- Maps in Literature

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Os, Amoz (1939 -)
Conoscere una donna, Feltrinelli, 2000
[To know a woman, 1989]
[Abstract [dalla IV di copertina] Yoel è un uomo del servizio segreto israeliano. Ha imparato la
sottile arte dell’ascoltare, del guardare e dello scoprire. Dopo la morte della moglie in un
incidente, si ritrova solo di fronte a una realtà ben altrimenti misteriosa: chi era veramente sua
moglie Ivria, su quali segrete complicità si basava il loro rapporto? E ancora: di che pasta è fatta
sua figlia, come provare a capirla e venirle incontro? […] ]
[82] […] Quando la bambina fu più grande, Yoel inizio a portarla con sé in lunghi viaggi sulla carta
geografica del mondo che le aveva comprato a Londra, e che aveva appeso sopra a quello che era
stato il suo letto. Quando poi arrivavano in una città, per esempio ad Amsterdam, stendeva sul letto
una piantina particolareggiata della città per andare insieme alla figlia a visitare musei, a navigare
per i canali, e a vedere gli altri luoghi interessanti. E da lì partivano alla volta di Bruxelles o di
Zurigo, e qualche volta si spingevano fino in America latina.
La scatola nera, Feltrinelli, 2002.
[Qufsah Shehorah, 1987]
[Abstract (dalla II di copertina): Alec e Ilana non si parlano da sette anni. Il divorzio è stato brutto,
le emozioni in gioco crudeli. […] Alec e Ilana hanno un figlio Boaz, disconosciuto dal padre […].
Boaz è ormai un adolescente irrequieto […]. Ilana, dopo anni di silenzio, scrive ad Alec per
chiedergli aiuto […]
[200-201] […] Si ferma a chiacchierare con sua figlia. Tenta di insegnarle a giocare a cinque pietre.
Le mette al polso il suo orologio. Poi prosegue nel suo cammino inventariando e catalogando a
mente le ombre di infanzia e giovinezza: […] Qui aveva conquistato con spilli e frecce la mappa
dell’Europa occidentale.
[211] […] Il bambino non imparò a parlare fino a cinque anni circa. Forse non si era impegnato
[…].
Per ore e ore, da solo, traversava il mare (Atlantide, Shangrila, Eldorado) su un’altalena che gli
aveva fatto in giardino […].
Dieci desolanti anni scontò quel bambino più alto di tutti ma esile e ossuto come un beduino, nella
classe di Monsieur Markovitch nel villaggio. Sempre nell’ultimo banco. Puntiglioso nel fare il suo
dovere ma separato da tutti dentro il suo ostinato cerchio di solitudine. Leggeva da solo in silenzio.
Anche durante l’intervallo. Studiava a memoria le pagine dell’atlante.
Michael mio, Feltrinelli, 2001
[My Michael, 1968]
[216-218] Yair prova un interesse tutto particolare per due cose: la guerra d’indipendenza e la rete
dei trasporti pubblici.
Sul primo argomento la sua fonte di informazioni è Michael. Questi, puntando il dito sulla cartina,
indica le zone di guerra e, aiutandosi con bastoncini e sassi, traccia piani di battaglia: gli arabi sono
là, e noi siamo qui. Loro cercano di penetrare da questa parte. Noi li prendiamo alle spalle qui.
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[…]
Per Yair la guerra è un gioco estremamente complesso, un mondo affascinante, governato da una
logica perfetta. Per Yair, come per Michael, il tempo non è che una successione di tanti quadretti su
una carta millimetrata che serve da sostegno a linee e forme.
[…]
Un’altra cosa che trovava molto interessante era la rete urbana degli autobus, la complessità delle
linee che si diramavano nelle diverse direzioni, lo affascinava e gli procurava un piacere
indescrivibile: le distanze delle fermate, le coincidenze, la concentrazione delle linee nelle vie
principali, i collegamenti con la periferia …
[…]
Un’immagine. Mio figlio e mio marito spiegano sulla scrivania un’immensa carta geografica e in
pochi minuti vi appuntano numerosi spilli colorati, seguendo uno schema che a loro sembra molto
chiaro, ma che a me dà l’impressione di essere completamente caotico.
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