bianco l., 2008 - Boschi di Muzzana
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bianco l., 2008 - Boschi di Muzzana
Luisa Bianco – Giuliano Bini – Benvenuto Castellarin Adelmo Della Bianca – Enrico Fantin – Vittorino Gallo Fabio Prenc – Francesco Sguazzin – Roberto Tirelli I boschi della Bassa Friulana a cura di Giuliano Bini E Diu al disè: - La tiere che si taponi di vert... E al sucedè propit cussì... e Diu al viodè ch’al leve ben (Gjenesi 1, 11-12) “che se non fossero li boschi dalli quali ai tempi debiti et opportuni si serviamo saressemo isforzziati a bandonare il paese et morirssi di fame” (Vicinia comune di Muzzana, 12 luglio 1598 ASU, ANA, notaio Di Marco Lorenzo, b.3333) la bassa collana / 72 Luisa Bianco Fauna dei boschi di Muzzana A pagina precedente. Fig. 1. 20 agosto 2007, una libellula sul fiume Turgnano (foto Marzio Moretti). Luisa Bianco, Fauna dei boschi di Muzzana Camminare in silenzio nei boschi di Muzzana e lungo le strade che serpeggiano tra i campi circostanti, soprattutto durante i mesi più freddi, quando l’assenza di foglie su alberi e cespugli consente allo sguardo di andare alla ricerca di presenze inattese nascoste tra il chiaroscuro dei tronchi, sui rami spogli o in mezzo alle foglie secche, può suscitare notevoli sorprese in chi crede che la natura abbia ancora in serbo grandi e autentiche emozioni per chi le sa cercare. I nostri boschi offrono questa possibilità in quanto la fauna che li abita è varia ed è presente in numero consistente. Questa sezione del libro intende presentare una parte di essa ed è stata curata da appassionati il cui entusiasmo può spesso celare qualche errore di definizione od omissioni di cui si chiede fin d’ora scusa al lettore. Invertebrati Gli animali più piccoli che popolano i boschi di Muzzana, gli invertebrati, sono anche i più numerosi. Non è qui possibile farne un elenco, anche perché le informazioni sono insufficienti in quanto non sono mai stati oggetto di studi approfonditi. Si possono ricordare i Ragni fra i quali ci sono alcune specie legate alle cortecce fessurate degli alberi, i Chilopodi o centopiedi, predatori del suolo, gli Eterotteri o cimici, dotati di un rostro pungente e succhiatore grazie al quale traggono il nutrimento dalla linfa delle piante o dagli animali. Numerosissimi sono i Fig. 2. Macaone (Papilio machaon) (foto Luisa Bianco). 295 Fig. 3. Bruco di macaone (foto Francesco Bianco). Coleotteri, in particolare appartenenti alle famiglie dei Carabidi, dei Cerambicidi e dei Buprestidi. Alla piccola famiglia dei Lucanidi appartiene invece il cervo volante (Lucanus cervus), uno degli insetti più conosciuti per le notevoli dimensioni (è il più grande coleottero italiano) e per le enormi mandibole dei maschi. La larva si sviluppa all’interno dei tronchi, prediligendo le querce. È una specie ritenuta di interesse comunitario secondo la “Direttiva Habitat” emanata dall’Unione europea nel 1992. Alla classe degli Aracnidi (come i Ragni) appartiene anche l’abitante più pericoloso di questi boschi, la zecca (Ixodes ricinus), un acaro che è in grado di trasmettere con la sua puntura diverse malattie. Indossando abiti con maniche e pantaloni lunghi, di colore chiaro per identificare meglio le zecche e camminando al centro dei sentieri per evitare il contatto con la vegetazione, si riduce al minimo il rischio di essere punti. Fra gli insetti, i più vistosi e belli sono senz’altro le libellule e le farfalle, soprattutto quelle diurne che è facile osservare in diversi mesi dell’anno. Nella bella stagione, quando i raggi del sole faticano a penetrare tra le fronde degli alberi, il sottobosco è caratterizzato da una notevole uniformità floristica, di conseguenza le specie di farfalle diurne che lo frequentano sono piuttosto scarse, con Pieris napi come specie dominante. Molto più ricchi invece sono i margini soleggiati, dove si possono osservare facilmente farfalle dai colori appariscenti