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6 Primo piano Venerdì 23 dicembre 2011 Primo piano 7 Venerdì 23 dicembre 2011 Elenchi sospetti nello studio dei professionisti La zona grigia I clienti discussi di Roberto Emo e Giovanni Zumbo Le indagini dei Procura di Reggio sulle infiltrazioni alla Multiservizi In mano ai clan sin dall’inizio Una scrittura privata dimostra che il presunto prestanome dei Tegano stava da sempre nella società mista del Comune di GIUSEPPE BALDESSARRO quote e di conseguenza non può partecipare ufficialmente alla società mista». Così c’è scritto nella scrittura privata. Ed è questa la ragione che spinge i tre imprenditori a siglare un patto. Nella sostanza, per evitare problemi Sem cede le proprie quote a Ingest, Tibi e Cozzupoli. Ingest poi cede a Tibi e Cozzupoli. Quindi formalmente Sem sarebbe fuori. Invece no. Perchè la cartaprivata, ilpatto, diceche lasocietà di Rechichi ha dato dei soldi agli altri 2 soci reggini affinchè acquistassero delle quote della Ingest per suo conto. Alla fine della gistra Tibi e Cozzupoli, nella scrittura privata, riconoscono a Sem l’8% dei profitti a loro spettanti. Ecco i passaggi cruciali dell’accordo: «Resta espressamente convenuto tra le parti che, in virtù della presente scrittura, gli utili percepiti da Cozzupoli e da Tibi saranno versati alla Sem sino alla concorrenza della quota dell'8%, così come Sem, in caso di passività e/o debiti si accolla la relativa quota dell'8%; Cozzupoli e Tibi 15 s'impegnano e garantiscono alla Sem, relativamente ai lavori di loro pertinenza, commesse e/o lavorazioni sino alla concorrenza della quota dell'8 %». E poi: «Nel caso in cui, per qualsiasi motivo nessuno escluso, Sem srl dovesse cessare l’attività Cozzupoli e Tibi s’impegnano a riconoscere la quota dell’8% in capo ai germani Rechichi Giuseppe e Rosario o a società a loro riconducibili e da loro indicate». E infine: «Nelcaso in cui,per qualsiasi motivo nessuno escluso, Sem srl dovesse cessare l'attività Cozzupoli e Tibi 15 s'impegnano a riconoscere la quota dell'8% in capo ai germani Rechichi Giuseppe e Rosario o a società a loro riconducibili e da loro indicate». Boom. Ecco la bomba. E’ esattamente quello che è avvenuto, quando nel 2007, Tibaldi e Cozzu- | LA DECISIONE Il vertice di Multiservizi Giuseppe Rechichi. In alto il commercialista e “spione” Giovanni Zumbo. A sinistra la sede della società mista “Multiservizi” di Reggio Calabria. poli cedono le quote a figli di Richichi, e si dimostra così che Rechichi in prima persona era nella Gst da sempre. A questo punto i finanzieri che scrivono l’informativa (redatta dal tenente colonnello Gerardo Mastrodomenico e dai suoi uomini e firmata dal tenente colonnello Claudio Petrozziello) iniziano a chidersi ma perchè Rechichi non entra | Le accuse tengono davanti al Tribunale della libertà REGGIO CALABRIA - Roberto Emo ha rinunciato all’esito del Tribunale della Libertà. Il commercialista in manette nell’ambito dell’operazione “Astrea” della Dda di Reggio Calabria, ha evitato l’esito dei Giudici e a udienza in corso, i suoi legali hanno deciso di desistere, dopo che nei giorni scorsi avevano fatto istanza di scarcerazione. Per gli altri 11 indagati nell’inchiesta sulle infiltrazioni alla Multiservizi, il Tribunale ha deciso di respingere le richieste. Anche mercoledì scorso, dunque, la scena si è ripetuta esattamente come era già successo la scorsa settimana, quando il riesame aveva respinto le prime istanze. Dopo Giovanni Zumbo (detenuto anche per altra ragione) la moglie Francesca Toscano, e l’intera famiglia Rechichi, anche Emo, i Tegano e i Lavilla, restano dietro le sbarre. Regge insomma l’impianto accusatorio messo assieme dai Pm Beatrice Ronchi(presente all’udienzadel Tdl)e Giuseppe Lombardo. Tanto più che nel corsodel Tdl,sono statedepositate le due nuove informative che contengono l’esito delle ulteriori indagini della Guardia di Finanza e parte dell’esito delle perquisizioni fatte il giorno in cui scattarono gli arresti. Nuove carte che vanno a consolidare l’impianto accusatorio e che hanno aperto la strada, a nuovi filoni investigativi a cui gli inquirenti saranno chiamati a lavorare. Secondo la ricostruzione dei magistrati la ‘ndrangheta era in società con il comune di Reggio Calabria. Assieme gestivano la Multiservizi spa. La società mista di Palazzo San Giorgio che si occupa della manutenzione ordinaria della città dello Stretto è infatti composta al 51% dall’amministrazione comunale e al 49% dalla “Gestione servizi territoriali”, un gruppo privato di cui il clan dei Tegano di Archi deteneva il 33% grazie alla “Recim srl” che controllava direttamente. Dunque la cosca era dentro alla municipalizzata a tutti gli effetti, con i propri uomini e con i relativi interessi. Un fatto sconvolgente, almeno quanto quello che a fare da prestanome ai mafiosi c’erano fior di professionisti, avvocati e commercialisti. Che avrebbero messo a disposizione dei boss la propria faccia. Il tutto sotto gli occhi “distratti” della componente pubblica. L’indagine, che porto all’arresto di 11 persone e al sequestro di beni per un valore di 50 milioni di euro, incrocia tre diverse indagini portate avanti, in alcune fasi, anchecon il contributo di Carabinieri e Squadra mobile. Nel fascicolo - che porta la firma dei pm Beatrice Ronchi e Giuseppe Lombardo e dell’Aggiunto Michele Prestipino - sono finiti i nomi di boss e faccendieri, di spioni e colletti bianchi. Gli 007 del comandante Di Gesù hanno iniziato a spulciare gli interessi economici del padrino GiovanniTegano, scoprendoche ilboss diArchi aveva le mani su alcune aziende. Tra queste la “Comedil srl” formalmente intestata a Giuseppe Rechichi e al fratello Rosario Giovanni. Ad un certo punto, secondo quanto sostenuto dagli inquirenti per evitare il sequestro dei beni i Tegano ed i loro complici, decidono di far sparire l’azienda facendo nascere la “Sica srl”. Nell’operazione c’è lo zampino di Giovanni Zumbo. Meglio noto come lo spione in odore di servizi che passava le informazioni al boss Peppe Pelle sull’indagine “Crimine”. La talpa delle cosche, si registra nelle carte dell’inchiesta, tira dentro il balletto delle quote azionarie e dei passaggi societari anche la moglie Maria Frencesca Toscano (avvocato), la sorella Porzia Maria e il marito di questa Roberto Emo (entrambi commercialisti). Ed è così che in diverse fasi le aziende-nelfrattemponasce anchela“Recim srl”- finiscono in mano ai figli di Giuseppe Rechichi, i gemelli Antonino e Giovanni, e dei fratelli Antonio e Maurizio Lavilla, uno dei quali è genero del boss Tegano. Un lungo e tortuoso giro che porta di nuovo ai vecchi padroni ‘ndranghetisti e che finisce dritto nella Multiservizi di cui il clan deteneva il 33% dela componente privata. direttamente nella societa? Quali sono i «sopravvenuti impedimenti»? Spulciando si scopre che i carabinieri nel 2003 avevano mandato alla Prefettura un’informativa nella quale si evidenziava che Giuseppe Rechichi era al 33% socio della “Icer Impresa costruzioni edile”, azienda in cui un altro 33% era di Sebastiano Nocera. Un personaggino niente male visto che al mo- IL CASO L’Ad dell’azienda smentito dalla Dda LA PRIMA volta che venne arrestato Giuseppe Rechichi (nella foto) a seguito dell’operazione Archim gli investigatori avevano detto che era uno dei soci della Multiservizi. E la cosa venne riportata dalla stampa. La cosa indispetti l’azienda che attraverso il suo Amministratore delegato e direttore generale Paolo Vazzana immediatamente puntualizzo. «Avendo appreso dagli organi di informazione del provvedi- Tutti in carcere dopo le richieste di scarcerazione al riesame mento è in carcere con una sentenza definitiva (del settembre 2004), per omicidio e associazione mafiosa, considerato «appartenente alla consorteria mafiosa denominata “Serraino”, già collaboratore delle cosche Libri, De Stefano-Tegano e Iamonte”». Detta in soldoni Giuseppe Rechichi il certificato antimafia se lo può sognare. Ed è quindi chiaro che ha la necessità di eclissarsi, di sparire dalla società, di scomparire, almeno in maniera diretta. Così avviene. Scrivono gli 007 della finanza «In altre parole, il progetto imprenditoriale, risalente almeno all’aprile 2003, dei fratelli Rechichi (Rosario e Giuseppe, titolari della Sem, ndr) e, per il loro tramite, della cosca di riferimento (i Tagano, ndr), progetto che non aveva potuto avere | IL VERBALE | «Erano solo operazioni per sanare i debiti aziendali» REGGIO CALABRIA - Secondo il racconto fatto da Rosario Rechichi, fratello di Giuseppe Rechichi, non ci fu alcun tentativo di far sparire le società a loro riferite. Ma si tratto semplicemente del tentativo di ottenere mutui dalle banche, che altrimenti trattandosi di aziende in perdita, non avrebbero mai ottenuto. La versione non convince i pm, e tuttavia è importante dare conto dell’interrogatorio di garanzia di Rechichi. RECHICI: «La Comedil, come attività di commercio esiste dal 1958 in quella sede». GIUDICE: «Sì». RECHICHI: «Con la medesima attività, nell’84 è stata costituita una s.r.l. tra me, mio fratello e mio padre, dopodiché è andata avanti fino a quando non sono subentrati i problemi economici». GIUDICE: «Cioè?». RECHICHI: «Ci sono stati molti problemi, abbiamo avuto anche delle vendite, pignoramenti immobiliari, abbiamo avuto dei protesti, quindi le scelte che venivano fatte anche dopo che io sono andato via, perché io sono andato via... mi sono dimesso dalla Comedil nell’agosto del... nel luglio del 2011». AVV. MORACE: «2011?» RECHICHI: «2001, 2001, scusatemi. E mi sono trasferito a Siena, poi sono ritornato qui a distanza di quattro –cinque anni perché c’erano anche i problemi che mio fratello come amministratore non poteva più esercitare, perché io ero rimasto socio, avevo lasciato perdere la gestione...». GIUDICE: «Quindi Lei era rimasto socio, e quando è andato via Lei?» RECHICHI: «Ero solo socio, e non facevo... non seguivo più l’attività, però mio fratello ha avuto una interdizione, per alcuni protesti ha avuto un’interdizione a gestire, quindi ho dovuto fare io ... rientrare come amministratore e poi ho messo le aziende in liquidazione. I passaggi vari che ci sono stati è soltanto perché bisognava essere credibili dove si andava a chiede- redei prestiti,nonc’era moltodanascondere, cioèper fare un’operazione di mutuo, per potere ripianare una certa posizione, noi non avevamo più la fiducia per cui potevamo fare questo, ci eravamo messi prima con i Lavilla perché i Lavilla avevano detto, essendo del mestiere, che volevano ... erano interessati all’attività, e poi hanno visto...». GIUDICE: «E quindi...». RECHICHI: «Hanno visto anche loro che non avevano... forse non c’erano più interessi economici tali, e dopo pochi mesi sono voluti andare via». GIUDICE: «Quindi loro si dovevano...». RECHICHI: «Mio fratello era in difficoltà». …OMISSIS… GIUDICE: «Ci sono domande?». P.M.: «Io volevo solo una precisazione temporale in riferimento a quando suo fratello è stato...». GIUDICE: «Allora per il mio tramite, Pubblico Ministero». P.M.: «E’ stato inter... siccome ha parlato di interdizione del fratello Rechichi Giuseppe, interdizione da possibilità di emettere assegni, ha utilizzato la parola interdizione». RECHICHI: «No, a tutto, ha avuto una interdizione della Prefettura». P.M.: «Sì, quando?» RECHICHI: «Mi pare per 5 anni». P.M.: «Temporale». RECHICHI: «Per i protesti che ha avuto». GIUDICE: «E quando questa interdizione?». RECHICHI: «E non me lo ricordo io, ma mi pare che va dal 2002 in poi». GIUDICE: «Questa interdizione?». RECHICHI: «Non vorrei dire una sciocchezza». GIUDICE: «Quindi prima non c’era». RECHICHI: «No». GIUDICE: «Questa interdizione». RECHICHI: «No, no». P.M.: «Solo questo». …OMISSIS… «Tornai da Siena perchè Pino non poteva fare l’amministratore mento di fermo che ha interessato il Sig. Giuseppe Rechichi, dipendente della nostra società con le mansioni di Direttore operativo, si rende noto che il sottoscritto, in qualità di Amministratore Delegato della Multiservizi RC SpA, ha provveduto a sospendere dalle funzioni e dalla retribuzione il Signor Giuseppe Rechichi, in attesa che venga chiarita la sua posizione giudiziaria. Si ritiene opportuno precisare, con riferimento ad alcune notizie apparse in queste ore, che il Signor Rechichi Giuseppe non è socio privato della Multiservizi RC SpA». I Magistrati non la pensano come lui. esito a causa degli elementi ostativi in termini di certificazione antimafia, trovava la sua definitiva realizzazione nel luglio 2008, previa costituzione della “S.r.l. Recim” in capo ai giovani figli di Giuseppe, Antonino e Giovanni, all’epoca solo ventiduenni, il tutto in perfetta aderenza a quanto stabilito ben due mesi prima della formale costituzione della Gts». stata a Antonino Gennaro Crucitti e sottoponeva lo stesso alla custodia cautelare in carcere in quanto resosi responsabile del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso». L’elenco poi depositato agli atti del Tribunale della libertà prosegue poi ricordando che nello studio di Emo e Zumbo erano seguite anche le pratiche contabili di Serafina Libri, «che risulta essere figlia di Pasquale Libri, attualmente detenuto, capo indiscusso dell’omonima cosca federata al clan De Stefano/Tegano». Lo stesso studio poi seguiva anche la contabilità di Antonio Zindato e Carlo Zindato. «I predetti germani Antonio e Carla Zindato - spiegano gli uomini della Guardia di Finanza da accertamenti anagrafici, risultano figli di Francesco Zindato, capo indiscusso della cosca Zindato - federata alla cosca Libri/De Stefano/Tegano - sino alla sua morte, avvenuta, a seguito di omicidio, nel 1986, in piena guerra di mafia. Le redini della cosca Zindato venivano quindi ereditate dal fratello Antonino, attualmente detenuto e condannato con sentenza definiva ad anni trenta di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso e duplice omicidio». Ovviamente, è bene precisare, che gli esempi elencati dalla Guardia di Finanza, non rappresentano alcun giudizio di merito. Nel senso che non c’è nulla, allo stato, che dica che le persone seguite dalla studio commerciale potrebbero non gestiscano i loro affari e le attività in maniera assolutamente lecita. Tanto più quando si tratta di familiari di pregiudicati, che però potrebbero aver scelto di condurre una vita diversa rispetto a quella di padri, zii, fratelli o quant’altro. L’elenco in questo seno, viene annesso alle carte dell’inchiesta per dimostrare come Roberto Emo in realtà avesse dimistichezza in alcuni ambienti. E che di conseguenza potrebbe, il condizionale è d’obbligo, essersi prestato ad operazioni anche poco chiare che gli sarebbero state proposte da Rechichi o da chiunque altro. Un’informativa, quindi, interamente tarata su Emo e sul cognato Giovanni Zumbo, entrambi coinvolti nell’operazione Astrea ed entrambi agli arresti con l’accusa di intestazione fittizia dei beni ai fini di agevolare l’organizzazione mafiosa. g.bal. Affiorano i nomi di persone legati ai clan da rapporti di parentela NELLE CARTE Caccia ai certificati antimafia della Prefettura NON ERA la prima volta che Giovanni Zunbo e Roberto Emo, si intestavano quote. O che nello studio venivano sottoscritti dei patti fiduciari relativi a diverse società. Il dato che emerge dalle informative della guardia di finanza è è che i due cognati fossero disponibili a sostenere operazioni quantomeno al limite della legalità. E’ vero che ogni volta che un imprenditore viene indagato per fatti di mafia, o peggio condannato, per l’imprenditore stesso le cose si mettono male non avendo più la possibilità di ottenere gli indispensabili certificati antimafia che consento di partecipare alle gare per l’affidamento di appalti pubblici. Un fatto che, secondo quanto emerso nell’inchiesta Astrea, poteva essere aggirato intestando le società a prestanome per poi falle tronare ai familiari degli imprenditori senza pregiudizi. Un sistema che però doveva prevedere delle garanzie per chi cedeva le quote, per evitare che poi i nuovi intestatari potessero rimangiarsi l’accordo. Da qui la sottoscrizione di scritture private. Quelle stesse che la Guardia di Finanza ha ritrovato allo studio di Emo e Zumbo. Documenti che ora sono stati depositati agli atti del processo e che vengono ritenuti distrati prove contro i due professionisti e non solo. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro REGGIO CALABRIA - Le società in odore di ‘ndrangheta sparivano, sparivano sempre. Quando non riuscivano ad ottenere i certificati antimafia dalla Prefettura si inabissavano. Al posto loro spuntavano le facce pulite di imprenditori “onesti”. Teste di legno o complici, che con la giustizia non avevano mai avuto problemi. Così gli affari continuavano sotto traccia, per rispuntare come un fiume carsico anni dopo, intestate a figli e parenti. E’ successo alla stessa maniera con la“Multiservizi”. Lasocietà mista (51% del Comune e 49% Gts- Gestione servizi territoriali) che si occupa della manutenzione della città, era infiltrata dalla ‘ndrangheta. L’ho ha dimostrato l’inchiesta “Astrea” della Dda il mese scorso, ma non è questa la novità. La novità è che è sempre stata infiltrata dalla ‘ndrangheta. Fin dall’inizio, fin da quando è stata ideata la compagine privata, ossia la Gts. La tesi sostenuta dai magistrati (l’inchiesta è firmata dall’aggiunto Michele Prestipino e dai sostituti Beatrice Ronchi e Giuseppe Lombardo) èche GiuseppeRechichi fosse un uomo e prestanome del boss Giovanni Tegano. E che sia riuscito a entrare nella “Multiservizi”attraverso la “Recim”, una società intestata ai figli Giovanni e Antonino, due ragazzetti poco più che ventenni, nel luglio del 2007. Un’ipotesi investigativa che pare solida, anche se ovviamente si tratta di un’impianto che dovrò essere valutato dai giudici in sede processuale. Ora comune, la tesi della Dda si potrebbe ulteriormente rafforzare, retrodatando il momento in cui i Tegano avrebbero messo le mani sulla municipalizzata. Gli uomini della Guardia di Finanza hanno infatti deposita due nuove informative. Materiale esplosivo, in parte acquisito attraverso gli sviluppi dell’inchiesta, ma soprattutto arrivato sul tavolo dei magistrati grazie alle perquisizioni nella studio del commercialista Roberto Emo (anch’esso finito in manette in Astrea). Gli uomini del Colonnello Cosimo Di Gesù ritengono di ver fatto bingo, scoprendo un documento con cui si ricostruisce la vicenda della compagine privata della Multiservizi. Una scrittura privata, che risale almeno al 2004, tra i tre imprenditorireggini cheassieme allaIngest Facility costituirono la Gst che sarebbe poi entrata in società con il Comune. All’epoca Gst era costituita al 55% da Ingest (società che faceva capo alla Fiat), al 20% dal gruppo dei fratelli Cozzupoli, al 15% dalla Tibi 15 (di Michelangelo Tibaldi) e al 10% da Sem di Giuseppe Chirico. Quattro aziende in tutto. A un certo punto però succede qualcosa. Anzi due cose. La prima è che Ingest decide di lasciare il gruppo e di cedere le proprie quote agli altri tre soci. La seconda è che la Sem di Rechichi «per sopravvenuti impedimenti non può partecipare direttamente all’acquisto delle REGGIO CALABRIA Lo “Studio Commerciale associato EmoZumbo dottori Commercialisti” aveva clienti importanti. Clienti importanti e pericolosi. Lo hanno scoperto i Finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, che scoperte le “Scritture private”, che giravano, sono andati a chiedere l’elenco dei “clienti” di Roberto e Emo e Giovanni Zumbo. E più precisamente, l’elenco clienti ditte in contabilità ordinaria (composto da n. 5 pagine), l’elenco clienti ditte in contabilità semplificata (composto da n. 8 pagine) e l’elenco clienti persone fisiche (composto da n. 32 pagine). «La preliminare disamina della copiosa documentazione acquisita - scrivono gli investigatori del colonnello Cosimo Di Gesù - ha permesso di rilevare, ancora una volta, come lo “Studio Commerciale associato EmoZumbo dottori Commercialisti” potesse vantare numerosi rapporti con soggetti appartenenti e/o comunque contigui ad ambienti di criminalità organizzata di questa città». E ancora: «Nel dettaglio, a mero titolo esemplificativo e senza pretese di completezza (attesa la mole di nominativi da approfondire), si segnalano una serie di soggetti». L’elenco è lungo e tra i nomi che affiorano ci sono ad esempio quello di Santo Mario Marcianò «già esercente l’attività di “commercio all’ingrosso non specializzato prodotti alimentari”. Il Marcianò è un noto affiliato alla cosca De Stefano-Tegano, dalla consultazione alla banca dati risulta condannato, l’8 agosto 2010, per associazione di tipo mafioso e già sottoposto a misure di prevenzione personali e patrimoniali. La ditta risulta sottoposta a provvedimento ablativo con commissario giudiziario, dal 13 aprile del 2007». Tra i clienti c’è anche la “Fitland - Società Sportiva Dilettantistica”, «costituita il 9 novembre 2010, esercente l’attività di “attività sportive”. Rappresentata da Antonino Gennaro Crucitti». Si legge nell’informativa degli investigatori: «Il Tribunale di Reggio Calabria - Sezione Gip/Gup - con ordinanza di custodia cautelare personale e reale emessa il 02 novembre 2011, ha disposto il sequestro preventivo della quota sociale di euro 7.000 - pari al 70% - della “Fitland - Società Sportiva”, inte- Venerdì 23 dicembre 2011 ’Ndrine e politica Il consigliere comunale arrestato per i favori fatto ai clan è fuori da Palazzo San Giorgio Plutino sospeso dal Prefetto E dalle carte dell’inchiesta affiorano altri episodi sulla sua disponibilità verso i boss | L’AQUILA | di CLAUDIO CORDOVA REGGIO CALABRIA - Giuseppe Plutino, il consigliere comunale arrestato mercoledì per concorso esterno in associazione mafiosa, è stato sospeso dalle funzioni dal Prefetto di Reggio Calabria Luigi Varratta. Ieri si è appreso poi che gli interrogatori di garanzia si svolgeranno nella giornata di oggi alla presenza del Gip Domenico Santoro e delpm MarcoColamonici. Intanto dalle corte dell’inchiesta affiorano nuovi dettagli. Oltre all’interessamento indebito per permettere l’assunzione di Maria Cuzzola, la nipote di Gino Borghetto, all’interno della segreteria del consigliere regionale Gianni Nucera, il consigliere comunale Pino Plutino non sarebbe rimasto con le mani in mano, ma si sarebbe adoperato per “ringraziare” la cosca Caridi dell’appoggio, in termini di voti, che la consorteria avrebbe assicurato nella campagna elettorale per le ultime consultazioni comunali. Elezioni che videro Plutino ottenere oltre mille voti, di cui addirittura un quarto nelle zone di “competenza” criminale della famigliaCaridi. Plutino,infatti, sisarebbe impegnato per agevolare Rosario Calderazzo, uno dei presunti affiliati arrestati dalla Squadra Mobile,inuna nonmeglioprecisatavicenda. Circostanza che gli investigatori evincono da alcune telefonate intercettate tra lo stesso Calderazzo e Vincenzo Rotta, un altro dei presunti affiliati. Nel corso della conversazione, intercettata il 6 settembre, quindi diversi mesi dopo l’elezione di Plutino, Calderazzo chiede a Rotta di consegnare in giornata qualcosa: “Gliel’avete portate quelle cose?” – “Eh… ancora a casa ce l’ho, in giornata le porto, è urgente?”. Secondo gli investigatori i due parlerebbero verosimilmente di documentazione, che doveva essere consegnata ad una terza persona, con la quale Calderazzo aveva già preso accordi e che gli aveva assicurato il proprio appoggio: “E’ una cosa… siccome avevamo parlato, è una cosa che mi poteva favorire lui, avete capito?... No, io vi ho chiamato, siccome lui mi aveva detto di fargliela avere entro lunedì, avete capito?”. La persona in questione altri non sarebbe se non il consigliere comunale Pino Plutino, come si evincerebbe dal riferimento a un impegno al Comune: ROTTA: Ah, vedi che stamattina lui è impegnato al Comune, va bene? Se riesce a venire a casa per… per l’una e mezza, io vado a casa, perché mi diceva…va bene?--\ CALDERAZZO: Va bene, vi saluto. ROTTA: Io cerco, cerco di trovare il modo per consegnarglielo. CALDERAZZO: Vi saluto, grazie compare Vincenzo. Ulteriore conferma arriverebbe dalle conversazioni in cui Plutino prenderebbe accordi per incontrare Rotta, che poi rassicura lo stesso Calderazzo, persona maggiormente interessata al presunto favore: “Ora vengo da casa sua, gliel’ho dato, tutto a posto”. Plutino, dunque, avrebbe fatto di tutto per “sdebitarsi”del presunto appoggio che gli affiliati alla cosca Caridi gli avrebbero fornito nella campagna elettorale, poi risultata vincente. E secondo il pm Marco Colamonici, che ha curato l’indagine, il trait d’union sarebbe ancora una volta Domenico Condemi. Da qui, dunque, la frase intercettata in cui Rotta richiamerebbe Condemi all’osservanza del patto stretto con Plutino: “Gli ho detto io, digli a Pino “per quel fatto di mio figlio” gli ho detto io, si, non ti preoccupare mi ha detto, anzi, l’altra sera mi ha detto che come vede che non mantiene l’impegno lo prendo a schiaffi mi ha detto, eh, gli ho detto di fare le cose per bene non a schiaffi, e poi di mandarmi a qualcuno della Leonia per aggiustare là”. L’arresto del consigliere comunale di Reggio Giuseppe Plutino | LE REAZIONI | «Più cautela nei giudizi» di ADRIANO MOLLO COSENZA – Giuseppe Scopelliti invita ancora alla prudenza dopo l’ arresto del consigliere comunale del Pdl Giuseppe Plutino. Ieri a Cosenza per due iniziative, il presidente della Regione non si è sottratto ad un commento. «Io dico di leggere bene le carte. Facciamo molta attenzione nell’emettere giudizi e guardiamo il tutto con grande cautela», ha ribadito. «Ci sono familiari di parlamentari – Il presidente della Regione replica all’opposizione ha aggiunto – che in passato sono stati indagati dalla magistratura per situazioni legate alla sanità. Poi ne sono usciti, ma noi con grande umiltà e coerenza abbiamo dimostrato vicinanza nei loro confronti perchè conosciamo le persone. Questo è un comportamento che riteniamo giusto e che fuoriesce dalla logica del cannibalismo e dello sciacallaggio che, oggi, purtroppo, contagia la politica». «Aspettiamo, prima di prendere posizione – ha aggiunto Scopelliti – che ci sia un giudizio sereno da parte di quella magistratura seria che opera nel nostro territorio». Poi Scopelliti ha commentato le iniziative di diversi parlamentari dell’opposizione che hanno chiesto al ministro dell’Interno di verificare il grado di infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’amministrazione comunale di Reggio e di procedere con lo scioglimento del consi- glio. « Noto che alcuni parlamentari si fanno promotori di battaglie a senso unico. - ha commentato Scopelliti Questo dimostra il loro limite». «Questi signori – ha aggiunto Scopelliti – chiedono solo che si guardi a Reggio, dimenticando quello che avviene nelle altre città calabresi. In questi giorni ho incontrato amministratori i quali mi hanno riferito che i loro Comuni sono a rischio dissesto. Qualcuno allora si faccia un giro tra i Prefetti per avere contezza di quanto sta avvenendo nei nostri Comuni». La “famiglia” di San Giorgio Extra era già stata ricostruita attraverso le indagini fatte dai carabinieri Capicosca e affiliati già monitorati in Crimine REGGIO CALABRIA - Le figure dei presunti affiliati alla cosca Caridi, federata al potente e storico clan Libri, emergevano già nelle risultanze delle indagini “Patriarca” e “Crimine”. Domenico Condemi, Vincenzo Lombardo, Rosario Calderazzo e Vincenzo Rotta sarebbero tutti soggetti legati, in un modo o nell’altroal bossSantoEmilioCaridi, già coinvolto nell’indagine “Alta tensione”, coordinata dal pm Marco Colamonici contro le famiglie Borghetto, Zindato e, appunto, Caridi. Già nell’indagine “Crimine”, dunque, viene a galla il ruolo dei presunti affiliati e i contatto con Santo Caridi, fratello di Antonino Caridi, genero del defunto boss Mico Libri e coinvolto nell’indagine “Testamento”, che mise sotto scacco proprio il clan Libri di Cannavò. Rosario Calderazzo, per esem- pio, si rivolgerebbe a Santo Caridi, diventato reggente del clan vista la carcerazione del fratello, per dirimere alcune questioni relative a un lavoro presso un salone di parrucchiere. E Caridi si comporterebbe da vero e proprio boss del quartiere, cercando di sistemare le cose nel modo più semplice: “Voi andate là e gli dovete dire... "a me devi lasciarmi in pace, fatti i fatti tuoi, seguiti a tuo marito altrimenti la pace la perdi, e non armate (create n.d.r.) zizzanie, fatevi i fatti vostri e pensate a quello che dovete fare e non di quello che fanno gli altrio dove vanno a lavorare, va bene?”. Rapporti, quelli della cosca Caridi, che si sarebbero intrecciati anche con altre cosche come la famiglia Iamonte di MelitoPorto Salvo.E quantoSanto Caridi si recherà a Melito, ci andrà accompagnato, tra gli altri, proprio da Rosario Calderazzo. Tante le conversazioni, tanti gli incontri, tra i soggetti coinvolti nell’indagine di due giorni fa. Contatti che risalgono agli passati e che vengono cristallizzati già nell’indagine “Crimine”. Come una cena, tenutasi nel novembre 2007, a cui partecipano Condemi, Lombardo, Calderazzo e Rotta. In L’arresto del reggente del clan Leo Caridi quell’occasione Calderazzo chiede a Rotta se lasera avessero una rimpatriata (“che facciamo.. c'è la facciamo una rimpatriata stasera?”), Rotta risponde di si (“e si,si...”). Calderazzo allora dice di chiamare lui a tutti e due (“e chiamate voi, chiamateli voi… e fatemi sapere, a tutti e due..”). Rotta chiede se si mangeranno una pizza (“ci mangiamo un pizza li sotto “) , ma Calderazzo gli dice che faranno “la rimpatriata”, quindi non mangeranno la pizza (“no la rimpatriata...non ce la mangiamo, non ce la facciamo la pizza li sotto “). Una precisazione che gli inquirenti considerano un passaggio che sancisce così che con il termine “rimpatriata” indicasse in realtà una riunione, e non un semplice momento di aggregazione tra amici. cl.co. Terremoto E’ invalido e finisce ai domiciliari REGGIO CALABRIA - Il giudice per le indagini preliminari del tribunale dell’Aquila Marco Billi ha concesso gli arresti domiciliari a Massimo Maria Valenti, uno dei quattro arrestati nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla procura della Repubblica sui presunti rapporti tra 'ndrangheta e imprenditoria locale per la ricostruzione post-sisma. Ieri prima giornata di interrogatori condotti dal gip Billi e dal pubblico ministero Fabio Picuti, davanti ai quali è comparso, oltre a Valenti, anche un altro degli indagati, l'imprenditore aquilano Stefano Biasini. La decisione di alleggerire la misura cautelare di Valenti è stata presa soprattutto a causa delle sue condizioni di salute. Ha un’invalidità del 100 per cento e oggi è stato accompagnato in Tribunale con un’autoambulanza scortata da una macchina della polizia Penitenziaria. Quanto a Biasini – per tre ore l’imprenditore è stato interrogato - secondo gli avvocati di fiducia, Attilio Cecchini e Vincenzo Salvi, ha riposto alle domande formulate dai due magistrati. Parlando dei lavori di ristrutturazione degli immobili danneggiati dal sisma su cui la procura vuole vederci chiaro, Biasini ha affermato che sono stati eseguiti solo dalla sua societàe cheai presuntisoci in affari affiliati alla 'ndrangheta, l’indagato avrebbe riservato solo la realizzazione di un marciapiede della propria abitazione. Sempre secondo i due legali, Biasini avrebbe dimostrato che gli stessi rapporti di conoscenza con i presunti affiliati alla cosca mafiosa Caridi Zindato si sono interrotti da oltre un anno. Il pmPicuti ha insistito nella misura cautelare in carcere per Biasini anche per verificare la corrispondenza con quanto dichiarato oggi dallo stesso indagato. Il Gip si è riservato di decidere entro pochi giorni. Gli avvocati hanno presentato istanza di revoca della misura con la richiesta, in subordine, degli arresti domiciliari. Gli altri indagati nell’ambito della stessa operazione antimafia sono Antonino Vincenzo Valenti, 45 anni, originario di Reggio Calabria, e Francesco Ielo, 58, anch’egli reggino ma residente ad Albenga (Savona). Coordinate dal procuratore capo Alfredo Rossini, le indagini sono durate circa due anni e hanno evidenziato il forte interessamento degli esponenti della cosca regginaai lavori di ricostruzione. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 8 Primo piano Politici alla sbarra Nell’ambito dell’inchiesta Hydra in 17 scelgono il rito abbreviato A giudizio per voto di scambio L’ex assessore provinciale Marino dovrà comparire in Tribunale insieme ad altri quattro | LE ACCUSE | di ANTONIO ANASTASI C'È ANCHEl'ex assessore provinciale Gianluca Marino, accusato di voto di scambio politico-mafioso, tra i cinque imputati rinviati a giudizio all'udienza del prossimo 29 marzo nell'ambito del processo Hydra, scaturito dall'operazione condotta nel gennaio scorso dalla Squadra Mobile della Questura di Crotone contro le presunte nuove leve del clan Vrenna. Ieri, poco dopo le 18, al termine di una camera di consiglio durata circa tre ore, il gup distrettuale Tiziana Macrì ha accolto in toto le richieste del pm Antimafia Pierpaolo Bruni, lo stesso che ha coordinato la maxi inchiesta e che ha riproposto la richiesta di rinvio a giudizio. Il grosso degli imputati, 17 su 22, ha scelto il rito abbreviato e per loro il processo inizierà il 17 marzo prossimo (sono già state fissate cinque udienze, fino al 20 aprile). Tra gli imputati accusati di associazione mafiosa che figurano nello stesso capo d'accusa contestato a Marino ci sono Michele Cava, 58 anni, e Giovambattista Morabito, 40 anni. In particolare, secondo l'impianto proposto dal pm Bruni, l'associazione mafiosa sarebbe stata finalizzata alla commissione di “una serie di delitti tra i quali quelli di estorsione, detenzione e porto in luogo pubblico di armi comuni da sparo, attentati intimidatori, anche ai danni di familiari di collaboratori di giustizia, per acquisire in modo diretto ed indiretto la gestione e/o il controllo delle attività economiche su tutto il territorio di Crotone e, comunque, per realizzare altri profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri, nonché procurando voti ad altri in occasione della consultazione elettorale del 2009 per il rinnovo del Consiglio provinciale di Crotone”, Cava, infatti, avrebbe procurato i voti al candidato Marino, presentatosi nelle liste elettorali del Pdl, anche se non eletto, in occasione delle consultazioni avvenute tra maggio e giugno 2009 per il rinnovo del consiglio provinciale, dietro la promessa e la successiva elargizione di imprecisate somme di denaro da parte dello stesso candidato. Marino, 39 anni, è accusato di voto di scambio politco-mafioso perché, nella sua veste di candidato, «otteneva per il proprio vantaggio oltre che per quello della coalizione», da parte di Cava, Morabito e altri presunti esponenti del clan la promessa di voti e la successiva espressione del consenso. Tra i cinque a giudizio, accusati di detenzione e spaccio di stupefacenti, ci sono Luigi Spagnolo, 27 anni, al quale viene contestato un viaggio della droga in provincia di Reggio Calabria, per l'acquisto di 462 grammi di cocaina, risalente all’aprile 2009, e Damiano Bevilacqua, 36 anni, che insieme ad altri avrebbe gestito lo spaccio nel rione rom di via Acquabona occupandosi di prelevare e di preparare la sostanza per la vendita al minuto. Estorsioni ai commercianti (tra le parti civili vi è Confcommercio), droga e intimidazioni ai pentiti le accuse contestate agli imputati che hanno scelto il rito abbreviato (Domenico Bevilacqua; Salvatore Ciampà, Claudio Covelli, Pasquale Crugliano; Agostino Frisenda; Carmelo Iembo; Antonio Manetta; Giuseppe Mesuraca; Giuliano Napoli; Francesco Passalacqua; Giuseppe Passalacqua, Leonardo Passalacqua; Francesco Puglies; Armando Taschera; Antonio Gaetano Vrenna; Youness Zari; Massimo Zurlo). Il boss esclamò: «Abbiamo vinto» La difesa: «Il candidato non sapeva di parlare con mafiosi» L’ex assessore provinciale Marino CROTONE - La cosca che segue le operazioni di spoglio. La cosca che esulta quando il presidente della Provincia del Pdl, Stano Zurlo, viene eletto, nel giugno 2009. La cosca nella sede del partito a festeggiare. E' lo scenario messo a nudo dall'inchiesta Hydra, nell'ambito della quale ieri è stato rinviato a giudizio, insieme ad altre quattro persone, l'ex assessore provinciale Gianlu- ca Marino, dimessosi in seguito al clamore suscitato dalla retata del gennaio scorso e da un avviso di garanzia. Quelle accuse costituiscono il fulcro del panorama di elementi al vaglio di una commissione d'accesso antimafia insediatasi nell'agosto scorso alla Provincia e approderanno il prossimo 29 marzo al vaglio del Tribunale penale di Crotone. Perché ultimate le operazioni di voto, e cominciato lo spoglio delle schede, il presunto reggente del clan Vrenna, Antonio, figlio dell'ex boss Pino, pentitosi sul finire dello scorso anno, dialogava con Carmelo Iembo, ritenuto il cassiere della cosca, dicendogli testualmente: «stiamo vincendo fratè… dice che ci dobbiamo vedere con quelli…me lo hanno detto anche a me», seguendo quindi passo dopo passo lo scrutinio che stava determinando la vittoria del candidato di centrodestra. I due interlocutori manifestavano l'intenzione di partecipare ai festeggiamenti in caso di vittoria. Era il 22 giugno: «Io sto andando», annuncia Antonio Vrenna, che subito dopo, con tono vittorioso, contattava alcuni affiliati, in particolare Giovanni Morabito, esultando|: «abbiamo vinto Fratè». Intercettazioni chenel dettaglio sono state ripercorse dall'avvocato Aldo Truncè, che ha tentato di dimostrare che le conversazioni captate dagli inquirenti non corrispondevano alle condotte contestate e che non vi è prova di alcuna promessa elettorale. Sugli aspetti più formali si è soffermato l'altro difensore di Marino, l'avvocato Francesco Laratta, che si è rifatto a sentenze dellaCassazione perdimostrarel'insussistenza del voto di scambio tanto più che i coimputati di Marino erano incensurati e che l'ex assessore non poteva sapere che successivamente sarebbero state accusate di mafia. Marino, noto avvocato penalista, secondo il suo difensore si sarebbe «limitato a chiedere consenso elettorale a suoi clienti o a persone di cui non poteva certo sapere che appartenessero ad alcuna organizzazione criminale». Gli altri difensori impegnati nel processo (buona parte degli imputati hanno scelto il rito abbreviato) sono Mario Nigro, Gianni russano, Giovanni Allevato, Fabrizio salviati, mario Prato e altri. L'operazione “Hydra”, contro le nuove leve del clan, nasce come un'appendice della più vasta inchiesta Herakles Perseus: il boss Pino Vrenna, pentitosi sul finire del 2010, si era sottratto alla cattura nell'aprile 2009, terminando la sua latitanza in un covo di Montalto nove mesi dopo, e seguendo familiari e fiancheggiatori gli inquirenti hanno individuato il nuovo gruppo criminale al cui vertice sarebbe il figlio del capo, Antonio Gaetano Vrenna. a. a. Nei confronti dell’esponente del Pdl, incriminato insieme al padre, fu chiesto l’arresto Usura, estorsione e colletti bianchi Tra gli imputati un consigliere comunale di Cutro e un ex assessore di Scandale CUTRO - Ci sono anche due politici fra le sei persone rinviate a giudizio per usura e altro all'udienza del prossimo 20 febbraio dal gup di Catanzaro Emma Sonni. Si tratta dell'ex assessore del Comune di Scandale Salvatore Rota, di 45 anni, dimessosi da una giunta monocolore Pd in seguito al clamore suscitato dalla vicenda giudiziaria, e del consigliere comunale di Cutro Marco Falcone, 33 anni, del Pdl. Nei confronti di entrambi i politici, il pm Alessia Miele aveva chiesto gli arresti domiciliari, negati dal gip. In quattro finirono ai domiciliari, nel luglio scorso, e all'ex assessore fu imposto l'obbligo di dimora mentre nessuna misura fu applicata nei confronti di Marco Falcone. L'indagine avrebbe fatto luce su tassi annuali del 120 per cento, episodi di minacce, estorsioni e imposizioni di rapporti sessuali in cambio di aiuto. Rinviati a giudizio, dunque, Mario Falcone, di 56 anni, di San Leonardo di Cutro (padre di Marco); Giuseppe Turrà, di 41 anni, di Steccato di Cutro; Marco Falcone, 33 anni, di San Leonardo di Cutro; Antonio Froio, di 42 anni, di Botricello; Francesco Rondinelli, di 41 anni, di Botricello; Salvatore Rota, 45 anni, di Scandale. In particolare, Turrà è accusato, in concorso col cognato Rondinelli, di aver approfittato dello stato di bisogno di Giuseppe Voce, titolare della ditta “Il Mercante” di Botricello, impegnata nella trasformazione del latte e nella produzione di latticini, e del relativo punto vendita, facendosi corri- Marco Falcone Salvatore Rota spondere, a fronte di un prestito di 5000 euro erogato nel maggio 2008, interessi del 10 per cento a partire dal giugno 2008 e fino al gennaio 2009 per un totale di 4000 euro. Sempre Turrà, a fronte di un secondo prestito di 15000 euro, che avrebbe corrisposto in contante a Voce, avrebbe ricevuto, a titolo di interesse del 10%, 15000 euro mensili tra l'agosto 2008 e il gennaio 2009. Infine, a fronte dell'inadempimento dell'obbligazione relativa al pagamento del capitale e degli interessi maturati da gennaio 2009, attraverso la mediazione di Rondinelli, Turrà si sarebbe fatto conse- gnare da Voce, nel marzo 2009, alcuni beni aziendali per un valore di 40.000 euro. Rondinelli, in concorso col cognato Turrà, quale corrispettivo di 20.000 euro più 2000 euro di interessi derivanti dal debito a tasso usurario, si sarebbe fatto consegnare da Voce gran parte dei beni del proprio complesso aziendale. Turrà è accusato anche di tentata violenza privata con riferimento alla frase “Tua moglie non deve parlare altrimenti si merita una fucilata” con cui la consorte di Voce sarebbe stata invitata ad astenersi dal rendere dichiarazioni accusatorie ai carabinieri. Rota è accusata di tentata estorsione in concorso con un certo Gino, non meglio identificato, nei confronti di Voce. “Vi scassiamo il caseificio se non rientra Antonio” (cognato di Voce, ndr) la frase che l'imputato avrebbe pronunciato nel tentativo di prelevare, a garanzia dei debiti contratti, beni aziendali dal valore di 40.000 euro. Mario e Marco Falcone e Froio sono accusati di usura in concorso in quanto, approfittando dello stato di bisogno del solito imprenditore di Botricello, si sarebbero fatti consegnare in garanzia un assegno di 10.000 euro tratto dal conto corrente di un cognato della vittima e poi avrebbero imposto la corresponsione a titolo di interesse del 10 per cento mensile, che sarebbe stato versato a Marco Falcone, in particolare, soltanto in relazione al dicembre 2008. Marco Falcone è anche accusato di aver garantito al padre, impossibilitato a muoversi in quanto detenuto agli arresti domiciliari sempre per vicende di usura, la riscossione degli interessi a tasso usurario. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Luigi Falcone, Pietro Pitari, Gianni Russano, Francesco Verri. La linea difensiva era incentrata sulla tesi secondo cui le condotte contestate non trovano riscontro negli atti del procedimento penale in quanto si tratterebbe di prestiti ricevuti dalle presunte vittime senza corresponsione di interessi e di pagamenti relativi a forniture. a. a. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Primo piano 9 Venerdì 23 dicembre 2011 Venerdì 23 dicembre 2011 24 ore in Calabria Secondo il legale Morelli si rivolse al magistrato quando già era stato escluso dalla giunta Giglio, memoriale della difesa In 24 pagine documentata la carriera del giudice accusato di favori ai clan di CLAUDIO CORDOVA REGGIO CALABRIA - “La carriera del giudice Vincenzo Giglio documenta una costante e rigorosa lotta contro ogni forma di crimine organizzato”. Ventiquattro pagine in formato word per dimostrare l’estraneità del giudice Enzo Giglio rispetto agli addebiti mossi contro di lui dalla Dda di Milano e, di contro, affermare la probità morale del magistrato. Oltre a un intervento piuttosto lungo, al cospetto del Tribunale del Riesame, l’avvocato Francesco Albanese ha infatti depositato una memoria difensiva in cui vengono ripercorsi i comportamenti dell’ex presidente della Sezione Misure di Prevenzione e della Corte d’Assise di Reggio Calabria. Proprio alcuni giorni fa, il Tdl di Milano ha rigettato l’istanza di scarcerazione confermando, dunque, la misura cautelare nei confronti del magistrato, membro di spicco di Magistratura Democratica, fino al momento dell’arresto. Giglio è accusato di favoreggiamento alla cosca Lampada di Milano e di corruzione insieme al consigliere regionale Franco Morelli, anch’egli tratto in arresto su richiesta dei pm coordinati da Ilda Boccassini. Nella propria memoria difensiva, l’avvocato Albanese ha preliminarmente rilevato come Giglio abbia ricevuto alcun tipo di regalia in cambio della presunta rivelazione di notizie riservate: “La stessa copiosa e scrupolosa indagine condotta dall’Ufficio di Procura di Milano – scrive l’avvocato Albanese non ha fatto emergere la ragione economica (ovvero di diversa natura, la quale non è peraltro nemmeno adombrata) in forza e per effetto della quale il magistrato Vincenzo Giglio avrebbe dovuto porre in essere condotte così infamanti, prima per la sua persona e poi per la funzione di magistrato dallo stesso esercitata”. La memoria ha dunque sottolineato come Giglio si sia reso protagonista, nei suoi anni presso la Sezione Il Tribunale del Riesame ha già respinto la richiesta Scambio informativo tra Procure Milano teme le talpe e a Catanzaro blindano il “Rege” di PAOLO OROFINO Il magistrato Vincenzo Giglio Misure di Prevenzione, di provvedimenti contro le famiglie più potenti della ‘ndrangheta reggina, come i De Stefano e i Condello, ma anche i Piromalliegli Alvaro.“Altro che mangiataro”scrive l’avvocato Albanese, stigmatizzando la frase pronunciata a casa del boss Giuseppe Pelle da parte del commercialista-spione Giovanni Zumbo, che definiva in quel modo il giudice Giglio. Ma la difesa supera ulteriormente gli assunti di merito, arrivando ad affermare che il “cugino” citato dal medico Vincenzo Giglio, omonimo del magistrato e anch’egli arrestato, potrebbe addirittura non essere il giudice, ma il politico Pino Alati e l’ennesimo Vincenzo Giglio, di professione avvocato. Soggetti, questi ultimi, che sarebbero stati parimenti in contatto con i membri della famiglia Lampada, che li avrebbe omaggiati con diversi regali e benefit. L’avvocato Albanese ha peraltro contestato molti dei presunti incontri avvenuti tra i Lampada e Giglio, sostenendo inoltre che, non appena il giudice sia entrato a conoscenza della vera natura dei propri interlocutori, si sarebbe immediatamente allontanato da essi: “Appare utile ricordare come tale decisione il magistrato Vincenzo Giglio l'abbia assunta nel mo- mento in cui venne giornalisticamente a conoscenza del coinvolgimento dei Lampada nell'ambito della indagine Meta, tanto che da quel momento in poi ruppe ogni rapporto non solo con costoro, ma anche con i cugini Mario ed Enzo Giglio, rei di aver messo a repentaglio la sua persona e la sua onorabilità di magistrato per avergli fatto frequentare soggetti anche solo lambiti da una attività investigativa vicina a fatti di mafia”. Quanto al presunto accordo con il consigliere regionale Franco Morelli, che avrebbe permesso alla moglie di Giglio, Alessandra Sarlo, di ottenere un importante incarico per volontà della Giunta Regionale, l’avvocato Albanese ha sostenuto la totale assenza di una contropartita reclamata da Morelli dopo la richiesta di Giglio di ottenere uno spostamento di destinazione della moglie. Stando alla ricostruzione difensiva, peraltro, Morelli chiederebbe informazioni circa le indagini sul proprio conto quando, ormai, sarebbegià statoescluso dalla Giunta di Giuseppe Scopelliti. Da qui, dunque, la conclusione dell’avvocato Albanese riguardo “l’assenza di un rapporto sinallagmatico tra la richiesta del Giglio e quella presunta di Morelli”. Regione Calabria Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza U.O.C. Servizi Patrimoniali e Tecnici Manifestazione d’interesse gara a procedura ristretta per servizi di gestione e conservazione archivi telematici; incameramento dati del protocollo telematico, gestione prenotazione prestazioni sanitarie, Call-center telematico (Centro Unico di Prenotazione); riscossione pagamento prestazioni sanitarie (Tickets), attività di ricezione e archiviazione dati sensibili, reception e front-office, presso le varie strutture dell’A.S.P. da affidare ad Imprese e Cooperative Sociali di Tipo “A” e “B”; SCADENZA PRESENTAZIONE DOMANDE: giorno 16 Gennaio 2012. L’Avviso Esplorativo ed il modello della Domanda di Partecipazione sono disponibili presso la Sede dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza in Viale degli Alimena n. 8 Cosenza. ed eventualmente possono essere trasmessi via e-mail a richiesta di parte al seguente indirizzo: [email protected]. Per ulteriori informazioni contattare: Tel. e fax: 0984-893344 e 0984-893443 IL RESP. DEL PROCEDIMENTO Sebastiano Mauceri Tribunale di Crotone Proc. Esec. n. 146/09 R.G.E. G.E. Dr. Francesco Murgo Lotto unico: in agro di Petronà, via G. Falcone n. 16, piena ed intera proprietà di fabbricato rurale con annessa corte, della sup. lorda di mq 870, munito di concessione edilizia. Vendita senza incanto 01.02.2012 ore 12 presso la Sala delle Pubbliche Udienze del Tribunale di Crotone, Via Vittorio Veneto snc - Palazzo di Giustizia. Prezzo base Euro 104.100,00 con offerte in aumento in caso di gara Euro 1.000,00. Presentare offerte entro h. 12 del giorno precedente la vendita presso la Cancelleria del Tribunale di Crotone, Via Vittorio Veneto snc - Palazzo di Giustizia. Data eventuale vendita con incanto 08.02.2012 alle ore 12 presso suddetto Tribunale, con rilanci minimi Euro 1.000,00. Maggiori informazioni in Cancelleria, Custode Giudiziario Avv. Alfonso Mancuso Tel. 0962/771225, sito www.asteannunci.it Tribunale di Catanzaro Esec. Imm. n. 95/05 R.G.E. G.E. Dott.ssa Song Damiani Lotto 1: in Catanzaro, loc. Corace, quota 1/2 di terreno meglio descritto nella relazione di stima in atti. Prezzo base Euro 18.502,20 con offerte minime in aumento in caso di gara Euro 1.000,00. Vendita senza incanto 8.02.2012 ore 10.00 presso il Tribunale di Catanzaro. Termine presentazione offerte entro le ore 12.00 del giorno antecedente la vendita presso la Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari del Tribunale di Catanzaro, unitamente al deposito cauzionale. Maggiori informazioni in Cancelleria, sul sito www.asteannunci.it. CATANZARO - Primo reazione della procura della Repubblica di Catanzaro dopo le notizie sulla presunta presenza di “talpe” presso il palazzo di Giustizia del capoluogo calabrese. Notizie che arrivano pure dall'inchiesta dei pm di Milano su mafia e politica, che ha portato all'arresto del giudice di Reggio Calabria, Enzo Giglio e del consigliere regionale calabrese Franco Morelli, accusati di favoreggiamento nei confronti della cosca milanese dei Lampada. I vertici della procura catanzarese, infatti, da pochi giorni hanno ristretto l'accesso al “Rege”, vale a dire al registro generale sulle notizie di reato, che contiene anche il registro degli indagati. Prima era possibile a tutti gli assistenti dei pm accedere al registro degli indagati. Adesso, con la restrizione introdotta, gli assistenti dei magistrati potranno visionare solo le notizie di reato che riguardano i pm a cui sono stati assegnati. Il gip di Milano Giuseppe Gennari nella sua ordinanza di custodia cautelare era stato chiaro e non aveva usato mezzi termini nell'ipotizzare la presenza di “talpe” negli uffici giudiziari di Catanzaro, evidenziando contestualmente la necessità di nuove indagini per verificare il fondato sospetto. «Ora - ha scritto il gip nella suddetta ordinanza viene fuori che i Lampada hanno avuto garanzie sull'eventuale iscrizione nel registro degli indagati sia per quanto riguarda Reggio Calabria che per quanto concerne Catanzaro. Ma Catanzaro - precisa il gip con tanto di punto esclamativo - non è la sede giudiziaria del magistrato! Come ha fatto a reperire notizie sul quel distretto? Dobbiamo immaginare che lo stesso si sia rivolto ad altri colleghi o a soggetti istituzionali di quel distretto? L'ipotesi - conclude il gip - non è peregrina e dovrà sicuramente essere accertata nella prosecuzione delle indagini». Queste poche righe del provvedimento del gip Gennari, riprese dal procuratore aggiunto di Mila- no, Ilda Boccassini, nel corso di una conferenza stampa all'indomani degli arresti eccellenti, hanno messo in allarme tutti gli operatori della procura di Catanzaro, anche per le annunciate indagini per l'accertamento dell'ipotesi. L'altra novità collegata alla vicenda giudiziaria è che fra la procura di Milano e la procura di Catanzaro, sarebbe in corso uno scambio informativo, verosimilmente finalizzato a chiarire i summenzionati dubbi. L'indiscrezione trapelata ieri, ha ricevuto attendibilissime conferme. Ma oltre la versione “ufficiale” della notizia confermata, c'è una versione ufficiosa dell'indiscrezione, secondo cui gli inquirenti milanesi, durante lo scambio informativo, avrebbero rifiutato di concedere ai colleghi catanzaresi una copia di atti relativi all'inchiesta. Questa “voce” da ieri, circola pure negli ambienti investigativi catanzaresi. Intanto da Milano si viene a sapere che i pm titolari dell'indagine sulla cosca Lampada e sul giudice Giglio, avrebbero messo sotto la lente, alcuni tabulati telefonici, essendo alla ricerca di indizi per scovare l'eventuale “talpa” catanzarese. E la ricerca sicuramente non è facile, visto che fino all'altro giorno chissà quante persone avevano la possibilità di accedere liberamente ed in qualsiasi momento al Rege. La decisone di restringere l'accesso al registro degli indagati è senz'altro un segnale significativo di un momento particolare e per certi versi di una palpabile tensione a seguito di certe notizie diffuse dagli organi d'informazione, ma rese note da un giudice per le indagini preliminari e pubblicamente riprese da un procuratore come Ilda Boccassini. A supporto dell'incriminazione rivolta al magistrato reggino e a Franco Morelli, pesa la prova costituita da un fax ricevuto da consigliere regionale del Pdl, con il quale lo stesso veniva informato che sul suo conto non c'erano indagini in atto. Fax inviato dalla moglie del giudice Giglio. Alcuni atti non sarebbero stati inviati in Calabria E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 12 Colpo di scena nell’inchiesta Why not. Chieste in totale nove condanne per chi era stato prosciolto «Condannare gli ex presidenti» In appello la procura ripropone la richiesta di pena per Chiaravalloti e Loiero di BRUNETTO APICELLA CATANZARO – Nove richieste di condanna per gli imputati prosciolti dal gup il 2 marzo 2010 tra cui gli ex presidenti della Regione Agazio Loiero e Giuseppe Chiaravalloti. L'aggravio di pena per tre persone scagionate da una parte delle accuse e la richiesta di conferma del primo grado per gli imputati che hanno proposto appello. È stato il sostituto procuratore generale Eugenio Facciolla a chiudere ieri la requisitoria del processo di secondo grado a carico di 16 persone, coinvolte nel procedimento “Why not” e giudicate con il rito abbreviato. Era stato il sostituto procuratore generale Massimo Lia che coordina l'accusa assieme al sostituto procuratore generale Eugenio Facciolla, nella passata udienza, a ricostruire il presunto meccanismo illecito che nel corso degli anni avrebbe operato attorno alla gestione dei fondi pubblici in Calabria e che ha portato, ieri, la Procura generale a chiedere la condanna per : Gianfranco Luzzo (1 anno e 4 mesi); Agazio Loiero (1 anno); Nicola Durante (1 anno e 2 mesi); Tommaso Loiero (8 mesi); Giuseppe Chiaravalloti (1 anno e 6 mesi); Franco Nicola Cumino (8 mesi); Pasquale Anastasi (10 mesi); Giuseppe Fragomeni (6 mesi) ed Enza Bruno Bossio (1 anno e 4 mesi). Queste le posizioni per le quali il gup dispose l'assoluzione e contro la quale la Procura propose appello contestando, l'assoluzione del reato di abuso d'ufficio per l'ex presidente Loiero, relativamente al solo capo d’accusa attinente al proget- Agazio Loiero e Giuseppe Chiaravalloti to finalizzato al censimento del patrimonio immobiliare; e l’assoluzione per il capo d’accusa relativo al progetto «Ipnosi» nei confronti di Chiaravalloti. La Procura ha chiesto l'aggravio di pena per gli imprenditori (con- dannati in primo grado e assolto per diversi capi d'accusa): Antonio Saladino condannato a 2 anni (chiesti 4 anni e 2 mesi); Giuseppe Lillo, condannato a 1 anno e 10 mesi (chiesti 2 anni, 1 mese e 10 giorni) e Pietro Macrì, Trematerra: «Chiudere l’A3» CATANZARO – «Sarebbe meglio chiudere l’A3 anzichè tenerla nelle condizioni in cui si trova attualmente». Lo sostiene, in una nota, l’assessore regionale Michele Trematerra. «Il22 dicembre,con unNatale chegià viveuna forteflessione di scambi per la contrazione economica – aggiunge Trematerra –sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria si fanno lavori di somma urgenza che si potevano tranquillamente rinviare a dopo le feste e che stanno bloccando la Calabria. Sarebbe stato piu logico chiuderli questi tratti di autostrada piuttosto che bloccare tutto, creando disagi alla popolazione in aggiunta a quelli che si incontrano ogni giorno». «Vorrei capire –dice ancora Trematerra –quale logica muove l'Anas e quali siano i criteri che ispirano azioni così penalizzanti per la cittadinanza. Sembra quasi che quello accade in Calabria non interessi alla società delle autostrade». condannato a 9 mesi e 900 euro (chiesti 1 anno e 3 mesi). Per Antonio La Chimia (condannato a 1 anno e 10 mesi); Vincenzo Gianluca Morabito (condannato a 6 mesi e 600 euro); Francesco Saladino (4 mesi e 300 euro); e Rinaldo Scopelliti (1 anno) condannati in primo grado, la Procura generale, ha chiesto la conferma della sentenza. Si torna in aula il 13 e il 24 gennaio con le arringhe delle difesa e solo al termine delle udienze i giudici della Corte d'Appello emetteranno il loro verdetto. Intanto l'ex presidente Loiero nella serata di ieri ha spiegato come la richiesta di condanna sia relativa al “reato di abuso in atti d’ufficio dopo che nel primo grado era stata chiesta, per una serie di reati, l’assoluzione da parte della Procura, poi accolta dal gup. Oggi resta in piedi questo reato e sento la necessità di spiegare bene ai calabresi come sono andati i fatti. In sede di giunta – ha evidenziato Loiero - è stato dato mandato alla dirigenza dell’assessorato al Personale di verificare se c'era la possibilità di utilizzare personale che era già in servizio presso la Regione (i cosiddetti interinali), anche per lo svolgimento del censimento del patrimonio immobiliare. La Corte dei conti aveva messo in mora la Regione perché mancava detto censimento. A quel punto ci siamo rivolti ai dirigenti degli uffici competenti, invitando a fare il censimento e la risposta fu che era impossibile espletare il servizio con personale interno, per cui fummo costretti, ripeto, ad affidarlo al personale degli interinali che già c'era». A rischio i conti degli enti Operai forestali chiedono i danni ai Consorzi di bonifica di ADRIANO MOLLO CROTONE - Non aver consegnato il vestiario e i mezzi antinfortunistici agli operai forestali potrebbe costare cara ai Consorzi di bonifica e all'Afor. Da Crotone è partita un'azione giudiziaria da parte di diversi operai idraulico forestali che chiedono il risarcimento danni per il mancato rispetto dell'articolo 35 del contratto nazionale di lavoro. Vertenza, che se accolta dal giudice del lavoro, potrebbe avere effetti devastanti sui conti degli enti e di conseguenza della Regione. L'azione giudiziaria, avviata da diversi operai idraulico-forestali, è promossa da uno studio legale con sede a Cirò Marina ed è basata sulla violazione del contratto integrativo decentrato che recepisce il contratto nazionale e obbliga i datori di lavoro, Consorzi di Bonifica e Afor, a dotare ogni operaio del vestiario estivo (da consegnare ad aprile) e quello invernale (da consegnare entro settembre) e poi caschi, cuffie, inserti antirumore, visiere, occhiali, giacche, guanti antitaglio e antiscivolo, stivali, scarponi. Insomma tutto ciò che occorre in base alle mansioni. Nel caso di mancata conse- gna dell'equipaggiamento il lavoratore può procedere personalmente salvo poi presentare all'ente gestore le ricevute per il rimborso. Nelle prime azioni giudiziarie i lavoratori stanno chiedendo poco più di 11 mila euro a testa, cioè 1.106 euro per ogni mancata fornitura. Solo al consorzio di Bonifica del Crotone sono circa 400 gli operai idraulico forestali che potenziamente potrebbe intentare un'azione giudiziaria, mentre in tutta la Regione solo quelli utilizzati dai consorzi di bonifica sono circa 3.000. Non è chiaro se anche all'Afor ci siano situazione del genere, ciò che è certo è che se il giudice del lavoro dovesse riconoscere il diritto all'indennizzo per i Consorzi si tratterebbe di dover scucire qualche decina di milioni di euro. Buona parte dei consorzi non hanno proceduto a fornire materiale antinfortunistico per mancanza di risorse e sembra che a Crotone l'ultima gara per le forniture di tale materiale sia andato deserto perché nessuna azienda è disposta da fornire materiale senza avere la certenza sui tempi di pagamento. Della questione ora sarà investito anche l'assessorato regionale all'Agricoltura. SAV GIRIFALCO S.R.L. CONSORZIO CALABRIA ENERGIE Via Boccioni 19 – 88046 Lamezia Terme (CZ) INDIZIONE CONFERENZA DEI SERVIZI Avviso di indizione di Conferenza dei Servizi ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. 