uno schifo balzano ma oggi, udite! udite!, c’è il peperoncino piccante insaporito con tartufo bianco sopra fettoline di petto di pollo gineprate, coperte da cupolette di zucchero filato. Che dovremmo dire? Dopo la “nouvelle cuisine” procediamo con la “cucina creativa” dal nome cangiato, ma col medesimo condimento. Sarebbe opportuno indagare sulla “grammatica dei sapori” e seguirla come un tempo lo Zenoni ci accompagnava, riga per riga, con il latino, per tornare finalmente a quella buona antica cucina fuori dai travagli messi a punto da speculatori e chiacchieroni che vivono sulla cretineria degli ignoranti. Lo sfogo dell’Accademico “di classica scuola”, così come lui stesso si definisce, è di qualche settimana addietro, ma oggi colgo occasione e spunto da una serata di Consulta passata in osteria a Castelnuovo Berardenga per segnalare qualcosa di piacevole e, allo stes- so tempo, rispondere all’appello lanciato dall’amico Giovanni Righi Parenti. La vecchia bottega, una volta piccolo ristoro di trecconi e boscaioli, si è adeguata al mutare dei tempi e ha allargato il retro con una scintillante cucina a cavallo di due sale da pranzo. Oggi è meta di rappresentanti e viticoltori del Chianti, ma anche di buongustai che apprezzano la varietà dei piatti semplici, sempre legati alla tradizione e alla raccolta di prodotti locali. È una garanzia la pasta al “sugo finto”: sino a oggi nessuna multinazionale ha inscatolato le verdure dell’orto, solo quelle di stagione, per tritarle in un composto di sapori ove sedano e cipolla si confondono col profumo di piccole foglie aromatiche e indicano il tratto toscano di un ragù appena segnato dal rosso della conserva di pomodoro, ma del tutto privo di carne. La “Trattoria della Berardenga” era sfuggita all’attenzione degli Accademici di Siena forse per quel suo presentarsi più come bottega sulla strada che osteria, IL SUGO FINTO DELLA BERARDENGA Preparare un battuto di sedano, carota, cipolla, prezzemolo e aglio facendo attenzione che il colore predominante sia il verde (più sedano, più prezzemolo, meno carota). Soffriggere il tutto mescolando sino a fare brunire. Per oltre 6 - 8 persone occorre circa mezz’ora, badando che il fuoco non sia troppo alto. Dosi minori non sono consigliabili e il sugo è ottimo anche il giorno dopo. Poi aggiungere vino rosso, poco pomodoro (salsa o concentrato) e tenere il bollore basso per un’altra mezz’ora. Se il sugo tende a ritirarsi troppo aggiungere acqua. Fare riposare dopo la cottura. La ricetta è semplice, ma il risultato non lo è sempre. Per ottenere il giusto sapore occorre una leggera predominanza di sedano, e che sia ben curato il colore che deve essere, a fine cottura, brunito dalla cipolla che nel soffritto, a mano a mano, copre il colore verde degli altri ingredienti. Mestolo di legno, pignatta di coccio e una buona pasta al dente completano l’opera. Qualcuno spolvera di formaggio (orrore!): bisogna saperne fare a meno. Accompagnare con un Chianti giovane. L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 6 9 C I V I L T À D E L L A T A V O L A ANTROPOLOGIA DEL PEPERONCINO Nella cultura gastronomica il peperoncino ha, storicamente, svolto un complesso di funzioni, andando ben oltre il ruolo di ravvivante del gusto delle pietanze. La presenza del peperoncino ha sempre avuto vari significati: igienici, estetici, apotropaici, etnici. Il peperoncino è un disinfettante e un antiparassitario, è utile come conservante delle pietanze, ma anche per la profilassi delle malattie dell’apparato digerente. In questa funzione igienica - a differenza del suo apparente parente, anch’esso di origine orientale, il pepe - il peperoncino non ha controindicazioni e non nasconde pericoli reconditi per la salute di chi l’assume; al contrario è un tonificante per il sistema circolatorio e per quello respiratorio. Il peperoncino ha sempre svolto il compito di gratificare il senso estetico, oltre che il gusto; il suo colore rosso è evocativo, richiama il fuoco, e la sua forma è effettivamente quella di una lingua di fiamma. Il peperoncino evoca il colore e il conforto del fuoco, in modo peculiare e rassicurante, senza connotazioni distruttive, diventando perciò un ornamento della casa, un simbolo di gioia conviviale e un invito a rasserenare l’umore. Intrecciati con i significati igienici e estetici vi sono i significati magici. “Magi- ma già da tempo era giunta a livelli di eccellente cucina con una buona scelta di vini, rigorosamente locali. Siamo nel territorio del Gallo nero. Un gruppo ospitale e simpatico si alterna tra il banco di bottega e la sala da pranzo, ruoli che si scambiano talvolta anche in cucina per le frettolose ferie di Carlo Fregoli e fanno di Adriana Dragoni e compagni l’esempio di come è possibile mantenere la tradizione senza approfittare del portafoglio dei turisti o fidare nell’ignoranza di chi si siede a tavola. Questa è la mia risposta alle domande del Righi Parenti, anche al suo recente interrogativo sulla ribollita, se fiorentina o toscana. Consola che qualche cucina, peraltro senza esose pretese, usi sempre erbe di stagione, ovverosia ciò che si ha, più facilmente, sotto mano. Il successo del piatto non è dato solo dagli ingredienti, bensì dal modo con cui sono trattati, o riciclati come nel caso delle zuppe, poveri avanzi di una altrettanto povera cucina, trasfor- co” non nel senso volgare di fattucchieristico e superstizioso, ma nel senso nobile di espressione e mediazione delle energie del Cosmo, la cui legge suprema d’armonia è l’affinità, il ciclo delle rassomiglianze e delle ricorrenze tra fenomeni più diversi. Il peperoncino somiglia al fuoco, ha il colore del fuoco e brucia come il fuoco, ma del fuoco ha solo gli effetti benefici, quindi può evocare e richiamare le energie positive e protettive del Cosmo, indirizzandole allo scopo di prevenire tutte le insidie della cattiva sorte. Il peperoncino è anche senso estetico, senso cioè del riconoscerci come figli della stessa terra e della stessa cultura. Le genti meridionali, pur tra le differenze delle loro gastronomie, hanno individuato nel peperoncino una sorta di esperanto e di lingua franca, ovvero di tratto comune e accomunante. Al tempo stesso, i popoli meridionali