Bish Bosch, l`ultima follia di Scott Walker
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Bish Bosch, l`ultima follia di Scott Walker
Bish Bosch, l’ultima follia di Scott Walker di ANTONELLA BELLIFEMINE Scott Walker è uno di quegli artisti che in Italia ancor oggi, dopo più di 40 anni di carriera, sono in pochi a conoscere. Eppure è già leggenda, un intoccabile della musica contemporanea. Classe ’43, da ragazzo fu teen idol della televisione americana ed in seguito pop star con il trio The Walker Brothers, scalando le classifiche inglesi e arrivando all’apice del successo nel ’66. 1/3 Bish Bosch, l’ultima follia di Scott Walker Negli anni ’70 inizia la metamorfosi: intraprende la carriera da solista e sforna dischi importanti avvicinandosi alle liriche dello chansonnier esistenzialista francese Jacques Brel, curandone gli adattamenti in inglese. Seguono gli esiti sperimentali e più radicali sulla scia delle lezioni di Cage e Stockhausen negli anni ’80. Un percorso artistico caratterizzato da risultati diversissimi tra loro, da crooner scanzonato a songwriter impegnato fino agli anni della ricerca sonora. È uscito pochi giorni fa il suo ultimo lavoro, Bish Bosch, che chiude una ipotetica trilogia, iniziata con Tilt (’95) e continuata con The Drift (’06), dal corto circuito alla deriva al disorientamento agghiacciante di quest’ultimo disco. Un disco quasi ogni 10 anni, impensabile oggi una mossa del genere, rende l’idea del distacco di quest’uomo dal mondo intero. Impossibile inquadrare il disco in un genere, c’è da slogarsi il cervello. Ovviamente siamo nel campo delle avanguardie musicali e della sperimentazione estrema, dove trovano posto chitarre distorte, squilli di trombe e fiati inquietanti, rumori vari che si alternano improvvisamente a lunghi silenzi, a vuoti che diventano metafore sull’incapacità di dire, orchestre e percussioni tribali. La voce baritonale di Walker diventa un recitato teatralmente cupo e delirante. Scordatevi la melodia, la forma canzone tradizionale non esiste. Esistono invece brani lunghissimi di 9 o addirittura 20 minuti. La sua scrittura è coltissima e ricercata, lucida e farneticante allo stesso tempo; ogni parola è un gioco di rimandi, suggestioni e allucinazioni, come il titolo del disco per esempio, che richiama l’enigmatico pittore olandese del 15° secolo Hyeronimous Bosch, la cui opera più famosa, il trittico Giardino delle delizie, rappresenta nel pannello di destra l’Inferno Musicale. Qui gli strumenti musicali sono utilizzati come strumenti di tortura. Il Bish che richiama il termine inglese “bitch”, ovvero strega, si fonde al nome del pittore, in una unione che richiama una donna artista, l’eterno femminino che mitologicamente include il tutto in sé, come le statuette delle grandi madri neolitiche. Ma nello slang inglese, bish bosch significa pure “lavoro concluso”. Un’impresa anche solo spiegare le suggestioni del titolo, per questo si può dare soltanto 2/3 Bish Bosch, l’ultima follia di Scott Walker qualche indicazione sui testi di questo album che sono tante piccole e grandi storie. Dal villaggio tirolese di Sterzing, noto come rifugio di criminali di guerra nazisti dopo la seconda guerra mondiale, si passa all’esecuzione del presidente romeno Nicolae Ceausescu e di sua moglie, dalle contraddizioni bibliche alle angosciose figure simboliche del Ku Klux Klan, Donald Rumsfeld, Ronald Reagan, Mikhail Gorbachev, Papa Giulio II, alle metafore prese dalla medicina e dalla biologia molecolare. SDSS 1416+13B (Zercon, a flagpole sitter) è un brano lunghissimo che accomuna due storie di nani bruni, il primo Zercon, nano Moro che intratteneva i banchetti della corte di Attila, re degli Unni, la seconda è un corpo sub-stellare, scoperto di recente, noto come “nana bruna”. L’ascolto di questo disco si può paragonare ad un viaggio onirico, in una tensione costante sempre sull’orlo del baratro, tra nichilismo ed esplosioni di emozioni. È un lavoro ermetico, denso, elitario, per niente democratico. Non è un disco di questi tempi, viene da un altro mondo ed è frutto di un semidio. Non raggiungerà mai neanche l’ultimo posto delle classifiche e ci vorranno centinaia di ascolti e mesi interi per sviscerarlo. Un’esperienza al limite del trance che appagherà chi avrà voglia di addentrarsi nel magma oscuro e affascinante con Walker nei panni del traghettatore. 3/3