I numeri delle leggi. Un percorso tra le statistiche delle
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I numeri delle leggi. Un percorso tra le statistiche delle
I numeri delle leggi. Un percorso tra le statistiche delle legislature repubblicane Valerio Di Porto SOMMARIO: 1. Premessa. – 2. La produzione legislativa nelle quindici legislature repubblicane. – 3. La produzione legislativa nei principali Paesi europei. – 4. Le sedi di approvazione delle leggi. – 5. Il tasso di successo dell’iniziativa governativa e parlamentare. – 6. La tipologia delle leggi. – 7. La decretazione d’urgenza. – 8. Il cocktail della produzione normativa. – 9. Conclusioni. 1. Premessa. Scrivere un lavoro imperniato esclusivamente sui numeri può risultare molto difficile; leggerlo, ancor peggio, può essere molto noioso. D’altra parte, questo è il compito affidatomi, che ho cercato di assolvere conscio dei rischi cui andavo incontro facendo parlare soltanto i numeri1. Ha scritto lo scrittore statunitense Gregg Edmund Easterbrook: «Se torturi i numeri abbastanza a lungo confesseranno qualsiasi cosa». Mi auguro di non aver praticato una vera e propria tortura dei numeri, anche se i lettori dovranno avere la pazienza di confrontarsi con diverse tabelle e ragionamenti magari un po’ complicati, se non proprio contorti. Spero altresì di non aver nascosto nulla o, per lo meno, di non aver nascosto nulla volontariamente, pur concordando con quanto ha scritto Aaron Levenstein: «Le statistiche sono come i bikini. Ciò che rivelano è suggestivo, ma ciò che nascondono è fondamentale». Infine, ho fatto tesoro della raccomandazione di Lewis Carroll: «Se vuoi ispirare fiducia, dai molti dati statistici. Non importa che siano esatti, neppure che siano comprensibili. Basta che siano in 1 La scelta di far parlare soltanto i numeri implica il mancato riferimento – salvo pochissime eccezioni – alle numerosi fonti bibliografiche rilevanti con riguardo sia all’arco temporale sia agli argomenti trattati. 180 IL FILANGIERI - QUADERNO 2007 quantità sufficiente». Mi auguro che i dati forniti nel presente lavoro, anche se non esatti all’unità, risultino almeno comprensibili; essi sono senz’altro molti, ma non è detto che siano sufficienti: mancano infatti una serie di rilevazioni che pure sarebbero preziose per una analisi dell’attività parlamentare. Per delimitare il campo, si è deciso per di più di limitarsi all’attività legislativa, concentrandosi sulla funzione che ha caratterizzato storicamente le Assemblee parlamentari ma che non ne esaurisce l’ambito di azione e che si combina, soprattutto negli ultimi anni, con le altre funzioni2. Avendo puntato su una ricognizione che investe un periodo di tempo abbastanza lungo (i sessanta anni che vanno dalla I legislatura repubblicana alla fine della XV), mi sono dovuto basare su dati forniti da fonti diverse, pur cercando di limitarne al massimo l’eterogeneità. Ho scelto quindi di affidarmi a due sole fonti: i dati sono tratti, per quanto riguarda le prime nove legislature, dal «Compendio statistico dalla I alla XII legislatura»3; per le legislature dalla X in poi, ci si basa essenzialmente sui dati forniti dall’Osservatorio sulla legislazione della Camera dei deputati4. Il Compendio attinge i dati a diverse fonti interne alla Camera che, nel corso del tempo, hanno assicurato una informazione statistica sempre più puntuale ed articolata sulle attività parlamentari, fornendo un quadro a tutto tondo dell’espletamento delle funzioni 2 Sul superamento dei confini tradizionali tra le diverse funzioni – legislativa, di indirizzo e di controllo – e sulla loro convergenza in procedimenti multiformi, il cui antesignano è quello modellato per dare vita al ciclo annuale di bilancio, nonché sulle procedure che collegano le istituzioni dei diversi livelli territoriali, si veda il saggio di Alessandro Palanza «La perdita dei confini: le nuove procedure interistituzionali nel Parlamento italiano», nel volume «Il Parlamento», curato da Luciano Violante (n. 17 degli Annali della storia d’Italia), Torino, Einaudi, 2001, che contiene saggi di grande interesse per la storia del Parlamento italiano e delle relazioni del potere legislativo con gli altri poteri dello Stato. 3 Il compendio, pubblicato nel corso della XIII legislatura, è stato curato dall’Ufficio pubblicazioni e informazione parlamentare della Camera dei deputati, con la collaborazione del Servizio prerogative e immunità, della Biblioteca della Camera e del Servizio Commissioni. 4 L’Osservatorio sulla legislazione è una struttura interservizi della Camera, incardinata nel Servizio Studi, la quale, oltre a costituire la struttura di supporto del Comitato per la legislazione, raccoglie dati e precedenti, statistiche e analisi sull’attività legislativa. Nel presente lavoro sono stati utilizzati, in particolare, i rapporti sulle legislazione di cui l’Osservatorio cura la pubblicazione fin dal 1998. VALERIO DI PORTO 181 legislativa, di indirizzo, di controllo e delle attività conoscitive5. Proprio l’evoluzione dei criteri di rilevazione, unitamente alle modifiche regolamentari introdotte nel corso del tempo rendono impossibile – come indicato nella avvertenza del Compendio – una completa comparazione6, che non rientra negli obiettivi del presente lavoro, il quale, più limitatamente, intende verificare, attraverso i numeri, l’evoluzione dell’attività legislativa. È, come vedremo, un’evoluzione in parte graduale in parte non priva di forti elementi di discontinuità e talora di rottura, il principale dei quali sembra quello rappresentato dalla fine della cosiddetta prima Repubblica, al termine della X legislatura, che, attraverso un periodo di transizione, segnato dalla XI legislatura, comporta il passaggio al sistema elettorale maggioritario. Per seguire questa evoluzione, si esamineranno i dati relativi alla iniziativa ed alla produzione legislativa7 nel periodo intercorrente tra 5 Le fonti sono le seguenti: La legislazione italiana (dati relativi alle legislature dalla I alla V); Repertorio legislativo e parlamentare (dati relativi alle legislature dalla VI alla IX); Notiziario di statistiche (dati relativi alle legislature dalla V alla IX); La Camera dei deputati dalla I all’VIII legislatura, note statistiche e illustrative; Le commissioni parlamentari della X, XI e XII legislatura, supplemento al Bollettino delle giunte e delle commissioni parlamentari; Notiziario della Camera dei deputati (dati a partire dalla XI legislatura); e inoltre: Banche dati del sistema informativo automatizzato della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica (dati a partire dalla IX legislatura). 