bianco l., 2008 - Boschi di Muzzana

Transcript

bianco l., 2008 - Boschi di Muzzana
Luisa Bianco – Giuliano Bini – Benvenuto Castellarin
Adelmo Della Bianca – Enrico Fantin – Vittorino Gallo
Fabio Prenc – Francesco Sguazzin – Roberto Tirelli
I boschi
della Bassa Friulana
a cura di Giuliano Bini
E Diu al disè:
- La tiere che si taponi di vert...
E al sucedè propit cussì...
e Diu al viodè ch’al leve ben
(Gjenesi 1, 11-12)
“che se non fossero li boschi
dalli quali ai tempi debiti et opportuni
si serviamo saressemo isforzziati
a bandonare il paese et morirssi di fame”
(Vicinia comune di Muzzana, 12 luglio 1598
ASU, ANA, notaio Di Marco Lorenzo, b.3333)
la bassa
collana / 72
Luisa Bianco
Fauna dei boschi di Muzzana
A pagina precedente.
Fig. 1. 20 agosto 2007, una libellula sul fiume Turgnano (foto Marzio Moretti).
Luisa Bianco, Fauna dei boschi di Muzzana
Camminare in silenzio nei boschi di Muzzana
e lungo le strade che serpeggiano tra i campi circostanti, soprattutto durante i mesi più freddi, quando
l’assenza di foglie su alberi e cespugli consente allo
sguardo di andare alla ricerca di presenze inattese
nascoste tra il chiaroscuro dei tronchi, sui rami spogli o in mezzo alle foglie secche, può suscitare notevoli sorprese in chi crede che la natura abbia ancora
in serbo grandi e autentiche emozioni per chi le sa
cercare. I nostri boschi offrono questa possibilità in
quanto la fauna che li abita è varia ed è presente in
numero consistente. Questa sezione del libro intende
presentare una parte di essa ed è stata curata da
appassionati il cui entusiasmo può spesso celare
qualche errore di definizione od omissioni di cui si
chiede fin d’ora scusa al lettore.
Invertebrati
Gli animali più piccoli che popolano i boschi
di Muzzana, gli invertebrati, sono anche i più numerosi. Non è qui possibile farne un elenco, anche perché le informazioni sono insufficienti in quanto non
sono mai stati oggetto di studi approfonditi. Si possono ricordare i Ragni fra i quali ci sono alcune specie legate alle cortecce fessurate degli alberi, i Chilopodi o centopiedi, predatori del suolo, gli Eterotteri o
cimici, dotati di un rostro pungente e succhiatore grazie al quale traggono il nutrimento dalla linfa delle
piante o dagli animali. Numerosissimi sono i
Fig. 2. Macaone (Papilio machaon) (foto Luisa Bianco).
295
Fig. 3. Bruco di macaone (foto Francesco Bianco).
Coleotteri, in particolare appartenenti alle famiglie
dei Carabidi, dei Cerambicidi e dei Buprestidi. Alla
piccola famiglia dei Lucanidi appartiene invece il
cervo volante (Lucanus cervus), uno degli insetti più
conosciuti per le notevoli dimensioni (è il più grande
coleottero italiano) e per le enormi mandibole dei
maschi. La larva si sviluppa all’interno dei tronchi,
prediligendo le querce. È una specie ritenuta di interesse comunitario secondo la “Direttiva Habitat”
emanata dall’Unione europea nel 1992.
Alla classe degli Aracnidi (come i Ragni)
appartiene anche l’abitante più pericoloso di questi
boschi, la zecca (Ixodes ricinus), un acaro che è in
grado di trasmettere con la sua puntura diverse
malattie. Indossando abiti con maniche e pantaloni
lunghi, di colore chiaro per identificare meglio le
zecche e camminando al centro dei sentieri per evitare il contatto con la vegetazione, si riduce al minimo
il rischio di essere punti.
Fra gli insetti, i più vistosi e belli sono
senz’altro le libellule e le farfalle, soprattutto quelle
diurne che è facile osservare in diversi mesi dell’anno. Nella bella stagione, quando i raggi del sole faticano a penetrare tra le fronde degli alberi, il sottobosco è caratterizzato da una notevole uniformità floristica, di conseguenza le specie di farfalle diurne che
lo frequentano sono piuttosto scarse, con Pieris napi
come specie dominante. Molto più ricchi invece sono
i margini soleggiati, dove si possono osservare facilmente farfalle dai colori appariscenti come le vanesse (Inachis io, Polygonia c-album, Vanessa atalanta,
Nymphalis polychloros), gli spettacolari e inconfondibili macaone (Papilio machaon) e podalirio
(Iphiclides podalirius), Apatura ilia dai riflessi blua-
296
I boschi della Bassa Friulana
Fig. 4. Una farfalla (Melitaea athalia) su unʼorchidea del bosco (foto Luisa Bianco).
