Figli e tossicodipendenza
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Figli e tossicodipendenza
FIGLI E TOSSICODIPENDENZA I recenti dati epidemiologici attestano che generalmente il numero di individui adulti, tossicodipendenti o alcolisti, che sono genitori e che fanno accesso alle unità funzionali specialistiche delle varie ASL (Ser.D.) sono in aumento; infatti il fenomeno delle dipendenze patologiche sta mutando di pari passo con la mutazione complessiva del nostro sistema sociale, tanto che la “normalizzazione” del disagio è tale per cui il tossicodipendente riesce, più del passato, ad evitare a lungo la marginalità che fino a qualche anno fa è stata quella tipica del “tossico”. Del resto, però, anche le problematiche alcolcorrelate appaiono in aumento e stanno emergendo all’attenzione dei clinici in età molto più precoci di quelle a cui eravamo abituati fino a qualche anno fa. Rilevati questi elementi, il fenomeno dei genitori affetti da dipendenza patologica, oltre che sottolineare sempre di più l’importanza di trattamenti efficaci e precoci, solleva il quesito per il quale diviene fondamentale interrogarci anche su quali strategie complessive possano essere messe in atto proprio a tutela dei minori figli di genitori alcolisti o tossicodipendenti. La tossicodipendenza, così come l’alcolismo, è una condizione patologica sicuramente con cause multifattoriali (sociali, psicopatologiche, ambientali) che determina, nel tempo, una modificazione del complesso della personalità dei pazienti anche oltre al periodo di effetto della sostanza; infatti i pazienti iniziano a mostrare gradualmente atteggiamenti sempre più strutturati di menzogna, di manipolazione, di “passività”, di congelamento della funzione della volontà intesa come attitudine alla libera scelta; proprio il progredire di tali atteggiamenti, che divengono parte integrante del complesso di personalità, comporta il fatto che non è più sufficiente che il paziente interrompa l’assunzione della sostanza ma diviene fondamentale intavolare un percorso di “rieducazione” secondo parametri maggiormente funzionali ed adattivi. Il quadro complessivo degli atteggiamenti tipici di coloro che vivono una condizione di tossicodipendenza non va scambiato con un giudizio di merito su quello specifico individuo né tantomeno qualifica direttamente un tossicodipendente come “cattivo genitore” ma diviene, purtroppo, una costellazione di caratteristiche che andranno a breve a definire una sorta di “subpersonalità tossica” che gradualmente “inquina” anche le funzioni “sane” compresa, ovviamente la capacità accuditiva, in funzione della quale l’astensione dall’uso e la sobrietà rappresentano solo il primo passo del cammino di recupero. Gli strumenti e le strategie di terapia delle dipendenze patologiche sono innumerevoli e, ad oggi, potenzialmente efficaci, se non che, proprio per il fatto che la dipendenza ha cause multifattoriali e sintomatologie complesse sul piano delle varie aree di funzionamento dell’essere umano, anche il percorso terapeutico e di recupero richiedono spesso la sinergia di molti attori ed elementi diversi, cosa che spesso determina ritardi o, purtroppo, talvolta, fallimenti. In questa cornice complessiva, però, se la dipendenza patologica non può essere scambiata con un giudizio personale né tantomeno come un “vizio” di cui incolpare l’individuo ma deve essere vista come una condizione patologica, anche cronica, sulla quale intervenire, è altrettanto vero che il minore debba essere tutelato rispetto agli effetti ed alle conseguenze che la patologia del genitore, seppur in maniera involontaria, fa ricadere su di lui; tradotto in altri termini, ritengo che se la dipendenza patologica si possa, in estrema sintesi, pensare come la perdita transitoria o definitiva della propria capacità di scegliere liberamente, allora anche la “responsabilità genitoriale”, ovvero la capacità del genitore di scegliere consapevolmente gli elementi che comporranno la vita del figlio nel suo supremo interesse, venga senza dubbio influenzata. Quando il Tribunale per i Minorenni, attraverso i Servizi specialistici ed i vari operatori, apre un fascicolo a tutela di un minore figlio di genitori tossicodipendenti o alcolisti, si pone il quesito principale di quale ricaduta abbia la condizione patologica del genitore sul figlio e quali interventi possano essere messi in atto per recuperare la capacità dell'adulto di essere tale a tutti gli effetti. Ancora ad oggi, purtroppo, però, l'idea collettiva è quella di un Tribunale che porta via i figli dalle proprie famiglie, per cui il sommerso di minori potenzialmente in condizioni di