6 L’avvertenza al Compendio precisa che una completa comparazione è impossibile «per due motivi fondamentali: 1) Le modifiche al Regolamento della Camera introdotte nel corso delle legislature, particolarmente a partire dal nuovo Regolamento del 1971, hanno creato nuovi istituti e nuove procedure non riscontrabili nel periodo precedente; e 2) I criteri di rilevamento dei dati, al pari della loro esattezza e completezza, sono anch’essi venuti mutando nel tempo, così che alcuni dati disponibili per le legislature più recenti non lo sono per quelle cronologicamente più lontane. Solo nel corso della XI legislatura si è realizzata una certa stabilità e organicità nella raccolta dei dati, che auspicabilmente continuerà in futuro». 7 I dati relativi alla produzione legislativa forniti dal prospetto appaiono sufficientemente affidabili anche se, probabilmente, non proprio esatti all’unità. Essi appaiono sostanzialmente coincidenti – pur presentando alcune minime differenze – con le elaborazioni di Chiara De Micheli e Luca Verzichelli contenute nel volume «Il Parlamento» (Bologna, Il Mulino, 2004), basate su dati forniti dalla Camera e dal Senato. Gli stessi dati sono stati utilizzati da Barbara Cacelli nel saggio «Il ruolo delle Commissioni e le caratteristiche dell’iter di approvazione delle leggi nella XIII e XIV legislatura», nel volume «Studi pisani sul Parlamento», a cura di Emanuele Rossi, Pisa, Pisa University Press, 2007, pp. 157-203. 182 IL FILANGIERI - QUADERNO 2007 l’8 maggio 1948, data della prima seduta del Parlamento repubblicano, ed il 15 marzo 2008, termine ultimo di redazione del presente lavoro, che precede di poco più di un mese la fine della XV legislatura e l’inizio della XVI. 2. La produzione legislativa nelle quindici legislature repubblicane. Il dato di partenza è ovviamente costituito dalla produzione legislativa: la tabella 1 dà conto di tutte le leggi approvate negli ultimi sessanta anni, indicandone la media mensile registrata in ciascuna legislatura. Le prime quattro legislature fanno registrare una produzione legislativa molto serrata, che per lo più – come si vedrà – avviene in sede legislativa; per poco più di 20 anni (tra l’8 maggio 1948 ed il 4 giugno 1968) il Parlamento italiano produce almeno una legge al giorno, festivi compresi: è un ritmo impressionante, che non ha confronti al mondo (cfr. il paragrafo 3) e neppure con le legislature successive alla IV. Le legislature dalla V alla X si attestano su valori mediani; le legislature dalla XI in poi si collocano costantemente ad una media mensile inferiore alle 15 leggi al mese. La XV legislatura, breve e travagliata, presenta una media mensile nettamente inferiore alle altre: in 40 anni, dal 1968 al 2008, si passa da una legge al giorno a poco più di una legge a settimana. Nel frattempo però, come vedremo, aumenta l’utilizzo dei decreti legislativi, a partire dalla XI legislatura, e, dalla legislatura successiva (la XII), cominciano a giocare un ruolo non minimale i regolamenti di delegificazione. 3. La produzione legislativa nei principali Paesi europei. Malgrado la costante tendenza alla diminuzione, la produzione legislativa italiana, nell’ambito dei grandi Paesi europei, risulta comparabile soltanto con quella tedesca, a conferma di una similitudine tra i due sistemi giuridico-istituzionali e di una certa distanza dai modelli di Francia, Regno Unito e Spagna. La tabella 2 mette a confronto la produzione legislativa del decennio 1997-2006 nei cinque Paesi8. Si evince facilmente come la 8 I dati sono tratti dai Rapporti annuali sulla legislazione elaborati dalla Camera dei deputati in collaborazione con gli uffici delle Assemblee legislative regionali, l’Isti- 183 VALERIO DI PORTO TABELLA 1 Legislatura I II III IV V VI VII VIII IX X XI XII XIII XIV XV Totale Durata 61,5 mesi (dall’8 maggio 1948 al 24 giugno 1953) 59,5 mesi (dal 25 giugno 1953 all’11 giugno 1958) 59 mesi (dal 12 giugno 1958 al 15 maggio 1963) 60,5 mesi (dal 16 maggio 1963 al 4 giugno 1968) 47,5 mesi (dal 5 giugno 1968 al 24 maggio 1972) 49,5 mesi (dal 25 maggio 1972 al 4 luglio 1976) 35,5 mesi (dal 5 luglio 1976 al 19 giugno 1979) 48,5 mesi (dal 20 giugno 1979 all’11 luglio 1983) 47,5 mesi (dal 12 luglio 1983 al 1° luglio 1987) 57,5 mesi (dal 2 luglio 1987 al 22 aprile 1992) 23,5 mesi (dal 23 aprile 1992 al 14 aprile 1994) 24,5 mesi (dal 15 aprile 1994 all’8 maggio 1996) 60,5 mesi (dal 9 maggio 1996 al 29 maggio 2001) 59 mesi (dal 30 maggio 2001 al 27 aprile 2006) 24 mesi (dal 28 aprile 2006 al 28 aprile 2008 (le rilevazioni si fermano al 15 marzo 2008) Leggi approvate Media mensile 2.317 37,65 1.897 31,86 1.796 30,38 1.768 29,17 0.841 17,66 1.128 22,78 0.666 18,76 0.963 19,85 0.799 16,80 1.076 18,65 0.314 13,25 0.295 11,94 0.906 14,93 0.686 11,64 0.112 050. 15.564 produzione legislativa italiana corrisponda ad oltre un triplo di quella britannica o spagnola e ad oltre il doppio di quella francese. tuto di studi sui sistemi regionali federali e sulle autonomie del CNR e l’Osservatorio sulle fonti dell’Università di Firenze. 