scusa, dove siete andati? - asd emma tour sport vi da` il benvenuto
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scusa, dove siete andati? - asd emma tour sport vi da` il benvenuto
SCUSA, DOVE SIETE ANDATI? di tiziano tassinari E neppure questa volta i dirigenti di EMMA TOUR si sono fatti guardare dietro, nella difficile e straordinaria trasferta francese. In estrema sintesi, si è trattato di “portare” sulle Alpi del Tour, 33 persone di cui 22 ciclisti e un motociclista, con 4 pulmini ed una moto, per 4 giorni, dal 13 al 16 Giugno, alimentarli (fondamentale), albergarli e farli correre su 4/5 Colli mitici, in totale sicurezza! Per chi capisce di organizzazione, va detto che l’impresa non è come mettere sù una cronometro, del tipo, Gatteo-Fiumicino, a squadre però! Già qualche mese fa, il mio consigliere atletico Pierrot, mi aveva sconsigliato la partecipazione in bici, per motivi legati soprattutto al peso corporeo: ho raccolto il suo invito. Per questa trasferta ho scelto “l’altra” mia due ruote, non leggerissima, quella che pesa come le 22 bici dei cicloturisti in assetto da trasferta, messe insieme, vale a dire di circa Kg. 230 della mia fidata Honda VFR. Il rendez-vous con la comitiva di atleti è a Susa (TO) alle 11 di giovedì 13 presso la sede della ProLoco; io per ragioni di distanza, sono partito di mercoledì, sono stato ospite di mio figlio a Fossano e l’indomani dopo 120 km mi sono presentato puntuale; i 550 km della prima trasferta, erano già stati metabolizzati. Ci aspetta la prima delle prove: la scalata del Moncenisio a m. 2083, Km. 30, dislivello m. 1586, pendenza media 5,2 % (per me è di più!) e alla fine saremo in Francia. Bene. Ci si prepara mangiando alla romagnola, passatelli asciutti da leccarsi i baffi (chi li ha), salumi, formaggi (a cura della Rosticceria Alex di Calisese) e le immancabili crostate della Silvana e della Marta (che all’atleta fanno sempre bene….) il tutto condito dai vini di Renzo il Caricatore. Il servizio è stato assicurato dal trio di cuoche Marta-Silvana-Venerina con la collaborazione di Martine, che hanno subito sperimentato l’appetito dei ciclisti e il peso delle mansioni loro affidate; ancora il “comì” Erman e lo “chef” Federico, non sono entrati in funzione; bella forza, era tutto preparato! Il Presidente Capanni, inascoltato, invita i sempre più pieni, inquieti e frettolosi ciclisti, a sparecchiare almeno il loro posto …. Entro a far parte del team di pulizia generale. La giornata è calda e soleggiata; chi si mette la divisa dentro, chi fuori del locale: tanto non vede nessuno. Si coglie benissimo la tensione e la frenesia degli atleti: chi non sta nella pelle, chi sulla bici, chi sta sulle sue, chi su quelle degli altri. Ancora non si parla di collocazione del traguardo; c’è chi dice alla Piramide (la chiesa del Lago di Moncenisio) chi più in là; gli atleti forse dimostrano di conoscere l’adagio “dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati” – “Dove andiamo?”. “Non lo so ma dobbiamo andare” (J. Kerouvac da “On tre road”). Nessuno conosce la strada ma tutti sanno dove andare; è una partenza frettolosa, eccitata, con il pranzo ancora lì sullo stomaco; dopo pochi chilometri più d’uno lascia le specialità romagnole sulle salite del Colle e va in crisi, poi si riprende e pare che il solo Briglia patisca più di tutti. Il mio compito è di raccordo e coordinamento fra i pulmini ed i corridori; il Colle, come poi tutti gli altri, lo percorro la prima volta a velocità codice, su e giù, poi raggiungo gli ultimi, li incoraggio, li stimolo; vorrei “tirarli” ma sarebbe pericoloso. Vado avanti. A tutti regalo iniezioni massicce di ottimismo, incoraggiamenti e fiducia, perché sò che fa bene; non rimpiango per nulla di aver lasciato la bici a casa; in corsa ricevo proposte di scambio del proprio mezzo da Mauro (l’Albero delle ruote) ma rinuncio con un ulteriore complimento. Sono partiti forte, troppo forte; Magnani Bruno, da bravo stratega, no; sta rimontando alla grande. Il