come le vanesse (Inachis io, Polygonia c-album, Vanessa atalanta, Nymphalis polychloros), gli spettacolari e inconfondibili macaone (Papilio machaon) e podalirio (Iphiclides podalirius), Apatura ilia dai riflessi blua- 296 I boschi della Bassa Friulana Fig. 4. Una farfalla (Melitaea athalia) su unʼorchidea del bosco (foto Luisa Bianco). Fig. 5. Poda (Volucella zonaria) della famiglia Syrphidae su un fiore del bosco Coda Manin - 3 agosto 2007 (foto Renzo Casasola). Luisa Bianco, Fauna dei boschi di Muzzana 297 La relazione tra la qualità dell’ambiente boschivo e le acque dei fossati, delle scoline e delle raccolte anche temporanee è dimostrata dall’abbondanza degli anfibi che vivono nei nostri boschi. Periodi di prolungata siccità e il progressivo abbassamento della falda freatica, legato all’abbondante utilizzo dell’acqua, provocando la scomparsa di queste acque, potrebbero però comprometterne l’esistenza. Fra gli anuri (anfibi senza coda) presenti nei nostri boschi, il più caratteristico è senza dubbio la rana di Lataste (Rana latastei), piccola, di colore rossastro o bruno. È una specie terricola, endemica, legata alle zone umide e ombrose dei boschi planiziali di tutta l’Italia settentrionale, ma non solo, poiché la si può trovare sulle Prealpi friulane e sul Carso istriano. È frequente anche la rana agile (Rana dalmatina), simile alla rana di Lataste, che però popola anche ambienti asciutti. Sugli alberi vive la minuscola raganella italica (Hyla intermedia), da pochi anni distinta come specie dalla Hyla arborea, dopo accurate ricerche genetiche. Il suo colore verde brillante la rende difficile da individuare. In primavera, dopo il tramonto, si possono però udire i canti di richiamo dei maschi per le femmine. La rana verde (Rana esculenta complex), denominata anche rana comune, popola numerosa le acque superficiali ai margini dei boschi. Questo anfibio, in Italia, costituisce un problema per la scienza in quanto è ancora di difficile classificazione. Preferisce gli ambienti più asciutti del bosco, anche se freschi e ombrosi, il rospo comune (Bufo bufo) che, nel momento della riproduzione, va alla ricerca di acque stagnati dove le femmine depongono piccole uova nere, racchiuse in lunghi cordoni gelatinosi, che vengono fecondate esternamente dai maschi. Fig. 7. Rana di Lataste (Rana latastei ) (foto Luisa Bianco). Fig. 8. Rospo comune (Bufo bufo) (foto Vittorino Gallo). Fig. 6. Vanessa (Poligonia c-album) (foto Luisa Bianco). stri iridescenti e Argynnis paphia dal volo rapido e veleggiante. La specie più caratteristica degli ambienti marginali di tutti i boschi planiziali è comunque Limenitis camilla, facile da osservare posata sui fiori di rovo. Nelle radure umide si può incontrare Coenonhympha oedippus, specie segnalata dalla “Direttiva Habitat”, Melitaea athalia, Melitaea didyma insieme a diverse specie presenti dalla primavera all’autunno. Vertebrati Anfibi 298 Le pozze d’acqua sono frequentate da un altro anfibio, simile a un piccolo rospo, l’ululone dal ventre giallo (Bombina variegata), il cui nome deriva sia dalle strisce gialle del ventre, che costituiscono una livrea ammonitrice che mostra se stressato, sia dal tipico canto emesso nel periodo riproduttivo, costituito da un “uuh...uuh...uuh...” ripetuto anche più di 40 volte al minuto. Anch’esso è incluso nell’elenco delle specie della “Direttiva Habitat”. L’importanza dei nostri boschi per la tutela e la sopravvivenza di alcune specie di anfibi viene confermata da Luca Lapini, del Museo di Storia Naturale di Udine, che nella pubblicazione Si fa presto a dire rana – Guida al riconoscimento degli anfibi anuri nel Friuli Venezia Giulia, pubblicato a Udine nel 2005, descrive il pelobate fosco (Pelobates fuscus insubricus), anuro endemico della Pianura Padana, specie estremamente rara, di interesse comunitario prioritario in quanto in forte in pericolo di estinzione, che vive interrato nel fondo dei