hanno avuto però il gusto di differenziarsi tra loro nei vari modi che hanno escogitato per trattare il peperoncino, conservarlo e utilizzarlo, modi che caratterizzano le varie contrade e ne costituiscono elemento di distinzione. SANDRO MARATTA Accademico di Napoli e Ischia mati dalle abili mani della massaia in un piatto ancor più appetitoso della sua base di partenza. Giovanni Righi Parenti sia soddisfatto se tutto quel suo predicare, scrivere e borbottare qualche volta riceve risposte non evasive e non me ne voglia la redazione della rivista se critico il passo in cui dice “che la ribollita sia toscana o fiorentina poco importa”. Importa, eccome, perché è fiorentina, senese, chiantigiana, aretina, maremmana o lucchese, ma sempre eccellente risultato, di basso costo e proveniente dalle zuppe, in generale. La risposta va oltre il numero di repertorio e di raccolta notarile; la si trova nelle botteghe, nelle osterie e nei ristoranti di un vasto territorio ove qualcuno pone, ancora, attenzione e entusiasmo alla preparazione dei piatti. L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 7 0 GIAN PAOLO BRINI Accademico di Siena See International Summary page 78 C I V I L T À D E L L A T A V O L A L’ALLORO DAL MITO AL TEGAME S econdo una leggenda dell’antico mondo grecoromano, un giorno Dafne, figlia della Terra e del fiume Ladone, per sfuggire alle ostinate avance del bellissimo Apollo si mise a correre e quando il pertinace corteggiatore stava per raggiungerla, per non cadere nella concupiscenza del Dio, si tramutò in un lauro frondoso e lussureggiante. Addolorato, ma ancora più commosso dalla castità di Dafne, Apollo pensò di cingersi il capo con fronde della pianta appena spuntata dalla Terra. Da quel momento il lauro divenne emblema della gloria, in particolare di quella riportata nel campo delle lettere, delle scienze e dei trionfi militari e sportivi. Tra le opere artistiche che ricordano il mitico amore di Apollo per la casta Dafne, campeggia il gruppo marmoreo del Bernini, scolpito nel 1622, che può ammirarsi presso il Museo Borghese di Roma. Nella sua “Naturalis historia”, Plinio, invece, narra che Giove mandò dal cielo il lauro espressamente per incoronare gli imperatori. I sommi poeti però li seguirono subito a ruota, tanto che Francesco Petrarca definisce l’alloro “Arbor vittorioso, trionfale/onor d’imperatori e di poeti”. Nel mondo antico dal lauro si traevano presagi; ci ricorda infatti Tibullo che se, bruciandolo, crepitava, era di buon augurio: “Et succensa sacris crepitet bene laurea flammis/omine quo felix et sacer annus erit/Laurus ubi bona signa dedit, gaudete coloni”. Gli antichi indovini aggrappavano ai rami “chiaroveggenti” dell’alloro i loro azzardati presagi. Nacquero nel Medioevo le parole “laurea” e “laureato”, proprio perché la corona per cingere il capo ai giovani dottori, simboleggiando il proficuo coronamento degli studi, doveva essere di lauro. Altra credenza nel mondo antico era quella che faceva ritenere l’alloro albero celestiale, capace di preservare dai fulmini che, pur abbattendosi irriguardosamente su chiese, campanili e torri, avevano una particolare venerazione per il lauro, toccato dalle saette solo eccezionalmente, quando le divinità dovevano preannunziare disgrazie o grandi mali. Nella Atena antica, dire: “Porto un bastone di alloro” equivaleva ad affermare di essere al riparo da ogni maleficio. Ma veniamo al ricorrente impiego del lauro un cucina. L’uso cucinario dell’alloro compare come una delle prime citazioni nel “De re rustica” di Catone (III-II sec. a.C.) dove, al capitolo 121, si parla dettagliatamente del “pasticcio al vino dolce” che prevede “una grattatu- ra di legno d’alloro” e la cottura del tutto su “un letto di foglie dello stesso albero”. Una ricetta del genere, decisamente anacronistica per la cucina dei giorni nostri, dimostra però che nell’antichità il potere aromatizzante del lauro era stato ben individuato e valorizzato, fino al punto di predisporre ricette che non potevano fare a meno della sua essenza. Ancora parzialmente attuale, con qualche variazione sul tema, il “porcellum laureatum” descritto da Apicio nel suo trattato gastronomico “De re coquinaria”, dove il maialetto viene prima lessato e poi imbottito di alloro e arrostito. Nella cucina odierna le foglie di lauro restano tra le più usate sostanze aromatizzanti. Il loro impiego si rende indispensabile in moltissimi arrosti. Tipici sono i fegatelli di maiale che, prima di essere avvolti nella rete (omento) per cuocerli, vengono letteralmente rivestiti di foglie di alloro. Ma oltre che per gli arrosti, le foglie di alloro hanno impiego nei lessi e nella marinatura di alimenti, nonché per conservare funghi, formaggi e salsicce sott’olio. L’uso di foglie di alloro nella conservazione dei fichi secchi risale agli antichi Romani, i quali però facevano forse ricorso a questo arbusto più per il suo significato di pianta beneaugurante che di essenza aromatizzante. L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 7 1 AMEDEO SANTARELLI Delegato di Termoli See International Summary page 78 B I B L’AMBROSIA ARABICA di Giancarlo Roversi Arnaldo Forni editore € 19,63 Quell’intelligente e curioso ricercatore che è Giancarlo Roversi ha trovato, rovistando in chissà quali archivi o biblioteche, un prezioso volumetto secentesco dedicato a una bevanda che allora, in Europa, era appena agli albori: il caffè. Si tratta del trattatello “L’ambrosia arabica”, scritto dal medico bolognese Angelo Rambaldi, e stampato nella città delle due torri nel 1691 con tanto di imprimatur ecclesiastico. Dell’autore non si sa nulla, è come un’evanescente immagine uscita dalle pagine di quel trattatello che occupa la seconda parte del libro in nitida ristampa anastatica (Arnaldo Forni è maestro di queste avventure editoriali); ma Giancarlo Roversi, nella lunga introduzione, illustra i primi passi del caffè a Bologna e in Italia con dovizia di informazioni, seguita da un interessante “commento scientifico” di Paolo Puddu. “L’ambrosia arabica” vera e propria, dopo un breve excursus storico sulle origini del caffè (non poteva mancare la leggenda del guardiano di capre yemenita), illustra con dovizia di particolari il