gruppo Big (Malatesta Mirco e Denis, Moretti e Rossi) fa corsa a sé; si difendono bene Berto, Valzania, Gessi e Lilla; vedo molto bene Renato. La Rosy è insieme a Gherardi e Pio, il gregario di lusso che Briglia si è portato con sé per vincere su Ghero. A metà gruppo c’è Gianni che patisce un guaio meccanico da impedirgli l’uso degli ultimi due rapporti e fatica non poco; lo accompagnano Bianchi e Civuava (che eleganza!). Walter è con Bizzocchi, vengono su bene. Ramilli e Paso, chiudono il gruppo con dignità. Anticipo subito che anche nelle successive scalate, i valori si confermeranno come su questa prima salita. Sì, il traguardo viene definitivamente individuato dove c’è il cippo Col du Mont – Cenis, Km. 4 oltre il Lago: arrivano tutti. Prime discussioni, molta ironia, tirini, elucubrazioni sessuali ma tutto è nella norma e si continua a sfidarsi. I più freschi affrontano la discesa verso Modane e Saint Michele de Maurienne dove alloggeremo all’Hotel Le Maritan; il resto della combriccola si accomoda e si lascia trasportare. Al nostro arrivo ci viene incontro Bernard che si aggrega alla compagnia con la moglie Chantal. Fra una corsa e l’altra, anche oggi i miei 240 km li ho fatti ma non sento la stanchezza. La cena alla Pizzeria San Marco forse è stata più un brunch. Chi ha prenotato ha ritenuto banale consumare la pizza, sa l’ostrica cosa usano al posto della mozzarella! Meglio dunque l’insalatona (deliziosa) e lo spaghetto alla “bolognaise” (delicato) o con crema al basilico (una carezza sulla lingua!) e il gelato per finire e tirare a far tardi. Tutto è andato alla grande con entusiastici apprezzamenti sulla cucina francese …. Siparietto simpatico, per la consegna a Gherardi della maglia Gialla arrivata via aerea dalla Direzione del Tour in busta Gialla e di una Targa per la Rosy che ha preoccupato non poco Berto, inquadrato nel suo mirino ciclistico. A tavola si presenta un dilemma serio. L’indomani, venerdì 14, è prevista la scalata al Galibier via Col du Telegraphe, discesa al Col du Lautaret per poi raggiungere l’Agriturismo Le Grand Renaud a Bourg d’Oisans; la vetta del colle mitico è ancora chiusa come del resto il tunnel che la bay passa, per neve alta e pericolo di slavine. “Cosa si fa, ragazzi?” Chiedono gli organizzatori. “Torniamo indietro una volta raggiunto l’imbocco del tunnel o andiamo a scalare la Croix de Fer?”. Già questo ultimo Colle viene “declassato” al confidenziale “cruasett” e vuoi per questo e perché fare al ritorno la stessa strada non piace a tutti, si decide di dividere i gruppi in due: uno al Galibier l’altro alla Croix de Fer; la discussione per fortuna viene interrotta dalla pioggia e a maggioranza (?) si opta per il Mitico Colle e successivo conseguente trasporto all’Agriturismo, via Col de la “cruasett”. Salomone non ci fa neanche una ….. baffo! La prima ascensione è per il Telegraphe (altitudine m. 1566; pendenza media 5,5%; per me è di più). Subito la fuga dei soliti big; i lanciatori di sfide si danno battaglia, tutti passano al Colle; Valzania per non farsi staccare dalla Rosy, la sorprende e la brucia in volata; gli ultimi transitano fra un misto di nuvole e nebbia, poi ricompare il sole; la temperatura è ideale. Si scende a Valloire e qui inizia la STORIA; il Galibier (m. 2646; dislivello m. 1245; pendenza media 6,9%; per me è di più) è la meta di ogni ciclista e di ogni motociclista, come Roma per i cristiani, La Mecca per i Mussulmani: almeno una volta nella vita ci devi andare! Per me era la quarta, rigorosamente in moto! Per qualcuno, era la seconda o più. Il treno di Emma tour, è passato di qui l’ultima volta nel 2007. Nessun ciclista ha rimpianto la scelta. Correndo su e giù per la strada, ho colto in tutti i partecipanti, la consapevolezza di fare un’impresa; la sofferenza è passata in secondo piano; i crampi sono stati vinti con strecing continuo; per Walter c’è stato bisogno di un caffè. In tutte le menti aleggiava il ricordo di Pantani che su quella strada ha scritto pagine