387/2003; L.R. n. 42/2008; artt. 7 e 8 Legge n. 241/1990 e s.m.i. per il rilascio del provvedimento di Autorizzazione Unica alla società SAV Girifalco S.r.l. con sede in Lamezia Terme (CZ) alla Via Boccioni 19, iscritta al registro delle imprese di Catanzaro P. IVA 03152330795. PREMESSO che codesta Società (subentrata all’originaria richiedente SAV Energy S.r.l.) ha presentato alla competente Regione Calabria, il progetto definitivo per la realizzazione di un impianto eolico da 26 MW denominato «Montagna Ducale» sito nel Comune di Girifalco (CZ) e delle opere elettriche e accessorie ad esso connesse, per l’ottenimento del Decreto di Autorizzazione Unica alla costruzione ed all’esercizio dello stesso, ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. n. 387/2003 e della Legge regionale 29 dicembre 2008, n. 42; che il progetto comprende 13 aerogeneratori, un cavidotto interrato in media tensione a 20 kV ed una cabina elettrica 20/150 kV per permettere l’allacciamento alla rete elettrica nazionale, nonché piazzole di montaggio, relative strade di collegamento e opere di adeguamento della viabilità esistente. Le opere di cui sopra interessano i comuni di Girifalco, Cortale, Maida, S.Floro. RENDE NOTO che la Regione Calabria – Dipartimento Attività Produttive, Settore Politiche Energetiche, Attività Estrattive e Risorse Geotermiche, con pubblicazione sul sito istituzionale in qualità di ente responsabile del procedimento unificato diretto ad emanare il Decreto di Autorizzazione Unica per il Progetto del Parco Eolico «Montagna Ducale» ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. n. 387/2003, della Delibera della Giunta regionale 832/2004 e della L.R. 42/2008, ha indetto la Conferenza dei Servizi, per l’acquisizione di tutte le intese, le concessioni, le autorizzazioni, le licenze i pareri i nullaosta, gli assensi comunque denominati necessari al rilascio del provvedimento di autorizzazione del progetto definitivo ed alle relative opere elettriche, per la costruzione e per l’esercizio dell’impianto di produzione di energia elettrica da fonte eolica. La Conferenza dei Servizi è stata indetta per il giorno 26/01/2012 ore 10.00 presso gli uffici della Regione Calabria, Settore Politiche Energetiche, siti in Santa Maria di Catanzaro, Palazzo Europa e si svolgerà con le modalità stabilite dagli artt. 14 e seguenti della Legge 241/1990. Il presente avviso è da valersi ad ogni effetto di legge, in ottemperanza a quanto richiesto dalla Regione Calabria «Assessorato Attività Produttive». Tutti gli atti relativi al progetto, unitamente ad una relazione descrittiva dell’opera ed ai nulla osta, alle autorizzazioni ed agli atti di assenso acquisiti, sono depositati e potranno essere visionati presso: Regione Calabria Dipartimento Attività Produttive, Settore Politiche Energetiche, Attività Estrattive e Risorse Geotermiche, Palazzo Europa, Santa Maria. A decorrere dalla data del presente avviso, a pena di decadenza, gli eventuali portatori di interessi pubblici o privati, individuali o collettivi, potranno far pervenire le proprie osservazioni (idonee memorie scritte e documenti a mezzo raccomandata A.R.) al Responsabile del Procedimento, presso il Dipartimento Attività Produttive, Settore Politiche Energetiche, Attività Estrattive e Risorse Geotermiche, Palazzo Europa 88100 Santa Maria di Catanzaro (CZ) Tel. 0961/856493, Fax 0961/856439. L’Amministratore Unico Dott. Domenico Ruscigno Via D.M. Pistoia 179 – 88100 Catanzaro INDIZIONE CONFERENZA DEI SERVIZI Avviso di indizione di Conferenza dei Servizi ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. 387/2003; L.R. n. 42/2008; artt. 7 e 8 Legge n. 241/1990 e s.m.i. per il rilascio del provvedimento di Autorizzazione Unica al Consorzio Calabria Energie con sede in Catanzaro alla Via D.M. Pistoia 179, iscritta al registro delle imprese di Catanzaro P. IVA 02812960793. PREMESSO che codesto Consorzio ha presentato alla competente Regione Calabria, il progetto definitivo per la realizzazione di un impianto eolico da 15 MW denominato «Sansinato» sito nel Comune di Catanzaro (CZ) e delle opere elettriche e accessorie ad esso connesse, per l’ottenimento del Decreto di Autorizzazione Unica alla costruzione ed all’esercizio dello stesso, ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. n. 387/2003 e della Legge regionale 29 dicembre 2008, n. 42; che il progetto comprende un numero di 5 aerogeneratori, un elettrodotto interrato in media tensione a 20 kV, una sottostazione elettrica 20/150 kV, che verrà collegata in antenna con la sezione a 150 kV della cabina primaria esistente “Catanzaro 2” per permettere l’allacciamento alla rete elettrica nazionale del parco eolico, nonché strade di collegamento, piazzole di montaggio e opere di ampliamento della viabilità esistente. Tutte le opere di cui sopra interessano il comune di Catanzaro. RENDE NOTO che la Regione Calabria – Dipartimento Attività Produttive, Settore Politiche Energetiche, Attività Estrattive e Risorse Geotermiche, con pubblicazione sul sito istituzionale in qualità di ente responsabile del procedimento unificato diretto ad emanare il Decreto di Autorizzazione Unica per il Progetto del Parco Eolico «Sansinato» ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. n. 387/2003, della Delibera della Giunta regionale 832/2004 e della L.R. 42/2008, ha indetto la Conferenza dei Servizi, per l’acquisizione di tutte le intese, le concessioni, le autorizzazioni, le licenze i pareri i nullaosta, gli assensi comunque denominati necessari al rilascio del provvedimento di autorizzazione del progetto definitivo ed alle relative opere elettriche, per la costruzione e per l’esercizio dell’impianto di produzione di energia elettrica da fonte eolica. La Conferenza dei Servizi è stata indetta per il giorno 30/01/2012 ore 10.00 presso gli uffici della Regione Calabria, Settore Politiche Energetiche, siti in Santa Maria di Catanzaro, Palazzo Europa e si svolgerà con le modalità stabilite dagli artt. 14 e seguenti della Legge 241/1990. Il presente avviso è da valersi ad ogni effetto di legge, in ottemperanza a quanto richiesto dalla Regione Calabria «Assessorato Attività Produttive». Tutti gli atti relativi al progetto, unitamente ad una relazione descrittiva dell’opera ed ai nulla osta, alle autorizzazioni ed agli atti di assenso acquisiti, sono depositati e potranno essere visionati presso: Regione Calabria Dipartimento Attività Produttive, Settore Politiche Energetiche, Attività Estrattive e Risorse Geotermiche, Palazzo Europa, Santa Maria. A decorrere dalla data del presente avviso, a pena di decadenza, gli eventuali portatori di interessi pubblici o privati, individuali o collettivi, potranno far pervenire le proprie osservazioni (idonee memorie scritte e documenti a mezzo raccomandata A.R.) al Responsabile del Procedimento, presso il Dipartimento Attività Produttive, Settore Politiche Energetiche, Attività Estrattive e Risorse Geotermiche, Palazzo Europa 88100 Santa Maria di Catanzaro (CZ) Tel. 0961/856493, Fax 0961/856439. Il presente avviso annulla e sostituisce ogni avviso precedente avente lo stesso oggetto. Il Presidente Dott. Fabio Sabino Dimita E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Calabria 13 24 ore Venerdì 23 dicembre 2011 24 ore Venerdì 23 dicembre 2011 Arrestati pochi minuti dopo un colpo presso una tabaccheria di Palmi. Tre sono minori Presi quattro giovani rapinatori Per minacciare il proprietario usano una scacciacani. Recuperata la refurtiva BLITZ A PLATI’ di ALESSANDRO TRIPODI PALMI - Rintracciati e arrestati in pochissimo tempo quattro giovani, autori di una rapina ai danni di una tabaccheria. Gli agenti del Commissariato di Palmi. Coordinati dal dirigente il vice-questore Fabio Catalano poco prima delle 20.45 di mercoledì sera, intervenivano poco dopo una rapina effettuata presso una rivendita di tabacchi sita in via Concordato da tre individui, travisati con passamontagna, armati di pistola e di coltello. I tre rapinatori avevano asportato denaro contante per circa 2 mila euro e 25 stecche di sigarette, fuggendo per le stradine limitrofe. I rapinatori, sono stati inseguiti fino a un certo punto dal proprietario della rivendita di tabacchi. Le ricerche immediatamente dopo venivano effettuate dalla Polizia che si concludevano sulla via Vesuvio presso uno stabile al cui piano terra era ubicato un magazzino con la saracinesca parzialmente abbassata. Gli agenti accedevano nel palazzo e al piano di sopra rintracciavano un giovane, Francesco Laganà, di anni 19, palmese, che si dichiarava il proprietario del magazzino. All'interno del magazzino venivano rintracciati altri due giovani che si erano nascosti: F.T., di anni 15 e G.F., di anni 17. In un secondo momento per strada, in Via Roma, veniva rintracciato un quarto giovane molto somigliante per fisionomia a uno dei rapinatori che veniva identificato in G.M., di anni 16. Gli agenti recuperavano tutta la refurtiva sottratta nonché le armi utilizzate, ossia una pistola giocattolo del tipo “scacciacani”, senza tappo rosso, perfetta riproduzione di una Beretta modello 92, e un coltello a serramanico con manico avvolto con scotch adesivo. Nello stesso magazzino oltre alla refurtiva veniva, infine, rinvenuto un ciclomotore con targa coperta con foglio di giornale e nastro adesivo. I quattro venivano pertanto dichiarati in stato di arresto per il reato di rapina in concorso. Il Laganà veniva tradotto presso la casa circondariale di Palmi mentre i tre minori venivano associati presso un centro di accoglienza per minori di Reggio Calabria a disposizione della competente A.G. Un risultato eccellente quello della Polizia che raccoglie così i risultati dell'intensificazione delle misure di vigilanza e di controllo del territorio disposta dal Questore della provincia di Reggio Calabria, Carmelo Casabona, per l'approssimarsi delle festività natalizie e di fine anno. In particolare, il dispositivo di prevenzione e repressione dei reati è stato rafforzato per dare maggior contrasto al fenomeno della cosiddetta “criminalità diffusa”. Un plauso agli agenti è giunto dal procuratore capo della Repubblica di Palmi Giuseppe Creazzo: «Mi complimento con gli agenti di polizia di Palmi per la brillante operazione. L'abnegazione e il lavoro di tutte le forze dell'ordine, è garanzia di sicurezza per tutti i cittadini». Droga per i catanesi in manette Pasquale Barbaro SIDERNO - Agenti della Squadra Mobile di Catania e di Reggio Calabria, su delega della Procura del capoluogo calabrese, hanno eseguito tra la Sicilia e la Calabria, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattro persone – due delle quali già detenute ritenute responsabili, a vario titolo, di detenzione e traffico di cocaina con l’aggravante di aver commesso il reato avvalendosi dell’organizzazione logistica della cosca Santapaola. In manette sono finiti: Roberto Illuminato, di 61 anni, Pasquale Barbaro, nato a Platì, di 34, e i detenuti Rosario Tripoto, di 43, al 41 bis, e Santo Tudisco, di 49. Illuminato è stato rinchiuso nel carcere di Bicocca, a Catania, mentre Barbaro è stato rinchiuso nel carcere di Locri. Francesco Laganà Per resistenza In carcere il nipote del boss Tiradritto Il commissario Catalano Giuseppe Morabito SIDERNO - Giuseppe “Ringo” Morabito è finito dietro le sbarre. Il nipote di Peppe “tiradritto” è stato arrestato dai carabinieri di Bianco, diretti dal capitano Francesco Donvito, al culmine di un inseguimento partito dagli imbarcaderi di Villa San Giovanni. Adesso il 34enne di Africo dovrà difendersi dall’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Giuseppe Morabito, nella mattinata di ieri, in compagnia di un’altra persona poi identificata per un reggino conosciuto alle forze dell’ordine, è transitato da Villa San Giovanni proveniente dalla Sicilia, alla guida di una Ford Fiesta. Appena sbarcato dalle navi della Compagnia privata di navigazione, lungo via Marinai d’Italia, si è trovato di fronte un equipaggio del Nucleo Radiomobile della Compagnia Villese mentre effettuava un regolare posto di controllo. All’intimazione dell’alt effettuato dai militari, Morabito ha accelerato cercando di investire il militare e dandosi alla fuga. La gazzella dei carabinieri si è messa subito all’inseguimento. La Ford Fiesta ha compiuto una pericolosa manovra in controsenso urtando anche delle auto parcheggiate e è riuscita a dileguarsi in direzione Reggio Calabria. L'intenso traffico non ha consentito ai militari di raggiungere i due pregiudicati. Immediatamente sono state diramate le ricerche tramite la Centrale Operativa di Villa San Giovanni in tutto il territorio provinciale. Grazie alpiano di controllo del territorio predisposto dal Comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, due pattuglie della Compagnia di Bianco sono riuscite a bloccare l’auto sospetta sulla Statale 106 dopo circa un’ora e trenta di fuga. «Pesante – dice un comunicato dell’Arma – il curriculum criminale dell’arrestato, indicatocome appartenente alla 'ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca MorabitoBruzzaniti-Palamara che opera nel territorio di Africo e zone limitrofe». gio.ve. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 16 Calabria 24 ore Venerdì 23 dicembre 2011 Il presidente replica: «Gli chiesi conto sull’iter e rispose con la richiesta di un incarico» Scontro sui nuovi ospedali Cicconi smentisce Scopelliti sui pareri dati su Infrastrutture Lombarde CATANZARO – Botta e risposta tra il presidente del Comitato di sorveglianza della Sua, Ivan Cicconi e il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti. Cicconi dà una lettura diversa ai pareriper la costruzione di quattro nuovi ospedali e replica al governatore che lo aveva tirato in ballo in qualità di Presidente del Comitato di Sorveglianza della Stazione unica appaltante, in quanto sarebbe in una condizione di “conflitto di interessi lampante, anche perchè era stato chiamato come Responsabile del procedimento per questi progetto”. Ciccone chiede a Scopelliti «una formale smentitaessendo taleaffermazione priva di qualsiasi fondamento». «Non ho mai ricevuto – afferma in una lunga nota Cicconi –comunicazioni oatti, da parte del Commissario straordinario all’emergenza sanitaria pro tempore, di incarichi di alcun tipo che non fossero quelli connessi con l’esercizio del ruolo di Presidente del Comitato di Sorveglianza. In merito poi alla questione delle procedure di gara per l’affidamento della Concessione di progettazione, costruzione e gestione dei presidi ospedalieri, il Comitato è stato investito, a norma della legge regionale 26/2007, con una richiesta di parere da parte della Cgil regionale, con lettera del 30 marzo scorso. Il Comitato, con parere espresso il 20 maggio, mentre rilevava il probabile contrasto con quanto previsto dall’articolo 13 della legge 48 del 2006, con riferimento all’incarico affidato a Infrastruttture Lombarde Spa, si riservava di esprimere un proprio autonomo parere nel merito dellestesse procedure. A tal fine, il Comitato, in qualità di organo di sorveglianza della Sua, titolare delle procedure di gara in oggetto, dopo richieste dirette alle strutture interne della SUA senza esito, richiedeva al Commissario per l’emergenza socio-economica-sanitaria della Regione ed al Commissario della SUA, con formale nota del 29 ottobre scorso, quanto necessario e consentito per esprimere il proprio parere in merito. Ad oggi, mentre leggiamo che le Autorità nazionali sono state messe nelle condizioni di esprimere pareri di merito fornendo loro gli atti e documenti di gara, al Comitato di Sorveglianza non è stato fornito alcun documento». «Con riferimentoai pareridelleAutoritàsulla questioneattinente Infrastrutture Lombarde Spa, l’unica sulla quale il Co- Ivan Cicconi mitato si è potuto esprimere – afferma ancora Cicconi – con tutta evidenza, al contrario di quanto riportato negli articoli di stampa, il dubbio espresso viene pienamente confermato. L'Agcm, nel parere del 6 settembre scorso, in modo esplicito afferma “Si rileva al proposito che l’affidamento diretto nella forma in-house a Ilspa di servizi non qualificabili come strumentali (in quanto non rivolti alla Regione Lombardia) in violazione del citato articolo 13 (l. 48/2006) costituisce condotta idonea ad alterare le dinamiche concorrenziali che dovrebbero governare l’affidamento di servizi pubblici, mirando a sottrarre indebitamente alle regole del mercato la fornitura di un insieme di servizi suscettibili di costituire aggetto di una procedura ad evidenza pubblica». «Proprio sulle questioni di merito poste dalle Autorità - sostiene Cicconi – la richiesta dei documenti di gara ai fini dell’espressione del parere, consentirebbe al Comitato, fuori dalle polemiche politiche dalle quali vuole restare fuori, di fornire un contributo che si ritiene importante per le prospettive della sanità regionale». «Non ci pare - aggiune Cicconi - che si sia colta la dimensione ed i contenuti degli affidamenti delle procedure in itinere. A fronte infatti degli importi ipotizzati,a nostro avviso erronei, dai tre bandi di gara in itinere, circa 280 milioni per lavori e 65 milioni per forniture, i contratti che saranno stipulati a conclusione delle stesse gare avranno un importo di oltre mille milioni, con una prospettiva decisamente critica sulla qualità, costo e trasparenza dei servizi non sanitari affidati al concessionario e non quantificati negli stessi bandi. Personal- mente ritengo che parte delle prestazioni oggetto di affidamento, a parte i dubbi di legittimità o opportunità segnalati dalla Agcm, siano comunque destinate a produrre un impatto negativo sia sulla qualità e costi dei servizi che sugli operatori economici locali interessati per i prossimi trentanni». «Spero vivamente che lei –afferma ancora Cicconi nella lettera a Scopelliti –sia più interessato al merito delle questioni, mettendo il Comitato ed il sottoscritto nelle condizioni di esprimere le proprie competenze per fornire un contributo utile alla comunità regionale, anche a fronte della dichiarata incompetenza di chi è formalmente incaricato di gestire una gara ultramiliardaria». Cicconi, infine chiede un incontro a Scopelliti e e lo stesso presidente con una nota afferma di non conoscere « tale persona né l'ho mai incontrata, mi chiedo - ha aggiunto - se sia lo stesso che in data 26/06/2010 a fronte di una richiesta del sottoscritto, sulle incombenze legate alla costruzione dei nuovi ospedali, mi ha chiesto un incarico professionale, con la definizione del prezzo della prestazione”. Intanto oggi replica la Cgil. Il tavolo Massicci boccia l’accorpamento all’Annunziata «Rogliano deve chiudere» di ADRIANO MOLLO COSENZA - I ministeri dell'Economia e della Salute bocciano il decreto 105 del commissario per il Piano di rientro che prevede il mantenimento dell'ospedale Santa Barbara di Rogliano nella rete dell'ospedale di Cosenza. Il parere è stato comunicato alla struttura commissariale due giorni fa (il 21 dicembre) dal direttore generale del dipartimento programmazione sanitaria Francesco Bevere. Nella comunicazione i due ministeri invita fanno presente che la Regione Calabria aveva inviato il DPGR n. 105/2011 nel quale si prevede, appunto, che il presidio ospedaliero “Santa Barbara di Rogliano”, continui a fare parte dell'Azienda Ospedaliera di Cosenza affidando al direttore generale della suddetta azienda il compito di provvedere alla formalizzazione di tale destinazione, nell'ambito dell'atto aziendale. Per il Santa Barbara erano previsti alcuni posti letto di medicina generale e quindi il mantenimento di posti letto per acuti. I due ministeri fanno presente, invece, che il decreto 18/2010 di riordino delle reti ospedaliera e territoriale, «prevede la trasformazione del Presidio ospedaliero di Rogliano in Centro d'Assistenza Primaria Territoriale “CAPT” (ex Ospedale distrettuale), entro il 31 marzo 2012. Inoltre, la dismissione dei posti letto del Presidio è stata conteggiata nell'ambito della complessiva riduzione della dotazione di p.l.dell'ASP di Cosenza (in totale da 1806 p.l. a 1489)». Secondo i due ministeri, quindi, il decreto 105 «si pone in contrasto con quanto già deliberato dalla Regione e validato dai Ministeri affiancanti in merito alla rete ospedaliera ed alla riduzione dei posti letto». Infatti, in base a quanto previsto nel decreto 18/2010 la Regione avrebbe dovuto dare indicazioni alla Azienda Sanitaria ed alla Azienda ospedaliera in merito alle modalità di trasformazione del presidio di Rogliano in CAPT entro la data prevista onde poter avviare le procedure di cui al Piano ospedaliero. Il tavolo Massicci nella comunicazione del 21 dicembre nel ribadire il parere negativo e chiede di rispettare i tempi nella trasformazione degli altri ospedali così come previsto dal decreto 18. Tale comunicazione rappresenta anche un precedente rispetto all'eventualità di poter rivedere alcune decisioni sulla chiusura degli ospedali. Era stato arrestato nel filone milanese dell’inchiesta “Crimine” A Lamezia c’è un terzo pentito Saverio Cappello vuota il sacco di PASQUALINO RETTURA LAMEZIA TERME - Dopo Angelo Torcasio e Battista Cosentino ci sarebbe un terzo pentito. Saverio Cappello, arrestato a luglio del 2010 in Lombardia (ma Cappello fu arrestato dopo qualche giorno visto che si rese irreperibile costituendosi poi a Vigevano)nel filonemilanesedell'operazione “Crimine” sfociata in una maxi retata fra la Calabria e la Lombarda, avrebbe infatti deciso di collaborare con la giustizia tant'è che i familiari hanno già lasciato la città della Piana. Cappello è ritenuto un esponente della «cosca della montagna», i Cappello - Arcieri, che risultano affiliati ai Giampà, proprio come Angelo Torcasio e Battista Cosentino. Un'altra crepa si è aperta nel sodalizio criminale? Probabile. Gli inquirenti allo stato mantengono uno stretto riserbo, anche su un possibile collegamento fra la collaborazionediCappello equelladiAngelo Torcasio e Cosentino. In ogni caso le cosche lametine potrebbero subire un duro colpo considerato che il numero dei pentiti (allo stato, però, dichiaranti) sta crescendo. E che Saverio Cappello fosse collegato ai Giampà risulta proprio dall'inchiesta “Crimine”. Saverio Cappello infatti finì in manette insieme al cugino Giuseppe. Due «picciotti». Che luglio del 2010 furono coinvolti nella retata milanese. Nella maxi inchiesta erano emersi infatti i collegamenti fra la cosca capeggiata da Antonio Stagno, capo del locale di Seregno, e quella dei Giampà di Lamezia. Nelle carte dell'inchiesta della Dda di Milano, veniva rivelato che dopo la scissione il gruppo capeggiato da Antonio Stagno aveva indirizzato il riferimento calabrese versola famigliaGiampà diNicastro. Per gli inquirenti poi la vera e propria novità rispetto al passato è rappresentata dallo spostamento del gruppo sotto l'influenza della famiglia Giampà di Nicastro, anche per via dei legami di parentela. Antonio Stagno infatti è parente del capocosca Francesco Giampa detto “il professore” in quanto la madre di Stagno, Michelina Giampà, è sorella a Francesco Giampà. E secondo la Dda di Milano inoltra due degli affiliati al sodalizio facente capo a Antonio Stagno erano pro- prio i cugini Saverio e Giuseppe Cappello abitanti a Nicastro e orbitanti nella cosca Giampà, che avrebbero avuto il ruolo di esecutori nella preparazione di un agguato in danno di Francesco Elia, personaggio legato invece all'opposta fazione e, in particolar modo, a Rocco Cristello, ucciso in Lombardia nel marzo 2008. L'azione non si consumò poiché le indagini permisero di rinvenire nelle disponibilità del sodalizio, sia le armi che i veicoli da impiegare per l'azione. E per gli inquirenti l'appartamento di Milano, Via Pianell nr.54, sarebbe stato un vero e proprio “covo”per il gruppo criminale di Antonio Stagno. In questa abitazione infatti, soggiornarono stabilmente gli stessi cugini Cappello, in occasione della loro permanenza a Milano. Emerge dall'inchiesta milanese che l'appartamento di Via Pianelli era sicuramente una base logistica del sodalizio utilizzata in particolare per ospitare persone che dovevano rimanere “coperte” come i cugini Saverio e Giuseppe Cappello che, per gli inquirenti, giunsero a Milano il 23/01/2009 alloggiando nell'appartamento di via Pianelli. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 18 Calabria Venerdì 23 dicembre 2011 Processo “Leucopetra”. In aula uno degli investigatori sul traffico nella cava di Lazzaro Carichi di rifiuti a getto continuo Descritti tre anni di riscontri all’interno del sito di località Giammassaro fico illecito di rifiuti pericolosi. Tra gli imputati Antonio Caserta, amministratore della ditta omonima, considerato dal pubblico ministero organizzatore e promotore, insieme con Giovanni Caserta e Giuseppe Marraffa, di un sodalizio criminale in grado di movimentare non meno di 100 mila tonnellate di rifiuti in due anni, per un guadagno illecito di oltre 6 milioni di euro. Il teste ha ricostruito in aula i numerosi sopralluoghi, i pedinamenti, le analisi di laboratorio, le operazioni di videosorveglianza e intercettazioni condotte per verificare la sussistenza delle ipotesi di illecito. Queste attività investigative non hanno riguardato solo la ditta “Caserta”, ma anche le altre imprese che facevano parte dell’associazione di ANNALICE FURFARI «ABBIAMO monitorato le attività condotte nella cava per tre anni: i carichi di rifiuti arrivavano a getto continuo». È con queste parole che Vincenzo Corso, assistente capo in servizio presso il nucleo investigativo del Corpo forestale dello Stato di Reggio Calabria, ha descritto in un’istantanea il traffico illecito di rifiuti scoperto con l’operazione “Leucopetra”. L’agente è stato ascoltato come teste nella seconda udienza del processo che prende il nome dal promontorio di Capo d’Armi, nel comune di Motta San Giovanni. Proprio lì, in località Giammassaro di Lazzaro, si trovava la cava di argilla di proprietà della ditta “Caserta snc” dove, secondo le indagini condotte dal Corpo forestale dello Stato, sarebbero state sversate migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi provenienti dalla centrale Enel “Federico II” di Brindisi. Il dibattimento ha ripreso ieri, dopo tre mesi di stop, davanti al collegio della seconda sezione penale del Tribunale di Reggio Calabria, presieduta dal giudice Olga Tarzia. In programma vi era l’esame di due testi indicati dal pubblico ministero, il sostituto procuratore Sara Ombra. Si è riusciti, però, a sentirne solo uno, il cui lungo e dettagliato resoconto è stato prezioso per comprendere la genesi e il successivo sviluppo dell’attività investigativa, avviata nel 2005 in seguito agli esposti di alcuni cittadini. L’assistente capo ha partecipato in prima persona alle indagini che hanno poi portato al rinvio a giudizio dei 15 imputati, accusati di una serie di reati connessi, tra cui spicca l’associazione a delinquere finalizzata al traf- Un particolare della cava di Lazzaro temporanea che si era aggiudicata l’appalto di smaltimento dei fanghi Enel, vale a dire la società “Ikos Puglia” e l’impresa “Sabatelli Vito”, entrambe del brindisino. In base a quanto riportato dal teste, la ditta “Caserta” sulla carta recuperava i fanghi della centrale per la produzione di mattone. In realtà si limitava a interrarli nella propria cava dismessa, senza avere l’autorizzazione e per di più in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico. Secondo il pm, quest’attività criminale veniva condotta attraverso false certificazioni, che consentivano ai dirigenti e funzionari della centrale Enel (Diego Baio, Francesco Lemma, Michele Palermo e Carlo Aiello), anche loro imputati, di classificare i rifiuti nocivi, miscelati con materiale inerte, come non pericolosi. L’allarme lanciato dal “Forum di quartiere” durante un incontro con il sindaco Arena e l’assessore Morisani «Il rione Gallico è la Cenerentola della città» DEGLI annosi problemi che affliggono il quartiere di Gallico si è discusso, giovedì scorso, in un incontro pubblico promosso dall’associazione “Forum del quartiere” e tenutosi nei locali della scuola primaria di via Quarnaro in Gallico. Hanno preso parte Demetrio Arena, sindaco della città, Pasquale Molisani, assessore comunale ai Lavori pubblici, e Carmine Federico, consigliere comunale delegato per il territorio della ex IX Circoscrizione ai quali Giovanni Giordano, presidente dell’associazione, ha riproposto i prioritari bisogni del quartiere. Proprio Giordano ha sottolineato come, «restituire decoro e dignità al quartiere che rappresenta la Cenerentola di Reggio Calabria, favorirebbe anche una posi- Platerioti sull’Irpef La Cisl sull’aeroporto tiva ricaduta sull’intera città». «Ciò, però ha continuato il presidente - comporta scelte politiche che siano indice di una nuova visione della politica e della città e, quindi, di rottura con la vecchia logica che ha determinato questo scempio nel nostro quartiere». Ed ancora: «Gallico, negli ultimi quindici anni, ha ricevuto pochissimo o niente e adattando un’espressione tanto cara ai politici del momento è ora che “chi ha avuto di meno prima, abbia di più adesso”». Giordano si è rivolto, ovviamente, ai rappresentanti dell’amministrazione lanciando un appello, «scevro di equivocità, affinché gli interventi su Gallico non siano dettati da situazioni emergenziali ma che siano, invece, il risultato di ben ponderati progetti politici soprattutto per quanto attiene ai punti di priorità, individuati dal Forum e già indicati all’Amministrazione in un documento: lungomare, scuola media “Boccioni”, sicurezza delle fiumare, viabilità e teatro». «Nell’aula - spiega un comunicato stampa - si sono avvertite in modo tangibile la delusione, la rabbia e la sfiducia nei confronti di una classe politica che per anni è stata scarsamente interessata al quartiere e i numerosi cittadini hanno fatto sentire la loro voce, a volte anche in modo aggressivo, riportando sul tavolo della discussione ulteriori seri problemi». «L’obiettività di quanto esposto aggiunge la nota - è stata ricono- sciuta sia dal sindaco che dall’assessore e dal delegato i quali, riconoscendo le responsabilità di una politica miope che ha trascurato il territorio, hanno fornito delle risposte che per il momento fanno del quartiere l’oggetto di un impegno responsabile e fattivo da dover controllare e verificare». A tal proposito il sindaco ha richiesto un nuovo tavolo di confronto con le associazioni del quartiere entro il 20 gennaio prossimo perché «amministratori e cittadini si devono incontrare per acquisire consapevolezza secondo le proprie competenze». Più tecniche le risposte di Morisani il quale ha assicurato «l’interesse per risolvere al più presto i casi della scuola media e della sicurezza dei corsi d’acqua». Guardia Costiera a San Gregorio Intervento dei vigili sul corso «Io come Jung Dogana Ora vi spiego «Non dovete il mio voto» sopprimerla» Abusi edilizi Sequestrati capi denunciati in 16 e gioielli taroccati «NON comprendo davvero dove poggiano le interpretazioni malevole sul mio voto in consiglio comunale che ha sostenuto una proposta diversa rispetto a quella della Giunta sulla questione dell’addizionale Irpef da caricare ai contribuenti reggini per l’anno 2012». Così il capogruppo di Sud, Franco Platerioti, che aggiunge: «Ho votato l’emendamento proposto dall’Udc e dal Polo Civico perché molto più equo e giusto rispetto a quello deliberato. Infatti così, pur garantendo al Comune un gettito più alto, pagano di più solo quelli che guadagnano di più». «Con questo - aggiunge essendo fino in fondo coerente con il progetto nella lista Sud e, con le mie idee, per dirla in modo junghiano, “nella cellula dell’uomo vi è la storia dell’umanità e, da qui, l’inconscio collettivo”». «Eppure, ogni uomo - afferma ancora - non è uguale ad un altro, da questo assunto, la specificità individuale, pur appartenendo alla stessa specie. Così continuerò a fare, pur nella appartenenza alla maggioranza ed al sindaco Arena, appartenenza già in essere e che continuerà». PROSEGUE l’impegno della Guardia Costiera di Reggio Calabria a tutela dell’ambiente e a salvaguardia del pubblico demanio marittimo. L’attività programmatica di accertamento finalizzata alla redazione del documento programmatico regionale di mappatura del litorale, ha consentito di individuare aree costiere particolarmente interessate da fenomeni di degrado ed in molti casi fenomeni di abusivismo. Nel comune di Reggio Calabria, più precisamente la zona di San Gregorio, è stata oggetto di mirata attività di indagine relativa alla presenza di decine di strutture destinate a baracche attrezzi e civile abitazione, prive di concessioni demaniali e di autorizzazioni urbanistico/edilizie. L’attività di indagine, ancora in corso su delega della Procura della Repubblica, ha portato alla identificazione e denuncia di 16 persone nella sola zona di via strada Ferrata di San Gregorio, ed al sequestro nel solo anno 2011 di 7 fabbricati. In data odierna, personale dipendente, ha DOMENICO Serranò, rappresentante della Cisl Funzione Pubblica, lo dice a chiare lettere: «No alla soppressione della Sezione doganale dell'Aeroporto dello Stretto». E, in una nota stampa, spiega: «Non c'è pace per lo scalo aeroportuale reggino. Sotto l'albero natalizio, dopo i 52 voli cancellati, troviamo, con grande rammarico e viva preoccupazione, un altro “regalo” che contribuirebbe, qualora dovesse essere confermato, a ridimensionare lo scalo aeroportuale reggino». Dagli ambienti doganali , infatti, «è filtrata l'ipotesi di soppressione degli uffici doganali aeroportuali che operano con competenza, professionalità e produttività all'interno dello scalo aeroportuale reggino». «La presenza costante all'interno dell'aerostazione della Sezione operativa territoriale doganale denominata “Aeroporto dello Stretto” (istituita con decreto ministeriale) - aggiunge - nelle forme e nei modi attuali ha permesso di contemperare in modo ottimale molteplici e delicate esigenze. Sopprimerla o declassarla vorrebbe dire infliggere un duro colpo, tra gli altri, allo scalo aeroportuale». Le operazioni della Guardia costiera su disposizione del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria, posto sotto sequestro ad un immobile ubicato interamente sul demanio marittimo con annessa area cortilizia adibito a civile abitazione, per un ingombro di circa 100 metri quadrati. La struttura era stata realizzata e mantenuta dall’indagato A.R.G, senza alcuna autorizzazione demaniale ed edilizia. NELL’AMBITO del piano straordinario di controllo sull’abusivismo commerciale disposto dal Comando di Polizia Municipale in occasione delle festività natalizie, personale del Corpo ha effettuato un nuovo intervento finalizzato alla tutela dei consumatori ed al regolare svolgimento delle attività commerciali. In particolare, personale del Servizio operativo, coordinato dalla dottoressa Tiziana Malara, è intervenuto nell’area di corso Garibaldi per contrastare il fenomeno della vendita abusiva su aree pubbliche. Nel corso del controllo sono stati sequestrati oltre 100 pezzi di bigiotteria e 200 capi di pelletteria griffata contraffatta ed è stato deferito all’autorità giudiziaria un minorenne, N. M., di nazionalità senegalese che, peraltro, è risultato privo del permesso di soggiorno. Lo stesso, dopo i controlli effettuati presso la locale Questura da cui è emerso che non era in possesso di alcun documento per l’identificazione, è stato affidato ad una comunità di accoglienza per minori do- Vigili urbani sul corso Garibaldi po aver sentito il magistrato di turno. La vigilanza sulle attività commerciali su aree pubbliche continuerà nelle prossime giornate per assicurare la vivibilità delle aree di maggior pregio della città e per contrastare il fenomeno dell’abusivismo con particolare attenzione all’area di corso Garibaldi. Insomma, prima della corsa ai saldi di fine stagione è partita la caccia ai capi taroccati. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 24 Reggio u APPUNTAMENTI ⊳ Agenda Arriva la Charter Night del Lions Club Reggio Tombolata solidale con Nausicaa al Cedir Filmnoir al Cartella con il bluesman Canale IL 14 gennaio 2012, presso il ristorante L'Oasi, alla presenza del Governatore del Distretto Michele Roperto si svolgerà la 55^ "Charter night" del Lions Club Reggio Calabria Host. "La Charter", carta di fondazione venne consegnataail Lions Club di Reggio Calabria il 26 Gennaio 1957; il 23 Aprile 1957 il Club venne costituito. L’ASSOCIAZIONE Nausicaa Ravagnese propone un nuovo appuntamento all’insegna della solidarietà con la Tombolata solidale 2011. Questo nuovo appuntamento vuole essere un ulteriore traguardo che si andrà a concretare con l’acquisto di un Ecografo , da utilizzare durante le visite oncologiche previste nel programma di screening Nausicaa. Il 28 dicembre alle ore 17.00 al Cedir. SI preannuncia come un vero e proprio evento il concerto che si terrà oggi alle ore 22.30 al centro sociale Cartella di Gallico e che vedrà protagonisti la band dei Filmnoir e il bluesman Domenico Canale, armonica e voce dei Bad Chili e dei Light Chili, assieme sul palco. Chiuderà la serata il dj set ragga/jungle/techno a cura di Rocco Creaco. u L’INIZIATIVA ⊳ u AL CINEMA ⊳ u TANTI AUGURI ⊳ “Rete Radici” per i migranti tra teatro e cinema con Legambiente Aquasi due anni dalla rivolta di Rosarno, reteRadicivuole riaprire il dibattito con una serata di riflessione, arte e cultura. “Mentre i lavoratori migranti sono tornati a centinaia nella Piana, tutte le problematiche analizzate nel dossier “Radici/Rosarno - monitoraggio autunno inverno 2010/2011” rimangono irrisolte. Non solo: si assiste allo stucchevole scaricabarile delle istituzioni e a una campagna d’odio che di fatto tende a fomentare nuove ritorsioni sui migranti”. La serata del 27 dicembre al Random sarà l’occasione per discuterne insieme. Ma quello che reteRadici si propone di fare è“rilanciare l’immagine positiva degli africani e della rivolta: una lezione di civiltà che viene dai cittadini migranti e scuote le coscienze di noi calabresi”. Si tratta del cortometraggio “A chjana”di Jonas Carpignano, vinci- Venerdì 23 dicembre 2011 tore del Premio per il miglior corto nella sezione Controcampo del Festival del cinema di Venezia del 2011, e del monologo teatrale “La spremuta” di Beppe Casales, un’artista veneto che ha realizzato un eccellente spettacolo sulla rivolta di Rosarno incrociando sapientemente storie di ‘ndrangheta e migranti coraggiosi. Nel corso della serata saranno disponibili le copie del dossier monitoraggio 2010/2011” e del film documentario girato da Luciano Pensabene “Rosarno, un anno dopo”. A partire dalle 18.30, nel corso del dibattito che precederà le esibizioni artistiche sarà inoltre presentata la campagna di monitoraggio che la reteRadici intende svolgere anche quest’anno nella Piana di Rosarno. Una campagna che vedrà operare in sinergia gli attivisti della rete e del circolo di Reggio di Legambiente . Cara Stella, quest’anno gli auguri per i tuoi sei anni te li faccio io... Chi sono? Qualcuno mi chiama Santa Claus, altri, come te, Babbo Natale. E siccome ogni giorno parli di me, ieri mi hai scritto una letterina bellissima e mi piaci tanto, quest’anno ti voglio fare una doppia sorpresa: un regalo per il tuo compleanno e poi quello che mi hai chiesto sotto l’Albero. Con i miei più cari auguri, Babbo Natale Se avete da segnalare un lieto evento (ricorrenze, lauree, nozze, nascite) da pubblicare in questa rubrica, inviate un fax al numero 0965/818768 oppure una mail all’indirizzo [email protected] Nuova Pergola tel. 0965 21515 Le idi di marzo ore 16,30-18.30-20.30-22.30 u IL NATALE DEGLI ARTISTI ⊳ Il sodalizio di Livoti tra mostre e celebrazioni SI è tenuta presso la chiesa di Santa Maria del Divin Soccorso la tradizionale Messa degli artisti evento sacro e religioso che ogni anno si celebra in occasione delle festività natalizie. Un evento come ha ricordato Giuseppe Livoti- presidente delle Muse che vuole sancire un rapporto di testimonianza nella città di Reggio Calabria tra gli artisti del tempo attuale che con la loro sensibilità e senso di responsabilità anche artistica comunicano nel contesto dove operano, la necessità di educare al bello. Una celebrazione officiata da Don Giorgio Costantino che ha ribadito come l’arte può con- tribuire a creare nell’uomo di oggi un senso di recupero dei valori. Dopo la celebrazione la cerimonia per i nuovi soci del sodalizio Le Muse con la consegna dei distintivi . A seguire l’apertura della mostra collettiva d’arte dal titolo Particolari con Clara Giandolfo, Rossana Corsaro, Adele Canale, Antonella Minasi, Adriana Repaci, Domenico De Lorenzo, Manuela Morena,Manuela Lugarà, Luisa Malaspina, Davide Ricchetti, Emanuele Taglieri, Giovanna Tripodi, Anna Maria Neri, Silvana Longo. La collettiva si potrà visitare presso la Lampara di Pellaro per tutto il periodo delle festività natalizie . Odeon tel. 0965 898168 Finalmente la felicità ore 16-18-20-22 Cinema Teatro Aurora Tel. 0965 45373 Sherlock Holmes ore17.50-20.10-22.30 Arthur Christmas: il figlio di Babbo Natale dal 23 dicembresolo alle 16 Multisala Lumieretel. 0965 51036 Vacanze di Natale a Cortina ore 16.30-18.40-20.50-23 Sherlock Holmes ore 17.40-20.10-2240 Il gatto con gli stivali ore 16(in 3D) -16.10-18-20-22-17-19-21 Il principe del deserto ore 17.50-20.20-22.50 Don Bosco - Bova M. 0965 766208 Anche se è amore non si vede ore 18.15-21.15 Gentile - Cittanova 0966 661894 chiuso per ferie u FARMACIE ⊳ SERV. DIURNO dalle 8.30 alle 20.00 ScerraVia Reggio Campi, 113 - Tel. 0965 811587 PellicanòViale Calabria, 78 - Tel. 0965 52022 SERV. NOTTURNO dalle 20.00 alle 8.30 Centrale Caridi Corso Garibaldi, 455 - Tel. 0965 332332 Corso Garibaldi, 327 - Tel. 0965 24013 Zona centro Arcudi Corso Garibaldi, 372 - Tel. 0965 24471 Aschenez Via Aschenez, 137 - Tel. 0965 899194 Branca Via S. Caterina, 144 - Tel. 0965 46077 Calarco Piazza S. Marco, 15 - Tel. 0965 896188 S. Brunello Via Manfroce, 39 - Tel. 0965 47581 Castello Romeo Piazza Castello - Tel. 0965 27551 Catalano Via Reggio Modena, 39 - Tel. 0965 51128 Centrale Marrari Corso Garibaldi, 455 - Tel. 0965 332332 Costa Via Spirito Santo - Tel. 0965 27811 Fata Morgana Caridi Corso Garibaldi, 327 - Tel. 0965 24013 u GUARDIA MEDICA 0965 347052 REGGIO/EX VIGILI 0965 347432 ARGHILLA' Periferia Abenavoli Barilla Borruto Via Riparo, 77 - Cannavò - Tel. 0965 673777 Via Sabuada, 67/A - Salice - Tel. 0965 600060 Via Carlo Alberto - Gallina - Tel. 0965 682818 0965 48483 0965 600773 CALANNA 0965 742336 CAMPO CALABRO 0965 751560 CARDETO 0965 343771 CATAFORIO 0965 341300 CATONA 0965 600940 GALLICO 0965 370804 LAZZARO 0965 713355 MODENA 0965 347432 ORTI’ 0965 336436 PELLARO 0965 358385 RAVAGNESE 0965 644379 Bova Brescia Caridi Catalano Catalano Crea Cuzzocrea Infantino Marra Megale Pardeo Pellicanò Pugliatti Ragusa Romeo Salus Neri Stilo Zema Via Nazionale, 163 - San Leo - Tel. 0965 675180 Via Reggio Campi, 67 - Terreti - Tel. 0965 681028 Via Provinciale - Ortì - Tel. 0965 336098 Via Nazionale, 110 - Gallico - Tel. 0965 370043 Via Cozzupoli - Mosorrofa - Tel. 0965 341095 Tr. Fascì, 1 - Saracinello - Tel. 0965 643980 Via Provinciale - Mosorrofa - Tel. 0965 341019 Villa San Giuseppe - Tel. 0965 679010 Via De Marco, 9 - Podargoni - Tel. 0965 740302 Trunca C.da S.Anna - Tel. 0965 346727 Via Cagliostro, 1 - Sambatello - Tel. 0965 344048 Via Nazionale, 695 - Bocale - Tel. 0965 677420 Via Minniti,1 - Serro Valanidi - Tel. 0965 346043 Via Nazionale, 301 - Catona - Tel. 0965 302531 Via Anita Garibaldi, 73 - Gallico - Tel. 0965 370132 Via Nazionale, 28 - Pellaro - Tel. 0965 359468 Via Statale, 181 - Catona - Tel. 0965 302641 P.zza Chiesa Nuova - Rosalì - Tel. 0965 679037 Politeama - Gioia Tauro 0966 51498 Vacanze di Natale a Cortina ore 18-21 Vittoria - Locri 339 7153696 Il gatto con gli stivali ore 16- 18-20 Ligabue in 3 D ore 22 Garibaldi - Polistena 0966 932622 Vacanze di Natale ore 15:30 17:30 19:45 22:00 Nuovo Cinema - Siderno 0964 342776 Vacanze di Natale a Cortina ore 16-18-20:00 22:00 Golden - Roccella 0964 85409 Finalmente la felicità ore 16-18-20-22 u NUMERI UTILI ⊳ ⊳ REGGIO/EX ECA ARCHI Gioffrè Via Cardinale Portanova, 90965 25041 Igea Berti Via Sbarre Inferiori, 371 - Tel. 0965 55977 Labate Via De Nava, 123 - Tel. 0965 21053 Laganà Corso Garibaldi, 573 - Tel. 0965 28032 Lazzaro Via Nazionale, 11Archi - Tel. 0965 42368 Liotta Via Demetrio Tripepi, 30 - Tel. 0965 22991 Monteduro - Stadio Viale Aldo Moro, 4 - Tel. 0965 54552 Pellicanò Viale Calabria, 78 - Tel. 0965 52022 Postorino Via De Nava, 116 - Tel. 0965 891753 Sant'Agata Bova Via Ravagnese, 2 - Tel. 0965 643174 San Pietro Battaglia Via Sbarre C.li, 28 - Tel. 0965 56045 Scerra Via Reggio Campi, 113 - Tel. 0965 811587 Sorgonà Via Sbarre Centrali, 308/a - Tel. 0965 52114 Staropoli Via Demetrio Tripepi, 64 - Tel. 0965 27982 Accad. dei Micenei A.C.I. soccorso stradale Acqua - Segn. guasti Acquedotto A.D.M.O. Aeroporto AGAPE A.GE.DI. AIDS Linea Verde A.I.D.O. A.I.L. A.I.S.M. Alcolisti Anonimi A.T.A.M. A.N.F.F.A.S. Onlus A.N.O.L.F. A.P.T. A.P.T. A.P.T. 0965 621189 116 0965 892944 0965 21313 0965 397465 0965 642232 0965 894706 0965 894545 167 017319 0965 813250 0965 24341 0965 643520 0965 811348 0965 620121 0965 590519 0965 891200 0965 21171 0965 898496 0965 24996 A.R.C.I. A.S.L. 11 A.S.L. 11 Ass. Servizi Sociali Assotur - Gambarie A.V.I.S. Capitaneria di Porto C.A.I. - Club Alpino It. Carabinieri Casa di riposo "Dimora degli Ulivi" CE.RE.SO. Centro Antiveleni C. Cons. Tossicodip. C. Prevenz. Tumori C. di Salute Mentale C. Orientamento Fam. Centro Studi Bosio Centro Tutela Minori 0965 330518 0965 347654/5 167 281518 0965 362602 0965 743061 0965 813250 0965 656111 0965 898295 112 0965 677813 0965 357110 0965 811624 0965 42523 0965 331864 0965 347724 0965 312301 0965 813012 0965 25423 CODACONS Comunità Emmanuel Cons. Tur. Gambarie Consult. familiare Croce Italiana Croce Rossa Italiana Drogatel Droga - Linea Verde Elettricità serv. guasti E.N.P.A.S. ENELTEL ESSOS Ferrovie dello Stato Ferrovie dello Stato Fisco in Linea Guardia di Finanza InformaGiovani InformAffido I.N.P.S. 0965 331017 0965 23240 0965 744002 0965 890004 0965 29993 0965 24444 167 011222 167 019899 800 538833 0965 811820 16444 0965 24353 0965 898123 147 888088 164.74 117 0965 21865 0965 894706 167 551717 Kronos 1991 LegAmbiente L. It. Lotta ai Tumori Motorizzazione Civile Municipio Museo Magna Grecia Numero Blu Num. Verde Sanitario Opera Nomadi Poste Italiane Polizia - Emergenza Prefettura Premio Nosside Pronto Soccorso Polizia Municipale Polizia Stradale Provincia RC Questura S.A.D.M.A.T. 0965 650700 0965 811142 0965 331864 0965 43696 0965 362111 0965 812255 167 090090 167 434211 0965 51010 0965 24606 113 0965 3881 0965 813012 118 0965 53004 0965 812666 167 299000 0965 4111 0965 397292 SER.T. Soccorso in Mare Soccorso in Mare Ass.zione Alzheimer Sportello Donna Telecom Telecom segn. guasti Telefono Amico Telefono Amico Telefono Antiusura Telefono Azzurro Telegrammi - Dettatura T.I.M. Servizio Clienti Trib. Diritti Malato UPPI Unione Italiana Ciechi Università Mediterr. Vigili del Fuoco Vigili Urbani 0965 397354 0965 650090 0965 42530 0965 892541 0965 811010 197 182 800848444 0965 812000 0965 331637 19696 186 119 0965 397113 0965 20501 0965 27505 0965 332202 115 0965 53991 E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 28 Reggio 32 Redazione: via D. Correale, 13 - 89048 Siderno (Rc) - Tel/Fax 0964.342451 - E-mail: [email protected] Il referente del clan catanese era Pasquale Barbaro Sottoscritto un protocollo d’intesa La cocaina per i Santapaola veniva acquistata a Bovalino Otto Comuni puntano sulla differenziata contro il caos rifiuti di GIOVANNI VERDUCI SIDERNO - La cocaina per gli spacciatori del clan Santapaola di Catania partiva da Bovalino. A gestire il lucroso traffico di sostanze stupefacenti sarebbe stato Pasquale Barbaro. Il giovane 34enne di Platì, proprio per questo motivo, è stato arrestato nell’ambito di un blitz organizzato dalle Squadre mobili di Catania e di Reggio Calabria. Nei confronti di Pasquale Barbaro, che era già stato tratto in arresto nel 2009 e scarcerato un anno dopo per il decorso del termine per la trasmissione degli atti alla procura di Reggio Calabria, è stata notificata un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Reggio Calabria Vincenzo Pedone, su richiesta del procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia Nicola Gratteri. La cocaina viaggiava a bordo di autovetture, nascosta anche dentro gli pneumatici, alla cui guida si trovava il catanese Roberto Platania. Gli investigatori della Mobile reggina, diretta da Renato Cortese, e quelli di Catania nel marzo del 2009 intercettarono un carico di circa due chilogrammi di cocaina: un carico dal quale sarebbero state prodotte quasi 6000 dosi medie da immettere nel mercato clandestino. I viaggi da Catania verso Bovalino sono stati registrati dagli investigatori della Polizia di Stato che, durante le indagini, sono riusciti a piazzare delle microspie all’interno dell’autovettura utilizzata per il traffico di stupefacenti e dei rilevaPasquale Barbaro tori Gps per seguirne gli spostamenti in tempo reale. Così come venne analizzato il territorio di Bovalino con un sopralluogo congiunto dei poliziotti catanesi e reggini. Il corriere catanese, che raggiungeva la Calabria scortato da Roberto Illuminato, venne trovato con la droga nascosta dentro lo sportello dell’auto e tratto in arresto. Una mano di aiuto ai magistrati siciliani per chiudere l’inchiesta, poi, è stata data dal pentito Giuseppe Raciti. E’ Raciti stesso, infatti, a illustrare al pubblico ministero che lo stava interrogando la figura di Pasquale Barbaro. «Pasquale Barbaro - spiega Raciti al sostituto procuratore che lo sta interrogando - è un calabrese. E’ vicino al ... prima era vicino a Micomar, che è un personaggio di Platì, successivamente si è collegato ai Papalia che operano a Milano, e se non sbaglio lui si trasferiva a Novara. Comunque i punti di riferimento erano a Bovalino in un gommista che lui gestiva». Pasquale Barbaro per il collaboratore di giustizia siciliano, però, era un pesce piccolo: il rappresentante di una famiglia molto potente e radicata sul territorio nelle cui mani era stato girato il traffico di stupefacenti. «Pasquale Barbaro racconta Raciti nell’interrogatorio del 25 febbraio del 2009 - non è che è il rappresentante della famiglia, Pasquale Barbaro è il pesce più piccolo di una famiglia che poi si collega e si dirama con altre famiglie calabresi fino a Milano». Nei verbali del pentito Raciti i particolari del traffico di PINO ALBANESE Il capo della Squadra mobile reggina Renato Cortese A MONASTERACE Autovettura distrutta da incendio in pieno centro cittadino di VINCENZO RACO MONASTERACE - Autovettura in fiamme a Monasterace lungo la parte sud del corso, che di qui a poco sarà intitolato a Giuseppe Mazzini. L'autovettura in questione è una Peugeot 307 di proprietà di P.G. pensionato monasteracese. Inusuale l'orario in cui è avvenuto il rogo della stessa vettura che ha preso fuoco poco dopo le ore 18 in un punto tra l'altro centrale del paese dove è collocata la chiesa di San Giuseppe Lavoratore. Il rogo è avvenuto proprio in prossimità dell'uscita della santa messa e ha richiesto l'intervento urgente dei vigili del fuoco della stazione di Siderno precipitatasi sul posto dove era parcheggiata la vettura sul lato sinistro della carreggiata stradale (direzione Reggio Calabria). Le cause dell'incendio sembrano essere di natura dolosa vista la presenza di liquido infiammabile appiccato sulla vettura. I controlli dei carabinieri I carabinieri della stazione di Monasterace diretti dal maresciallo Antonio Longo avvieranno le indagini di rito. Non è il primo incendio di autovetture avvenutonegli ultimitempi nella cittadina ionica. Nel rogo delle Peugeot si è perso un pezzo di storia recente di Monasterace ovvero il mitico orologio collocato sul marciapiede di corso Mazzini divampato dalle fiamme. Sono stati “pescati” nell’acque di Ferruzzano SIDERNO - Prossimamente saranno differenti. Differenzieranno la raccolta della spazzatura. Ieri, i sindaci dei comuni di Siderno, Locri, Antonimina, Portigliola, Sant'Ilario dello Jonio, San Luca, Ciminà e Placanica hanno sottoscritto lo schema di convenzione allegato alla nota regionale nella quale sono regolate le modalità di attuazione dell'azione nonché le modalità di trasferimento del contributo assegnato dalla regione Calabria ai comuni o a raggruppamenti di comuni per interventi di progettazione e di realizzazione della raccolta differenziata dell'immondizia. Un problema che attiene la qualità della tutela ambientale e la salvaguardia della vita dei cittadini, attraverso il contenimento delle ripercussioni ambientali e dei costi economici legati al ciclo dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, dalla loro produzione, alla raccolta, al riutilizzo eparallelamente allo sfruttamento dei vantaggi in termini di crescita e occupazione connessi al riuso e al riciclaggio degli scarti. Il governo regionale, per stimolare la raccolta differente del pattume, ha assegnato fondi economici. I sindaci dei sette comuni consorziati hanno dovuto, pertanto, firmare la convenzione nella quale sono regolate le norme dettate dal dipartimento regionale delle politiche ambientali. L'organo collegiale dell'amministrazione Riccardo Ritorto, riunitolo scorso12 dicembreha delegato l'assessore all'ambiente Angelo Alvaro alla stipula dell'accordo tra i sette enti, necessario per poter ot- Per migliorare la qualità della vita dei cittadini della Locride Nell’ambito delle celebrazioni per Santa Barbara Roccella, reperti archeologici Consegnati i riconoscimenti recuperati dalla Capitaneria ai vigili del fuoco di Siderno ROCCELLA JONICA - La Guardia costiera di Roccella Jonica, guidata dal comandante Antonio Ripoli, ha recuperato alcuni frammenti di reperti archeologici. In particolare un peschereccio durante una battuta di pesca nelle acque antistanti Ferruzzano, ha ritrovato e succes- I reperti recuperati sivamente consegnato a questo comando alcuni frammenti di antichi vasi ed anfore. I reperti sono stati consegnati, in data odierna, per il successivo lavoro di datazione e restauro alla dottoressa Iannelli, direttrice del Museo di Monasterace, in qualità di Ufficio periferico della Sovrintendenza per i beni archeologici di Reggio Calabria, che ne ha confermato il valore storico. I reperti archeologici hanno un grande valore di testimonianza in quanto, dal loro studio, è possibile risalire ai costumi e abitudini di vita di popoli che ci hanno preceduto. Nel caso in questione potrebbero essere indicativi di traffici marittimi o rotte commerciali di un lontano passato. di MAURIZIO ZAVAGLI A SIDERNO - Grande giornata di festa per il distaccamento dei vigili del fuoco di Siderno. La ricorrenza di Santa Barbara è stata una occasione per ritrovarsi e stare insieme non pensando, per una volta, ad incidenti stradali, incendi, calamità naturali, frane e smottamenti. L'iniziativa, sostenuta dal comandante provinciale Emanuele Franculli, ha visto la presenza del sindaco di Siderno, Riccardo Ritorto e del vicario vescovile, Cornelio Femia. Quest'ultimo ha officiato la funzione religiosa per i vigili ed i loro familiari presenti. Entrambe le autorità hanno utilizzato parole di elogio e gratitudine per l'attività svolta dal corpo. A seguire vi sono state le consegne di onorificenze, firmate personalmente dal ministro dell'interno: al vigile esperto Domenico Calvi è stata concessa la Croce di Anzianità, “per aver presta- tenere l'assegnazione dei fondi. Alle 11 di ieri mattina ha concluso formalmente l'accordo il primo cittadino di San Luca, Sebastiano Giorgi, poco prima aveva firmato il sindaco di Locri. Lo schema prevede l'avvio di campagne informative rivolte ai cittadini per renderli partecipi sui vantaggi conseguenti dalla raccolta differenziata utilizzando il metodo del “porta a porta”il cosiddetto Pap e la riduzione della frequenza di raccolta dell'indifferenziato a favore del “separato domiciliare” secco e umido. Tra gli obiettivi fondamentali contenuti nella convenzione c'è la promozione diffusa della pratica del compostaggio domestico (o autocompostaggio) e azioni per la valorizzazione a fini energetici della frazione non riciclata dei rifiuti urbani in connessione con la linea di intervento deliberata dall'amministrazione regionale attraverso i fondi Por Fesr 2007/2013. “L'obiettivo dichiara soddisfatto dopo la firma della convenzione il sindaco di San Luca Sebastiano Giorgi - è quello di offrire un servizio di raccolta dei rifiuti adeguato all'incremento dello standard qualitativo della vita dei cittadini. E' ovvio - aggiunge - che le iniziative che avvieremo incideranno in maniera strutturale sulla qualità del servizio di gestione dei rifiuti e garantiranno una graduale difesa dell'ambiente”. I sette enti potranno effettuare il servizio con il proprio organico, oppure affidare il servizio al gestore presente sul territorio, se ne sussistono le condizioni, e ancora, avviare le procedura di affidamento ad altri del servizio comunicando il nome del nuovo soggetto gestore del servizio. Un momento della cerimonia to effettivo e lodevole servizio per oltre quindici anni, dando prova di capacità e zelo” ed all'ispettore in concedo Giuseppe Grasso, “per il lodevole servizio prestato”. La giornata si è conclusa con un rinfresco per tutti. Ad impegnarsi particolarmente per la buona riuscita dell'iniziativa è stata la famiglia del compianto Francesco Caricari (in particolare il figlio Enzo, anche lui in forza al corpo dei vigili del fuoco), a cui è intestato il distaccamento di Siderno. Il pm Fimiani ad Aosta La ‘ndrangheta «Ha numerose sfaccettature» SIDERNO - «E' un fenomeno che può presentarsi con molteplici sfaccettature, dalla gara d’appalto apparentemente regolare a cui partecipano però solo ditte riconducibili allo stesso gruppo sino alle intimidazioni per impadronirsi di attività o denaro altrui, come successo con i quattro fermi di questi giorni. È una 'ndrangheta senza confini, che può imporsi a Reggio Calabria come ad Aosta». Lo ha dichiarato ieri sera ad Aosta Adriana Fimiani, sostituto procuratore della Repubblica presso la procura di Reggio Calabria e già pubblico ministero nel processo per la strage di Duisburg, ospite di Libera Valle d’Aosta e Arma nell’ambito dell’incontro “Un magistrato in trincea”. Ricordando l’importanza della collaborazione tra le diverse procure e le forze dell’ordine, il pm ha spiegato: «Non bisogna avere il mito del singolo magistrato supereroe». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Locride Venerdì 23 dicembre 2011 37 Ufficio di Corrispondenza: Piazzetta 21 Marzo, 9 - 89024 Polistena Tel/Fax 0966.935320 E-mail: [email protected] Dopo lo sciopero finiscono nel mirino i lavoratori del centro commerciale “Le Palme” a Palmi Il licenziamento sotto l’albero La denuncia della Filcams-Cgil: «In tanti per ritorsione non sono stati retribuiti» di MICHELE ALBANESE PALMI - Chi si è permesso di scioperare per rivendicare diritti sacrosanti è stato licenziato, altri ancora sempre per ritorsione non sono stati pagati. Se non è Sud America questa poco ci manca. Il tutto nel silenzio più assordante delle istituzioni preposte che pur interessate di quanto accade fanno orecchie da mercante. Lo denuncia la Filcams Cgil di Gioia Tauro ed i protagonisti di questa assurda vicenda sono alcuni lavoratori del centro commerciale “Le Palme” di Palmi. «Come avevamo anticipatamente comunicato mesi fa scrive Valerio Romano, segretario della categoria che organizza i lavoratori del settore commercio - il modo indiscriminato di procedere all'organizzazione del lavoro da parte dell'azienda sta avendo i suoi effetti. Infatti dei lavoratori scioperanti, dello scorso mese di settembre ne è rimasto solo uno, ad oggi l'azienda ha pensato bene, prima di licenziare i due lavoratori durante la giornata di sciopero, poi ha provveduto a non retribuire i lavoratori dal mese di ottobre, costringendo così molti di essi alle dimissioni per giusta causa e licenziandone altri due per riorganizzazione del punto vendita, proprio a pochi giorni da Natale e considerando che ancora oggi a distanza di pochi mesi deve saldare tutte le spettanze hai lavoratori, cioè le mensilità, le tredicesime, la quattordicesima, le ferie ed i permessi non goduti ed il Tfr». Ed aggiunge: «Ci lascia davvero sconcertati questo accanimento da parte della direzione del supermercato Crai di Palmi, contro chi ha chiesto solo il rispetto dei propri diritti, e pensa ancora una volta di poter passare sopra I lavoratori del centro commerciale “Le Palme” tutto e tutti non curandosi degli effetti e decidendo sulla pelle dei lavoratori e delle loro famiglie, con azioni unilaterali come un dittatore fa con un popolo oppresso. E pure nei mesi scorsi avevamo aperto un tavolo di trattativa, con la responsabile del personale, che però per motivi mai specificati, è scomparsa facendo perdere le tracce di se, senza dare nessuna spiegazione ed interrompendo il tavolo di concertazione aperto per risolvere i problemi». Tristi ed amare le considerazioni di Romano: «Pensavamo che, il tempo della schiavitù, dei mancati diritti, quel tempo in cui i datori di lavoro decidevano senza curarsi dei problemi dei lavoratori, erano passati da un pezzo. Ancora oggi invece assistiamo, nella nostra terra a datori di lavoro, che sono per lo più dei “Prenditori” e non degli “Imprenditori” che succhiano il sangue dei lavoratori come dei vampiri assetati di sangue, non pagandogli la retribuzione e licenziando non curandosi, di nessuna legge di stato, ed è proprio qui che lo Stato dovrebbe intervenire, non riformando le pensioni, oppure l'articolo 18, ma cambiando quella parte normativa che consente ai datori di lavoro di poter fare imprese in queste condizioni». Ma c'è ancor più grave nelle parole del segretario della Filcams: «Avevamo interessato nei mesi scorsi l'intervento dell'ispettorato del lavoro, ed avevamo chiesto a loro di far piena luce su questa condotta da parte dell'azienda, oggi ancora attendiamo fiduciosi, il risultato della visita Ispettiva, che però tarda ad arrivare e che ci auguriamo nei prossimi giorni possa fare piena luce su tutte le ina- dempienze fatte dalla Crai di Palmi. Ricordiamo - aggiunge comunque Romano - che la nostra azione non si esaurirà così, la Filcams Cgil della Piana di Gioia Tauro, ha già avviato le procedure per il recupero delle somme ed ha depositato nei confronti dell'azienda un articolo 28 per condotta antisindacale, inoltre insieme alle azioni legali, stiamo programmando una manifestazione pubblica coinvolgendo la società civile di Palmi e tuttii lavoratori del commercio, davanti al centro commerciale le palme, per far uscire fuori lo sfruttamento che vige nel nostro territorio, con salari di molto al di sotto del contratto collettivo nazionale che nella stragrande maggioranza dei casi non viene mai rispettato, come alla Crai di Palmi del centro commerciale le palme luogo di soprusi e negazione di diritti». Il sindaco di San Ferdinando chiama in causa il ministro dello Sviluppo economico Rigassificatore, appello a Passera Madafferi ribadisce il no: «Siamo all’oscuro di qualsiasi iter progettuale» di KETY GALATI SAN FERDINANDO - Il sindaco di San Ferdinando, Domenico Madafferi fa sul serio. Dopo aver assunto la linea “antirigassificatore” nell'ultima seduta del consiglio comunale, dichiarando apertamente di non avere vincoli di maggioranza ed aprendo alla minoranza, il primo cittadino ieri mattina ha preso carta e penna per scrivere all'attuale ministro delle Infrastrutture e dello Sviluppo economico, Corrado Passera. Con parole molto chiare, l'amministratore chiede a Passera di convocare immediatamente un incontro per avere «le doverose informazioni» sull'iter di procedura relativo al mega impianto di rigassificazione, che sarà gestito dalla società “Lng Med Gas”, qualora esso sarà costruito. Madafferi trova inoltre «stupefacente» il fatto che il sindaco del Comune in cui dovrebbe sorgere la suddetta opera, che, ricadrà quasi totalmente sul suo territorio, non abbia ancora ricevuto alcuna informazione ufficiale a riguardo, «dopo i rilievi del progetto mossi a suo tempo dal Consiglio superioredei LavoriPubblici che aveva definito inidoneo il sito sul quale dovrebbe essere realizzata l'opera». A questo punto, il sindaco sanferdi- nandese, si appellaalla sensibilità del ministro romano, affinché prenda in considerazione la sua richiesta, essendo tra l'altro “impreparato” nel dare delucidazioni precise ai propri cittadini, i quali chiedono notizie in merito. Non solo. Il sindaco vorrebbe dare risposte precise anche all'opposizione ed alleassociazioni ambientaliste locali, che, continuano a protestare contro l'impianto e contro di lui per non aver assunto una posizione ufficiale. Madafferi poi scende nei dettagli, comunicando che «dall'Autorità portuale è stato informato, ufficiosamente, che il progetto del costruendo rigassificatore è stato ri- messo alla predetta Autorità per una valutazione di propria competenza». Lo stesso apre una breve parentesi sul fatto che «il Comune di San Ferdinando di circa 4500 abitanti, quando fu richiesto il parere vincolante era amministrato da una Commissione straordinaria essendo stato sciolto per condizionamento mafioso», come del resto anche gli enti comunali di Gioia Tauro e Rosarno. Infine, Madafferi, ha voluto ricordare che «nel suo Comune insiste la maggior parte delle infrastrutture portuali e della retrostante area industriale, che non esita a definire «deserto industriale». Ecco le strategie oppressive delle ’ndrine In contrada San Filippo a Palmi Minacce, lettere e telefonate per gli imprenditori aostani Guida senza patente sorvegliato speciale arrestato dalla polizia dopo una breve fuga di DOMENICO GALATÀ SAN GIORGIO MORGETO - «Se voi volete lavorare da adesso in poi...dovete pagare avete capito? allora vi dico una cosa: non vi rivolgete a persone che ritenete 'ndranghetisti, insomma persone dell'ambiente, perchè perdete tempo». È uno dei passaggi contenuti nel decreto di fermo per indiziato di delitto firmata dai Pm Daniela Isaia della procura di Aosta e Stefano Castellani della Dda di Torino, nei confronti di Giuseppe Facchinieri, i suoi cognati Giuseppe Chemi, di 51 anni e Roberto Raffa, di 36 anni, e Michele Raso, di 49 anni, fermati dai Carabinieri del Comando di Aosta con l'accusa di minacce ed estorsione nell'ambito dell'operazione “Tempus Venit”. Destinatario della telefonata intercettata è Luigi Monteleone, imprenditore del settore del re- cupero archeologico, verso il quale gli indagati non avrebbero fatto in tempo a richiedere somme di denaro per l'intervento delle forze dell'ordine. Differente invece la situazione di Giuseppe Tropiano, l'imprenditore originario di San Giorgio Morgeto, che, come hanno spiegato gli inquirenti, oltre alle richieste estorsive sarebbe stato oggetto anche di un disegno finalizzato alla sua eliminazione. A lui sono state indirizzate quattro lettere (di cui una correlata da proiettili) al fine di estorcergli denaro (il 3% del maxi appalto per la ristrutturazione e trasformazione dell'ex residence Mont Blanc di Aosta). A spedirle il sedicente avvocato Silente, che davanti alle richieste di spiegazioni da parte dell'imprenditore rispondeva: «Non posso venire lì. Non ha capito allora. Non è che posso veni- Gli indagati intercettati «O pagate oppure qui non lavorate» re a prendermi un caffé in ufficio. Sono un sorvegliato speciale». Ad ogni lettera seguiva una telefonata «per sondare le intenzioni della vittima». Gli episodi intimidatori nei confronti di Tropiano non si limitavano alle sole lettere. Facchinieri, Chemi e Raffa sono anche accusati in concorso di “aver esploso o aver fatto Gli inquirenti della Valle d’Aosta esplodere due colpi di imprecisata arma da fuoco cali- timidazione e omertà, ingenebro 12 contro l'abitazione della rando nelle vittime la convinziomoglie del fratello di Tropiano». ne che la minaccia provenisse da I tre, inoltre, condividono l'ac- un gruppo delinquenziale orgacusa «di aver appiccato il fuoco nizzato di stampo mafioso. Atti ad una pala meccanica Vernieri diretti in modo non equivoco a n.635, di proprietà della Ar- procurarsi un ingiusto profitto cheos, l'11 settembre scorso a con relativo danno per Giuseppe Quart». La matrice dei tentativi Tropiano e Luigi Monteleone». Tra le ipotesi di reato contestaestorsivi è resa in maniera esplicita dagli inquirenti nelle pagi- te ai quattro fermati, però, non ne del decreto di fermo: «I reati figura l'aggravante mafiosa anestorsivi sono stati commessi - si che se alcuni di essi vengono rilegge nel documento - mediante tenuti dagli inquirenti come ricorso a sistematiche minacce contigui alla cosca Facchineri di tali da ingenerare un clima di in- Cittanova. di ALESSANDRO TRIPODI PALMI - Un sorvegliato speciale è stato arrestato perché sorpreso alla guida di un'automobile, seppure fosse sprovvisto. Gli agenti del commissariato di Palmi hanno infatti sorpreso, mercoledì intorno alle ore 21, mentre transitava in contrada San Filippo a bordo di un fuoristrada, il pluripregiudicatoVittorio NinoTripodi,di 47anni, sottoposto a regime di sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di Palmi. La misura preventiva, com'è noto, comporta tra le prescrizioni il ritiro di qualsiasi autorizzazione di guida. Tripodi, quindi, dopo un breve tentativo di fuga, veniva subito bloccato dalla volante e condotto negli uffici del Commissariato venendo dichiarato in stato di arresto, in flagranza di reato, per violazione dei vincoli derivanti dalla misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno. L'uomoè statotradottopressola casacircondariale di Palmi. Risulta, quindi, efficace l'azione di prevenzione e repressione dei reati messa in campo dal commissariato di Polizia di Palmi, diretto dal vicequestore Fabio Catalano, nel quadro delle direttive del questore di Reggio Calabria, Carmelo Casabona. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Piana Venerdì 23 dicembre 2011 Interrogazione di Maria Grazia Laganà al presidente del Consiglio e al ministro dell’Ambiente No alla discarica di Melicuccà «Massima trasparenza per tutelare la salute delle popolazioni locali» MELICUCCA' - La problematica relativa alla discarica di località La Zingara a Melicuccà, oggetto di numerose denunce dei cittadini e delle associazioni ambientaliste, è al centro di un'interrogazione parlamentare di Maria Grazia Laganà Fortugno del Pd al presidente del Consiglio, Mario Monti, e al ministro dell'Ambiente, Corrado Clini. Nell'atto la parlamentare ripercorre le tappe della vicenda, cominciataquando «il commissario delegato per il superamento dell'emergenza rifiuti in Calabria autorizzava la costruzione di una discarica di rifiuti solidi urbani» in quel sito. Una questione che ha registrato un'immediata e ferma presa di posizione della popolazione del luogo, con la denuncia di «presunte irregolarità sia nella scelta del sito, sia nella realizzazione della stessa» da parte «delle associazioni ambientaliste locali e da ultimo della Cgil». Dai reportage giornalistici, evidenzia Maria Grazia Laganà Fortugno, «si evince che nei pressi del sito individuato per lo smaltimento dei rifiuti vi erano pozzi artesiani, poi asciugati ed interrati, riconducibili alla sottostante falda acquifera che alimenta l'acquedotto denominato “Vina”. Tale acquedotto rifornisce di acqua i comuni di Palmi, Seminara, Melicuccà S. Anna, Taureana, parte di Gioia Tauro e parte di Rosarno.Ilrischio concretodiun'eventuale contaminazione delle acque potabili ha altresì indotto il commissario prefettizio di Palmi ad inviare al commissario straordinario una nota nella quale chiedeva rassicurazioni in merito». Sempre rivolgendosi al premier e al ministro dell'Ambiente, l'onorevole Laganà Fortugno sottolinea come si stiano «riscontrando, nei lavori di realizzazione della discarica, delle differenze sostanziali rispetto al proget- La parlamentare del Pd Maria Grazia Laganà to iniziale presentato, difformità che riguarderebbero le effettive dimensioni realizzate che vanno ben oltre quelle riportate inizialmente. Altro aspetto che desta preoccupazione è la presenza, proprio nel mezzo della discarica, di tralicci della società “Terna” di tensione nominale 380.000 volt, i cui cavi passano proprio sopra le vasche di accumulo, da dove secondo quanto in progetto dovranno essere estratti biogas facilmente infiammabili». Per questo, l'esponente calabrese del Pd chiede ai rap- presentanti del governo se intendano attivarsi «affinché vi sia la massima trasparenza sia durante la finale fase realizzativa che durante la gestione della discarica in grado di rassicurare le popolazioni locali», sollecitando inoltre «verificheperiodiche, da partedei soggettiproposti a controlli sia regionali ed eventualmente nazionali, che attestino la regolarità dei lavori e la loro conformità al progetto presentato ed alla normativa vigente». Inoltre, l'interrogazione rimarca la necessità di «approfondire le motivazioni che sono state alla base della scelta del sito, visto che proprio in prossimità di esso vi sono già altre discariche esaurite e non ancora bonificate le quali già sottopongono l'intero territorio a stress ambientali di un certo rilievo e visto che per la realizzazione di tale opera sono stati divelti storici uliveti come attestano numerose testimonianze». Infine l'onorevole Laganà Fortugno chiede a Monti e Clini se non ritengano «utile predisporre un'equipe di esperti terzi in grado di riscuotere la fiducia dei cittadini, da affiancare ai normali organi preposti». Reportage fotografico per Antonino Scopelliti e Nicholas Green Successo di pubblico alla mostra ROSARNO - Il memorial fotografico dedicato ad Antonino Scopelliti ed a Nicholas Green unitamente alla mostra di pittura dell'artista calabrese Cetty Quartarone, recentemente scopertadaVittorio Sgarbi,hannoincantato il numeroso pubblico. Appuntamento alla scuola media Scopelliti-Green diretta dal preside Vincenzo Muratore anima delle suddette iniziative, il quale, ha parlato a tutto campo dell'impegno dei docenti nella formazione degli alunni e della prossima realizzazione di un laboratorio informatico scientifico matematico, dove saranno svolte attività finalizzate alla promo- Ucciso nei campi nazisti in Germania zione ed alla diffusione della legalità. Il momento più significativo della serata, allietata dal concerto di Natale degli alunni della Green è stato dedicato alla commemorazione del giudice Scopelliti assassinato barbaramente nell'estate del 1991 e del ragazzo americano Nicholas ucciso da un colpo di pistola mentre viaggiava sulla Salerno-Reggio Calabria durante una vacanza in Italia con la sua famiglia. E' stata il sindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi, a scoprire una targa ricordo collocata all'ingresso dell'istituto tra applausi e commozione. k.g. Una fase del presepe vivente A Taurena di Palmi un Presepe vivente nel segno della pace di GIUSEPPE e SIGFRIDO PARRELLO PALMI - Si svolgerà nel quartiere di Taureana di Palmi nei giorni 23 e 30 dicembre e 6 gennaio, il presepe vivente della Pace nel segno della solidarietà, dedicato al Beato Giovanni Paolo II come testimone di pace del XX secolo, a San Francesco D'Assisi ideatore del Presepe e alla beata Madre Teresa di Calcutta Premio Nobel per la Pace. Realizzato dal Comitato di Maria Santissima dall'alto mare'', guidato dal presidente Rosario Gentile, curato dai ragazzi e dai giovani della Parrocchia di San Fantino, diretto artisticamente da Daniela Romeo, con il patrocinio della Regione Calabria, della Provincia di Reggio Calabria e del Comune di Palmi. Il Presepe vivente avrà inizio oggi alle ore 18, con l'arrivo della Madonna e di San Giuseppe accompagnati dal melodioso suono delle zampogne, l'arrivo del divino bambino di Betlemme, pregiata immagine proveniente dalla Terra Santa e data in dono alla parrocchia da una famiglia di Taureana, la benedizione dei bambini e dei bambinelli del presepe da parte del vescovo della diocesi, monsignore Luciano Bux. Il 30 dicembre, in collaborazione con il centro volontariato “Presenza“ di Palmi, ci sarà una raccolta di giocattoli che saranno donati ai figli dei detenuti o a chi ha subito violenza e si concluderà il 6 gennaio con la celebrazione della Santa Messa alle ore 17, caratterizzata dall'arrivo dei magi a cavallo a cura dei cavalieri di San Fantino, guidati dal responsabile, Antonio Borgese. Le strategie sui Pisl dell’Amministrazione di Terranova Sappo Minulio Ritorna a Rosarno dopo 66 anni la salma dell’eroe Sabatino Intesa con il Santuario Crocifisso per l'utilizzo sociale di un immobile Si punta alla qualità della vita di KETY GALATI ROSARNO - La sua amata, una donna di origini iugoslave, lo aspettò tre anni nella città di Rosarno, ma Francesco Sabatino, ucciso in un campo di concentramento tedesco, non fece mai ritorno nella sua terra, prima di martedì scorso. Sono passati sessantasei anni da allora. Eppure, l'altro ieri, la salma del soldato Sabatino ha fatto ritorno a casa, dopo essere stata ospitata in un cimitero di Berlino. Tutto ciò è potuto accadere, grazie all'impegno dell'amministrazione comunale guidata dal primo cittadino Elisabetta Tripodi che ce l'ha messa tutta per riportare le ossa del caduto in guerra nella sua amata Rosarno, facendo così un regalo preziosissimo alla nipote, la quale, ha scoperto dopo costanti ed attente ricerche dove si trovava il caro nonno. Per accogliere l'eroe di guerra, che ha versato il suo sangue per l'Italia durante la seconda guerra mondiale e commemorare questo importante momen- to di storia, il sindaco, la sua giunta, i consiglieri comunali, le forze dell'ordine ed i familiari di Sabatino, incuranti della pioggia e del pungente freddo, si sono ritrovati in piazza Valarioti. Nel totale silenzio, gli stessi hanno formato un corteo che si è mosso fino a raggiungere il Duomo, dove l'arciprete don Pino Varrà ha celebrato una messa solenne in onore del caduto in guerra. Dopo la funzione religiosa, il corteo si è ricomposto raggiungendo Largo Bellavista, dove il primo cittadino Tripodi, con commozione ha salutato i presenti, leggendo una lettera che Sabatino aveva inviato poco prima di morire alla famiglia, nella quale, il soldato sperava di tornare a casa. Sabatino partì volontario in guerra per la Jugoslavia. In questo luogo, si innamorò di una jugoslava. Dopo sette giorni il suo corpo militare si spostò in Germania, lui dovette seguirlo. Gli costò la vita. Nel 1944 all'età di 20 anni Sabatino fu fucilato a causa della ferocia nazista. di SALVATORE LAZZARO TERRANOVA SAPPO MINULIO - La Giunta regionale ha destinato alla progettazione integrata 406.652.377 euro, approvando le linee di indirizzo dell'avviso pubblico per la presentazione di Pisl (Progetti Integrati di Sviluppo Locale), al consorzio di Comuni Molochio, Oppido Mamertina, Taurianova, Terranova Sappo Minulio e Varapodio, rientranti nel consorzio “Valle del Marro”. L'analisi del territorio ha portato a seguire due linee ben precise e che rispecchiano le esigenze dell'area in cui ricade il Pisl “Valle del Marro” e cioè qualità della vita, sistemi produttivi locali e distretti agroalimentari e distretti rurali. Il comune di Terranova Sappo minulio, all'interno della linea programmatica “Qualità della Vita”, mira alla realizzazione di interventi che, seguendo l'attività politica dell'attuale Amministrazione comunale, abbia una ricaduta, principalmente sui cittadini terranovesi e di conseguenza sui comuni adiacenti. Infatti, obiettivo del sindaco Salvatore Foti, e di tutto il gruppo politica che lo affianca, è stato rivolto verso l'immobile di proprietà della chiesa del Santuario del Crocefisso. L'intervento si contempla all'interno del partenariato pubblico-privato: infatti il Comune ha manifestato la volontà di realizzare un intervento atto a realizzare opere di Il Municipio di Terranova Sappo Minulio accoglienza, istruzione, solidarietà e valorizzazione delle risorse umane e culturali da collocare in un immobile di proprietà del predetto Santuario. «I Pisl rappresentano - afferma il primo cittadino - un'occasione unica non solo per le aree che ne beneficeranno, in questo casoi Comuni “Valledel Marro”, ma indirettamente rappresentano la scossa per l'intera economia dell'area della Piana di Gioia Tauro. I progetti integrati, con un investimento di oltre 16 milioni di euro, tra progettazione pubblica e progettazione privata, ed avranno l'arduo compito di tramutare i fondi europei in infrastrutturee opportunità per migliorare sia la qualità della vita che i distretti rurali». Soddisfatto il suo vice, Pietro Spirlì: «Dalconfronto chehainteressato tuttii partecipanti è emersa, in estrema sintesi, la necessità di elaborare un programma che, sulla scorta di quanto già avviato in merito all'attivazione di azioni di altri programmi, valorizzi il territorio della parte pre-aspromontana della Piana di Gioia Tauro, rendendo sinergiche le strategie di sviluppo che i differenti territori comunali presentano, nel rispetto della tempistica e delle caratteristiche di qualità che una siffatta programmazione esige». A conferma dell'intera attività intorno ai Pisl l'Amministrazione comunale di Terranova SM ha già svolto tutti i passaggi con l'approvazione da parte della Giunta comunale del Protocollo d'Intesa tra il Comune e la Chiesa Santuario SS. Crocefisso, che prevede: approvazione progetto preliminare dei lavori di “Completamento di un immobile da adibire a struttura di accoglienza per anziani e categorie protette” per l'importo complessivo di 600.000; approvazione progetto preliminare “Sistemi produttivi locali, distretti agroalimentari e distretti rurali”percomplessivi 800.000. “Certamente conclude Foti - questa è un'opportunità per cercare di conseguire il massimo per la nostra piccola comunità, in termini di occupazione e quindi di redditività”. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio 39 Piana Venerdì 23 dicembre 2011 IL LUTTO Un'installazione dell'artista calabrese alla Gnam di Roma Alfredo Pirri Magia dello specchio di TONINO SICOLI CON uno spettacolare “Pavimento specchiante” di Alfredo Pirri la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma ha dato un solenne incipit al suo nuovo allestimento, che ripercorre alcuni dei momenti salienti dell'arte italiana degli ultimi duecento anni. All'artista calabrese è toccato di realizzare l'installazione nella Sala delle Colonne segnando in maniera forte uno spazio che introduce i visitatori ad alcune mostre dislocate nei due piani della GNAM. Su un pavimento fatto di piastrelle specchianti Pirri ha simulato la frantumazione degli specchi, come se la superficie cedesse sotto i passi dei visitatori. Con un efficace effetto d'insieme il lastricato presenta le caratteristiche crepe di un vetro infranto, ma tutto giace, invece, sotto uno superficie trasparente integra. A rafforzare il trucco percettivo da alcuni altoparlanti è diffuso nell'ambiente il sonoro di un vero scroscio di vetri che si rompono. La sensazione è coinvolgente e la precarietà del tutto è contrastata dal senso di eternità emanato dalle sculture neoclassiche disseminate sul grande piano del calpestio. L'arte del passato si specchia nel presente che si degrada, che cede, che si manifesta in tutta la sua crisi. E se vero che l'arte, anche quella di ieri, è sempre “contemporanea” per la sua capacità di essere attuale e di parlarci ancora oggi, dall'incontro delle epoche e dall'attualizzazione del passato nascono nuove possibilità interpretative e di attribuzione del senso. La metafora è evidente: l'arte di- Il Pavimento specchiante di Pirri alla Gnam di Roma mostra di godere di buona salute anche in tempi di crisi e la creatività con la sua carica innovativa può ricercare nuove idee ed impreviste soluzioni in tutti i campi, compreso quello socio-economico. Attorno all'opera di Pirri si aprono gli ambienti e i percorsi delle altre mostre dedicate alle collezioni della GNAM riproposte in un nuovo allestimento, all'Arte in Italia dopo la Fotografia, a Gianfranco Baruchello, all'Arte Povera e alla Transavanguardia. Girando per le sale si può riscoprire un patrimonio che la nuova sistemazione riordina con accorto taglio critico per filoni e convergenze. Si va da Canova ai Mac- Simulato un vetro infranto chiaioli, da Van Gogh a Klimt, da de Nittis a Giacometti, da Balla a De Chirico, da Carrà a Morandi, da Sironi a Guttuso. Ma è il percorso attraverso le seconde avanguardie, quelle del secondo Novecento, a offrire una più articolata proposta di lettura. Ad esempio la visione rinnovata di alcune notissime opere come lo “Scolabottiglie” o la “Fontana” di Marcel Duchamp avviano un itinerario verso la concettualizzazione dell'arte, che azzerando la figurazione passa attraverso il recupero di oggetti e materiali della realtà per approdare all'arte povera e al libero attraversamento dei linguaggi artistici. Primeggiano i cretti e i sacchi di Alberto Burri, i concetti spaziali di Lucio Fontana, i monocromi di Piero Manzoni, i ferri di Ettore Colla, i retro d'affiche di Mimmo Rotella, tutte opere che avviano una rivoluzione epocale. Il percorso delle mostre si snoda attraverso la pittura informale di Emilio Vedova e Toti Scialoja, quella segnica di Giuseppe Capogrossi, Carla Accardi, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo e Piero Dorazio, fino alle esperienze poveriste di Jannis Kounellis, Alighiero Boetti, Michelangelo Pistoletto, Gilberto Zorio, Giulio Paolini e di Giuseppe Penone, che presenta uno strabiliante gigantesco quadro fatto con una brulicante distesa di spine d'acacia. C'è poi la sezione dedicata a Pino Pascali, che simulando il disordine di uno studio, espone una bella selezione di opere dell'artista morto prematuramente in un incidente di moto. La mostra di Gianfranco Baruchello appare complessa come lo stesso lavoro dell'artista, che fra oggetti prelevati dalla realtà e scritte minuziose dà prova di un percorso creativo analitico e fortemente mentale. Infine la Transavanguardia è trattata come una costellazione di fenomeni diversi ma concettualmente vicini, accomunati dal medesimo atteggiamento espressivo e labirintico della ricerca e da una trasversalità dei linguaggi adottati. La GNAM a cento anni dalla sua fondazione non si rifà solo il look ma si propone come istituzione culturale credibile, che sa stare al passo con i tempi, mettendosi in competizione con le più agguerrite strutture internazionali. Si diffonde il senso di precarietà Un lavori di Manfredi Giffone, originario di Polistena Il pool antimafia diventa fumetto di NICOLA ORSO L'IDEA di Manfredi Giffone, che ha radici polistenesi, di proporre la storia del pool antimafia di Palermo, attraverso trecentosettanta tavole a fumetti, è alquanto intuitiva ed originale, perché prende le distanze - e non poco da tutti i temi che, il più delle volte, trovano spazio nei fumetti ad amplissima distribuzione, dove la strategia narrativa appare, spesso, troppo eroicamente scontata. E' evidente che l'intento dell'iniziativa editoriale sia stato quello di indurre il lettore a condividere un vero e proprio percorso, in cui la memoria storica, concernente i fatti accaduti, si trasforma in un notevole veicolo educativo, specialmente per i più giovani. Nel libro, eloquentemente intitolato “Un fatto umano. Storia del pool antimafia”(Einaudi Stile Libero, 2011), i personaggi, disegnati dai fumettisti Fabrizio Longo e Alessandro Parodi, sono contestualizzati come all'interno di un teatro, ma vengono proposti come dei pupi dalle umane fattezze. In questa inusuale prospettiva, Falcone è un gatto, Borsellino un fox terrier, Riina e Provenzano sono presentati come dei cinghiali, Vito Ciancimino come un lupo, Cossiga, invece, come un ariete. Non manca, ovviamente, Andreotti, raffigurato come un pipistrello. Sono pro- Falcone e Borsellino realizzati dal fumettista originario di Polistena Manfredi Giffone prio questi volti di animali, che riproducono come maschere la fisionomia degli stessi attori, a raccontare la tragica storia. L'avvincente narrazione è affidata all'abilità di Mimmo Cuticchio, celebre puparo e “cuntista” palermitano. Forse mai, come in questo coinvolgente libro, il fumetto risulta essere impiegato quale strumento di promozione per veicolare, nel segno di una feconda circolarità tra tradizione e invenzione, messaggi dalla natura squisitamente sociale come, ad esempio, quello di dare una rigorosa testimonianza, riferita alla guerra di mafia, che insanguinò la Sicilia tra la fine degli anni Settanta e Novanta. Nel raccontare questo complesso e drammatico arco di tempo, il fumetto, ideato all'insegna di una non comune potenzialità espressiva e comunicativa, ha cercato e ottenuto una sua rivincita, poiché non si propone come uno svago, bensì come un efficace supporto nell'ottica di un ulteriore approfondimento del fenomeno mafioso. L'auspicio è che questo interessante volume possa suscitare un nuovo fermento di iniziative, tali da sollecitare soprattutto le agenzie educative nella dimensione critico-comunicativa dei suoi contenuti e, nel contempo, mettere fortemente in discussione certi modelli riconducibili allo stesso fenomeno. Sul piano culturale avrebbe effetti, sicuramente provvidenziali, se l'autore, spinto dalle proprie origini calabresi, si impegnasse in un'analoga opera sulla 'ndrangheta. Capitan America Addio al papà di Capitan America di MICHELE MESSINA E' MORTO a 98 anni a New York Joe Simon, proprio nel settantesimo anno della nascita del suo personaggio cardine: Capitan America, l'eroe a stelle e strisce, creato nel 1941, pubblicato dalla Timely Comics, in seguito divenuta Marvel Comics, durante il secondo conflitto mondiale. Capitano America venne creato dalla collaborazione di Simon con Jack Kirby e nacque dopo due anni di Superman. Simon era nato a Rochester, una città dello stato di New York, l'11 ottobre 1913, da una famiglia ebrea, il padre era un sarto, ha frequentato la High Scool di Benjamin Franklin dove studiò disegno. Nel 1932 veniva assunto come assistente dal direttore artistico Adolph Elder presso il Rochester Journal American. Nel 1935 Joe Simon si trasferiva a New York dove si avvicinava al mondo dei fumetti, come free-lance varie case editrici, come la Funnies Inc., la Centaur, la Novelty e la Fox Publications. La coppia Jack Kirby - Joe Simon ha creato moltissimi altri personaggi: Newsboy Legion, Sandman, Boy Commandos e Manhunter per la Dc Comics; Stuntman, Boy Explorers, e Boys' Ranch per la Harvey Publications; The Fly per la Archie Comics; Fighting American, Bulls Eye e tutto il genere “romance” per la Prize Publications. Alla fine degli anni Cinquanta, Simon divenne editore egli stesso, sempre in coppia con Kirby, con le Mainline Publications e la Sick Magazine. Fu attivo anche nel settore della pubblicità. Ha affrontato una lunga battaglia legale contro la Marvel, per il riconoscimento dei diritti d'autore su Capitan America, dopo che Stan Lee aveva ripreso il personaggio, che si è conclusa in anni recenti con un accordo tra le parti. L'ultima sua creazione è stata “The Comic Book Makers”, una storia autobiografica dei fumetti, fatta insieme a suo figlio David. Capitan America, detto affettuosamente "Cap", nonché "Sentinella della Libertà" (poiché incarna gli ideali di libertà e giustizia del popolo statunitense) e "Leggenda Vivente" (in quanto fonte di ispirazione per tre generazioni di eroi), è un supereroe tra i più famosi e longevi. Il personaggio è nato come elemento di propaganda durante la seconda guerra mondiale, dove rappresentava un'America libera e democratica che si opponeva ad un'Europa imperialista e bellicosa, ed ebbe un grande successo di pubblico; tuttavia con la fine del conflitto perse la sua popolarità, nonostante un (vano) tentativo di riciclarlo come cacciatore di comunisti durante i primi anni della guerra fredda. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Idee e società 59 Venerdì 23 dicembre 2011 L’uomo in passato era stato espulso dagli Stati Uniti per reati di natura sessuale contro minori Si masturbava davanti scuola Agli arresti domiciliari un pensionato di 74 anni, il pm aveva chiesto il carcere LA SUA insana passione era decisamente irrefrenabile. Nemmeno i guai giudiziari avuti in passato negli Stati Uniti, dai quali era stato finanche espulso, sono riusciti a togliergli quell’insano vizietto. Così lo scorso 28 novembre lo ha fatto di nuovo. Attorno alle 13, all’orario di chiusura delle scuole elementari di Rota Greca, l’uomo si è appostato nei pressi dei cancelli dell’istituto scolastico, nascosto da un albero. Poi si è abbassato la cerniera dei pantaloni ed ha iniziato a toccarsi pensando chissà a quali sconcezze. Per sua sfortuna una madre ha notato la scena ed ha avvisato subito il vigile urbano che era dinanzi la scuola per regolare il traffico. Il vigile subito ha cercato di bloccare l’uomo che però si è dato immediatamente alla fuga riuscendo a seminare il vigile urbano. A quel punto sono stati allertati i carabinieri del posto che sono riusciti ad identificare l’uomo. SI tratta di Nunzio Vincenzo Misi ed ha 74 anni. Gli uomini dell’Arma hanno poi inviato una informativa alla Procura della Repubblica di Cosenza, all’attenzione del Procuratore capo Dario Granieri. Una informativa voluminosa visto che, come dicevamo, l’uomo già in passato aveva avuto problemi simili. In particolare nella metà degli anni ‘90 era stato espulso dagli Stati Uniti in seguito ad alcune condanne per presunti abusi su minori. Nei suoi confronti la procura della Repubblica ha emanato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’accusa è quella di atti osceni in luogo pubblico ma in base alle nuove norme in materia all’uomo è contestata anche l’aggravante di aver effettuato gli atti osce- Condannato il solo Marotta a sette anni di carcere Spaccio di droga da Reggio Assolti tutti gli imputati Il tribunale di Cosenza ni in un luogo frequentato da minori come appunto una scuola elementare. Per queste motivazioni, unitamente alla circostanza della recidiva, il pm Salvatore Di Maio, con il consenso del procuratore Dario Granie- ri aveva chiesto l’arresto in carcere dell’uomo. Ma il gip ha inteso respingere questa richiesta alla luce dell’età avanzata dell’uomo. Per il momento l’anziano resta ai domiciliari nella sua abitazione a disposizione dell’autorità giudiziaria che nei prossimi giorni effettuerà l’interrogatorio di garanzia e proverà a giustificare in qualche modo il suo comportamento. m. cl. E’ calato ieri il sipario sul processo “Little Head” che vedeva alla sbarra una presunta associazione dedita allo spaccio di droga in un periodo che va al periodo che va dal 2000 al 2001. Secondo l'accusa il gruppo si riforniva di droga nel Reggino, e in particolare a Bovalino e poi inondava di droga, di vario genere, il mercato cosentino. A rafforzare questa ipotesi accusatoria anche la circostanza che alcuni degli imputati erano stati fermati dai carabinieri proprio dalle parti del reggino e non erano riusciti a spiegare il motivo della loro presenza in quei luoghi. Gran parte dell’impianto accusatorio si basava anche sulle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che ha raccontato di essersi rifornito di droga, in diverse occasioni, presso il villaggio rom di via degli Stadi proprio da alcuni indagati. Ieri l’epilogo di questa vicenda che ha comportato l’assoluzione per gli imputati Adriano Bevilacqua, Ivan Trinni,Guglielmo Abruzzese e Antonio Bevilacqua. E’ stato invece condannato a sette anni di reclusione e una ammenda di 30.000 euro Antonio Marotta. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Antonio Quintieri, Cesare Badolato, Giancarlo Greco, Marcello Manna, Andrea Sarro e Michele Donadio. Terminator, scarcerato Andretti E’ stato scarcerato ieri dal Tdl Simone Andretti, 41 anni di Castrolibero. L’uomo, difeso dall’avvocato Giampiero Calabrese, era stato arrestato nell’ambito dell’operazione della Dda di Catanzaro Terminator 4 che indaga sugli equilibri ‘ndranghetistici del cosentino. Nello specifico diversi i reati contestati: associazione mafiosa, omicidio (di Vittorio Marchio, esponente di vertice della criminalità cosentina, ucciso il 26 novembre del 1999; di Enzo Pelazza, ucciso il 28 gennaio 2000 a Cosenza; e di Antonio Sassone, ucciso il 9 giugno 2000 a Terranova da Sibari) estorsione, usura, voto di scambio e altri reati connessi. In particolare ad Andretti era contestato uno specifico episodio relativo all’intimidazione subita da n supermercato ubicato in via Popilia. Il Tdl ha accolto in pieno le tesi difensive ed ha immediato la scarcerazione di Andretti. L’avvocato Calabrese ha presentato una copiosa memoria che contiene anche delle indagini difensive. Nellamemoria sisottolineavano le contraddizioni in cui sarebbe caduto il collaboratore di giustizia Colosso che ha fornito nel corso delle sue due testimonianze (del 3 e del 23 settembre) diverse versioni dell’identico episodio. Raccontando, fra l’altro, di aver saputo solo de relato della vicenda. In particolare l’avvocato Calabrese ha insistito sul fatto che fu proprio il titolare del supermercato ha telefonare ad An- PROCESSO LANZINO Mia sorella sapeva troppo In aula il drammatico racconto del fratello della Genovese E’ stata un’udienza difficile quella di ieri del processo sull’omicidio di Roberta Lanzino. Nell’aula della Corte d’Assise di Cosenza sono state ascoltate le testimonianze di Carmine Carbone e Gennaro Genovese. Il primo è il padre di quel Luigi Carbone che è stato indicato come coautore della terribile violenza su Roberta è che è scomparso dal novembre del 1989, Roberta Lanzino sedici mesi dopo la morte della Lanzino. Car- Sansone è stato condanbone, secondo la pubblica nato a 30 anni di reclusioaccusa, fu ucciso dallo ne. Il fratello della Genovestesso Francesco Sansone, con la complicità del se ha precisato di aver appadre Alfredo, 72 anni, e preso proprio dalla soreldel fratello Remo, 45, "af- la Rosaria che gli autori finchè questi non potesse di quell'omicidio furono mai rilevare ad alcuno" i Franco Sansone e Luigi nomi degli autori del bru- Carbone. «Di questa Lantale omicidio della povera zino - ha riferito il teste Lanzino. Al centro dei mia sorella diceva che racconti dei due testimo- erano stati questi qua...». ni c’è stata però la figura Nel corso delle indagini è di un’altra donna che ha trapelato che la Genovese fatto una pessima fine, si era confidata prima Rosaria Genovese, per la della sua morte anche in cui uccisione Franco presenza del padre che, a sua volta, aveva esortato i figli a non parlarne con nessuno in quanto i Sansone sono molto pericolosi ed incutono terrore. Il fratello della Genovese ha anche detto che sua sorella fu uccisa perchè si era occupata della scomparsa di Luigi Carbone, dicendo ai Sansone che la madre aveva tutto il diritto di piangere sulla tomba del figlio e quindi Carbone doveva essere tirato fuori vivo o morto. Il fratello di Carbone, invece, ha raccontato con toni anche drammatici il tentativo disperato della famiglia di avere a tutti i costi notizie del loro congiunto scomparso. La famiglia, sempre su suggerimento della Genovese aveva cercato anche di rivolgersi a dei presunti maghi. Ad uno di loro ha anche versato circa tre milioni delle vecchie lire. Il processo riprenderà il prossimo 10 gennaio alle 10,30 dretti dopo che il suo esercizio era andato a fuoco per chiedere un aiuto. SI vedrà poi nel dibattimento come andrà avanti questa storia. Ricordiamoche l’inchiestadellaDda haassunto una particolare notorietà per le connessioni con la politica. Durante la conferenza stampa i vertici della Dda hanno infatti rilevato che esiste un altro troncone d’inchiesta che sta indagando sui rapporti mafia/politica e che nell’inchiesta sono indagati per voti di scambio due autorevoli esponenti politici come il consigliere provincialeed exsindaco diRende delPd, Umberto Bernaudo e l’ex assessore provinciale Pietro Ruffolo. A metterli nei guai una intercettazione in cui uno degli indagati mo- L’avvocato Giampiero Calabrese strava una particolare attenzione ai risultati elettorali dei due nei collegi di Rende nel corso delle provinciali del 2009.Piùdiquesto almomentononsi sa. Ma l’indagine è ancora in corso. Gli inquirenti stanno acquisendo una serie di atti dal Comune di Rende e sono stati sentiti anche alcuni ex amministratori. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Cosenza 25 Venerdì 23 dicembre 2011 35 Email: [email protected] - Amantea E-mail [email protected] - [email protected] Paola E-mail [email protected], [email protected], [email protected] San Lucido Email [email protected] Scalea Email [email protected] Belvedere Email [email protected] Acquappesa E-mail [email protected] Amantea. Affievolite le esigenze cautelari anche per le dichiarazioni di alcuni testi Paola Nepetia, scarcerato Rizzo E’ rottura tra il sindaco Perrotta e il Pd Il Tribunale di Paola ha applicato per l’imputato il divieto di dimora di PAOLA AMANTEA – Natale Rizzo, 48 anni, uno dei ventitrè imputati di Nepetia, è stato scarcerato ieri su ordinanza emessa dal Tribunale di Paola. La massima misura cautelare restrittiva è stato sostituita con quella molto più leggera del divieto di dimora ad Amantea. Nel procedimento penale che aveva decapitato le cosche del basso Tirreno cosentino, Rizzo è imputato per associazione di stampo mafioso, estorsione, truffa e usura. I giudici hanno ritenuto che in merito ad alcuni di questi reati, quello associativo a parte, il presunto affiliato ai clan di Amantea doveva essere scarcerato per decorrenza massima dei termini di custodia cautelare, in quanto non è stata ancora pronunciata la sentenza di primo grado. Il Tribunale ha altresì rilevato che in relazione ad alcune estorsionicontenute nelvoluminoso fascicolo del processo, la gravità indiziaria risulta notevolmente affievolita. Ciò anche alla luce di dichiarazioni rilasciate in dibattimento da alcuni testimoni. Per quanto concerne l’associazione mafiosa di cui Rizzo farebbe parte anche in questo caso l’esigenza cautelare si è considerevolmente ridotta a seguito della sentenza di Primo grado e in Appello per gli undici imputati che avevano chiestodi esseregiudicaticon ilrito abbreviato.Inparticolare, dopo le sentenze di condanna per diversi esponenti del clan, si è interrotto il rapporto tra l’imputato scarcerato e il presunto clan Gentile – Besaldo –Africano. Valutate queste situazioni nel contesto il Tribunale di Paola ha ritenuto sufficiente applicare il solo divieto di dimora. Natale Rizzo, difeso dagli avvocati Giuseppe Bruno e Yvonne Posteraro, è considerato uno dei principali collaboratori del boss Tommaso Gentile. Come rilevato dalla pubblica accusa allostesso sarebbe stata affidata la gestione del porto di Campora San Giovanni, in particolare i rapporti con gli altri sodali e con altre società che effettuavano il trasporto dei turisti verso le isole Eolie. Nel processo Nepetia, nella fase dibattimentale per i 23 imputati che rimangono da giudicare con il rito ordinario,figurano ireati diassociazione a delinquere di stampo mafioso, di droga e singoli reati contro il patrimonio. Nell’udienza del prossimo 10 gennaio saranno ascoltati tre collaboratori di giustizia, Vincenzo Deodato, Adamo Bruno e Carmine Cristini, chiamati dal Pm della Dda, Giampaolo Boninsegna, a fornire delucidazioni sui rapporti che mantenevano con la malavita nel comprensorio di Amantea. Il tribunale di Paola Praia a Mare. La decisione del Gip su istanza dei legali Nicotera e De Riu Isola di Dino, Iannotti ai domiciliari di MATTEO CAVA PRAIA A MARE – Natale in casa per uno degli indagati nell'operazione Isola di Dino di Praia a Mare. Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Paola, Carmine De Rosa ha deciso per la misura meno afflittiva nei confronti di Simone Iannotti, 28 anni, residente nella cittadina tirrenica. L'istanza è stata presentata dagli avvocati di fiducia Angelo Nico- Il giovane era stato arrestato nel 2008 Paola. Lavoratori contro i provvedimenti tera e Nicola De Riu. L'accusa ritiene Simone Iannotti responsabile di diverse ipotesi di reato, tutte riconducibili a presunte cessioni di sostanza stupefacente in quantità imprecisata o, comunque, oscillante tra i 0,4 e 0,6 grammi. I fatti accertati si riferiscono agli anni dal 2007 al 2008. Gli avvocati difensori sostengono una tesi ben precisa nel chiedere la scarcerazioneola misuramenoafflittiva della custodia cautelare in carcere. Nell'ottobre del 2008 Simone Iannotti è stato arrestato dai carabinieri di Sala Consilina. Il procedimento di allora si è concluso con la condanna di Iannotti alla pena di 2 anni e otto mesi di reclusione e al pagamento di una multa di più di undicimila euro. Tale procedimento penale è connesso ai rilievi mossi nell'operazione Isola di Dino. In pratica, l'indagato, è stato tratto in arresto il 28 ottobre del 2008, ed è ritornato in libertà il 13 lugliodel 2009,dopoaver scontatootto mesi ai domiciliari. I legali sostengonoche ilgiovanenonha postoalcuna condotta delittuosa nei mesi successivi. Fra l'altro ha “cambiato stile di vita” lavorando nel settore della ristorazione. Non c'è, a giudizio dei legali, il pericolo di fuga in quanto Iannotti, ha sempre osservato le prescrizioni imposte. Verbicaro. Chiusa la comunità di Paola Protesta dei dipendenti Enel contro la manovra salva Italia di Monti L’ente montano approva il bilancio del 2010 investire, attraverso tasse e restrizioni d’ogni sorta, i lavoratori dipendenti, i pensionati e i futuri pensionati, alimentando, in perfetta continuità col precedente Governo a guida Berlusconi, le disparità e le iniquità sociali contro le fasce deboli». A tale proposito, i lavoratori del settore elettrico di Paola, sostengono che «i sacrifici per il risanamento del nostro paese debbano, in primis, sostenerli la politica, i super stipendi di manager e dirigenti dei settori pubblici e privati, gli sportivi super ricchi, chi ha riportato in Italia i capitali scudati, gli evasori fiscali, chi, impunito, elude ed evade senza problemi le tasse, che rappresenta una insopportabile grande platea di furbi la cui frode, da sola, potrebbe determinare il sensibile abbattimento del debito pubblico dell'Italia». I lavoratori del settore elettrico, annunciano che continueranno la loro battaglia sindacale per la quale chiedono, con forza, il sostegno di movimenti, partiti e associazioni per difendere, unitamente a Cgil, Cisl, Uil i diritti dei cittadini e dello stato sociale. VERBICARO – Il Consiglio comunitario tenutosi a Verbicaro ha sancito la chiusura definitiva della Comunità montana dell'Appennino paolano ormai annessa all'ente di contrada San francesco a Verbicaro. E' stato approvato il bilancio dell’esercizio finanziario del 2010. Nella stessa seduta è stata anche ratificata la delibera di Giunta relativa alla variazione di bilancio per l’esercizio finanziario 2011. Una seduta che ha registrato la fine della Comunità Montana di Paola e la successiva annessione a quella di Verbicaro. Il documento economico e finanziario è stato approvato con i voti a favore dell’intera maggioranza e due contrari. L'esecutivo ritiene di aver raggiunto tutti gli obiettivi fissati in sede di approvazione del bilancio 2010. Un bilancio monco, senza investimenti, per la mancata approvazione da parte della Regione Calabria di una legge di riordino del settore. «La Comunità Montana – ha affermato il presidente Riccardo Benvenuto - ha come scopo la valorizzazione delle risorse esistenti nel territorio. I nostri paesi che ricadono nel territorio della Comunità Montana con tutte le difficoltà che li caratterizzano, registrano maggiori risorse legate al turismo, all’agricoltura e all’artigianato. Appunto in tal senso questo ente ha dedicato maggiore attenzione, sostenendo e valorizzando le peculiarità del territorio». Il presidente Benvenuto ha chiarito anche alcune questioni legate all’acquisto di mezzi presso l’ente montano. m. c. di FRANCESCO STORINO PAOLA - Nel corso della lunga fase di protesta e di scioperi promossi dalle organizzazioni sindacali confederali e di categoria contro la manovra “Salva Italia” prevista dal governo Monti, numerose sono state le assemblee che si sono tenute nel comprensorio all’interno dei posti di lavoro e forti sono emersi il disappunto e la rabbia dei lavoratori. In particolare, tra le altre, si leva la voce dei lavoratori del settore elettrico della sede di Paola i quali, nel corso dell'ultima giornata di sciopero, hanno avviato una approfondita discussione sulle loro condizioni attuali e sulle ripercussioni che la stessa manovra produrrà fin dall’immediato futuro. «Pertanto – si legge in una nota dei dipendenti - alla luce degli effetti recessivi e pesanti che il decreto “Salva Italia” apporterà su famiglie, lavoratori e pensionati, i dipendenti dell’Enel di Paola preannunciano altre e ripetute forme di lotta e di protesta contro il provvedimento a sostegno anche della loro piattaforma rivendicativa. È del tutto evidente che la manovra finisce per Numerose le assemblee nel territorio Riccardo Benvenuto PAOLA “Armonie e arte a Palazzo” alla Chiesa del santissimo Rosario PAOLA - Ultimo appuntamento della XXIV Stagione Concertistica "Armonie e arte a Palazzo" oggi, alle ore 20 presso la Chiesa del SS. Rosario di Paola. Il gran concerto di Natale, vedrà protagonista il coro Gospel’s Time diretto dal maestro Massimo Belmonte. L'evento è organizzato congiuntamente al Rotary Club Mtc Paola. All’interno della serata un omaggio all’indimenticabile artista Paola Serpa in occasione del primo anniversario dalla sua scomparsa. Per gli amanti della classica e non solo è stato un anno eccezionale quello tenuto dall’associazione. f. sto. PAOLA – La delegazione del Partito democratico capeggiata dal coordinatore Gerardo Carnevale ha abbandonato ieri sera il tavolo dell’interpartitica dopo pochi minuti dal suo inizio. Al momento ha deciso di sospendere le trattative con i fedelissimi del sindaco Roberto Perrotta: Psi, Idv, Verdi e Mpa, a cui negli ultimi tempi si è aggiunto ilmovimento Paolain Centro, propenso alla candidatura a sindaco di Carlo Gravina. Secondo le indiscrezioni trapelate, in giornata se ne saprà sicuramente di più, il Pd non ha condiviso il metodo con cui la coalizione pilastro dell’attuale amministrazione vorrebbe programmare il futuro. Innanzitutto a Carnevale e compagni non hanno convinto le bozze programmatiche. I democratici avrebbero gradito partire proprio dai progetti, da redigere in maniera collegiale, intenzione che sarebbe andata a cozzare con la ferma posizione dei “perrottiani” di garantire la continuità all’attuale percorso amministrativo. Un cammino politico mai gradito dagli ex Ds e Margherita del Pd. Inoltre i democratici avrebbero apertamente dichiarato di gradire una coalizione di puro stampo politico di centrosinistra, seppur con apertura alle varie associazioni, ma neanche in questo caso hanno trovato riscontro. Il probabile riferimento a questa puntualizzazione è a Carlo Gravina, consigliere comunale fino a qualche giorno addietro del Pdl, quindi non gradito per i suoi trascorsi. I vecchi asti tra il gruppo storico della Quercia e i perrottiani, dunque, certamente non hanno favorito le trattative, ma le buone intenzioni sembravano esserci tutte. Invece al momento i negoziati in vista delle amministrative del prossimo anno sono sospesi. Il Pd rimane in attesa che i fedelissimi del sindaco facciano un passo indietro. Intanto ieri sera la sua rappresentanza, lasciata la riunione di coalizione, si è riunita d’urgenza per confrontarsi sull’accaduto, alla presenza dell’europarlamentare Mario Pirillo. La situazione creatasi non è delle più facili, in quanto Graziano Di Natale, si ricorda, è sintonia con il sindaco, oltre che essere a capo del gruppone di maggioranza, composto da sette consiglieri. L’interpartitica è poi proseguita. A tavolo le altre forze politiche hanno manifestato invece compattezza. In giornata dovrebbe essere divulgato alla stampa un documento congiunto, dove forse saranno evidenziati i punti cardine dell’alleanza e il candidato a sindaco di questo schieramento, che molto probabilmente sarà Carlo Gravina. Tornando al Partito democratico è da evidenziare che allo stato sembra in perfetta armonia con il Psdi di Piero Lamberti, con cui si era incontrato il giorno prima. I Democratici per Paola sono in sintonia con i socialdemocratici da quando sono stati costituiti, discorso diverso per l’altro fronte del Pd, composto in gran parte dagli ex Ds, che hanno ricucito i rapporti da poco tempo. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Tirreno Venerdì 23 dicembre 2011 23 Venerdì 23 dicembre 2011 REDAZIONE: Piazza Serravalle, 9 - 88100 Catanzaro - Tel. 0961.792164 E-mail: [email protected] Comune Oggi l’ok in giunta del Piano triennale a pagina 26 Cerimonia a Roma Il bilancio della polizia L’usura resta il reato meno denunciato a pagina 27 Vincenzo Roca Agenzia dell’entrate Dipendenti sul podio In manette un ragazzo di 16 anni che aveva tentato un “cavallo di ritorno” Salvi grazie a una trappola Sventata un’estorsione da un carabiniere nascosto in un bagagliaio di FRANCESCO MERANTE TENTA il “Cavallo di ritorno” ma non fa i conti con il “Cavallo di Troia”. Un giovane rom di 16 anni, F.B., catanzarese, già noto alle forze dell’ordine per le frequentazioni di pregiudicati maggiorenni e con precedenti per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, è stato arrestato per tentata estorsione e, in concorso con ignoti, ricettazione. Il fatto riguarda il furto di un furgone Fiat Ducato ed è accaduto martedì scorso nel quartiere Corvo-Pistoia, nella zona sud del capoluogo, da anni teatro di episodi criminosi. Dopo la denuncia dell’avvenuto furto presso il Comando Stazione dei carabinieri del quartiere marinaro, diretto dal maresciallo aiutante Antonio Macrì, una familiare del proprietario facendosi accompagnare da un amico, si era messa alla ricerca dell’automezzo, recandosi nel campo nomadi di viale Isonzo con la speranza di ritrovarlo. Poco tempo dopo, i due amici erano stati avvicinati dal giovane F.B., che aveva loro offerto la restituzione del furgone in cambio di 3000 euro. I due avevano quindi chiesto al giovane di fornire alcuni dettagli atti ad appurare se si trattasse effettivamente del veicolo rubato e, nel corso della trattativa per la restituzione, raggiungevano l’accordo di consegnare 2500 euro in contanti, il giorno successivo, nello stesso luogo, previo ulteriore accordo telefonico. L’indomani, intorno alle 7, arrivava infatti la telefonata di uno sconosciuto –a detta delle vittime, la sua voce era diversa da quella del giovane incontrato il giorno precedente – che sollecitava il pronto “pagamento”, altrimenti non avrebbero più visto il loro mezzo perché lo avrebbero fatto sparire. I due amici, ottenuta una breve proroga per reperire l’intera somma, si sono recati di nuovo al Comando Stazione per denunciare anche il tentativo di estorsione. Le due successive telefonate di sollecito venivano così ascoltate dai militari dell’Arma. Il maresciallo aiutante Macrì ha perciò predisposto un’efficace “trappola” facendo nascondere uno dei suoi sottufficiali nel bagagliaio dell’autovettura della vittima… nuova versione del Cavallo di Troja! I due amici, seguiti a distanza da altri carabinieri, si recavano quindi all’appuntamento in viale Isonzo e invitavano il giovane rom a salire sulla loro automobile. Il sottufficiale dell’Arma nascosto a bordo ha così potuto ascoltare tutta la conversazione in cui il giovane estorsore chiedeva se i due avessero portato la somma concordata, altrimenti i suoi complici avrebbero fatto sparire il furgone. Nonostante il giovane insistesse a descrivere il contenuto del furgone, le due vittime esigevano, invece, di vedere il furgone sottratto prima di consegnare il denaro. A questo punto, il rom chiedeva di scendere dall’auto e invitava i due a ritornare in quello stesso luogo dopo 5 minuti perché vi avrebbero trovato il furgone. Appena disceso dall’autovettura, F.B. è stato immediatamente bloccato dai carabinieri. Tempestiva, ma senza esito, la ricerca nei dintorni dell’automezzo rubato. Il giovane è stato condotto in stato di arresto presso la caserma del quartiere marinaro. Informato il magistrato di turno del Tribunale per i minorenni di Catanzaro, Orazio Ciampa, questi ne disponeva l’associazione al Centro di prima accoglienza presso il Tribunale dei Minori, a disposizione dell’autorità Giudiziaria. F.B. sarà difeso dall’avvocato Maurizio Costanzo del foro di Catanzaro. IN PROVINCIA Girifalco L’imprenditore Mungo a giudizio per il parco eolico a pag. 29 Simeri Crichi Due prostitute colombiane in una casa a luci rosse L’avventura di una coppia che aveva denunciato un furto a pag. 30 Soverato Showdown, si costituisce il genero del boss Il comando della stazione dei carabinieri di Lido a pag. 31 La Pagnotta alla premiazione C’É anche Anna Maria Pagnotta, dell’Ufficio Gestione Tributi della Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate della Calabria di Catanzaro, tra i dipendenti delle Agenzie delle Entrate che si sono particolarmente distinti, nel corso dell’anno, per l’impegno ed il contributo assicurato alla collettività nei settori “controllo, contenzioso e servizi e consulenza”. Sette, in totale, i funzionari selezionati su sessantasei dipendenti proposti dalle strutture centrali, regionali e provinciali. Alla cerimonia, organizzata nella sede romana dell’Ente, hanno partecipato, tra gli altri, diversi “big” dello sport quali: Andrea Cassarà, medaglia d’oro olimpionica di fioretto, il canottiere Rossano Galtarossa, quattro volte sul podio olimpico e le campionesse europee, coppia d’oro del beach volley, Greta Cicolari e Marta Menegatti. Il Comune ha ingiunto il pagamento da espletare entro il trenta dicembre Cittadino costretto a risarcire meno 2 euro HA DELL’INCREDIBILE la storia di un cittadino a cui il Comune di Catanzaro haingiunto ilpagamento di«meno 2euro». Asegnalare la vicenda è il Codacons. «La cifra – sottolinea Francesco di Lieto, vice presidente nazionale dell’associazione dei consumatori – è negativa e la conferma che nulla deve il destinatario della minaccia emerge dallo stesso contenuto della richiesta di pagamento. Infatti alla somma (-2 euro) vanno aggiun- te le spese postali e ci mancherebbe altro. E così - spiega – la somma «lievita» a meno 1,40 euro. La somma (- 1,40) dovrà essere pagata entro il termine perentorio del 30 dicembre 2011. in caso contrario si procederà, addirittura, a notificare la famigerata cartella esattoriale, per poi, magari, disporre il fermo dell’autovettura o ad iscrivere ipoteca. Il povero cittadino – spiega ancora Di Lieto – ha perfino tentato a pagare meno 1,40 euro presso gli sportelli postali. Tuttavia, così è stato spiegato, le Poste incassano debiti dei Cittadini verso il Comune di Catanzaro ma non possono erogare somme che il Comune deve ai Cittadini come, appunto, nel caso del povero signor Ennio. Capita di tutto, certo, ma arrivare a notificare una diffida di pagamento, attestando che il cittadino non deve nulla all’amministrazione (addirittura accredita 2 euro) è davvero curioso». LA FESTA L’Arpacal ha ospitato “Natale sul posto di lavoro” LA sede centrale di Catanzaro dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Calabria (Arpacal), ha ospitato “Natale sul Posto di Lavoro 2011”, manifestazione culturale organizzata dall'Associazione Internazionale Calabresi nel Mondo e giunta alla sua ventinovesima edizione. Il Natale sul Posto di Lavoro nasce nel 1982 da una intuizione del Cavaliere Giovanni Amoruso che concepì l'idea di celebrare il Santo Natale e la Sacra Rappresentazione sul luog o ove si lavora realiz- zando così un momento di profonda religiosità che vede insieme imprenditori e lavoratori. Come da programma, l'evento si è composto di due momenti: una santa Messa, celebrata da sua Eccellenza monsignor Vincenzo Bertolone, arcivescovo metropolita di Catanzaro - Squillace, e la consegna del premio “Calabria Mondo 2011” destinato a calabresi che si sono particolarmente distinti nei propri settori di attività. Le parole dell'omelia di monsignor Bertolone sono state l'occa- sione per una profonda riflessione sul lavoro e sull'impegno sociale di tutti. “Natale sul posto di lavoro” è una manifestazione ormai entrata nel calendario degli eventi culturali calabresi da quasi un trentennio. L'edizione 2011, ospitata e patrocinata dall'Arpacal, è stata l'occasione per un momento di riflessione sui valori di coesione e pace che il Natale porta anche sui posti di lavoro. Molte le autorità presenti all’iniziativa dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente. I premiati E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Catanzaro “C’È PIÙ SICUREZZA” La Polizia si prodiga per la beneficenza Sicurezza e legalità UNA conferenza stampa di fine anno del questore Vincenzo Roca, non solo per fare il bilancio di un anno di attività della Polizia ma anche per presentare l’iniziativa di beneficenza per i bimbi del Camerun, un progetto dell’Unicef. Sul fronte dell’andamento della delittuosità a Catanzaro e provincia la situazione è in lieve calo. Domenico Amelio, Marinella Giordano, Nicola Miriello, Vincenzo Roca, Isabella Laino, Angelo Paduano e Rosina Carolei Presentato il calendario 2012 il cui ricavato sarà dato in beneficenza per i bambini del Camerun Usura, fenomeno sommerso Il bilancio dell’attività 2011 della Polizia reso dal questore Vincenzo Roca di AMALIA FEROLETO «L’ANDAMENTO della delittuosità a Catanzaro e provincia è in lieve calo rispetto allo scorso anno. Ma c’è un fenomeno ancora occulto e sommerso che è quello dell’usura». Lo ha detto il questore di Catanzaro, Vincenzo Roca, ieri mattina nel corso della conferenza stampa di fine anno in Questura, per presentare il calendario della Polizia di Stato per il 2012 dal titolo “C’e pù sicurezza”. Il calendario è stato realizzato dagli allievi del corso di fotografia 2010/2012 del centro sperimentale di Cinematografia di Roma nell’ottica di una nuova filosofia della Polizia di Stato che è quella di avvicinare i giovani alle istituzioni. Grande attenzione, infatti c’è verso i bambini e le fasce più deboli con la polizia di prossimità. Il questore Roca, affiancato dai suoi più stretti collaboratori, l’ispettore Domenico Amelio, Marinella Giordano capo della Disgos, Nicola Miriello capo gabinetto, Isabella Laino responsabile dell’ufficio immigrazioni, Rosina Carolei responsabile della sezione anticrimine Angelo Paduano vice capo della Mobile, ha ricordato l’attività benefica portata avanti dalla Polizia di Stato attraverso il calendario per il 2012 il cui ricavato sarà devoluto a un progetto di beneficenza dell’Unicef «La Polizia – ha detto il questore di Catanzaro, Roca –ha anche una proiezione sociale, siamo vicini ai cittadini e ci occupiamo delle fasce più deboli, con un punto di forza costituito dall’attenzione che riserviamo ai bambini. Lo scorso anno con questo progetto abbiamo raccolto 170 mila euro per un’iniziativa in Bangladesh, quest’anno abbiamo scelto il Camerun». Uomini e donne dello spettacolo, come ha riferito il questore, che hanno posato per ogni mese esaltando ogni singola attività della Polizia, associando la fiction alla realtà, per veicolare un messaggio di facile presa e per approntare quel progetto di prevenzione sociale, oltre al tradizionale compito di prevenzione e repressione . ANDAMENTO DELLA DELITTUOSITÀ Ma l’incontro con la stam- pa è servito soprattutto a fare il bilancio dell’attività della Polizia durante l’arco dell’anno. In particolare il questore ha detto che: «La riduzione del numero di omicidi e tentati omicidi, rispetto allo scorso anno nasce dal fatto che non abbiamo guerre di mafia in atto sul territorio della provincia, tranne l'inizio di guerra che si era innescato a Lamezia Terme con i Torcasio ma sul quale siamo subito intervenuti». Nel corso del 2011 stando a quanto riferito dal questore, si sono registrati 7 omicidi volontari contro i 15 dello scorso anno e 11 tentati omicidi contro 21. In calo le rapine ai danni degli esercizi commerciali 2 rispetto alle 22 dello scorso anno. In lieve aumento invece le truffe e frodi informatiche 449 rispetto alle 431 del 2011. Invece per quanto riguarda i furti in abitazione si mantiene stabile il dato 22 rispetto ai 25 dello scorso anno AZIONE ANTICRIMINE Per quanto concerne le attività anticrimine nel corso dell’anno il questore ha sottolineato i dati riferiti a fenomeni quali quelli dello stalking e dell'usura. Nel primo caso, infatti, la Questura di Catanzaro ha adottato con maggiore attenzione e assiduità i provvedimenti di ammonimento. Così sono stati 25 ammonimenti per stalking e 17 respingimenti. Un capitolo a sè, invece per quanto riguarda i fenomeni di usura, un settore «ancora occulto e sommerso» perchè a detta del questore. Una sola denuncia nel 2011, contro lo zero dello scorso anno. Un fenomeno complesso dal momento che si interseca con altri settori della criminalità organizzata. «La crisi economica - ha detto ancora il questore Vincenzo Roca dovrebbe fare alzare i casi, ma è evidente che non è così, forse anche perchè non c'è la consapevolezza sociale della gravità di questo fenomeno». Il questore ha anche analizzato i dati riferiti a minacce (900 casi), furti e ingiurie (515), affermando come «questa è una provincia dove si registrano più minacce che furti, ma questo significa che la gente inizia a rivolgersi alle forze di polizia per risolvere le controversie invece di farlo in proprio». Più vicino alle fasce bisognose IL CALENDARIO Bandiera Unicef Il questore di catanzaro, Vincenzo Roca IMMIGRAZIONE CLANDESTINA Significativi risultati messi a segno DURANTE la conferenza stampa di ieri il questore di Catanzaro, Vincenzo Roca ha anche parlato dei risultati significativi nel contrasto all'immigrazione clandestina, che ha dichiarato come «i dati delle espulsioni effettive sono significativi in questa provincia». Tra gli altri, sono stati 120 gli ordini del questore a lasciare il territorio nazionale, 128 gli accompagnamenti coattivi alla frontiera, 40 i respingimenti, 286 gli stranieri rintracciati dopo gli sbarchi. Tra i dati forniti dalla Questura, prevalentemente nella media dell'anno precedente, anche 2.563 danneggiamenti, 51 estorsioni, 10.958 persone su cui si è portato a termine un controllo completo per motivi anticrimine. Tra i provvedimenti adottati dal questore, anche 157 avvisi orali, 52 fogli di via obbligatori, 41 proposte di misure di prevenzione personali e 4 patrimoniali. a.f. Sbarco di clandestini sulla costa nei mesi scorsi ATTORI, personaggi dello sport e del mondo dello spettacolo come Raul Bova, Lino Banfi, Maria Grazia Cucinotta, giusto per citarne alcuni immortalati in scene di attività quotidiana della Polizia, con gli agenti sempre solerti al servizio del cittadino , che controllano il territorio ed esercitano accanto all’ attività di prevenzione e repressione anche l’attività di prevenzione sociale con la polizia di prossimità. FURTI I dati illustrati I FURTI in abitazione sono passati da 473 a 475, quelli nei negozi da 256 a 247, quelli su auto in sosta da 492 a 383, quelli di auto da 995 a 802 equelli di moto da 184 a 103. Sul fronte della repressione, nel 2011 sono state arrestate 210 persone e 735 sono state denunciate. Sono stati emessi 25 ammonimenti per stalking e per 128 immigrati è stato disposto l’accompagnamento coattivo alla frontiera. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Catanzaro 27 Venerdì 23 dicembre 2011 Soverato e dintorni Venerdì 23 dicembre 2011 Chiaravalle. Il sindaco ha affidato ai servizi sociali il compito di scegliere le persone meno abbienti Dona 5 mila euro per i poveri L’imprenditore, Luciano Principe, ha devoluto la cifra al Comune CHIARAVALLE - Ha espresso un sincero apprezzamento il sindaco di Chiaravalle Gregorio Tino per la generosa iniziativa dell'imprenditore locale Luciano Principe, che ha deciso didevolvere cinquemilaeuro al Comune da distribuire poi ai cittadini meno abbienti, secondo le modalità scelte dalla stessa amministrazione, che ha a sua volta affidato all'ufficio deiservizi socialiil compito di individuare i beneficiari dell'offerta. La forma scelta per un'equa e trasparente elargizione del denaro a chi ne ha più bisogno è stata quella dei buoni acquisto da venti euro, da poter spendere esclusivamente in generi alimentari negli esercizi commerciali di Chiaravalle che ne hanno sottoscritto l'adesione. L'imprenditore Principe, ha aggiunto che «elargendo questa somma al Comune piuttosto che alla chiesa o ad altre associazioni di volontariato - senza, in tal modo, di queste volerne screditare l'operato - Principe ha così valorizzato l'istituzione Comune e ha altresì creato un precedente significativo». Inoltre l'amministrazione ha deciso di integrare la donazione effettuata con un ulteriore stanziamento,in modotale dariuscire acoprire tutta quella parte della popolazione che, in base ai dati in possesso dell'Ente, ha necessità di un aiuto. Appare provvidenziale l'intervento dell'industriale chiaravallese, perché le sole casse comunali al mo- Davoli. Ricco calendario di iniziative benefiche Volontari in prima linea Da sinistra: Villirillo, Gregorio Tino, Luciano Principe e Sergio Garieri mento non sono in condizioni di sostenere un siffatto provvedimento di spesa sociale. Principe ha così commentato: «In prima battuta non intendevo rendere pubblico questo mio gesto, che pensavo potesse sembrare presuntuoso; in seguito il sindaco miha convintoad organizzare questa conferenza stampa anche per dare un segnale, un messaggio d'incoraggiamento per altre iniziative delgenere. Lemie aziendestanno attraversando un momento dif- ficile, come anche tutte le altre del territorio, perciò ho deciso di devolvere questa somma come mio contributo personale». Sergio Garieri, consigliere delegato ai servizi sociali, ha concluso evidenziando l'importanza di questa iniziativa. La somma elargita con quattro buoni acquisto alle persone sole; otto buoni acquisto ai nuclei familiari con minori e dieci buoni acquisto ai nuclei familiari in particolare situazione di disagio economico. DAVOLI - I Volontari Vincenziani matrice cristiana, desiderano vivesempre in primo piano nella lotta re l’Avvento come momento di concontro ogni povertà, materiale, spi- divisione con il prossimo. Così, nerituale e mentale, nel corso dell’an- gli scorsi 11 e 12 scorsi una mostra no, si sono adoperati, nel limite e al di beneficenza, allestita nei locali limite delle proprie possibilità, a so- adiacenti la Parrocchia di San Belstenere progetti con lo scopo di leni- larmino, con pregevoli manufatti, appositamente prere le povertà e i disagi parati in mesi di ladei meno abbienti. voro dalle VincenAgendo in un tessuziane. Infine, il 20 dito sociale dove la riccembre, a ridosso chezza è mal distridell’Avvento, abbiabuita e la povertà è mo chiuso l’anno di sempre più diffusa, carità cristiana hanno deciso di reamandando in scena lizzare dei piccoli l’anteprima di Greprogetti di solidariegorio Calabretta “Jotà per tutto l’anno sèf e Miriàm”. Un vache ormai ci sta lalido contributo per la sciando. Infatti, nel realizzazione dello 2011, siamo solo in spettacolo ci è pervegennaio, hanno ininuto dal governatoziato con l’inaugurazione di una bibliote- Un momento della rappresentazione re Giuseppe Scopelliti e dalla fattiva colca pubblica in Davoli che presto è divenuta punto di ec- laborazione di tanti amici. Fra quecellenza del Comprensorio. Diver- sti, ricordiamo l’impegno proficuo se altre manifestazioni di solidarie- di Angela Fiorenza, Fernanda Prità si sono susseguite durante l’an- merano, Circosta, Antonella no. Oggi, in assonanza con la loro Dell’Apa. Sono stati realizzati tutti con materiali riciclati I presepi nei quartieri È stata inaugurata l’ottava edizione in città di ANTONELLA RUBINO È GIUNTA ormai all' ottava edizione, la tradizionale inaugurazione dei presepi di ogni quartiere nella città di Soverato. Ad aprire le danze è stato il Corvo, guidato da Lucia Pisano la quale spiega il messaggio il messaggio quest' anno. «Il titolo del presepe è “Messaggeri d'amore” perché la figura che accomuna tutte le 4 scene del presepe, è l'angelo che comparve a Maria. Raccontiamo quindi la storia di Gesù iniziando dall'apparizione dell'angelo». Quest'anno il messaggio è rivolto non come agli altri anni ai bimbi e agli anziani, ma agli adolescenti che sono attratti dalle arti nuove, tra cui areosolart, è un'arte che si fa con le bombolette. Due writers coloro che disegnano e fanno i graffiti, due writers hanno disegnato le scenografie del presepe. Altra news di quest'anno è che tutto è stato fatto con materiale riciclato. Il presepe si è realizzato a parte per gli associati del Corvo, per l'artista Mirenzio, artista leader del riciclaggio conosciuto oltre Regione e che ci ha fatto conoscere i writers Alfredo Collino ed Emanuele Ricca. Gli scenari sono suggestivi e profondi, messe in evidenza dai led. I ragazzi si riconosceranno in questo presepe perché è l'arte che piace a loro. La Pisano mette in evidenza il lavoro fatto anche da Mimmo Lombardo che ha coadiuvato questo lavoro, un progetto che si è adeguato al materiale fornito. All’ inaugurazione ha presenziato il parroco Don Tobia Carotenuto . Un presepe da vedere di sera dalle 17 alle 20 questo l'orario di apertura al pubblico entro il 10 gennaio. Del presepe del quartiere Arenile quest'anno ci parla il presidente Pietro Quintieri «Il messaggio che vorremmo Presepe Arenile Presepe Corvo Don Tobia Carotenuto Presepe Caramante trasmettere è innanzitutto di avere la pace, la serenità e la gioia nei cuore e nella nostra città, la tranquillità. La maggior parte del presepe è stato costruito con materiale di riciclo, per far capire ai cittadini sempre di più, l'importanza di questo problema che se si riuscisse a risolvere, potremmo avere il nostro paese più pulito è ciò che ci auguriamo». «Un presepe diverso rispetto gli anni precedenti» dice il presidente del quartiere Caramante, Nicola Grenci, nonché presidente dell' Associazione dei quartieri. Quest'anno infatti un'opera del tutto originale ma con una meravi- glia visibile a primo impatto. Usato materiale riciclato e per lo più polistirolo. Un presepe che oltre la nascita, attraverso delle icone dipinte rievoca la storia e i tratti salienti della vita di Gesù. Il quartiere quest' anno ha voluto rievocare il Natale ricostruendo i luoghi sacri di Betlemme. La Basilica della Natività di Betlemme, eretta nel luogo in cui avvenne la nascita di Gesù, è una fortezza nella quale si entra da una porta, quella dell 'umiltà. La basilica è costituita da due Chiese e da una cripta, la grotta e la Natività, al centro di essa una grande stella che indica il punto esatto in cui venne alla luce Gesù. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 32 Catanzaro Venerdì 23 dicembre 2011 33 Ufficio di corrispondenza: via Virgillo, 3 - 88046 Lamezia Terme - Tel. e Fax 0968/201015 E-mail: [email protected] Non ammessa la parte civile di Fracesco Rafele. Sì allo stralcio della posizione di Maurizio Vescio “Rainbow 2”, le eccezioni in aula Ripartito il processo contro 47 imputati. Prossima udienza il 12 gennaio di PASQUALINO RETTURA CON l’accoglimento di solo una delle diverse eccezioni sollevate della difesa degli imputati e la decisione di stralciare la posizione di un imputato, ieri mattina il processo “Rainbow 2” si è incardinato. In aula infatti ieri mattina l’udienza è stata caratterizzata dalle eccezioni sollevate dalla difesa degli imputati del secondo troncone del processo che riguarda 47 imputati che saranno giudicati con il rito ordinario, (mentre per altri 20 che hanno scelto il rito abbreviato il pm ha già chiesto al gup le condanne per oltre 40 anni di carcere complessivi mentre i difensori hanno concluso le loro arringhe chiedendo l’assoluzione per i loro assistiti, il prossimo febbraio, dopo le repliche di accusa e difesa, potrebbe arrivare la sentenza per le accuse di di concorso in usura). In questa seconda tranche dell'inchiesta, tutto ruota in particolare su numerose truffe a società finanziarie. Alcuni imputati, infatti (imprenditori, commercianti e consulenti di società finanziarie) secondo le accuse, attraverso falsi documenti (fra cui buste paghe fittizie di ignari dipendenti) avrebbero ottenuto prestiti (mai onorati). Da quì il coinvolgimento anche di impiegati di banche. Secondo le accuse, i cassieri avrebbero consentito e reso possibile l'illecita negoziazione di assegni circolari non trasferibili. Diverse le contestazioni agli imputati, accusati alcuni di emissione di fatture per operazioni inesistenti, e altri ancora, a vario titolo e per episodi distinti fra loro, di riciclaggio, ricettazione e favoreggiamento, E ieri mattina, il collegio giudicante (presidente Ianni; a latere Fontanarosa e Danise) ha anche stralciato la posizione di Maurizio Vescio, non ammettendo poi la costituzione di parte civile di Francesco Rafale, rispetto a un capo di imputazione contestato a Carlo, Antonio Saverio e Luigi Stranges. Il tribunale infatti ha accolto la richiesta di eccezione sollevata dai legali dei tre imputati, gli avvocati Leopoldo Marchese e Francesco Balsamo. Sono invece state respinte sia le richieste di nullità del decreto che dispone il giudizio per Carlo Gallo e Francesco Orlando, che la formulazione del capo di imputazione riguardante la posizione di Roberto Fittante. Rigettate anche le eccezioni relative alla competenza del tribunale collegiale a conoscere la posizione di Angela De Marca e Alfonso Giofrè, così come la competenza territoriale del tribunale di Lamezia Terme rispetto all’imputazione di Carmelina Stefanelli. E al termine delle decisioni del collegio giudicante, il processo è stato rinviato al prossimo 12 gennaio quando dovrebbe iniziare la fase dibattimentale con l’escussione dei testi del pubblico ministero, Luigi Maffia. Davanti al tribunale collegiale di Lamezia, sono stati chiamati a rispondere delle varie accuse Vincenzo Nicolazzo, Fabrice Garcia, Francesco Muraca, Roberto Fittante, Sebastiano Trovato, Maurizio Nicolazzo, Bruno Mastroianni, Damiano Corso, Alfonso Giofrè, Lucia Guida, Antonio Boncordo, Armando Cammisecra, Flavio Scumaci, Giuseppe Curcio, Roberto Curcio, Alessandro Falvo, Domenico Calvieri, Pietro Natale Cimino, Carmela Abate, Peppino Bernardo, Ferdinando Torchia, Gianfranco Barbuso, Francesco Ruberto, Saverio Costa, Saverio Scopelliti, Teresa Ferrise, Vincenza Franceschi,, Giuseppe De Fazio, Carolina Morello, Donatella Stranges, Angela De Marco, Angelina Trovato, Achille Rosario Aversa, Anna Maria De Angelis, Giuseppina Gardafur, Maria Barberio, Francesco Orlando, Andrea Gaetano, Carmelina Stefanelli, Francesco Persico, Francesco Mete, Carlo Gallo, Emanuele Iannazzo, Francesco Vincenzino Maione, Carlo, Saverio e Luigi Stranges. E come si ricorda, il primo troncone dell’inchiesta “Rainbow” si è già concluso con condanne inflitte si in primo grado che (ridotte) in appello, per altri sei imputati. Su decisione del gip Cosimo Berlingieri agli arresti domiciliari IL gip Carlo Fontanazza, su richiesta degli avvocati Piero Chiodo e Renzo Andricciola, ha concesso gli arresti domiciliari a Cosimo Berlingieri, arrestato a marzo scorso a seguito di un’operazione dei carabinieri eseguita sei mesi prima dell’arresto di Berlingieri. A settembre del 2010 erano finiti in manette due coniugi e, sugli sviluppi di quelle indagini, finì in manette anche Berlingieri.La vicenda è iniziata quando marito e moglie, Antonio Berlingieri e Rosanna Antonella Rocca, venivano arrestati mentre viaggiavano a bordo del loro furgone trasportando eroina, armi e denaro contante. Avevano nel furgone quasi 3000 dosi di eroina. I due coniugi erano stati prima fermati e poi arrestati dai carabinieri sulla super strada 280 che collega Catanzaro a Lamezia Terme. Nel corso della perquisizione effettuata dai militari sul veicolo, erano infatti state rinvenute abilmente occultate all'i interno del rivestimento in plastica nella parte retrostante i sedili dei passeggeri, circa 2.750 dosi eroina tipo kobrett (bianca e brown) per un peso complessivo di tre chili circa, una pistola semiautomatica calibro 6,35 browning fabbricata nella repubblica ceca con caricatore, denaro contante per circa 1.300,00, tutto posto sotto sequestro. La droga era stata addirittura suddivisa in sacchetti tutti a loro volta legati tra loro come una sorta di cinturone cartucciera. Antonio Berlingieri era stato subito trasferito presso la casa circondariale di Catanzaro, mentre Rosanna Rocca era stata contestualmente sottoposta agli arresti domiciliari presso propria residenza perchè, la donna, oltre ad avere con sè le due bimbe piccole (che il giorno dell’arresto erano nel furgone) era in attesa del terzo figlio Le successive indagini, permisero di arrivare anche a Cosimo Berlingieri, ritenuto il «mandante» di quel trasporto di droga che probabilmente - per gli inquirenti - sarebbe stato destinato al mercato della droga catanzarese. p.re. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Lamezia Venerdì 23 dicembre 2011 37 REDAZIONE: via Vittorio Emanuele, 32 - 88900 Crotone - Tel. 0962/901334 - Fax 0962/905185 - e-mail: [email protected] La pena più elevata chiesta per Vulcano, di Savelli: a 24 anni di reclusione. Proposte 7 assoluzioni Efesto, chieste undici condanne La requisitoria del pm Curcio nel processo contro il “locale” di ‘ndrangheta di Cirò di ANTONIO ANASTASI UNDICIrichieste di condanna e sette di assoluzione. Nel primo pomeriggio di ieri il pm Antimafia Salvatore Curcio ha formulato le richieste nei confronti di 18 imputati del maxiprocesso Efesto, a carico di presunti esponenti del “locale”di ‘ndrangheta di Cirò, rimbalzato dopo otto anni, nel maggio scorso, davanti al Tribunale penale di Crotone dopo che la Corte d'appello di Catanzaro, accogliendo il ricorso del sostituto procuratore generale Sandro Dolce, ritenne utilizzabili le intercettazioni che erano cadute al vaglio del gup distrettuale nell'ambito di una vecchia inchiesta antimafia. In particolare, la Corte d’Appello confermava soltanto 12, tra i quali spiccava il nome di Silvio Farao, ritenuto uno dei capi del locale di Cirò, dei 32 disposti nel dicembre 2003 dal gup distrettuale. Stiamo parlando del procedimento che racchiudeva le indagini che avevano portato alle operazioni “Efesto” e“Conte di Melissa”, indagini coordinate dal pm Pierpaolo Bruni all’epoca in cui era applicato alla Dda di Catanzaro (oggi è uno dei sostituti della Procura antimafia). Il gup aveva condannato soltanto tre imputati per estorsione e aveva prosciolto tutti gli altri, fatta eccezione per alcuni reati per i quali dispose la competenza della Procura di Crotone in ordine alla posizione di sei persone. Il proscioglimento di massa era una conseguenza della dichiarazione di inutilizzabilità di numerosissime intercettazioni, telefoniche e ambientali, su cui si basava gran parte delle accuse formulate contro i presunti affiliati alla criminalità organizzata del Cirotano. Tra gli imputati che furono allora prosciolti anche alcuni che successivamente morirono in agguati di mafia, come Natale Bruno,freddato nel settembre 2004, e Antonio Fortino, ucciso nell'aprile 2006, per i quali fu dichiarato il non luogo a procedere per morte del reo. LE RICHIESTE Il pm Curcio ieri ha ritenuto che ci fosse carenza probatoria nei confronti di sette imputati, dei quali ha Da sinistra: Napoleone Vulcano, Pantaleone Russelli, Giuseppe Sestito e Vito Castiglione proposto l’assoluzione ai sensi del secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale che richiama la vecchia insufficienza di prove. In particolae, ha chiesto l’assoluzione per Francesco Amantea, di 49 anni, di Cirò, Agostino Russano, 38, di Melissa, Cataldo Grisafi, 59, Cirò, Giuseppe Spagnolo, 42, Cirò Marina, Salvatore Cerminara, 33, Savelli, Giuseppe Mangone, 39, Leonardo Mangone, 43, entrambi di Cariati. Ha chiesto la condanna più elevata per Napoleone Vulcano, 49 anni, di savelli: a 24 anni di reclusione. Ha chiesto condanne a 12 anni per Nicola Capalbo, 36 anni, di Savelli; a 12 anni per Vito Castiglione, 58 anni, di Roccabernarda; a 10 anni e 6 mesi per Antonio Nucera, 36 anni, di Condofuri; a 10 anni per Domnico Nucera, 60 anni, di Condo- Intercettazioni di nuovo utilizzabili furi; a 12 anni per Pantaleone Russelli, di 38 anni, del quartiere Papanice di Crotone; a 5 anni per Salvatore Pasquale Santoro, 28 anni, di Umbriatico; a 12 anni per Umberto Santoro, 53 anni, di Umbriatico; a 5 anni per Vincenzo Santoro, 46 anni, di Umbriatico; a 10 anni per Giuseppe Sestito, 48 anni, di Umbriatico; a 8 anni perVincenzo Gangale,48 anni, di Carfizzi. L’INCHIESTA L'operazione dei carabinieri scattò nel febbraio 2002 nei confronti di indiziati accusati di far parte di un'associazione mafiosa di tipo armato finalizzata alla coltivazione di stupefacenti e al narcotraffico, con collegamenti con ambienti malavitosi del Reggino, e alle estorsioni ai danni di imprenditori. I “reati fine”contestati alle presunte nuove leve del clan Farao-Marincola riflettevano il collaudato modus operandi della 'ndrangheta; ma gli inquirenti scrissero pagine con un prologo simile a quello di storie più “antiche”. Tra i reati anche il furto di bestiame e le estorsioni agli allevatori costretti a pagare in seguito all'abbattimento di vari capi. Le tesi accusatorie traevaono origine dalle captazioni a bordo del veicolo di uno degli imputati. Nell'auto di Napoleone Vulcano, di Savelli, ritenuto l'esecutore materiale di numerosi reati fine - quello che per conto della cosca avrebbe “regolato” affari come i danneggiamenti a colpi d'armada fuocoei furtia scopo estorsivo - era stata piazzata una microspia. Da qui il nome dell'operazione. Seguendo Vulcano - il nome latino di Efesto, dio del fuoco - gli inquirenti scoprirono tutto. I fatti contestati vanno dal gennaio all'aprile 2001.Li avrebbedeliberati tutti il vertice del “locale”. Le attività illeci- te di una zona che comprende il Cirotano, l'Alto Marchesato crotonese e il Cosentino jonico sarebbero state appannaggio della cosca cirotana. Le accuse vanno dall'associazione mafiosa alla coltivazione di stupefacenti - ben tre piantagioni, di cui due a Savelli e una a Umbriatico a numerosi episodi di compravendita di droga al fitto capitolo delle estorsioni condito di furti e danneggiamenti. LA DIFESA Folta la pattuglia degli avvocati impegnati ieri in udienza (la sentenza è slittataal31 gennaiuoprossimo),alcuni dei quali si sono rifatti alle richieste del pm: Francesco Laratta, Mario Bombardiere, Luigi Scaramuzzino, Giuseppe e Nuccio Barbuto, Gianni Russano, Tiziano saporito, Rocco Carellino,Sergio Rotundo, Vittorio Gangale. Sentenza prevista a fine gennaio LE ACCUSE Tra droga, estorsioni e furti di animali Ecco i reati fine contestati ai presunti appartenenti al clan Farao Marincola nell’ambito dell’inchiesta Efesto. STUPEFACENTI Francesco Amantea, Natale Bruno, Cataldo Grisafi, Antonio Fortino, Giuseppe Sestito, sono accusati in qualità di promotori e organizzatori di coltivazione e traffico di stupefacenti. Napoleone Vulcano, Salvatore Cerminara sono accusati di aver coltivato per conto della cosca canapa indiana ed in particolare: 1) una coltivazione in Savelli scoperta dalla Guardia forestale ed estirpata l'8 giugno 2000 (circa 700 piante); 2) coltivazione di canapa indiana a Savelli distrutta da una grandinata nel giugno 2001; Napoleone Vulcano, Umberto e Salvatore Pasquale Santoro sono indiziati di aver coltivato una terza piantagione di stupefacenti a Umbriatico; Napoleone Vulcano, Giuseppe Sestito, Cataldo Grisafi, Umberto Santoro sono accusati di aver acquistato 500 grammi di cocaina e una cassetta di canapa indiana da Domenico e Antonio Nucera a Condofuri, in provincia di Reggio Calabria; Napoleone Vulcano avrebbe acquistato da Vito Castiglione, a Roccabernarda, 20 chili di marijuana per il tramite di Pantaleone Russelli per poi ricedere la sostanza a terzi; Napoleone Vulcano avrebbe ceduto 20 grammi di eroina a un soggetto non identificato; Napoleone Vulcano e Umberto Santoro avrebbero detenuto a fine di spaccio e coltivato canapa indiana; Napoleone Vulcano, Umberto, Domenico e Salvatore Pasquale Santoro, Salvatore Cerminara avrebbero coltivato altre 700 piante di canapa indiana a Savelli. Tutti gli imputati sopra menzionati sono accusati di aver fatto parte di un'associazione a delinquere finalizzata alla coltivazione, alla detenzione e alla cessione a terzi di sostanze stupefacenti del tipo hascisc, marijuana, canapa indiana, eroina e cocaina. ESTORSIONE Francesco Amantea, Cataldo Grisafi, Giuseppe Sestito, Napoleone Vulcano, Umberto e Salvatore Pasquale Santoro sono accusati di concorso in estorsione per aver costretto l'imprenditore Antonio Aloisio di Casabona a consegnare in un'occasione - il 2 aprile 2001 - la somma di 500mila lire da destinare al mantenimento degli affiliati detenuti e in un'altra occasione - 2000 - 10 milioni di lire. Francesco Amantea, Cataldo Grisafi, Giuseppe Sestito, Napoleone Vulcano, Umberto Santoro sono accusati di concorso in estorsione, i primi sei quali mandanti ed istigatori, gli altri quali esecutori materiali, in quanto avrebbero sparato colpi di fucile contro mezzi in un cantiere di proprietà dell'imprenditore Flavio De Bonis e in quanto avrebbero costretto quest'ultimo ad assumere fittiziamente Vulcano al quale sarebbe stata versata la somma di un milione di lire al mese. Francesco Amantea, Cataldo Grisafi, Giuseppe Sestito, Napoleone Vulcano (quest'ultimo quale esecutore materiale), Giuseppe Sestito sono accusati di concorso in estorsione con l'accusa di essersi appropriati indebitamente di tori da monta di proprietà di Antonio Aiello il quale sarebbe stato costretto, per ottenere la restituzione degli animali, a versare la somma di 12 milioni di lire. Francesco Amantea, Cataldo Grisafi, Giuseppe Se- Il pm Curcio stito, Napoleone Vulcano (quest'ultimo quale esecutore materiale) sono accusati di concorso in estorsione per essersi appropriati di alcuni trattori di proprietà di Francesco Bruni il quale sarebbe stato costretto a versare otto milioni di lire per ottenere la restituzione dei veicoli. Francesco Amantea, Cataldo Grisafi, Giusepe Sestito, Napoleone Vulcano, Salvatore Cerminara sono accusati di concorso in estorsione per aver costretto gli imprenditori Pasquale e Salvatore Scarpino, che gestiscono un'attività di produzione di porte in legno a Cutro, a versare loro la somma di 200mila lire. Il capitolo delle estorsioni è ancora fitto e comprende altri episodi. Ma nell’inchiesta compaiono anche accuse di furto e armi. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Crotone Le accuse sono truffa in relazione alla timbratura dei badge. Si tornerà in aula il 12 luglio 2012 Acquisita l’attività investigativa Seconda udienza del processo che vede imputati 50 dipendenti del Comune di Pizzo SECONDA udienza del processo che vede imputate 50 persone, tutte dipendenti del Comune di Pizzo, accusate di truffa. Davanti al giudice monocratico, nella persona del presidente Giancarlo Bianchi, è stato escusso il maresciallo Barillaro, testimone portato dall'accusa rappresentata dal pubblico ministero Alessandro Pesce che ha relazionato sull'attività dei carabinieri concernente i servizi di osservazione, controllo e pedinamento avviati dal 27 settembre del 2010 al successivo 8 novembre. Il teste ha iniziato a sfogliare i corposi faldoni ma alla fine l'operazione si è interrotta nel momento in cui il pm ha chiesto al Collegio difensivo di prestare il consenso per l'acquisizione dell'attività investigativa. Richiesta per la quale gli avvocati degli imputati si sono espressi per la non adesione. Alla fine il presidente Bianchi ha disposto l'acquisizione della documentazione inerente la stampata dei dati contenuti nelle apparecchio marcatempo del palazzo municipale di Pizzo e delle riprese video eseguite dalla polizia giudiziaria. Ha, inoltre, disposto l'acquisizione di 30 verbali redatti dalla pg e relativi al servizio di ocp. Quindi, in sostanza, agli atti andrà quasi tutta l'attività investigativa condotta dai militari dell'Arma della stazione di Pizzo e della Compagnia di Vibo Valentia. Superata questa fase sempre il giudice monocratico ha sospeso il dibattimento rinviando il processo alla data del 12 luglio del prossimo anno. Le imputazioni derivano dalle indagini antiassenteismo eseguite dai carabinieri della Compagnia diretti dal capitano Stefano Di Paolo e dai loro colleghi del- il blitz dei carabinieri al Comune di Pizzo l’11 novembre 2010 la stazione della cittadina napitina diretti dal marescialli Pietro Santangelo, Giuseppe Barilaro e Paolo Fiorello. Suscitò grande clamore il blitz compiuto a Palazzo San Giorgio il 10 novembre 2010 quando furono arrestati sette dipendenti che oggi figurano tra coloro per i quali, il sostituto procuratore della repubblica di Vibo, Santi Cutroneo, titolare dell’inchiesta denominata “In-dipendenti comunali”, aveva chiesto che venissero processati unitamente agli altri 43 che furono denunciati a piede libero nella stessa occasione, ai quali ora sono stati aggiunti altri tre indagati. Per la cronaca finirono in manette e destinati agli arresti domiciliari per poi essere rimessi in libertà dopo la convalida, furono Antonella Averta (cl. '72), Sebastiano Belsito (cl. '60), Rosa Maria Galeano (cl. '51), Marcella Lo Schiavo (cl. 69), Antonio Maglia (cl. Iniziativa della Consulta portuale “Santa Venere” '53), Bartolomeo Francesco Pascale (cl. '48) e Giuseppe Pizzonia (cl. '55). Vengono contestati i reati di truffa e falso in concorso con altri dipendenti nei confronti di Averta, Belsito, Galeano, Lo Schiavo e Pizzonia. Gli stessi reati, senza l'aggravante del concorso, per Maglia e Pascale. Tra gli altri 46 indagati per i quali il pm ha chiesto il giudizio immediato per truffa e falso in concorso sono Pompeo Cannavino (cl. '60), Enrico Caria (cl.'56), Concetta Currao (cl. '64), Mario Di Costanzo (cl. '60), Vincenzo Di Domenico (cl. '62), Vittoria D'Urzo (cl. '59), Anna Maria Flaviano (cl. '56), Armando Giustiniano (cl. '53), Antonio Greco (cl. '51), Cinzia Svetlana Sophia Greco (cl. '57), Mara Silvia Greco (cl. '60), Carmela Gullo (cl. '52), Roberto Angelo Manno (cl. '52), Carlo Marino (cl. '51), Antonio Messina (cl. '62), Maria Lucia Nirta (cl. '64), Antonio Pagnotta (cl. '54), Giovanna Perri (cl. '58), Fi- lippo Pizzonia (cl. '69), Alba Maria Stella Poli (cl. '70), Caterina Giovanna Primerano ('51), Carmelo Giuseppe Sacco (cl. '64), Antonio Francesco Salutato (cl. '66), Vincenzo Francesco Antonio Savelli (cl. '52), Fortunato Antonio Schiavone (cl. '67), Nazzareno Sposito (cl. '69), Maddalena Summa (cl. '55), Domenico Veneziano (cl. '51), Ermanna Cutrì (cl.'67). Imputati sempre di truffa e falso ma senza il concorso sono Elisabetta Bartoluzzi (cl. '56), Jarmila Blahova (cl. '50), Roberto Carchedi (cl. '68), Giuseppe Caruso (cl. '60), Francesca De Agazio (cl. '57), Giorgio Di Quattro (cl. '60), Giuseppe Innocente (cl. '51), Roberto Lo Giacco (cl. '64), Gregorio Mazzeo (cl. '61), Giuseppe Neri (cl. '46), Giuseppe Parise (cl. '47), Antonello Rossi ('69), Isabella Scordamaglia ('59), Raffaele Sposito (cl. '46), Maria Teresa Vesci (cl.'53). Infine sono imputati del solo reato di falso in concorso Pasquale Minico ('58) e Sestina Graziella Romeo (cl. '64). Nel capo di imputazione si legge per ciascun indagato che «quale dipendente del Comune di Pizzo, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, con artifizi consistiti nel non far risultare - mediante timbratura del cartellino marcatempo - i suoi allontanamenti dal posto di lavoro per finalità non lavorative inducendo in errore l'amministrazione di appartenenza circa la sua presenza in ufficio, procurato così a sé medesimo/a l'ingiusto profitto che le sarebbe derivato dal punto di vista retributivo, con correlativo danno dell'ente pubblico». C’è infine da aggiungere che il Comune napitino si è costituito parte civile al processo. gl. p. Un appuntamento divenuto oramai fisso Cerimonia in Procura per il rituale scambio di auguri di DOMENICO MOBILIO UN appuntamento diventato oramai fisso. Il riferimento è all'incontro che ogni anno, in prossimità del Natale, si svolge negli uffici della Procura della Repubblica. I magistrati, il personale tutto si riunisce per gli auguri di fine anno che costituiscono anche un modo per conoscersi meglio, per respirare quell'aria di familiarità e di condivisione per un lavoro delicato che, tutti e ciascuno, nei rispettivi ruoli debbono cercare di portare avanti nel migliore dei modi. Si tratta indubbiamente di ruoli e di responsabilità diverse, ma l'iniziativa a cui abbiamo appena accennato e che si è ripetuta ieri mattina all'ultimo piano dello storico palazzo di giustizia di corso Umberto, destinata a ripetersi negli anni, serve a rinsaldare il concetto di squadra e a rafforzare il dialogo. Due obiettivi a cui ha puntato sin dal suo arrivo a Vibo Valentia, il procuratore Mario Spagnuolo che ha sempre parlato della Procura anche come di un palazzo di vetro e non più come di un fortino inaccessibile, lontano dalla gente. Un luogo, quindi, trasparente, aperto a tutta la comunità. A introdurre la breve e significativa “cerimonia degli auguri” di ieri mat- Mario Spagnuolo tina è stato lo stesso procuratore Spagnuolo con brevi e semplici parole, che anche per il tono con cui sono state pronunciate, esprimevano l'intima soddisfazione per i risultati conseguiti e l'implicito ringraziamento ai vari e diversi collaboratori. Non poteva, poi, mancare il consueto brindisi al quale, oltre agli impiegati ai vari livelli e a tutti i magistrati della Procura, hanno partecipato loro colleghi del tribunale, con in testa il presidente Roberto Lucisano. Le feste natalizie non sospendono tuttavia l'attività della magistratura, requirente e giudicante, che rimarrà sempre vigile e attenta per dare risposte ai cittadini alla cui sicurezza sono direttamente impegnate le varie forze dell'ordine distribuite nel territorio della provincia di Vibo Valentia. Accusato con altri della rissa aggravata che portò al ferimento di Rocco Sainato Un albero di Natale galleggiante installato nelle acque del porto Obbligo di firma 3 volte la settimana. Accolta l’istanza dei suoi legali Mihalache lascia i domiciliari L’albero galleggiante nel porto di Vibo Marina UNO spettacolo suggestivo che potrebbeentrare nelletradizioni di Vibo Marina. L'abete natalizio galleggiante che, grazie ad una complessa operazione condotta dalle imprese associate alla “Santa Venere”, è stato posizionato nelle acque antistanti il lungomare Cristoforo Colombo, con le sue luci sul mare contribuirà a rendere più viva l'atmosfera delle prossime festività. Le luci che illuminano l'albero di Natale sul mare, unico in Italia, sono state accese, nel corso di una breve cerimonia, dal sindaco. L'accensione è stata accompagnata da uno spettacolo pirotecnico che ha contribuito a rendere più festoso il momento dell'inaugurazione. La Consulta esprime il proprio ringraziamento al comandante della Capitaneria di Porto, Paolo Marzio, al sindaco Nicola D'Agostino, e al al consigliere regionale Bruno Censore, per la collaborazione e perla fornituraed iltrasporto dell'abete, proveniente dalle Serre vibonesi. SI trovava ai domiciliari dallo scorso mese di ottobre quando era stato ritenuto il responsabile del tentato omicidio dell'imprenditore turistico 64enne originario di Polistena ma residente nel comune di Ricadi. Il suo fermo, però, non era stato convalidato dal gip Gabriella Lupoli in relazione al reato a lui contestato dalla procura vibonese, ma lo aveva ritenuto responsabile della rissa aggravata in concorso con altre persone. E per questo, oltre che per evitare il possibile pericolo di fuga, sempre il magistrato lo aveva confinato agli arresti nella sua abitazione. Fino a ieri, quando George Mihalache, 33enne romeno, ha potuto beneficiare di una misura ulteriormente gradata: precisamente l'obbligo della firma alla pg per tre volte a settimana. Ciò in accoglimento della richiesta presentata dagli avvocati Michelangelo Miceli e Patrizio Cuppari, legali del ragazzo che resta tuttavia indagato, al pari degli altri: il gip Gabriella Lupoli Giacomo De Salvo, Stefan Smical e i fratelli Sainato, Luigi e Giuseppe, unitamente al padre Rocco che per le ferite riportate al capo a seguito di una caduta, fu ricoverato agli ospedali Riuniti di Reggio Calabria in stato di coma. L'istanza era stata motivata dai due difensori con il fatto che fossero venute meno le esigenze cautelari della detenzione in casa. Motivazioni condivise, come detto, dal gip Lupoli che ha disposto, come visto, la misura dell'obbligo della firma che rappresenterebbe un deterrente contro il pericolo di fuga. Che la situazione di Mihalache si fosse alleggerita lo aveva scritto sempre il magistrato vibonese che, nella sua ordinanza in cui non aveva convalidato il fermo, scriveva che appariva, «allo stato, piuttosto distante dalla vittima, le cui cause del ferimento sono tutte ancora da chiarire e, allo stato, non possono univocamente ricondursi all'azione del fermato. Ne consegue che il provvedimento non è suscettibile di convalida per difetto della gravità indiziaria». Il romeno in sede di interrogatorio di garanzia, aveva ammesso di essere intervenuto a difesa del suo datore di lavoro, Giacomo De Salvo, ma solo verbalmente e senza impugnare alcuno strumento atto ad offendere. Aveva, inoltre, aggiunto di aver visto Rocco Sainato, di averlo, quindi, incrociato e di aver constatato in lui l'assenza di qual- siasi tipo di malore. Proseguendo nel racconto davanti al giudice, aveva affermato di aver ricevuto un colpo al ginocchio e che alla barca nelle cui vicinanze lui si trovava, si era avvicinato Giuseppe Sainato per cercare di sedare la rissa che si era interrotta solo dopo che Stefan Smical richiamava l'attenzione di tutti i presenti in merito alle condizioni di Rocco Sainato che si trovava steso a terra, supino e con una macchia di sangue sul suolo all’altezza della testa e senza altri segni sul volto. Al riguardo il gip evidenziava che doveva «ritenersi raggiunta la soglia della gravità indiziaria» solo, come detto, per il reato di rissa aggravata. Di conseguenza sussistevano «le esigenze cautelari connesse prevalentemente al rischio di inquinamento probatorio» destinando il romeno agli arresti in casa che, come detto, sono stati revocati e cambiati con la misura dell’obbligo di firma. gl. p. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Vibo 27 Venerdì 23 dicembre 2011 dal POLLINO alloSTRETTO calabria ora VENERDÌ 23 dicembre 2011 PAGINA 7 Chieste condanne per Chiaravalloti e Loiero CATANZARO Dodici le richieste di condanna formulate dal sostituto procuratore generale Eugenio Facciolla durante il secondo step della requisitoria del processo d’appello “Why not” per i 16 imputati coinvolti nell’inchiesta su presunti illeciti nella gestione dei fondi pubblici in Calabria. Facciola ha invocato ieri in aula l’accoglimento del processo di secondo grado avanzato dalla Procura generale nei confronti di dodici imputati, chiedendone la condanna a pena variabili che vanno dai Dodici le richieste quattro anni di condanna ai sei mesi di reclusione. nell’appello Per Antoproposto dalla nio Saladino ha chiesto procura generale quattro anni e due mesi, Giuseppe Lillo due anni e un mese, Gianfranco Luzzo un anno e quattro mesi, Agazio Loiero un anno di reclusione, Nicola Durante un anno e due mesi, Tommaso Loiero otto mesi di reclusione, Giuseppe Chiaravalloti un anno e sei mesi, Franco Nicola Cumino otto mesi di reclusione, Pasquale Anastasi dieci mesi, Pietro Macrì un anno e tre mesi di reclusione, Giuseppe Fragomeni sei mesi di reclusione e la condan- to regionale finalizzato al censimenna di Enza Bruno Bossio alla pena di to del patrimonio immobiliare e l’asun anno e quattro mesi di reclusione. soluzione per il capo d’accusa relatiNell’udienza del primo dicembre vo al progetto chiamato “Ipnosi” nei scorso il pg Massimo Lia aveva sotto- confronti di Chiaravalloti. Il processo lineato l’esistenza di un’associazione d’appello vede coinvolte altre quatper delinquere, costituita da soggetti privati, che aveva stretto accordi con pubblici ufficiali della Regione Calabria per ottenere finanziamenti pubblici. Aveva ribadito che «la Cassazione ha sancito che ci può essere una associazione per delinquere costituita solo da soggetti privati che si avvaleva di volta in volta dell’apporto di singoli pubblici ufficiali», illustrando le modalità con cui alcuni di loro venivano affidati alla società Why Not nello svolgimento di progetti finanziati con fondi pubblici. L’avvocato Francesco Gambardella, difensore del principale imputato, l’imprenditore Antonio Saladino, ex leader della Compagnia delle opere in Calabria aveva chiesto ai giudici di secondo grado di acquisire la documentazione dalla quale possa accertarsi la posizione giuridica della principale teste d’accusa, Caterina Merante. I sostituti procuratori generali Facciolla e Lia avevano impugnato la sentenza di primo grado emessa il 2 marzo del 2010 contestando l’assoluzione per il reato di abuso di ufficio nei confronti di Loiero, per il solo capo d’imputazione attinente al proget- Conclusa la requisitoria di Why Not per i 16 imputati tro persone che sono state condannate in primo grado e che hanno impugnato la sentenza del giudice dell’udienza preliminare Abigail Mellace: Antonio La Chimia, cui è stata inflitta la pena di un anno e 10 mesi di reclusione, Vincenzo Gianluca Morabito, che ha avuto 6 mesi e 600 euro di multa; Francesco Saladino, che ha avuto 4 mesi e 300 euro, Rinaldo Scopelliti, che ha avuto un anno. Per quanto riguarda Saladino, Lillo, Luzzo, Macrì e Bruno Bossio, la pubblica accusa contesta, in particolare, l’assoluzione per il reato di associazione a delinquere, per gli altri il ricorso riguarda il reato di abuso in atti d’ufficio. A marzo 2010 il gup, oltre alle decisioni sugli abbreviati,conclusisi con 8 condanne e 34 assoluzioni totali, decretò anche 27 rinvii a giudizio e 28 proscioglimenti per coloro i quali non chiesero il rito alternativo. La Procura ha proposto anche ricorso alla Corte di cassazione contro 6 proscioglimenti, e il 20 luglio scorso il giudice supremo gli ha dato ragione annullando quelle decisioni, rinviando gli atti nel capoluogo calabrese per una nuova udienza preliminare. «Spiego ai calabresi come sono andati i fatti» Lo svolgimento del censimento del patrimonio immobiliare venne affidato agli interinali. È solo per questo che oggi viene richesta la mia condanna GABRIELLA PASSSARIELLO [email protected] CATANZARO «Premesso, come ho sempre detto, il mio estremo rispetto nella sostanza e non per la sola forma, nei confronti della giustizia, intervengo sull’odierna richiesta del sostituto procuratore generale che mi riguarda nel processo d’appello per l’inchiesta Why Not perché una richiesta di condanna può impressionare l’opinione pubblica e sento il dovere di chiarire ai calabresi questa vicenda». Lo afferma, in una dichiarazione, Agazio Loiero, coordinatore politico nazionale della federazione tra Mpa ed Autonomia e diritti ed ex presidente della Regione Calabria. «La Procura generale - aggiunge Loiero - ha chiesto a mio carico la pena di un anno per il reato di abuso in atti d’ufficio dopo che nel primo grado era stata chiesta, per una serie di reati, l’assoluzione da parte della Procura, poi accolta dal gup. Oggi re- IL PROCESSO D’APPELLO Si è conclusa ieri a Catanzaro la requisitoria del sostituto procuratore generale Facciolla. Chiesti un anno e 6 mesi per Giuseppe Chiaravalloti, 4 anni e 2 mesi per Antonio Saladino sta in piedi questo reato e sento la necessità di spiegare bene ai calabresi come sono andati i fatti». «In sede di giunta - dice ancora Loiero - è stato dato mandato alla dirigenza dell’Assessorato al Personale di verificare se c’era la possibilità di utilizzare personale che era già in servizio presso la Regione (i cosiddetti interinali), anche per lo svolgimento del censimento del patrimonio immobiliare. La Corte dei conti aveva messo in mora la Regione perché mancava detto censimento. A quel punto ci siamo rivolti ai dirigenti degli uffici competenti, invitando a fare il censimento e la risposta fu che era impossibile espletare il servizio con personale interno, per cui fummo costretti, ripeto, ad affidarlo al personale degli interinali che già c’era. È solo per questo che oggi viene richiesta la mia condanna». camorra e ’ndrangheta CATANIA Agenti della Squadra Mobile di Catania e di Reggio Calabria, su delega della Procura del capoluogo calabrese, hanno eseguito tra la Sicilia e la Calabria, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattro persone - due delle quali già detenute - ritenute responsabili, a vario titolo, di detenzione e traffico di cocaina con l’aggravante di aver commesso il reato avvalendosi dell’organizzazione logistica della cosca Santapaola. Sono Roberto Illuminato, di 61 anni, Pasquale Barbaro, nato Traffico di droga tra Sicilia e Calabria Arrestate quattro persone a Platì, di 34, e i detenuti Rosario Tripoto, di 43, al 41 bis, e Santo Tudisco, di 49. Illuminato è stato rinchiuso nel carcere di Bicocca, a Catania, mentre Barbaro è stato rinchiuso nel carcere di Locri. I provvedimenti restrittivi scaturiscono da uno stralcio di più ampia indagine avviata nel 2008 dallo Sco nei confronti del gruppo di Picanello della cosca Santapaola-Ercolano che consentì di accertare un vasto traffico di droga avviato con esponenti delle ’ndrine calabresi della zona di Platì-Bovalino. Nell’ambito delle indagini il 17 marzo del 2009 fu arrestato un corriere, Roberto Platania, di 37 anni, trovato in possesso di 2 chili di cocaina acquistata nella zona di Bo- valino Marina da Pasquale Barbaro, presunto affiliato all’omonima cosca, intesi Pillari, di Platì. Il successivo 24 dicembre il gip di Catania aveva emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti delle quattro persone arrestate ieri. Il 16 dicembre del 2010 il gup del Tribunale di Catania aveva dichiarato la propria incompetenza per territorio ed ordinato trasmettere gli atti al Procuratore della Repubblica a Reggio Calabria e gli arrestati erano stati scarcerati il 12 gennaio del 2011. 8 VENERDÌ 23 dicembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O ’ndrine e istituzioni Il prefetto di Reggio sospende il consigliere Nelle intercettazioni la campagna elettorale della cosca REGGIO CALABRIA Giuseppe Plutino, il consigliere comunale di Reggio Calabria arrestato l’altro ieri nella seconda tranche dell’operazione “Alta tensione”, è stato sospeso dalla carica dal prefetto Luigi Varratta. L’amministratore è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo la Dda reggina è stato aiutato moltissimo, nel corso della campagna elettorale, dalla cosca Caridi-Borghetto. In particolare sui quartieri di Ciccarello, rione Modena e San Giorgio Extra è stato molto attivo Domenico Condemi, personaggio chiave per la sua presenza e pressione sui potenziali elettori di Plutino. La pressione è forte, suona come una chiamata alle armi. Non risparmia nemmeno un ragazzo impegnato con i preparativi del suo matrimonio. Comunque, Condemi insiste, deve dare una mano alla causa. Miduri: Eh, hai ragione ma io… tu devi capire che pure che… (inc.)… mi sposo, e sto scappando da una parte all’altra. Registrate Condemi: Eh, ma… le “pressioni” (inc.)… mi stai raccogliendo un po’ di voti? telefoniche Miduri: Sì certo, certo. di Condemi Condemi: Ah? per trovare voti Miduri: Di questo puoi stare tranquillo. Condemi: Ma vieni… quando ci vediamo così ti do un po’ di materiale? Miduri: Domani mattina ci… ti chiamo quando sono al bar e ti… e ci vediamo dai. Condemi: Però compare impegnati. Miduri: No, se ti dico… io te l’ho detto, non è che ti prometto venti, o trenta. Condemi: No, quello che… Miduri: Quelli che posso te li raccolgo, stai tranquillo, come te li ho raccolti le altre volte. In un’altra conversazione, parlando con un certo Carmelo, Condemi si raccoman- NEI GUAI Sopra, il consigliere Giuseppe Plutino in manette, In basso, il reggente della cosca Leo Caridi subito dopo l’arresto (fotoservizio Cufari) da di non tradirlo. Condemi: Ma lo stai raccogliendo qualche voto Melo? Carmelo: Certo che l’ho raccolto. Condemi: Ah? Carmelo: Vedi che io… (inc.)... Condemi: Non è che ci fai la vacca con Massimo Canale? Carmelo: Ah guarda, come sindaco lo sai che voto a Massimo Canale. Condemi: Lo so, non mi interessa a me il sindaco, Massimo è un bravo ragazzo, che c’entra. Carmelo: Eh, il sindaco… Condemi: Per le comunali. Carmelo: Al consiglio… al consiglio ti ho detto che voto a Pino, come non lo voto. Domenico Condemi non si accontenta di sapere che la gente che contatta si sta impegnando per la campagna elettorale di Pino Plutino, ma vuole sapere anche dove Il gip: già da diverso tempo il clan era “di casa” in Comune REGGIO CALABRIA I dati indiziari raccolti dall’indagine “Alta tensione 2” connotano la presenza della cosca Caridi-Borghetto, in riferimento alle infiltrazioni mafiose, «come certamente risalente nel tempo e non riconducibile esclusivamente alla campagna elettorale della scorsa primavera». È quanto scrive il gip Domenico Santoro nell’ordinanza di custodia cautelare in cui Il controllo tratta dell’appoggio elettodei Caridi si rale della cosca al consigliere comunale Giuseppe estendeva anche Plutino e dell’intimidazioalle attività ne al consigliere regionale commerciali Gianni Nucera perché non aveva rinnovato il contratto a una ragazza segnalata da loro. Il giudice parla di «una vera e propria proiezione nel settore istituzionale, in particolare all’interno del Comune di Reggio Calabria». Le indagini della squadra mobile hanno rappresentato il quadro, condensando gli elementi in due informative depositate a luglio e a settembre di quest’anno. Anche nella richiesta di misure cautelari, rileva il gip Santoro, «con indubbia ef- ficacia ed evidente capacità di sintesi» vengono sintetizzate emergenze riconducibili a «contestazioni gravissime». Quanto emerso «tinge di foschi colori il quadro dell’esercizio delle libertà fondamentali in questa città» è il parere del magistrato. Non è solo l’aspetto legato alle elezioni amministrative a destare preoccupazione, ma anche la pervasività in altri settori della cosca Caridi. Come nel caso dell’istituto di bellezza bruciato nonostante il proprietario fosse vicino a quell’ambiente. L’attività era di Rosario Calderazzo, un personag- gli elettori vanno a votare per poter controllare l’esito. Si desume chiaramente quando a Carmelo dice: «Va bene, segna le sezioni dove escono questi dodici voti». Non soltanto Condemi cercava insistentemente voti per Pino Plutino, ma intercettava anche chi sapeva che appoggiava altri candidati invitandoli a desistere e convergere sul suo riferimento. A un non meglio identificato Peppe, durante la campagna elettorale, Condemi in un’intercettazione dice: «Ti sapevo poco serio, che ti sapevo poco serio… Ma… ma vai in giro pure a toglierci i voti?» e lo convoca immediatamente alla segreteria politica di Plutino per un chiarimento, con toni tutt’altro che amichevoli, sembra. «Dove sono? Vieni qua... che te lo dico di persona… Vieni qua alla segreteria» dice al suo interlocutore. ANNALIA INCORONATO [email protected] gio legato ai Caridi al punto che il capocosca Santo Caridi lo aveva telefonato per fargli gli auguri in occasione dell’inaugurazione. Il diretto interessato raccontava al boss che la sera prima alla cerimonia d’apertura c’erano tutti, con riferimento agli esponenti della famiglia «…sì tutto a posto, diciamo tutto a posto siamo qui con Mico e con Vincenzo... e tutti c’erano questa sera…. tutti sono venuti quelli della vostra famiglia...non è mancato nessuno…». Nel febbraio 2008, i cugini Francesco e Nicola Gattuso parlavano in auto (intercettati) del danneggiamento che quel locale aveva subito. Anche loro avevano partecipato all’inaugurazione e ricordavano che quella sera c’erano la madre di Santo Caridi e la moglie di Nino Caridi. «Là in via Aschenez, c’era la mamma di Santo, la moglie di Nino… Saro, Saro, quel giovanotto» spiega Nicola Gattuso al cugino che non capiva inizialmente di quale locale stesse parlando. Poi, quando ha compreso, è rimasto incredulo: «Saro, a Saro gli hanno bruciato, vattene». Probabilmente, secondo il gip, perché reputava impossibile che una persona particolarmente vicina ai Caridi avesse potuto subire l’incendio di un’attività commerciale. L’ipotesi emersa nel colloquio dei due Gattuso è che Calderazzo non aveva chiesto l’autorizzazione per l’apertura dell’istituto di bellezza. «Ma perché, non ha parlato con nessuno?» è la frase eloquente. (a. i.) il commento La zona grigia e le colpe della politica La responsabilità penale è sempre personale. Fanno benissimo gli onorevoli pidiellini Giovanni Dima e Jole Santelli a ricordarlo a tutti noi. E fa benissimo il governatore Scopelliti a parlare di cautela: «Io dico di leggere bene le carte e di fare attenzione nell’emettere giudizi». Naturalmente parliamo delle polemiche seguite all’arresto di Giuseppe Plutino, il consigliere comunale reggino accusato di aver favorito i clan. Certo, la responsabilità penale è sempre personale, è un principio inviolabile del diritto. Ma questo non vuol dire che dietro la triste vicenda del consigliere Plutino non vi siano anche responsabilità politiche ben precise dalle quali non ci si può sottrarre del tutto. L’onorevole Plutino avrà un regolare processo così come lo avranno i consiglieri Santi Zappalà e Franco Morelli, anche loro accusati di aver favorito i clan - che stabilirà responsabilità e disporrà eventuali pene. Ma nel frattempo, a meno che la magistratura reggina non abbia preso clamorosi abbagli, siamo di fronte a tre arresti pesantissimi. E allora, oltre a invocare la presunzione d’innocenza e la responsabilità personale, qualcuno dovrebbe trovare il coraggio di scoperchiare il pentolone della politica reggina. Quel che più stupisce, infatti, non sono le note polemiche che arrivano da qualche parlamentare “romano”. Quel che stupisce, piuttosto, è il silenzio. Neanche l’arresto di un collega col quale fino al giorno prima si prendeva il caffè chiacchierando dell’ultima manovra finanziaria e dei problemi di Reggio, ha smosso la politica dal torpore. Dal silenzio per l’appunto. Neanche quelle manette strette ai polsi di Giuseppe Plutino hanno risvegliato i nostri rappresentanti al Comune e alla Regione. La magistratura continua a fare retate, continua a svelare gli intrecci perversi tra clan e politica e loro, i politici, non dicono nulla. Ma che cosa sta succedendo a Reggio? Possibile che nessuno se lo chieda? Possibile che nessuno senta il bisogno di fermare la palla per un attimo e provare a ragionare, a capire? Si va avanti come se nulla fosse. Non sanno forse, i politici, che i cittadini non fanno distinzione tra destra, sinistra e centro? Non sanno che ogni singolo arresto dà un colpo mortale alla classe politica nel suo insieme e che va ad alimentare il disprezzo per la cosiddetta “casta”? Il fatto che in galera finisca un piddiellino o un piddino poco importa. La percezione dei cittadini è che sia il solito tran tran, il solito malaffare tra politica, tutta la politica, e la ’ndrangheta. Qualcuno ci dica che non è così. Che non è vero. Che si tratta solo di mele marce e non di un sistema. Qualcuno abbia il coraggio di dirci che la politica, quella vera, è una cosa pulita e alta come ha ricordato qualche giorno fa monsignor Nunnari. Qualcuno svegli tutti noi dal torpore, da questa perversa assuefazione che oramai ci fa apparire normale quello che normale non è. Accettabile quel che è inaccettabile. Davide Varì 9 VENERDÌ 23 dicembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O ’ndrine e istituzioni «Il caso Plutino? Mi ha turbato» Dai sospetti di infiltrazioni al “buco” di Bilancio: parla il sindaco Arena REGGIO CALABRIA «Turbato dall’arresto di Plutino; Morisani ha commesso una leggerezza; Scopelliti ha responsabilità politiche per la scelta dei dirigenti». Questa volta il sindaco di Reggio Calabria, Demetrio Arena, abbandona l’aplomb che lo ha contraddistinto dal giorno della sua elezione a primo cittadino e si confessa a Calabria Ora. La vicenda di Plutino è solo l’ultima di una serie incredibile di problemi che il sindaco-professionista ha dovuto affrontare. Sindaco, cosa ha pensato ieri mattina? Stupore o imprecazione? «Sono rimasto turbato perché il consigliere Plutino nei mesi della legislatura trascorsa insieme mi è apparso persona abbastanza mite e garbata. Il problema è che il territorio è stato dominato dalla mafia. Questa s’inserisce e penetra in tutti i settori della società civile e della politica. La mafia fa la scelte e si gioca le chance nella parte politica più accreditata alla vittoria». Non ritiene ci sia una responsabilità politica da parte vostra? «Guardi, il mio nome è il frutto di una convergenza di tutti i partiti di coalizione e della gente comune. Non ho avuto necessità di andare a pagare cambiali o a promettere qualcosa. Questo approccio mi impedisce di sapere quali sono le posizioni psicologiche di chi si candida. Da esterno vedo che in politica ci si candida e bisogna fare i conti con avversari e compagni di partito. Si entra in una fase in cui il voto è un numero. Ci sono stati esempi di chi è andato dal boss a chiedere l’appoggio politico. Certo poi ci sono i rischi di chi conosce il territorio ed è stato anche compagno di scuola di alcune persone e si trova coinvolto in certi contesti…» Mi perdoni, sindaco, ma non è un’aggravante conoscere sin da piccoli certi personaggi? Si ha la consapevolezza di chi siano e non è difficile scegliere di non aver contatti… «Sì, ha ragione. E le dico di più: una cosa è pensare di parlare di un soggetto che si pone quale rappresentante della malavita, una cosa è pensare di fare campagna elettorale e prendere consenso anche negli strati della società “incivile”. La consapevolezza di voler essere rappresentanza della criminalità è certamente più grave. Non credo che Plutino si sia posto in una situazione di chi voleva essere rappresentante della ’ndrangheta». Fuor di metafora, lei ha fatto riferimento all’assessore Morisani. Cosa pensa veramente Arena di quella vicenda? «La criminalità deve trovare un soggetto che la rappresenti e se quello va direttamente dal boss gli facilita il ruolo. Non posso certamente avallare un simile comportamento». E allora perché non ha ritirato le deleghe? «L’ho ascoltato, mi ha spiegato e ho capito. Il suo è un caso irrisolvibile. Non ho agito perché non è indagato. Se avesse ricevuto un avviso di garanzia, conoscendolo, si sarebbe dimesso ed in caso contrario sarei intervenuto io. Ma questa chance non ce l’ha perché non ha nulla da dimostrare. Va via? E fino a quando? Sa- rebbe come chiudere con la politica visto che non c’è un tempo d’indagine». Società miste, capitolo dolente. Perché non ha sciolto la Multiservizi? L’infiltrazione è palese… «Se dovessero essere confermate le risultanze d’indagine allora c’è stata infiltrazione mafiosa e in quel caso vedrò il da farsi. Ma il presidente di Multiservizi, persona assai competente, ha attivato un percorso per proteggere la società dalle infiltrazioni e oggi siamo garantiti dal fatto che è lo Stato a gestire quella quota sequestrata». Leonia, proteste e ’ndrangheta. È stato un putiferio… «Sono stato frainteso. Il mio era un ammonimento: non dobbiamo correre il rischio di uscire fuori dalle regole, altrimenti diamo agio alla malavita di infiltrarsi. Lo sciopero della Leonia è stato guidato da soggetti che non sappiamo chi siano». Conti del Comune: lacrime, sangue e… commissari? «Guardi, qui è tutto uno scontro di potere. Da due anni la città è sovraesposta su una situazione patologica e fisiologica. Ci sono tre punti da consi- Il sindaco di Reggio Calabria Demetrio Arena derare: comportamenti dolosi penalmente rilevanti; problemi di gestione tecnica dei conti; difficoltà oggettive di tutti i Comuni. Qui viene sommato tutto quanto. Le chiedo: chi è Laratta per parlare dei problemi di Reggio? O la Lo Moro che non pensa mai ai problemi del suo comprensorio? Si vorrebbe imputare tutto a Scopelliti, ma chi ha letto i rilievi fatti sa che il governatore non poteva conoscere tutto e non lo avrebbe certamente sposato. L’opposizione: «Dal primo cittadino un goffo tentativo di autoassoluzione» CRITICI Il portavoce del centrosinistra Massimo Canale (a destra) è intervenuto sulla vicenda assieme al capogruppo del Pd al consiglio comunale reggino Peppe Falcomatà sostenendo la necessità che Arena prenda le distanze da quanto accaduto REGGIO CALABRIA Al Comune di Reggio Calabria la maggioranza di centrodestra è in panne. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’arresto del consigliere comunale Pino Plutino, che a palazzo San Giorgio è stato anche assessore alle Politiche ambientali e fino a ieri ricopriva il ruolo di vicecapogruppo del Pdl. Ma se la maggioranza tace, cosa pensa l’opposizione? Lo abbiamo chiesto al portavoce del centrosinistra Massimo Canale e al capogruppo del Partito democratico Peppe Falcomatà. Entrambi, e non da ieri, chiedono un sussulto al sindaco Demetrio Arena. La reazione a caldo del primo cittadino è giudicata da Canale «inopportuna» oltre che «un goffo tentativo di autoassoluzione politica». Il sindaco aveva attaccato le deputate Angela Napoli (Fli) e Doris Lo Moro (Pd) che invocavano un’ispezione del ministero dell’Interno «anziché stigmatizzare le conversazioni telefoniche – il j’accuse di Canale – poste a base del provvedimento restrittivo nei confronti dell’ex assessore all’Ambiente». Giudicato «bizzarro» il punto di vista di Arena, Canale ritiene «goffo e imbarazzante l’intento di rimarcare come il consigliere Plutino non sia stato scelto a far parte della squadra degli assessori. Il sindaco, quasi quasi, vorrebbe farci capire di avere sospettato da tempo un probabile coinvolgimento dell’ex assessore in inchieste della magistratura. Un classico atteggiamento da naufrago su una scialuppa insufficiente per due persone, mors tua vita mea». Ma Canale ne ha anche per Scopelliti da cui «Arena prende il peggio», visto che il governatore «aveva dichiarato candidamente che Orsola Fallara agiva per conto proprio, rinnegando ogni conoscenza degli artifici finanziari». Per Canale «entrambi scaricano i loro uomini tentando di tirarsi fuori dalle secche». Il portavoce del centrosinistra chiede al sindaco un sussulto. «Deve egli stesso – conclude – chiedere l’ispezio- Poi è chiaro che c’è una responsabilità politica di chi si sceglie i dirigenti. Si ricordi che sono gli “yes man” a rovinare i politici. E tenga conto anche dell’anno del dopo-Scopelliti. Ci sarà un’analisi storica di quel periodo e poi si scoprirà cosa è veramente successo». Ha mai pensato di mollare? «Maggiori sono i problemi, più mi carico. Potrei mollare solo nel caso in cui si acuissero le divergenze e ci fosse disgregazione o ci fosse una mancanza di condivisione del particolare momento che stiamo vivendo. Ormai, però, sono qui, anche se non pensavo di trovare una situazione così complessa». Se ne esce fuori? «Molto dipende dal bilancio 2010 che ci dirà quanto è il vero debito. Spero di recuperare alcune somme, ad esempio, da mutui accesi e non incassati». Reggio in una frase… «Città dalle potenzialità enormi. Se saremo uniti e anche i cittadini parteciperanno allora ce la faremo a venirne fuori». CONSOLATO MINNITI [email protected] ne del ministro del Interni sulle infiltrazioni mafiose; una volta per tutte presentarsi al cospetto dei reggini e fare quel “rapporto alla Città” promesso dinanzi alla Madonna della Consolazione in settembre e mai ponunciato, deve prendere le distanze da Scopelliti. Ciò non potrà prescindere dalla necessità di rivedere la propria giunta allontanando ogni legittimo dubbio sul conto di alcuni assessori». Ragionamento analogo quello del capogruppo Pd a palazzo San Giorgio che si sofferma anche sulla credibilità al lumicino di esecutivo e consiglio municipale. «La città – tuona Falcomatà – si è accorta di cosa accade attorno ad essa. Le relazioni di ministero e Procura certificano il fallimento dell’amministrazione comunale e la Corte dei conti quella dello stesso Arena». Ma se le relazioni parlano soprattutto dei conti comunali, a Reggio è scoppiato anche un problema etico, solo acuito dall’arresto di Pino Plutino. «La vicenda Plutino, e prima di questa quella Morisani, oltre al caso Tuccio che per motivi diversi è finito nell’occhio del ciclone, fotografano sei mesi di amministrazione Arena – rileva Falcomatà –. Si tratta di eventi che fanno venir meno la credibilità dell’ente. Arena ha due possibilità: o tacere e lasciare i dubbi oppure prendere coraggiosamente le distanze da questi eventi. La sua maggioranza ha già valutato negativamente l’opera prodotta dal suo dirigente fiduciario al settore finanze». NATALE IRACÀ [email protected] la replica Dima e Santelli contro Lo Moro e Laratta: «Pensino al Pd» REGGIO C.«È straordinario il tempismo con cui puntualmente vengono diffusi gli interventi degli onorevoli Lo Moro, Napoli e Laratta quando devono commentare le vicende che riguardano il Comune di Reggio». Lo affermano, in una nota, i parlamentari del Pdl Giovanni Dima e Jole Santelli. «Ovviamen- te il fine è quello di attaccare il presidente Scopelliti - affermano i deputati - e pur di screditare la sua azione amministrativa, che ha portato la città ad essere tra le più belle d’Italia, si ricorre a qualunque mezzo. Questi signori dovrebbero ricordare il principio secondo cui le responsabilità sono personali: pri- ma lasciamo che la giustizia faccia il suo corso e poi ognuno farà le proprie valutazioni. Le azioni di un singolo non possono ricadere su un ente». «Gli onorevoli Lo Moro e Laratta - concludono - farebbero bene a dedicarsi maggiormente alle vicende che riguardano gli esponenti del proprio partito». 10 VENERDÌ 23 dicembre 2011 D A L P O L L I N O A L L O calabria ora S T R E T T O gli avvertimenti MOLOTOV E PROIETTILI Il sette aprile il sindaco della provincia di Lecco Ferrari (nella foto) riceve due intimidazioni. Accanto la porta dell’abitazione rovinata dopo il lancio della bottiglia incendiaria Ieri sono state denunciati i presunti autori: sette persone di origine calabrese COSENZA La porta di casa era stata bersaglio di una bottiglia incendiaria i cui cocci erano rimasti sparsi tutt’intorno. Ad essere intimidito era stato, il nove aprile scorso, il sindaco di Oggiono Roberto Ferrari. Ma dopo il lancio della molotov contro l’abitazione del primo cittadino, la medesima mano lascia un altro eloquente avvertimento. Il giorno successivo infatti nella cassetta delle lettere viene rinvenuta una busta indirizzata a Ferrari con all’interno un proiettile calibro nove. Gli abitanti del piccolo comune della provincia di Lecco rimasero scossi per le inquietanti minacce, ma il sindaco leghista senza alcun timore era certo di poter «collegare il gesto all’attività amministrativa. A compiere simili gesti non è certo gente perbene». Dopo un iniziale vaglio di varie ipotesi investigative, l’attenzione degli inquirenti si concentrò da subito su questioni legate appunto all’attività amministrativa con il quale inconsapevolmente aveva toccato interessi personali di qualche famiglia. In particolare quelli di una famiglia di origine calabrese, ma residente in provincia di Lecco: in sette ieri sono stati denunciati a vario titolo a piede libero per le intimidazioni del 7 aprile. Alcune decisioni amministrative del primo cittadino a quanto pare avrebbero finito per intralciare gli interessi del nucleo familiare indagato. Un contenzioso come tanti che il sindaco non pensava potesse provocare una reazione così eclatante. Ma la famiglia cala- Minacce al sindaco leghista Denunciati sette calabresi L’attività amministrativa avrebbe leso gli interessi degli indagati brese non ci sta e decide di vendicarsi e di ottenere ciò che vuole usando altri mezzi, quelli che sono usuali di un modus operandi improntato soprattutto alle minacce ed alla sopraffazione. Volevano indurre il sindaco a tornare sui suoi passi: da qui il doppio avvertimento per impaurire Roberto Ferrari che al momento non collegò l’attentato alle questioni della famiglia calabrese. Dopo otto mesi i carabinieri del comando provinciale di Lecco sarebbero riusciti a chiarire l’accaduto individuando i presunti autori delle intimidazioni. La procura di Lecco ha firmato gli avvisi di garanzia Si schianta contro il muro: è grave Incidente stradale a tarda ora nel quartiere di Catanzaro Sala CATANZARO È stata terribile la scena che ieri sera molto tardi si è presentata agli uomini della stadale e dei vigili del fuoco che sono intervenuti nel quartiere di Catanzaro Sala, più precisamente nella zona che viene indicata come “la curva del gas”. Proprio in quel punto una panda, probabilmente dopo che il conducente ha perso il controllo, è andata a schiantarsi contro un muro distruggendolo letteralmente. I passanti che hanno assistito alla terribile scena hanno chiamato subito i soccorsi temendo il peggio. Il conducente dell’auto, un uomo adulto, è stato estratto dalle lamiere dell’auto ridotta in mille pezzi, dai vigili del fuoco, in gravissime condizioni ma ancora vivo. I sanitari del 118, senza perder tempo hanno portato l’uomo immediatamente presso l’ospedale Pugliese dove è stato necessario intervenire subito prima trasferire l’uomo in rianimazione. Intanto le forze dell’ordine stanno procedendo ai rilievi per capire cosa possa aver causato la perdita del controllo dell’auto che è l’unica coinvolta. In più, sempre secondo le ricostruzioni iniziali, pare che non ci fossero sull’asfalto segni evidenti di frenate. Giulia Zampina foto tratta da catanzaroinforma.it SOVERATO Si costituisce Pirelli, ricercato nell’operazione “Showdown” CATANZARO Si è costituito alla Compagnia dei carabinieri di Soverato Cristian Giuseppe Pirelli, 29 anni, colpito da decreto di fermo con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso nell’ambito dell’operazione “Showdown” condotta dai carabinieri del comando provinciale di Catanzaro e dai colleghi della Compagnia di Soverato in sinergia con la Guardia di finanza coordinata dalla Dda di Catanzaro che ha messo in ginocchio la potente cosca Sia-Procopio-Lentini-Tripodi eseguendo 18 fermi e sequestrando beni mobili e immobili della ’ndrangheta per un valore di oltre trenta milioni di euro. Le accuse per i presunti affiliati al clan Sia vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso, all’omicidio, al sequestro di persona, all’estorsione, alla rapina e alla ricettazione. Pirelli, all’atto dell’esecuzione dei fermi, era risultato irreperibile, in quanto si trovava all’estero. Il giovane uomo, genero del defunto Vittorio Sia si trova nel carcere di Siano in attesa di comparire davanti al gip del Tribunale di Catanzaro per l’udienza di convalida. Venerdì scorso si era costituito Bruno Procopio, che al giudice per le indagini preliminari, aveva rilasciato importanti dichiarazioni in merito ad alcuni omicidi avvenuti negli ultimi anni nel Basso Jonio Soveratese. Si è autoaccusato dell’omicidio di Ferdinando Rombolà, 41 anni, avvenuto nella spiaggia di Soverato, il 22 agosto 2010, nell’ambito della guerra di sangue battezzata “Faida dei boschi”. Il giudice Antonio Rizzuti si è gia pronunciato sulla posizione di 16 indagati, mandando in carcere Vincenzo Bertucci, Antonio Gullà, Michele Lentini, Angelo Procopio e Bruno Procopio, accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso. Emanuel Procopio con l’accusa di detenzione e porto illegale di due pistole e per due ipotesi di furto aggravato, Francesco Vitale, per il solo reato di furto aggravato e Giovanni Nativo sono ai domiciliari. Sono tornati in libertà Pietro Antonio Aversa, Francesco Chiodo, Pasqualino Greco, Giuseppe Pileci, Francesco Procopio, Giandomenico Rattà e Mario Sica. Gabriella Passariello nei confronti di sette componenti della famiglia calabrese: gli indagati, sebbene agissero tutti per il medesimo obiettivo, rispondono al momento di tentata estorsione, di detenzione e porto di arma da guerra (la bottiglia incendiaria) e di un proiettile calibro nove. Serafina Morelli la riflessione Se la ’ndrangheta brucia a Milano REGGIO CALABRIA Estorsioni, danneggiamenti, voglia di controllare tutto il territorio, mani sugli appalti. È questa la ’ndrangheta che viene raccontata nell’inchiesta di Corriere.it il sito on line del Corriere della Sera che tenta, in diverse mini puntate, di raccontare cosa sia la criminalità organizzata in Lombardia. Già il titolo, però, non rende giustizia alla verità: Viaggio in Lombardia, la Calabria del Nord. Non è un mistero, questo è chiaro, che la presenza delle ’ndrine in Lombardia sia asfissiante, ma assimilare questa regione alla Calabria non permette di cogliere la vera essenza del problema: le ’ndrine non sono per nulla una realtà esclusivamente calabrese e la Lombardia - ahinoi non ha la condizione di arretratezza economica ed industriale con cui, invece, deve fare i conti la regione bruzia. Insomma, assimilare le due realtà potrebbe risultare assai fuorviante. E se è vero che l’autorevole parere di magistrati e giornalisti permette di dipingere i tratti generici delle ’ndrine a Milano, manca tutta quella parte che rappresenta il cuore del problema. La ’ndrangheta non ha scelto Milano per commettere solo estorsioni e imporre il pizzo ai commercianti. La malavita calabrese ha da sempre voluto creare la sua capitale economica nel centro meneghino perché è lì che si fanno i grandi affari, è lì che si muove tutta l’economia finanziaria del paese. Pensare che oggi le cosche si occupino solo di rastrellare qualche soldo da appalti e mazzette risulta un po’ semplicistico. I boss non sono più con coppola e fucile. I veri capi odierni viaggiano in giacca e cravatta, investono, riciclano, sono spesso invisibili e si annidano nelle parti alte della società. Proseguire con questo stereotipo della realtà quasi agricola non giova a capire il fenomeno mafioso. Non che tale realtà non ci sia, ma non è più possibile pensare alla mafia più forte al mondo come quella che fa caso solo al movimento terra ed all’edilizia. Iniziare ad ampliare gli orizzonti è quanto mai necessario. Si vada a vedere dove veramente albergano i gangli del crimine. Si scoprirà che spesso gestiscono un potere che va ben oltre i confini dell’Europa. Consolato Minniti 29 VENERDÌ 23 dicembre 2011 calabria ora P I A N A Rapina, arrestati quattro giovani Palmi, tre sono i minori presi subito dopo l’irruzione in una tabaccheria OPERAZIONE “RETE” PALMI Quattro giovani, di cui tre minori, sono stati arrestati nella serata di martedì dalla polizia a Palmi. I quattro sono Francesco Laganà, 19 anni, F. T., 15 e G. F., 17 anni, e G. M., di 16, accusati di una rapina ai danni di una tabaccheria. Secondo quanto emerso dalle indagini, la rapina è avvenuta intorno alle 20.45 di ieri sera. A quell’ora infatti, il proprietario dell’esercizio commerciale ha richiesto l’intervento del 113. Sul posto è intervenuto il personale della squadra di polizia giudiziaria e della squadra accertando che pochi istanti prima tre individui, travisati con passamontagna, armati di pistola e di coltello, avevano perpetrato una rapina asportando denaro contante per circa 2.000 euro nonché circa 25 stecche di sigarette, fuggendo poi via per le stradine limitrofe, inseguiti fino a un certo punto dal proprietario della rivendita di tabacchi che ha individuato la zona della città nella quale i malviventi avevano fatto perdere le loro tracce. Le immediate ricerche condotte dagli agenti, grazie anche alle indicazioni fornite dal commerciante, hanno messo fatto restringere le ricerche in breve a via Vesuvio, e in particolare a uno stabile al cui piano terra era ubicato un magazzino con la saracinesca parzialmente abbassata. Gli agenti sono entrati nel palazzo e al piano superiore hanno rintracciato un giovane, Francesco Laganà, palmese di 19 anni, proprietario Estorsione e furto, condannati i sinopolesi Bonforte e Fedele PALMI BABY GANG Da sinistra le armi e i passamontagna sequestrati e Francesco Laganà del magazzino. Assieme a quest’ultimo gli agenti, diretti dal vicequestore Fabio Catalano, sono entrati all’interno del magazzino dove hanno trovato due giovani nascosti, che venivano identificati in F. T., e G. F.. Intanto le ricerche sono continuate e in via Roma, la polizia rintracciava un giovane molto somigliante per fisionomia a uno dei rapinatori, che veniva identificato in G. M.. Gli agenti nel magazzino hanno recuperato tutta la refurtiva sottratta nonché le armi utilizzate, una pistola giocattolo del tipo “scaccia- cani”, senza tappo rosso, perfetta riproduzione di una Beretta modello 92, e un coltello a serramanico con manico. Rinvenuto anche un ciclomotore con targa coperta con foglio di giornale e nastro adesivo. FRANCESCO ALTOMONTE [email protected] PALMI/ CRONACA 2 Sorvegliato speciale alla guida dell’auto In manette Tripodi intercettato dalla polizia in contrada Garanta PALLMI Un pluripregiudicato Antonino Vittorio Tripodi, 47 anni, è stato arrestato nella giornata di martedì a Palmi. L’uomo è stato fermato in contrada Garanta dagli agenti del commissariato di Palmi alla guida di un automobile, nonostante a Tripodi fosse sottoposto alla misura della sorveglianza speciale dell’obbligo di soggiorno nel comune di Palmi che comporta la prescrizione del ritiro della autorizzazione di guida. Condotto negli uffici del commissariato, Tripodi è stato dichiarato in stato di arresto in flagranza di reato e condotto al carcere di Palmi a disposizione dell’autorità giudiziaria. r. p. Il Commissariato di Palmi Matteo Bonforte, 27 anni, Cosimo Fedele, 30, sono stati condannati nella giornata di ieri dal Collegio del Tribunale di Palmi, presieduto da Silvia Capone, rispettivamente a 7 anni e 1 anno e due mesi di reclusione. I due erano finiti nel 2010 nell’operazione “Rete”, contro un gruppo di soggetti, gravitanti nella zona di Sinopoli, non era direttamente collegato alla criminalità organizzata, ma secondo gli inquirenti comunque contigui alla cosca Alvaro. Dei 12 indagati iniziali, solo Bonforte e Fedele hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario. Il primo è stato condannato per una presunta estorsione perpetrata ai danni di un imprenditore di Nettuno, esclusa perà l’aggravante del metodo mafioso; mentre Fedele solo per una rapina. Tra i reati contestati all’inizio c’era l’associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga. Secondo la ricostrzione degli investigatori, gli arrestati di muo- CONDANNA Bonforte vevano tra Sinopoli, Bagnara e Reggio Calabria. Le indagini, però, sono state svolte anche a Sant’Eufemia, Messina, Paola e Nettuno dove alcuni componenti del gruppo si erano recati, lasciando intendere la loro appartenenza alla ‘ndrangheta, per condizionare la trattativa di affitto di una sala ricevimenti e la liberazione “coatta” di un appartamento tra i gestori del locale e il proprietario di origine calabrese, loro parente. La base operativa sarebbe stata Sinopoli. Quello che la storia giudiziaria definisce il regno della cosca Alvaro era il luogo principale di approvvigionamento dei quantitativi più rilevanti dello stupefacente, che veniva in seguito distribuito tramite la “rete” in diverse piazze del territorio calabrese. fral 30 VENERDÌ 23 dicembre 2011 calabria ora P I A N A Discarica “La Zingara” Laganà interroga Monti La querelle sulla discarica di Melicuccà arriva a Montecitorio. È con una interrogazione parlamentare a risposta scritta che la deputata Maria Grazia Laganà Fortugno chiede al presidente del consiglio Mario Monti ed al ministro dell’Ambiente Corrado Clini “lumi” sulla discarica di “La Zingara”. La parlamentare ripercorre le tappe della vicenda, cominciata quando «il commissario delegato per il superamento dell’emergenza rifiuti in Calabria autorizzava la costruzione di una discarica di rifiuti solidi urbani in quel sito» si legge nella nota diramata dalla Laganà. La questione aveva registrato la presa di posizione della popolazione del luogo, già dalla scorsa primavera; questione giunta alle denunce in procura sulle «presunte irregolarità sia nella scelta del sito, sia nella realizzazione della stessa» da parte «delle associazioni ambientaliste ATTENZIONATA I lavori di costruzione della discarica locali (il circolo Legambiente Aspromonte di Sant’Eufemia d’Aspromonte, ndr) del sindaco di Bagnara Calabra e da ultimo della Cgil» continua la deputata in quota democrat. La Laganà Fortugno espone i dubbi che hanno portato gli ambientalisti per primi a sporgere denuncia: «nei pressi del sito individuato per lo smaltimento dei rifiuti vi erano pozzi artesiani, poi asciugati ed interrati, riconducibili alla sottostan- te falda acquifera che alimenta l’acquedotto denominato “Vina” che rifornisce di acqua i comuni di Palmi, Seminara e Melicuccà». La Laganà sottolinea come si starebbero «riscontrando, nei lavori di realizzazione della discarica, delle differenze sostanziali rispetto al progetto iniziale. Altro aspetto che desta preoccupazione è la presenza, proprio nel mezzo della discarica, di tralicci della società “Terna” di tensione Rigassificatore, Madafferi incalza il ministro Passera SAN FERDINANDO nominale 380.000 volt, i cui cavi passano proprio sopra le vasche di accumulo, da dove secondo quanto in progetto dovranno essere estratti biogas facilmente infiammabili». L’esponente calabrese del Pd sollecita «verifiche periodiche, da parte dei soggetti proposti a controlli sia regionali ed eventualmente nazionali, che attestino la regolarità dei lavori». L’interrogazione rimarca inoltre la necessità di «approfondire le motivazioni che sono state alla base della scelta del sito» e chiede a Monti e Clini «se non ritengano utile, oltre che necessario data la presenza di numerosi impianti non a norma insistenti nel territorio calabrese e gli episodi di malagestione pubblica legata ad una forte presenza della criminalità, in fase di collaudo dello stesso di predisporre un’equipe di esperti terzi in grado di riscuotere la fiducia dei cittadini, da affiancare ai normali organi preposti». Caro ministro ti scrivo. Il sindaco di San Ferdinando, Domenico Madafferi, prende carta e penna e invia una missiva a Corrado Passera, titolare governativo dello sviluppo economico e infrastrutture, e gli chiede un incontro per discutere del rigassificatore. Come annunciato un paio di giorni fa in consiglio comunale, il primo cittadino si è attivato affinché la discussione sul terminal di rigassificazione divenga punto prioritario all’ordine del giorno dell’agenda politica locale. Il sindaco, con estremo candore, ammette di non sapere nulla dell’iter della costruzione dell’opera. «Trovo abbastanza stupefacente, mi si passi il termine, che il sindaco del comune in cui dovrebbe sorgere, e SINDACO Madafferi per intero nel suo territorio, questo impianto non abbia ancora ricevuto alcuna comunicazione al riguardo dopo i rilievi al progetto mossi, a suo tempo, dal consiglio superiore dei lavori pubblici e quindi non possa dare delucidazioni si propri cittadini che chiedono notizie in merito». Le uniche notizie di cui Madafferi è al corrente arrivano dall’Autorità portuale, in via non ufficiale. Il primo cittadino ha poi ricordato al ministro che le scelte strategiche sull’opera sono state compiute quando i tre comuni dell’area portuale Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando – erano commissariati a seguito dello scioglimento dei rispettivi consigli comunali per infiltrazioni mafiose. «Mi appello alla sua sensibilità – ha scritto il sindaco - nel chiedere un incontro, a livello che riterrà opportuno, al fine di avere le doverose informazioni». MAURO NASTRI [email protected] DOMENICO MAMMOLA [email protected] La democrat chiede al governo controlli sul sito di Melicuccà MELICUCCÀ SAN FERDINANDO VARAPODIO PALMI Il Comune aspromontano vuole lasciare il Consorzio di bonifica Due licenziamenti a “Le palme” Cgil: «Luogo dei diritti negati» VARAPODIO tassa dovuta ai Consorzi di Bonifica». Il consiglio, quindi, si è ritrovato nella posiVarapodio vuole andare via dal Consor- zione dell’amministrazione, ossia recedere zio di bonifica di Rosarno. Il consiglio co- il territorio comunale di Varapodio dal munale del comune amministrato dal cen- Consorzio e proporre ricorso per la canceltrodestra di Guglielmo Rositani, ha votato lazione della tassa, «perché a fronte del tria favore di una mozione che chiede «il re- buto richiesto ai proprietari degli immobicesso del territorio li agli stessi non comunale di Varaviene reso alcun podio dal Consorservizio». Non bazio di Bonifica Tirstassero tutti i proreno Reggino». Si blemi che l’ente tratta, in primis, di consortile già patiuna ragione politisce, arriva anche co-fiscale, illustraquesto schiaffo da ta con dovizia di Varapodio, in un particolari dal viquadro che è semcesindaco Orlanpre più complicato, do Fazzolari. Il che non più di una leader della destra settimana fa semvarapodiese ha brava meno fosco a spiegato che «con seguito della elegli anni le funzioni ADDIO Il municipio di Varapodio zione degli organidei consorzi di Bosmi dirigenti, dopo nifica quali la difesa del suolo, le opere di anni di commissariamento. Insieme all’inmanutenzione e le funzioni di autogoverno sofferenza del mondo agricolo, e degli stesdel territorio del mondo agricolo, sono si dipendenti del consorzio preoccupati per scomparse, in quanto le loro funzioni sono il loro orizzonte lavorativo, c’è adesso un oggi finanziate con denaro pubblico (fondi fronte caldo d’inquietudine agitato dai priregionali, statali e dell’unione Europea). Il mi cittadini della Piana. L’assemblea dei contributo di bonifica appare oggi come un sindaci si è già spaccata nella fase di discusindebito balzello e pertanto non va più cor- sione su chi dovesse essere il rappresentanrisposto». Agricoltori di Varapodio e della te in seno al consorzio, ora c’è anche la dePiana non pagate più, o almeno questo è il libera del consiglio varapodiese. Tempi dusenso del j’accuse di Fazzolari. «La giuri- ri per il sistema consortile, e ancora potrebsprudenza in materia di contributi di boni- be arrivare qualche altra sorpresa dalla refica e le numerose sentenze emesse dal Giu- gione, ad esempio una nuova, ennesima e dice ordinario – ha rintuzzato il vicesinda- forse inutile, riforma. co - hanno dichiarato l’illegittimità della do.ma. PALMI mensilità di agosto, della tredicesima e della quattordicesima 2010. «L’azienda deve Con gli ulteriori licenziamenti di due di- saldare tutte le spettanze hai lavoratori, cioè pendenti del supermercato Crai, del centro le mensilità,le trediciesime, la quattordicesicommerciale “Le palme”, è rimasto al lavo- ma, le ferie ed i permessi non goduti ed il ro solo un “reduce” dello sciopero del set- Tfr. Ci lascia davvero sconcertati questo actembre scorso. Lo rende noto un comunica- canimento da parte della direzione del Suto stampa della Filpermercato Crai di cams Cgil Piana di Palmi – scrive RoGioia Tauro a firma mano - contro chi del segretario Valeha chiesto solo il ririo Romano, che spetto dei propri senza mezzi termini diritti, e pensa anscrive: «il modo incora una volta di discriminato di propoter passare sopra cedere all’organiztutto e tutti non cuzazione del lavoro randosi degli effetda parte dell’azienti e decidendo sulla da sta avendo i suoi pelle dei lavoratori effetti. Infatti dei lae delle loro famivoratori scioperan- LA PROTESTA Il sit in del settembre scorso glie, con azioni uniti, dello scorso mese laterali». Il sindadi settembre, ne è rimasto solo uno. L’azien- cato aveva interessato nei mesi scorsi l’interda – continua il sindacalista - ha pensato be- vento dell’ispettorato del lavoro, e ad oggi atne, prima di licenziare i due lavoratori du- tende il risultato della visita ispettiva. «La rante la giornata di sciopero, poi ha provve- nostra azione non si esaurirà così, la Filcams duto a non retribuire i lavoratori dal mese di Cgil della Piana di Gioia Tauro, - continua la ottobre, costringendo così molti di essi alle nota - ha già avviato le procedure per il recudimissioni per giusta causa e, infina, a licen- pero delle somme ed ha depositato nei conziarne altri due per riorganizzazione del fronti dell’azienda un articolo 28 per conpunto vendita, proprio a pochi giorni da Na- dotta antisindacale. Stiamo programmando tale». Era venerdì 23 settembre quando set- una manifestazione pubblica coinvolgendo te lavoratori del supermercato Crai del cen- la società civile di Palmi e tutti i lavoratori del tro commerciale “Le Palme“ hanno avviato commercio, davanti al centro commerciale, un sit in di protesta nei confronti dell’azien- per far uscire fuori lo sfruttamento che vige da (il primo sciopero di dipendenti del com- nel nostro territorio, come alla Crai di Palmi mercio in città), affiancati dalla Cgil. Le mo- del centro commerciale “Le Palme”, luogo tivazioni riguardavano il mancato rispetto di soprusi e negazione di diritti». del contratto nazionale e il pagamento della ma.na. 35 VENERDÌ 23 dicembre 2011 calabria ora L O C R I D E Forza posto di blocco, arrestato In manette Giuseppe Morabito, nipote del capomafia “Tiradrittu” dei carabinieri ha accelerato, cercando di investire un miUn presunto affiliato alla litare, e si e' poi allontanato. 'ndrangheta, Giuseppe Mo- Le ricerche avviate dai cararabito, di 33 anni, detto ''Rin- binieri hanno portato succesgo'', esponente delle'omoni- sivamente all'individuazione ma cosca di ed all'arresto Africo Nuodi Morabito Il fratello sparò vo, e' stato mentre peralla sorella rea arrestato dai correva la carabinieri a strada statale di aver avuto Bianco dopo 106 jonica alun flirt con che un'ora la guida della un poliziotto prima, prostessa vettuveniente dalra con cui la Sicilia, aveva forzato un aveva forzato il posto di blocposto di blocco nella zona de- co. L'uomo e' stato arrestato gli imbarcaderi. Morabito, con l'accusa di resistenza a che era alla guida di una Ford pubblico ufficiale. Indagini Fiesta su cui viaggiava anche sono state avviate per accerun'altra persona, alla vista tare i motivi per i quali Mora- sciuto con il soprannome “Ringo”, già noto negli ambienti delle forze dell’ordine, è il fratello di Giovanni Morabito, noto alle cronache per aver sparato alla sorella, nell’aprile 2006, a Messina. La donna aveva intrecciato una relazione con un poliziotto dal quale ha avuto anche un bambino. Inoltre l’uomo è il nipote di Giuseppe Morabito, alias “U tiradrittu”, capo indiscusso dell’omonima cosca operante nel territorio di Africo Nuovo con ramificazioni in campo nazionale e internazionale, come ben evidenziato dalle indagini delle investigatori. [email protected] AFRICO In alto: un posto di blocco dei carabinieri. A destra: Giuseppe Morabito bito, dopo essere sbarcato a Villa san Giovanni, non si sia fermato all'alt dei carabinie- ri. Il sospetto dei carabinieri e' che a bordo della vettura trasportasse qualcosa che “Orientale”, un’altra condanna Dal Tar l’obbligo di pagare gli arretrati ad un dipendente Ancora una condanna per la comunità montana “Aspromonte Orientale” di Bovalino. Ed ancora una volta in favore di un dipendente, per come abbiamo recentemente pubblicato sulle colonne di questo giornale ma, stavolta, per il trattamento di fine rapporto spettante a D. R., per il lavoro prestato a tempo determinato. Il signor D. R., con atto notificato il 7 luglio 1999 e depositato il 17 luglio 1999, chiede l’accertamento del diritto al pagamento di sorte capitale, interessi e rivalutazione, per complessive 1.624.084 del vecchio conio relativi al trattamento di fine rapporto spettante gli e per come del resto espressamente riconosciuto dall’amministrazione. Al contempo chiede la conseguente condanna della “Orientale” al pagamento a suo favore di detta somma, oltre interessi legali e rivalutazione fino al soddisfo. L’amministrazione intimata nella sopraccitata controversia non si è costituita in CRONACA Monasterace, auto in fiamme sul corso Momenti di paura nel tardo pomeriggio di ieri a Monasterace, a causa di un automobile in fiamme (nella foto) parcheggiata di fronte alla chiesta sul corso. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della locale stazione e i vigili del fuoco. Resta da capire le cause che hanno portato al rogo dell’autovettura. giudizio né ha eseguito la sentenza istruttoria con la quale il Tar della Calabria, sezione di Reggio Calabria, le ha richiesto documentati chiarimenti in ordine al rapporto di lavoro intercorrente, ovvero intercorso, tra la stessa e il ricorrente, nonché all’esatta natura e alla quantificazione del credito da quest’ultimo rivendicato con trasmissione degli atti relativi; la causa è sta assunta in decisione nella pubblica udienza del 6 dicembre 2011 e, per essa, si deve innanzitutto ritenere comprovata la sussistenza di un rapporto di pubblico im- piego tra questa e il ricorrente. Ragion per cui la domanda del ricorrente va accolta, in quanto volta alla corresponsione di una somma determinata e per cui è intervenuto un espresso riconoscimento del credito in capo al ricorrente Antonio Baldari dai comuni Drago di Monasterace intesa Fai- Beni culturali MONASTERACE Il Drago di Monasterace, un mosaico policromo che raffigura appunto un drago con teste canine e dorso ricoperto da aculei ed a coda di pesce datato III° sec. a. C. che è stato rinvenuto tra le abitazioni dell’area archeologica, casa del drago, nel 1960, a dimostrazione di una cultura che si è protratta nei secoli. L’opera della Drakon è di estremo interesse archeologico e artistico, fino a qualche mese fa era custodito nel museo di Reggio Calabria, ma dallo scorso 15 giugno ha fatto ritorno a Monasterace e fa bella mostra nel museo archeologico “Antiquarium”, diretto da Maria Tersa Iannelli, meta nel periodo estivo di molti visitatori. E così il Fai ha pensato bene di racco- Il drago marino di Monasterace gliere fondi a favore del progetto “Restauriamo insieme il mosaico del Drago”. In- provenienza, dove dovrebbero essere effatti la delegazione del Fondo Ambiente fettuati alcuni lavori per un valore di quaItaliano della locride in collaborazione si quattromila euro, quanto meno una cocon la Soprintendenza ai pertura, questo sicuraBeni Archeologici della L’opera scoperta mente riaccenderà un Calabria e il comune di enorme interesse per l’intra le abitazioni Monasterace ha promostero Parco Archeologico. so appunto delle iniziatiL’accordo fra il primo citdell’area ve atte a raccogliere fondi tadino di Monasterace, archeologica per consentire il restauro, Maria Carmela Lanzetta, nel 1960 che dovrebbe costare inla Soprintendenza ai Beni torno ai seimila euro. archeologici della CalaProgetto che avrà la durata di un anno bria rappresentata da Simonetta Bonomi ed a conclusione dei lavori sul mosaico ed appunto l’associazione della locride, è più antico della Calabria, lo stesso verrà stato firmato nei giorni scorsi. riposizionato nel luogo archeologico di Gigi Baldari poteva portare al suo arresto immediato. Giuseppe Morabito, da tutti in paese cono- la scoperta Rinvenuti in mare reperti archeologici La Guardia costiera di Roccella Jonica, ha recuperato alcuni frammenti di reperti archeologici. In particolare un peschereccio durante una battuta di pesca nelle acque antistanti Ferruzzano, ha ritrovato e successivamente consegnato a questo comando alcuni frammenti di antichi vasi ed anfore. I reperti sono stati consegnati, in data odierna, per il successivo lavoro di datazione e restauro alla Iannelli, direttrice del Museo di Monasterace, in qualità di Ufficio periferico della Sovrintendenza per i beni archeologici di Reggio Calabria, che ne ha confermato il valore storico. I reperti archeologici hanno un grande valore di testimonianza in quanto, dal loro studio, è possibile risalire ai costumi e abitudini di vita di popoli che ci hanno preceduto. Nel caso in questione potrebbero essere indicativi di traffici marittimi o rotte commerciali di un lontano passato. La Guardia costiera vigila sulla tutela del patrimonio archeologico sommerso nel rispetto del codice della navigazione che sanziona con la reclusione l’impossessamento indebito di reperti. Angelo Nizza 18 VENERDÌ 23 dicembre 2011 calabria C O S E N Z A ora Dopo Roberta una scia di delitti Processo Lanzino, ricostruiti gli omicidi commessi per nascondere la verità Franco Sansone, suo fratello Remo e il padre Alfredo. Uomini brutali, pastori prepotenti, capaci di sparare a un padre di famiglia per questioni di confine. Persone che non avrebbero esitato a uccidere chi poteva raccontare le loro malefatte. Che non si facevano scrupoli a danneggiare i poderi di agricoltori confinanti se questi non si piegavano ai loro soprusi. Uomini senza compassione né umana pietà, se è vero – è questa l’ipotesi accusatoria della Procura di Paola – che almeno uno di essi (Franco) si è reso responsabile del raccapricciante omicidio di Roberta Lanzino, uccisa dopo essere stata violentata il 26 luglio del 1988 sui monti della catena costiera, nel territorio di Falconara Albanese. È così che sono stati descritti i tre imputati dai testimoni ascoltati ieri mattina al processo che si sta svolgendo in Corte d’assise a Cosenza. Sono comparsi davanti alla Corte Gennaro Genovese e Carmine Carbone. Il primo dei due è il fratello di Rosaria Genovese, la donna strangolata e gettata in un canale per l’irrigazione per paura che rivelasse che ad assassinare Roberta Lanzino erano stati Franco Sansone e Luigi Carbone (ucciso e fatto sparire sempre per evitare che lo raccontasse a qualcuno). Interrogato dal pm Carotenuto e controesaminato dagli avvocati difensori e di parte civile, Genovese ha dichiarato che già nel 1989 sapeva chi era stato a proprio dai Sansone: «Mia nuora mi disuccidere Roberta Lanzino. L’uomo, pe- se che aveva con sé due pistole, un paio rò, ne parlò ai poliziotti della squadra di stivali e un passamontagna». Da quel mobile di Cosenza e al pm soltanto nel giorno Luigi Carbone sparì nel nulla. 2007, quando vennero riaperte le inda- Era il 27 novembre del 2009. La famiglia gini su un delitto rimasto impunito per arrivò persino a rivolgersi a «’nu magaoltre vent’anni. Incalzato dalla presiden- ru» nella speranza di scoprire cosa era te della Corte su questo capitato al giovane pastrano “ritardo” Genostore. Qualcuno, addiritvese ha detto di aver tatura, disse di averlo viGennaro ciuto per paura. «Temesto a San Lucido travevo che mi uccidessero», stito, con una parrucca Genovese: ha detto. bionda in testa. Alfredo, «Mi sorella è stata Il testimone ha riferiFranco e Remo Sansone uccisa perché to di aver saputo chi erasono imputati al procesno gli assassini della raso Lanzino anche per sapeva i nomi gazza di Rende proprio l’omicidio del loro ex sodegli assassini dalla sorella. Come essa dale . lo avesse saputo non ha Interpellato sulla cirdella studentessa saputo spiegarlo. L’accostanza relativa alla di Rende» cusa ipotizza che fosse partecipazione del figlio stato lo stesso Sansone allo stupro e all’assassia confidarglielo, in virtù nio di Roberta Lanzino dell’amicizia tra i due. Carmine Carbone ha detto che suo figlio «Ce lo disse un giorno che eravamo a non gli ha mai parlato di quel barbaro casa. Mio padre – ha dichiarato Genove- omicidio. se – le suggerì di non impicciarsi e di teIl delitto risale al 26 luglio del 1988. La nere la bocca chiusa perché sennò sa- ragazza stava percorrendo in motorino rebbe stata ammazzata». Rosaria Ge- la strada che taglia per i monti e porta al novese non riuscì a convivere con questo mare, dove Roberta, studentessa di apsegreto e qualche mese più tardi le paro- pena 18 anni, si stava recando per trale del padre si rivelarono profetiche: scorrere le vacanze estive con la fami«Una sera qualcuno bussò alla porta e glia. L’ultima volta che la videro era sul di Rosaria non si seppe più nulla finché suo ciclomotore, seguita da una Fiat 131. non venne ritrovato il cadavere». ALESSANDRO BOZZO Gennaro Genovese ha riferito di [email protected] sersi recato a casa dei Sansone in seguito alla scomparsa della sorella poiché sospettava che fossero loro i responsabili della sparizione: «Franco Sansone aveva un graffio in faccia... disse di non sapere nulla di mia sorella, così gli proposi di venirmi a trovare per parlarne ma lui non si presentò». Lo fece qualche tempo dopo e quel giorno «la figlia di Rosaria, Maria Grazia, disse che era inutile aver eliminato sua madre poiché lei ne conosceva tutti i segreti. A quelle parole Sansone sbiancò». Il secondo testimone sentito ieri al processo è Carmine Carbone, padre di Luigi, ritenuto il complice di Franco Sansone nell’uccisione di Roberta Lanzino. L’uomo ha riferito dei rapporti di amicizia tra gli imputati e suo figlio, precisando che il giorno della sua scomparsa era stato accompagnato in auto dalla moglie SCOMPARSO Luigi Carbone, ritenuto uno dei responsabili dell’omicidio di Roberta Lanzino. Scomparve il 27 novembre del 1989: si ritiene sia stato ammazzato da Franco, Remo e Alfredo Sansone affinché non lo andasse a raccontare A sinistra, il luogo dove venne ritrovato il cadavere della studentessa Mio padre l’aveva avvertita: «Non impicciarti altrimenti quelli ti ammazzano» L’omicidio della testimone: «Una sera bussarono alla porta e mia sorella scomparve» I sospetti del fratello: «Il giorno dopo andai a chiedere ai Sansone» La confessione 18 anni dopo: «Parlai solo nel 2007 perché avevo paura di fare la stessa fine» VITTIMA Roberta Lanzino studentessa di Rende uccisa il 26 luglio del 1988 dopo essere stata violentata e seviziata: aveva appena 18 anni Per la sua morte non c’è ancora un colpevole Una vita umana per 10 vacche «Quando i Sansone dovevano fare qualche danno si portavano dietro mio figlio. Io glielo dicevo sempre di non frequentarli». Carmine Carbone, padre di Luigi, scomparso 22 anni fa, secondo la Procura di Paola per mano dei Sansone, è una persona anziana e analfabeta, ma ha una buona memoria. Ricorda abbastanza bene fatti e circostanze accaduti oltre vent’anni fa. Ieri, sentito al processo sulla morte di Roberta Lanzino, ha raccontato come sparì suo figlio, quello che accadde nei mesi precedenti e che tipo di persone sono i tre imputati. C’è un particolare agghiacciante, a proposito di quest’ultimo aspetto, riferito dal testimone: «Aiutò Franco Sansone a uccidere il maresciallo. In cambio gli diede dieci mucche (del valore di 9 milioni di vecchie lire) promettendogliene altri 100». Quei soldi Luigi Carbone non li vide mai. Il 27 novembre del 1989 scomparve nel nulla, secondo la Procura di Paola proprio per «Aiutò Sansone mano di Franco Sansone e a uccidere dei suoi familiari per evitare che raccontasse chi aveva ucil maresciallo e ciso Roberta Lanzino. I rapfu ricompensato porti tra la vittima e Franco con le bestie» Sansone si erano deteriorati due mesi prima. Insieme andarono a falciare il grano a un altro agricoltore di nome Carbone. Fu un dispetto per questioni di pascolo. Che non restò impunito, Carbone e i suoi figli prelevarono Luigi Carbone (non c’è rapporto di parentela) a casa, lo portarono nel bosco e lo gonfiarono di botte costringendolo ad ammettere la responsabilità della devastazione del campo. Gli puntarono anche una pistola in faccia, ha riferito il testimone e lui confessò di aver falciato il grano insieme a Sansone, il quale prese male la delazione. Secondo Franco Carbone, tuttavia, il pretesto che convinse i Sansone a far fuori suo figlio era quella promessa di dargli 100 milioni per l’aiuto fornito loro nell’agguato al maresciallo della polizia penitenziaria. Franco Sansone (omonimo del suo assassino) venne ucciso per futili motivi. Aveva avuto il coraggio di lamentarsi di un sopruso. Osò chiedere il risarcimento per i danni provocati alle sue colture dal bestiame dei Sansone. Gli tesero un agguato. Non esitarono nemmeno davanti al concreto rischio di uccidere sua moglie e suo figlio. Gli spararono mentre percorreva la strada di montagna a bordo della sua auto. Per quel delitto Franco Sansone è stato condannato a trent’anni di reclusione. (a. b.) 19 VENERDÌ 23 dicembre 2011 calabria ora C O S E N Z A Terminator, Andretti libero I Di Puppo restano in cella Annullato il mandato di cattura spiccato contro Cicero I giudici del Riesame han- un’estorsione ai danni di un no deciso: Simone Andretti supermercato. Tuttavia, gli torna in libertà. Restano in indizi contro di lui non stati carcere, invece, Pilerio Gior- ritenuti abbastanza gravi da giustificare dano, i frala sua detentelli Michele Le precedenti Die Giovanni condanne però zione. scorso diverDi Puppo. E’ so per Giorquesto, in trattengono dano e i Di sintesi, l’esiil presunto boss to dei TribuPuppo. Su di dietro le sbarre loro pende nali della libertà che ril’accusa d’asguardavano gli indagati del- sociazione mafiosa, con i l’inchiesta “Terminator 4”, due fratelli sospettati di guiquarto capitolo di una saga dare il “sottogruppo” di giudiziaria che, da un lato, si Rende all’interno di un’orpropone di inchiodare una ganizzazione che, pur se di(ancora presunta) associa- retta da Patitucci, avrebbe il zione mafiosa con in testa proprio capo indiscusso nel Francesco Patitucci. E dal- latitante Ettore Lanzino. l’altro tenta di far luce su Una menzione a parte medue omicidi del passato: il rita invece Domenico Cicecaso di Enzo Sassone e quel- ro. Anche il presunto boss di lo di Enzo Pelazza, entrambi San Vito, difeso dai legali uccisi nel 2000, oltre a un Marcello Manna, Linda Boapprofondimento probato- scaglia e Cristian Bilotta, si è rio sui delitti Sena e Mar- visto annullare il mandato di chio, già oggetto di altri pro- cattura spiccato nei sui confronti, ma a trattenerlo diecessi. Accuse, quest’ultime, che tro le sbarre ci sono le connon sfiorano però i quattro danne (non ancora definitiindagati in questione. A par- ve) accumulate nei processi tire proprio da Andretti che, “Missing” e “Anaconda”.A difeso dai legali Gianpiero conti fatti, dunque, l’unica Calabrese e Irene Carbone, scarcerazione è quella di Anè ritenuto coinvolto solo in dretti che si somma all’altra, avvenuta in precedenza, di Luigi “Ninni Gagliardi”, difeso dall’avvocato Nicola Rendace. I mandati di cattura spiccati lo scorso 6 dicembre erano 18, due dei quali non eseguiti per l’irreperebilità dei diretti interessati: Salvatore Ariello e Roberto Porcaro. Nell’inchiesta, però, risultano coinvolte altre 11 persone per le quali gli inquirenti avevano invocato l’arresto, ma senza successo. E non solo. un ulteriore filone d’indagine, tuttora co- perto da segreto istruttorio, riguarda anche due nomi eccellenti: l’ex sindaco di Rende e attuale consigliere provinciale di maggioranza (Pd) Umberto Bernaudo e l’assessore provinciale Pietro Ruffolo, già vicesindaco e assessore dello stesso Comune. Entrambi, risultano indagati a piede libero per voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa. Sopra, il colonnello Ferace e il procuratore aggiunto Dda Borrelli In basso da sinistra,Andretti e il suo legale Giampiero Calabrese MARCO CRIBARI [email protected] la sentenza Processo per traffico di droga Una condanna e 4 assoluzioni Una condanna e quattro assoluzioni. È l’esito del processo a carico di cinque persone accusate di associazione a delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti. La sentenza è stata emessa ieri dal giudice del tribunale di Cosenza che ha condannato Antonio Marotta (di- feso dall’avvocato Antonio Quintieri) infliggendogli una pena di sette anni di reclusione ma senza riconoscere l’aggravante del reato associativo. L’imputato, in pratica, è stato condannato soltanto pr alcuni episodi singoli di cessione di droga. Assolti invece gli altri quattro imputati. Si tratta di Ivan Trinni (difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Giancarlo Greco), Adriano Bevilacqua, Antonio Bevilacqua e Guglielmo Abbruzzese. Il processo conclusosi ieri è lo stralcio di un procedimento più ampio scaturito da un’inchiesta condotta dalla squadra mobile di Cosenza e coordinata dalla Procura contro una presunta banda dicosentini di origine nomade specializzati nel furto di automobili e nel cavallo di ritorno oltre che nel traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. I reati contestati risalgono ai primi anni del 2000. rcs 35 VENERDÌ 23 dicembre 2011 calabria ora AMANTEA - CAMPORA SAN GIOVANNI - SAN LUCIDO Fiume Oliva, foto del reato Gli scatti sono allegati al fascicolo processuale della Procura di Paola AMANTEA Le indagini ad opera della Procura della Repubblica di Paola, nella persona del procuratore capo Bruno Giordano, sulla vicenda dell’avvelenamento della Valle Oliva non si sono mai fermate, neanche adesso che gli inquirenti hanno nomi e foto di chi potrebbe essere stato a commettere il reato. Nel corposo fascicolo processuale del giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Battarino, infatti, oltre alla documentazione sull’imprenditore Cesare Coccimiglio, 75 anni (proprietario della ditta che potrebbe aver effettuato quei lavori), indagato per disastro ambientale, sono contenute le testimonianze di alcuni residenti che avevano notato l’andiri vieni di camion e ruspe, nonché diversi elementi utili per trascinare nella vicenda giudiziaria quattro proprietari terrieri. I testimoni, infatti, avevano riferito all’autorità giudiziaria di aver visto i potenti mezzi scavare delle enormi buche per interarre qualcosa. Ebbene, una volta individuato dall’alto (con l’ausilio di aerei attrezzati per lo scopo) le zone dove avevano avuto luogo gli scavi, la magistratura ha provveduto a rimuovere il terreno. Nessuno si è sorpreso quando, in profondità, è stato rinvenuto materiale altamente cancerogeno per la salute umana. Stupisce, però, il fatto che qualcuno si sia prestato al gioco pur nella consapevolezza che quei veleni avrebbero potuto creare problemi anche a chi risiedeva riprese camion e ruspe I mezzi scavano delle profonde buche all’interno delle quali vengono interrate delle sostanze, poi risultate nocive Le fasi dell’interramento dei rifiuti: prima, durante e dopo nella zona incriminata. Dagli interrogatori effettuata nell’immediatezza dei fatti dagli inquirenti nessuno degli indagati si è mai sbilanciato, nel senso che, nessuno ha fornito una ragione valida: soldi, beni o cos’altro potrebbero avere ricevuto in cambio i proprietari terrieri? A questa domanda si sta ancora cercando di dare una risposta, anche se nulla potrebbe valere così tanto della vita umana. Intanto, l’Ispra - seppure non presente fisicamente con i tecnici - ha lasciato interrati in alcuni specifici della Valle dell’Oliva - alcune sondine per continuare a monitorare lo stato dell’inquinamento. I da- ti raccolti saranno, di volta in volta, valutati. Ad ogni modo, nessuna notizia confortante è ancora giunta dalle istituzioni competenti per quanto concerne la bonifica dei siti inquinati. Non va dimenticato, infatti, che il materiale altamente cancerogeno rinvenuto dalla Procura di Paola è ancora nella Valle Oliva. I Comuni che ricadono nella zona, da soli, non riescono a sopperire le somme necessarie, quindi, urge un intervento “superiore”. Si spera, infatti, che Provincia, Regione, Governo e Comunità Europea diano l’opportunità agli amministratori comunali di intervenire prima possibile. STEFANIA SAPIENZA [email protected] SAN LUCIDO Non diffamò l’ex sindaco Il tribunale ha assolto l’ex assessore Giuseppe Cavaliere L’ex assessore comunale Giuseppe Franco. Cavaliere (assistito dall’avvocato GiuIl giudice, infatti, dopo la denuncia seppe Porco, del foro di Paola) non presentata presso i carabinieri della ha diffamato l’ex sindaco di San Lu- stazione di San Lucido dall’ex sindacido, Roberto Pizzuco, Roberto Pizzuti, ti. Questo l’esito del aveva condannato La guerra tra i ricorso presentato da Giuseppe Cavaliere, Cavaliere, in seno al politici scoppiata ex consigliere comutribunale di Cosenza, per delle critiche nale del suo paese, al all’indomani della pagamento di euro alla giunta notifica della decisio100 di multa per aver Borsani ne assunta in data 25 offeso la reputazione dell’ex primo cittadiluglio 2008 dal medesimo Palazzo di giustizia in sede no, all’epoca dei fatti vice sindaco delpenale, nella persona del giudice per lo stesso Comune tirrenico, medianle indagini preliminari Loredana De te uno scritto. Lo scontro politico in- fuocato tra l’ex sindaco del Comune di San Lucido Roberto Pizzuti e l’ex assessore comunale Giuseppe Cavaliere, era approdato nelle aule di giustizia ai tempi della giunta esecutiva di centrodestra guidata dall’allora prima cittadino Carlo Borsani. Il vice sindaco in carico in quel tempo, infatti, querelava il consigliere comunale Giuseppe Cavaliere, già organico a quella stessa maggioranza in carica, nell’ambito di alcune “pepate” critiche del Cavaliere sull’operato di quella giunta municipale. Da qui la condanna ad opera del tribunale della città dei Bruzi, subito appellata da AMANTEA/2 Giusepe Porco, difensore di Cavaliere. Ebbene, il 20 dicembre, il giudice monocratico, nell’accogliere la tesi del difensore, ha assolto con formula piena l’ex consigliere comunale perchè “il fatto non sussiste”. s. s. AMANTEA/3 Strisce blu: vertice della commissione preposta Morelli e Rubino: «Polemiche e confusioni di cui il presidente ne porta la responsabilità» Finalmente, dopo varie insistenze da parte dei consiglieri comunali di “Noi liberi”, Giovanni Battista Morelli e Antonio Rubino, è stata convocata la commissione consiliare per le strisce blu. «Innanzitutto - scrivono i politici di opposizione intendiamo stigmatizzare il forte ed incomprensibile ritardo accumulato nella convocazione della stessa. Un colpevole e strumentale ritardo inconciliabile con la reale ed esclusiva volontà dei sottoscritti di esercitare le loro prerogative di consiglieri. Nessun intendimento altro e diverso rispetto a quello di confrontarsi e discutere in modo proficuo della gestione delle aree di sosta a pagamento, che l’Ente ha appaltato attraverso gara pubblica a ditta esterna. Una discussione manifestata, a più riprese, anche da assessori e consiglieri della maggioranza e che ad oggi è rimasta clamorosamente inevasa. L’avere trasferito sulla stampa anziché nella opportuna sede l’analisi delle problematiche, ha alimentato polemiche sterili e generato confusione, di cui il presidente della commissione porta in pieno le responsabilità, per avere assunto le vesti di un, non richiesto e non necessario, “difensore” della ditta che gestisce il servizio, venendo meno alla sua veste im- Roberto Pizzuti Giovanni Battista Morelli parziale di presidente e procrastinando di mesi la convocazione. Noi riaffermiamo la nostra vicinanza alla ditta che gestisce il servizio e soprattutto ai lavoratori che hanno il diritto di continuare a lavorare con serenità e in un contesto di legalità amministrativa». A tale proposito Morelli e Rubino auspicano «una puntuale disamina dei vari aspetti del servi- zio che porterà miglioramenti alla gestione dello stesso». Inoltre, “Noi liberi” ritiene doveroso «un approfondimento giuridico circa l’ambito di operatività della norma prevista nel bando concernente l’ obbligo di riassunzione delle unità lavorative che erano in servizio dall’inizio dello stesso servizio». Atteso che, allo stato, «risultano licenziate 2 unità che rientravano nell’ambito di applicazione della predetta norma, occorre capire se è paventabile una eventuale violazione di legge dal datore di lavoro». Esprimono, altresì la loro «solidarietà ai consiglieri ed assessori che sono stati oggetto di dichiarazioni offensive da parte del responsabile di una delle ditte che gestisce il servizio, che hanno offeso l’istituzione tutta e dalle quali occorre prendere le distanze». A tal riguardo giudicano «insufficiente e carente il comportamento del presidente del consiglio che, a fronte di una richiesta di convocazione di un’Assise da parte di Socievole, Pizzino e Carratelli, ha omesso di convocare la seduta». Infine, i consiglieri chiedono, «approfondimenti circa la fondatezza o meno di quanto contenuto nella missiva che paventa irregolarità sull’aggiudicazione del servizio». s. s. Sito comunale in tilt Hacker o furbata? Da ben cinque giorni un fatto anomalo sta interessando il sito web del Comune di Amantea, segnalato da diversi lettori di Calabria Ora preoccupati del fatto che dietro i disagi possa celarsi la mano di qualche “cricca” politica. Dal momento in cui, infatti, è stato pubblicato il bando di concorso per il posto di comandante della Polizia Municipale di Amantea, il sito ha smesso di funzionare. O meglio, l’utente riesce ad accedere al sito istituzionale dell’Ente locale ma, nel momento in cui clicca su delibere, bandi di concorso, comunicati stampa che interessano, gli atti digitali vengono visualizzati in un codice impossibile da leggere (codice ascii). A questo punto sorge spontaneo chiedersi: si tratta dell’opera di un pirata informativo invidioso (visto che in passato questa testa- ta aveva elogiato il