modo di L I preparare il caffè scegliendo i chicchi migliori, come torrefarli e macinarli, e infine come ridurli in bevanda. Poi, tutta una serie di considerazioni di carattere medico e scientifico sui benefici per l’uomo di questa “ambrosia”. Un volume interessante, un capitolo inedito nella cospicua storia del caffè. SCIENZA E TECNOLOGIA DI SORBETTI, GRANITE E DINTORNI di Luca Caviezel Chiriotti editori, Pinerolo € 46,00 Un autentico trattato storicoscientifico sull’arte del gelato, dovuto a un esperto di grande capacità, docente di tecnica della gelateria, specialista di fama europea. Dopo una prima parte di carattere storico, che riporta ricette e prescrizioni tratte dai più accreditati testi di cucina dal Seicento all’Ottocento, l’autore nella seconda parte illustra le tecniche più antiche e anche le più avanzate per la preparazione di gelati, sorbetti, granite. Interessante la riproduzione anastatica di un antico ricettario manoscritto, dal titolo “Per tirare sorbetti”, della casa dei principi Alliata, risalente al 1853 (l’autore, O T svizzero di origine, lavora e risiede a Catania). LA CUCINA TRADIZIONALE VENETA di Dino Coltro Newton Compton editori, Roma € 7,99 Un ampio ricettario pubblicato in edizione economica dalla casa editrice romana, che illustra una cucina varia e diversificata come quella veneta, che va dalle montagne al mare. Il testo è impreziosito da una serie di “inserti” con lunghe riproduzioni di testi del Cervio, dello Spolverini, del Castelvetro e altri. Queste inserzioni arricchiscono il volume dandogli un piglio antologico di elevato valore culturale. Interessanti molte illustrazioni (altre, purtroppo, risentono del “déja vu”). IL PASTICCIOTTO & C. di Vittorio Accardi Grimaldi & C. editori, Napoli € 25,82 Vittorio Accardi, Accademico di Napoli-Ischia e gustoso scrittore di cose gastronomiche partenopee, ha messo il naso curioso tra i propri ricor- L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 7 2 E C A di d’infanzia per risentire il profumo dei “pasticciotti” che usciva, specialmente di domenica mattina, dopo la messa, dalle porte spalancate delle pasticcerie. E spiega che il “pasticciotto” non è un dolce ben definito, ma serve a definire una serie di dolciumi uno più dolce, più profumato, più gustoso dell’altro. E ne fornisce un’ampia antologia di ricette, condite da simpatici aneddoti, richiami e ricordi. C’ERANO UNA VOLTA VECCHI MESTIERI di Carlo G. Valli Cierre edizioni, Sommacampagna (Verona) € 14,50 L’autore, Accademico di Milano e attento studioso di usi e costumi del passato, passa in rassegna quelli che definisce “mestieri di strada”, che vanno dallo spazzacamino all’ombrellaio, dal carbonaio al cantastorie. Un ampio capitolo è dedicato ai “Mangiari venduti per via” in cui vengono tratteggiate le figure (non del tutto scomparse) del caldarrostaio, del peracottaro, del poliparo, del maccaronaro, del trippaio, del porchettaro e dei venditori di dolciumi nelle fiere paesane. Un libro interessante, che si legge d’un fiato. B I B RACCONTARE I SAPORI a cura di Gigi Azzena Ediz. Provincia di Sassari Fuori commercio Questi itinerari eno-gastronomici della Sardegna settentrionale vedono la luce grazie all’iniziativa dell’assessore al Turismo di Sassari Giannetto Satta, che ha chiamato a collaborare a questa realizzazione due Accademici di valore: il Delegato sassarese Luigi Azzena e l’Accademico Antonello Vodret. Si tratta di una interessante carrellata sui prodotti tipici, i piatti tradizionali, le coltivazioni, il vino, i formaggi, l’olio. Completano il volume, riccamente illustrato, una scelta di ricette tipiche e l’indicazione di ristoranti caratteristici e di aziende produttrici di prodotti locali. RICETTE IN SOFFITTA di Tito Trombacco Atesa editrice, Bologna € 16,80 L’autore, Accademico di Bologna, raccoglie in questo interessante volume tutta una serie di ricordi d’infanzia e adolescenza (ma anche più in là), lungo il filo sottile ma ben solido dei ricettari di famiglia ritrovati in un fondo a L I un vecchio baule. Rivivono così le antiche ricette dei nonni, delle zie, delle mamme: preparazioni spesso semplici, talvolta più elaborate e importanti, seguendo l’andamento della tavola familiare nella sua quotidianità ma anche attraverso le occasioni importanti. Ogni ricettario, ogni trascrizione è accompagnata da simpatiche note che fanno rivivere quello che si è convenuto chiamare “il buon tempo antico”. Un bel libro, accademicamente corretto, e soprattutto scritto più con il sentimento che con il computer. LA CUCINA MEDITERRANEA SENZA CARNE di Carla Barzanò Ediz. Tecniche nuove, Milano € 7,75 È una via di mezzo tra il manuale vegetariano (che però ammette il pesce nei menu) e il ricettario. Tabelle sui valori nutrizionali accompagnano il lettore alla comprensione delle circa cento ricette che chiudono il volume. Il ricettario porta con sé un innegabile pregio: per ogni piatto consiglia la stagione in cui prepararlo, secondo la presenza di prodotti freschi sul mercato. Un’attenzione senza dubbio O T utile in un’epoca in cui i prodotti vegetali freschi fuori stagione sono ormai all’ordine del giorno. LE TRADIZIONI DELLA TAVOLA a cura di Alfredo Pelle e Franca Periz Cavallone Ediz. Azienda di promozione turistica di Vicenza Fuori commercio Un bell’opuscolo, tutto a colori, di ben 72 pagine in grande formato, dedicato ai gioielli della tavola vicentina. Gianni Capnist, nostro Presidente “ad honorem”, nella prefazione afferma, giustamente, che “la gastronomia può avvicinarsi a una fisiologia o filosofia del gusto e del saper vivere”. Seguono uno scritto di Virgilio Scapin, autorevole gran maestro della Confraternita del baccalà (gioiello e vanto della tavola vicentina) e i testi di due autorevoli Accademici, Alfredo Pelle e Franca Periz. Infine, un ricettario di quella che può essere definita la cucina della civiltà contadina, dagli antipasti ai dolci, in cui compaiono ingredienti un tempo ritenuti poveri e occasionali come funghi porcini, spugnole e finferli, le rane, le erbe di montagna, le lumache, i bruscandoli, le trote. Un testo interessante, “a futura me- L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 7 3 E C A moria” in un mondo, come dice Scapin, dominato