Storia e preistoria I documenti
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Storia e preistoria I documenti
Storia e metodologia storica Storia e preistoria La parola storia deriva dal termine greco historìa, che significa indagine, ricerca. Chi si occupa infatti di questa disciplina, lo storico appunto, raccoglie e studia le notizie che riguardano l'impegno dell'uomo in tutti i campi, in tutti i paesi, in tutti i tempi, per dominare le forze avverse della natura, per migliorare le proprie condizioni di vita, per sentirsi sempre più libero nell'ambito della società e dello Stato. Più in particolare, attraverso attenti riscontri e un metodo di lavoro rigoroso, lo storico è in grado di stabilire dove e quando un fatto è accaduto, spiega le cause che lo hanno determinato, descrive le condizioni che lo hanno favorito, indica le conseguenze che ne sono derivate. Il campo d'indagine della storia risale indietro nel tempo, fino all'invenzione della scrittura, quando i fatti incominciarono a essere tramandati sia come testimonianza diretta di chi li aveva vissuti in prima persona, sia come trascrizione, più o meno fedele, di fatti raccontati o descritti da altri. Prima di tale limite vi è la preistoria, cioè il lungo e oscuro periodo compreso tra la comparsa dell'uomo sulla Terra e la prima documentazione scritta, che apparve in Mesopotamia circa 3.000 anni prima della nascita di Cristo. I documenti L'uomo ha lasciato testimonianze diverse della propria esistenza; queste testimonianze sono chiamate documenti o fonti della storia. Le fonti storiche sono molteplici e vengono raggruppate tradizionalmente in tre categorie fondamentali: le fonti mute, le fonti orali, le fonti scritte. Le fonti mute sono proprie soprattutto della preistoria. Anche coloro che sono vissuti senza conoscere la scrittura hanno lasciato testimonianze materiali della propria esistenza: utensili, armi, suppellettili, arredi, dipinti, sculture, tombe, resti di abitazioni, tracce di cibo. Attraverso tecniche e metodi assai avanzati, gli archeologi e gli storici riescono a far «parlare» queste fonti mute, a «leggerle» e a ricavarne una serie di informazioni sul passato più lontano dell'umanità. Le fonti orali sono costituite da canti, leggende, racconti, notizie tramandate di generazione in generazione e poi riportate, in tempi successivi, nelle opere di narratori e poeti. Lo storico deve essere molto cauto di fronte a questo tipo di documentazione, deve chiarire le circostanze e i motivi per cui fu elaborata, deve metterla a confronto con altro materiale storico di diversa natura. È possibile, infatti, che la verità sia fraintesa da chi ascolta e perfino alterata da chi tramanda i fatti per guadagnarsi, per esempio, il favore di un personaggio potente o, più semplicemente, perché i suoi ricordi si sono affievoliti. Le fonti scritte, cioè lapidi, materiale diplomatico e notarile, diari, libri, ebbero origine quando l'uomo imparò a scrivere e incominciò a incidere i primi segni su lastre di pietra, fogli di papiro, pergamene, monete, medaglie, tramandandoci così le prime informazioni sicure. Le fonti storiche, inoltre, possono intenzionali o non intenzionali. essere primarie o secondarie, Le fonti primarie sono quelle direttamente collegate all'evento o all'epoca oggetto di studio (atti politici e diplomatici, documenti d'archivio, testimonianze orali dirette, ecc.); le fonti secondarie sono quelle che appartengono a un'epoca successiva a quella in cui si verifica il fatto esaminato (opere storiografiche, testi letterari, canzoni, leggende, testimonianze orali indirette, ecc.). Le fonti intenzionali sono quelle appositamente prodotte per assicurare il ricordo di un determinato evento (lo scritto di un re, un condottiero, un legislatore, oppure un'opera monumentale voluta per tramandare la memoria di un fatto o di un personaggio importante); le fonti non