incancellabili di ciclismo epico; passare davanti al curioso e bellissimo monumento che lo ricorda, ha causato a molti una emozione non da poco; una foto, una ripresa e poi via; subito dopo c’è il cartello stradale di pericolo che segnala presenza di … pecore! Sorpasso e mi sorpassano una marea di motociclisti; stanno tutti dalla loro parte, non infastidiscono i più lenti ciclisti; non suonano, non imprecano, non sputano: qui c’è posto per tutti! Ho fotografato un Lui e una Lei su una Honda Custom che traina un carrettino per i bagagli; il casco lo porta la Cicci: lui indossa un cappello da cow boy! Dai, che va bene così! Pochi atleti hanno rinunciato a vedere i muri di neve della quasi vetta del Galibier ma quando le forze vengono a mancare, è meglio fermarsi: le foto e i filmati serviranno. All’arrivo (c’è una vista panoramica da sogno) i ciclisti hanno espresso soddisfazione e meraviglia. E adesso, tutti giù. Abbiamo anche fame. I croissant del mattino e quello della pasticceria che Pierino conosce, hanno esaurito la loro funzione. Non vediamo l’ora di arrivare all’Agriturismo. Altri km 250 da segnare fino alla meta provvisoria. Attraverso una strada bruttina col fondo malmesso, raggiungiamo la sommità de “La Croix del Fer”; breve sosta per caffè, foto ricordo e bisogni fisiologici; c’è un via vai di bici, moto, macchine. Si scende. Questo versante lo avevo già percorso qualche anno prima ma ricordavo poco; è bello e spettacolare; sebbene mi guidi il navigatore satellitare, non azzardo a superare il pulmino di riferimento per arrivare a Bourg d’Oisans; si va giù veloci, troppo, anche perché ha cominciato a piovere; patisco qualche spavento ma la moto sta lì. A metà pomeriggio si arriva alla bella struttura che i Tecnici di Emma Tour hanno affittato per tre giorni, compreso il gestore che ci accoglie e ci sistema a tavola per il secondo brunch della trasferta. Ah, non si scherza nemmeno questa volta! Taboulè, pasticcio di patate e Tome de Savoie con un Rosè locale che va giù ….. osta che bontà! Si, però … Scappa fuori il sangiovese, poi qualcuno ricorda che da Susa era rimasto il salame, il prosciutto ed il formaggio; salta fuori anche qualche residuo di crostata; viene sacrificata pure la riserva di banane. E’ brutta la fame ma la miseria è peggio!!! Il trio cuoche Marta-Sivana-Venerina con lo chef Trevisani ed il comì Maffi, si impossessano della cucina, la rivoltano, la lavano, la lucidano con prodotti esclusivamente italici; Martine e Chantal fanno la loro parte a sostegno della “brigata”. Prendiamo possesso dei bungalow assegnati. Sono semplici e completi. Il bagno è alla francese: locale wc separato e assenza di bidet. Federico ed Erman sono i miei compagni di stanza: sento la cucina vicina! La cena è celestiale; impariamo quasi tutti a sparecchiare. I ciclisti, un pò rilassati e sfamati, riprendono le solite scaramucce verbali. Su tutti la sfida fra Gherardi e Brigliadori con il gregario di lusso Sarpieri che non sa più cosa fare, come comportarsi. A letto presto, a recuperare energie. Sabato 15 è in programma l’attacco all’Alpe d’Huez (km. 15; altezza 1815; pendenza media 7,7%; per me è di più); Gianni e Bianchi hanno già fatto il percorso e me lo illustrano; gli brillano gli occhi al pensiero di ritornarci. Siamo alloggiati ai piedi dell’Alpe; la partenza dall’Agriturismo è di un disordinato unico: chi va a destra, chi a sinistra, chi sulla pista ciclabile ma poi tutti si ritrovano. Lo Chef Federico sale sul pulmino di Mariani e lo guida verso il percorso “come da programma” ma non era al corrente dell’annullamento del tragitto; senza incontrare nemmeno uno degli Emma Tour sono arrivati tra il tornante n°6 e quello n°5 dell'Alpe d'Huez! Immaginare l’atmosfera dentro il mezzo!!! Parto anche io, senza valigie, sciolto, e vado in fuga subito. Le gomme mi permettono pieghe da strisciare le orecchie per terra! Il tragitto per almeno km. 13 è una autostrada; non arrivo al traguardo storico che è appena dopo il paese e