dagli hamburger, con la speranza di un “rinsavimento” che appare, sebbene pallido, all’orizzonte. ZEPPOLE, STRUFFOLI E CHIFFON ROSSO di Cecilia Coppola Nicola Longobardi editore, Castellammare di Stabia (via Napoli 201) € 16,00 Un ricettario partenopeo intervallato da arguti capitoli, frutto di una attenta e convinta ricerca presso le famiglie di origine contadina e marinara del Golfo, da Pozzuoli a Positano e Amalfi. I primi piatti e le pietanze già mettono l’acquolina in bocca, ma è la terza parte, quella dedicata ai dolci, a solleticare non solo il palato ma il profondo dell’anima. Struffoli, pastiere, sfogliatelle, zeppole, sosamielle, roccocò, raffaioli: una grande sinfonia di dolci sapori tutti caratteristici, tutto autoctoni e irripetibili altrove. Non mancano le ricette per i liquori casalinghi: limoncello, ovviamente, e nocillo, ma anche il liquore di erba luigia, raro e delicato. Altra preziosità la serie di commenti, più o meno estesi, che accompagnano quasi tutte le ricette indicandone l’origine e, spesso, la storia. B I B ANNUARIO DEI MIGLIORI VINI ITALIANI 2002 di Luca Maroni Edizioni LM, Roma € 49,06 L’atteso annuario di Luca Maroni, senza dubbio il più severo e accreditato, presenta quest’anno 472 vini selezionati su 8.939 degustazioni. Una selezione all’insegna dell’accuratezza, eseguita con intelligenza e soprattutto grazie a una solida competenza che fa oggi di Luca Maroni il maggiore esperto italiano (se non europeo) nel delicatissimo e purtroppo inflazionato settore della degustazione e del giudizio enologico. Le schede compilate con cura, quasi con pignoleria, illustrano e giustificano, con sintetiche ma esaurienti motivazioni, le singole valutazioni. E questo è segno di trasparenza. L I O T IN CUCINA CON I GEORGOFILI Come è ormai consuetudine nell’ambito delle manifestazioni annuali per la “Settimana della cultura scientifica” nel 2001 l’Accademia dei Georgofili, attingendo al suo prezioso archivio, ha allestito una mostra dedicata agli alimenti, pietanze e ricette fra Settecento e Ottocento. Dalla mostra è nata una bella pubblicazione, anche come veste tipografica, curata da Lucia e Luciana Bigliazzi. Il libro ha capitoli dedicati alla castagna, alla patata, al vino, all’olio e anche alle sostanze zuccherine e cioè ai dolci, sciroppi o confetture. C’è anche un piccolo capitolo dedicato alla carne. Piccolo come si conviene al poco spazio che a questa era riservato sulla tavola di quei secoli. Ricco di preziose notizie il libro si legge in un soffio. Alla pubblicazione, il tutto raccolto in un’unica custodia, sono allegate 109 schede con ricette in parte note, come quelle di Vincenzo Corrado, ma anche di autori meno conosciuti tipo Menabuoni o Carradori. Peccato che non sia in vendita. (Guido Gianni) I SALUMI Atlante dei prodotti tipici di autori vari Edizioni Agra-Rai-Eri, Roma (via Nomentana 257) € 30,99 Dopo il pane e i formaggi, l’Istituto nazionale di sociolo- gia rurale, diretto da Corrado Barberis, pubblica questo denso atlante dedicato ai sa- lumi italiani. In quasi 700 pagine sono illustrati, e quasi vivisezionati, 309 salumi con L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 7 4 E C A schede analitiche ed esaurienti. Molto interessante la storia della salumeria italiana, scritta dal Barberis, che in 25 pagine esaurisce in felice sintesi un argomento incredibilmente vasto. L’atlante, poi, non si limita alla salumeria suina ma illustra anche quella bovina ed equina, come la bresaola di bue o di cavallo (quest’ultima molto rara) e i cacciatorini di asina, e il salame d’oca. I DOLCI: BISCOTTI E TORTE di Giuseppe Coria Cavallotto editore, Catania (corso Sicilia, 89-91) € 5,00 Prosegue la pubblicazione dei volumetti (minimi di formato ma densi di contenuti) che l’Accademico ragusano Giuseppe Coria va pubblicando. Si tratta di una golosa raccolta di ricette, ciascuna accompagnata da una premessa che ne rievoca la storia, le origini e le caratteristiche, l’etimologia, accompagnate spesso da interessanti squarci aneddotici e di costume. L’autore dimostra anche in questa sua ennesima fatica gastronomicoletteraria la passione per lo studio delle tradizioni della sua terra e della civiltà della tavola isolana. A N T O L O G I A M I N I M A LETTERA A LUCIO PAPIRIO PETO M i dispiace che tu abbia cessato d’andare a cena in casa d’amici: ti sei privato d’un grande e squisito piacere. E temo anche (lasciami dir la verità) che tu debba perdere quel certo “non so che” ch’è l’arte delicata con cui si rende amabile una cenetta. Già quando avevi in questo genere ottimi maestri, tu non profittavi molto: e che farai dunque ora? Spurinna, cui raccontavo la cosa e rammentavo la vita che tu facevi in altri tempi, mi dimostrava quanto pericolo ci fosse per la repubblica se tu allo spirar di Favonio, non ritornassi alle tue vecchie abitudini. In questa stagione non c’è da temere il freddo, se è il freddo che tu non puoi sopportare. Ma, per Ercole, scherzi a parte, ti consiglio, o mio Peto, se vuoi viver bene, di viver con gente buona, allegra e affezionata a te. Non c’è di meglio per campare molto: e non c’è di meglio per campar bene. Non mi riferisco tanto alle raffinatezze del piacere, quanto a quel piacere più sano ch’è nella socievolezza della mensa e della vita, in quel fiorito riposo dell’anima che si ottiene soprattutto con l’amichevole conversazione e che è dolcissimo nei conviti, per cui i nostri sono stati anche più delicati dei Greci. Essi infatti non hanno altri vocaboli che esprimono soltanto l’idea materiale del bere e mangiare in compagnia; mentre noi abbiamo creato il vocabolo “convivium” per fare sentire che il banchetto è l’atto sociale per eccellenza, la prova più alta del saper vivere in comune. Vedi come io cerco di ricondurti alle cene a forza di filosofia? Cerca di star sano: e andando e cenando qua e là piacevolmente, ti sarà molto facile ottener ciò. gerà svogliatamente, con grave danno dello stomaco e poca soddisfazione del palato. Per di più gli antipasti sono abitualmente formati da cibi pesanti, difficili a digerirsi, e, salvo eccezioni, subiscono prima di venire in tavola una lunga manipolazione il cui risultato non è mai del tutto igienico. E chi ancor ci può dire