Fig. 5. Poda (Volucella zonaria) della famiglia Syrphidae su un fiore del bosco Coda Manin - 3 agosto 2007 (foto
Renzo Casasola).
Luisa Bianco, Fauna dei boschi di Muzzana
297
La relazione tra la qualità dell’ambiente
boschivo e le acque dei fossati, delle scoline e delle
raccolte anche temporanee è dimostrata dall’abbondanza degli anfibi che vivono nei nostri boschi.
Periodi di prolungata siccità e il progressivo abbassamento della falda freatica, legato all’abbondante
utilizzo dell’acqua, provocando la scomparsa di queste acque, potrebbero però comprometterne l’esistenza.
Fra gli anuri (anfibi senza coda) presenti nei
nostri boschi, il più caratteristico è senza dubbio la
rana di Lataste (Rana latastei), piccola, di colore rossastro o bruno. È una specie terricola, endemica,
legata alle zone umide e ombrose dei boschi planiziali di tutta l’Italia settentrionale, ma non solo, poiché la si può trovare sulle Prealpi friulane e sul Carso
istriano. È frequente anche la rana agile (Rana dalmatina), simile alla rana di Lataste, che però popola
anche ambienti asciutti.
Sugli alberi vive la minuscola raganella italica (Hyla intermedia), da pochi anni distinta come
specie dalla Hyla arborea, dopo accurate ricerche
genetiche. Il suo colore verde brillante la rende difficile da individuare. In primavera, dopo il tramonto, si
possono però udire i canti di richiamo dei maschi per
le femmine. La rana verde (Rana esculenta complex),
denominata anche rana comune, popola numerosa le
acque superficiali ai margini dei boschi. Questo anfibio, in Italia, costituisce un problema per la scienza
in quanto è ancora di difficile classificazione.
Preferisce gli ambienti più asciutti del bosco,
anche se freschi e ombrosi, il rospo comune (Bufo
bufo) che, nel momento della riproduzione, va alla
ricerca di acque stagnati dove le femmine depongono
piccole uova nere, racchiuse in lunghi cordoni gelatinosi, che vengono fecondate esternamente dai maschi.
Fig. 7. Rana di Lataste (Rana latastei ) (foto Luisa
Bianco).
Fig. 8. Rospo comune (Bufo bufo) (foto Vittorino
Gallo).
Fig. 6. Vanessa (Poligonia c-album) (foto Luisa Bianco).
stri iridescenti e Argynnis paphia dal volo rapido e
veleggiante. La specie più caratteristica degli
ambienti marginali di tutti i boschi planiziali è
comunque Limenitis camilla, facile da osservare
posata sui fiori di rovo. Nelle radure umide si può
incontrare Coenonhympha oedippus, specie segnalata dalla “Direttiva Habitat”, Melitaea athalia,
Melitaea didyma insieme a diverse specie presenti
dalla primavera all’autunno.
Vertebrati
Anfibi
298
Le pozze d’acqua sono frequentate da un altro
anfibio, simile a un piccolo rospo, l’ululone dal ventre giallo (Bombina variegata), il cui nome deriva sia
dalle strisce gialle del ventre, che costituiscono una
livrea ammonitrice che mostra se stressato, sia dal
tipico canto emesso nel periodo riproduttivo, costituito da un “uuh...uuh...uuh...” ripetuto anche più di
40 volte al minuto. Anch’esso è incluso nell’elenco
delle specie della “Direttiva Habitat”.
L’importanza dei nostri boschi per la tutela e
la sopravvivenza di alcune specie di anfibi viene confermata da Luca Lapini, del Museo di Storia Naturale
di Udine, che nella pubblicazione Si fa presto a dire
rana – Guida al riconoscimento degli anfibi anuri
nel Friuli Venezia Giulia, pubblicato a Udine nel
2005, descrive il pelobate fosco (Pelobates fuscus
insubricus), anuro endemico della Pianura Padana,
specie estremamente rara, di interesse comunitario
prioritario in quanto in forte in pericolo di estinzione,
che vive interrato nel fondo dei fossati, oltre i 50 cm
di profondità, rintanato in un cunicolo. L’ultima
segnalazione della sua presenza nella nostra regione
risale al 1992, quando un esemplare è stato catturato
proprio nelle vicinanze del Bosco Baredi – Selva di
Arvonchi.