184 IL FILANGIERI - QUADERNO 2007 TABELLA 2 Anno Francia Germania Italia 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Totale 65 83 111 80 73 80 114 85 104 81 696 143 223 82 130 157 198 105 162 131 130 1.461 187 193 198 149 148 130 171 119 127 107 1.529 Regno Unito 73 54 39 53 30 50 50 44 24 59 472 Spagna 72 61 70 23 33 63 82 7 36 52 499 Media annuale 69,6 146,1 152,9 47,2 49,9 Interessante appare il confronto con la Germania: nel complesso del decennio la differenza è decisamente minima e si riassorbe completamente e si inverte con i dati relativi al 2007, che vedono la Germania produrre 149 leggi contro le 68 leggi italiane. È da notare che dal 2004 la produzione legislativa tedesca si colloca stabilmente sopra quella italiana. 4. Le sedi di approvazione delle leggi. Non mi consta che esista – per le legislature antecedenti alla XIII – una classificazione delle leggi che incroci l’iniziativa con la sede di approvazione9, ma il Compendio presenta comunque dei dati di indubbio interesse, relativi sia all’iniziativa, sia alla sede di approvazione dei progetti di legge presentati alla Camera e trasmessi dal Senato, che permette di verificare anche il tasso di successo del Go9 Il citato volume di Chiara De Micheli e Luca Verzichelli dà conto in un diagramma della percentuale delle leggi approvate mediante procedura decentrata fino al 30 giugno 2003 (p. 199) e in una tabella della percentuale di attività dedicata alle diverse funzioni (legislativa, referente, consultiva, di controllo /indirizzo) da parte delle Commissioni permanenti (p. 201). Gli stessi dati sono ripresi da BARBARA CACELLI, op. cit., pp. 172-173. 185 VALERIO DI PORTO verno e dell’iniziativa parlamentare. È una visione indubbiamente parziale, che tiene conto della sola Camera, ma che in un sistema a bicameralismo perfetto come quello italiano sembra presentare un forte grado di significatività. A partire dalla XIII legislatura, è possibile incrociare i dati sull’iniziativa e sulla sede con riguardo alle leggi approvate. Le tabelle 3 e 4 presentano quindi dati tra loro disomogenei ma che consentono comunque di ricostruire l’evoluzione dell’attività legislativa nel periodo repubblicano. Nella tabella 3 – per le legislature fino alla XII – si dà conto dei disegni di legge governativi e delle proposte di legge di iniziativa parlamentare e – in misura residuale – degli altri soggetti titolari dell’iniziativa legislativa presentati alla Camera e trasmessi dal Senato (inclusi quelli oggetto di più letture), nonché di quelli approvati attraverso il normale procedimento in sede referente ed in Commissione in sede legislativa. La somma delle approvazioni è superiore al totale delle leggi, almeno per tre motivi: 1. alcune leggi nascono dalla confluenza di più progetti di legge (testi unificati), anche di diversa iniziativa (leggi cosiddette di iniziativa mista, nate dalla confluenza delTABELLA 3 Ddl Ddl Ddl Ddl Pdl Pdl Pdl Pdl Legisla- presentati trasmessi approvati approvati presentate trasmesse approvate approvate alla dal in in Comalla dal in in Comtura Camera Senato Assemblea missione Camera Senato Assemblea missione I II III IV V VI VII VIII IX X XI XII 1.168 0.782 0.758 0.805 0.494 0.627 0.490 0.664 0.692 0.777 0.448 0.604 981 782 726 637 337 506 341 578 483 592 205 215 500 433 421 398 189 324 337 385 342 539 237 312 1.496 1.006 0.919 0.861 0.474 0.617 0.307 0.480 0.427 0.383 0.55 0.06 1.028 1.920 2.964 3.333 3.063 3.205 1.929 2.903 3.548 5.028 3.019 3.180 127 209 188 243 157 198 085 321 294 626 236 071 087 063 063 047 016 042 084 072 076 184 210 029 344 592 639 743 480 493 145 466 530 950 180 039 186 IL FILANGIERI - QUADERNO 2007 l’iniziativa governativa con quella parlamentare); 2. alcune leggi hanno comportato più di una lettura e quindi più di una approvazione da parte della Camera; 3. il dato comprende i progetti di legge approvati dalla sola Camera e non divenuti legge. Un dato appare evidente: fino alla X legislatura compresa, molti disegni di legge governativi vengono approvati in sede legislativa: nella I legislatura il rapporto è quasi di tre disegni di legge approvati in Commissione per un disegno di legge approvato in Assemblea. È un dato che conferma appieno l’opzione per una prassi di tipo «consociativo» emersa già nel compromesso sulla Costituzione, in una legislatura peraltro nata da elezioni, come quelle del 1948, vissute su una drammatica contrapposizione tra le forze politiche, che avevano premiato il partito di maggioranza relativa (la Democrazia cristiana) fin quasi a fargli rasentare la maggioranza assoluta10. Nei primi 40 anni della Repubblica, fanno limitata eccezione la VII e la X legislatura: le uniche nelle quali i disegni di legge approvati in Assemblea superano quelli approvati in Commissione. L’utilizzo vastissimo della sede legislativa consente anche un buon successo delle iniziative parlamentari. Dalla XI legislatura, si registra un vero e proprio crollo nell’utilizzo della sede legislativa, che investe in misura maggiore i disegni di legge governativi, ma anche le proposte di legge parlamentari. Per le ultime tre legislature si dispone di un dato più completo, relativo alle leggi approvate, per le quali è possibile incrociare iniziativa legislativa e sede di approvazione. I dati della tabella 4, per faci10 La bibliografia sull’argomento è sterminata. Mi limito a rimandare, anche per le connessioni con le scelte relative ai regolamenti interni delle Camere, nel senso della continuità con il regime pre-fascista, ai saggi di Paolo Caretti («Le svolte della politica italiana nelle riforme dei regolamenti parlamentari», in particolare, pp. 592-593) e di Vincenzo Lippolis («Maggioranza, opposizione e governo nei regolamenti e nelle prassi parlamentari dell’età repubblicana»), nel citato volume «Il Parlamento». Scrive quest’ultimo: «La decisione del ritorno al passato [consistente nell’applicazione del regolamento del 1922] non suscitò né un approfondito dibattito né contrasti, ma fu importante per la torsione in senso compromissorio del rapporto maggioranza-opposizione e dell’impianto