qual mistero si nasconda nell’origine di una fetta di salame o di mortadella? Un antipasto di tipo leggero (caviale, o prosciutto, o verdure) sarà ancora concesso per una colazione, facendolo precedere da un buon consommé che predisponga bene lo stomaco; ma assolutamente nessun antipasto mai per un pranzo. L’unico modo razionale di iniziare il rito del pasto secondo tutte le regole della logica e dell’igiene, è una buona minestra calda, la cui costituzione può variare dall’evanescenza di un aromatico consommé, alla solida mole del classico minestrone di pasta e fagioli. Lasciando andare le infinite varietà di minestre di riso e pasta più o meno asciutta, di cui in Italia si fa tanto uso anche per ragioni economiche, poiché niente può meglio sanamente calmare gli appetiti della figliolanza all’ora del pasto: indico qui invece delle ottime minestre un po’ meno comuni, e, per di più, un po’ meno... opprimenti. MARCO TULLIO CICERONE (traduzione di Eugenio Giovannetti) Dare un pranzo significa per una coscienziosa padrona di casa affrontare il problema più delicato, più complesso e più interessante del suo ménage. Più che una scienza fatta di regole, si tratta di un’arte tutta di sfumature. Quattrova esce della cucina per dirvi: non crediate che rimpinzare elegantemente i vostri ospiti sia l’unico compito che vi si impone. Sta a voi comporre quell’armonia in cui la preparazione della tavola, la scelta del menu, i fiori, le luci, la competenza avrebbero certo gradito di provare le sconosciute emozioni e gli sfuggenti inafferrabili spaghetti. Una volta trovata l’intonazione del vostro pranzo, dovete stabilire l’ordine dei piatti. L’aforisma di Brillat-Savarin: “L’ordre des comestibles est des plus substantiels aux plus légers” è ormai superato. Poteva avere un significato quando il numero dei DETTATO CONTRO GLI ANTIPASTI IN FAVOR DELLE MINESTRE L’idea di mettersi con appetito a tavola di fronte a quell’allettante ma velenosa miscellanea di piatti freddi che si chiama antipasto - è una cosa assolutamente barbara sotto tutti i punti di vista. Stuzzicati dalla grande varietà dei sapori e dalla raffinatezza delle preparazioni, si finirà col mangiare molto più del necessario; e dopo un principio così saporoso e piccante, il vero pranzo che seguirà, sarà male accolto, sembrerà sbiadito, il sapore ne sarà attenuato; e si man- E.V. QUATTROVA (da “La cucina elegante” ovvero “Il Quattrova”, Domus 1931) DEL CONVITARE L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 7 5 A N T O L O G I piatti era interminabile e non si poteva perciò presentare un porchetto arrosto come settima portata. Ma oggi vi consiglio di portare subito la vostra attenzione sul piatto di centro. Sia questo il punto culminante, l’oggetto delle vostre cure speciali. A esso intonate ciò che precede e ciò che segue. Gli altri piatti ne saranno la preparazione o il seguito in un completamento d’armonia. Non dimenticate però che nell’arte del menu l’armonia generale è fatta di contrasti. Tranquillizzata la vostra coscienza per ciò che riguarda la cucina, preoccupatevi della preparazione della tavola. Procurate di adattare tovaglie e guarnizioni all’intonazione della sala. Come in ogni altro campo ormai anche nel gusto della casa si ritrova la ricercatezza degli accessorii e dell’armonia dei toni che si pretende per l’eleganza delle signore. Ho visto a un pranzo in un palazzo a Venezia, tra gli ori e gli specchi di una sala Settecento, la tovaglia di merletto appoggiare su un fondo di lamé d’oro. In un ambiente moderno sarà più facile seguire la pratica moda inglese che elimina la tovaglia: un bel tavolo di noce lucidissimo darà risalto ai merletti dei sottopiatti e dei sottobicchieri. Disapprovo invece per quest’uso il tavolo di marmo: risparmiamo alle braccia nude delle signore brividi di freddo sconfortanti; a meno che non sia ideato un sistema di tubi d’acqua riscaldante, nel quale caso il tono dell’allegria non subirà delle spiacevoli modificazioni, e lo sfondo del marmo potrà creare degli effetti nuovi e interessantissimi. Molto consigliabile l’uso parigino della tovaglia in tessuto di raffia finissima che segua esattamente il piano della tavola. Il centro ricamato è cosa sepolta. Molte vecchie signore si desoleranno di dover mettere definitivamente a riposo tutti i loro tesoreggiati ricordi in punto inglese di affezionate nipoti, ma non è lecito prender così alla leggera la parte più nobile della tavola: o disponete di artistico centro antico o moderno, oppure potrete più modestamente formare delle cose deliziose con pochi rametti di fiori e molto buon gusto. L’illuminazione ha la sua importanza: un tono di luce crea un ambiente d’intimità, un altro crea lo sfarzo. Adorabile la luce delle candele che oltre a avere un valore decorativo soprattutto intonato alle tavole senza tovaglia, ha il vantaggio di poter rendere morbido, caldo, rosato, vellutato, trasparente il teint della signora meno attraente. Ma non esageriamo: c’è il pericolo che nello sforzo di ricercare l’espressione dei vicini di destra e sinistra la conversazione si renda un po’ incerta, e mangiare il pesce o scarnificare un piccione diventi un problema. I lampadarii con la luce rivolta in alto sono i meno logici per l’illuminazione falsa e senza rilievo che dan- A M I N I M A no sui piatti; sarà bene in questo caso aggiungere un impianto di lampadine appoggiate direttamente sulla tavola. L’ideale è rappresentato dall’illuminazione moderna a luci riflesse, purché queste siano studiate in modo che non si sbattano troppo violentemente sulle facce delle signore, ottenendo dei lugubri effetti da “Cabaret du Néant”. Per ciò che riguarda il servizio durante il pranzo sia che si tratti di un cameriere di stile come di una servetta alle prime armi, dovete ottenere che tutto proceda come se i movimenti fossero regolati da macchine e non da volontà e intelligenze. Il vostro cameriere muto, eviti qualsiasi esito inutile; agisca senza incertezze, cammini come se non avesse piedi; che sia da per tutto e non si sappia come: non sia un uomo che vi serve, ma uno spettro; pensate che crollo sarebbe alla dignità del vostro pranzo lo snervante cigolìo delle scarpe di un cameriere ebete e affannato. Un