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Isoscooter
di Mauro Preti
I
l problema di tutte le imprese
sopravvissute alla seconda
guerra mondiale era di riorganizzarsi, finite le commesse militari, bisognava pensare ad una produzione civile per riciclare l’azienda. Anche per la Isothermos (isolanti termici e riscaldatori elettrici)
proprietà di industriali illuminati
come i Rivolta, arrivo’ il momento
di operare delle scelte, la più immediata, nonostante la presenza
di moltissimi concorrenti grandi e
piccoli, sembrava essere la mobilita’ privata a basso costo, quindi
motori ausiliari e motorette.
A proporre mezzi a due ruote, con
corpose campagne promozionali,
ci pensavano i grandi come Bianchi, Guzzi, Gilera, Innocenti e Piaggio, Renzo Rivolta pensa invece alla fascia media, nello specifico l’attenzione si focalizza su uno scooter a ruote grandi ma non troppo,
caratterizzato da una cilindrata ridotta con motore 2 tempi tipo
DKW, di concezione classica , affidabile e facile da produrre.
Data la necessità di agire in fretta,
viene acquistato dalla Giesse
dell’Ing. E.Scarpa un progetto e
dalle Officine Quadrio, incaricate
della produzione, l’attrezzatura
per realizzare lo scooter con le finalità desiderate. Da poco era infatti in commercio un mezzo economico con cilindrata di 65cc ideale come caratteristiche di base
ma con una potenza inadeguata.
L’acquisizione della licenza di produzione comprendeva il passaggio alla Isothermos dell’Ing. Scarpa, progettista del Furetto. Il tecnico cerca di rimediare alla mancanza di prestazioni raggiungendo i 3
CV contro i 2,2 iniziali, ma questo
non migliora la sostanza, tanto
che, dopo un confronto sulla impegnativa salita di Montevecchia
in Brianza, fra tre Furetti ed un Guzzino guidato da Renzo Rivolta, terminato con netto vantaggio del
Guzzino, si decise di cambiare tutto, una leggenda metropolitana
vuole che Rivolta fece seppellire i
Furetti invenduti nel cortile dell’
officina dove ora sorgono dei fabbricati. Qualcuno oggi sostiene di
avere rilevato con un metal detector una consistente massa metallica, ma sono solo voci, quello che e’
certo è che si accelero’ il progetto
relativo all’Isoscooter, pronto per
la consegna tra la fine del 1949 e
l’inizio del 1950.
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Il balzo in avanti e’ notevole, si
mantiene l’impostazione generale
del Furetto, con una sagoma più
massiccia ma sempre con carrozzeria stampata, caratterizzata da
due semigusci uniti per saldatura
sul lato mediano lungo, completata da un ampio paragambe molto
protettivo,il tutto inserito in un telaio tubolare aperto in alto, la forcella è di tipo telescopico.
La meccanica è d’avanguardia, infatti il motore e’ un 125 a cilindro
sdoppiato (definito sul manuale a
doppio pistone ciclo ISO) con raffreddamento ad aria forzata, in cui
il secondo cilindro regola i flussi
dei gas del due tempi come una
valvola, permettendo di sfruttare
meglio il riempimento.
In quegli anni gli studi sulle contropressioni e risonanze dello scarico erano agli inizi, la valvola rotante era praticamente sconosciuta mentre il cilindro sdoppiato,
complesso, pesante , con lunghi
pistoni e forte carico sull’unica
biella gravato dalla bielletta figlia ,
innescava problemi di surriscaldamento del traversino fra i due cilindri paralleli, un dettaglio tecnico
che imponeva il raffreddamento
forzato. La camera di scoppio risulta ampia e senza squish e di
conseguenza la propagazione della fiamma è lenta. Ma all’atto pratico questo motore risulta più’ potente di un paio di cavalli rispetto
alla concorrenza, 7hp contro 4,5 ,
inoltre emette un gradevole suono rauco ed ovattato dai due scarichi che fa sospettare una maggiore potenza, molto più invitante di
quello emesso dalle concorrenti
più accreditate come Vespa e Lambretta. La miscela al 5% genera
una fumosità’ simile agli altri due
tempi dell’epoca, ma il consumo e’
minore per via dello sfruttamento
quasi integrale dei gas freschi.Il
“segreto” di questo sistema e’ che i
perni delle bielle girano su due differenti orbite, quindi possono
controllare meccanicamente con i
pistoni l’apertura e la chiusura delle luci del cilindro come si vede dal
disegno ricavato dal manuale
utente originale.