fossati, oltre i 50 cm di profondità, rintanato in un cunicolo. L’ultima segnalazione della sua presenza nella nostra regione risale al 1992, quando un esemplare è stato catturato proprio nelle vicinanze del Bosco Baredi – Selva di Arvonchi. Nei fossati che attraversano il bosco vivono anche gli urodeli (anfibi con la coda): il tritone crestato meridionale (Triturus carnifex, specie di interesse comunitario) che deve il nome alla cresta che compare sul dorso dei maschi nel periodo riproduttivo, e il tritone punteggiato meridionale (Triturus vulgaris meridionalis) dalla caratteristica punteggiatura più evidente nel maschio. I boschi della Bassa Friulana che si nutre prevalentemente di pesci e, occasionalmente, di anfibi. Per difendersi emette forti sibili e si rovescia sul dorso rimanendo immobile, come fa la Natrix natrix. Compare a marzo, quando si risveglia dal letargo, anche la vipera comune (Vipera aspis), unico rettile velenoso di questi boschi. Il suo habitat preferito sono i margini e le scarpate dei fossati dove batte il sole. Chi ama frequentare i boschi può comunque stare tranquillo. Infatti, sebbene dipinta come un killer il cui morso non lascia scampo, in realtà la vipera aspis è un rettile pacifico e lento nei movimenti e, se disturbata, tende a scappare e a nascondersi. Reagisce solo se molestata o calpestata e comunque il veleno iniettato con un morso non è letale per un adulto sano. Altri serpenti presenti sono il saettone o colubro di Esculapio (Elaphe longissima, oggi emblema della scienza medica, simbolo nell’antichità del dio greco della salute) che vive soprattutto sugli alberi e il biacco maggiore (Hierophis viridiflavus), predatore eccezionale (mangia anche vipere) e abile arrampicatore. Tra i sauri, nei punti asciutti e soleggiati, si può incontrare il ramarro (che recenti ricerche genetiche hanno stabilito appartenere alla specie Lacerta bilineata) dal bellissimo colore verde. L’orbettino (Anguis fragilis), spesso ritenuto, a torto, un serpente, frequenta preferibilmente le radure ma, a volte, si spinge anche all’interno del bosco. Un’importante specie acquatica di interesse comunitario (Direttiva Habitat) che non è difficile vedere, se si osserva con attenzione, nell’acqua scura dei fossati, è la testuggine d’acqua (Emys orbicularis). È un animale molto Rettili L’ambiente fresco e umido del bosco è poco adatto ai rettili, animali che amano il caldo. La loro presenza è tuttavia favorita dal cibo abbondante e dalla copertura arborea che li protegge dai possibili predatori, soprattutto uccelli. Uno dei rettili più frequenti è la natrice, o biscia dal collare (Natrix natrix), che nel bosco trova in abbondanza le prede preferite, rane e tritoni. In caso di pericolo si difende fingendosi morta o spruzzando un liquido maleodorante dalle ghiandole anali. A volte finge anche degli attacchi, colpendo senza veramente aprire la bocca. L’acqua è l’elemento in cui vive invece la natrice tassellata (Natrix tessellata), biscia d’acqua Fig. 9. Saettone o colubro dʼEsculapio (Elaphe longissima) (foto Vittorino Gallo). Luisa Bianco, Fauna dei boschi di Muzzana 299 timido, tanto da cercare rifugio in acqua al primo segnale di disturbo. La presenza, accanto al bosco, di ambienti diversi costituiti da prati, campi, corsi d’acqua che sfociano nella vicina laguna di Marano, delimitati da abbondante vegetazione ripariale, rende i nostri boschi siti ornitologici di notevole interesse per la presenza di diverse specie di uccelli. Sebbene il numero di specie stanziali e nidificanti, strettamente legate al bosco, sia limitato, molte altre arrivano nel periodo primaverile, in genere per nidificare; altre ancora vengono per svernare; altre frequentano le fasce esterne, zone di transizione con l’ambiente circostante. Un numero considerevole di specie si introduce solo occasionalmente nel bosco, provenendo dalle zone limitrofe; numerose altre sostano durante le