Nei fossati che attraversano il bosco vivono
anche gli urodeli (anfibi con la coda): il tritone crestato meridionale (Triturus carnifex, specie di interesse comunitario) che deve il nome alla cresta che
compare sul dorso dei maschi nel periodo riproduttivo, e il tritone punteggiato meridionale (Triturus vulgaris meridionalis) dalla caratteristica punteggiatura
più evidente nel maschio.
I boschi della Bassa Friulana
che si nutre prevalentemente di pesci e, occasionalmente, di anfibi. Per difendersi emette forti sibili e si
rovescia sul dorso rimanendo immobile, come fa la
Natrix natrix.
Compare a marzo, quando si risveglia dal
letargo, anche la vipera comune (Vipera aspis), unico
rettile velenoso di questi boschi. Il suo habitat preferito sono i margini e le scarpate dei fossati dove batte
il sole. Chi ama frequentare i boschi può comunque
stare tranquillo. Infatti, sebbene dipinta come un killer il cui morso non lascia scampo, in realtà la vipera
aspis è un rettile pacifico e lento nei movimenti e, se
disturbata, tende a scappare e a nascondersi.
Reagisce solo se molestata o calpestata e comunque
il veleno iniettato con un morso non è letale per un
adulto sano.
Altri serpenti presenti sono il saettone o colubro di Esculapio (Elaphe longissima, oggi emblema
della scienza medica, simbolo nell’antichità del dio
greco della salute) che vive soprattutto sugli alberi e
il biacco maggiore (Hierophis viridiflavus), predatore eccezionale (mangia anche vipere) e abile arrampicatore.
Tra i sauri, nei punti asciutti e soleggiati, si
può incontrare il ramarro (che recenti ricerche genetiche hanno stabilito appartenere alla specie Lacerta
bilineata) dal bellissimo colore verde. L’orbettino
(Anguis fragilis), spesso ritenuto, a torto, un serpente, frequenta preferibilmente le radure ma, a volte, si
spinge anche all’interno del bosco. Un’importante
specie acquatica di interesse comunitario (Direttiva
Habitat) che non è difficile vedere, se si osserva con
attenzione, nell’acqua scura dei fossati, è la testuggine d’acqua (Emys orbicularis). È un animale molto
Rettili
L’ambiente fresco e umido del bosco è poco
adatto ai rettili, animali che amano il caldo. La loro
presenza è tuttavia favorita dal cibo abbondante e
dalla copertura arborea che li protegge dai possibili
predatori, soprattutto uccelli. Uno dei rettili più frequenti è la natrice, o biscia dal collare (Natrix
natrix), che nel bosco trova in abbondanza le prede
preferite, rane e tritoni. In caso di pericolo si difende
fingendosi morta o spruzzando un liquido maleodorante dalle ghiandole anali. A volte finge anche degli
attacchi, colpendo senza veramente aprire la bocca.
L’acqua è l’elemento in cui vive invece la
natrice tassellata (Natrix tessellata), biscia d’acqua
Fig. 9. Saettone o colubro dʼEsculapio (Elaphe longissima) (foto Vittorino Gallo).
Luisa Bianco, Fauna dei boschi di Muzzana
299
timido, tanto da cercare rifugio in acqua al primo
segnale di disturbo.
La presenza, accanto al bosco, di ambienti
diversi costituiti da prati, campi, corsi d’acqua che
sfociano nella vicina laguna di Marano, delimitati da
abbondante vegetazione ripariale, rende i nostri
boschi siti ornitologici di notevole interesse per la
presenza di diverse specie di uccelli.
Sebbene il numero di specie stanziali e nidificanti, strettamente legate al bosco, sia limitato, molte
altre arrivano nel periodo primaverile, in genere per
nidificare; altre ancora vengono per svernare; altre
frequentano le fasce esterne, zone di transizione con
l’ambiente circostante. Un numero considerevole di
specie si introduce solo occasionalmente nel bosco,
provenendo dalle zone limitrofe; numerose altre
sostano durante le migrazioni.