Il pedaggio da pagare e’ un prezzo
di vendita molto più’ elevato rispetto la concorrenza, circa
175.000 Lire , contro le 140.000
delle altre case, ma l’ISO trova comunque molti estimatori. Il nuovo
scooter è prodotto in tre serie sino
alla fine degli anni cinquanta, arrivando a cadenze di 80 esemplari al
giorno. Tra la prima e la seconda
serie, i tamburi dei freni da centrali diventano laterali, per rendere
intercambiabili le ruote, viene
quindi realizzato un bauletto in lamiera inserito sotto la sella posteriore al posto del porta attrezzi cilindrico , alcune modifiche vengono apportate alla sospensione posteriore ed all’attacco del portapacchi, i supporti del faro e del
clacson sono nuovi, sulla terza serie le feritoie di uscita aria di raffreddamento diventano quattro,
qualche miglioria è infine dedicata
alla finitura dei silenziatori, ora
cromati.
Nel frattempo, dal 1952 la ragione
sociale diventa Iso Autoveicoli Spa,
SCHEDA TECNICA
Alesaggio/corsa 55 x 38
Cilindrata 124,68 cc
Potenza senza ventola 6,7 hp
Giri/minuto 5200
Rapp.compr. 6,5:1
Peso motore 27 Kg
Carb. Dell’orto MA16 Zenith 18 MCT
Miscela 5% olio
Frizione a dischi multipli in bagno d’olio
Cambio 3 marce a pedale
Trasmissione a catena
Dimensioni
lunghezza 1810
largh. Manubrio 680
altezza 900
altezza sella 720
Luce libera sotto 180
Interasse 1300
Peso Kg. 93 a secco
Gomme 3,00/12
Serbatoio 7,5 lt.
Consumo dichiarato 2 lt x 100 Km
Velocità massima 75 Km/h
Diagramma di distribuzione motori 125 cc e 150 cc.
il nuovo listino comprende le Isomoto125 e 150, stesso telaio dello
scooter ma “nacked” come si dice
oggi, cui si aggiunge una nuova
moto di 200 cc, evoluzione del motore 125, con miscelatore per l’olio
e trasmissione cardanica. molto
elegante ma costosa. Più avanti arriverà un propulsore da 250 cc.ma
la moto non avrà vendite adeguate. Insieme a questa, sarà prodotto
il furgoncino Isocarro.
Il cambio di ragione sociale e’ legato alla messa in produzione
dell’Isetta, una microcar mossa da
un motore da 250 cc. ideata dagli
Ing.Preti e Raggi, un progetto che
assorbirà molte risorse senza dare
riscontri di fatturato. Questo passaggio, pensato in un momento in
cui Fiat lancia la 600 e la moto comincia ad essere meno richiesta,
crea problemi di liquidità, il progetto Isetta viene di conseguenza
ceduto alla BMW con tutte le attrezzature. Nelle varie motorizzazioni, la casa bavarese ne produrrà
150.000, pagando preziosi diritti
alla Iso che comunque cesserà la
produzione di moto dopo la messa
in commercio dello scooter Diva,
un incrocio tra Vespa e Lambretta.
Seguirà qualche tentativo sul 4
tempi per poi passare alla produzione di automobili sportive di lusso sino alla chiusura che avverrà,
dopo varie traversie, all’inizio degli
anni settanta. 
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