costituzionale della forma di governo. Una decisione in definitiva rispondente all’assetto delle relazioni tra i partiti politici condizionato dalla situazione internazionale e dalla conseguente conventio ad excludendum (che precludeva al maggior partito d’opposizione, il Pci, l’accesso al governo), nonché dall’accentuato pluralismo politico, derivato dalla legge elettorale proporzionale, che portava alla formazione di governi di coalizione» (pp. 616-617). VALERIO DI PORTO 187 lità di comprensione, possono essere ulteriormente aggregati per legislatura. Nella XIII legislatura sono state approvate: – 697 leggi di iniziativa governativa, delle quali 544 (il 78,04%) in sede referente, 143 (il 20,51%) in sede legislativa e 10 (l’1,45%) in sede redigente; – 170 leggi di iniziativa parlamentare, delle quali 35 (il 21,05%) in sede referente, 131 (il 76,60%) in sede legislativa e 4 (il 2,35%) in sede redigente; – 39 leggi di iniziativa mista, nate dalla confluenza di disegni di legge di iniziativa del Governo e di proposte di legge parlamentari, delle quali 25 (il 64,10%) in sede referente, 11 (il 28,20%) in sede legislativa e 3 (il 7,70%) in sede redigente. Nella XIV legislatura sono state approvate: – 539 leggi di iniziativa governativa, delle quali 494 (il 91,65%) in sede referente, 44 (l’8,16%) in sede legislativa e 1 (lo 0,19%) in sede redigente; – 137 leggi di iniziativa parlamentare, delle quali 38 (il 27,73%) in sede referente e 99 (il 72,27%) in sede legislativa; – 10 leggi di iniziativa mista, delle quali 7 (il 70%) in sede referente e 3 (il 30%) in sede legislativa. Nella XV legislatura, infine, sono state approvate: – 100 leggi di iniziativa governativa, delle quali 97 (il 97%) in sede referente e 3 (il 3%) in sede legislativa; – 12 leggi di iniziativa parlamentare, delle quali 3 (il 25%) in sede referente e 9 (il 75%) in sede legislativa; – nessuna legge di iniziativa mista. Dai dati appena esposti e da quelli rappresentati nella tabella 4 si può quindi dedurre come l’evoluzione delle ultime tre legislature segni un ulteriore distacco dalle prassi consociative, che si evince soprattutto da due elementi: la percentuale delle leggi di iniziativa governativa approvate in sede referente, senza dimenticare che per molte di tali leggi, in forza della loro tipologia, il normale procedimento legislativo con l’esame da parte dell’Assemblea è previsto dall’articolo 72 della Costituzione (leggi di delega, leggi di ratifica) ovvero dai regolamenti parlamentari (leggi di conversione); la sparizione, nella XV legislatura, forse anche a causa della sua brevità, delle leggi di iniziativa mista, cioè dei testi unificati derivanti dalla confluenza di progetti di legge di diversa iniziativa. 188 IL FILANGIERI - QUADERNO 2007 TABELLA 4 Sede referente Iniziativa Governativa Sede legislativa Sede redigente XIII XIV XV XIII XIV XV XIII XIV XV 544 494 97 143 44 3 10 1 0 Incidenza sul totale 90,07% 91,65% 97,00% 50,18% 30,14% 25,00% 58,82% 100,0% 0,0% Parlamentare 35 Incidenza sul totale Mista Totale 5. 3 131 99 9 4 0 5,79% 7,05% 3,00% 45,96% 67,81% 75,00% 23,53% 0,0% 25 Incidenza sul totale 38 7 0 11 3 0 3 539 100 285 146 12 17 0,0% 0 4,14% 1,30% 0,00% 3,86% 2,05% 0,00% 17,65% 0,0% 604 0 0 0,0% 1 0 Il tasso di successo dell’iniziativa governativa e parlamentare. La tabella 5 consente di approfondire il discorso: essa presenta infatti – per le legislature fino alla XII – i dati aggregati relativi sia alla presentazione sia all’approvazione: tiene cioè conto di tutti i disegni e le proposte di legge (presentati alla Camera e trasmessi dal TABELLA 5 Ddl presentati alla Ddl Legislatura Camera approvati e trasmessi dal Senato I II III IV V VI VII VIII IX X XI XII 2.149 1.564 1.484 1.442 0.831 1.133 0.831 1.242 1.175 1.369 0.653 0.819 1.996 1.439 1.340 1.259 0.663 0.941 0.644 0.861 0.769 0.922 0.292 0.318 Pdl PercenPercen- presentate tuale alla tuale Pdl approvati/ Camera approvate approvate/ presentate presentati e trasmesse dal Senato 92,88% 92,00% 90,29% 87,30% 79,78% 83,05% 77,49% 69,32% 65,44% 67,34% 44,71% 38,82% 1.155 2.129 3.152 3.576 3.220 3.403 2.014 3.224 3.844 5.654 3.255 3.251 0.431 0.655 0.702 0.790 0.496 0.535 0.229 0.538 0.606 1.134 0.390 0.068 37,31% 30,76% 22,27% 22,09% 15,40% 15,72% 11,37% 16,68% 15,76% 20,05% 11,98% 02,09% 189 VALERIO DI PORTO Senato), approvati sia dall’Assemblea, al termine del normale procedimento in sede referente, sia in sede legislativa. Permette così di verificare più facilmente, sia pure dall’angolo prospettico della sola Camera, il tasso di successo delle diverse iniziative. Gli andamenti della tabella sono in buona parte analoghi a quelli già riscontrati con riguardo alla produzione legislativa. Le prime quattro legislature fanno registrare un tasso di successo dell’iniziativa legislativa del Governo quasi sorprendente, che nei primi quindici anni della Repubblica si attesta addirittura sopra il 90%. Come si è avuto modo di vedere, tale successo dipende dalla agibilità della sede legislativa, nonostante la forte contrapposizione politica. Le legislature dalla V alla VII segnano un tasso di successo dell’iniziativa governativa che oscilla tra il 77 e l’83%: si tratta di valori ancora molto alti. Le legislature dalla VIII alla X segnano ancora una buona performance dell’iniziativa del Governo, su valori però inferiori al 70%: dovrebbe incidere, su questo dato, il ruolo che va assumendo la decretazione d’urgenza ed il connesso fenomeno della reiterazione dei decreti-legge decaduti, che comporta un notevole aumento dei disegni di legge di conversione presentati alle Camere. Le legislature successive segnano una decisa diminuzione del tasso di successo dell’iniziativa del Governo, cui corrisponde, peraltro, un calo, se non un crollo, del tasso di successo dell’iniziativa parlamentare e degli altri soggetti titolari dell’iniziativa a partire dalla XII legislatura. Fino alla XI legislatura, invece, il tasso di