I mesi freddi sono i più adatti all’osservazione degli uccelli in quanto l’assenza di foglie rende
più facile avvistarli. È probabile allora scorgere il
picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), il picchio verde (Picus viridis) individuabile anche a
distanza grazie al tipico verso, il picchio muratore
(Sitta europaea), la ghiandaia (Garrulus glandarius),
il merlo (Turdus merula), il frosone (Coccothraustes
coccothraustes) dal grosso becco conico, la gazza
(Pica pica), la cornacchia grigia (Corvus corone).
Chi ha un orecchio ben allenato può riconoscere dal verso, ancor prima di vedere, la vivace cinciallegra (Parus major), l’azzurra cinciarella (Parus
caeruleus), il codibugnolo (Aegithalos caudatus)
dalla coda lunghissima, il verdone (Chloris chloris),
il fringuello (Fringilla coelebs), lo scricciolo
(Troglodytes troglodytes), il pettirosso (Erithacus
rubecula), la passera scopaiola (Prunella montanella) ed il regolo (Regulus regulus) e il fiorrancino
(Regulus ignicapilla), minuscoli uccelli il cui peso
varia dai 5 ai 7 grammi.
Fra i rapaci si possono avvistare la poiana
(Buteo buteo), lo sparviere (Accipiter nisus), il gheppio (Falco tinnunculus) che, in alto sui campi circostanti, fa regolarmente lo “spirito santo”.
È invece piuttosto improbabile incontrare i
rapaci notturni come il gufo comune (Asio otus) e
l’allocco (Strix aluco). Quest’ultimo, durante il giorno, trova riparo nelle cavità dei grossi ceppi che si
trovano all’interno del bosco.
Due specie svernanti particolarmente significative sono il picchio nero (Dryocopus martius), presente da alcuni anni nel bosco Coda di Manin, capace di staccare dai tronchi degli alberi morti grosse
scaglie di legno, tracce inequivocabili del suo passaggio e la beccaccia (Scolopax rusticola) che,
durante l’inverno, mimetizzata tra le foglie secche
del sottobosco, va alla ricerca di lombrichi e di un
po’ di riposo dopo il lungo viaggio di migrazione
dalla Russia.
In primavera finalmente si possono udire i
canti degli uccelli che scelgono questo ambiente per
riprodursi. Fra questi l’usignolo (Luscinia megarhynchos) che giunge fin qui dal Sahara, la capinera
(Sylvia atricapilla), il luì piccolo (Phylloscopus collybita). È frequente ascoltare anche il caratteristico
cucù del cuculo (Cuculus canorus) che depone le sue
Fig. 10. Cinciarella (Parus caeruleus) (foto Jacopo
Casadio).
Fig. 11. Pettirosso (Erithacus rubecula) (foto Jacopo
Casadio).
Uccelli
300
I boschi della Bassa Friulana
Fig. 13. Svasso maggiore (Podiceps cristatus) (foto
Jacopo Casadio).
Fig. 12. Poiana (Buteo buteo) (foto Jacopo Casadio).
uova nei nidi di altre specie. Nidificano qui anche il
colombaccio (Columba palumbus), il nibbio bruno
(Milvus migrans), il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), il lodolaio (Falco subbuteo), il torcicollo (Jynx
torquilla), unico picchio migratore su lunghe distanze, il rigogolo (Oriolus oriolus) dall’inconfondibile
piumaggio giallo vivo e nero.
Diverse sono le specie che frequentano i corsi
d’acqua limitrofi come il coloratissimo martin pescatore (Alcedo atthis), la gallinella d’acqua (Gallinula
chloropus), l’elegante svasso maggiore (Podiceps
cristatus), la folaga (Fulica atra), il tuffetto
(Tachybaptus ruficollis), il germano reale (Anas
platyrhynchos), l’airone cenerino (Ardea cinerea), la
garzetta (Egretta garzetta), l’airone bianco maggiore
(Casmerodius albus). Occasionalmente è comparso
nella campagna attorno ai boschi anche l’airone
guardabuoi (Bubulcus ibis), una specie solitamente
legata ai bovini e ai cavalli, presente da qualche anno
nella nostra regione.