punto molto delicato da osservare è l’etichetta dell’ordine di servizio, poiché non sempre è facile stabilire una gerarchia tra i convitati. Oggi che si tende a ridurre ogni sperpero di energia e di tempo, i passi inutili che un cameriere deve compiere per andare da un capo all’altro della tavola possono essere considerati un assurdo. Oggi che una signora quasi non più si distingue da una signorina, sia nella truccatura come nei gioielli, nei décolletés e nelle conversazioni, e che una donna è più lusingata che offesa se un uomo non le cede il posto in tram, non è più assolutamente né sbagliato né scorretto né indelicato che il servizio proceda seguendo l’ordine in cui si è seduti. Anche qui naturalmente con le debite eccezioni: attenti alle signore anziane. Ci sarà chi prende la cosa con spirito, ma ci saranno le suscettibili; sta a voi giudicare col vostro tatto: se vedete delle chiome non recise e nessuna traccia di rosso sulle labbra, pensateci bene prima di far servire dei tipi così rispettabili dopo un uomo qualunque; potreste avere delle seccature. Non voglio scoraggiarvi, eppure è certo che quand’anche vi sederete a tavola avendo la coscienza d’aver agito con spirito d’organizzazione da generale, gusto da artista, intuizione da psicologo, tatto da diplomatico, ci saranno ancora molte cose che al momento non andranno bene. Per carità non traditevi; non richiamate con una smorfia l’attenzione dei vostri ospiti su ciò che ha messo voi alle spine; riservate per allora l’argomento più brillante e con disinvoltura sappiate raccogliere tutti gli sguardi su di voi. Siate capaci di mascherare l’angoscia del momento sotto il più ingenuo, più serafico, più incantevole dei vostri sorrisi. E.V. QUATTROVA (“La cucina elegante” ovvero “Il Quattrova”, Domus 1931) L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 7 6 A N T O L O G I PRANZO ALLA CERTOSA La Certosa di Trisulti si trova sul largo altipiano delle magnifiche montagne che le si raggruppano intorno. Uno splendido bosco di querce mi toglieva ancora la vista del convento. Andando avanti vidi da lontano due frati vestiti di bianco che passeggiavano su e giù nella fresca ombra di quegli alberi maestosi, e invidiai la quiete filosofica che sembravano godere (...). Mi avvicinai a un frate presentandomi come viaggiatore e gli chiesi ospitalità per una notte. Il frate ben pasciuto, dall’aspetto imponente, m’indicò il convento e mi disse che dovevo presentarmi al guardiano. Dopo un breve tratto di strada attraverso al bosco la Certosa si presentò al mio sguardo. Il guardiano, uomo alto e serio con una lunga barba ondeggiante, mi accolse cortesemente alla porta del vestibolo e mi disse di presentarmi al superiore che avrebbe poi dato l’ordine che fossi ricevuto. Indi venni condotto nel vasto cortile interno di forma quadrata, circondato dai diversi fabbricati del convento e dalla facciata della chiesa (...). Mi fu assegnata una buona camera vicino al refettorio. Un letto pulito, cambiato di fresco prometteva un buon riposo e il cameriere, un giovane scelto, che era stato garzone d’albergo in diverse città, e ora era addetto alla foresteria, mi dette la consolante notizia che all’ora prescritta dalle regole sarebbe stata servita la cena nella sala attigua (...). Il refettorio, in cui si vede una pittura adattata al luogo, rappresentante il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, è una sala molto spaziosa. Qui i fratelli nei giorni di festa si riuniscono a una mensa comune, perché negli altri giorni la regola prescrive a ognuno il pasto solitario nella cella. Mi fecero vedere anche la cucina brillante di pulizia e il forno dove si prepara in grande abbondanza un pane gustoso di due qualità una fina e l’altra più ordinaria. Un bacino d’acqua da cui sbocca un canale, mette in moto il mulino posto in un cortile (...). Quando il servitore mi annunciò che la cena era pronta, l’appetito e la curiosità erano ugualmente grandi. Nel convento non si mangia carne e anche l’ospite deve sottomettersi alla regola, invece si può avere olio e aceto a piacere. La mia cena era così composta: maccaroni all’olio, senza formaggio, cucinati alla perfezione insieme con erbe squisite cresciute in quei monti, fagioli verdi, freddi, conditi con olio e aceto, un fiasco di vino, più che mediocre con una punta di aceto, e per finire un pezzo di torta cotta coll’olio. Quantunque cercassi di fare onore ai miei ospiti potei mangiare ben poca di questa roba e mi contentai dei maccheroni e del pane eccellente. Appena mangiato uscii per vedere come fosse A M I N I M A stata trattata la mia guida, e mi disse che gli avevano dato del pesce freddo e una pagnotta di pane (...). Lasciai il convento senza poter ringraziare il superiore, perché non vidi anima viva, all’infuori del portinaio e del servitore della foresteria che si scusò di non potermi portare il caffè, che mi aveva promesso la sera prima, perché la regola prescrive un’ora fissa anche per la colazione. Questa notizia mi fece molto dispiacere, perché la strada attraverso i monti fino a Veroli è lunga e noi uomini civilizzati ci sentiamo raramente disposti a un assoluto digiuno alla mattina. Francesco mi consolò con un pezzo di pane, che aveva portato con sé, e le più saporite more mi furono offerte, con ospitale gentilezza, da un cespuglio nelle vicinanze del monastero. FERDINANDO GREGOROVIUS (da “Sulle tracce dei Romani”) IL COLORE DELL’ORO VECCHIO Il giorno avanti si fa un aggrassato di vitellone e di maiale in parti uguali che còciri a foco lentissimo per ore e ore con cipolla, pummadoro, sedano, prezzemolo e basilico. Il giorno appresso si pripara un risotto, quello che chiamano alla milanisa (senza zafferano, pi carità!), lo si versa sopra a una tavola, ci si impastano le ova e lo si fa rifriddàre. Intanto si còcino i pisellini, si fa una besciamella, si riducono a pezzettini ‘na poco di fette di salame e si fa tutta una composta con la carne aggrassata, triturata a mano con la mezzaluna (nenti frullatore, pi carità di Dio!). Il succo della carne s’ammisca col risotto. A questo punto si piglia tanticchia di risotto, s’assistema nel palmo d’una mano fatta a conca, ci si mette dentro quanto un cucchiaio di composta e si copre