sito comunale per la sua efficienza e trasparenza), oppure, molto più semplicemente di un virus? O, peggio ancora, della decisione mirata assunta da qualche “cricca” di politici per non permettere a nessuno di scaricare il bando del concorso (non tutti hanno la possibilità di recarsi personalmente al palazzo municipale di Amantea)? Dubbio, quest’ultimo, alimentato anche dal fatto che questo bando, a differenza degli altri, è stato comunque caricato in un formato diverso. Di sicuro, considerando che l’Ente locale ha affidato la gestione del sito a dei professionisti, il problema avrebbe dovuto insistere al massimo per 48 ore. Ad ogni modo, siamo fiduciosi in un intervento celere affinchè il sito venga al più presto ripristinato. s. s. 20 VENERDÌ 23 dicembre 2011 calabria ora C A T A N Z A R O Lotta al crimine Il questore stila il bilancio 2011 Si riduce l’incidenza dei reati più gravi Ma l’usura si denuncia sempre meno «La riduzione del numero di omicidi e tentati omicidi, rispetto allo scorso anno, nasce dal fatto che non abbiamo guerre di mafia in atto sul territorio della provincia, tranne l’inizio di guerra che si era innescato a Lamezia Terme ma sul quale siamo subito intervenuti». Lo ha detto il questore di Catanzaro, Vincenzo Roca, presentando il bilancio delle attività portate avanti dalla Polizia nell'anno che sta per volgere al termine, nel corso del quale sono stati registrati 7 omicidi volontari contro i 15 dello scorso anno e 11 tentati omicidi contro 21. Nel corso di una conferenza stampa, il questore ha voluto porre in risalto i dati riferiti a fenomeni quali quelli dello stalking e dell’usura. Nel primo caso, infatti, la Questura di Catanzaro ha voluto adottare con maggiore attenzione e assiduità i provvedimenti di ammonimento. Così sono stati 25 quelli applicati e 17 quelli respinti, dal momento che l’atteggiamento della Questura, particolarmente sensibile al fenomeno, ha portato ad una maggiore richiesta antinquinamento Fosse biologiche nei terreni vicini Sei denunciati Sei persone sono state denunciate dai Carabinieri della stazione di Simeri Crichi per avere smaltito il contenuto delle fosse biologiche, a servizio delle proprie abitazioni, direttamente nei terreni circostanti. Secondo le indagini dei militari dell'Arma, i sei, tutti residenti in contrada Apostolello di Simeri Crichi, avrebbero inquinato la zona sin dal 2009. Infatti, pur essendo in possesso delle concessioni edilizie e delle autorizzazioni per la costruzione delle fosse biologiche per la raccolta dei liquami fognari, ne avrebbero smaltito il contenuto spargendolo sui terreni e per le strade. (AGI) LA CONFERENZA STAMPA Il questore Roca, al microfono, con i suoi funzionari ANDAMENTO DELLA DELITTUOSITA’ NELL’INTERA PROVINCIA TIPO DI DELITTI Omicidi volontari Tentati omicidi Furti con strappo Furti in abitazione Furti in esercizi commerciali Furti su auto in soste Furti di auto Furti di moto e ciclomotori Rapine in banca e uffici postali Rapine in pubblica via Estorsioni Usura Spaccio di stupefacenti Truffe e frode informatiche Danneggiamenti Lesioni dolose Minacce Ingiurie di questo provvedimento e ad una conseguente attenzione nella sua applicazione. Più complesso il fenomeno dell’usura, per il quale si conferma la ritrosità delle vittime a denunciare. Uno solo il caso di denuncia inoltrato nel 2011, nessuno nell’anno preceden- ANNO 2010 15 21 25 473 256 492 885 184 3 22 55 0 108 431 2.887 389 828 457 te. Al punto che il questore ha affermato che si tratta di «un reato sommerso», pur essendo diventato «un riferimento ordinario dei soggetti criminali e che incentiva altri reati». «La crisi economica - ha spiegato Roca - dovrebbe fare alzare i casi, ma è evidente che non ANNO 2011 (fino al 19/12) 7 11 22 475 247 383 802 103 3 24 51 1 85 449 2.563 394 900 515 è così, forse anche perché non c’è la consapevolezza sociale della gravità di questo fenomeno». Il questore ha anche analizzato i dati riferiti a minacce (900 casi), furti e ingiurie (515), affermando come «questa è una provincia dove si registrano più minacce che ATTIVITA’ DI CONTRASTO ANNO 2011 ANTICRIMINE Persone arrestate Persone denunciate Avviso orale Foglio di via obbligatorio Proposte misure di prevenzione personali Proposte misure di prevenzione patrimoniali Ammonimenti per stalking Respingimenti ammonimenti Daspo (divieto accesso sportivo) Persone controllate Veicoli controllati IMMIGRAZIONE CLANDESTINA Ordini a lasciare il territorio nazionale Trattenimento nei Cie Accompagnamento coattivo alla frontiera Intimazione a lasciare il territorio a 15 giorni Stranieri rintracciati a seguito di sbarco Respingimenti furti, ma questo significa che la gente inizia a rivolgersi alle forze di polizia per risolvere le controversie invece di farlo in proprio». Significativi, inoltre, i risultati nel contrasto all’immigrazione clandestina, con Roca che ha dichiarato come «i da- operazione “cravatte piegate” Imprenditrice “strozzata”, processo anche per l’ex assessore Rota Antonio Froio 120 58 128 6 286 40 ti delle espulsioni effettive sono significativi in questa provincia». Il questore Roca ha anche ricordato l’attività benefica portata avanti dalla Polizia di Stato attraverso il calendario per il 2012 in cui si vedono molte facce note. g.z. antiprostituzione Finiscono a giudizio i sei imputati Un’imprenditrice di Botricello nella morsa degli usurai. Con l’acqua alla gola rischia di chiudere l’attività, le banche non le concedono prestiti e lei finisce per accettare i “favori” dei presunti professionisti del mestiere. Chiede 30mila euro. Concessi. Ma ben presto si ritrova applicato un tasso di interesse del 120 per cento annuo e una continua e una presunta pressante azione vessatoria che avrebbe costretto il marito della donna ad emigrare al nord. Con l’accusa di estorsione, usura e violenza privata il gup Emma Sonni ha rinviato ieri a giudizio sei imputati coinvolti nell’operazione “Cravatte piegate” condotta il 14 luglio scorso dai carabinieri della Compagnia di Sellia Marina, che ha portato all’esecuzione di 5 provvedimenti cautelari emessi dal giudice per le indagini preliminari Livio Sabatini su richiesta del sostituto procuratore Alessia Miele. Si tratta dell’ex assessore all’Agricoltura e al Turismo del Comune di Scandale Salvatore Rota, 66 anni, Giusep- 210 735 157 52 41 4 5 17 2 10.958 6.344 Mario Falcone Francesco Rondinelli Giuseppe Turrà pe Turrà , 41enne, di Botricello; Mario Falcone, 54 di San Leonardo di Cutro, nullafacente; Marco Falcone, 33 anni, di San Leonardo di Cutro, Antonio Froio, 42 anni, autotrasportatore di Botricello e Fran- cesco Rondinelli, 41anni di Botricello, operaio. Le indagini sono scattate in seguito alla denuncia della donna, che intanto aveva ceduto strutture della sua azienda, sita a Botricello, che poi è fallita. Le mi- nacce a lei e al marito sarebbero state continue, reiterate, sempre più insistenti. Ingenti somme di denaro, circa 60mila euro, sono state poste sotto sequestro e alcuni di queste ritrovate nelle auto di Turrà in contanti (10mila euro) e Falcone (13mila). Ai soggetti coinvolti sono state anche contestate le aggravanti di avere agito ai danni di un soggetto esercente un’attività commerciale, in stato di bisogno, chiedendo in garanzia beni aziendali nel caso di Mario Falcone, anche con la recidiva. Tra i reati contestati la violenza privata, perchè la donna sarebbe stata costretta ad astenersi dal rendere dichiarazioni accusatorie dinnanzi ai carabinieri. Durante l’interrogatorio di garanzia avevano risposto tutti alle domande del gip tranne Rota sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza con divieto di uscire da casa nelle ore notturne. Si ritornerà in aula il prossimo 20 febbraio. Gabriella Passariello Foglio di via per due “lucciole” di Simeri Crichi Due prostitute colombiane di 36 anni e 34 anni sono state individuate dai Carabinieri della Compagnia di Sellia Marina nell'ambito delle attività di controllo del territorio predisposte per il contrasto al fenomeno della prostituzione. Ad entrambe è stato notificato il foglio di via obbligatorio dal territorio di Simeri Crichi, emesso dal questore di Catanzaro. Le donne svolgevano l'attività di meretricio all'interno di un'abitazione. Venerdì 23 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 10 Calabria . CATANZARO Al processo di appello per il caso Why Not su presunti illeciti nella gestione di fondi pubblici il sostituto pg Facciolla ha concluso la requisitoria Chiesta la condanna di due ex Governatori E di altri sette imputati già assolti. Il difensore di Saladino tratta la posizione di due testimoni chiave Betty Calabretta CATANZARO Il sostituto procuratore generale Eugenio Facciolla ha chiesto ieri la condanna degli ex presidenti della Regione Agazio Loiero e Giuseppe Chiaravalloti, a conclusione della requisitoria nel processo d’appello per 16 tra politici, funzionari regionali ed imprenditori coinvolti nell’inchiesta Why Not su presunti illeciti nella gestione dei fondi pubblici in Calabria, e per i quali, nel marzo del 2010, si era concluso il processo di primo grado svoltosi con rito abbreviato Il pg ha chiesto la condanna anche di altri sette imputati che erano stati già assolti, tra i quali l’ex assessore regionale della Giunta Chiaravalloti, Gianfranco Luzzo. L’accusa ha anche chiesto l’aumento delle pene inflitte in primo grado a tre imputati tra i quali Antonio Saladino, considerato il principale imputato dell’inchiesta ed ex presidente della Compagnia delle opere della Calabria. Per Saladino, condannato a due anni dal gup, il pg ha chiesto quattro anni e due mesi di reclusione. Queste nel dettaglio le richieste della Procura generale: per Gianfranco Luzzo, chiesta la condanna ad 1 anno e 4 mesi di reclusione; Agazio Loiero ad 1 anno di reclusione; Nicola Durante ad 1 anno e 2 mesi di reclusione; Tommaso Loiero ad 8 mesi di reclusione; Giuseppe Chiaravalloti ad 1 anno e 6 mesi; Franco Nicola Cumino ad 8 mesi; Pasquale Anastasi a 10 mesi di reclusione; Giuseppe Fragomeni a 6 mesi ed Enza Bruno Bossio ad 1 anno e 4 mesi. Tutti e nove erano stati completamente assolti in primo grado, con la sentenza emessa dal gup Abigail Mellace al termine dei giudizi abbreviati il 2 marzo 2010, che la Procura ha impugnato contestando, in particolare, l’assoluzione per il reato di abuso di ufficio nei confronti di Agazio Loiero, relativamente al solo capo d’imputazione attinente al progetto regionale finalizzato al censimento del patrimonio immobiliare; e l’assoluzione per il capo d’accusa relativo al progetto chiamato “Ipnosi” nei confronti di Chiaravalloti. Ieri l’accusa ha chiesto inoltre di aggravare le pene a carico di tre persone condannate dal gup, ma contestualmente assolte per par- te delle accuse, e cioè gli imprenditori, Antonio Saladino, condannato a 2 anni di reclusione solo per alcuni capi, per il quale sono stati chiesti oggi 4 anni e 2 mesi; Giuseppe Antonio Lillo, già condannato a un anno e 10 mesi, per il quale sono stati chiesti oggi 2 anni, 1 mese e 10 giorni; e Pietro Macrì, già condannato a 9 mesi di reclusione e 900 euro di multa, per il quale sono stati chiesti oggi 1 anno e 3 mesi. Infine, la Procura ha chiesto di confermare le condanne dei quattro imputati che hanno impugnato la sentenza del gup, e cioè Antonio La Chimia, cui è stata inflitta la pena di un anno e 10 mesi di reclusione; Vincenzo Gianluca Morabito, che ha avuto 6 mesi e 600 euro di multa; Francesco Saladino, che ha avuto 4 mesi e 300 euro; Rinaldo Scopelliti, che ha avuto un anno. Per quanto riguarda Saladino, Lillo, Luzzo, Macrì e Bruno Bossio, la pubblica accusa contesta, in particolare, l’assoluzione per il reato di associazione a delinquere; per gli altri il ricorso riguarda il reato di abuso in atti d’ufficio Dopo la conclusione della requisitoria di Facciolla, che rappresenta l’accusa insieme al collega Massimo Lia che aveva parlato nella scorsa udienza, sono cominciate le arringhe dei difensori. L’avv. Francesco Gambardella, difensore di Saladino, ha trattato la posizione della teste Caterina Merante che a suo avviso è «da valutare quale coimputata e non quale semplice testimone» e quindi esiste «la necessità di trovare dei riscontri alle sue dichiarazioni». Gambardella si è poi soffermato sulla sentenza della Corte di Cassazione «che ha dato ragione alla procura generale sull’esistenza di associazione a delinquere», precisando che «la valutazione della Cassazione non è intervenuta stabilendo una colpevolezza o innocenza bensì al solo fine di verificare la legittimità di un rinvio a giudizio. Avendo poi la Cassazione richiamato le dichiarazioni di Tursi Prato che confermerebbero in parte quelle della Merante - dichiara l’avv. Gambardella - ho esibito una sentenza della Cassazione che riguarda proprio Giuseppe Tursi Prato, condannato per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa». Il 13 gennaio la prossima udienza. Loiero: sento il dovere di chiarire Agazio Loiero (coordinatore politico nazionale della federazione tra Mpa ed Autonomia e Diritti ed ex Presidente della Giunta della Regione Calabria) ha così commentato la richiesta della Procura generale: «Premesso, come ho sempre detto, il mio estremo rispetto nella sostanza e non per la sola forma, nei confronti della giustizia, intervengo sulla richiesta del sostituto procuratore generale che mi riguarda, perché una richiesta di condanna può impressionare l’opinione pubblica e sento il dovere di chiarire ai calabresi questa vicenda». «La Procura generale - ha detto Loiero - ha chiesto a mio carico la pena di un anno per il reato di abuso in atti d’ufficio, dopo che nel primo grado era stata chiesta, per una serie di reati, l’assoluzione da parte della Procura, poi accolta dal Gup. Oggi resta in piedi questo reato e sento la necessità di spiegare bene ai calabresi come sono andati i fatti». «In sede di giunta – ha proseguito Loiero - è stato dato mandato alla dirigenza dell’Assessorato al Personale di verificare se c’era la possibilità di utilizzare personale che era già in servizio presso la Regione (i cosiddetti interinali), anche per lo svolgimento del censimento del patrimonio immobiliare». «La Corte dei Conti - dice ancora l’ex Governatore aveva messo in mora la Regione perché mancava detto censimento. A quel punto ci siamo rivolti ai dirigenti degli uffici competenti, invitando a fare il censimento e la risposta fu che era impossibile espletare il servizio con personale interno, per cui fummo costretti, ripeto, ad affidarlo al personale degli interinali che già c’era. È solo per questo, conclude - che oggi viene richiesta la mia condanna». Gli ex governatori Giuseppe Chiaravalloti e Agazio Loiero BIANCO Ha forzato un posto di blocco agli imbarcaderi di Villa San Giovanni Catturato dopo una rocambolesca fuga Antonello Lupis ROCCELLA All’alt intimato dai carabinieri della compagnia di Villa San Giovanni nelle vicinanze degli imbarcaderi, si è dato alla fuga in auto, dopo aver forzato il posto di blocco e cercato di investire uno dei militari. A distanza di circa un’ora e mezza, a seguito dell’immediata segnalazione via radio dai carabinieri della centrale operativa di Villa San Giovanni, il fuggiasco è stato rintracciato e arrestato a Bianco, dai carabinieri della locale compagnia di- retta dal ten. Francesco Donvito. Con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale è così finito in manette Giuseppe Morabito, alias “Ringo”, 33 anni, di Africo, ritenuto dagli investigatori affiliato alla potente cosca Morabito-Bruzzaniti-Palamara al cui vertice, benché in carcere da alcuni anni dopo una lunga latitanza, figura il capobastone suo omonimo Giuseppe Morabito alias “Peppe u tiradritto”. Morabito era alla guida della sua Ford Fiesta in compagni di un giovane, anch’egli noto Giuseppe Morabito alle forze dell’ordine. Proveniente da Messina, appena sbarcato da una delle navi della compagnia privata, Morabito, percorrendo via Marinai d’Italia si è trovato davanti, dopo qualche centinaio di metri, una pattuglia dell’aliquota radiomobile della compagnia di Villa. All’alt dei militari Morabito senza esitazione ha abbassato il piede sull’acceleratore e rischiando di investire uno dei carabinieri, si è dato alla fuga. Inseguito, ha urtato un’auto in sosta, ed è riuscito con una spericolata manovra in controsenso, a seminare i militari e dirigersi in direzione ionica. Dopo un’ora e mezza, la Fiesta con alla guida il giovane africese è stata individuata e bloccata sulla Statale 106 alla periferia di Bianco dai carabinieri di due pattuglie della locale compagnia. Dopo l’identificazione, Morabito è stato arrestato con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale e trasferito nelle camere di sicurezza della compagnia carabinieri di Villa San Giovanni. In seguito, condotto davanti al giudice monocratico dott. Gurgo, Morabito – difeso dall’avv. Antonio Talia, che lo rappresenta insieme all’avv. Benedetto Iacopino – si è visto convalidare l’arresto e concedere, contro il parere del pubblico ministero, il beneficio degli arresti domiciliari. Il presidente di Confindustria Calabria chiede alla burocrazia pubblica più velocità nei pagamenti Imprese in ginocchio per i ritardi degli enti Danilo Colacino CATANZARO Enti e amministrazioni pubbliche devono accelerare i tempi di pagamento delle ditte private che realizzano opere pubbliche. Senza una tempestiva liquidazione delle spettanze si mettono in ginocchio le imprese e si penalizza il lavoro. Ha battuto su questo tasto Giuseppe Speziali, già presidente di Confindustria Catanzaro, passato a guidare gli industriali calabresi succedendo a Umberto De Rose. Del conferimento del prestigioso incarico, avvenuto pochissimi giorni fa, si è parlato ieri nel corso di una conferenza stampa tenutasi nella sede regionale di Confindustria. Accanto al dott. Speziali, alcuni membri di spicco della stessa associazione in ambito catanzarese e calabrese come Giuseppe Gatto, Luigi Leone, Sebastiano Caffo, Dino Romano e Giuseppe Pugliese (peraltro al vertice della Piccola Impresa). A monopolizzare l’incontro con i giornalisti, e non poteva essere altrimenti, il presidente Spe- Giuseppe Speziali ziale, che ha esordito dicendo: «Sento forte il peso di una grande responsabilità, legata a una rappresentanza tanto importante. Mi attende un’ingente mole di lavoro, anche perché alla luce della negativissima congiuntura internazionale è in gioco la tenuta stessa dell’intero sistema socioeconomico occidentale. Mio dovere, però, è quello di guardare soprattutto alle implicazioni e ai riverberi per la Calabria, che tuttavia non costituisce una monade nello scacchiere globale. La marginalità della nostra terra, eccezion fatta per alcune eccellenze del tessuto produttivo locale, nella maggior parte dei casi slegata dalle dinamiche dei mercati transnazionali può paradossalmente diventare un vantaggio nello stravolto scenario europeo e mondiale post-crisi. L’abitudine al sacrificio, al confronto con mille criticità, alla capacità di adattamento devono diventare altrettante armi in più per gli operatori economici della regione». Dalle enunciazioni di principio, il dott. Speziali si è rapidamente spostato sul terreno della concretezza accennando al suo articolato programma di lavoro: «È necessario un intervento forte nella direzione della sollecitazione degli enti e delle varie amministrazioni, affinché sveltiscano di parecchio i tempi di pagamento delle ditte private che realizzano opere pubbliche. Senza una tempestiva liquidazione delle spettanze, si mettono in ginoc- chio una serie di attività perché si impedisce di prendere nuove commesse. Bisogna anche aprire un tavolo di confronto con tutte le categorie e le parti sociali, dall’Abi alle varie sigle sindacali. Serve un’azione sinergica e un richiamo alla politica, che deve tra l’altro capire di non poter più risolvere determinati problemi ma al contrario favorire le condizioni affinché non ci siano effetti nefasti per le aziende. Una proposta è la regionalizzazione del Patto di Stabilità. Così si libererebbero almeno 100 milioni di euro per il 2012. Finanziamenti essenziali. Un’altra priorità assoluta – ha aggiunto – è l’accesso al credito, che va assicurato. Bisogna aumentare il fondo di garanzia. Le banche devono seguire, e sostenere, il processo di ristrutturazione delle aziende. La Calabria ha il costo del denaro fra i più alti di tutto il Vecchio Continente. Senza contare che rendere netti i fondi comunitari farebbe recuperare 126 milioni di euro all’anno fino al 2014. C’è oltretutto da considerare la gravissima emergenza rappresentata dalla mancanza d’occupazione, soprattutto a livello giovanile. Un fatto allarmante, con dati in peggioramento mese dopo mese. Una soluzione può essere l’investimento in ricerca e innovazione. Centinaia sono i ragazzi laureati in materie scientifiche, costretti a emigrare per il riconoscimento delle proprie capacità. Ecco perché le Università della regione devono essere veri e propri centri culturali d’eccellenza». L’ultima parte delle sue considerazioni, il presidente Speziali l’ha riservata a un pizzico di autopromozione: «Siamo stati tacciati di scarsa progettualità, ma non è così anche se abbiamo l’obbligo di essere sempre più propositivi. È giusto tuttavia riconoscere, ad esempio sul fronte della legalità, l’impegno di taluni colleghi come il mio predecessore De Rose e lo stesso Gatto, promotore delle cosiddette liste bianche. Nei limiti delle specifiche competenze e prerogative a noi assegnate in pochi possono vantare un’intransigenza tanto ferrea nei confronti di aziende e persino committenti in odor di mafia». 31 Gazzetta del Sud Venerdì 23 Dicembre 2011 Calabria . COSENZA Gennaro Genovese apprese dalla sorella Rosaria (poi strangolata) che a uccidere la studentessa di Rende era stato Franco Sansone Delitto Lanzino, testimone parla dopo 20 anni Pesanti accuse lanciate in aula pure da Carmine Carbone padre d’un allevatore svanito nel nulla nel 1989 Arcangelo Badolati COSENZA Parla uno stentato italiano, sfoggia una mimica facciale che rivela acceso nervosismo, non smette per tutto il tempo di torturarsi le mani, ma non si rimangia una sola parola: Gennaro Genovese è un testimone d’accusa atipico. Nel senso che s’è tenuto per vent’anni ben chiuse in testa circostanze e nomi. Anzi, un nome in particolare: quello di Franco Sansone, un pluriomicida rinviato a giudizio con l’accusa d’aver violentato e ucciso, nel luglio 1988, la studentessa di Rende Roberta Lanzino. In Corte d’assise, a Cosenza, con Franco Sansone sono imputati pure il padre, Alfredo, e il fratello, Remo, accusati di aver concorso alla eliminazione dell’imprenditore agricolo Luigi Carbone, di Marano, scomparso per lupara bianca nel lontano 1989. Carbone viene indicato nelle carte processuali come complice di Sansone nell’assassinio di Roberta Lanzino e nell’attentato costato la vita al maresciallo della polizia penitenziaria Francesco Sansone (solo omonimo degli imputati). L’imprenditore agricolo sarebbe stato successivamente fatto sparire per sempre proprio per timore che potesse parlare. Alla morte della Lanzino e alla scomparsa di Carbone sarebbe legata pure la tragica fine di Rosaria Genovese, una casalinga di Falconara Albanese trovata cadavere in un pozzo, nelle campagne di San Lucido, nell’aprile del '90. La donna, pri- ma di morire strangolata, riferì al fratello Gennaro e al padre (ora defunto) di conoscere i nomi degli assassini della giovane rendese. «Non ho parlato per paura – ha spiegato il supertestimone rispondendo alle domande del pm Roberta Carotenuto – ed ho deciso di farlo quando ho visto come si erano messe le cose. Mia sorella mi disse che ad uccidere la ragazza era stato Franco Sansone, perchè glielo aveva detto lui. E quando Rosaria scomparve andai da Sansone per avere qualche notizia. Lo trovai che aveva un graffio in faccia e mi disse che erano stati i Carbone ad ucciderla, invece era stato lui!». Gennaro Genovese ha deciso di raccontare quello che sapeva solo nel 2007, dopo la morte del padre, sollecitato dal pm Domenico Fiordalisi che aveva riaperto le indagini sul caso Lanzino dopo le rivelazioni fatte dal boss di Cosenza, Franco Pino, che indicò in Sansone e Luigi Carbone gli autori dell’uccisione della studentessa. Il testimone, incalzato dalle domande degli avvocati Armando Veneto ed Enzo Belvedere, difensori dei Sansone, che gli hanno più volte chiesto perché non avesse parlato vent’anni prima, ha più volte ripetuto che «avevo paura». Eppure del fatto che Carbone e Sansone girassero armati per le montagne teatro dei delitti Lanzino e Genovese ebbe il coraggio di riferirlo già dopo lo strangolamento della sorella, così come rivelò d’essere andato da Franco Sansone a chiedere notizie sulla sorte della congiunta. Non ebbe però l’audacia Il pm Roberta Carotenuto L’affollata aula di Corte d’assise e in alto, nel riquadro, Roberta Lanzino d’indicare i due “amici” come responsabili dello stupro e dell’omicidio della diciannovenne. Forse, visto il clima di quegli anni, sarebbe stato troppo. Gli avvocati Belvedere e Veneto hanno tuttavia puntato molto sul silenzio mantenuto dal teste per un periodo così lungo, tentando di dimostrarne l’anomalia. Lui ha continuato a ripetere che temeva per la sua incolumità. Genovese – rispondendo pure ai quesiti posti dagli avvocati di parte civile Ornella Nucci, Marina Pasqua e Francesco Cribari – ha anche parlato della sparizione di Luigi Carbone «al quale – ha detto – Franco Sansone regalò dieci vacche per ricompensarlo d’aver partecipato all’agguato teso al maresciallo della polizia penitenziaria». Dieci vacche per un delitto. Tanto valeva la vita d’un servitore dello Stato. Gennaro Genovese ha insomma confermato tutto, senza fare passi indietro. Dopo di lui è salito sulla scanno testimoniale Carmine Carbone. Vecchio, malandato e analfabeta, il pensionato è il padre di Luigi Carbone, scomparso per lupara bianca ventidue anni addietro. Ai giudici ha detto che il figlio venne fatto sparire dai Sansone. «Vivevano insieme da tre o quattro anni – ha precisato – e quando dovevano fare qualcosa, per esempio rubare o fare altro, lo chiamavano. Io gli dicevo che non doveva frequentarli e L’avv. Armando Veneto lui mi rispondeva che sarebbe rimasto con loro fino a quando non gli avessero dato cento milioni. Erano soldi che gli spettavano perchè li aveva aiutati ad uccidere il maresciallo. La sera che è scomparso la moglie l’aveva lasciato a pochi metri da una casa di Sansone. Addosso aveva due pistole e un passamontagna». L’anziano ha pure parlato dei rapporti avuti con Rosaria Genovese che s’interessò della sparizione di Luigi dicendo- gli che a farlo svanire nel nulla era stato Franco Sansone. «Poi – ha detto il teste – è morta pure lei». Durissimo il controesame condotto dagli avvocati Veneto e Belvedere. Alla fine, però, Carmine Carbone, assistito nella veste di parte civile dagli avv. Sergio Calabrese e Raffaele Brescia, non ha cambiato d’una virgola la deposizione resa in fase d’indagini preliminari. Il dolore non è riuscito a strappargli pure la memoria. 37 Gazzetta del Sud Venerdì 23 Dicembre 2011 Cronaca di Reggio . OPERAZIONE ALTA TENSIONE 2 Mentre il governatore Giuseppe Scopelliti invita ad essere cauti nei giudizi evitando la logica dello sciacallaggio Opposizioni scatenate sul caso Plutino Demaria: «L’arresto del consigliere è una devastante conferma del rapporto tra la ’ndrangheta e la politica» Pino Toscano «Io dico di leggere bene le carte. Facciamo molta attenzione nell’emettere giudizi». Il governatore Giuseppe Scopelliti invita alla cautela sul caso di Giuseppe Plutino, il consigliere comunale del Pdl arrestato perché ritenuto referente politico della cosca Caridi. «Ci sono familiari di parlamentari – osserva – che in passato sono stati indagati dalla magistratura per situazioni legate alla sanità. Poi ne sono usciti, ma noi con grande umiltà e coerenza abbiamo dimostrato vicinanza nei loro confronti perchè conosciamo le persone. Questo è un comportamento che riteniamo giusto e che fuoriesce dalla logica del cannibalismo e dello sciacallaggio che, oggi, purtroppo, contagia la politica». Aspettiamo, prima di prendere posizione – ribadisce Scopelliti – che ci sia un giudizio sereno da parte di quella magistratura seria che opera nel nostro territorio». L’ex sindaco di Cosenza Pietro Mancini esprime vicinanza ad Arena e ai cittadini di Reggio. «Considero errata e strumentale», afferma, «la sortita di qualche esponente del Pd, che ha sollecitato lo scioglimento del Consiglio comunale. Non ci azzecca nulla il civico consesso con l'arresto di un consigliere. Il sindaco, peraltro, aveva risposto "niet" alla richiesta, avanzata da Plutino, di una poltrona di assessore. Come, in Regione, aveva fatto, correttamente, il governatore con un esponente del PdL, all'epoca "chiacchierato" e poi colpito da un provvedimento di custodia cautelare». Di parere opposto Girolamo Demaria, coordinatore provinciale Pd, per il quale «l’arresto del consigliere comunale del Pdl e già assessore Giuseppe Plutino, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione contro la cosca Caridi condotta dalla Dda, rappresenta una devastante conferma del perverso rapporto tra la ndrangheta reggina, la politica e le istituzioni locali e getta un’ombra drammatica sul Comune, provando che il voto alle elezioni del maggio scorso è stato inquinato dalla ‘ndrangheta». Demaria lamenta che «ad oggi, malgrado gli inquietanti scenari emersi, che hanno investito esponenti dell’attuale amministrazione comunale guidata da Arena e di quella precedente guidata da Scopelliti, «non si è ritenuto da parte del sindaco di assumere alcuna iniziativa per impedire che sull’istituzione locale possano gravare ombre di qualsiasi natura». E torna ad invocare «interventi tesi a bonificare e liberare l’amministrazione della cosa pubblica cittadina dalla cappa soffocante che sta uccidendo il presente ed il futuro di Reggio», ritenendo «non più rinviabile un adeguato intervento da parte degli organi preposti di vigilanza teso a chiarire fino in fondo le effettive condizioni di agibilità democratica del Comune di Reggio Calabria». Secondo le segreterie provinciali Idv e Pdci «la nuova pesantissima bufera che ha investito il Comune rappresenta la certificazione e il sigillo finale del fallimento politico, morale e amministrativo della giunta comunale guidata dal sindaco Arena». I due partiti della sinistra parlano di «uno spettacolo squallido che umilia le coscienze dei reggini onesti», con le istituzioni «ormai ridotte a dependance delle cosche», e sostiene che sia giunto il momento di «staccare definitivamente la spina al traballante consiglio comunale». In questo senso si appellano al ministro dell’Interno perché attivi le procedure per lo scioglimento, «unico atto, serio e responsabile per salvare Reggio». Flavio Loria e Demetrio Delfino, rispettivamente segretario provinciale e consigliere comunale del Prc, sentenziano la fine di un ciclo fondato sulla propa- Hanno detto Pietro Mancini «Non ci azzecca nulla il civico consesso con l'arresto di un consigliere. Il sindaco, peraltro, aveva risposto "niet" alla richiesta di Plutino di una poltrona di assessore». Idv e Pdci. «La nuova pesantissima bufera che ha investito il Comune rappresenta la certificazione e il sigillo finale del fallimento politico, morale e amministrativo della giunta guidata dal sindaco Arena». Loria e Delfino. «Le ultime vicende di cronaca accadute a Palazzo San Giorgio alimentano ancora di più ciò che cova dietro la “bella immagine” del cosiddetto Modello Reggio». Carlo Sbano. «Solo io e Siclari ci siamo recati in Procura a chiedere che si facesse luce sulle elezioni comunali». Giuseppe Musarella. «È necessario cambiare il presente per sperare in un futuro migliore». Palazzo San Giorgio, sede del Comune, di nuovo nella bufera dopo l’arresto del consigliere del Pdl Giuseppe Plutino ganda: «Le ultime vicende di cronaca accadute in seno a Palazzo San Giorgio alimentano ancora di più, semmai ce ne fosse ancora bisogno, ciò che cova dietro la “bella immagine” del cosiddetto Modello Reggio, ideato e diretto dall'attuale governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti. Un intreccio, secondo quanto emerge dalle accuse poste dalla Dda reggina, di interessi illeciti e compartecipazioni politiche che sta determinando, mano a mano che il livello degli interventi dei magistrati inquirenti diventa sempre più “chirurgico”, una devastazione degli scenari democratici posti a fondamento della collet- tività e per le garanzie di tutti. Certamente un modello che, a fronte di una positività esteriore che l'ha accompagnato in questi anni, si sta scoprendo interiormente come un contesto dove hanno albergato e tuttora insistono interessi poco chiari fatti di commistioni affaristico-mafiose nelle compartecipate comunali e collusioni in ogni ganglo vitale della vita democratica della città». Anche Loria e Delfino sollecitano l’intervento deciso del Ministro dell’Interno «affinché possa, in breve tempo, individuare le procedure migliori al fine di effettuare le dovute verifiche a Reggio Calabria, alla stregua di quanto fat- to, anche nel recente passato, rispetto ad altri consigli comunali successivamente commissariati». Tagliente il commento di Carlo Sbano (Fli), che ne ha pure per quelli che considera censori a scoppio ritardato, rivendicando per converso la sua primogenitura, in coppia con il segretario Pcl, della denuncia. «Tanti, troppi soggetti», dice, «stanno evidenziando il malaffare che impera nella città di Reggio Calabria. Troppe sigle e troppi onorevoli si affannano solo oggi a chiedere scioglimenti e commissariamenti vari. Tante sezioni di partito fanno comunicati a sproposito; ma so- lo due persone si sono recate in Procura, nonostante fossero prive di qualunque incarico e prebenda, a chiedere che si facesse luce sulle elezioni comunali: il sottoscritto e il prof. Pino Siclari. Tra l’indifferenza generale ed il menefreghismo anche degli altri candidati, partiti e movimenti, abbiamo fatto presente ai magistrati l’esigenza di compiere accurati accertamenti, soprattutto sulla scorta della relazione loro inviata dal dott. Campagna, presidente della Commissione elettorale della Corte d’Appello». E Giuseppe Musarella, presidente di Ethos, accusa Arena e Scopelliti di minimizzare: «Si preferisce discutere esclusivamente di altro, crisi economica in testa, sforzandosi di distinguere nettamente le vicende amministrative e politiche da quelle giudiziarie e criminali, tentando addirittura di ridurre la crisi della maggioranza comunale (che ha definitivamente e responsabilmente archiviato Scopelliti, Arena e tutti i “superstiti” del modello Reggio) in mero mercimonio. In questo contesto la Città soffre, schiacciata da incapacità, corruzione, esasperato individualismo ed arrogante ignoranza. Per queste ragioni è necessario cambiare il presente se si vuole sperare in un futuro migliore». 39 Gazzetta del Sud Venerdì 23 Dicembre 2011 Cronaca di Reggio . OPERAZIONE ALTA TENSIONE 2 Dagli atti d’inchiesta emerge il ruolo di Domenico Condemi in grado di orientare il voto e gestire il fenomeno dei furti d’auto Il controllo della cosca sul clan degli zingari Oggi gli interrogatori di garanzia del consigliere comunale Pino Plutino e degli altri cinque arrestati Paolo Toscano Compariranno stamane davanti al gip Domenico Santoro i sei arrestati nell’ambito dell’operazione “Alta tensione 2”, condotta dalla squadra mobile contro presunti affiliati o legati alla cosca Caridi, attiva nei rioni Modena, Ciccarello e San Giorgio Extra. In programma, nel carcere di via San Pietro, gli interrogatori di Pino Plutino, consigliere comunale eletto con 1058 preferenze nella lista del Pdl, Domenico Condemi, Filippo Condemi, Rosario Calderazzo, Vincenzo Rotta e Vincenzo Lombardo, vigile del fuoco in servizio presso il comando provinciale di Parma (e non di Reggio come erroneamente comunicato inizialmente dagli investigatori). La Polizia ha, inoltre, sottoposto a fermo Leo Caridi, considerato il reggente dell’omonima cosca. La cosca Caridi, insieme con il clan Borghetto-Zindato, è considerata federata con la famiglia Libri di Cannavò. Un aspetto particolarmente rilevante emerso nel corso delle indagini che avevano portato all’esecuzione della prima fase dell’operazione “Alta tensione” era relativo al controllo operato da parte dei soggetti appartenenti alla consorteria mafiosa sulla componente criminale della comunità nomade. L’inchiesta sfociata in “Alta tensione 2”, coordinata dal pm Marco Colamonici, ha confermato il controllo, evidenziando il ruolo esercitato da Domenico Condemi il quale, secondo l’accusa, da un lato attingeva dal bacino elettorale della comunità nomade di Ciccarello preferenze da riversare sulla candidatura di Plutino a consigliere comunale e dall’altro interveniva con fermezza e minacce sugli appartenenti alla stessa comunità, pretendendo l’immediata restituzione di auto sottratte a suoi conoscenti. In questo comportamento gli inquirenti colgono l’assoluto dominio sulla realtà micro-criminale della zona, a riprova ulteriore della notevole caratura criminale di Domenico Condemi. Nella sua ordinanza il gip Santoro evidenzia che l’attività investigativa svolta ha delineato il serrato controllo svolto dalla cosca sulle attività delittuose che si evolvono sul territorio di competenza e non strettamente emanazione della attività associativa. La conferma viene conta nel risultato della conversazioni intercettate. Illuminante la conversazione intercettata a bordo della Fiat Panda di Domenico Condemi, con il proprietario dell’utilitaria intento a parlare con un nomade di nome Felice che non è stato identificato. Condemi, nella circostanza, chiedeva conto di una Fiat Panda multijet di colore grigio, rubata nei pressi degli Ospedali Riuniti: «Zio Felice – diceva Condemi – ma per una Panda che hanno preso all’ospedale è possibile che non sappiano Le rivelazioni sulla cosca Caridi Le accuse dei pentiti Moio e Villani decisive ai fini delle indagini Folla di curiosi e parenti davanti alla Questura mercoledì mattina mentre si preparava il trasferimento degli arrestati in carcere IN SINTESI L’OPERAZIONE. Denominata “Alta tensione 2”, è scattata all’alba di mercoledì ed è stata condotta dalla squadra mobile della Questura contro la cosca Caridi, dominante nei quartieri di Modena, Ciccarello e San Giorgio Extra. Leo Caridi viene considerato il reggente della cosca Il consigliere Pino Plutino niente?». Il nomade ribatteva di essere stato interessato da terze persone di Modena per una Panda 4x4 rubata in via Lia, per la quale si era rapportato con un altro nomade che gli aveva dato la disponibilità a trovare proprio la vettura cercata da Condemi. L’indagato, come evidenziato gno…(inc.)…che sono arrivati……fino a Rosarno sono arrivati, nonostante ciò non era ancora stato possibile ritrovarla, E non si sa che fine ha fatto questa macchina?». A distanza di cinque giorni una nuova conversazione faceva comprendere come Domenico Condemi stesse effettuando una vera e propria indagine che aveva come scopo il recupero dell’autovettura, ma anche l’individuazione dei responsabili del furto. E una volta ottenuta conferma che il responsabile del furto era da ricercare tra tali Mario “u pumu” e Luigi “scialabà”, si riprometteva di prendere provvedimenti impartendo una severa lezione a chi aveva commesso il furto: «Allora è bastardo – affermava –, gli devo rompere le gambe a questo bastardo». Marco Colamonici il pm della Dda ha coordinato le indagini della Polizia Domenico Condello per il pm esercitava un forte controllo sulle attività del clan nomade dal gip nella ricostruzione della vicenda, chiedeva al suo interlocutore conferma sulla identità del nomade che aveva la disponibilità della vettura rubata. E, dopo averla avuta, riavviava la marcia allontanandosi. Il giorno dopo Domenico Condemi riprendeva il discorso della Panda rubata nei pressi degli Ospedali Riuniti con altri due nomadi. Alle accuse dell’indagato che gli rimproverava il suo disintessamento per la vicenda, uno dei nomadi si giustificava dicendo che una terza persona, aveva litigato per lui, interessando per il recupero dell’autovettura asportata anche i nomadi residenti negli accampamenti della Piana: «Per te stava litigando con…(inc.)…dice che sono andati fino a Rosarno o Gioia Tauro, non lo sai? Si è preso l’impe- I PROVVEDIMENTI. In esecuzione di un’ordinanza emessa dal gip Domenico Santoro, sono state arrestate sei persone considerate affiliate o vicine alla cosca vicina al clan Borghetto-Zindato e federata con i Libri. Nell’elenco degli arrestati spicca il nome del consigliere comunale Pino Plutino eletto nella lista del Pdl con oltre mille preferenze. Sottoposto, inoltre a fermo, Leo Caridi considerato dagli inquirenti l’attuale reggente della cosca. Nelle indagini sfociate nell’operazione “Alta tensione 2” hanno avuto un peso specifico le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Soprattutto per quanto attiene la conferma della caratura criminale di alcuni degli indagati. Roberto Moio, pentito del clan Tegano, aveva parlato della cosca Caridi nell’ottobre dello scorso anno. Successivamente Moio era stato sentito nuovamente. anche in relazione alle posizioni dei soggetti via via emersi nel corso delle indagini e aveva modo di confermare ed approfondire le dichiarazioni già rese. A quelle di Moio si aggiungevano poi le dichiarazioni rese da Consolato Villani, cugino del boss Nino Lo Giudice, anch’egli pentito. Il gip Domenico Santoro nella sua ordinanza sottolinea che i due collaboratori sono da considerarsi attendibili ricordando come il portato probatorio delle loro rivelazioni sia da considerarsi già valutato e posto alla base di provvedimenti giudiziari. Per quanto riguarda Consolato Villani, affiliato alla ’ndrangheta, appartenente alla cosca Lo Giudice col grado di “vangelo”, nell’ordinanza è contenuto un positivo giudizio sull’attendibilità intrinseca delle sue dichiarazioni per il carattere della spontaneità, della verosimiglianza, della logica interna. E una valutazione positiva viene manifestata anche su altri collaboratori di giustizia che con le loro rivelazioni hanno consentito agli inquirenti di ricostruire gli scenari criminali in cui sono maturati gli eventi che hanno sconvolto di recente la vita cittadina, come gli attentati ai magistrati. Il riferimento è alla collaborazione di Umberto Munaò, Paolo Iannò e Maurizio Lo Giudice (fratello di Nino): «L’elevatissima credibilità intrinseca ed estrinseca di collaboratori – scrive il gip nell’ordinanza – vagliata e ritenuta in numerosissimi processi di criminalità organizzata cui hanno dato un contributo poderoso, fa parte ormai del notorio giudiziario. Le circostanze evidenziate con riguardo a tutti i propalanti, i cui dichiarati consentono di tessere la tela indiziaria, tranquillizzano circa l’attendibilità soggettiva e oggettiva degli stessi. Si tratta di soggetti tutti esponenti di spicco e di primo piano delle cosche di appartenenza. CostoUmberto Munaò viene considerato un collaboratore di giustizia attendibile ro nel parlare dei Tegano, o dei loro sottoposti, dei Lo Giudice e dei loro sottoposti non parlano di un mondo inventato ma del loro mondo, del mondo da loro frequentato e frequentato anche ai più alti livelli. Ciascuno dei dichiarati, per la parte che è consentito conoscere, appare intrinsecamente armonico, coerente con il contesto di vita che hanno ricostruito e con la personalità emersa, e ne emerge la congruenza, nell’ambito degli interrogatori del pm, dei quali è possibile allo stato apprezzare solo alcuni stralci, e la logica espositiva».(p.t.) GLI ZINGARI. In sede di indagine avrebbe trovato conferma che Domenico Condemi, presunto appartenente alla cosca Caridi, riusciva a tenere sotto controllo il clan degli zingari del quartiere Ciccarello, orientando i voti su Plutino in occasione delle Amministrative, e facendo restituire le auto rubate nei casi che lo interessavano. Roberto Moio si è pentito subito dopo essere finito in carcere A seguito degli accertamenti condotti da personale della Guardia Costiera nella zona di San Gregorio Minorenne senegalese denunciato all’Ag Sequestrato immobile sul demanio marittimo Intensificata la vigilanza sulle attività commerciali Prosegue l’impegno della Guardia Costiera di Reggio Calabria a tutela dell’ambiente e a salvaguardia del pubblico demanio marittimo. L’attività programmatica di accertamento finalizzata alla redazione del documento programmatico regionale di mappatura del litorale, ha consentito di individuare aree costiere particolarmente interessate da fenomeni di degrado e in molti casi fenomeni di abusivismo. Sul territorio cittadino, la zona di San Gregorio è stata oggetto di una mirata attività di indagine relativa alla presenza di decine di strutture destinate a baracche attrezzi e civile abitazione, prive di concessioni demaniali e di autorizzazioni urbanistico/edilizie. L’attività di indagine, ancora in corso su delega della Procura della Repubblica, ha portato alla identificazione e alla denuncia di 16 soggetti nella sola zona di via strada Ferrata di San Gregoriononché al sequestro, nel solo anno 2011, di sette fabbricati. Ieri, personale dipendente, La Guardia Costiera appone i sigilli all’immobile abusivo a S. Gregorio su disposizione del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria ha posto sotto sequestro un immobile con annessa area cortilizia, ubicato interamente sul demanio marittimo, dibito a civile abitazione, per un ingombro di circa 100 metri quadrati. La struttura - secondo quanto riferito dalla Guardia Costiera - era stata realizzata e mantenuta dall’indagato A.R.G senza alcuna autorizzazione demaniale ed edilizia. Nell’ambito del piano straordinario di controllo sull’abusivismo commerciale disposto dal Comando di Polizia municipale in occasione delle festività natalizie, personale del Corpo ha effettuato un nuovo intervento finalizzato alla tutela dei consumatori ed al regolare svolgimento delle attività commerciali. In particolare, personale del Servizio operativo, coordinato dalla d.ssa Tiziana Malara, è intervenuto nell’area di corso Garibaldi per contrasta- re il fenomeno della vendita abusiva su aree pubbliche. Nel corso del controllo sono stati sequestrati oltre 100 pezzi di bigiotteria e 200 capi di pelletteria griffata contraffatta ed è stato deferito all’autorità giudiziaria un minorenne N. M. di nazionalità senegalese che, peraltro, è risultato privo del permesso di soggiorno ed è stato quindi affidato a una comunità di accoglienza per minori dopo aver sentito il magistrato di turno. Venerdì 23 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 40 Reggio Tirrenica . REGGIO Rigettato il ricorso di 10 giovani BAGNARA Progetto promosso da Italia Nostra sul territorio Servizio civile, il Tar dà ragione al Comune di Rosarno La storia della Costa Viola “raccontata” dai luoghi Venti i ragazzi coinvolti nella visita di studio Roberta Macrì BAGNARA Nuova selezione per i 16 volontari da impiegare in due progetti Giuseppe Lacquaniti ROSARNO Il Tar di Reggio Calabria (Ettore Leotta, presidente; Giuseppe Caruso, Salvatore Gatto Costantino) ha rigettato il ricorso presentato da 10 giovani rosarnesi, che si erano rivolti alla giustizia amministrativa, ritenendosi danneggiati dalla decisione assunta dall’Amministrazione comunale, “per gravi irregolarità”, di far annullare in autotutela – e quindi ripetere - le prove di selezione di 16 volontari da impegnare in due progetti per il servizio civile nazionale. Il Collegio giudicante, riunitosi in Camera di Consiglio il 9 novembre 2011, con la sentenza depositata il 20 dicembre scorso ha ritenuto infondato nel merito il ricorso presentato dai giovani ricorrenti, e li ha condannati, in solido tra loro, al pagamento delle spese processuali, liquidate in 1.500 euro, oltre spese accessorie. Accolte in toto le tesi difensive del Comune, rappresentato dagli avv. Gaetano Callipo, Rita Greco, Giosuè Megna e Giuseppe Tavernese. Secondo i giudici del Tar, quindi, bene ha fatto, nel gennaio 2011, la nuova Amministrazione presieduta dal sindaco Elisabetta Tripodi, a porre in essere gli atti relativi all’annullamento del- le operazioni di selezione e procedere a nuove prove selettive, previa nomina di due diverse Commissioni.Il dispositivo della sentenza mette in chiaro le motivazioni che hanno indotto i giudici a non accogliere le ragioni dei ricorrenti. Prima fra tutte, la considerazione che la Commissione giudicatrice, nominata e insediata nell’ottobre 2010, all’inizio del procedimento quando il Comune era guidato dai Commissari straordinari, “è stata erroneamente presieduta dallo stesso funzionario che l’ha costituita senza averne titolo”. In secondo luogo, viene rilevata la circostanza che la legittimità delle operazioni di selezione sia stata inficiata dall’assenza, anche se momentanea, di un membro della commissione, la quale invece avrebbe dovuto sempre operare nel suo plenum (3 membri su 3), a norma del Regolamento comunale. Quanto alla nomina, avvenuta a gennaio 2011, delle due Commissioni, che procederanno alla nuova selezione dei 16 volontari conclusasi con l’esclusione dei 10 “vincitori” della prima), il Tar ritiene che le censure addotte dai ricorrenti “sono generiche e non consentono di superare le puntuali eccezioni difensive dell’Ente”. La sede del Tribunale amministrativo regionale a Reggio Calabria “A passeggio con la storia: i luoghi raccontano” è il progetto promosso da Italia Nostra che ha portato in visita gli studenti delle scuole reggine in alcune zone della Costa Viola, in particolare a Bagnara nel cuore del centro storico e, quindi, nella chiesa del Carmine, “sopravvissuta” al terremoto del 1908, al cui interno c’è il museo “Angelo Versace” dove in una delle stanze è stato allestito il presepe meccanico (che riproduce il paesaggio bagnarese tra il 1700 e il 1800) realizzato dal maestro Melo Sofio, che sarà aperto al pubblico giorno di Natale. «L’obiettivo di Italia Nostra – spiega il presidente Angela Martino – è riuscire a far conoscere e scoprire la storia attraverso la visita dei luoghi». Venti gli studenti in visita, provenienti da diverse scuole reggine: ad accoglierli lo Gli studenti in visita nella chiesa del Carmine a Bagnara storico Domenico Gioffrè, il quale ha fatto da guida illustrando le peculiarità dei posti visitati, e il vicesindaco Giuseppe Spoleti. Ai giovani visitatori è stata anche mostrata la Madonna custodita all’interno di una teca, generalmente velata. Gli studenti sono rimasti entusiasti dal tour della Costa Viola, tanto da diffondere una vibrante testimonianza: «Queste escursioni domenicali – scrive Luisa Dascola della IVE del Liceo scientifico “Volta” – sono diventate un appuntamento importante perché consolidano in noi il senso di appartenenza alla nostra terra facendocela conoscere con gli occhi di chi l’apprezza e la vuole salvaguardare». REGGIO Appuntamento il 27 dicembre al Random con la proiezione di “A chjana” e la performance di Casales Migranti di Rosarno, il “bello” della rivolta due anni dopo REGGIO. A quasi due anni dalla rivolta di Rosarno, reteRadici vuole riaprire il dibattito con una serata di riflessione, arte e cultura. Mentre i lavoratori migranti sono tornati a centinaia nella Piana, tutte le problematiche analizzate nel dossier “Radici/rosarno - monitoraggio autunno inverno 2010/2011” rimangono irrisolte. Di più, a parere della rete si assiste allo «scaricabarile delle istituzioni e a una campagna d’odio che di fatto tende a fomentare nuove ritorsioni sui migranti. Parlano di emergenza, ma la verità è che a Rosarno i neri fanno paura perché hanno il coraggio di denunciare. E la ‘ndrangheta non può tollerare un nuovo insediamento dei migranti: quando fanno gruppo, gli africani sono al di fuori del controllo criminale. È chiaro però che, nonostante le promesse, l’arrivo degli stagionali fa riemergere problematiche non ancora affrontate: né una nuova bidonville né i campi di accoglienza sono la soluzione. La serata del 27 dicembre sarà l’occasione per discuterne insieme». Quello che reteRadici si propone di fare è «rilanciare l’immagine positiva degli africani e della rivolta: una lezione di civiltà che viene dai cittadini migranti e scuote le coscienze di noi calabresi». E lo farà attraverso due opere dall’alto tasso artistico: si tratta del cortometrag- gio “A chjana” di Jonas Carpignano, vincitore del Premio per il miglior corto nella sezione “Controcampo” del Festival del cinema di Venezia del 2011, e del monologo teatrale “La spremuta” di Beppe Casales, artista veneto che ha realizzato un eccellente spettacolo sulla rivolta di Rosarno, incrociando sapientemente storie di ‘ndrangheta e migranti coraggiosi. Nel club Random, a partire dalle 18.30 nel corso del dibatti- to che precederà le esibizioni artistiche sarà inoltre presentata la campagna di monitoraggio che la reteRadici intende svolgere anche quest’anno nella Piana di Rosarno. Una campagna che vedrà operare in sinergia gli attivisti della rete e del circolo Legambiente di Reggio con importanti collaborazioni nazionali. A testimonianza che «la questione Rosarno è, ancora oggi, una questione globale, da affrontare facendo rete».(red.rc) Gazzetta del Sud Venerdì 23 Dicembre 2011 41 Reggio Tirrenica . PALMI Il coraggio del proprietario della tabaccheria presa di mira e l’acutezza dei poliziotti hanno consentito di bloccare i malviventi PALMI Quattro ragazzi arrestati subito dopo la rapina Guidava un’auto, sorvegliato speciale in manette Il più “vecchio” ha 19 anni, gli altri 17, 16 e 15. Si erano rifugiati in un magazzino Ivan Pugliese PALMI Non avevano fatto i conti con la prontezza di reazione del proprietario della tabaccheria che avevano preso di mira e la scaltrezza del personale del commissariato di Palmi che in pochissimo tempo è venuto a capo del reato che da poco era stato commesso. Erano circa le 20 e 45 di mercoledì sera, orario di chiusura per le attività commerciali, quando presso l’utenza telefonica del Commissariato di Palmi diretto dal vice questore Fabio Catalano, è giunta una richiesta di intervento per una rapina appena consumata in una rivendita di tabacchi sita via Concordato. Sul posto si è subito recato personale della squadra di P.G. e della squadra volante che aveva modo di accertare che pochi istanti prima tre individui, travisati con passamontagna, armati di pistola e di coltello, avevano perpetrato una rapina asportando denaro contante per 2 mila euro, nonché circa 25 stecche di sigarette, fuggendo poi via per le stradine limitrofe, inseguiti fino a un certo punto dal proprietario della rivendita di tabacchi. «A questo punto – ha spiegato in conferenza stampa il dirigente Catalano – gli agenti, guidati dall’ispettore Pirrottina, hanno subito ristretto il campo di perlustrazione individuando, grazie anche alle accurate descrizioni fornite dal titolare del negozio alcuni possibili sospetti». In particolare, le immediate ricerche conducevano all’adiacente via Vesuvio presso uno stabile al cui piano terra era ubicato un magazzino con la saracinesca parzialmente abbassata. «Dinanzi era parcheggiato uno scooter con un casco poggiato sopra il sellino ed un altro per terra», ha aggiunto Catalano. Gli agenti, una volta effettuato l’accesso nel palazzo, al piano di sopra rintracciavano un giovane, Francesco Laganà, 19 anni, palmese, dichiaratosi il proprietario del magazzino. Assieme a quest’ultimo gli agenti accedevano all’interno del magazzino ove rintracciavano due giovani che avevano tentato di nascondersi, e che venivano identificati per F. T., di anni 15 e G. F., di anni 17. All’interno del magazzino i poliziotti hanno così recuperato buona parte della refurtiva che era stata sottratta alla tabaccheria e delle armi utilizzate: una pistola giocattolo del tipo “scacciacani”, senza tappo rosso, perfetta riproduzione di una Beretta mod. 92, e un coltello a serramanico con manico avvolto con scotch adesivo. La pistola, nello specifico, è stata rintracciata grazie alle indicazioni fornite da G. M. 16 anni, soggetto fermato in un secondo momento per strada, nella centralissima via Roma, in quanto molto somigliante per fisionomia a uno dei rapinatori. Soddisfatto il procuratore capo della Repubblica di Palmi, Giuseppe Creazzo: «Esprimo un profondo plauso alla celere soluzione della vicenda effettuato dagli uomini del commissariato di Polizia di Palmi. Ancora una volta si conferma l’attenzione che le Forze dell’Ordine riservano a questo territorio soprattutto nella risoluzione dei fatti criminosi gravi». I quattro fermati sono stati dichiarati in stato di arresto per il reato di rapina in concorso. Il Laganà, unico maggiorenne, è stato tradotto presso la casa circondariale di Palmi mentre i tre minori sono stati associati al C.P.A. di Reggio Calabria. PALMI. È caduto nuovamente Il vicequestore Fabio Catalano con due agenti della Polizia nel corso della conferenza stampa TAURIANOVA Riconosciuto dal Tribunale dei minorenni nella sentenza di condanna “Vizio parziale di mente” all’assassino di Toni Domenico Zito TAURIANOVA All’indomani della condanna di G.S. a tredici anni di reclusione per l’omicidio di Tony Battaglia, sono emersi altri particolari sulla pronuncia del Tribunale dei Minorenni di Reggio Calabria. Il presidente, Roberto Di Bella, nella qualità di giudice per l’udienza preliminare, ha riconosciuto al minore il vizio parziale di mente, così come richiesto dai difensori Clara e Armando Vene- CINQUEFRONDI Insegnante e scrittrice scomparsa nel duemila La nuova aula consiliare intitolata a Violetta Mammola Attilio Sergio CINQUEFRONDI Il dirigente Salvatore Leva e gli iscritti della locale sezione dell’Udc, attraverso una nota, esprimono grande soddisfazione per la decisione presa all’unanimità dal consiglio comunale, d’intitolare l’aula consiliare del nuovo palazzo municipale che a breve aprirà i battenti, alla prof.ssa Violetta Mammola (insegnate di lettere e scrittrice), scomparsa prematuramente nel 2000, madre dell’attuale assessore alla cultura avv. Anselmo Scappatura. Un ringraziamento particolare il partito di Ca- sini lo rivolge all’assessore alla pubblica istruzione dott.ssa Annamaria Macrì per aver proposto in seno al consiglio comunale l’intestazione dell’aula, nonché a tutti i consiglieri comunali di maggioranza e di minoranza, ed al sindaco, dott. Marco Cascarano, per aver votato a favore della proposta che rappresenta un riconoscimento particolare e significativo per la famiglia Mammola-Scapputura. «Violetta Mammola, durante la sua vita – scrive l’Udc di Cinquefrondi nella nota stampa – si è sempre contraddistinta nella società civile per le sue capacità intellettuali e do- Una recente seduta del Consiglio POLISTENA Riadattata la popolare commedia di Eduardo Gli studenti “in casa Cupiello” in un mix di napoletano e calabrese POLISTENA. Ancora una volta sono stati lo spirito interculturale e la mescolanza di culture diverse, unite alla buona musica, a caratterizzare la riuscitissima iniziativa, dal titolo “Aria di Natale”, promossa dall’Istituto comprensivo “Gaetano Salvemini” diretto da Maria Domenica Mallamaci. Sul palcoscenico della sala teatro del plesso Jerace, gli alunni della 3 C hanno deliziato il pubblico con un’originale rivisitazione della nota commedia “Natale in casa Cupiello” del grande Eduardo de Filippo, nella quale sono riusciti nell’impresa di adattarla in un riuscito mix tra il dialetto calabrese ed il napoletano. Le scenografie, i costumi e le battute esilaranti, hanno trascinato il pubblico. In prima fila la preside Maria Domenica Mallamaci, la quale ha sottolineato l’elemento innovativo di quest’anno rappresentato dalla sfida di rivisitare la commedia napoletana con elementi del dialetto calabrese, un modo per avvicinare i ragazzi alla cultura, alle radici, al- Gli studenti del Salvemini to, e la prevalenza delle attenuanti sulle aggravanti, condannandolo a 13 anni in luogo dei 16 chiesti dal Pm Francesca Stilla. Lo stesso Tribunale ha inoltre disposto che il ragazzo resti in un istituto penitenziario minorile in attesa dell’individuazione di una struttura più adatta ad ospitarlo. G.S. è stato condannato per omicidio, porto di arma comune da sparo e minacce nei confronti del fratello della vittima, contro il quale puntò la pistola, mentre dovrà poi essere processato per ti umani, e come educatrice di giovani, portatrice di valori sani. Ella – si legge ancora – confidava principalmente sulla famiglia come punto di riferimento per un futuro migliore delle nuove generazioni, valori che oggi purtroppo vengono mesi in discussione». Un riconoscimento che assume un valore simbolico a futura memoria. Intanto, nel corso della stessa seduta consiliare, si è anche proceduto alla nomina della commissione, formata dal sindaco Cascarano e dai consiglieri Maurizio Bellocco, Anna Maria Macrì, Anselmo Scappatura, Michele Galimi, Flavio Loria e Cettina Nicolosi, che avrà il compito di modificare lo statuto comunale per il riconoscimento dell’acqua come bene comune che appartiene al popolo. Un passaggio sulla scia del referendum. le tradizioni e all’idioma interculturale. Una scuola, l’Istituto comprensivo Salvemini, la cui azione quotidiana è animata da un percorso interculturale. Lo spirito del Natale è riecheggiato ancor di più in sala grazie all’esibizione dell’ensemble strumentale “Salvemini”, diretta dai prof. Angelo Avati e Michelangelo Scarcella. I ragazzi hanno eseguito l’inno di Mameli, “Largo” di Antonio Vivaldi, “Imagine” di John Lennon, un valzer di Dimitrij Shostakovich e hanno concluso la loro esibizione con “Gloria in excelsis Deo”. Finalità dell’ensemble è la crescita musicale degli alunni, lo sviluppo del senso ritmico, l’autocontrollo, la disciplina d’insieme e la formazione di una cultura musicale che è partecipativa e non solo fine a se stessa.