Fra le specie che sostano nei nostri boschi
durante la migrazione per riposarsi e alimentarsi,
così da riprendere le forze prima di continuare il loro
lungo viaggio vi sono la balia nera (Ficedula hypoleuca), il luì grosso (Phylloscopus trochilus), il luì
verde (Phylloscopus sibilatrix), il più grande dei luì,
il culbianco (Oenanthe oenanthe) dai singolari disegni bianchi e neri sulla coda e l’upupa (Upupa
epops), uccello dalla grande cresta e dai colori vivaci, il cui nome deriva dal richiamo del maschio
durante il periodo della riproduzione..
Mammiferi
Gli incontri che si ha occasione di fare quando si cammina nel bosco sono tutti emozionanti e
gratificanti, ma per molte persone lo sono in particolar modo quelli con i mammiferi.
Ed è stato proprio un piccolissimo mammifero
a portare, qualche anno fa, il nome dei nostri boschi
su importanti pubblicazioni scientifiche. Si pensa
comunemente che solo nelle poche zone inesplorate
che ancora restano sulla Terra ci siano esseri viventi
ancora sconosciuti all’uomo. Eppure, nel 1998, i
boschi di Muzzana hanno riservato una grossa sorpresa a Luca Lapini, impegnato in uno studio sui
micromammiferi (animali di piccole dimensioni che
non superano i 250 grammi di peso) che vivono nei
boschi planiziali. È stato infatti rinvenuto un minuscolo toporagno (lungo fino a 7 centimetri) dalla coda
corta, il cranio breve e largo e il pelo corto, caratteristiche che lo rendono adatto alla vita sotterranea, così
Luisa Bianco, Fauna dei boschi di Muzzana
Fig. 14. Toporagno della Selva di Arvonchi (Sorex arunchi) (foto Luca Lapini).
singolare da non poter essere ricondotto a nessuna
delle specie conosciute, tanto da essere chiamato con
un nuovo nome scientifico: Sorex arunchi, dal toponimo della nostra Selva d’Arvonchi, luogo in cui è
stato trovato per la prima volta. Studi ulteriori hanno
accertato, per ora, che questo piccolo mammifero
insettivoro è diffuso soltanto negli ambienti umidi e
caldi delle pianure dell’Italia del Nord ed è particolarmente abbondante nei boschi di Muzzana.
301
La vicenda del “nostro” toporagno ci fa comprendere che, per la scienza, scoprire nuove specie è
più frequente di quanto si possa pensare. Talvolta
accade anche nelle zone che conosciamo (o crediamo
di conoscere), a dimostrazione che la natura può
ancora a stupire chi si avvicina ad essa con curiosità
e rispetto.
In questi boschi sono presenti anche il toporagno acquatico di Miller (Neomys anomalus) che
caccia in acqua, paralizzando le prede con la saliva
velenosa, il mustiolo (Suncus etruscus) e la crocidura dal ventre bianco (Crocidura leucodon), specie
che aggredisce e divora anche piccoli roditori. Qui
vivono anche altri piccoli mammiferi roditori come
l’arvicola del Lichtenstein (Microtus lichtensteini),
il topo selvatico dal dorso striato, (Apodemus
agraius), il topo selvatico (Apodemus sylvaticus) e il
grazioso moscardino (Moscardinus avellanarius),
abile arrampicatore, ghiotto di noccioline, simile al
ghiro. Tutti questi piccoli animali sono molto vulnerabili in quanto dipendenti dalla qualità del loro
habitat. Perciò anche una piccola trasformazione
dell’ambiente in cui vivono può pregiudicarne l’esistenza.
Una specie che invece non sembra particolarmente vulnerabile è il riccio (Erinaceus europaeus
Fig. 15. Settembre 2005, un riccio (Erinaceus europaeus italicus) nel sottobosco.
302
italicus), animale molto adattabile che preferisce
occupare le fasce più esterne del bosco. Prevalentemente carnivoro, va in cerca di cibo soprattutto al
crepuscolo e di notte. È molto comune e diffuso
anche in altri ambienti.
Circa quindici anni fa è arrivato il grazioso
scoiattolo rosso europeo (Sciurus vulgaris), che la
nostra immaginazione è portata solitamente a collocare nelle foreste di montagna. Non è difficile avvistarlo: camminando, a volte si sente un improvviso
tramestio nel sottobosco o tra le fronde. Se ci si
ferma e si osserva attentamente lo si può scorgere
mentre rovista sul terreno tra le foglie secche, sale
precipitosamente lungo un tronco o spicca salti acrobatici di ramo in ramo. Il fatto che lo scoiattolo possa
avere il pelo rosso, marrone, grigio o addirittura nero
può far credere che si tratti di specie diverse: in verità
non è così, si tratta sempre della stessa specie che
può assumere colorazioni differenti, dovute a un particolare dimorfismo stagionale e climatico.