successo dell’iniziativa parlamentare si mantiene su valori significativi ed appare molto elevato nella prima legislatura. La tabella 6, per le ultime tre legislature, consente di effettuare la verifica rapportando i progetti di legge presentati nei due rami alle leggi approvate. TABELLA 6 Ddl presentati alla Legislatura Camera e al Senato XIII XIV XV 1.466 0.736 0.287 Leggi di iniziativa governativa 697 539 100 Pdl PercenPercenLeggi di presentate tuale tuale iniziativa alla approvati/ parlamen- approvate/ Camera e presentate presentati tare al Senato 47,54% 73,23% 34,84% 10.308 08.637 05.062 171 137 012 1,65% 1,58% 0,23% 190 IL FILANGIERI - QUADERNO 2007 Dalla tabella emerge come la XIII legislatura segni una ripresa rispetto alla precedente per quanto riguarda il tasso di successo dell’iniziativa governativa, che nella XIV legislatura si attesta su valori decisamente alti (sui quali incide anche la fine della pratica della reiterazione dei decreti-legge), per poi crollare, a causa della situazione verificatasi al Senato, nella XV legislatura. Il tasso di successo dell’iniziativa parlamentare segna invece un costante decremento, particolarmente sensibile nella XV legislatura, a fronte di un numero di proposte di legge sempre più alto. Si può ritenere che mentre agli albori della Repubblica la presentazione delle proposte di legge non era completamente indipendente da una valutazione della loro possibilità di successo, strada facendo essa ha assunto un valore intrinseco, a prescindere dal successivo esito. 6. La tipologia delle leggi. La diminuzione della produzione legislativa riguarda esclusivamente un tipo di leggi: quelle che i rapporti sulla legislazione della Camera dei deputati definiscono residualmente «altre leggi ordinarie», molte delle quali approvate in sede legislativa e volte essenzialmente a discipline e finanziamenti di carattere settoriale. La tabella 7 consente di verificare: la crescente incidenza, nella cosiddetta «seconda Repubblica», delle leggi di conversione e delle leggi di ratifica; la regolarità con la quale vengono approvate le leggi ad andamento ciclico: le 4 leggi di bilancio annuali (bilancio, finanziaria, assestamento, rendiconto) e la legge comunitaria; la netta diminuzione delle «altre leggi». 7. La decretazione d’urgenza. Già si è più volte fatto riferimento al fenomeno della decretazione d’urgenza, che, dai dati fin qui forniti, sembrerebbe affermarsi, almeno all’inizio, più per ragioni politiche che per motivi legati all’efficienza dell’attività legislativa parlamentare11. Probabilmente in11 I rapporti tra decretazione d’urgenza ed efficienza dei lavori delle Camere hanno storicamente provocato un circolo vizioso: il voler sopperire ad una supposta inefficienza con provvedimenti d’urgenza ha provocato una maggiore inefficienza del Parlamento, intasato da disegni di legge di conversione. Cfr. quanto riportato alla nota successiva. 191 VALERIO DI PORTO TABELLA 7 Legislatura Leggi costituzionali Incidenza sul totale X 5 0,5% XI 3 1,0% XII 0 0,00% XIII 7 0,77% XIV 2 0,29% XV 1 0,89% 185 118 122 174 200 32 17,2% 20 1,9% 37,6% 8 2,5% 12 3 Incidenza sul totale Leggi di ratifica Incidenza sul totale Leggi comunitarie Incidenza sul totale 1,1% 193 17,9% 2 0,2% 1,0% 65 20,7% 2 0,6% Leggi di semplificazione 0 0 Incidenza sul totale Altre leggi ordinarie Incidenza sul totale 0,0% 659 61,2% 0,0% 115 36,6% Totale leggi approvate 1.076 314 Conversione di decreti-legge Incidenza sul totale Leggi di bilancio Incidenza sul totale Leggi collegate alla manovra finanziaria 41,36% 19,21% 29,15% 28,57% 8 20 20 8 2,71% 2,21% 2,92% 7,14% 2 13 9 1 0,68% 1,43% 1,31% 0,89% 115 286 231 41 38,98% 31,57% 33,67% 36,61% 1 4 5 2 0,34% 0,44% 0,73% 1,79% 0 2 2 0 0,0% 0,22% 0,29% 0,0% 47 400 217 27 15,93% 44,15% 31,63% 24,11% 295 906 686 112 cide sull’affermarsi della decretazione la maggiore instabilità politica, testimoniata, a partire dalla V, dalla minore durata delle legislature. La tabella 8 mostra il crescendo rossiniano della decretazione d’urgenza: già nel passaggio dalla V alla VI legislatura, il numero dei provvedimenti adottati quasi raddoppia (da 69 a 124), per poi aumentare vertiginosamente soprattutto a causa dell’imporsi del fenomeno della reiterazione, che terminerà soltanto il 24 ottobre 1996, data di pubblicazione della storica sentenza della Corte costituzionale n. 360. La sentenza giunge agli inizi della XIII legislatura, apertasi con 88 decreti-legge in attesa di conversione, dopo che la XII legislatura ha segnato una vera e propria apoteosi dei decreti-legge: ne 192 IL FILANGIERI - QUADERNO 2007 TABELLA 8 Legislatura D.L. emanati D.L. convertiti12 % convertiti/ emanati D.L. respinti D.L. decaduti I II III IV V VI VII VIII IX X XI XII XIII XIV XV 029 060 030 094 069 124 167 274 302 433 477 669 370 216 043 028 060 028 089 066 108 136 169 136 187 118 121 182 194 030 96,55 100 93,33 94,68 95,65 87,09 81,43 61,67 45,03 43,18 24,73 18,08 49,18 89,81 69,76 00 00 02 02 00 00 16 12 29 15 08 10 06 01 01 001 000 000 003 003 016 015 093 137 231 351 538 182 021 012 vengono emanati 669 in poco più di due anni, il che significa quasi un decreto-legge al giorno (per l’esattezza 0,87), festivi compresi. Per le legislature dalla X alla XIII è possibile verificare il peso che assume la reiterazione dei decreti-legge, considerando da un lato soltanto i provvedimenti di nuovo conio e dall’altro tutti i provvedimenti di urgenza, inclusi i reiterati (tabella 9). L’analisi congiunta delle tabelle 8 e 9 mostra chiaramente come il fenomeno della decretazione d’urgenza, dopo una fase di accelerata espansione a partire già dalla VI legislatura, assuma caratteri macroscopici nelle due legislature brevi XI e XII: in quest’ultima, a fronte di 6,60 nuovi decreti-legge emanati ogni mese, si procede alla reiterazione di oltre 20 catene di decreti-legge, che si trascinano an12 Il numero dei decreti-legge convertiti per ciascuna legislatura può non corrispondere al numero delle leggi di conversione riportato nella tabella 7, in quanto: 1) i decreti-legge possono essere convertiti nella legislatura successiva; 2) le leggi di conversione includono quelle riferite a decreti-legge emanati nella legislatura precedente. 