migrazioni. I mesi freddi sono i più adatti all’osservazione degli uccelli in quanto l’assenza di foglie rende più facile avvistarli. È probabile allora scorgere il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), il picchio verde (Picus viridis) individuabile anche a distanza grazie al tipico verso, il picchio muratore (Sitta europaea), la ghiandaia (Garrulus glandarius), il merlo (Turdus merula), il frosone (Coccothraustes coccothraustes) dal grosso becco conico, la gazza (Pica pica), la cornacchia grigia (Corvus corone). Chi ha un orecchio ben allenato può riconoscere dal verso, ancor prima di vedere, la vivace cinciallegra (Parus major), l’azzurra cinciarella (Parus caeruleus), il codibugnolo (Aegithalos caudatus) dalla coda lunghissima, il verdone (Chloris chloris), il fringuello (Fringilla coelebs), lo scricciolo (Troglodytes troglodytes), il pettirosso (Erithacus rubecula), la passera scopaiola (Prunella montanella) ed il regolo (Regulus regulus) e il fiorrancino (Regulus ignicapilla), minuscoli uccelli il cui peso varia dai 5 ai 7 grammi. Fra i rapaci si possono avvistare la poiana (Buteo buteo), lo sparviere (Accipiter nisus), il gheppio (Falco tinnunculus) che, in alto sui campi circostanti, fa regolarmente lo “spirito santo”. È invece piuttosto improbabile incontrare i rapaci notturni come il gufo comune (Asio otus) e l’allocco (Strix aluco). Quest’ultimo, durante il giorno, trova riparo nelle cavità dei grossi ceppi che si trovano all’interno del bosco. Due specie svernanti particolarmente significative sono il picchio nero (Dryocopus martius), presente da alcuni anni nel bosco Coda di Manin, capace di staccare dai tronchi degli alberi morti grosse scaglie di legno, tracce inequivocabili del suo passaggio e la beccaccia (Scolopax rusticola) che, durante l’inverno, mimetizzata tra le foglie secche del sottobosco, va alla ricerca di lombrichi e di un po’ di riposo dopo il lungo viaggio di migrazione dalla Russia. In primavera finalmente si possono udire i canti degli uccelli che scelgono questo ambiente per riprodursi. Fra questi l’usignolo (Luscinia megarhynchos) che giunge fin qui dal Sahara, la capinera (Sylvia atricapilla), il luì piccolo (Phylloscopus collybita). È frequente ascoltare anche il caratteristico cucù del cuculo (Cuculus canorus) che depone le sue Fig. 10. Cinciarella (Parus caeruleus) (foto Jacopo Casadio). Fig. 11. Pettirosso (Erithacus rubecula) (foto Jacopo Casadio). Uccelli 300 I boschi della Bassa Friulana Fig. 13. Svasso maggiore (Podiceps cristatus) (foto Jacopo Casadio). Fig. 12. Poiana (Buteo buteo) (foto Jacopo Casadio). uova nei nidi di altre specie. Nidificano qui anche il colombaccio (Columba palumbus), il nibbio bruno (Milvus migrans), il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), il lodolaio (Falco subbuteo), il torcicollo (Jynx torquilla), unico picchio migratore su lunghe distanze, il rigogolo (Oriolus oriolus) dall’inconfondibile piumaggio giallo vivo e nero. Diverse sono le specie che frequentano i corsi d’acqua limitrofi come il coloratissimo martin pescatore (Alcedo atthis), la gallinella d’acqua (Gallinula chloropus), l’elegante svasso maggiore (Podiceps cristatus), la folaga (Fulica atra), il tuffetto (Tachybaptus ruficollis), il germano reale (Anas platyrhynchos), l’airone cenerino (Ardea cinerea), la garzetta (Egretta garzetta), l’airone bianco maggiore (Casmerodius albus). Occasionalmente è comparso nella campagna attorno ai boschi anche l’airone guardabuoi (Bubulcus ibis), una specie solitamente legata ai bovini e ai cavalli, presente da qualche anno nella nostra regione. Fra le specie che sostano nei nostri boschi durante la migrazione per riposarsi e alimentarsi, così da riprendere le forze prima di continuare il loro lungo viaggio vi sono la balia nera (Ficedula hypoleuca), il luì grosso (Phylloscopus trochilus), il luì verde (Phylloscopus sibilatrix), il più grande dei luì, il culbianco (Oenanthe oenanthe) dai singolari disegni bianchi e neri sulla coda e l’upupa (Upupa epops), uccello dalla grande cresta e dai colori vivaci, il cui nome deriva dal richiamo del maschio durante il periodo della riproduzione.. Mammiferi Gli incontri che si ha occasione di fare quando si cammina nel bosco sono tutti emozionanti e gratificanti, ma per molte persone lo sono in particolar modo quelli con i mammiferi. Ed è stato proprio un piccolissimo mammifero a portare, qualche anno fa, il nome dei nostri boschi su importanti pubblicazioni scientifiche. Si pensa comunemente che solo nelle poche zone inesplorate che ancora restano sulla Terra ci siano esseri viventi ancora sconosciuti all’uomo. Eppure, nel 1998, i boschi di Muzzana hanno riservato una grossa sorpresa a Luca Lapini, impegnato in uno studio sui micromammiferi (animali di piccole dimensioni che non superano i 250 grammi di peso) che vivono nei boschi planiziali. È stato infatti rinvenuto un minuscolo toporagno (lungo fino a 7 centimetri) dalla coda corta, il cranio breve e largo e il pelo corto, caratteristiche che lo rendono adatto alla vita sotterranea, così Luisa Bianco, Fauna dei boschi di Muzzana Fig. 14. Toporagno della Selva di Arvonchi (Sorex arunchi) (foto Luca Lapini). singolare da non poter essere ricondotto a nessuna delle specie conosciute, tanto da essere chiamato con un nuovo nome scientifico: Sorex arunchi, dal toponimo della nostra Selva d’Arvonchi, luogo in cui è stato trovato per la prima volta. Studi ulteriori hanno accertato, per ora, che questo piccolo mammifero insettivoro è diffuso soltanto negli ambienti umidi e caldi delle pianure dell’Italia del Nord ed è particolarmente abbondante nei boschi di Muzzana. 301 La vicenda del “nostro” toporagno ci fa comprendere che, per la scienza, scoprire nuove specie è più frequente di quanto si possa pensare. Talvolta accade anche nelle zone che conosciamo (o crediamo di conoscere), a dimostrazione che la natura può ancora a stupire chi si avvicina ad essa con curiosità e rispetto. In questi boschi sono presenti anche il toporagno acquatico di Miller (Neomys anomalus) che caccia in acqua, paralizzando le prede con la saliva velenosa, il mustiolo (Suncus etruscus) e la crocidura dal ventre bianco (Crocidura leucodon), specie che aggredisce e divora anche piccoli roditori. Qui vivono anche altri piccoli mammiferi roditori come l’arvicola del Lichtenstein (Microtus lichtensteini), il topo selvatico dal dorso striato, (Apodemus agraius), il topo selvatico (Apodemus sylvaticus) e il grazioso moscardino (Moscardinus avellanarius), abile arrampicatore, ghiotto di noccioline, simile al ghiro. Tutti questi piccoli animali sono molto vulnerabili in quanto dipendenti dalla qualità del loro habitat. Perciò anche una piccola trasformazione dell’ambiente in cui vivono può pregiudicarne l’esistenza. Una specie che invece non sembra particolarmente vulnerabile è il riccio (Erinaceus europaeus Fig. 15. Settembre 2005, un riccio (Erinaceus europaeus italicus) nel sottobosco. 302 italicus), animale molto adattabile che preferisce occupare le fasce più esterne del bosco. Prevalentemente carnivoro, va in cerca di cibo soprattutto al crepuscolo e di notte. È molto comune e diffuso anche in altri ambienti. Circa quindici anni fa è arrivato il grazioso scoiattolo rosso europeo (Sciurus vulgaris), che la nostra immaginazione è portata solitamente a collocare nelle foreste di montagna. Non è difficile avvistarlo: camminando, a volte si sente un improvviso tramestio nel sottobosco o tra le fronde. Se ci si ferma e si osserva attentamente lo si può scorgere mentre rovista sul terreno tra le foglie secche, sale precipitosamente lungo un tronco o spicca salti acrobatici di ramo in ramo. Il fatto che lo scoiattolo possa avere il pelo rosso, marrone, grigio o addirittura nero può far credere che si tratti di specie diverse: in verità non è così, si tratta sempre della