Allevatore Cremonese 2006

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Allevatore Cremonese 2006
Trimestrale
tecnico-economico
dell’Associazione
Provinciale Allevatori
Anno XVI - N. 3/2006
Tiratura 4.000 copie - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB Cremona
sommario
sommario
Nella foto:
“due chiacchiere al pascolo”.
Editoriale
Solo nel rinnovamento vinceremo le sfide di domani
5
Riccardo Crotti
Attualità
Programma convegni 2006
Rintracciabilità: storia e ultimi sviluppi…
Planimetria della Fiera
6
12
49
Domenico Osta
Tecnica
Le buone pratiche di mungitura
Buona gestione dei reflui zootecnici.
14
46
Tecnici SATA bovini, Marco Panice
16
Tecnici SATA bovini
Direzione, redazione, amministrazione:
Via Bergamo, 292 - 26100 Cremona
Tel. 0372.419311
Stampa: FANTIGRAFICA
Via delle Industrie, 38 - Cremona
Tel. 0372.416701
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Pietro Rizzi
Suini
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Il lavoro svolto dalla Sez. Suini di Cremona
Misurazione del grasso dorsale nelle scrofe
e scrofette
Direttore responsabile:
GIOVANNI TAGLIAFERRI
Progetto Grafico: UP - STEFIGRAF
Siamo stati a casa di...
Antonioli Libero e Gianluigi
nell’Azienda di via Brancere a Gerre de’ Caprioli
Rinaldi Carlo e Paolo
nell’azienda S. Eurosia a Formigara
Vailati Mario e Walter
nell’Azienda di via Melotta a Soncino
Editore:
ASSOCIAZIONE PROVINCIALE ALLEVATORI
Via Bergamo, 292 - 26100 Cremona
Tel. 0372.419311
Coordinatore:
PIETRO RIZZI
Gestione e salute
Principi per il controllo delle mastiti cliniche
Trimestrale tecnico-economico
a distribuzione gratuita
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Registrato al Tribunale di Cremona
in data 1-4-1988 al N. 207 del Registro Stampa
Andrea Muselli, Carlo Pedretti, Paolo Crotti, Stefano Fioni
Le Aziende informano
Un hangar per il benessere di tutti gli animali
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Tiratura 4.000 copie
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in
abbonamento postale - 70% - DCB Cremona
Benvenuto e complimenti!!!
Siamo lieti di dare il benvenuto agli
allevatori che hanno aderito all’APA
nel periodo tra il 1/4/2006 ed il
13/10/2006:
SATA BOVINI
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n. 3 OTTOBRE 2006
Lazzarini Elio, Giuseppe e Gianluigi s.s.
Casc. Ferramosa - Romanengo
Tedoldi Antonio e Attilio s.s.
Via Provinciale, 15 - Sergnano
Poletti Fratelli s.s.
Via Turna, 19 - Palazzo Pignano
Babbini Gaudenzio e Marco
Via Cipollaie Sopra, 10 - Ostiano
Soc. Agr. Zanesi Battista e Rinaldo
Casc. Respaglie - Romanengo
Agricola Dosso Pallavicino s.s.
Az. Dosso Pallavicino - Cicognolo
Fusar Imperatore Franco e Fabio
Az. Ronchi - Romanengo
Lanzanova Giorgio e Luca s.s.
Via Infonteno, 9 - Soncino
Ferri Angelo
Via Martiri di Guerra, 11 - Olmeneta
Invernizzi Natalino
Loc. S. Giorgino - Rivolta d’Adda
SATA SUINI
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Via Ala Ponzone, 8
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Tel. 0372/499811
Vailati Facchini Gianantonio
Az. Comellini - Crema
Az. Agr. La Rocca
C.na Campagnole - Scandolara Ripa d’O.
Invernizzi Roberto
C.na Patrik - Crema
Ufficio Zona CREMONA
Via D. Ruffini, 28
Tel. 0372/435620
SATA OVICAPRINI
Ufficio Zona CREMA
Via del Macello, 34/36 Tel.
0373/256501
Az. Agr. Strada Giovanni Pietro
Via Barni, 35 - Dovera
Carminati Pierino
Via Miglioli, 16 - San Bassano
CONTROLLI FUNZIONALI BOVINI LATTE
Ufficio Zona SORESINA
Via Matteotti, 12
Tel. 0374/342329
Ufficio Zona CASALMAGGIORE
Via Cairoli, 3
Tel. 0375/42132
Az. Agr. Cappelli Gian Luigi, Giuseppe
Az. Cappelli - Offanengo
Tenca Renzo, Giuseppe, Dino s.s.