ritorno giù piano; vedo venir su di tutto! Stai sicuro che lì c’erano tutti i tipi di bici, di ciclisti, perfino podisti; la bici più vista è la city-bike con le borsine posteriori laterali! Molti ricordano che Pantani scalò l’Alpe in 37 minuti; i nostri hanno passato l’ora ma va tanto bene! Tutti aspettano tutti per la foto di gruppo. La discesa, è prevista dall’organizzazione dal Col de Sarenne, Passo che quest’anno è stato inserito fra le novità nel Tour de France; ricordate il nome e guardate la tappa: sarà spettacolare. La strada è definita “Route Pastorale” perché utilizzata per le …. greggi, è panoramica, stretta e priva di barriere ma soprattutto asfaltata alla maniera antica con ancora forte presenza di scivoloso ghiaino; più di uno ha rischiato di sporcare il cavallo dei calzoni! Nessuno è caduto e quasi per caso, s’è registrata una sola foratura (Lilla). Le sfide ancora una volta hanno prodotto seri dibattiti. Pranzo e cena da Ristorante di categoria; la brigata di Emma Tour ha colpito ancora! Il risotto ai funghi è un piatto da concorso! I funghi li ha raccolti dalle nostre parti Berto e li ha esportati: si chiamano eccellenze! Mariani si è esibito come al solito ai ferri, nella cottura di carne francese; dice che non vi ha trovato differenza dalla nostra: sì, però la salsiccia sottile, l’ha bruciata!! Non per incompetenza, ma perché distratto in pose fotografiche. La visita notturna in centro di Bourg, a piedi, ci permette la digestione ma non la soddisfazione di vedere chi c’è, per l’ora tarda L’indomani ci aspetta l’ultima scalata: Les Deux Alpes, circa km. 10 di salita a m. 1652 di altitudine e pendenza media 6,2%: per me è di più! E’ domenica 16 giugno, ancora una bella giornata; sarà una trasferta breve di circa km. 50 con ritorno dalla stessa strada. Non partono tutti perché la stanchezza si fa sentire e poi basta con tutte quelle salite! Io e Pierrot realizziamo il progetto di fare riprese in movimento; lui sale sulla moto, dietro e con la telecamera riprende gli scalatori; all’inizio è un tantino impaurito poi comincia a fidarsi: sarà un bel pezzo di filmato! Ad una certa ora le nostra strade si dividono. I ciclisti si aspettano e si fanno fotografare in gruppo; torneranno all’Agriturismo per il pranzo di commiato, giù tutti assieme. Li aspetta anche la torta al cioccolato della pasticceria “Neo in mezzo” (tradotto in italiano) e Champagne offerto da Mr. Erich. Poi il ritorno in un sol tiro, per rincasare giusto alle 10 di sera, orario di rientro che non classifica una “uscita” da casa. Devo dire che l’iniziativa del “Tour de France 2013” ha avuto un successo straordinario, grazie anche ai ciclisti-autisti che hanno seguito e alimentato in corsa gli atleti; Livio Pazzaglia, Mariani Attilio, Roberto “Bebo” Capanni e naturalmente Pierino “Pierrot” Piscaglia; grazie a quest’ultimo, si deve gran parte dell’organizzazione e delle riprese TV e fotografiche, che ci faranno rivivere quei bellissimi giorni. Qualcuno cominciava già a chiedersi, quale potrà essere la trasferta del prossimo anno; qualcun altro ha già in testa dove andare; c’è già qualcosa che bolle in pentola, vero Pierino? Io salterò il pranzo e scendo dal Deux Alpes in veloce solitudine; giunto al bivio a valle, prendo a dx per Briançon diretto in Italia e devo dire la verità: ho voglia di rivedere i miei. Sono lontano da Savignano circa 700 km e non posso farli in un solo tiro. Passo dal Col de Lautaret e rivedo posti famigliari; scalo il Monginevro, scendo a Cesana, salgo al Sestriere e via veloce verso Fossano: rivedo una parte della mia famiglia. Ho fatto appena km. 250 in 4 ore. Pernotto da mio figlio Paolo. L’indomani gli ultimi km. 450 per la strada più breve, li copro in 5 ore. Pranzo veloce e poi al mare con la Rita e i nipoti Sara e Davide. Ho ancora negli occhi le vette alpine e il sudore dei ciclisti. E la neve. Qui ci sono 32°C. L’acqua mi sembra molto calda. Buona estate anche a te, ciclista “perso” di Emma Tour! E grazie della compagnia!