stessa specie che può assumere colorazioni differenti, dovute a un particolare dimorfismo stagionale e climatico. Il capriolo (Capreolus capreolus) invece è una presenza consolidata da più tempo, grazie a un processo di colonizzazione naturale iniziato diversi anni fa. Fortemente territoriale, è facile da osservare, soprattutto all’alba e al tramonto, quando esce all’aperto in cerca di cibo nei campi. I cacciatori, che conoscono bene queste abitudini, posizionano le loro altane in punti strategici ai margini del bosco. Il capriolo, dotato di udito e odorato molto sviluppati, se si sente in pericolo, fugge a grandi balzi, veloce ed elegante, a rifugiarsi dove gli alberi sono più fitti. I maschi possiedono un piccolo palco che cade fra ottobre e dicembre e che inizia a ricrescere a partire da gennaio. La volpe rossa (Vulpes vulpes) frequenta abitualmente il bosco e la campagna circostante. È senza dubbio uno dei carnivori più noti, considerata simbolo di furbizia e astuzia. È un animale solitario, dalle abitudini notturne. Tuttavia, dove non è disturbata, caccia anche di giorno catturando, se ne ha l’occasione, anche piccoli caprioli. La sua presenza diurna viene segnalata da alcuni uccelli, di solito cornacchie e aironi. Anche il cinghiale (Sus scrofa) è un frequentatore abituale di questi luoghi. Contende al capriolo il primato di mammifero più grande dei nostri boschi. Ebbene, se il secondo è indubbiamente più snello, agile e timido, il primo è senz’altro più gros- I boschi della Bassa Friulana so e aggressivo. Possiede zanne che nell’adulto raggiungono i 18 centimetri di lunghezza. Raramente però assale l’uomo, preferisce fuggire piuttosto che attaccare. Comportamenti aggressivi si possono riscontrare nelle le femmine con i piccoli o nei soggetti feriti. Il cinghiale non ha un comportamento territoriale, pertanto loro il numero subisce delle variazioni stagionali legate alla disponibilità di cibo. È utile questo ambiente perché, essendo onnivoro, oltre a nutrirsi di radici, ghiande e numerose erbe, si ciba di una grande quantità di insetti dannosi per le piante, che cerca scavando nel terreno, azione che inoltre favorisce l’interramento di semi e quindi lo sviluppo del bosco stesso. Non manca, ovviamente, anche nei boschi di Muzzana, la timidissima lepre (Lepus europaeus). Alla fine dell’inverno, quando inizia la stagione degli amori, non è difficile vederne alcune mentre si rincorrono nei campi adiacenti, immobilizzandosi al primo sentore di pericolo nell’intento di confondersi con l’ambiente, pronte a scattare con una velocità sorprendente per rifugiarsi al sicuro nel sottobosco. Una famiglia di mammiferi abbastanza ben rappresentata è quella dei Mustelidi, animali piuttosto elusivi, che si muovono soprattutto di notte e perciò difficili da incontrare. È possibile però vedere i fori delle ampie gallerie che il tasso (Meles meles) scava con le sue unghie robuste. È onnivoro, si nutre di insetti, grosse larve, lombrichi, lumache, uova, bacche, erbe, bulbi e, se riesce a catturarli, anche di piccoli mammiferi e uccelli. Sono invece scaltri predatori, prevalentemente carnivori, la piccola donnola (Mustela nivalis), la faina (Martes foina) e la puzzola (Mustela putorius), specie protetta dalla “Direttiva Habitat”. La presenza di così tante specie, alcune anche rare e tutelate dalle norme comunitarie, non costituisce però una garanzia sufficiente per il loro futuro. È infatti inutile tutelare una specie se non si provvede a salvaguardare l’ambiente in cui essa vive. I boschi di Muzzana sono delle isole di verde in mezzo a coltivazioni intensive, soggetti perciò a una forte pressione antropica che inevitabilmente rischia di alterare precisi equilibri naturali. L’unicità che questi boschi rappresentano e le preziosità che essi racchiudono richiedono una fruizione responsabile e sostenibile affinché siano preservate e affidate ancora intatte alle generazioni future.