(a.se) un altro reato, porto e detenzione di arma clandestina. Il procuratore ha anche chiesto la trasmissione degli atti del processo alla Procura di Palmi per valutare se vi siano gli estremi per procedere nei confronti di alcuni gestori di bar di Taurianova per somministrazione di alcolici ad un minorenne. Il ragazzo, infatti, la sera dell’omicidio, secondo la ricostruzione degli inquirenti, aveva bevuto, anche se poi, durante gli interrogatori, era apparso lucido. La sentenza è ancora passibile di modifica qualora una delle parti dovesse proporre appello. All’esito della pronuncia i famigliari della vittima hanno espresso «una moderata soddisfazione perché indipendentemente dalla pena inflitta, che comunque non farà tornare in vita Tony, la giustizia ha fatto il suo corso in modo abbastanza celere, giungendo ad una sentenza che ha fatto luce sull’episodio e sancendo le responsabilità di chi ha provocato la morte del nostro congiunto». nella tentazione di evadere dalle restrizione cui la legge lo ha sottoposto, Nino Vittorio Tripodi 47 anni di Palmi, noto alle forze dell’ordine, arrestato nella giornata di mercoledì dagli uomini del commissariato di Polizia di Palmi. Attorno alle 15 del 21 dicembre scorso, un equipaggio della Squadra Volante, nel corso del controllo del territorio rientrante nel comune di Palmi, mentre transitava in contrada San Filippo, ha incrociato un fuoristrada alla cui guida gli operatori Polizia di Stato hanno riconosciuto il Tripodi, volto noto agli agenti, in quanto in atto è sottoposto a regime di sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel comune di Palmi, misura preventiva che, com’è noto, comporta tra le prescrizioni il ritiro di qualsiasi autorizzazione di guida. Il Tripodi è stato arrestato per violazione degli obblighi derivanti dalla misura della sorveglianza speciale. (i.p.) Tripodi arrestato dalla Polizia PALMI Processo per l’operazione “Rete” PALMI Estorsione, inflitti otto anni di carcere a Matteo Bonforte Artigiani in prima fila al mercatino alternativo PALMI. Si è concluso con una PALMI. “Non il solito Natale ma un Natale Artigianale”. Presentano così la loro iniziativa indirizzata a salvaguardare dalla “crisi” il Natale, i ragazzi di LiberAREpalmi, in collaborazione con il comune e la Pro Loco. Un mercatino che aprirà i battenti nella mattinata di oggi e proseguirà sino al giorno della Vigilia. Un mercatino di Natale che proporrà una serie di regali spiccatamente artigianali. Per scongiurare un Natale condizionato «dallo spettro dell’austerity – scrive Giovanni Sidari –, per far fronte alla crisi e al dilagante consumismo di una festa che sta perdendo il suo antico e vero valore, il Comune e la Pro-Loco di Palmi, insieme ai ragazzi di LiberAREApalmi (neogruppo che trasmette il valore della legalità attraverso un’operosa partecipazione a sostegno dell’associazione “Libera”, hanno organizzato il mercatino “Natale Artigianale”, per rilanciare l’importanza del commercio responsabile in un periodo di marcata e crescente crisi economica». L’evento vedrà impegnati da oggi (9 - 22) ed il 24 dicembre (9 - 13) gli artigiani locali, che potranno esporre i loro prodotti con i quali si potranno fare i più svariati regali di Natale. Ad allietare gli acquisti, in Piazza Amendola (o, in caso di pioggia, alla palestra della scuola De Zerbi) musiche natalizie e altre attività di intrattenimento. (i.p.) condanna a 7 anni di reclusione il procedimento che prende il nome dall’operazione “Rete”, che si è svolto dinanzi al Tribunale collegiale di Palmi (Silvia Capone presidente con a latere i togati Gaspare Spedale e Antonella Crea). Le pena è stata inflitta nei confronti di Matteo Bonforte 27 anni di Sinopoli (difeso dagli avvocati Domenico Alvaro e Innocenzo Sapone). Nel corso della requisitoria il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Guido Bontempo, aveva richiesto una condanna dell’imputato a 7 anni e 8 mesi. Un anno e due mesi è stato invece inflitto a Cosimo Fedele, 31 anni di Sinopoli (richiesta di condanna a 10 mesi di reclusione) difeso dall’avvocato Sapone e che rispondeva a piede libero. Nello specifico, Bonforte è stato condannato per i capi d’imputazione relativi all’accusa di estorsione con l’esclusione del metodo mafioso, mentre è stato assolto per la parte relativa alla detenzione ai fini di spaccio di droga. Prima della requisitoria del pm e delle arringhe difensive dei legali, il perito nominato dal Tribunale, per chiarire su alcune intercettazioni, aveva deposto evidenziando l’incertezza di poter attribuire alla voce del Bonforte una determinata intercettazione captata dagli inquirenti. L’operazione Rete, condotta dai Carabinieri della Compagnia di Villa San Giovanni lo scorso 23 marzo del 2010, portò all’esecu- Matteo Bonforte zione di 10 ordinanze di custodia cautelare in carcere per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti nei confronti di un gruppo di soggetti ritenuti responsabili di «detenzione e spaccio di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti del tipo cocaina e marijuana». L’attività dei militari aveva riguardato diversi territori e regioni italiane, in Calabria, tra Sinopoli e Sant’Eufemia d’Aspromonte, ma ha riguardato anche le città di Messina, Paola e Nettuno. L’indagine, come era stato riferito in aula dagli inquirenti che sono stati escussi sul banco dei testimoni, era nata da un’altra indagine che seguiva un altro filone sempre relativo allo spaccio di stupefacenti nel territorio di Bagnara. (i.p.) Gazzetta del Sud Venerdì 23 Dicembre 2011 43 Reggio Tirrenica . SAN FERDINANDO Il primo cittadino scuote il nuovo ministro GIOIA TAURO Rigassificatore, il sindaco Madafferi batte i pugni sul tavolo di Passera Il sen. Bruno: chiarezza sulla gestione del porto È calato il silenzio dopo i rilievi al progetto mossi dal Consiglio superiore dei lavori pubblici Alfonso Naso SAN FERDINANDO Detto fatto. Della polemica sul mega progetto del rigassificatore il sindaco di San Ferdinando Domenico Madafferi non ne vuole sentire parlare e ieri mattina ha inviato un fax al Ministro dello sviluppo Economico, Corrado Passera, chiedendo un incontro. Non solo quindi, come annunciato solo due giorni fa durante il consiglio comunale, una richiesta di informazioni tramite altri enti, ma un faccia a faccia per poi dare informazioni ai cittadini che sempre più numerosi vogliono sapere qualcosa in più. «Egr. sig Ministro, faccio presente – si legge nella lettera – che nel mio comune, indipendentemente dalla direzione corrente, insiste la maggior parte delle infrastrutture portuali e della retrostante area industriale, che non esito a definire deserto industriale. Dall’Autorità portuale sono stato informato, non in via ufficiale, che il progetto del costruendo rigassificatore è stato rimesso alla predetta Autorità per una valutazione di propria competenza. Il comune di San Ferdinando, di circa 4.500 abitanti, quando è stato richiesto il parere non vincolante era amministrato da una commissione straordinaria essendo stato sciolto per condizionamento mafioso, come del resto anche i comuni di Gioia e Rosarno». Un Madafferi che con toni istituzionali si spinge oltre, ricordando alle istituzioni governative la mancanza di un dialogo con il territorio dove dovrebbe sorgere un’opera faraonica, dai numeri impressionanti, ma con immancabili ricadute negative sull’assetto del territorio. «Trovo abbastanza stupefacente, mi si passi il termine – prosegue il primo cittadino – che il sindaco del comune in cui dovrebbe sorgere, e per intero nel suo territorio, questo impianto non abbia ancora ricevuto alcuna comunicazione al riguardo dopo i rilievi al progetto mossi, a suo tempo, dal consiglio superiore dei lavori pubblici e quindi non possa dare delucidazioni si propri cittadini che chiedono notizie in merito. Mi appello alla sua sensibilità nel chiedere un incontro, a livello che riterrà opportuno, al fine di avere le doverose informazioni». Fin qui la lettera di Madafferi che giunge dopo la promessa di indire un referendum tra la popolazione per conoscere cosa pensa sull’impianto. Ma i giochi sono fatti. La fase di stallo che si è creata è dovuta soprattutto ad avvenimenti di carattere politico governativo. Prima l’inattività del Ministero dello Sviluppo economico, successivo alle dimissioni dell’ex ministro Scaiola, poi la crisi di Governo, passando per il “Lodo Mondadori” nella fase più cala dello scontro giudiziario tra l’ex primo ministro Berlusconi e De Benedetti, titolare della Cir che è una delle società interessate alla costruzione dell’opera. È passato quasi un anno e mezzo da quando, nel luglio del 2010, il Consiglio superiore dei lavori pubblici segnalò alcune incongruenze nel progetto, negando l’ok all’avvio dei lavori che erano prossimi ad iniziare. A distanza di tutto questo tempo tutto è ancora un enigma; la società è fermamente intenzionata ad avviare e realizzare l’opera, dopo che ha ottenuto anche la dichiarazione di pubblica utilità dei terreni in cui dovrebbe sorgere il terminal gas. I proprietari terreni aspettano di conoscere il destino dei loro agrumeti. Tutte queste attese e domande potrebbero essere fugate dal neo Ministro che, pare, non abbia nessuna “incompatibilità” col progetto. ROSARNO Hanno partecipato a un concorso internazionale Progetto scientifico di due studenti in corsa per un viaggio nello spazio ROSARNO. Un esperimento di alta valenza scientifica è stato proposto da due studenti del Liceo scientifico “Piria”, Claudio Brosio (primo anno) e Carlalberto Leonardi (quinto anno), nel contesto di “SpaceLab” un progetto ideato dal grande canale multimediale Youtube, in collaborazione con Lenovo, la multinazionale leader in prodotti informatici. Con tale programma viene offerta la possibilità agli studenti che frequentano le scuole d’ istruzione superiore di secondo grado di tutto il mondo, di proporre un progetto scientifico di fisica o di biologia, che poi verrà riprodotto sulla Stazione Spaziale Internazionale dagli astronauti in condizioni di mi- Antonino e Claudio Brosio, Carlalberto Leonardi e la preside Russo crogravità. I due studenti rosarnesi, appassionati di scienze e astronomia, coordinati dall’astronomo amatoriale Antonino Brosio, hanno proposto un esperimento ideato con il contributo del noto astronomo calabrese prof. Antonio Scarmato. Esso prevede il calcolo della precessione del perigeo per la Stazione Spaziale Internazionale dovuto all’effetto relativi- Il puntino bianco indica l’area della Piana sulla quale dovrebbe sorgere il rigassificatore SAN FERDINANDO Negato dal Viminale dopo la sentenza Il Comune rivendica il risarcimento SAN FERDINANDO. Il comune di San Ferdinando non molla. Alla negazione del diritto di essere risarcito, stabilito a seguito della conclusione del processo “Porto”, dal fondo di solidarietà delle vittime di reati mafiosi, risponde con la costituzione in giudizio davanti la Corte di Appello di Reggio Calabria e con la netta contestazione delle motivazioni del fondo. Il Ministero dell’Interno, infatti, ha proposto appello alla decisione storica del Tribunale di Palmi che stico del campo gravitazionale terrestre. I due “aspiranti scienziati” si sono serviti del nuovissimo e attrezzatissimo laboratorio di chimica e fisica del Liceo “Piria”, grazie al quale è stato possibile utilizzare tecnologie informatiche e video per poter costruire delle simulazioni ed avanzare delle ipotesi e delle tesi sul funzionamento della loro teoria. «Se l’ipotesi da loro formulata fosse corretta – commenta la preside Mariarosaria Russo – i due giovani allievi avranno dimostrato ancora una volta come le perturbazioni previste dalla teoria della relatività di Einstein siano valide anche nel binomio Terra-Satelliti artificiali. Gli esiti del concorso si avranno i primi di febbraio quando la commissione valutatrice dei progetti si riunirà per esprimere il verdetto . I vincitori vedranno la loro ipotesi sperimentata sulla Stazione Spaziale e potranno vivere l’ esperienza di “essere astronauti” per un giorno».(g.l) RIZZICONI Nell’auditorium diocesano si sono alternati i ragazzi di due scuole Alunni protagonisti delle iniziative natalizie Francesco Inzitari RIZZICONI La scuola superiore di primo grado “G. Casella” anche quest’anno ha dato vita, nell’auditorium diocesano Casa di Nazareth di contrada Badìa, al concerto di Natale, giunto alla sua dodicesima edizione. I numerosi presenti hanno visto impegnati gli alunni del corso musicale che, con i loro strumenti, hanno brillantemente eseguito brani natalizi e qualche brano di musica classica. Protagonisti i ragazzi che assieme al coro , sotto l’impeccabile guida dei docenti di strumenti della stessa scuola, Mario Calì alla chitarra, Maria Raco al flauto, Teresa Maria Pirrotta al pianoforte e Adalgisa Serrecchia al violino , hanno eseguito brani quali: White Christmas di I. Berlin, pezzi tradizionali Fantasia di Natale comprendente (Gloria in excelsis Deo; The first Noel; We wish You a Merry Christmas ), Jingle Bells di J Pierpoint, Valzer dell’Imperatore di J Strauss, O Santissima Anonimo, per poi chiudere superbamente con la Marcia di Radetzky. Anche il concerto di Natale di quest’anno ha messo, quindi, in evidenza parecchi talenti in erba che se avranno la costanza di continua- re il loro itinerario musicale, magari scegliendo il Conservatorio dopo la scuola superiore di primo grado, potranno divenire protagonisti sul palcoscenico della musica. Gli allievi del corso musicale da tempo ormai sono il punto di forza della scuola “G. Casella” di via Capitolo. Il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di Via Meridiana, Maria Mercuri, può essere orgogliosa degli allievi che con bravura, e grazie all’impegno dei docenti del corso Calì, Raco, Pirrotta e Serrecchia, anche quest’anno sono riusciti a far diventare la scuola superiore di primo grado una delle scuole più rinomate dell’intera regione. Ma le manifestazioni natalizie non si sono conluse con il concerto di Natale. Non è stata da meno la scuola primaria del plesso scolastico di contrada “Spina”. Mercoledì sera, infatti, ha voluto chiudere alla grande presentando, presso l’auditorium diocesano Casa di Nazareth un’altra manifestazione natalizia, riscuotendo il plauso del numeroso pubblico presente in sala. Artefici della riuscita sono stati i docenti che hanno saputo organizzare alla grande con lo scopo principale di non far perdere il contatto ai bambini con il Natale. aveva riconosciuto 2 milioni e 500mila euro di risarcimento all’ente comune per i reati di tipo mafioso accertati nel più importante e mastodontico processo che ha riguardato l’infiltrazione della criminalità organizzata intorno alle attività del porto di Gioia Tauro. A distanza di 10 anni dalla conclusione del processo penale era arrivata nel maggio scorso la decisione, in sede civile, che ha stabilito il diritto al ristoro dei danni subiti per i comuni di Gioia Tau- ro (10 milioni) e San Ferdinando; mentre Rosarno l’ha ottenuta prima. Ma ancora nessuno dei tre comuni è riuscito ad incassare un euro. A ciò si aggiunga la proposizione dell’Appello da parte del Ministero che oltre a ritenere esagerato il danno riconosciuto, ritiene che il fondo per le vittime di mafia è tenuto solo al pagamento delle spese legali. Non la pensa così l’amministrazione Madafferi che ha deciso di costituirsi in giudizio e contestare la tesi.(a.n) GIOIA. Fioccano le interrogazioni parlamentari per la situazione del porto di Gioia Tauro. Questa volta è partita dall’Api con il senatore Franco Bruno. «È ormai evidente come il porto sia mantenuto ad una produttività che si aggira sui 2 milioni di teus annui non più caratterizzata dall’obiettivo di 5/7 milioni. D’altronde, il terminalista Mct ha una importante presenza al porto di Tangeri Med, direttamente concorrente di Gioia con costi minori. Conseguentemente la forza lavoro rischia di subire una riduzione di almeno il 50%. Non si riesce ancora a concretizzare l’Apq. Il Governo non ha ancora mantenuto gli impegni. L’unica strada capace di rilanciare il porto appare quella di acquisire una parte della banchina, gestita attualmente in regime di concessione attraverso una seria rilettura e riconsiderazione del piano industriale del terminalista». Per questo il senatore chiede al Ministro Corrado Passera di sapere «se, a quanto risulta al Ministro, l’intero importo finanziario a carico dello Stato destinato, secondo l’Apq, agli interventi previsti da Rfi sia effettivamente disponibile; se non si intenda intervenire per pianificare l’aumento della produttività del porto di Gioia». A giudizio di Sergio Laganà, segretario provinciale dell’Api, «è necessaria l’unità delle forze politiche e sociali attorno ad una questione così rilevante per lo sviluppo della regione, condannando ogni sterile violenza che ha il solo effetto di distrarre l’attenzione dal dibattito sulle vere tematiche che attanagliano Gioia».(a.n) MELICUCCÀ Interviene l’on. Laganà ROSARNO Troppi interrogativi e nessuna risposta sulla discarica Francesco Pesce imputato ha 27 anni MELICUCCÀ. La problematica relativa alla discarica di località La Zingara del Comune di Melicuccà, oggetto di numerose denunce della stampa, dei cittadini del centro della provincia di Reggio Calabria e delle associazioni impegnate sul territorio, è al centro di un’interrogazione parlamentare a risposta scritta che la deputata Maria Grazia Laganà Fortugno (Pd) ha indirizzato ai competenti organi di governo. Rivolgendosi al presidente del Consiglio, Mario Monti, e al ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, la parlamentare ripercorre le tappe della vicenda, cominciata, spiega, quando «il commissario delegato per il superamento dell’emergenza rifiuti in Calabria autorizzava la costruzione di una discarica di rifiuti solidi urbani» in quel sito. Una questione che ha registrato un’immediata e ferma presa di posizione della popolazione del luogo, con la denuncia di «presunte irregolarità sia nella scelta del sito, sia nella realizzazione della stessa» da parte «delle associazioni ambientaliste locali, del sindaco di Bagnara Calabra e da ultimo della Cgil». Della discarica, peraltro, si sono a più riprese occupati gli organi d’informazione locali e nazionali. Dai reportage giornalistici, evidenzia Maria Grazia Laganà Fortugno, «si evince che nei pressi del sito individuato per lo smaltimento dei rifiuti vi erano pozzi artesiani, poi asciugati ed interrati, riconducibili alla sottostante falda acquifera che alimenta l’acquedotto denominato «Vina». Tale acquedotto rifornisce di acqua i comuni di Palmi, Seminara, Melicuccà S. Anna, Taureana, parte di Gioia Tauro e parte di Rosarno. Il rischio concreto di un’eventuale contaminazione delle acque potabili – prosegue la deputata democratica – ha altresì indotto il Commissario prefettizio di Palmi ad inviare al Commissario straordinario una nota nella quale chiedeva rassicurazioni in merito». Laganà Fortugno sottolinea come si stiano «riscontrando, nei lavori di realizzazione della discarica, delle differenze sostanziali rispetto al progetto iniziale presentato, difformità che riguarderebbero le effettive dimensioni realizzate che vanno ben oltre quelle riportate inizialmente. Altro aspetto che desta preoccupazione è la presenza, proprio nel mezzo della discarica, di tralicci della società “Terna” di tensione nominale 380.000 volt, i cui cavi passano proprio sopra le vasche di accumulo, da dove secondo quanto in progetto dovranno essere estratti biogas facilmente infiammabili». Per questo, l’esponente calabrese del Pd chiede ai rappresentanti del governo se intendano attivarsi «affinchè vi sia la massima trasparenza sia durante la finale fase realizzativa che durante la gestione della discarica in grado di rassicurare le popolazioni locali». Dall’avvocato Santambrogio riceviamo e pubblichiamo. La Gazzetta del Sud nell’edizione di sabato 17 dicembre, alla pag. 47, ha pubblicato, in basso, un articolo dal titolo “All inside: droga, armi e legami con il clan Santapaola”. Orbene, al centro dell’articolo è stata riprodotta la fotografia di Francesco Pesce cl. 1978. Mi corre l’obbligo segnalare che l’imputato di cui ha parlato, nel corso della udienza, l’ispettore Caccamo è Francesco Pesce cl. 1984. Ne consegue che, ingiustamente, è stato pubblicizzato il coinvolgimento in gravi delitti di droga di un soggetto che, in realtà, ne è estraneo. Mi sembra, pertanto, opportuno che il giornale provveda alla correzione dell’errore commesso. Si segnala, comunque, che il soggetto effigiato nell’articolo del 17 dicembre non è neppure imputato nel processo che si sta celebrando, in Palmi. Francesco Pesce (cl.84) Gazzetta del Sud Venerdì 23 Dicembre 2011 45 Reggio Ionica . LOCRI L’assoluzione di Alessandro e Giuseppe dall’accusa di associazione mafiosa GERACE La sentenza “Onorata Sanità” entra nel ricorso dei Marcianò Stasera in scena il “Cantico di Natale” di Dickens I difensori: «Caduta l’ipotesi di un “favore” reso a Domenico Crea» Rocco Muscari LOCRI «Formalizzeremo nei prossimi giorni motivi aggiuntivi per il ricorso in Cassazione, già presentato, alla sentenza d’appello per il delitto Fortugno, allegando la sentenza di assoluzione disposta nei confronti di Alessandro e Giuseppe Marcianò nell’ambito dell’inchiesta “Onorata Sanità”. È quanto hanno affermato gli avvocati Menotti Ferrari e Antonio Managò, difensori dei Marcianò padre e figlio, condannati in primo e secondo grado all’ergastolo quali presunti mandanti dell’omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale, avvenuto il 16 ottobre del 2005 a Palazzo Nieddu-Del Rio. La ragione dei motivi aggiunti che saranno presentati davanti alla Suprema Corte si ricavano, a parere dei due penalisti, direttamente dal contenuto del capo di imputazione contestato ai Marcianò, ovvero che il mandato per eseguire il delitto sarebbe stato concepito nell’ottica di «favorire la surroga in consiglio regionale di Domenico Crea», risultato primo dei non eletti nella competizione elettorale del 2005. Questo capo di imputazione si ritrova sia nell’indagine “Onorata Sanità”, sia nel contesto dell’inchiesta sul delitto Fortugno. Partendo dal presupposto che Alessandro e Giuseppe Marcianò sono stati assolti l’altro ieri dalla Corte d’appello di Reggio Calabria dal reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, dopo una condanna rispettivamente a 6 e 5 anni in primo grado in abbreviato, gli avvocati Ferrari e Managò si richiamano alle osservazioni completate sin Alessandro Marcianò, condannato in secondo grado all’ergastolo dai primi ricorsi contro la misura eseguita a carico dei propri assistiti per “Onorata Sanità”, sempre rigettate dai vari giudici. In particolare l’avv. Menotti Ferrari, richiamandosi alla discussione svolta davanti alla Corte d’appello reggina, rileva l’assoluta mancanza di elementi probatori che dimostrino la partecipazione dei Marcianò sia al clan Cordì, in quanto assolti dal reato associativo nel procedimento Fortugno, sia di conseguenza al più ampio sodalizio criminoso, in particolare alla partecipazione a cosche africesi, contestato in “Onorata Sanità”. «Del resto – dichiara il penalista sidernese – non vi è alcuna informativa che possa giustificare il teorema accusatorio della ritenuta appartenenza dei nostri assistiti all’associazione di Africo, detta “Talia”, in quanto esponenti della cosca Cordì, per spiegare il fatto dell’assenza di collegamenti fattuali tra le asserite cosche e, per sostenere il paradosso accusatorio che il rea, per le elezioni del 2005, dopo il decesso di Cosimo Cordì e il conse- guente vuoto di potere in Locri, si sarebbe rivolto ai Marcianò che, come Domenico Novella, cercavano di espandersi come “cosca autonoma”». Secondo l’avv. Ferrari si tratta di un’ipotesi «assurda», anche alla luce delle affermazioni del pg Santo Melidona nell’appello “Onorata Sanità”, che con riferimento a un’intercettazione telefonica del 13 marzo 2005, utilizzata per richiedere l’assoluzione di Giuseppe Errante dalla partecipazione al sodalizio criminoso africese, ha sostenuto che l’impegno elettorale di questo per Crea «era inteso al solo tornaconto personale». In quella telefonata tra Errante e Stilo emerge che Alessandro Marcianò aveva preso appuntamento da Crea, per quel giorno, «per dirgli che voleva garanzie scritte», altrimenti saltava l’accordo elettorale che, sostiene l’avv. Ferrari, «non riguardava un legame criminoso e, di conseguenza, non poteva assurgere a movente di un delitto». Sul punto sono intervenuti anche gli avvocati Rosario Scarfò ed Eugenio Minniti, difensori rispettivamente di Salvatore Ritorto, presunto killer, e Domenico Audino. In particolare l’avv. Minniti a rilevato che l’assoluzione dei Marcianò è un risultato processuale «assolutamente sconvolgente, rispetto all’intero scenario indiziario e investigativo del delitto Fortugno, stante la palese connessione oggettiva e soggettiva riguardante la suddetta ipotesi delittuosa soprattutto con riferimento all’asserito movente, che allo stato, unitamente alla nuova informativa riguardante panorami reggini, appare svuotato da qualsivoglia contenuto probatorio». Vincenzo Cataldo I frammenti recuperati nel mare di Ferruzzano FERRUZZANO Resi alla Soprintendenza Una rete da pesca “cattura” reperti di rilievo archeologico Antonello Lupis ROCCELLA Antichi reperti di natura archeologica nelle acque antistanti la costa ionica della Locride. Si tratta di frammenti di vasi e anfore di epoca, verosimilmente, molto antica. A recuperarli, nello specchio di acqua antistante il tratto di spiaggia di Ferruzzano, sono stati i pescatori di una paranza, salpata dal porto turistico “Delle Grazie” di Roccella Jonica, impegnata in una battuta di pesca. I frammenti di vasi e anfore sono finiti nelle fitte maglie delle reti utilizzate dai pescatori. Dopo il recupero i reperti sono stati consegnati ai militari della Capitaneria di Porto e della Guardia Costiera di Roccella guidate dal tenente di vascello Antonio Ripoli. In seguito, dopo una prima e sommaria verifica, i frammenti di vasi e anfore, per il successivo lavoro di datazione e restauro, sono stati consegnati dai militari alla dottoressa Teresa Iannelli, direttrice del museo di Monasterace nonché ufficio periferico del- la Sovrintendenza per i beni archeologici di Reggio Calabria. E’ stata la stessa dottoressa Iannelli – secondo quanto riferito dai responsabili della Guardia Costiera roccellese – a confermare l’importante valore storico dei reperti recuperati al largo di Ferruzzano. «I reperti archeologici – è stato riferito in una nota dalla Capitaneria di Porto di Roccella – hanno un grande valore di testimonianza poiché dal loro studio il più delle volte è possibile risalire a costumi e abitudini di vita di antichi popoli. In quest’ultimo caso il ritrovamento di frammenti di vasi e anfore potrebbe essere particolarmente indicativo in fatto di traffici marittimi o rotte commerciali risalenti a centinaia e centinaia di anni addietro». Gli stessi responsabili della Capitaneria di Porto di Roccella hanno, infine, ricordato che, secondo leggi e norme vigenti, «l’indebito impossessamento di reperti archeologici è punibile con l’arresto». GERACE Oggi pomeriggio alle 17 la Pro Loco di Gerace, con il patrocinio della Regione Calabria e del Comune di Gerace, nella chiesa di San Francesco d’Assisi presenterà “Cantico di Natale” di Charles Dickens, a cura della compagnia teatrale di Reggio Calabria “Scena Nuda” diretta da Teresa Timpano, con la voce narrante di Enzo De Liguoro e le musiche di Mario Lo Cascio. «Il motivo che ha sostenuto questa scelta, fra le tante che erano state programmate e annullate per carenza di fondi – afferma la presidente della Pro Loco Patrizia Cataldo – è che il prossimo anno, il 2 febbraio, ricorrerà il bicentenario della nascita di Charles Dickens», uno dei più grandi scrittori inglesi, fondatore del romanzo sociale, cioè di quella forma di racconto che narra la vita dei ceti sociali più svantaggiati. A conclusione del recital gli spettatori nell’antistante Largo Tre Chiese potranno gustare le ottime zeppole geracesi e scambiarsi gli auguri di Natale. I più piccoli potranno fare invece una foto ricordo con Babbo Natale. La presidente Cataldo ricorda anche un’altra iniziativa della Pro Loco, il giorno di Natale, quando durante la messa solenne celebrata in Cattedrale dal vescovo Giuseppe Fiorini Morosini, all’offertorio saranno messi a disposizione dei cestini natalizi generosamente confezionati e donati da tutti i commercianti, da destinare alle famiglie più svantaggiate di Gerace. Venerdì 23 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 46 Reggio Ionica . MARINA DI GIOIOSA Alla sbarra a Reggio Calabria 40 indagati LOCRI Amministrazione “targata” Mazzaferro il 27 febbraio l’udienza preliminare Messaggio del vescovo su famiglie e... crisi Antonio Condò LOCRI Nell’inchiesta sulla presunta infiltrazione del clan è finito in carcere anche l’ex sindaco Rocco Femia Rocco Muscari LOCRI Fissata al 27 febbraio del prossimo anno la prima udienza preliminare del procedimento “Circolo Formato”. Sono 40 gli indagati chiamati a comparire davanti al gup di Reggio Calabria, giudice Tommasina Cotroneo, su richiesta della Distrettuale Antimafia, in particolare del pm Maria Luisa Miranda, titolare dell’inchiesta scattata all’alba del 3 maggio scorso nei confronti di presunti appartenenti al clan Mazzaferro di Marina di Gioiosa. Tra gli indagati, a vario titolo accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso, c’è anche l’allora sindaco Rocco Femia, detto “Pichetta”, per il quale nei giorni scorsi è stata rigettata la richiesta di scarcerazione formulata dai difensori, tra i quali l’avv. Francesco Macrì. Con l’ex sindaco all’epoca sono stati arrestati tre assessori della giunta municipale nominata a seguito della vittoria alle elezioni dell’aprile del 2008: Rocco Agostino, detto “Gemello”, con delega alle politiche sociali, Vincenzo Ieraci, assessore all’ambiente, e Francesco Marrapodi, già assessore ai lavori pubblici e urbanistica, al quale in seguito è stata revocata la misura custodia- le. Gli ex amministratori furono prima sospesi dal prefetto Luigi Varratta e, in seguito, dichiarati decaduti con il decreto ministeriale che ha commissariato il Comune di Marina di Gioiosa. Le indagini coordinate dalla Dda di Reggio Calabria, guidata dal procuratore Giuseppe Pignatone e dall’aggiunto Nicola Gratteri furono eseguite dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, coadiuvata dal Commissariato di Siderno e dallo Sco di Roma, che hanno interrotto il presunto connubio tra ‘ndrangheta e politica che, dal 2008, avrebbe diretto ogni attività del paese ionico. Nel corso delle investigazioni gli agenti hanno individuato attraverso la captazione di numerose intercettazioni telefoniche e ambientali, l’interesse che avrebbero avuto elementi ritenuti di primo piano della famiglia Mazzaferro per l’esito delle elezioni amministrative, tanto che gli inquirenti ipotizzano una sorta di intervento diretto nella competizione elettorale in favore di candidati ritenuti “vicini”, e con i quali avrebbero poi festeggiato la vittoria sull’altro candidato, che invece sarebbe stato più gradito ai “rivali” Aquino. Nel corso della conferenza stampa seguita agli arresti il procuratore Pignatone aveva sottolineato: «Abbiamo assistito alla formazione delle liste, alla designazione dei candidati e ai tradimenti tra i singoli gruppi. Tutto fatto con l’impiego della violenza sempre sullo sfondo». In un’intercettazione, infatti, gli investigatori captarono una conversazione eloquente in cui un presunto boss dice a un altro: «Dobbiamo rispettarci, oppure dobbiamo ammazzarci». Nel corso dell’indagine i poliziotti, avvalendosi anche dei cosiddetti metodi tradizionali, in particolare nel corso di un servizio di osservazione e pedinamento, hanno registrato anche il rito di affiliazione, avvenuto in aperta campagna, di due “picciotti” inseriti al centro di un “circolo formato”, da cui il nome dell’operazione. Ieri il gip Trapani ha accolto l’istanza presentata dall’avv. Riccardo Misaggi, concedendo gli arresti domiciliari a Guerino Mazzaferro. Nei confronti del 64enne, ritenuto dagli inquirenti elemento di vertice dell’omonima consorteria, il magistrato ha riconosciuto affievolite le esigenze cautelari per la gravità delle condizioni di salute in cui versa, come riportate nelle conclusioni della relazione medica stilata dal perito nominato dal Gip, a seguito della richiesta del difensore. LOCRI In ospedale nuovo caso “figlio” della carenza di personale Al centralino per 24 ore consecutive la Uil-Fpl denuncia l’Azienda sanitaria Pino Lombardo LOCRI Dipendente ospedaliera adibita al centralino costretta a prolungare il turno per 24 ore a causa dell’improvviso malore del collega che doveva subentrarle. E della carenza d’organico, che ha impedito una sostituzione. Immediato l’intervento della segreteria aziendale delle Uil-Fpl, il cui segretario, Nicola Simone ha chiesto alla manager Rosanna Squillacioti di attivarsi per dare «urgente disposizione» affinché la centralinista «sia rimossa ed esentata dall’effettuare il turno pomeridiano». Nella nota di protesta Simone informa il dg dell’Azienda sanitaria provinciale che qualora «la dipendente non sarà rimossa dal suo servizio» la sua organizzazione sindacale si vedrà «costretta ad investire le forze dell’ordine per denunciare le inadempienze sia della S.V. che del dirigente preposto». Dopo il caso della caposala di Cardiologia costretta a prolungare il proprio turno per 24 ore perché mancavano gli infermieri, ecco che ieri a documentare le preoccupanti conseguenze dei gravi vuoti di organico presenti in parecchi settori del nosocomio, un ulteriore caso. L’importante servizio del centralino è garantito 24 ore su 24 soltanto da sei operatori, tre dei quali con capacità la- L’ospedale di Locri L’ex sindaco di Marina di Gioiosa Rocco Femia al momento del trasferimento in carcere GIOIOSA JONICA L’esecutivo nel mirino di Rifondazione Prc: «La Città Mercato? Un bluff» Antonio Labate GIOIOSA JONICA Per Rifondazione comunista “Città Mercato” è stata un fallimento. «Era – si legge in una nota del circolo del Prc – un’iniziativa che poteva e potrebbe essere valorizzata, ma che si sta consumando insieme a questa amministrazione. L’andamento di quest’anno – aggiunge – riflette la decadenza che sta vivendo la maggioranza che sostiene Mario Mazza. Per un’iniziativa che co- vorative ridotte in quanto titolari della “104”. I sei si alternato nei tre turni giornalieri, uno dei quali, quello notturno 21/7, è di dieci ore. È da tempo che gli operatori del settore e i sindacati, «anche perchè lo striminzito numero degli addetti fa sì che i turni vengono espletati da un operatore per volta e la cosa comporta seri rischi soprattutto di notte», hanno chiesto che l’organico di quel servizio venga ampliato ma «fino ad oggi nessuno ha fatto nulla ». La centralinista, F.F., ieri mattina al termine del turno di servizio, visto che nessuno si presentava a darle il cambio, intorno alle 7,30 informava il proprio caposervizio, che cercava di contattare gli altri operatori per organizzare una sostituzione, ma senza successo. E così la centralinista ha dovuto continuare il servizio fino alle 14. Ma non ha potuto andare a casa perché il turno pomeridiano di ieri, dalle 14 alle 21, era stato già assegnato a lei.. CAULONIA Il comitato vicino a Campisi: «Per l’Amministrazione è ora di andare a casa» Rilievi della Corte dei Conti, attacca “Copernico” Armando Scuteri CAULONIA La Corte dei Conti “bacchetta” il Comune e il “Comitato Copernico”, che fa capo agli avvocati Rocco Femia e Luigi Fuda, vicino al consigliere provinciale Pierfrancesco Campisi, fa sentire la sua voce. E c porta all’attenzione dei cittadini i passi più salienti dei rilievi che l’organo ha mosso a carico dell’Amministrazione guidata da Ilario Ammendolia. Lo fa senza alcun commento «lasciando alla popolazione ogni considerazione sulle attitudini amministrative» di chi governa Caulo- nia. Femia e soci rilevano che i magistrati contabili hanno riscontrato «situazioni di irregolarità e criticità ritenute pregiudizievoli o comunque sintomatiche di inefficienze e/o criticità della gestione dell’ente», e che l’amministrazione comunale «solo in sede di contraddittorio ha fornito il bilancio di previsione». Un modo di operare, rileva “Copernico”, che «non è conforme alla natura collaborativa del controllo della Corte», perché in tal modo si «viola il principio costituzionale di leale collaborazione. L’ente nell’esercizio 2010 ha proceduto alla rinegoziazione dei mutui in ammortamento. Al riguardo non ha esplicitato, sebbene richiesto, l’utilizzazione delle entrate correnti liberate dall’operazione». Quindi «l’eventuale incremento della spesa corrente finanziato con le economie derivanti dall’operazione di rinegoziazione del debito, costituirebbe un comportamento non avveduto» da parte del Comune. Un «profilo di evidente criticità va individuato nell’eccedenza della spesa», che è aumentata nell’ultimo anno del 33%, passando dai circa 5.700.000 euro a circa 7.700.000 euro, quasi 2 milioni in più in un solo anno. La Corte dei Conti sottolinea un «evidente contrasto con la normativa che impone il contenimento della spesa». Inoltre, «l’approvazione del piano delle alienazioni dei beni immobili, non preceduta dall’individuazione dei beni da parte della Giunta, comporta la violazione dell’art. 58 del dl. 112/2008, convertito in legge 133/2008». Tutto questo per il 2010. Gli estensori poi, fanno presente che l’ente ha previsto nel 2011 un indebitamento da 3 milioni 113.070 euro e chiedono agli elettori se sia giunta «l’ora di mandare a casa gli attuali amministratori». sta tra i 30 e i 40 mila, i benefici sono congrui rispetto alle somme investite? Nella Città Mercato di quest’anno le attività produttive del territorio, che avrebbero dovuto essere le protagoniste, si contavano sulla punta delle dita (per essere generosi)». «Un altro aspetto imbarazzante – aggiunge il Prc – è la “Fiera Provinciale dell’Agricoltura”. Come si può parlare di fiera dell’agricoltura quando, eccezion fatta per un piccolo spazio gestito dalla Copagri, non c’era nulla che potesse rappresentare degnamente il comparto agroalimentare? Inoltre, i due convegni annunciati a palazzo Amaduri sono stati un grande bluff: in quello sul peperoncino si è almeno riusciti ad identificare i relatori, quello generico sull’agricoltura è saltato completamente. Non si può sbandierare l’evento “Terza Fiera dell’Agricoltura” sui manifesti, farselo finanziare, e poi presentarsi con il nulla, qualcuno dovrà spiegare ai cittadini questo bluff». Contingenza economica, unione familiare e valore della famiglia, riscoperta dei principi autentici. Questi gli ingredienti del messaggio che il vescovo mons. Giuseppe Fiorini Morosini, ha inviato ieri pomeriggio alla Diocesi in occasione delle festività natalizie. «A Natale – scrive il vescovo – più che in ogni altra festa, ci auguriamo la pace, la serenità, la felicità. Sappiamo come sia difficile oggi questo augurio, afflitti come siamo dalla contingenza economica, che, in alcuni momenti, sembra sommergerci e negarci ogni barlume di speranza. Ma dobbiamo reagire con fede. Il senso religioso del Natale sta nella consapevolezza che Dio si è fatto uomo per dirci che non ci abbandona, e che quando tutto sembra buio fitto lui sa accendere per noi una luce di speranza». C’è, però, «un’altra speranza a nostra portata, la cui esistenza dipende tutta da noi: l’unione familiare. Chi di noi non lega la gioia del Natale all’intimità della famiglia? Miei cari amici, nel ricordo di questa nostra bella tradizione riconsideriamo la famiglia come il dono grande che Dio ci fatto. Siamo noi che dobbiamo garantire ai giovani questa esperienza dolcissima che ci portiamo nel cuore. Amiamo, perciò, la famiglia». Morosini ricorda, infine, che «nei prossimi mesi intensificheremo il lavoro per arrivare alla grande festa della famiglia del 6 maggio allo stadio di Locri». E invita «tutte le coppie all’incontro del 4 gennaio alle 18,30 a Locri». SIDERNO Del Consiglio d’istituto ARDORE Scuola media Pedullà “spaccata” in due: lettera di protesta Il programma di eventi di Comune e Pro Loco Aristide Bava SIDERNO Il consiglio d’istituto della scuola media “Gesumino Pedullà” di Siderno d’intesa con il collegio dei docenti, si è riunito per discutere sulla delicata situazione che si è creata con il piano di dimensionamento proposto dalla Provincia per il prossimo anno. «Il piano – è stato evidenziato andrebbe a penalizzare pesantemente la scuola. Dopo una serrata discussione è stato elaborato un documento di protesta, «Tale proposta – si legge – sarebbe orientata a dividere la scuola media Pedullà in due parti, ciascuna delle quali andrebbe a far parte dei due istituti comprensivi che dovrebbero essere costituiti, a decorrere dal 1. settembre 2012, con le due direzioni didattiche esistenti oggi nel Comune di Siderno. Tralasciando il fatto che, se tale ipotesi fosse confermata, bisognerebbe capire secondo quale logica e quali criteri è stata decisa, riteniamo che una simile scelta non abbia tenuto conto di quello che la scuola rappresenta e ha rappresentato per la comunità sidernese fino ad oggi. La scuola ha costruito una sua identità storica e culturale che rischia ora di essere cancellata. Dividerla apporterebbe un danno all’immagine della nostra scuola, da sempre serbatoio di professionalità che, operando con sinergia e passione, hanno saputo costruire percorsi educativi nuovi e creare coscienze libere. Alla luce di quanto detto, dividendo la scuola media si verrebbe a creare una situazione discriminante a più livelli: la disparità di servizi e di offerta formativa, l’annullamento delle attività già consolidate di Coro ed orchestra, composti da alunni provenienti dalle due sedi, la disparità di servizi e di offerta formativa (es. corso ad indirizzo musicale), la divisione dei beni materiali fino ad oggi di proprietà di tutta la scuola». «Il quadro fin qui illustrato – prosegue la nota – dimostra l’illogicità della proposta della Provincia che smembra facendo scomparire questa istituzione scolastica. Tutto il territorio di Siderno verrebbe così gravemente impoverito in una fase in cui diversi soggetti stanno dedicando grandi energie per la ricostruzione di un tessuto di legalità e crescita, che ridia speranza soprattutto alle nuove generazioni». Docenti, personale Ata, genitori e alunni esprimono quindi «il loro vibrante e indignato disappunto per le decisioni che la Commissione preposta al Piano riorganizzativo ha deliberato» con «un atto frettoloso e superficiale, distante dalle dinamiche culturali e sociali attive nel territorio». Si chiede quindi di rivedere i criteri di riorganizzazione della rete scolastica. Il documento è firmato dal dirigente scolastico Tommaso Mittiga e dal presidente del consiglio d’istituto Antonio Bagnato. Nicola Chinè ARDORE Col patrocinio del Comune e la collaborazione di numerose associazioni, quest’anno, la nuova Pro Loco di Ardore ha organizzato un vasto programma d’iniziative per allietare le festività natalizie. Giorno 25 alle 17 e alle 19 Babbo Natale farà trionfalmente ingresso prima in piazza Saverio Montalto di San Nicola e poi in piazza Stazione di Ardore Marina. Il giorno di Santo Stefano, invece, alle 19 il Coro di voci bianche “Note in Festa” di Santa Maria del Pozzo si esibirà nel Concerto di Natale in Piazza della Concordia con la pertecipazione del Piccolo coro “S. Nicola di Bari” di Bovalino. Seguiranno degustazioni di prodotti tipici. A Capodanno la biblioteca comunale “R. Scordo” ospiterà la Tombolata d’inizio d’anno 2012 e la proclamazione dei vincitori del Concorso di bellezza “La Vetrina e l’Albero di Natale più belli”. Il 5 gennaio, alle 20,15, sarà la volta del saggio di danza sportiva “Insieme è più Bello Dance” a cura di Francesca Todarello presso la palestra della scuola media dell’istituto comprensivo “Emanuele Terrana”, mentre il giorno dell’Epifania in biblioteca alle 19 premi in palio e la consegna delle targhe ai commercianti vincitori del concorso. Venerdì 23 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 40 Catanzaro - Provincia . ALTO JONIO Il 20 febbraio comincerà il processo per sei imputati tra cui due botricellesi MONTEPAONE “Cravatte piegate”, tutti a giudizio gli indagati dell’operazione antiusura I saperi di una volta raccontati attraverso la Natività Tra loro anche l’ex assessore all’Agricoltura di Scandale, Rota CATANZARO. “Cravatte piegate” al giro di boa: si è conclusa con sei rinvii a giudizio l’udienza preliminare a carico di altrettante persone coinvolte nell’omonima operazione antiusura, scattata all’alba del 14 luglio scorso nel territorio dell’Alto Jonio catanzarese nei confronti di personaggi ritenuti responsabili di usura e tentata estorsione ai danni di un’imprenditrice della zona. In particolare il gup di Catanzaro Emma Sonni ha rinviato a giudizio l'ex assessore comunale di Scandale (Crotone), Salvatore Rota, di 45 anni, con l'accusa di usura, estorsione e violenza privata. Gli altri imputati sono Giuseppe Turrà, di 41 anni, di Steccato di Cutro; Mario Falcone (57) ed il figlio Marco (33), di San Leonardo di Cutro; Antonio Froio (42) e Francesco Rondinelli (41), entrambi di Botricello. Il giudice ha accolto la richiesta dell’Ufficio di procura mandando gli imputati al processo, che avrà inizio il 20 febbraio davanti al tribunale collegiale di Catanzaro, dove saranno difesi dagli avvocati Pietro Pitari, Gianni Russano, Luigi Falcone, Enzo Ioppoli, Giuseppe Fonte e Franco Verri. L’operazione “Cravatte piegate” è stata coordinata dal sostituto procuratore Alessia Miele, titolare delle indagini condotte dai carabinieri della stazione di Botricello e della Compagnia di Sellia Marina. L’inchiesta portò all’esecuzione di un’ordinanza cautelare emessa dal gip Livio Sabatini, mentre fu solo indagato Marco Falcone, figlio di Mario e anch’egli residente a San Leonardo di Cutro per il quale non vene emessa alcuna misura. Sabrina Amoroso MONTEPAONE Il Tribunale di Catanzaro dove, il prossimo 20 febbraio, prenderà il via il processo Il pm Alessia Miele I reati contestati nel procedimento, a vario titolo, sono usura, estorsione e violenza privata. L'inchiesta è iniziata dopo la denuncia di un'imprenditrice che, su un prestito iniziale di 30 mila euro chiesto per fronteggiare temporanee difficoltà, si è vista applicare tassi di interesse mensili fino al 10%. Alle difficoltà da parte della vittima di restituire il prestito, secondo l'accusa sono seguite inizialmente pressioni e minacce, sia telefoniche che mediante frequenti visite, che hanno portato il marito della donna anche ad allontanarsi per un periodo dal paese. Successivamente, per far fronte ai debiti, l'impresa ha ceduto le proprie attrezzature aziendali per un valore di circa 40.000 euro a due delle quattro L’attestato di benemerenza è stato consegnato nei giorni scorsi nell’auditorium “Casalinuovo” di Catanzaro, dove sono stati convocati tutti i gruppi folk e le bande musicali della Calabria ai quali i Comuni di appartenenza avevano in precedenza conferito il valore “di interesse comunale”. Le tre formazioni folkloristiche di Russo, Leone e Padella, e quella bandistica di Mercurio, lo scorso mese di gennaio erano state riconosciute tali dal consiglio comunale di Settingiano, presieduto dal sindaco Alfeo Talarico, su sollecitazione del presidente del “Tavolo nazionale per la musica popolare e amatoriale” al ministero per i Beni e le attività culturali, Antonio Corsi. L’iniziativa assunta da Corsi rientrava nell’àmbito delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. La cerimonia del Casalinuovo, che di fatto costituisce l’atto conclusivo del percorso avviato ad inizio anno, organizzata dal “Mibac”, è stata presieduta dallo stesso presidente del “Tavolo nazionale per la musica popolare e amatoriale”, promotore dell’iniziativa, che ha provveduto a consegnare gli attestati rilasciati proprio dal ministero per i Be- persone coinvolte nelle indagini. Le attrezzature sono state recuperate e sequestrate. Quattro dei sei imputati, Turrà, Mario Falcone, Froio e Rondinelli, erano stati arrestati dai carabinieri della Compagnia di Sellia Marina e posti ai domiciliari nel luglio scorso. Nei confronti di Rota, all'epoca assessore all'Agricoltura e al Turismo del Comune di Scandale, in provincia di Crotone, fu notificato un obbligo di dimora nel comune di residenza con divieto di uscire da casa nelle ore notturne. Dopo il provvedimento Rota si dimise. Il tribunale del riesame di Catanzaro aveva confermato tutte le misure cautelari eseguite nell'ambito dell'operazione antiusura. Oggi il pm esprimerà il suo parere sull’istanza di revoca delle misure cautelari.(b.c.) ni e le attività culturali. «Sono felice e allo stesso tempo orgoglioso di questo riconoscimento conferito al mio gruppo - ha commentato il presidente del “San Francesco di Martelletto”, Salvatore Russo - ancora giovane ma determinato a valorizzare e tramandare gli aspetti peculiari della nostra tradizione popolare e contadina». Soddisfazione è stata espressa anche dal sindaco di Settingiano, Alfeo Talarico, per il conferimento della pergamena di paese di musica popolare e amatoriale di interesse nazionale. «Il conferimento di tale benemerenza è un onore per la comunità. La accolgo piacevolmente come giusto riconoscimento alla tradizione folclorica e bandistica che Settingiano ha saputo esprimere e, nonostante le difficoltà oggettive, continua a proporre».(l.g.c.) Teatro e solidarietà, binomio sempre vincente DAVOLI Lodevole iniziativa del gruppo “Vincenziano” di Davoli che ha avuto luogo al teatro comunale di Soverato patrocinata dai Comuni di Soverato e Davoli e sponsorizzata dal Governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti. Si è svolta infatti una rappresentazione teatrale dal titolo “Miriam e Joseph suo Padre e sua Madre” di Gregorio Calabretta. Un evento importante che si deve alla disponibilità dell’associazione di volontariato “Vincenziano” capace di creare un esclusivo bi- Un presepio perfetto realizzato a scuola Giornata Unitalsi in favore dei disabili Francesco Ranieri DAVOLI Iniziativa dell’associazione “Vincenziano” per finanziare l’oratorio Mario Arestia DAVOLI Si è costituito ai Cc Cristian G. Pirelli Adesso ne manca uno Musica popolare e amatoriale Importante riconoscimento alla città tanti altri comuni della Calabria, è stato riconosciuto “paese di musica popolare e amatoriale di interesse nazionale”. Stesso riconoscimento, come a tanti altri gruppi folkloristici e bandistici della regione, è andato ai gruppi folklorici esistenti a Settingiano “San Francesco di Martelletto”, “Città di Settingiano” e “Sette Porte”, presieduti rispettivamente da Salvatore Russo, Antonio Leone e Vincenzo Padella, e alla “Banda musicale Città di Settingiano Associazione culturale” presieduta da Raffaele Mercurio. CARAFFA Opera di Gino Vonella “SHOWDOWN” Rinchiuso in carcere SETTINGIANO La cerimonia di consegna al “Casalinuovo” CARAFFA. Settingiano, come gip, che dovrà verificare l’esistenza dei presupposti del provSANT’ANDREA JONIO vedimento di fermo nei suoi Si è costituito Cristian Giuseppe confronti. Attività già eseguita Pirelli, 29enne residente a Ga- nei giorni scorsi verso gli altri 15 gliato, colpito dal provvedimen- soggetti coinvolti. In tutto sale to di fermo della “Direzione di- così a diciassette il numero delle strettuale antimafia” di Catan- persone raggiunte effettivazaro nell’àmbito dell’operazio- mente dal provvedimento, ne “Showdown” contro la cosca mentre resta ancora irreperibile soveratese “Sia-Tripodi-Proco- Giuseppe Santo Procopio, 26enne di Guardavalle (frazione Elce pio”. Il giovane - che nel giorno della Vecchia), che per due volte dell’operazione, lo scorso 16 di- è stato oggetto di tentato omicicembre, era risultato irreperibi- dio. Nel complesso dell’operale perché si trovava all’estero - si zione in due hanno avuto la conè presentato alla Compagnia ca- valida del provvedimento (Brurabinieri di Soverato, da dove è no Procopio e Antonio Gullà); stato poi trasferito nel carcere di invece, pur non essendosi visti Catanzaro-Siano. Anche per lui convalidato il fermo, sono stati il pubblico ministero della Dda trattenuti comunque in carcere, del capoluogo, Vincenzo Capo- tutti con l’accusa di associazione molla, ha formulato l’accusa di a delinquere di stampo mafioso associazione a delinquere di nell’àmbito della consorteria soveratese, Vincenzo Bertucci, stampo mafioso. Pirelli è genero del defunto Angelo Procopio, Michele Lentipresunto boss soveratese Vitto- ni e Fiorito Procopio; la scarcerio Sia e, secondo gli inquirenti, razione, e non convalida del feravrebbe «manifestato l’adesio- mo, è stata invece disposta dal ne al sodalizio delinquenziale» gip per Pietro Aversa, Francesco con il quale avrebbe altresì «di- Chiodo, Pasqualino Greco, Giumostrato stabile disponibilità». seppe Pileci, Francesco ProcoOra Pirelli è in attesa dell’inter- pio, Giandomenico Rattà e Marogatorio di garanzia davanti al rio Sica. Un presepio vivente per guidare alla scoperta dei saperi di una volta e del borgo antico di Montepaone. È questa l’iniziativa natalizia di punta del comune ionico realizzata in collaborazione con la Misericordia di Soverato con il patrocinio del consiglio regionale della Calabria e della Provincia. La rappresentazione, divisa in tre giorni, racconterà i momenti cardine della storia delle storie, dal censimento all’arrivo dei Re Magi, rimanendo fedele alla narrazione delle sacre scritture ma arricchendosi di elementi nuovi che incrociano la storia di Montepaone che si racconterà attraverso gli antichi mestieri con i suoi artigiani che svolgeranno il loro lavoro incuranti della presenza del pubblico. Una sorta di contaminazione tra Terra Santa e Calabria pensata per rivivere la natività nel modo più fedele possibile alla storia che tutti non faticheranno a riconoscere, aprendo però la riflessione sul pensiero ideale della nascita di Gesù nei borghi di questa terra in cui rivive ogni anno attraverso la tradizione del Natale. Attorno all’iniziativa si è riunita la comunità di Montepaone che intratterrà oltretutto i presenti con i classici dolci natalizi. Tre le giornate da non perdere: il 26 e il 30 dicembre e, poi, il gran finale nella giornata del 5 gennaio. Una “gazzella” dei carabinieri impegnata nel trasferimento in carcere dei fermati nomio in un incontro tra “cultura e beneficenza” così come ha sottolineato il segretario dell’associazione Aldo Marcellino affermando: «Questa sera abbiamo deciso di fare questo spettacolo coniugando la beneficenza con la cultura, binomio abbastanza sostenibile. Abbiamo deciso di presentare un artista calabrese famoso in tutta la Calabria e oltre , quale Gregorio Calabretta». Il ricavato dello spettacolo è stato devoluto interamente alla parrocchia di Davoli marina per la costruzione dell’oratorio parrocchiale e a favore di famiglie bisognose. L’incasso, infatti, è stato consegnato al parroco, don Gregorio Montillo, dalla presidente del sodalizio Angela Moraca. Il programma si è svolto in un monologo teatrale, interrotto da incursioni sceniche scandite dal linguaggio musicale. È stato messo in scena dall’attore, nonché sceneggiatore e scrittore, Gregorio Calabretta, su una grande storia d’amore. La storia d’amore più importante e misteriosa del mondo perché l’uomo si chiamava Giuseppe e la donna Maria. Spettacolo impegnativo ricco di profonde riflessioni. La bravura dell’artista, supportata da un’ evidente e profonda espe- rienza umana e religiosa, è stata quella di riuscire a trasportare i sentimenti vissuti dalle due figure nella nostra contemporaneità, dimostrandone così la grande vitalità, intrattenendo e incantando in tal modo un folto pubblico desideroso di calarsi nei panni dei due personaggi per rivivere le stesse emozioni. L’interpretazione è stata un cammino attraverso il dolore, l’amore, il sogno, il dubbio, la ragione e la verità dei due personaggi. Un bravissimo Gregorio Calabretta, che ha fatto rivivere, in modo pregevole, le sensazioni più intime dei personaggi in modo reale. Gino Vonella posa soddisfatto accanto alla sua “creatura” Luigi Gregorio Comi CARAFFA Sarà possibile ammirare anche durante le festività natalizie l’artistico presepio allestito nell’atrio dell’Istituto scolastico di Caraffa dal collaboratore scolastico Gino Vonella. L’idea avanzata dall’assessore comunale alla Cultura, Luigi Comi, nel corso della cerimonia di insediamento del sindaco e del consiglio comunale dei ragazzi, è stata sollecitamente accolta dal dirigente scolastico Giovanna Macrillò. È un’opera in stile classico, tradizionale, che merita di essere ammirata. Nel presepio Vonella ripropone in miniatura, ma con una certosina cura dei particolari, la comunità semplice e laboriosa di un passato quasi completamente prevaricato dall’incedere della modernità. La comunità dei mestieri, delle botteghe artigiane (fornai, calzolai, pastori, falegnami, contadini e quant’altro) e degli animali domestici (galline, maiali, cani, asini) che riusciva a soddisfare le esigenze di ciascuno. Il tutto sormontato da una serie di casette, un ipotetico paese, in cui è incastonata la capanna della natività. Per realizzarlo Vonella ha impiegato circa un mese, per la gioia degli alunni che hanno visto giorno dopo giorno il presepio prendere forma attraverso l’utilizzo di materiali semplice e del tradizionale sughero. Una realizzazione che ha fatto vivere in anticipo l’atmosfera del Natale alla scolaresca dell’istituto comprensivo di corso Colombo che ne ha apprezzato la fattura, per l’intima soddisfazione del suo autore. «Costruire il presepio è una passione che coltivo da tanto tempo - ha sottolineato Gino Vonella. Per me è una gioia immensa soprattutto quando noto i bambini e i ragazzi guardare con stupore il presepio che ho realizzato e, ovviamente, mi fa piacere che venga apprezzato anche dagli adulti». DAVOLI. La sottosezione Unitalsi di Soverato ha organizzato il consueto pranzo di fine anno per scambiarsi gli auguri con i soci e i disabili. Nei giorni scorsi, infatti, l’iniziativa è stata organizzata a S. Sostene, anche per dare un segno che l’ associazione è presente su tutto il comprensorio. L’incontro è avvenuto alle 10 nella parrocchia di S. Sostene, dove il parroco don Marcello Froiio ha celebrato la messa. Quindi gli associati e i disabili si sono incontrati sul lungomare, in un lido, per il pranzo. Erano presenti circa 100 persone di cui circa una trentina erano i disabili. La presidente Pina Abbruzzo , prima di iniziare il pranzo ha voluto ringraziare i partecipanti ed ha consegnato la tessera dell’associazione ai volontari che sono per il primo anno partiti per Lourdes. La giornata è trascorsa serenamente fra musica e balli fino alle 18, quando ognuno ha fatto rientro. L’Associazione volontari italiani del sangue di Soverato ha voluto donare a tutti i diversamente abili il panettone come segno di augurio. In sostanza è stata una magnifica giornata all’insegna dell’amicizia e della solidarietà e del sociale. (m.a.) Gazzetta del Sud Venerdì 23 Dicembre 2011 41 Catanzaro - Provincia . CHIARAVALLE Grazie alla generosa offerta di un cittadino acquistati