Il capriolo (Capreolus capreolus) invece è
una presenza consolidata da più tempo, grazie a un
processo di colonizzazione naturale iniziato diversi
anni fa. Fortemente territoriale, è facile da osservare,
soprattutto all’alba e al tramonto, quando esce all’aperto in cerca di cibo nei campi. I cacciatori, che
conoscono bene queste abitudini, posizionano le loro
altane in punti strategici ai margini del bosco. Il
capriolo, dotato di udito e odorato molto sviluppati,
se si sente in pericolo, fugge a grandi balzi, veloce ed
elegante, a rifugiarsi dove gli alberi sono più fitti. I
maschi possiedono un piccolo palco che cade fra
ottobre e dicembre e che inizia a ricrescere a partire
da gennaio.
La volpe rossa (Vulpes vulpes) frequenta abitualmente il bosco e la campagna circostante. È
senza dubbio uno dei carnivori più noti, considerata
simbolo di furbizia e astuzia. È un animale solitario,
dalle abitudini notturne. Tuttavia, dove non è disturbata, caccia anche di giorno catturando, se ne ha l’occasione, anche piccoli caprioli. La sua presenza diurna viene segnalata da alcuni uccelli, di solito cornacchie e aironi.
Anche il cinghiale (Sus scrofa) è un frequentatore abituale di questi luoghi. Contende al capriolo
il primato di mammifero più grande dei nostri
boschi. Ebbene, se il secondo è indubbiamente più
snello, agile e timido, il primo è senz’altro più gros-
I boschi della Bassa Friulana
so e aggressivo. Possiede zanne che nell’adulto raggiungono i 18 centimetri di lunghezza. Raramente
però assale l’uomo, preferisce fuggire piuttosto che
attaccare. Comportamenti aggressivi si possono
riscontrare nelle le femmine con i piccoli o nei soggetti feriti. Il cinghiale non ha un comportamento territoriale, pertanto loro il numero subisce delle variazioni stagionali legate alla disponibilità di cibo. È
utile questo ambiente perché, essendo onnivoro, oltre
a nutrirsi di radici, ghiande e numerose erbe, si ciba
di una grande quantità di insetti dannosi per le piante, che cerca scavando nel terreno, azione che inoltre
favorisce l’interramento di semi e quindi lo sviluppo
del bosco stesso.
Non manca, ovviamente, anche nei boschi di
Muzzana, la timidissima lepre (Lepus europaeus).
Alla fine dell’inverno, quando inizia la stagione degli
amori, non è difficile vederne alcune mentre si rincorrono nei campi adiacenti, immobilizzandosi al
primo sentore di pericolo nell’intento di confondersi
con l’ambiente, pronte a scattare con una velocità
sorprendente per rifugiarsi al sicuro nel sottobosco.
Una famiglia di mammiferi abbastanza ben
rappresentata è quella dei Mustelidi, animali piuttosto elusivi, che si muovono soprattutto di notte e perciò difficili da incontrare. È possibile però vedere i
fori delle ampie gallerie che il tasso (Meles meles)
scava con le sue unghie robuste. È onnivoro, si nutre
di insetti, grosse larve, lombrichi, lumache, uova,
bacche, erbe, bulbi e, se riesce a catturarli, anche di
piccoli mammiferi e uccelli. Sono invece scaltri predatori, prevalentemente carnivori, la piccola donnola
(Mustela nivalis), la faina (Martes foina) e la puzzola (Mustela putorius), specie protetta dalla “Direttiva
Habitat”.
La presenza di così tante specie, alcune anche
rare e tutelate dalle norme comunitarie, non costituisce però una garanzia sufficiente per il loro futuro. È
infatti inutile tutelare una specie se non si provvede a
salvaguardare l’ambiente in cui essa vive. I boschi di
Muzzana sono delle isole di verde in mezzo a coltivazioni intensive, soggetti perciò a una forte pressione antropica che inevitabilmente rischia di alterare
precisi equilibri naturali. L’unicità che questi boschi
rappresentano e le preziosità che essi racchiudono
richiedono una fruizione responsabile e sostenibile
affinché siano preservate e affidate ancora intatte alle
generazioni future.