Casc. Bruciata - Casalmaggiore
Dalledonne Alberto e Galli Maria Luisa
Casc. Caselline - Stagno Lombardo
Editoriale
Solo nel rinnovamento
vinceremo le sfide
di domani
gestire la nostra azienda sotto tutti gli aspetti legislativi, economici e sanitari. Il contesto nel quale ci troviamo ad operare evolve in continuazione
e con esso cambiano le richieste che ci vengono
fatte; è per questo che la strategia vincente deve
esser quella di rimanere al passo coi tempi, sapendo sempre rinnovare le produzioni, pur nel rispetto delle nostre caratteristiche e delle nostre
peculiarità.
Bisogna aggredire il mercato per essere un passo avanti rispetto ai nostri concorrenti; dobbiamo
esser capaci di scelte forti e coraggiose, che certamente comporteranno una dose aggiuntiva di responsabilità e un crescente impegno quotidiano,
ma che alla lunga daranno i risultati sperati.
Certo questa è una grande sfida, ma rappresenta il nostro futuro: è perseguendo questa strada
che potremo, tra dieci anni o più, ritrovare in Fiera
le nostre attrezzature, i nostri animali e le nostre
produzioni.
L’augurio che faccio a questa manifestazione è
che sia per noi allevatori da stimolo e banco di prova, in modo che Cremona continui ad essere lo
snodo commerciale ed economico non solo per il
nostro territorio, ma anche in ambito nazionale ed
internazionale.
Il presidente dell’APA di Cremona
Dr. Riccardo Crotti
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n. 3 OTTOBRE 2006
Siamo pronti anche quest’anno a dare il benvenuto alla nostra Fiera, tradizionale appuntamento che fa di Cremona la capitale della zootecnia. Come sempre questa manifestazione vede
la partecipazione di tutti gli operatori del settore e
deve quindi rappresentare un momento di confronto onesto e franco sui temi più caldi all’ordine del
giorno, quali ad esempio l’annosa questione del
prezzo del latte alla stalla; il dialogo tra i diversi attori in gioco può e deve giovare al nostro settore,
in grande difficoltà da ormai troppi anni.
Questo appuntamento è una grande vetrina in
cui fanno bella mostra di sé i nostri animali, la nostra genetica e i prodotti che ne derivano. Altro
grande merito è anche quello di far promozione, di
creare nuove opportunità economiche e di mostrare le eccellenze delle nostre aziende e del nostro
territorio in ambito zootecnico.
La Fiera è l’occasione da sfruttare per rinnovare la nostra volontà di “fare sistema” e di affrontare uniti le continue sfide nazionali, europee e
mondiali, che ci vengono proposte. Prendiamo a
modello altri settori produttivi, come ad esempio il
tessile: la coesione e la volontà di costruire un
fronte comune hanno permesso di mantenere
competitività e di raggiungere importanti risultati
economici.
Noi allevatori dobbiamo esser sempre più attenti alla ricerca, aperti a nuovi modi di operare e
Attualità in Fiera
n. 3 OTTOBRE 2006
6
GIOVEDÌ 26 OTTOBRE
Sala Stradivari - ore 9,30
Febbre Q: una zoonosi dimenticata
Relatori: Dott. Philippe Arzul, NBVC Francia Dott. Annie Rodolakis, INRA - Francia
Nel pomeriggio:
Le diaree neonatali del vitello: diagnosi
in campo e di laboratorio e loro trattamento
Relatori:
Dott. Loris Alborali (IZS Lombardia-Emilia Romagna, sede di Brescia)
Dott. Marco Colombo (Med. Vet. LP,
Milano)
Organizzazione: Sivar
Sala Zelioli Lanzini - ore 9,30
Chimica dell’ozono, omeopatia e fitoterapia: come trovare soluzioni naturali in
alternativa alle cure convenzionali per la
salute e il benessere animale
Relatori: Prof. Giorgio Masoero, Istituto
Sperimentale Zootecnia SOP Torino Dott.