193 VALERIO DI PORTO TABELLA 9 Legislatura Decreti-legge esclusi i reiterati (media mensile) Decreti-legge inclusi i reiterati (media mensile) Decreti-legge convertiti X XI XII XIII 213 (3,69) 192 (8,10) 163 (6,60) 204 (3,36) 433 (7,50)0 475 (20,04) 669 (27,09) 369 (6,08)0 187 118 121 182 che per lungo tempo, con varie vicende. Anche il dato relativo alla XIII legislatura appare eclatante, se si pensa che la sentenza della Corte costituzionale n. 360/1996 è intervenuta dopo appena un semestre dal suo inizio. La pronuncia della Consulta riporta il fenomeno ad una sua fisiologia, almeno dal punto di vista quantitativo: se il decreto-legge continua ad essere un normale strumento di governo (in qualche modo sostitutivo delle famose «corsie preferenziali» richieste con forza da tutti gli esecutivi), utilizzato sempre più spesso come contenitore multiuso e spesso associato alla posizione della questione di fiducia, già a partire dalla XIII legislatura la media mensile di emanazione si è andata attestando su valori inferiori ai 4 decreti-legge mensili (meno di uno alla settimana), per scendere addirittura sotto i due mensili nella legislatura in corso. Un’ulteriore conferma dell’evoluzione qui tratteggiata si ha analizzando in termini percentuali il numero dei decreti-legge convertiti rispetto al totale dei provvedimenti d’urgenza emanati (tabella 8). Tale analisi consente di aggiungere ulteriori considerazioni: se è vero che il fenomeno della decretazione d’urgenza si dilata già nel passaggio dalla V alla VI legislatura, esso comincia ad assumere connotazioni patologiche quando si afferma la pratica della reiterazione, che comporta – variando di poco i valori assoluti dei decreti convertiti – un tasso di conversione dei decreti-legge che repentinamente cala di 20 punti percentuali: si passa infatti – tra la VII e l’VIII legislatura – dall’81,43% di decreti-legge convertiti rispetto a quelli emanati al 61,67 per cento13. È l’inizio di un precipizio che culmina 13 Ha osservato Salvatore Vassallo: «A partire dalla VI legislatura, con la crisi del (primo) centrosinistra, è iniziata un’ascesa apparentemente inarrestabile. Poiché però la 194 IL FILANGIERI - QUADERNO 2007 nella XII legislatura, quando vengono convertiti in legge soltanto il 18 per cento dei decreti emanati. E si conferma la funzione salvifica della sentenza della Corte costituzionale n. 360 del 1996, che impone a Governo e Parlamento una maggiore responsabilizzazione, venendo meno la possibilità della reiterazione. La percentuale si rialza immediatamente e raggiunge nella XIV legislatura livelli superiori a quelli registrati nella VI legislatura, per calare nuovamente nella XV legislatura, nonostante il basso numero di decreti emanati, probabilmente per la ben nota situazione politica. 8. Il cocktail della produzione normativa. All’uso della decretazione d’urgenza, si affianca il ricorso sempre più massiccio a forme di «legislazione complessa», nelle quali il Parlamento esercita un ruolo di co-legislatore, attraverso l’integrazione nella funzione legislativa delle funzioni di indirizzo e di controllo. Il legislatore parlamentare partecipa alla decisione dapprima con un intervento a carattere essenzialmente di indirizzo e procedurale (tipicamente disposizioni di delega ed autorizzazioni alla delegificazione e, più in generale, previsioni di successivi adempimenti), generalmente riservandosi in seconda battuta un intervento sulla disciplina di dettaglio la cui elaborazione ha affidato al Governo. I pareri espressi dalle Commissioni parlamentari sugli schemi di atti normativi elaborati dal Governo sulla base degli indirizzi dettati con legge segnano la fusione delle diverse funzioni: attraverso la procedura di espressione del parere il Parlamento controlla l’operato del Governo, lo (re)indirizza, partecipa alla decisione legislativa scrivendo parte delle norme e/o correggendo ed integrando quelle scritte dal Governo. I dati sul complesso della produzione normativa sono disponibili soltanto a partire dalla X legislatura; probabilmente, nelle legicapacità – o la disponibilità – del parlamento ad approvarli è rimasta pressoché invariata (il numero dei decreti approvati si aggira per tutto il periodo che va dalla VI alla XII legislatura tra i cento e i duecento), a partire dall’VIII legislatura si è costituito un primo stock di decreti non convertiti e reiterati (e quindi lasciati in eredità alla legislatura successiva» («Le leggi del governo. Come gli esecutivi della transizione hanno superato i veti incrociati», nel volume a cura Gilberto Capano e Marco Giuliani «Parlamento e processo legislativo in Italia», Bologna, Il Mulino, 2001, pp. 89-90). 195 VALERIO DI PORTO slature precedenti, il ricorso alla legislazione delegata era del tutto residuale; la delegificazione è stata introdotta nell’ordinamento repubblicano, in via generale, con l’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400; il primo fenomeno di ampia delegificazione si deve alla legge n. 537/199314. La tabella 10 consente di mettere a fuoco come nel passaggio dalla X alle legislature successive cambi completamente il cocktail della produzione normativa: fino al 1992, le leggi detengono un dominio quasi assoluto, che repentinamente decade nel quindicennio successivo. TABELLA 10 Legislatura X XI XII XIII XIV XV Leggi Decreti legislativi Decretilegge esclusi i reiterati Decretilegge inclusi i reiterati 1.076 0.314 0.295 0.906 0.686 0.112 129 097 052 378 288 110 213 192 163 204 216 043 433 475 669 369 – – RegolaTotale menti atti di deleginormativi ficazione 010 007 065 179 133 063 1.428 0.610 0.575 1.667 1.323 0.328 I dati numerici