intenzionali sono tutte quelle di vario genere dalle quali si possono indirettamente ricavare notizie utili per la completezza dell'indagine storica. La molteplicità delle fonti permette allo studiose d stabilire date, ordinare fatti ed eventi, conoscere organizzazioni sociali, siste^ economici, ordinamenti politici, tradizioni, mentalità, culture dei popoli del passato. La ricerca archeologica In genere gli archeologi sono spinti a iniziare una ricerca dal rinvenimento occasionale di un reperto, dalla lettura di un testo antico, da racconti e leggende trasmessi oralmente, dallo studio del terreno: infatti, la diversa colorazione di un manto erboso o la disposizione irregolare di avvallamenti e sporgenze può indicare la presenza, nel sottosuolo, di tombe, mura, strade. L'archeologo procede nello scavo con molta cautela, per non correre il rischio di rovinare i reperti. Appena trova un oggetto, lo libera dalla terra, lo fotografa nella posizione esatta, lo ricompone se frammentato, lo analizza e lo registra. Completato lo sgombero di un primo strato, se si propone di scavare in profondità, continua il lavoro di ricerca, registrando e descrivendo tutto ciò che rinviene nelle diverse fasce del terreno in cui rinviene i vari oggetti. Le scienze ausiliare della storia Oltre all'archeologia, altre discipline danno un contributo importante allo studio della storia, e per questo vengono chiamate scienze ausiliarie della storia. Esse, infatti, completano e talvolta perfino correggono le informazioni fornite dalla documentazione scritta. Alcune risultano utili soprattutto per lo studio della preistoria, altre invece sono utilizzate nell'analisi di determinate situazioni storiche. Tra le scienze ausiliarie della storia ricordiamo: la sociologia, che studia i gruppi umani e le classi sociali, il loro ruolo, le loro aspirazioni; la demografia, che si occupa dell'aumento, della diminuzione, dell'invecchiamento di una determinata popolazione; la statistica, che analizza e interpreta con metodo matematico dati quantitativi di vario tipo; la geografia, che studia il clima, i monti, i fiumi, la flora e la fauna, le risorse del suolo e del sottosuolo, le vie di comunicazione, tutti elementi questi che possono favorire la permanenza di una popolazione in un determinato territorio, spingerne una parte a emigrare, accelerare, ritardare o addirittura arrestare lo sviluppo di una civiltà. 2 La datazione della preistoria L'inizio della storia si perde nella notte dei tempi. Le tracce della vita dei nostri primi antenati sono nascoste nelle grotte, sono sepolte negli strati di terra o di pietrisco. Nonostante ciò, la «data» dei resti delle loro ossa o di un oggetto costruito dalle loro mani può essere stabilita con una certa sicurezza calcolando, attraverso particolari procedimenti, l'età degli strati in cui tali resti sono via via rinvenuti durante gli scavi. Si tratta in questo caso del cosiddetto metodo stratigrafico, fondato sul principio che un oggetto ritrovato in uno strato inferiore è più antico di un reperto rinvenuto in uno strato superiore. Il sistema di datazione più preciso è il metodo del radiocarbonio. Le sostanze organiche di cui sono composti uomini, animali e piante assorbono dall'atmosfera carbonio radioattivo. Con la morte dell'organismo il carbonio cessa di accumularsi e incomincia a decomporsi: dopo circa 5.730 anni la metà si è disintegrata, passati 11.460 anni non ne resta che un quarto, e così via fino alla completa decomposizione, che si ha dopo circa 45.000 anni. Poiché il processo è costante, è possibile stabilire, calcolando la quantità di radiocarbonio presente nel reperto in esame, quanto tempo è passato e fissare quindi l'età del reperto stesso con buona approssimazione. I reperti ancora più antichi vengono datati, in modo analogo, ricorrendo ad altri metodi, come quelli del potassio e dell'uranio. Con l'analisi del