generi alimentari CHIARAVALLE Anche per i poveri sarà Natale Consorzio metano Sestito eletto presidente A beneficiarne una cinquantina di famiglie indigenti Vincenzo Iozzo CHIARAVALLE CENTRALE Una piccola goccia di sollievo, nell’immenso oceano della solidarietà. Nella sede municipale di via Castello il binomio pubblico e privato funziona anche per quanto riguarda il terzo settore. Servizi sociali che, in questo scorcio di 2011, sono al lavoro per stare vicino alle famiglie che vivono il disagio economico: un evento importante che ha messo in luce la vicinanza degli amministratori nei confronti di quella gente che ha maggiormente bisogno. Importa davvero poco, a questo punto, il quantum, ma per una volta è valso il pensiero di avvicinarsi a quella gente che vive il disagio. Grazie ad un contributo finanziario finalizzato, concesso dall’imprenditore Luciano Principe (in questo caso presente esclusivamente come privato cittadino), l’amministrazione comunale di Gregorio Tino alla vigilia di Natale ha elargito buoni acquisto per generi alimentari in favore delle famiglie che, effettivamente, ne hanno bisogno. Ieri mattina al Municipio la consegna dei buoni acquisto da parte di Luciano Principe al sindaco Gregorio Tino. Una buona parte di copertura finanziaria l’ha così garantita il privato cittadino che ha voluto fare un’opera meritoria, viste le ristrettezze economiche che affliggono tutti ma, soprattutto, quanti non riescono neppure a portare a casa un tozzo di pane. Famiglie censite che risultano in un apposito elenco stilato dal Comune. Il tutto, ovviamente, è avvenuto nel pieno rispetto della privacy. Rosa Villirillo, il sindaco Gregorio Tino, l’imprenditore Luciano Principe e Sergio Garieri Oltre al contributo un’altra piccola parte di finanziamento da finalizzare al progetto la garantirà il Comune. Così facendo una cinquantina di famiglie potranno passare un Natale meno austero e qualche bambino in più si ritroverà a tavola le tipiche pietanze di queste feste. All’operazione solidarietà hanno preso parte pure la responsabile del settore sociale, Rosa Villirillo, assieme al consigliere delegato al ramo Sergio Garieri. «Nessuna azione eclatante - ha detto il sindaco Gregorio Tino - ma solo la consapevolezza che in questo momento di necessità estrema c’è bisogno di tutti, in quanto il disagio è dappertutto e come massima istituzione locale abbiamo il compito di stare vicino alla gente che ha davvero bisogno. La soddisfazione reale ottenuta è che un privato ha inteso volontariamente e senza nessuno scopo secondario avvicinarsi a noi a darci fiducia in un settore delicato, dove non serve alcun genere di visibilità. Con questo gesto tutti passeremo un Natale GIRIFALCO Dopo le critiche parla il sindaco Mario Deonofrio migliore, almeno crediamo noi amministratori». Emozionato anche Luciano Principe che ha donato l’offerta al Comune. «Ritengo che in questo momento chi ha qualcosa deve darla a quelle persone che ne hanno veramente bisogno. Ho scelto il Comune perché volevo dare la massima trasparenza ed essere certo che le finalità dovevano essere quelle nobili di un gesto che, mi auguro, venga seguito da altri». Insomma adesso sarà davvero un bel Natale. CHIARAVALLE CENTRALE. Disco verde per l’elezione di Santo Sestito, consigliere provinciale a Palazzo di Vetro e capogruppo di “Chiaravalle – Futura” in consiglio comunale, quale presidente del consorzio di metanizzazione delle Preserre. Per come anticipato proprio da queste colonne, l’assemblea composta dai 16 componenti dei Comuni che fanno parte in àmbito di bacino dell’area delle Preserre Catanzaresi e delle Serre Vibonesi, a larga maggioranza ha dato il via libera al cambio di gestione al vertice dell’assemblea e dell’ufficio di presidenza. La riunione ha praticamente ratificato l’accordo raggiunto qualche giorno addietro, in sede di conferenza dei sindaci, che aveva messo allo stesso tavolo 16 Comuni in tutto di cui 11 della provincia di Catanzaro: Argusto, Chiaravalle Centrale, Cardinale, San Vito sullo Jonio, Petrizzi, Palermiti, Olivadi, Gagliato, Cenadi, Torre di Ruggiero e Centrache, mentre i restanti cinque sono del Vibonese (Capistrano, Monterosso, Polia, San Nicola da Crissa, e Vallelonga). Santo Sestito arriva alla presidenza dopo sette mesi di “transizione”. L’elezione del sindaco Gregorio Tino, di area Pdl, aveva portato alla nuova rappresentanza del Comune e, per questo motivo, la necessità di cambiare pelle. Lascia la presidenza dopo 18 anni di gestione continuativa Giuseppe Maida che, in città, aveva ricoperto la carica di sindaco per 9 anni e di vicesindaco per dieci. (v.i.) SELLIA MARINA Controllo del territorio Le davvero misere risorse finanziarie Sei denunce dei Cc non aiutano l’attività degli enti locali Due fogli di via Pietro Danieli BORGIA Un incontro di fine anno con il cronista ma anche il momento per tirare i bilanci dell’attività. L’incontro con Mario Deonofrio, sindaco di Girifalco, non poteva così che scivolare sullo stato di salute della compagine amministrativa che lui guida da sei mesi, dopo la gestione commissariale dell’ente. «La crisi economica - sottolinea il primo cittadino - che interessa l’Italia, si manifesta soprattutto negli enti locali che rappresentano l’ultimo anello del sistema e, per questo, il più vulnerabile, per cui sta diventando frequente leggere di sindaci che si dimettono dalla carica per difficoltà di gestione, amministrazioni che non riescono a garantire la mensa scolastica o addirittura i riscaldamenti nelle scuole, per non parlare della carenza di investimenti nei servizi sociali. L’amministrazione di Girifalco - prosegue - nonostante il pesante fardello ereditato del mancato rispetto del “patto di stabilità” sta riuscendo, in questo primo scorcio, con una gestione oculata, a garantire quei servizi che vanno da quello idrico alla raccolta differenziata, nonché a quelli in supporto delle fasce più deboli ovvero servizi sociali e scuole». Soffermandosi sulle critiche ed i mugugni che si registrano nei confronti della sua amministrazione, Deonofrio afferma che sono forse più «strumentali che reali». Infatti, sottolinea, «si parla di progetti ereditati ( per la verità pochi), e l’unico che abbiamo tro- Il sindaco Mario Deonofrio vato depositato è stato gia mandato in appalto dopo ben 4 anni in cui dimorava negli uffici; tutte le lottizzazioni, anch’esse ormai impolverate, sono state approvate. Per il resto l’amministrazione ha dovuto pianificare a breve, a lungo e a medio termine, partendo da una posizione poco privilegiata. Ebbene chiarire - insiste il sindaco - che l’amministrazione non ha avuto alcun tipo di incontro “occulto” con le società che hanno a che fare con il parco eolico, ovvero la “Parco Eolico” di Girifalco e l’ “International Power”. Gli incontri avuti in via del tutto ufficiale nella sede comunale miravano a chiarire lo stato dell’arte di questa annosa vicenda nonché quale via, per il bene del Comune, doveva essere perseguita. Comunque è bene specificare che la “Brulli Energia” ha in gestione la centralina idroelettrica di “Vosina”». E ancora: «Lo scorso lunedì, per essere precisi, sono stato convocato alla Prefettura di Reggio Calabria per presiedere al tavolo tecnico per la valutazione degli unici due progetti inseriti nel Pon sicurezza “accoglienza degli immigrati” finanziato dal ministero degli Interni con la somma di 350.000 euro. Tale progetto prevede la riqualificazione dell’immobile comunale di piazza della Repubblica che, nell’agosto scorso, alla richiesta della Fondazione “Citta Solidale” non poteva ospitare gli immigrati in quanto non idoneo. L’amministrazione di Girifalco si è dimostrata sia propositiva che coagulante nelle programmazioni che l’hanno vista interfacciarsi con altre amministrazioni». Per Mario Deonofrio la veridicità di quanto detto è evidente nel ruolo che il Comune di Girifalco sta svolgendo nel Psa e nella presentazione dei progetti Pisl. «Nei momenti di crisi economica che può portare ad uno scollamento del tessuto sociale, grande rilievo come catalizzatore di idee - è sempre il sindaco che parla - devono avere le associazioni presenti sul territorio che devono essere in grado di colmare o meglio sopperire alle lacune istituzionali. La convocazione di tutte le associazioni presenti sul territorio per ripristinare la consulta dei cittadini è una riprova dell’importanza che questa amministrazione dà al volontariato, investendo energie per restituire il giusto ruolo. A supporto di tali affermazione ripongo l’apertura del distaccamento dei volontari dei vigili del fuoco ed il potenziamento della nostra Protezione Civile. Grande importanza abbiamo dato alle scuole». Rosario Stanizzi SELLIA MARINA Nell’àmbito di una serie di servizi, i carabinieri di Sellia Marina hanno denunciato alcune persone ed hanno notificato alcuni fogli di via obbligatori. Sei persone sono state denunciate dai militari di Simeri Crichi per avere smaltito il contenuto delle fosse biologiche a servizio delle proprie abitazioni direttamente nei terreni circostanti. Secondo le indagini dei militari dell’Arma, i sei, tutti residenti in contrada “Apostolello”, avrebbero inquinato la zona sin dal 2009. Infatti, pur essendo in posses- so delle concessioni edilizie e delle autorizzazioni per la costruzione delle fosse biologiche per la raccolta dei liquami fognari, ne avrebbero smaltito il contenuto spargendolo sui terreni e per le strade, causando così rischi per l’ambiente ed il paesaggio. Due prostitute colombiane di 36 e 34 anni, invece, sono state controllate dai carabinieri. Ad entrambe è stato notificato il foglio di via obbligatorio dal territorio di Simeri Crichi, comune dove in alcune zone frequentate soprattutto nella stagione estiva si prostituivano all’interno di un’abitazione che avevano preso in affitto. GUARDAVALLE In via Pietro Nenni Principio di incendio danneggia un’abitazione S. ANDREA JONIO. Una cucina danneggiata così come l’arredamento e gli altri elettrodomestici. È, tutto sommato, un bilancio meno grave del previsto quello scaturito dal principio d’incendio divampato improvviso ieri intorno all’ora di pranzo in un appartamento di via Pietro Nenni, a Guardavalle Marina. Le fiamme si sono sprigionate da una piccola cucina proprio mentre le persone si trovavano a tavola. Fortunatamente hanno avuto la prontezza di lanciare subito l’allarme e di cercare di trovare un rimedio per “frenare” il fuoco che, se si fosse esteso, avrebbe rischiato di danneggiare l’intero stabile. Sul posto assieme ai carabinieri, sono giunti i vigili del fuoco del distaccamento di Soverato (guidati dal caposquadra Urbano) con due automezzi. Un intervento che è valso a domare il rogo e a bloccarne l’estensione. I danni, alla fine, hanno interessato la stanza della cucina, dove sono stati “abbrustoliti” gli elettrodomestici e parte dell’arredamento. (f.r.) Una delle scene del presepio allestito dal quartiere Bonporto SOVERATO Ieri festosa inaugurazione Un presepio “storico” quello realizzato dal quartiere Bonporto Maria Anita Chiefari SOVERATO Anche il quartiere Bonporto ha inaugurato, ieri sera, nei locali della sede associativa, il suo presepioe. È stata una vera festa quella di Bonporto con la banda Città di Soverato “Umberto Pacicca” , con la visita di Babbo Natale che, accompagnato dai suoi aiutanti , ha distribuito caramelle e dolci, e con la presenza del Comandante di Stazione dei Carabinieri di Soverato, luogotenente Di Ciello. “Affacciatevi , partecipate alla nascita della vita. Dalla finestra di un antico pellegrinaggio verso un mondo di pace”: queste sono le parole che introducono la visita al presepio. Il quartiere Bonporto, in effetti, ci racconta magicamente una storia, che risale a 2011 anni fa. Vi è una casetta di campagna, fatta di paglia e di pietra, che porta come numero civico lo “zero”. La casetta nella sua semplicità è molto bella, quasi ad evidenziare l’importanza dell’essere e non dell’apparire. Nella casetta vi è una finestra aperta, mentre la porta è chiusa. Dalla finestra, quindi, si può sbirciare benissimo e si vede un mondo nuovo: la Natività!. Il presepio, infatti, si trova all’interno della casetta. Si tratta della versione evangelistica con i protagonisti tradizionali. Si notano anche due poster, posti ai lati opposti: da un lato vi è Gerusalemme e, dall’altro, vi è Soverato Vecchia. Insomma le nostre origini. «Ho voluto trovare uno stacco - ha così spiegato l’ideatore dell’opera, Gianni Sangiuliano - tra questo e l’altro mondo, ecco il perché del muro. La gente può spiare dalla finestra e così scoprirà Gesù, la Natività. Invece la porta è chiusa, sarà aperta solo per chi lo merita». La realizzazione del presepio ha preteso l’impiego di tante braccia del quartiere e di tanto tempo, ma come ha sottolineato il presidente dell’associazione, Rocco Paparazzo, ne valeva la pena. Nella benedizione il parroco di Soverato Superiore, don Giorgio Pascolo, ha posto l’accento sullo spirito del Natale e sulla famiglia, che è al centro del presepio, ma anche delle nostre esistenze. VALLEFIORITA Scarcerato l’uomo Tentata estorsione Giudizio immediato per Rocco Mungo CATANZARO. La Procura del- la Repubblica di Catanzaro ha chiesto il giudizio immediato a carico di Rocco Mungo, 52 anni, imprenditore edile di Vallefiorita, raggiunto a novembre scorso da un provvedimento di custodia cautelare con l’accusa di aver tentato un’estorsione aggravata, assieme ad altre due persone, nei confronti della società “Brulli energia Spa”, impegnata nella realizzazione del parco eolico di Girifalco. L’inizio del processo a carico dell’uomo è previsto davanti al tribunale collegiale di Catanzaro per il prossimo 27 febbraio, data che Mungo attenderà in libertà dal momento che oggi il giudice per le indagini preliminari, accogliendo la richiesta del difensore di fiducia, l’avvocato Arturo Bova, lo ha scarcerato (il provvedimento di custodia cautelare era stato confermato dal tribunale del Riesame lo scorso 11 novembre). Secondo la tesi della pubblica accusa a carico di Mungo, nel maggio 2009 il rappresentate della “Brulli energia società per azioni” sarebbe stato avvicinato da Giovanni Bruno, successivamente ucciso in un agguato, il quale avrebbe richiesto alla ditta emiliana il pagamento di una somma di denaro con lo scopo «di agevolare la cre- scita del territorio» (nonostante né lui né alcuno dei suoi familiari fossero in possesso di terreni legati all’iniziativa) nonchè per evitare che succedessero «cose strane» nei cantieri. A favorire questo incontro, sempre secondo l’accusa, sarebbe stato proprio il cinquantaduenne Rocco Mungo, assieme a un altro imprenditore di Girifalco, Domenico Strumbo, già arrestato per lo stesso motivo il 17 maggio scorso e tutt’ora in carcere. Anche per quest’ultimo la Procura ha chiesto il giudizio immediato, che avrebbe dovuto iniziare a dicembre ma che è stato rinviato al 27 febbraio quando, con ogni probabilità, il procedimento sarà riunito a quello di Mungo.(agi) Rocco Mungo Gazzetta del Sud Venerdì 23 Dicembre 2011 45 Cosenza - Provincia . CORIGLIANO La sentenza del gup distrettuale Tiziana Macrì ridisegna la mappa criminale tracciata dall’inchiesta condotta dal pm Vincenzo Luberto Santa Tecla, ricostruiti i ruoli del “locale” Ginese, Nigro, Azzaro, Conocchia, Longobucco e Marrazzo ritenuti i dirigenti del clan ‘ndranghetistico Emilia Pisani CORIGLIANO Bisognerà attendere almeno tre mesi per conoscere le motivazioni del gup distrettuale Tiziana Macrì in merito alle condanne e alle assoluzioni di “Santa Tecla”. Trascorso questo perido, gli avvocati difensori potranno decidere se ricorrere in appello. In molti si aspettavano pene più pesanti rispetto a quelle comminate, ma il giudice catanzarese ha invece avvalorato in buona sostanza l’impianto accusatorio del pubblico ministero Vincenzo Luberto. I reati per i quali i 55 imputati sono stati condannati vanno dall’associazione per delinquere di stampo mafioso, all’estorsione, al traffico di droga e all’intestazione fittizia di beni. Solo per citarne alcuni, Carmine Ginese (10 anni) è accusato di essere dirigente dell’associazione mafiosa, di concorso in estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni dell’imprenditore Giuseppe Curto (pena minima in questi casi che va da 12 a 24 anni). L’uomo è difeso dagli avvocati Di Iacovo e Zagarese. Per Rocco Azzaro e Ciro Nigro, entrambi condannati a 10 anni, valgono le stesse accuse rivolte a Ginese. Pietro Longobucco (16 anni) in quanto considerato dirigente dell’associazione mafiosa e dirigente dell’associazione finalizzata al narcotraffico (in questi casi le pene vanno da un minimo di 20 ad un massimo di 24 anni). Dirigente dell’associazione mafiosa è considerato anche Antonio Marrazzo (8 anni) mentre Carmine Alfano e Vincenzo Curato (entrambi condannati 4 anni) sono considerati partecipanti dell’associazione mafiosa come Eugenio Morrone (8 anni), Cesare Cardamone (6 anni), Francesco Surace (5 anni e 4 mesi). Leonardo Antonio Zangaro (6 anni) è stato ritenuto responsabile di aver partecipato all’associazione mafiosa e di concorso in estorsione, Mario Antonio Straface (8 anni) partecipante all’associazione mafiosa e concorso in estorsione aggravato dal metodo mafioso, Cosimo Meligeni (6 anni e 4 mesi) partecipante all’associazione mafiosa e Francesco Arcangelo Conocchia (10 anni) dirigente dell’associazione mafiosa. Poi ci sono tutti coloro i quali, oltre ad essere considerati partecipanti all’associazione mafiosa, sono stati ritenuti dal giudice Macrì anche partecipanti o dirigenti dell’associazione dedita invece al narcotraffico e allo spaccio di cocaina. Tra questi vi sono Alfonso Marrazzo e Giuseppe Mauro, tutti e due condannati a 10 anni, poi Giacomo Pagnotta (8 anni). Per quello che riguarda la sola associazione dedita al traffico di droga spicca un nome su tutti gli altri: quello dell’avvocato Antonio Piccoli al quale il gup ha inferto la condanna di 10 anni di reclusione, l’unico a intervenire durante la lettura del dispositivo di sentenza del giudice Macrì gridando «Se questa è giustizia». Va infine ricordato che la sentenza è giunta al termine del processo che s’è svolto secondo il rito abbreviato, procedura che ha consentito agli imputati di usufruire di uno sconto di pena pari ad un terzo e di essere giudicati sulla base delle prove raccolte fino all’indizione dell’udienza. CORIGLIANO Fli, nomine importanti per Fino e Dardano Ernesto Paura CORIGLIANO Una panoramica di Corigliano Un’immagine del blitz del 21 luglio di un anno fa CORIGLIANO L’uomo è scivolato mentre effettuava alcune riparazioni a una grondaia Cade dal tetto, trentanovenne in rianimazione CORIGLIANO. È in prognosi ri- servata nel reparto di rianimazione dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza F.G., il 39enne di Corigliano che ieri mattina è caduto rovinosamente dal tetto di un immobile in via Provinciale. L’uomo era intento a lavori di manutenzione di una grondaia collocata nello stabile che ospita il bar della sorella quando, intorno alle 8.30, ha perso l’equilibrio cadendo in avanti e finendo per schiantarsi con il volto sull’asfalto del cortile dell’esercizio pubblico. Un drammatico incidente avvenuto nel giro di pochissimi istanti, che ha lasciato attoniti i parenti che hanno assistito inermi alla scena. L’uomo ha da subito perso conoscenza, e nei minuti successivi sul posto sono intervenuti un’ambulanza del 118 di Corigliano e una pattuglia dei carabinieri in forza locale Compagnia, guidata dal capitano Pietro Paolo Rubbo. I sanitari, CORIGLIANO Condannato per l’incidente che sette anni fa costò la vita a un ucraino quando sono accorsi sul luogo dell’incidente, si sono immediatamente resi conto della gravità delle condizioni dell’uomo ed hanno avvisato l’elisoccorso dell’ospedale cosentino. F.G. è stato trasportato in ambulanza fino alla piattaforma di atterraggio e decollo situata nel porto di Schiavonea, scortato dai militari dell’Arma e dai familiari, per poi essere ricoverato nell’ospedale del capoluogo.(emi.pis.) L’arrivo a Cosenza dell’elisoccorso CORIGLIANO Campi nomadi sul litorale Operaio morto, 9 mesi al datore di lavoro Spiaggia trasformata CORIGLIANO. È stato condan- nato il datore di lavoro dell’operaio ucraino Miraslau Kamitski, 37 anni, morto il 5 giugno del 2004 a Corigliano. L’uomo fu travolto e schiacciato da una betoniera mentre stava eseguendo la costruzione di un muro di contenimento in calcestruzzo. Dopo una serie di vicissitudini giudiziarie, tuttavia, dopo ben sette anni si è giunti a una sentenza di primo grado. Da una parte i familiari del giovane straniero, la madre Olha Protsyk e la sorella Anastasiya, che si sono costituite come parte civile con il patrocinio dell’avvocato Salvatore Sisca. Dall’altro lato il datore di lavoro, M.B., assistito legal- Il cadavere dell’ucraino mente dagli avvocati Enzo Belvedere e Stefania Calabrese. Al termine dell’udienza che si è svolta ieri mattina nel tribunale di Rossano, il giudice monocratico Guglielmo Labonia ha chiuso il processo di primo grado affermando la responsabilità del datore di lavoro e condannandolo a nove mesi di reclusione. La pena è stata sospesa, ma M.B. dovrà anche sostenere le spese di risarcimento dei danni in favore delle parti civili. Miraslau stava lavorando all’interno di un fossato per predisporre la gettata di calcestruzzo ad un certo punto è stato travolto dalla betoniera lasciata incustodita da M.B. alla distanza di circa dieci metri dal fossato, con la leva di marcia inserita in posizione “avanti” e gli organi di betonaggio in movimento. Bastarono pochissimi minuti per far sì che il mezzo pesante avanzasse precipitando nel fossato travolgendo il 37enne. L’ucraino, tra l’altro, lavorava anche in nero insieme ad altri due operai bielorussi. Inoltre, il fossato nel quale Miraslau ha perso la vita era sprovvisto di rampe d’accesso e di risalita utili ai lavoratori nei cantieri per entrare e riuscire velocemente ed agevolmente. In modo tale da non mettere a rischio la propria incolumità.(emi.pis.) TREBISACCE Positivo il bilancio delle attività di volontariato svolte dalla confraternita L’impegno della Misericordia per il territorio Rocco Gentile TREBISACCE Si avvicina la fine dell’anno, e per la Misericordia di Trebisacce e tempo di bilanci. Si chiude un 2011 pieno di soddisfazioni, di servizi prestati ai bisognosi e di tanti chilometri percorsi da tutti i confratelli con un unico obiettivo, radicarsi sempre più nel tessuto sociale di Trebisacce e dell’Alto Jonio e stare quanto più possibile vicino alle popolazioni già così penalizzate dai continui tagli ai servizi. Tra le tante iniziative promosse dalla Confraternita guidata da Vincenzo Liguori c’è il corso di “Primo Soccorso”, un progetto che ha riscosso un notevole successo grazie anche alla viva e costruttiva partecipazione del medico Rago vero trascinatore di questo tipo di attività. Altra iniziativa, dettata dal periodo natalizio, è l’impacchettamento dei regali che i volontari della Misericordia effettuano al centro commerciale “I Portali” di Corigliano. Liguori, a nome di tutti i confratelli, coglie l’occasione di ringraziare coloro i quali sono stati vicini alla Misericordia, augura a tutti buone feste sperando in un nuovo anno ricco di maggiori soddisfazioni e che i progetti della confra- ternita si realizzino facendo sì che il territorio abbia quello slancio che per molti anni è mancato. Ricordiamo che la Misericordia porta avanti da dodici anni un’opera meritoria a difesa degli ammalati, dei più deboli, degli umili e bisognosi, con la confraternita trebisaccese sempre in prima linea nell’aiutare il prossimo, nonostante le difficoltà economiche, i pochi o quasi inesistenti aiuti da parte delle istituzioni, e anche, purtroppo, i danni subiti, considerando che in diverse occasioni l’associazione ha dovuto fare i conti con atti vandalici ai mezzi di soccorso che quotidianamente assicurano il trasporto di decine di dializzati dalle loro abitazioni all’ospedale di Trebisacce, nonchè supporto al 118, con diverse postazioni anche estive, e trasferimenti di pazienti da un nosocomio all'altro. Oltre a servizi di protezione civile, con presenza assidua nei luoghi colpiti da sisma ed altri eventi atmosferici avversi. Milioni di chilometri di solidarietà con ambulanze e automediche. Per il prossimo futuro sono previsti la creazione dei poliambulatori gestiti dal dottor Francesco Odoguardi figlio del compianto Luigi Odoguardi, già fondatore della locale Misericordia. in una baraccopoli senza alcun controllo Johnny Fusca CORIGLIANO In questi giorni di festa sta tornando d’attualità il problema delle cosiddette “baraccopoli” che sorgono in maniera periodica e con posizionamenti casuali sul litorale coriglianese. La questione “nomadi”, infatti, da tempo riguarda la comunità di Corigliano, considerato che l’ampia spiaggia di Schiavonea fa da forte richiamo naturale a gruppi che si muovono continuamente e vivono senza fissa dimora. Le zone più battagliate e spesso affollate sono quelle alle estremità del centro abitato, ossia alla fine del lungomare: sia nei pressi del ponte che collega con il litorale di fronte la frazione di Fabrizio che di fronte alla frazione Rivabella, in prossimità del porto, infatti, comunità nomadi spesso “piantano le tende” parcheggiando anche per lunghi periodi le proprie roulottes e allestendo i proprio campi. Fino a qui, però, nulla di strano, considerato che si tratta di persone come tutte le altre e che quindi hanno diritto a gestire la propria vita come preferiscono, purché sempre nel rispetto delle regole e delle leggi. Il nodo su cui però si solleva la polemica sta però nelle modalità di collocamento delle tendopoli da parte dei gruppi nomadi. In molti, a Corigliano, si chiedono se queste persone seguano delle indicazioni nel parcheggiarsi sulla spiaggia o se invece vadano a caso senza che nessuno controlli; da più parti la domanda è sempre la stessa: esiste un’ordinanza che affronti il problema e, così come dovrebbe essere, destini a questa gente delle aree attrezzate e prefissate dove poter dimorare? Alcuni cittadini, in questi giorni, hanno infatti protestato in maniera sensibile perché preoccupati dello stato di salute della spiaggia di Schiavonea, chiedendo alle forze dell’ordine di vigilare affinchè sia garantito il rispetto per l’ambiente. Anche su questo aspetto, però, sorgono dei dubbi: chi deve controllare? Chi è delegato a questo compito al fine di garantire che i gruppi nomadi si sistemino nel posto giusto e siano adeguatamente assistiti per una convivenza pacifica con la popolazione “indigena” e con l’ambiente che li circonda? Il problema, in una società che per fortuna diventa sempre più multirazziale e quindi evoluta, non è se le tendopoli abbelliscano o abbruttiscano l’ambiente, ma semmai è quello del rispetto delle regole, che devono valere per nomadi e per amministratori. Due esponenti del circolo di Futuro e Libertà di Corigliano chiamati a far parte di alcuni organismi regionali del partito di Gianfranco Fini. Si tratta di Giampiero Dardano e di Tonino Fino. Il primo quale componente nel coordinamento regionale, presieduto dall’on. Angela Napoli; l’altro, nella commissione Legalità e Sicurezza, coordinata dal dottor Angelo Grano. Con tali due nomine – come viene sottolineato in una nota – «è stato, ancora una volta premiato l’ottimo lavoro svolto in questi primi mesi dal circolo Fli di Corigliano. Queste nomine dimostrano, infatti, la vicinanza di Futuro e Libertà a Corigliano e danno fiducia a quanti hanno sempre visto la nostra città relegata ai margini nelle scelte fondamentali per lo sviluppo del territorio». Fresco di nomina, Dardano ha auspicato «un’azione partecipata e autonoma che possa ridare credibilità al sistema politico Coriglianese». Intanto, dal presidente del circolo cittadino di Fli, Maurizio Capalbo è stato annunciato la celebrazione del primo congresso cittadino, che si terrà il prossimo 15 gennaio. AMENDOLARA Agricoltura Un incontro sui progetti della Regione AMENDOLARA. Quali prospettive per lo sviluppo dell’agricoltura? A questa domanda si è risposto durante un incontro che si è tenuto nella sala consiliare del Comune, alla presenza del sindaco Salvatore Antonio Ciminelli, di Gregorio Scigliano (consigliere comunale delegato all’agricoltura), di Antonio Liguori (imprenditore agricolo), di Anna Acciardi (agronomo), di Marsio Blaiotta (presidente del Consorzio Integrale dei Bacini Arco Jonico Cosentino), di Franco Mazzei (direzione provinciale della Cia) e di Giovanni Iannuzzi (direttore Confagricoltura Calabria). A concludere i lavori è stato l’assessore regionale all’agricoltura Michele Trematerra. In sala si è notata la presenza di sindaci, amministratori dell’area ed agricoltori, interessati a conoscere le intenzioni della Regione per rilanciare il settore agricolo in questo lembo di Calabria citeriore, dove peraltro l’agricoltura rappresenta una delle principali fonti di sostentamento. Nel caso specifico, l’assessore Trematerra ha portato come “regalo di Natale” ai vertici del Municipio amendolarese un finanziamento per la costruzione di un invaso idrico in località Timpone del Prato ad esclusivo uso degli agricoltori. In questa maniera si metterà fine alla triste piaga della siccità che più volte ha creato seri disagi agli operatori.(ro.ge.) Gazzetta del Sud Venerdì 23 Dicembre 2011 45 Cronaca di Crotone Piazza Resistenza, 17 - Cap 88900 Tel. 0962.29786 / Fax 0962.29791 [email protected] Autovettura a fuoco lungo via Amatruda Ieri sera alle 18,14 autovettura a fuoco lungo via Amatruda: sono intervenuti i Vigili del fuoco Concessionaria: Publikompass S.p.A. Piazza Resistenza, 17 - Cap 88900 Tel./Fax 0962.905002 [email protected] . Alla fine di un lungo e rissoso dibattito in Consiglio provinciale passa la proposta “bipartisan” di creare un organismo che si riunisca per affrontare il problema Treni tagliati? Un tavolo tecnico per pensarci Polemiche fra esponenti di maggioranza e opposizione sul ruolo della Regione nella crisi dei trasporti Laura Leonardi Anche il Consiglio provinciale ha preso una posizione ufficiale in merito alla decisione di Trenitalia di abolire anche l’ultimo treno a lunga percorrenza in partenza da Crotone. Dopo il documento sottoscritto dal Consiglio comunale nei giorni scorsi, ieri nell’aula Magna dell’Istituto “Pertini” l’assemblea provinciale ha discusso della questione trasporti invitando a partecipare al dibattito anche altre istituzioni, tra cui i sindaci dei 27 comuni, i consiglieri e la giunta regionale. L’argomento ha trovato tutti d’accordo, maggioranza come opposizione: bisogna trovare soluzioni concrete ai problemi dei trasporti in provincia. I presenti si sono trovati invece un po’ meno in sintonia sul ruolo che la Giunta regionale avrebbe in tutta la vicenda “Trenitalia”. Mentre il consigliere regionale del Pdl Salvatore Pacenza ribadiva l’impegno di Scopelliti per difendere la rete ferroviaria ionica, i consiglieri regionali d’opposizione Emilio De Masi (capogruppo dell’Idv) e Francesco Sulla (Pd) hanno sottolineato la distanza che la politica ha sempre avuto nei confronti delle esigenze del territorio, distanza che oggi si manifesta in gravissimi disagi che, in questo caso, rischiano addirittura l’isolamento dell’intera provincia. Assai polemico l’intervento del capogruppo del Pd in consiglio provinciale Ubaldo Schifino, che ha anche parlato dei rischi che correrebbe l’aeroporto “Pitagora” qualora dovesse nascere quello di Sibari. La vice presidente della giunta regionale Antonella Stasi ha tranquillizzato tutti in merito, assicurando che l’aeroporto di Crotone non corre alcun rischio, per tanti motivi: il primo è relativo al fatto che questo è l’unico a livello nazionale ad aver registrato un aumento di passeggeri; il secondo riguarda la decisione dell’Enac di continuare a puntare su Crotone rendendo così vano il tentativo di Sibari di diventare la quarta stazione aeroportuale della Calabria. Per quanto riguarda la linea ferroviaria, la Stasi ha confermato l’impegno della Giunta regionale di chiedere a Trenitalia di ripristinare due linee a lunga percorrenza che passino da Crotone. In conclusione è stata approvata la proposta del presidente Zurlo, e sostenuta dal consigliere regionale De Masi, di creare un tavolo tecnico che si riunisca periodicamente per affrontare i problemi legati ai trasporti nel territorio provinciale. La mattinata era iniziata con altri punti all’ordine del giorno, come la “tutela dai rischi di contraffazione e di concorrenza sleale e conseguente valorizzazione e promozione del vero made in Italy agroalimentare” approvato all’unanimità. Approvato anche il piano faunistico venatorio provinciale proposto dall’assessore Do- Teatro All’Apollo stasera in replica Biagio Izzo Un’immagine molto eloquente della ferrovia ionica: nessun treno in transito, un binario unico e per giunta non elettrificato menico Spataro ed il conseguente regolamento per l’accentramento, il risarcimento e la prevenzione dei danni causati alle produzioni agricole dalla fauna selvatica. Spataro ha spiegato che nel nuovo regolamento gli imprenditori agricoli saranno risarciti direttamente, facendo una semplice richiesta alla Provincia, per danni Antonella Stasi: «La Regione chiederà il ripristino di due linee» provocati dalla fauna selvatica inferiori ai mille euro; servirà una normale perizia per quelli inferiori ai duemila euro, mentre ci vorrà una perizia giurata per quelli che superano tale cifra. A riscaldare gli animi però era stato il punto riguardante l’approvazione del piano provinciale per la realizzazione di una rete scolastica per il 2012/2013. Il Consiglio provinciale aveva già mandato in Regione un primo piano di dimensionamento il mese scorso, che però era stato rimandato indietro a causa di alcuni punti da rivedere dalla Giunta provinciale: l’autonomia degli istituto comprensivi di Casabona, Pallagorio e Savelli; più quelle degli istituti superiori “Gangale” di Cirò, “Lucifero” e “Santoni” di Crotone. L’assessore Lentini ha spiegato di aver presentato alla commissione tre proposte: una prevedeva accorpamento dell’isituto comprensivo di Verzino-Savelli a quello di Pallagorio, quello di Rocca di Neto a quello di Casabona, e quello di Caccuri a Belvedere Spinello. Questa era anche la proposta più gradita alla maggior parte dei consiglieri che è poi stata sostituita da quella, approvata dalla commis- La requisitoria del pubblico ministero Salvatore Curcio al processo scaturito dalle operazioni “Efesto” e “Conte di Melissa” Chieste 11 condanne per complessivi 120 anni di carcere A nove anni dall'omonima operazione della Dda, il processo "Efesto" si avvia alla conclusione in Tribunale. Ieri infatti il sostituto procuratore della Dda Salvatore Curcio ha pronunciato la sua requisitoria. Il rappresentante della pubblica accusa al termine del suo articolato intervento, ha chiesto undici condanne per complessivi 120 anni e sei mesi di reclusione. Il pm ha proposto anche sette assoluzioni al Tribunale presieduto da Massimo Forciniti (a latere Giulia Proto e Franco Russo Guarro; cancelliere Giovanna Morabito). Singoli episodi di estorsioni, danneggiamenti, furti di bestiame; questi i reati contestati a vario titolo ai 18 imputati ai quali si contesta inoltre l’aggravante del me- todo mafioso. Il sostituto procuratore Curcio in particolare ha chiesto ai giudici di condannare a ventiquattro anni di reclusione il 49enne Napoleone Vulcano; per giuseppe Giuseppe Sestito (48), il pm ha chiesto dieci anni; per Umberto Santoro (53), ha chiesto dodici anni; per Domenico Nucera (60), dieci anni; per Antonio Nucera (36), dieci anni e sei mesi; per Nicola Capalbo (36), tredici anni; per Vito Castiglione (58), dodici anni; per Pantaleone Russelli (38), dodici anni; per Salvatore Pasquale Santoro (28), cinque anni; per Vincenzo Gangale (48), otto anni; per Vincenzo Santoro (45), cinque anni. Il sostituto della Distrettuale antimafia ha poi chiesto l’assoluzione per Agostino Russano, Francesco Amantea (49 Il pm Salvatore Curcio anni), Cataldo Grisafi (59), Giuseppe Spagnolo (42); Giuseppe Mangone (39), Leonardo Mangone, Salvatore Cerminara (33). Dopo la requisitoria del Pm sono intervenuti gli avvocati del nutrito collegio difensivo composto tra gli altri dagli avvocati: Giuseppe Garrubba, Mario Bombardiere, Francesco Laratta, Gianni Russano, Giancarlo Pittelli, Giuseppe Malena, Nuccio Barbuto, Luigi Scaramuzzino, Antonio Mandolara, Giuseppe Barbuto, Raffaele Pugliese, Sergio Rotundo, Vittorio Gangale, Nicola Serafini, Rocco Cariglino. Per i 18 imputati in sede di Appello era caduta l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, che era stata contestata originariamente nel corso del pro- cedimento nato da due distinte operazioni condotte dai carabinieri: l'operazione "Efesto" del settembre 2002 e l'operazione "Conte di Melissa" del maggio 2003 contro le cosche del Cirotano. Parte degli imputati furono scarcerati dal Tribunale della libertà; quindi il gup distrettuale di Catanzaro decise che le intercettazioni non erano utilizzabili quali fonti di prova per l'accusa, e dispose il non luogo a procedere per gli imputati. Il successivo ricorso per Cassazione dell’allora pm Sandro Dolce fu invece accolto, per cui gli atti del processo furono rinviati alla Corte d'Appello di Catanzaro. É in quella sede che è stato deciso il rinvio a giudizio per i 18 imputati nel procedimento in corso presso il Tribunale di Crotone.(l. ab.) Dopo l’assoluzione del 69enne coinvolto in “Eracles” il Tribunale ha revocato la confisca dei beni Restituiti all’imprenditore Campisi i patrimoni di tre società edili Gli avevano confiscato lo scorso febbraio l'intero patrimonio di tre società edili. Antonio Campisi, 69 anni originario di Castelsilano, ma residente da anni in città, era infatti sospettato dagli inquirenti di essere «l'imprenditore di riferimento», della cosca dei "papaniciari" e segnatamente del gruppo che farebbe capo a Leo Russelli. Ma dopo essere stato assolto da quelle pesanti accuse lo scorso giugno dal Tribunale, ieri un’altra sezione dello stesso Tribunale gli ha restituito i beni che gli erano stati confiscati. I giudici della Sezione misure di prevenzione presieduta da Pietro Carè (Francesco Il villaggio che era stato confiscato Murgo e Valeria Salatino a latere), hanno accolto infatti la richiesta di revoca della confisca presentata da Campisi che è stato rappresentato dagli avvocati Salvatore Iannotta e Francesco Verri. Il collegio ha definito ammissibile la richiesta di revoca del provvedimento patrimoniale, oltre che per l’intervenuta sentenza assolutoria pronunciata dal Tribunale nell’ambito del processo “Eracles” anche e soprattutto per il fatto che la Corte d’Appello di Catanzaro nei mesi scorsi aveva a sua volta revocato la misura della sorveglianza speciale alla quale Campisi era sottoposto dal 2 feb- braio del 2010. Il venir meno della misura di prevenzione personale ha di conseguenza determinato la decisione del collegio, che ha disposto la restituzione a Campisi ed ai suoi familiari di tutti i beni che erano stati confiscati col precedente decreto del 21 febbraio 2001 che aveva confermato il sequestro dell’ottobre 2009, eseguito nell’ambito dell’indagine patrimoniale della Polizia di Stato denominata “Dirty investments”. A Campisi è stato restituito un lungo elenco di beni e le quote sociali di tre società: la "Costruzione Campisi Antonio & C"; la "Calce- struzzi Campisi Antonio Srl" e la " G. S. C. Global Service Construction" che è a sua volta proprietaria di un villaggio in costruzione a Margherita. Il valore complessivo dei soli beni immobili acquistati dalle società e di alcuni depositi bancari si aggira intorno ai cinque milioni circa di euro. A questo si deve aggiungere il valore delle stesse società e dei beni mobili e immobili a queste intestate. Basti pensare che erano stati confiscati tra l'altro, 6 appezzamenti di terreno, 3 autovetture, 2 opifici, 16 autoveicoli industriali (tra autocarri e mezzi meccanici) e 10 fabbricati.(l. ab.) sione e portata ieri in consiglio, che prevedeva l’accorpamento dell’istituto comprensivo di Pallagorio a Casabona, Rocca di Neto a Belvdere Spinello e Caccuri insieme a Verzino e Savelli. Una proposta troppo penalizzante per i comuni montani che ha portato i consiglieri Franco Spina e Carmela Scutifero a presentare un emendamento con il quale si chiedeva di ripristinare la prima ipotesi. La questione ha talmente diviso l’assise che Lentini è stato costretto a ritirare l’ordine del giorno e a rinviare la votazione alla prossima seduta. In replica, stasera al Teatro Apollo alle 20,30, Biagio Izzo nella commedia brillante “Guardami guardami”, di Bruno Tabacchini e Biagio Izzo, per la regia di Claudio Insegno. Sulla scena, con Biagio Izzo, Teresa Del Vecchio, Francesco Procopio, Federico Perrotta, Sabrina Pellegrino, Valentina Olla e con la partecipazione di Gino Cogliandro. Le scene sono di Luigi Ferrigno, i costumi di Graziella Pera, le coreografie di Germana Bonaparte e le musiche di Paolo Belli. È un felice ritorno a Crotone quello di Biagio Izzo, che per le festività natalizie presenta il suo nuovo spettacolo. Si tratta di una farsa dell’amore con uomini e donne al centro, in un gioco che si ripete da sempre ma che trova nuovi spunti di fronte ad una società in continua trasformazione. La vita coniugale di una giovane coppia fa da sfondo alla storia. Agenda telefonica cittadina FARMACIA DI TURNO MEGNA - Via Corrado Alvaro FARMACIA NOTTURNA DE VENNERA - Via Silvio Messinetti GUARDIE MEDICHE Dalle 14 del sabato alle 8 del giorno successivo al festivo. BELVEDERE S. tel. 0962555805 CACCURI tel. 0984975010 CARFIZZI tel. 0962818805 CASABONA tel. 0962818804 CASTELSILANO tel 0984975012 CERENZIA tel. 0984995325 CIRÒ tel. 0962373005 CIRÒ MARINA tel. 0962372207 CROTONE tel. 096227655 COTRONEI tel. 096244225 CRUCOLI tel. 0962373006 CRUCOLI TORR. tel 0962373008 CUTRO tel. 0962775800-1 ISOLA CAPO RIZZUTO tel. 0962791970 LE CASTELLA tel. 0962795216 LORICA tel. 0984975011 MARCEDUSA tel. 0961932556 MELISSA tel. 0962818806 MELISSA T. tel. 0962865506 MESORACA tel. 0962434801 PAGLIARELLE tel. 0962434804 PALLAGORIO tel. 0962908054 PAPANICE tel. 0962908055-6 PETILIA POL. tel. 0962434800 ROCCA BER.DA tel. 0962555801 ROCCA DI NETO tel. 0962818808 SAN G.NI IN FIORE tel 0984979201 SAN MAURO M. tel. 0962555803 SAN NICOLA ALTO tel. 0962818810 SANTA SEVER. tel. 0962555800 SAVELLI tel. 0984975013 SCANDALE tel. 0962555804 STRONGOLI tel. 0962818802 UMBRIATICO tel. 0962908052 VERZINO tel. 0962908053 PRONTO SOCCORSO Emergenza tel. 118 Ospedale civile tel. 0962924111 CROCE ROSSA CROTONE tel. 096221616 SERVIZIO SOCIO-SANITARIO TOSSICODIPENDENZE Tel. 0962924211 CONSULTORI FAMILIARI CROTONE: Via Cutro, 17 tel. 09629248 CUTRO: Via G.nni XXIII tel. 0962774857 PETILIA POL.: Via Arringa, 0962434800 ROCCABERNARDA: Viale Trieste tel. 0962909063 SAN GIOVANNI IN FIORE: Via Gran Sasso tel. 0984979422 - 0984979419 STRONGOLI: Piazza Duomo tel. 0962818802 COMUNITA RECUPERO TOSSICODIPENDENTI AGORA KROTON - Centro terapeutico residenziale: Soverato di Isola C. Rizzuto tel. 795368. Sede legale e laboratorio via Spiaggia delle Forche, 24 tel. 0962901674 EMERGENZA INFANZIA Tel. 114 (24 ore su 24) sulla salute psico-fisica di bambini e adolescenti in pericolo immediato. TELEFONO AZZURRO Linea di emergenza tel. 19696 (gratuito) Linea istituzionale tel. 051481048 CARABINIERI Pronto intervento tel. 112 POLIZIA Soccorso pubblico tel. 113 GUARDIA DI FINANZA Pronto intervento tel. 117 VIGILI DEL FUOCO Chiamata soccorso tel. 115 CAPITANERIA DI PORTO Guardia Costiera tel. 1530 “n. blu” CORPO FORESTALE DELLO STATO Pronto intervento tel. 1515 ITALGAS Segnalazione guasti tel. 096223076 ENEL Segnalazione guasti tel. 800900800 PREFETTURA Centralino tel. 0962663611 Polizia Amministrativa, 09626636453 Protezione Civile tel. 09626636441 Pubbliche Relazioni e Reclami tel. 0962901124 Ufficio Affari Sociali tel. 09626636453 PROVINCIA Centralino tel. 0962901829 Numero verde Ambiente Natura tel. 167-298363 SERVIZI COMUNALI Numero verde tel. 167-299000 Acquedotto numero verde 800900.999 Segnalazione guasti pronto intervento idrico 800457911 Comando Polizia Municipale tel. 0962921538 - 096221569 Emergenza Sociale pronto intervento tel. 096221508 Manutenzione verde tel. 0962921536 Pubblica Illuminazione, 0962921559 Servizi Tecnici tel. 0962921551 Stato Civile tel. 0962921218 NETTEZZA URBANA Tel. 096229918 STAZIONE FERROVIARIA Tel. 096224458 AEROPORTO «S. ANNA» Tel. 0962794388 AZIENDA TURISTICA Infoturismo numero verde 800431543 CINEMA APOLLO: Prosa: Biagio Izzo in “Guardami, guardami” Spettacolo ore: 20,30 SALA RAIMONDI: “Finalmente la felicità” Spettacoli ore: 16 - 18 - 20 - 22 Gazzetta del Sud Venerdì 23 Dicembre 2011 47 Cronaca di Crotone . La decisione del gup al termine dell’udienza preliminare sul procedimento antimafia Isola C. Rizzuto A giudizio l’ex assessore Marino con altri quattro imputati di Hydra La Polizia controlla: sequestrate cinque slot machine In 17 invece saranno giudicati la prossima primavera col rito abbreviato Luigi Abbramo A giudizio l’ex assessore provinciale Gianluca Marino (39 anni), accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio politico-mafioso; a giudizio gli altri quattro imputati che come Marino hanno optato per il rito abbreviato. Così ha deciso ieri dopo più di tre ore di camera di consiglio il giudice dell’udienza preliminare di Catanzaro Tiziana Macrì che giudicherà invece con il rito abbreviato, nella primavera prossima gli altri 17 imputati del procedimento scaturito dall’operazione antimafia della Polizia di Stato denominata “Hydra”. Insieme a Marino compariranno il 29 marzo prossimo davanti al Tribunale di Crotone, Damiano Bevilacqua (26 anni), accusato di associazione finalizzata al narcotraffico; Michele Cava (48 anni); accusato di associazione mafiosa finalizzata al voto di scambio; Giovambattista Morabito (40 anni), accusato di associazione mafiosa; Luigi Spagnolo (27 anni), accusato per droga. Marino è difeso dagli avvocati Francesco Laratta ed Aldo Truncè mentre Bevilacqua e Spagnolo sono assistiti dall’avv. Mario Nigro. L’avv. Nando Pantuso difende Cava e Morabito. Nella lettura investigativa con l’operazione “Hydra” venuta alla luce con il blitz dell’11 febbraio scorso gli investigatori della Polizia di Stato coordinati dalla Dda avrebbero colpito le nuove leve della cosca Vrenna-Bonaventura-Ciampà che erano subentrati ai vecchi capi finiti in carcere con le operazioni “Eracles” e “Perseus”. Al vertice della nuova “paranza” della ‘ndrina ci sarebbe L’arresto di Antonio G. Vrenna durante il blitz dell’operazione Hydra stato per gli inquirenti Antonio Gaetano Vrenna. Ma nella carte di “Hydra” viene anche ricostruita una presunta “combine” politico-mafiosa che sarebbe stata messa in atto a sostegno del centrodestra in occasione delle elezioni provinciali del 2009. Per l'accusa sostenuta ieri in udienza dal pm della Dda Pierpaolo Bruni, Marino, quando era candidato per il Pdl alle elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale, tra maggio e giugno del 2009, avrebbe chiesto ed ottenuto l'aiuto ad alcuni elementi della cosca (Iembo e Vrenna), per procurarsi voti in cambio di somme di denaro. Un’accusa sempre respinta da Marino che tramite i suoi legali si è detto tranquillo di riuscire a chiarire in sede di dibattimento la sua estraneità alle accuse. «Siamo molto fiduciosi», ha com- Gianluca Marino Gli ha consegnato le chiavi il direttore generale Claudio De Angelis Giuseppe Bennardo si è insediato al comando dei Vigili del fuoco Ha invocato «il rispetto delle regole e dei ruoli a cominciare dal comandante», ha sottolineato la necessità di «un’ottimizzazione delle risorse», per meglio operare sul territorio e non ha mancato di pronunciare una citazione che racchiude in sè lo spirito del Corpo : «Come valorosi opliti combatteremo le fiamme ed il fuoco». Così si è presentato ieri mattina alla stampa ed ai suoi uomini, il nuovo comandante provinciale dei Vigili del fuoco, l’ing. Giuseppe Bennardo. Cinquant’anni, sposato e padre di due figli, cosentino di nascita, l’ing. Bennardo si è ufficialmente insediato ieri al Comandodella caserma di Via Gioacchino De Angelis con Bennardo Da Fiore. Il direttore generale dei Vigili del fuoco della Calabria Claudio De Angelis, gli ha consegnato materialmente le chiavi del suo nuovo ufficio. Bennardo comanda 180 Vigili del fuoco («il 10 % impegnati in ruoli amministrativi e tecnici»), dislocati nella sede di Crotone e in due Distaccamenti (Cirò Marina e Petilia Policastro). Il Comando è dotato anche di un presidio aeroportuale e uno portuale. Lo ha ricordato lo stesso neo comandante che s’ detto onorato di assumere l’incarico di comandante provinciale dei Vigili del fuoco. «Proprio un incendio – ha raccontato Bennardo – scoppiato all’inizio del Novecento a Crotone, fece com- mentato a caldo dopo la conclusione dell’udienza preliminare l’avv. Aldo Truncè. Oltre al capitolo delle collusioni politico-mafiose, nel fascicolo dell’inchiesta “Hydra” sono contemplati come reati l’associazione mafiosa, il traffico di droga, una miriade di danneggiamenti con tentate estorsioni ai danni di commercianti e intimidazioni compiute ai danni di familiari di tre collaboratori di giustizia. Reati contestati a vario titolo a 23 imputati. Di questi però come è noto in 17 hanno optato per il rito abbreviato e saranno giudicati nella prossima primavera dallo stesso gup Tiziana Macrì. Si tratta di: Domenico Bevilacqua (43 anni); Salvatore Ciampà (31 anni); Claudio Covelli (29 anni); Pasquale Crugliano (28 anni); Agostino Frisenda (49 anni); Carmelo Iembo (33 anni); Antonio Manetta (26 anni); Giuseppe Mesuraca (29 anni); Giuliano Napoli (23 anni di Cinquefrondi); Francesco Passalacqua (31 anni); Giuseppe Passalacqua (25 anni); Leonardo Passalacqua (37 anni); Francesco Pugliese (33 anni); Armando Taschera (58 anni); Antonio Gaetano Vrenna (31 anni); Youness Zari (26 anni, di Moncalieri); Massimo Zurlo (35 anni). Gli imputati sono difesi da un collegio di penalisti composto tra gli altri dagli avvocati: Fabrizio Salviati, Lucio Canzoniere, Mario Prato. Oltre ai collaboratori di giustizia Vincenzo Marino, Luigi Bonaventura detto “Gne gne” e Domenoco Bumbaca, si sono costituite parti civili la Provincia, assistita dall’avv. Anna Paola De Masi, il Comune e la Confcommercio rappresentate dall’avv. Ilda Spadafora. Una delle foto della discarica allegate alla lettera di segnalazione prendere la necessità di istituire i comandi provinciali dei Vigili del fuoco». Il neocomandante che ha ringraziato il personale ed i Vigili del fuoco dell’associazione pensionati presenti all’incontro, ha un curricula di tutto rispetto. Dal 1990 nel Corpo dei Vigili del fuoco, l’ing. Bennardo, prestato servizio fino all’agosto 1995 presso il Comando di Asti partecipando agli interventi di soccorso nelle alluvioni dell’ottobre 1993 (Genova) e del novembre 1994 (Piemonte). Dal settembre 1995 ha prestato servizio presso il Comando Provinciale VV.F. di Catanzaro dove dal 2004 al giugno 2011 ha ricoperto l’incarico di Vice Comandante Vicario. Ha partecipato al meccanismo di soccorso per le emergenze per alluvione di Crotone (ottobre 1996), di Sarno (maggio 1998), di Soverato (settembre 2000), di Vibo Valentia (luglio 2006) e a quella per il dissesto idrogeologico in Calabria del 2009-2010.(l. ab.) Importante decisione del Dipartimento della Polizia di Stato Organizzata dal Gruppo giovani industriali di Confindustria Riffa benefica per i piccoli pazienti curati nel reparto di Oncologia Una riffa di beneficenza per raccogliere fondi da destinare ai pazienti più piccoli del reparto di Oncologia dell’Ospedale civile “San Giovanni di Dio” è stata organizzata dai Giovani imprenditori di Confindustria. Numerosi imprenditori e professionisti crotonesi hanno accolto l’invito dei Giovani imprenditori di Confindustria Crotone, guidati da Sabrina Gentile. Hanno partecipato così a all’iniziativa “Aperitivo di Natale con Confindustria Crotone”, che si è svolta l’altra sera nei locali della Baia del Togo sul Lungomare Gramsci. La serata è stata organizzata per raccogliere fondi per i piccoli pazienti curati nel reparto di Oncologia dell’Ospedale civile “San Giovanni di Dio”. In questo modo il Gruppo Giovani Imprenditori ha voluto dare un segnale forte di solidarietà, pur in un contesto fortemente provato dal punto di vista economico e finanziario. «E’ un momento molto diffi- cile per le imprese e per i lavoratori, ma sappiamo che proprio nei periodi di crisi bisogna mantenere alta l’attenzione nei confronti di chi soffre gravi disagi», ha dichiarato la presidente del Gruppo Giovani industriali Sabrina Gentile. «Abbiamo pensato – ha aggiunto – di devolvere il ricavato della riffa di beneficenza ai piccoli pazienti del reparto oncologico dell’ospedale di Crotone perché il Natale è la festa dei bambini e soprattutto dei bambini che soffrono». Sabrina Gentile Con una lettera al Comune e alla Procura Nuova Hera segnala una discarica abusiva in contrada Zigari L’associazione Nuova Hera ha reso noto di avere segnalato al sindaco Peppino Vallone ed alla Procura della Repubblica la presenza di una discarica abusiva in località Zigari Ponticelli. L’associazione Nuova Hera ha inoltrato la lettera di segnalazione con alcune fotografie allegate a ciascuno degli organi citati per denunciare la presenza di un’ennesima discarica abusiva dell’estensione di circa 500 metri quadrati in località Zigari Ponticelli. È costituita – precisa l’associazione – principalmente di rifiuti edili ma soprattutto di lastre in eternit. La lettera di segnalazione) è stata scritta affinché si intervenga il più presto possibile a risanare la zona e si impedisca il continuo scarico di rifiuti e detriti d’ogni genere. «Una precedente segnalazione di un’altra discarica sempre in zona – lamenta il presidente di Nuova Hera, Christian Greco – era stata fatta nell’agosto scorso ma il problema permane. L’associazione spiega si voler continuare a dare l’esempio a tutti quei cittadini crotonesi «che restano immobili davanti alla violenza, all’assassinio, all’oltraggio ed alla condanna a morte del proprio territorio dove ci si sente proprietari soltan- to nel momento in cui si viene coinvolti in prima persona!» «Il cosiddetto bene comune – ricorda il presidente dell’associazione Christian Greco – che troviamo fuori dall’uscio delle nostre case, di cui a Crotone non si conosce il senso, una volta appreso cosa sia va protetto, assicurato e preservato da ogni tipo di atto vandalico, restare a guardare significa esserne complici. L’associazione Nuova Hera spiega di non volere essere complice di nefandezze e di prendere perciò le dovute distanze dallo scempio denunciato. «Le cose cambiano e migliorano – secondo Christian Greco – soltanto se ogni singolo cittadino ci mette il proprio impegno nel farlo, senza aspettare che siano gli altri ad intervenire perché le cose si possono fare se veramente si vogliono fare. Non bisogna per forza essere supereroi per intervenire dove qualcosa non va per il verso giusto». L’associazione ricorda a tutti coloro che vogliono prendere parte alle iniziative di Nuova Hera condividendone le finalità, il blog: nuovahera.blogspot.com, oppure visitare la pagina facebook: Nuova Hera Educazione Civica. Proseguono i controlli della Polizia di Stato nel territorio della provincia. Durante la giornata di ieri personale della divisione P.a.s.i. Squadra di polizia amministrativa, insieme con personale della Squadra mobile, del Reparto prevenzione crimine di Siderno e del Reparto mobile di Reggio Calabria, ha effettuato specifici servizi disposti dal questore Giuseppe Gammino presso alcuni esercizi commerciali del comune di Isola Capo Rizzuto. Al termine delle attività di controllo, il personale della Polizia di Stato impegnato nei servizi ha proceduto al sequestro di 5 “slot machine” in quanto prive dei previsti titoli autorizzatori, alla redazione di 5 sanzioni amministrative per un totale di euro 10.000, ed infine ad elevare una sanzione amministrativa a carico di una persona che esercitava l’attività mediante un rappresentante non autorizzato: è stata emessa in quest’ultimo caso una sanzione edittale pari ad euro 3.098. Nel corso di tali attività di controllo, è intervenuto personale della Squadra mobile, che con la collaborazione delle unità di rinforzo ministeriale ha eseguito alcune perquisizioni domiciliari alla ricerca di armi, in particolar modo nelle zone di Isola Capo Rizzuto dove risultano alloggiare soggetti con precedenti di polizia. Si è così proceduto all’identificazione di 55 persone ed al controllo di 29 veicoli. Aiello promosso commissario per meriti straordinari di servizio Lo scorso 27 settembre si è riunita a Roma la commissione Avanzamento del dipartimento della Polizia di Stato del ministero dell’Interno presieduta dal prefetto Nicola Izzo vicecapo vicario della Polizia di Stato. La Commissione ha deciso di concedere il massimo dei riconoscimenti – la promozione per merito straordinario al grado superiore – al sostituto commissario della Polizia di Stato Rosario Antonio Aiello, in servizio presso la Squadra mobile della Questura di Crotone. È degna di nota la motivazione: «Dirigeva con notevole acume investigativo e sprezzo del pericolo una attività di indagine contro la criminalità organizzata crotonese. Malgrado le pesanti minacce di morte ricevute dai capi della cosca, partecipava alla intera indagine consentendo fattivamente all’arresto di numerosi esponenti di spicco della ndrangheta .Chiaro esempio di eccezionale dedizione e straordinario coraggio. Crotone, 21.01.2011». Si tratta dell’operazione antimafia Hydra, che 12 fermi e 23 indagati, in seguito alla quale proprio ieri cinque persone sono state rinviate a giudizio, mentre altre 17 hanno optato per il processo con il rito abbreviato. È la seconda volta (caso rarissimo) che al commissario Rosario Aiello, già primo nella graduatoria nazionale dei sostituti commissari della Polizia di Stato, viene riconosciuta da parte del Dipartimento della Polizia di Stato, la promozione per merito straordinario. La prima volta è avvenuto a Milano, durante i 20 anni in cui il commissario Aiello Il commissario di Polizia Aiello ha prestato servizio nel capoluogo lombardo. Era alla Digos, sezione Antiterrorismo, dove comandava una sezione Antiterrorismo proprio nel periodo cosiddetto degli “anni di piombo”, durante i quali ha condotto e portato a termine numerose operazioni con l’arresto di decine di terroristi facenti parte delle formazioni delle “Brigate Rosse”, di “Prima Linea”, dei “Nar” e di altri gruppi “combattenti” , con e la scoperta di numerosi “covi”. Era il 3.11.1977 quando ad Aiello veniva riconosciuta la prima promozione per Merito straordinario, a seguito di un conflitto a fuoco avuto con quattro terroristi dei N.A.R. Questa la motivazione: «Sottufficiale in servizio ad un Commissariato, mentre transitava nei pressi di un ufficio postale, accortosi, con eccezionale prontezza di intuito, che all’interno era in atto una rapina, quantun- que fosse solo, interveniva con grave rischio della propria vita, affrontando, arma alla mano, un primo malvivente che sostava in una autovettura davanti all’ufficio e, con straordinario sangue freddo e capacità professionale a ferire il malvivente ed ingaggiando poco dopo un aspro e lungo conflitto a fuoco con altri tre rapinatori terroristi armati che stavano per uscire con il bottino. L’Aiello non soltanto riusciva successivamente a disarmare e catturare un altro malvivente a conclusione di una colluttazione, ma rendeva per altro possibile l’arresto di un terzo rapinatore ad opera di altri Agenti intervenuti nella circostanza. Mirabile esempio di attaccamento al dovere e sprezzo del pericolo». Davvero numerosi gli altri riconoscimenti (Encomi, Elogi Parole di lode, Premi) avuti da Rosario Aiello durante la sua carriera. a Milano e succesivamente per la sua attività a Crotone. Rosario Aiello ha ricevuto numerossissimi premi, per operazioni di servizio con l’arresto di decine di mafiosi, rapinatori latitanti, trafficanto di droga, consentendo il sequestro di ingenti quantitativi di droga e armi. Una nota di compiacimento è stata trasmessa dal questore Giuseppe Gammino. Fra l’altro nel documento si legge: «Aiello ha dimostrato in tutte le circostanze eccellenti capacità di risoluzione delle criticità, non disgiunte ad elevatissime risposte di funzionalità che ne hanno aumentato il carisma, elevandolo al ruolo di leader indiscusso in ogni gruppo di lavoro in cui si è trovato ad interagire».