della tabella 10 sono esposti in termini percentuali nella tabella 11, che considera, per motivi di uniformità, soltanto i decreti-legge esclusi i reiterati per tutte le legislature. L’evoluzione risulta ancora più evidente: nel passaggio dalla X alle legislature successive, il contributo delle leggi al complesso della produzione normativa passa da circa i tre quarti a poco più di un terzo. Gli altri atti concorrono in vario modo alla composizione del cocktail. Nella XV legislatura spicca il peso di decreti legislativi e regolamenti di delegificazione, che insieme superano il 50 per cento 14 La delegificazione non era comunque un fenomeno sconosciuto all’ordinamento: la legge n. 100/1926 già aveva previsto, in materia di organizzazione della pubblica amministrazione, una sorta di regolamenti di delegificazione. Per questo tema si rimanda alla monografia di Nicola Lupo «Dalla legge al regolamento» (Bologna, Il Mulino, 2003) ed all’ampia bibliografia ivi indicata. 196 IL FILANGIERI - QUADERNO 2007 TABELLA 11 Legislatura Leggi Decreti legislativi X XI XII XIII XIV XV 75,35% 51,48% 51,30% 54,35% 51,85% 34,15% 09,04% 15,90% 9,05% 22,68% 21,77% 33,53% Decreti- Regolamenti legge esclusi di delegifii reiterati cazione 14,91% 31,48% 28,35% 12,23% 16,32% 13,11% 00,70% 01,14% 11,30% 10,74% 10,06% 19,21% Totale atti normativi 100% 100% 100% 100% 100% 100% degli atti normativi. I decreti-legge, dopo la fase acuta delle due legislature brevi XI e XII, tornano su valori percentuali perfino inferiori a quelli registrati nella X legislatura. Come già accennato, la XI legislatura segna indubbiamente una svolta, perché costringe il Parlamento a ricollocarsi nel sistema a causa di numerosi fattori che convergono tra loro nel rafforzare i Governi e nel costringere le Assemblee legislative a reinventare il proprio ruolo. In primo luogo, agisce in maniera fortemente responsabilizzante la partecipazione all’Unione europea e, soprattutto, l’adesione alla terza fase dell’Unione monetaria, che porta all’adozione della moneta unica. La scelta italiana di aderire fin dall’inizio all’euro comporta sforzi notevoli per rientrare nei celebri parametri di Maastricht. Sono sforzi e responsabilità che si assume in prima battuta il Governo, chiamato a riportare sotto controllo una situazione finanziaria indubbiamente critica, con disavanzi giunti a livelli preoccupanti nel corso degli anni ottanta, non esenti da quella che venne definita «finanza allegra». Nello stesso periodo, incide violentemente la crisi della politica, conseguente al fenomeno noto come «Tangentopoli», che segna la delegittimazione di una intera classe politica, del sistema dei partiti, in qualche misura delle istituzioni parlamentari. Infine – e questo è un fenomeno che si sviluppa soprattutto negli anni successivi – sono sempre più forti le istanze regionaliste e/o federaliste, che trovano un primo riconoscimento con le cosiddette «leggi Bassanini» (1997). Queste ultime promuovono un ampio processo di decentramento a Costituzione vigente, denominato «federalismo amministrativo», per molti versi prodromico alla «riforma fe- VALERIO DI PORTO 197 deralista» dello Stato introdotta con la legge costituzionale n. 3/2001, che ha riformulato il Titolo V della Parte II della Costituzione in senso fortemente regionalista. Manovre finanziarie di rientro dal deficit, processo di unificazione europea, Tangentopoli, federalismo amministrativo prima e riforma costituzionale poi obbligano il Parlamento a ripensare il proprio ruolo, la propria collocazione in un contesto istituzionale multilivello, nel quale per di più il Governo diventa l’organo decisionale per eccellenza, nonostante gli sforzi di migliorare efficienza e qualità del processo legislativo parlamentare15. Si passa – come è stato autorevolmente detto – dalla centralità del Parlamento al Parlamento laterale. Le Assemblee legislative continuano a partecipare ai processi decisionali, ma in posizione diversa, anche perché i processi decisionali mutano sensibilmente nel volgere di pochi anni. È un Parlamento che cerca di decidere prima e meglio rispetto al passato, in un ambito più ristretto e con modalità diverse. Muta profondamente la dimensione spazio-temporale: l’orizzonte temporale si restringe sempre di più (sempre meno tempo per decidere e decisioni sempre più provvisorie16) e lo spazio delle istituzioni si dilata, fino a comprendere tre livelli (Unione europea, Stato, Regioni), all’interno dei quali le dinamiche diventano sempre più complicate: al classico processo legislativo si sostituisce la cosiddetta «le15 Il riferimento è alla riforma del regolamento della Camera del 1997, incentrata su due direttrici: il governo dei tempi, con specifico riguardo alla programmazione dei lavori, e la qualità delle leggi, attraverso una valorizzazione ed un potenziamento dell’istruttoria legislativa in Commissione (articolo 79 del regolamento) e la creazione del Comitato per la legislazione (articolo 16-bis del regolamento). 16 Emblematica del modo di agire del fattore tempo è la mutazione genetica della decretazione d’urgenza, che attraverso i sessanta anni di vigenza della Costituzione repubblicana si trasforma da strumento eccezionale di necessità ed urgenza (le primissime legislature) in strumento vieppiù utilizzato ed infine abusato, fino a diventare una patologia di dimensioni devastanti proprio nel periodo di transizione dalla prima alla seconda Repubblica, quando legislature brevi ed instabili costringono i Governi ad emanare praticamente un decreto al giorno. Il risultato – già descritto nel paragrafo 6 – è che la XIII legislatura si apre con 88 catene di decreti-legge da convertire; soltanto la sentenza della Corte costituzionale n. 360 del 1996 pone fine allo scempio della reiterazione; 11 anni dopo, un’altra sentenza, la 171 del 2007, costituisce un primissimo, ancora timido ma roboante e sottovalutato monito a Governo e Parlamento ad evitare che il decreto-legge – come sta accadendo da più di un trentennio – prenda le veci della ordinaria iniziativa governativa. 