potassio si ottengono datazioni molto più remote, ma meno sicure. Il metodo dell'uranio è usato invece per stabilire l'età delle rocce e ha permesso di accertare che la formazione della crosta terrestre risale a circa 4.600 milioni di anni fa. Recentemente scienziati canadesi e britannici hanno sviluppato la datazione al quarzo. Questa nuova tecnica consiste in una «datazione ottica», cioè in un esame attraverso il quale è possibile stabilire in quale epoca un determinato luogo è stato esposto per l'ultima volta alla luce del sole. La datazione al quarzo permette di datare i reperti che risalgono fino a 150.000 anni fa. La datazione della storia I fatti storici, o eventi, non accadono tutti nello stesso momento: alcuni avvengono prima, altri dopo. Per evitare che restino confusi e dispersi, è necessario collocarli nel tempo esatto in cui si sono verificati e disporli in ordine cronologico (dal greco crónos, tempo, e lògos, discorso). La datazione infatti è molto importante, in quanto ogni data costituisce un elemento indispensabile per collegare fra loro gli eventi, che altrimenti risulterebbero disordinati e slegati tra loro. Per dare ordine attraverso la datazione alle vicende storiche, è necessario fissare un punto di partenza, l'anno zero. Tale anno indica un evento molto importante nella storia di un popolo: per i Greci la prima olimpiade, per i Romani la fondazione di Roma, per gli Arabi la migrazione a Medina di Maometto. Per i cristiani e, attualmente, per quasi tutti i popoli, l'anno zero è rappresentato dalla nascita di Cristo. Se un fatto è accaduto prima della nascita di Cristo, si aggiungono alla data le lettere a.C. (avanti Cristo); per i fatti accaduti dopo la nascita di Cristo, è sufficiente invece indicare soltanto la data. Nel caso in cui potessero insorgere dubbi o equivoci, alla data si aggiungono le lettere d.C. (dopo Cristo). Ricordiamo infine che per indicare periodi di tempo molto lunghi gli storici usano il secolo (100 anni) e il millennio (1.000 anni). Processi, durate, periodi storici Alcuni eventi si esauriscono in brevissimo tempo (una battaglia, l'ascesa al trono di un sovrano, una scorreria), e quindi sono databili in modo preciso, altri invece si sviluppano in un arco di tempo più ampio. Questi eventi, indicati dagli storici anche come processi o fenomeni storici (economici, sociali, politici, culturali), possono essere di breve durata (la prima guerra mondiale), di media durata (le invasioni germaniche) e di lunga durata (gli effetti della Riforma protestante). In ogni caso, è consuetudine inserire le vicende storiche entro precisi periodi, perché la periodizzazione serve non soltanto a orientarsi più facilmente nel tempo, ma anche a ricordare meglio i tratti caratteristici di un'epoca o di una civiltà. Tenendo conto del materiale prevalentemente impiegato per fabbricare utensili e armi, la preistoria viene suddivisa in tre periodi: il Paleolitico, o età della pietra antica (dal greco lithos, pietra, e palaiós, antico); il Mesolitico, o età della pietra di mezzo (dal greco mésos, mezzo); il Neolitico, o età della pietra nuova (dal greco néos, nuovo). Questi tre periodi non furono però dovunque contemporanei. Il Neolitico, per esempio, iniziato nel Vicino Oriente circa 8.000 anni prima della nascita di Cristo, si sviluppò con alcuni millenni di ritardo in Europa, e lo stesso passaggio dalla preistoria alla storia avvenne in momenti diversi nelle varie aree della Terra. La storia viene a sua volta suddivisa, per comodità di studio, in quattro periodi fondamentali: l'Antichità, dagli inizi del III millennio a.C. alla caduta dell'impero romano d'Occidente (476 d.C); il Medioevo, dalla caduta dell'impero romano d'Occidente alla scoperta deH'America (1492); l'Età moderna, dalla scoperta dell'America al Congresso di Vienna (1815); l'Età contemporanea, dal Congresso di Vienna ai giorni nostri. 4