con dell’altro riso a formare una bella palla. Ogni palla la si fa rotolare nella farina, poi si passa nel bianco d’ovo e nel pane grattato. Doppo, tutti gli arancini s’infilano in una padeddra d’oglio bollente e si fanno friggere fino a quando pigliano un colore d’oro vecchio. Si lasciano scolare sulla carta. E alla fine, ringraziannu u Signiruzzu, si mangiano. ANDREA CAMILLERI (da “Gli arancini di Montalbano”, ediz. Mondadori) L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 7 7 I N T E R N A T I O N A L A LETTER FROM THE PRESIDENT see page 3 THE EXAMPLE OF SINGAPORE I have just returned from South East Asia where I had the pleasure and the honour of witnessing in Singapore the birth of the Accademia's newest Delegation, which also covers Malaysia and Indonesia. The entire Accademia must be grateful, as I am grateful, to the efforts of Italian Ambassador, Guido Scalici, and the Catania Delegate, Mario Ursio, who was the instigator of this Delegation in such an important region of the world. Here I would like to underline an aspect which I consider especially important. Ambassador Scalici, who has enthusiastically agreed to be the Delegate, is without question the first Italian Head of Mission in a foreign posting to take on this role. This fits in perfectly with our new diplomatic initiative, which aims to make each Embassy and Consulate act as "testimonials" to the cultural and production levels of Italy throughout the world. It is in this context that I want also to underline the importance of the protocol agreed by The Foreign Ministry and the Accademia to collaborate on a wide spectrum via the Italian Cultural Institutes (please see the "President's Letter" in the previous issue). In addition to the inaugural dinner (see page 51) the new Delegate Scalici, together with his wife, Silvana, invited all local Accademia members, the chefs and the owners of the best Italian restaurants on the island as well as members of the business community engaged in importing and distributing italian food and wines to an elegant dinner at their official residence. The occasion gave me the opportunity to illustrate the background and objectives of the Accademia and to emphasise our great expansion drive which will result in our having a capillary presence throughout the world and make us unique amongst other similar organisations. The example of Singapore represents an important development, which is reflected not only in the personal passion of Ambassador and Mrs Salici for our national gastronomy, but also in the institutional context of our diplomatic missions abroad. The safeguarding of Italian S U M M A R Y food abroad represents in fact a significant step forward in the larger picture of Italy's commercial presence throughout the world. "Made in Italy" in gastronomy as in the world of fashion, represents for foreign consumers a refined and prestigious choice, which also contributes to general wellbeing and health as a result of the merits of the "Mediterranean diet". This magic moment for the civilisation of the Italian table needs to be supported in an intelligent and continuous manner to promote the positive aspects and safeguard our image from distortions and manipulations (often dictated by ignorance and short sighed economic calculations) so that it isn't put at risk. The role of our diplomatic missions can be essential, and Ambassador Scalici has given us an excellent example which goes well beyond the usual level of support: he is wisely becoming involved in the first person utilising the resources and the prestige connected to his high ranking diplomatic position. As a result of its use for the organisation of events and exhibitions attended by business representatives from the various sectors, the Ambassador's residence in Singapore represents the principal point of reference for an ambitious promotional programme, which is detailed, elaborate and accurately carried out. This "showcase" has become in fact a catalyst in attracting important personalities from the worlds of politics, L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 7 8 finance, culture, and society on the island. The social aspect of the Accademia's dinners provides an intelligent means of conveying the message about Italian products, The contribution that the Accademia can provide in this field is extremely important, given its undoubted international prestige as an institution. Interest in the editorial information we have produced (the magazine, notebooks, pamphlets, guidebooks) goes beyond their undoubted cultural value and represents a major link between Italy and the foreign Delegations. I feel certain that our collaboration with the Ministry for Foreign Affairs and our Embassies will be a major element, providing as it does, worthwhile synergies to assist in achieving our mutual goals. The example of Singapore thus takes on an emblematic significance. EDITORIAL TASTE ABOVE ALL ELSE see page 4 "The illness of the century is obesity, which especially affects children", declares the Minister for Health, Sirchia, who has promised that a new subject will be included in school curricula: "the Science of Nutrition". As the Accademia has always maintained, it is important that there be an "education of taste" even before teaching about nutrition. I N T E R N A T I O N A L KITCHEN EQUIPMENT FROM ABRUZZO see page 5 The symbol of cooking in Abruzzo is by definition the "chitarra" and "lu maccherunare". Carlo A. Marsilio, Accademia member from Pescara, maintains that another tool, "lu rentrocele", has more noble and antique traditions because it was the first to be used to produce "maccheroni" and therefore older than the "chitarra". THE NATIONAL BOARD'S SPRING MEETING see page 7 The traditional spring meeting of the National Board of the Accademia took place in Chieti, in the "Teatro Marruccino", an architectural jewel in the centre of the city. President Dell'Osso gave a long and welldocumented report on the activities of the Accademia. VIOLETS see page 11 Carlo Greppi, the Delegate from Biella, after a short introduction about the various species of violets, explained the role this flower has played in history and mythology, starting