198 IL FILANGIERI - QUADERNO 2007 gislazione complessa», che non si esaurisce nell’ambito della legge statale ma apre a grandi processi che coinvolgono il Governo (con la legislazione delegata), nonché le Regioni e gli enti locali, sempre più frequentemente, soprattutto dopo la riforma del Titolo V, attraverso procedure pattizie (accordi e intese in sede di Conferenza Stato-Regioni e di Conferenza unificata). Cambiano profondamente, nel volgere di pochi anni, le tipologie delle leggi: le leggi tradizionali (leggi settoriali di spesa, approvate generalmente in sede legislativa) quasi spariscono e si affermano le grandi leggi intersettoriali, a carattere ciclico o meno, e le leggi recanti complesse deleghe al Governo, che innescano processi di riforma talora di sterminata latitudine. La tabella 12 dà conto proprio delle leggi recanti disposizioni di delega approvate nelle ultime sei legislature. TABELLA 12 Legislatura Leggi Leggi delega Percentuale leggi delega su totale leggi X XI XII XIII XIV XV 1.076 0.314 0.295 0.906 0.686 0.112 26 16 05 58 44 12 02,41% 05,09% 01,69% 06,40% 06,41% 10,71% Il dato percentuale relativo alle leggi contenenti disposizioni di delega, già indicativo, può essere ulteriormente avvalorato guardando alle disposizioni di delega approvate in ciascuna legislatura, cioè alle deleghe effettivamente conferite al Governo ed alla loro attuazione. Nella tabella 13 si dà conto – limitatamente alle ultime tre legislature – delle disposizioni di delega e dei decreti legislativi complessivamente adottati nel corso di ciascuna legislatura, indicando i decreti emanati in forza di disposizioni di delega approvate nelle legislature precedenti, a testimonianza del fatto che molte deleghe, soprattutto per quanto riguarda l’adozione di decreti legislativi integrativi e correttivi, trovano attuazione nell’arco di più legislature. 199 VALERIO DI PORTO TABELLA 13 Decreti legislativi adottati Legislatura Leggi delega Disposizioni di delega (di cui derivanti da norme di delega approvate in precedenti legislature) XIII XIV XV 58 44 12 516 712 160 378 (73) 288 (52) 110 (88) Il dato relativo alla XV legislatura è eclatante: in una legislatura durata appena due anni il peso percentuale dei decreti legislativi emanati in forza delle deleghe conferite nel corso della legislatura è molto ridotto rispetto ai decreti derivanti da norme di delega risalenti a passate legislature: i primi sono appena un quinto del totale. La tabella 14 riguarda un ultimo aspetto: l’incidenza dell’attuazione del diritto comunitario nei processi di legislazione delegata. È indubbio che la crescita esponenziale della legislazione delegata sia dovuta ad almeno due fattori: uno politico-istituzionale descritto più sopra nel presente paragrafo; l’altro legato al modello di attuazione del diritto comunitario adottato con la «legge La Pergola», basato sulla delega legislativa. TABELLA 14 Legislatura Disposizioni di delega XIII XIV XV Totale 0.516 0.712 0.160 1.388 Disposizioni di delega riguardanti l’attuazione del diritto comunitario (tra parentesi la percentuale sul totale) 288 495 108 891 (55,8%)0 (69,5%)0 (67,5%)0 (64,19%) Decreti legislativi riguardanti l’attuazione del diritto comunitario adottati (e percentuale sul totale) 145 (38,3%)0 158 (54,8%)0 082 (74,5%)0 0387 (47,61%) Il peso percentuale delle disposizioni di delega concernenti l’adempimento di obblighi comunitari e dei relativi decreti legislativi sarebbe sufficiente già da solo a misurare il grado di integrazione tra ordinamento comunitario ed ordinamento nazionale. Dalla tabella si 200 IL FILANGIERI - QUADERNO 2007 evince infatti tutta la rilevanza delle esigenze di collegamento con l’ordinamento comunitario soddisfatte con il meccanismo della delega. Se si guarda ai decreti legislativi emanati, si arriva, nella XV legislatura, ad un dato percentuale altissimo: i tre quarti dei decreti riguardano l’attuazione del diritto comunitario. È un dato spiegabile anche con la brevità della legislatura, che non ha consentito di dare attuazione alle deleghe aventi esclusiva attinenza con l’ordinamento interno. 9. Conclusioni. Mi auguro che la quantità e la complessità dei dati forniti non abbia celato più di quanto abbia svelato su una evoluzione della produzione normativa che corrisponde ad una ricollocazione del Parlamento nel sistema istituzionale parallela ad un (implicito) mutamento della forma di governo che si consuma nel passaggio dalla «prima» alla «seconda Repubblica». È un mutamento chiaramente percepibile nei dati sulla produzione normativa esposti nelle tabelle 10 e 11, i quali aprono anche uno squarcio sulla varietà degli strumenti normativi per lo più di rango primario a disposizione del Governo, forse non sempre valorizzata come dovrebbe, anche in comparazione con le esperienze straniere. Il Governo ha la possibilità di adottare atti con valore di legge immediatamente efficaci seguendo un percorso che investe il Parlamento soltanto a posteriori, quando l’atto già dispiega i propri effetti (decreti-legge) ovvero a priori, attraverso la legge di delegazione e il parere (eventuale ma spesso previsto) sugli schemi dei decreti legislativi. Il Parlamento ha dimostrato la capacità di sapersi ricollocare in un sistema nel quale la legge di stampo tradizionale ha perso di ruolo fin quasi a scomparire, partecipando ai processi decisionali non più in una posizione centrale ma in una laterale. La nuova collocazione non gli impedisce, anche attraverso la saldatura tra le diverse funzioni – legislativa, di controllo e di indirizzo – di concorrere a decisioni sempre più complesse e talora precarie, che occupano frequentemente uno spazio variabile tra fonti comunitarie e fonti regionali, nelle quali il Parlamento mantiene il potere di decidere attori e procedure della decisione.