Programma convegni 2006
Franco Tanzi, Medico veterinario
Moderatore: Ing. Fausto Baresi
Organizzatore: Associazione Tecnico
Scientifica Anno Zero/Diorama In collaborazione con: CNRA - Centro Nazionale
Ricerche Agricoltura
Sala Monteverdi - ore 9,30
Dairy Comp SATA: software del Sistema
Allevatori all’avanguardia per il miglioramento della gestione dell’azienda da
latte
Apertura lavori: Aldo Deias, Dirigente
Unità Organizzativa Interventi per le Imprese e Politiche di Diversificazione delle Produzioni Relatori: Paola Amodeo,
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mondo, porta la sua vastissima gamma di ricambi vicino al cliente attraverso i suoi concessionari e i tecnici del
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Specialista SATA Settore Alimentazione
Marino Pini, Specialista SATA Settore
Veterinaria Guido Ongaro, Direttore Italservice L’esperienza di un allevatore
Organizzatore: SATA Bovini
Sala Zelioli Lanzini - ore 14.00
Condizionalità 2007: dalle regole alla
competitività sostenibile
L’agricoltura e sostenibilità nella PAC
Giorgio Bonalume, Vicario Direzione Agricoltura Regione Lombardia
Condizionalità: le novità 2007
Mery Pampaluna, Direzione Agricoltura
Regione Lombardia
Il benessere animale
Gioia Valtorta, Direzione Sanità Regione
Lombardia
Rintracciabilità e pacchetto igiene
Filippo Castoldi e Marianna Garlanda, Regione Lombardia
Nitrati: cosa cambia per gli agricoltori
Vitaliano Peri
Come e quando si controlla la condizionalità
Federico Giovanazzi, Organismo Pagatore Regione Lombardia
L’autocontrollo: uno strumento per l’agricoltore
Alberto Tenconi, Provincia di Lodi e Giorgio Provolo, UniMi
La sfida della consulenza: condizionalità
e imprenditorialità
Melinda Monti, CIA
Moderatore: Giorgio Bonalume
Organizzatore: Regione Lombardia
Sala Guarneri del Gesù - ore 14,30
Forum di aggiornamento sulla Microbiologia e sull’Igiene Alimentare
Microrganismi indici e indicatori di igiene alimentare
Prof. Carlo Cantoni, Università degli Studi di Milano
Metodi alternativi per la ricerca dei microrganismi e della loro vitalità
Prof. Antonello Paparella, Università degli Studi di Teramo
Sorveglianza delle infezioni da E. coli
0157 e altri E. coli verocitossina-produttori (VTEC) in Italia
Dr. Alfredo Caprioli, Dipartimento di Sa-
Previsti interventi programmati di dirigenti del MIPAAF e delle Organizzazioni professionali agricole
Organizzatore: Unalat In collaborazione
con: Ismea, Crpa, e Confcooperative Cremona
n. 3 OTTOBRE 2006
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nità Alimentare e Animale, Istituto Superiore di Sanità - Roma
Strategie diagnostiche in contesti produttivi
Prof. Franco Ottavini, Università degli
Studi di Torino
Aggiornamenti in biologia molecolare nella diagnostica microbiologica
Prof. Pier Sandro Cocconcelli, Istituto Microbiologia, Università Cattolica del sacro
Cuore - Piacenza
Organizzatore: CremonaFiere e AITA
(Associazione Italiana Tecnologia Alimentare)
VENERDÌ 27 OTTOBRE
Sala Stradivari - ore 9,00
La mastite bovina da Prototheca zopfii
La mastite bovina da Prototheca zopfii,
patologia emergente?
Dott. Luigi Bertocchi, Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lombardia e Emilia-Romagna, Brescia
Criteri di biosicurezza nelle aree critiche
degli allevamenti da latte
Dott. Davide Borella, Ecolab Italy, Food
& Beverages Division
Organizzatore: Ecolab S.p.A.
Sala Monteverdi - ore 15,00
Dai costi di produzione al pagamento del
latte a qualità
Apertura lavori: Ernesto Folli, presidente
Unalat Saluti: Antonio Piva, presidente
CremonaFiere Relatori:
Fabio del Bravo, Ismea Eugenio Corradini, Crpa Alberto Menghi, Crpa
Sala Zelioli Lanzini - ore 9,30
Produrre latte in Lombardia: vincoli, opportunità, strumenti di intervento
Apertura lavori: Giorgio Bonalume, Direzione Generale Agricoltura Regione Lombardia Le tendenze sul mercato internazionale
Claudio Soregaroli, Istituto di Economia
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PALAZZANI & ZUBANI SpA
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agro-alimentare, Università Cattolica del
Sacro Cuore - Cremona
La dinamica dei prezzi e dei costi alla luce della nuova PAC
Roberto Pretolani, Dipartimento di Economia e Politica Agraria, Agroalimentare
e Ambientale, Università degli Studi di Milano
L’evoluzione strutturale delle aziende
Daniele Rama e Claudia Panciotti, Istituto di Economia agro-alimentare, Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e di Cremona
Lo stato della filiera in Lombardia
Renato Pieri, Istituto di Economia agroalimentare, Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza
La qualità del latte lombardo
Giorgio Varisco, Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia
L’impegno degli allevatori per migliorare
la gestione aziendale
Massimo Battaglia, Associazione Regionale Allevatori
Le politiche di intervento della Regione
Lombardia
Giorgio Bleynat, Direzione Generale Agricoltura Regione Lombardia Conclusioni:
Sandro Diego Cioccarelli
Organizzatore: Regione Lombardia
Sala Guarneri del Gesù - ore 9,30
2°Diary.it, non solo latte: i prodotti funzionali & pre/biotici
Quali aspetti nutrizionali e salutistici devono avere i prodotti funzionali?
