nancyradloff - extraspazio

Transcript

nancyradloff - extraspazio
extraspazio
via san francesco di sales 16 a
I – 00165 roma
+39 06 68210655
[email protected]
www.extraspazio.it
nancy radloff
6 ottobre – 18 novembre 2006
Vi prego di capire. Non vi imponiamo certe regole e certe restrizioni senza aver prima riflettuto
a lungo sul loro valore terapeutico. Molti di voi si trovano qui perché non riuscivano ad
adattarsi alle norme della società nel mondo esterno, perché si rifiutavano di affrontarle,
perché tentavano di aggirarle e di evitarle. A un certo momento - forse nella fanciullezza può darsi che vi sia stato consentito di ignorare le regole della società. Quando ne violavate
una, ve ne rendevate conto. Avreste voluto essere puniti, avevate bisogno di essere puniti,
ma la punizione non veniva. Questa stolta indulgenza da parte dei vostri genitori può essere
stata il germe che ha causato la malattia attuale. Vi dico questo nella speranza di farvi capire
che noi imponiamo la disciplina e l’ordine esclusivamente per il vostro bene.
(Miss Ratched, ‘La Grande Infermiera’, in Qualcuno volò sul nido del cuculo di Ken Kesey)
L’esilarante perversione e crudeltà di questa recita, che risuona anche da est ad ovest nelle
farneticazioni di chi cerca di dettare al mondo la propria agenda e i propri protocolli
esclusivamente per il nostro bene, riecheggia nelle installazioni di Nancy Radloff (Los Angeles,
1955), esposte in occasione della sua prima mostra personale in Italia presso la galleria e x t r a
s p a z i o di Roma.
Con materiali banali e di uso comune, oggetti di scarto o reperibili dal ferramenta, l’artista
costruisce, in una sorta di febbre da archivio, degli scenari enigmatici, perturbanti,
scrupolosamente e ossessivamente disposti, ma non privi di una loro grazia ironica: paesaggi
crudeli e allo stesso tempo teneri, fatti di modellini di case senza finestre, prati di asciugamani
verdi, animali realizzati con pezzetti di legno rivestiti di nastro adesivo grigio; interni come
scatole foderate di plastica. Ambienti utilitari, in perfetto ordine, avulsi da ogni comfort se non
quello di poterli facilmente ripulire da eventuali liquidi abominevoli. Bisogna tenere fuori le
cose cattive!
In una cella si muove inquieto un piccolo piano di legno motorizzato dove sono appoggiati
due libri sui quali troneggia una minuscola scrivania grigia da medico con la sua sedia; i libri
sono As I Lay Dying di William Faulkner e On Death and Dying di Elisabeth Kubler Ross. Erba e
alberelli di plastica completano la scena; natura innaturale ma sotto controllo.
Dopo aver studiato dal 1973 al 1975 con John Baldessari al California Institute of the Arts di
Valencia - Los Angeles (erano gli anni ruggenti del CalArts; i compagni di classe di Nancy
erano Ross Bleckner, Matt Mullican, David Salle...), e dopo una breve attività come direttore
artistico di Hustler Magazine, Nancy Radloff ebbe per circa 15 anni l’opportunità di
frequentare e conoscere bene una serie di ‘Behavioral Institutions’, vale a dire di cliniche
psichiatriche.
Tenere fuori le cose cattive, accertarsi ripetutamente che le tende fossero tirate e che tutti i
cassetti fossero ben chiusi, che non ci fosse acqua sul pavimento per non rischiare di
scivolare, ed altre fobie e ossessioni, erano già i voodoo familiari alla piccola Nancy, cresciuta
a Hollywood, prima che degenerassero in disfunzioni. Ma la malata si accorse presto di
quanto queste disfunzioni somigliassero alla disciplina e all’ordine dei protocolli che
regolavano i reparti di psichiatria da lei frequentati.
Oggi Radloff vive a Brooklyn sull’East River. Nel suo studio, sopra i paesaggi crudeli distesi sul
pavimento come un gioco di Monopoli, penzola un’altalena. Guardando da questa
postazione l’isola di fronte, sembra di vedere un’altra maquette dell’artista: Manhattan.
Intitolata forse: sorvegliare e punire?