pregiudizio è ancora troppo elevato e capita spesso che le segnalazioni arrivino quando ormai il disagio del nucleo, e quindi dei minori stessi, ha già raggiunto, purtroppo, evidenze manifeste. Inoltre ciò che caratterizza la terapia della dipendenza patologica, forse in misura maggiore di qualsiasi altra forma di disagio, è proprio la gradualità del percorso in un tempo che è difficilmente prevedibile ma che sicuramente ha varie fasi di cui l'astinenza dall'abuso della sostanza è solo un primo passo; dopo l'astinenza, fisica e psicologica, infatti, si apre la riabilitazione personale, la ricostituzione di una rete sociale positiva ed il suo inserimento in essa... insomma, il percorso del paziente tossicodipendente, è un viaggio complesso da seguire in ogni sua tappa, con vari ostacoli il cui superamento richiede un tempo che difficilmente è definibile in “mesi”. In molti anni di esperienza in comunità ho assistito e partecipato, secondo vari ruoli, ad innumerevoli viaggi di questo tipo ed ognuno è sempre stato diverso dall'altro; i traguardi, anch'essi, sono stati in alcune occasioni drammatici ma in altri assolutamente meravigliosi tanto da rendere gli individui che li raggiungevano delle vere e proprie risorse collettive; rimane il fatto, però, che ciascuno di questi percorsi ha richiesto un tempo del tutto soggettivo e partecipazione attiva. Ogni volta che mi è capitato di accompagnare un genitore in questo viaggio, ovviamente le implicazioni sono state ancora più ampie anche perché l'alleanza terapeutica con l'adulto porta facilmente ad una sorta di giustificazione e “tolleranza” che troppo spesso in realtà rischia di andare a discapito dei figli. Ecco allora il ruolo insostituibile del Tribunale per i Minorenni, un'istituzione che attraverso le proprie eccellenze ed un'esperienza specifica, contribuisce a mantenere il fuoco dell'attenzione fisso proprio sui bambini, contribuendo affinché, da una parte, possano tornare a godere in maniera stabile e definitiva dei propri genitori capaci di svolgere questo ruolo interamente, ma che, dall’altra, ha lo scopo anche e soprattutto di tutelarli rispetto a tutti gli ostacoli, gli scossoni ed i sacrifici che un percorso di recupero dalla dipendenza determina negli adulti. Interventi come l'affidamento al Servizio Sociale, i mandati per l'attivazione di azioni psicoeducative e sociali fino addirittura ad arrivare a progetti di affidamenti intra ma anche eterofamiliari, sono gli strumenti di cui il Tribunale si serve per salvaguardare il diritto supremo alla crescita di ogni bambino ma che divengono anche un elemento attraverso cui il viaggio del genitore continui ad essere accompagnato, seguito ed agevolato fino al suo, auspicabile, ritorno in famiglia. Se adeguatamente presentato e gestito, l’intervento del Tribunale per i Minorenni diviene anche un’occasione per il genitore di consapevolezza e di attivazione in funzione del proprio benessere. Non sempre, però, le storie hanno un lieto fine e non sempre i tempi di cura dell'adulto corrispondono in maniera efficace con le necessità di sviluppo dei figli e, allora, in alcuni di questi casi, nonostante la presenza fisica dei genitori nella vita dei figli minorenni, si può arrivare a formalizzare la mancanza di “maturità genitoriale” e quindi un'assenza di responsabilità genitoriale, intesa come l'attitudine a rispondere alle esigenze individuali del bambino anche al di là dei suoi bisogni primari di nutrimento; tutto questo può configurarsi come una sorta di “assenza genitoriale” tale per cui si può addirittura arrivare ad una pronuncia di adottabilità del minore stesso (vedi, ad esempio, sentenza della Corte di Cassazione n° 17711/2015). Al di là degli esiti, però, delle varie storie di vita, rimane certo che la tossicodipendenza, così come l’alcoolismo, siano condizioni che generano profonde ferite in ciascun membro del nucleo familiare e a maggior ragione nei figli che, spesso, per ragioni di sopravvivenza psicologica, devono crescere prima del tempo, si assumono il ruolo di genitori, conoscono la paura e la sfiducia verso se stessi e verso gli altri. I bambini e le bambine vanno tutelati non “contro” i propri genitori ma solo a favore dei loro diritti: il diritto di crescere, avere una famiglia degna di questo nome e godere della protezione, l’educazione e la cura di genitori capaci di svolgere questo meraviglioso compito; alla luce di questo, osservare, guidare ed agire in direzione della “cura” dei genitori tossicodipendenti diviene una necessità proprio affinché quei bambini possano tornare a godere di ciò che li farà crescere come individui completi. FRANCESCO ZARRO