with Jove and ending with Goethe and Napoleon. The violet has also had an important function in gastronomy: it is used to perfume salads, desserts and soups. GLOBAL AND ANTIGLOBAL see page 13 Roberto Restori, Accademia member from Parma, writes his views about one of the most controversial issues of the moment, globalisation. Mr Resorti believes that globalisation is inevitable as it has been in the nature of man since his origins and, therefore, in this fast changing world the Accademia cannot live in the past and continue to treat this world-wide phenomenum with hostility. QUALITY AND GUARANTEES see page 58 Enzo Lo Scalzo, the Delegate of Milano Internazionale, advises that the "Parma Qualità" Institute and the "Nord Est Qualità" Institute have organised a workshop about the controls and conformity certification of denominated and protected designation foods, in this case, pork meats and in particular "prosciutto". The workshop will be held at Langhirano, in the province of Parma. S U M M A R Y TELEVISION AND GASTRONOMY see page 59 Guido Gianni, Delegate from Arezzo, gives some advice about how television programmes should present gastronomy. What is needed is seriousness, information and tradition, teaching the audience how to eat well and in a healthy manner and including the pleasure of knowing how to prepare certain dishes and all about their history. Editor of the attractive magazine dedicated to gastronomy, "Grand Gourmet", in one of her recent editorials considers the heredity of "nouvelle cuisine" and concludes that if, on the one hand, it represented an ephemeral fashion, on the other, it must be recognised that a few of its rules still remain today as fundamental elements in the constantly evolving art of gastronomy. This relates not only to the presentation of dishes but also to achieving a better and more accurate appraisal of taste, which has evolved and become more refined and educated. Fiammetta Fadda's editorial is entitled" The Indelible Heredity of Nouvelle Cuisine", which we have "condensed" in the interests of literary brevity into "Not everything evil is sent to hurt us.." THE OCTOPUS see page 60 Sergio Corbino, Delegate from the Sorrento Peninsula, tells a funny anecdote from his youth. The protagonists were two octopus, which started out in a sack on a rack in a bus but ended up on the head of an elegant passenger, to the great amusement of everyone else. WHAT THEY ARE SAYING NOT EVERYTING EVIL IS SENT TO HURT US… see page 62 THE OLD AND THE MODERN PIG see page 63 Not everything evil is sent to hurt us, as the saying goes. Fiammetta Fadda, Accademia member from Milan, and L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 7 9 The raising of pigs was for thousands of years the sole sustenance of the people I N T E R N A T I O N A L who lived outside of the cities and today, in the countryside in the North of Italy, there are still those who raise them and slaughter them themselves. The modern pig, however, according to Sandro Bellei, Accademia member from Parma, is not even related to those pigs of the past who had enormous reserves of fat and caloric energy. IN THE INNS OF THE CHIANTI AREA see page 69 Gian Paolo Brini, Accademia member from Siena, suggests visiting an inn in Berardenga to get away from the places which serve Tuscan food that is not really traditional. This old inn has been restored and enlarged and now offers two dining rooms where special dishes linked to local traditions and locally grown products can be enjoyed LAUREL - THE MYTH AND THE POT see page 71 Amedeo Santarelli, the Delegate from Termoli, tells the story of laurel, starting with the myth of Daphne who transformed herself into LIFE IN THE ACCADEMIA see page 17 any changes to the Italian and foreign Delegations. This section covers the Accademia’s activities in Italy and abroad and lists all restaurant visits by Accademia members and their reports. The latter includes the different courses served, dishes chosen, wines etc. together with any special features of the restaurant including address, prices, opening days, parking facilities and so on. NEWS FROM THE DELEGATIONS see page 51 LIST OF ACCADEMIA MEMBERS see page 49 NEWS see page 66 This section updates the Accademia’s grey booklet by providing information about new Accademia members and S U M M A R Y This heading covers the activities other than restaurant outings of the Accademia Delegations in Italy and abroad such as meetings, conferences, conventions relating to the world of gastronomy. Special and unusual news about events in the food world such as fairs, shows, competitions, prizes, conventions etc. “News” is a section L ’ A C C A D E M I A 2 0 0 2 • N . 1 2 7 • PA G . 8 0 a laurel bush to escape the amorous attentions of Apollo up to its use in the kitchen. In ancient times, as a result of its strong aroma, laurel was indispensable in many recipes and today it is still used for roasts, marinades and conserves. Translated by SIDNEY CELIA ROSS Summarized by FEDERICA GUERCIOTTI detailing special happenings connected with the world of good eating and drinking and summarises interesting articles from the gastronomic press. LIBRARY see page 72 Specialising in reviews of books about historical or practical matters on cooking, this section gives prominence to works written by Accademia members and to those which relate to the main interests of the Accademia Italiana della Cucina, such as the valiant defence of traditional cookery and the so-called “civilisation of the table”. N. 127 MAGGIO 2002 L'ACCADEMIA ITALIANA DELLA CUCINA IN D CA LA C UC E MI A EL FONDATA NEL 1953 DA ORIO VERGANI e da: Luigi Bertett, Dino Buzzati Traverso, Cesare Chiodi, Giannino Citterio, Ernesto Donà dalle Rose, Michele Guido Franci, Gianni Mazzocchi Bastoni, Arnoldo Mondadori, Attilio Nava, Arturo Orvieto, Severino Pagani, Aldo Passante, Gian Luigi Ponti, Giò Ponti, Dino Villani, Edoardo Visconti di Modrone, con Massimo Alberini e Vincenzo Buonassisi. PRESIDENTE RIFONDATORE GIOVANNI NUVOLETTI PERDOMINI ● PRESIDENTE “AD HONOREM” GIOVANNI CAPNIST N. 127, MAGGIO 2002 / MENSILE, SPED. ABB. POST. 45% - ART. 2, COMMA 20/B - L. 662/96 - FILIALE DI ROMA I I A NA D L TA A AC