Prof. Giulio Testolin, Dip. Nutrizione Umana, Università degli Studi di Milano
La verifica dei claim funzionali: casistica
e metodologie
Prof. Lorenzo Morelli, Dr.ssa Marina Elli,
Ist. Microbiologia, Università Cattolica del
Sacro Cuore - Piacenza
Componenti e ingredienti funzionali in alimenti a base di latte
Dr.ssa Laura Pizzoferrato, Ist. Naz. per la
Ricerca sugli Alimenti e la Nutrizione - Roma
Actimel: sviluppo e realizzazione di un prodotto leader di mercato
Dr. Salvatore Castiglione, Dir. Ass. Qualità e Sicurezza, Danone Italia
Sviluppo di bevande a base di latte arricchite in peptici bioattivi
Prof. Marco Gobbetti, Dr. Marco Minervini, Dipl. Prod. Piante e Microbiologia Applicata, Università degli Studi di Bari
Sala Monteverdi - ore 9,30
La mungitura meccanica e le nuove normative internazionali
Introduzione al convegno: Caterina Cremonesi Gli impianti di mungitura in Lombardia: stato attuale riferito ad alcune province e azioni future
Lucio Zanini, SATA bovini, Specialista
qualità latte APA Como
gione Lombardia Dante Fasolini, ERSAF
Pierpaolo Guerra, AGRSIAN Paolo Pizziol,
JRC - Ispra Rappresentante Parco Sud Milano
Organizzatore: Regione Lombardia
n. 3 OTTOBRE 2006
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Cosa cambia con le nuove normative ISO:
ovvero, la mungitura per il terzo millennio
Franco Sangiorgi, Istituto di Ingegneria
Agraria, Università degli Studi di Milano
Le fluttuazioni del vuoto all’interno del
gruppo di mungitura, ottimizzare l’efficienza e migliorare la mungitura
Edmond Harty, Diarymaster, Kerry - Irlanda
La produttività degli impianti di mungitura
Eddie O’Callaghan, Teagasc, Moorepark
Research Institute, Irlanda
Organizzatore: Brevetti Francesco Cremonesi S.p.A.
Sala Amati - ore 10,00
Dai controlli al governo del territorio
Introduzione: Giuliana Cornelio Relatori:
Sergio Zaninelli, Università Cattolica del
Sacro Cuore - Milano Roberto Laffi, DG
Territorio e Urbanistica Regione Lombardia Marco Montagna, DG Agricoltura Re-
Sala Stradivari - ore 15,00
Coltivare l’Energia: la nuova fonte di reddito
Organizzatore: Confcooperative, Fedagri,
Banca Monte dei Paschi di Siena
Sala Zelioli Lanzini - ore 15,00
Il trasporto animale
Relatori:
Giuseppe Licitra, Presidente AIVEMP, direttore area di sanità pubblica veterinaria ASL 7 Ragusa Mauro Saracco, veterinario dirigente UIVAC Torino Andrea Verme, medico veterinario, Torino
Organizzatore: AIVEMP In collaborazione
con: SIVAR, ASL di Cremona e Ordine dei
Medici Veterinari di Cremona
Sala Guarneri del Gesù - ore 15,00
Conoscere la diversità genetica per migliorare le produzioni zootecniche
Relatori:
Dr. Bianca Mo’ioli, CRA - Istituto Sperimentale per la zootecnia, Monterotondo
Dr. Francesco Napoletano, CRA - Istituto
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la qualità al servizio dell’agricoltura
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Sperimentale per la zootecnia, Monterotondo Prof. Alessio Valentini, Università
della Tuscia, Viterbo Dr. Giovanna Contarini, CRA-Istituto Sperimentale Lattiero Caseario, Lodi Dr. Andrea Ghiselli, Istituto
Nazionale per la Nutrizione, Roma Prof.
Francesco Greppi, Istituto Sperimentale
Lazzaro Spallanzani, Milano Rappresentante dell’industria lattiero-casearia Moderatore: Riccardo Crotti, presidente APA
Cremona
Organizzatore: CRA - Istituto Sperimentale per la zootecnia In collaborazione con:
APA Cremona
Sala Monteverdi - ore 14,30
Qualyservices: la norma internazionale
sulla gestione della sicurezza almentare (ISO 22000) nell’attuale contesto legislativo
La norma 22003: L’accreditamento degli enti certificatori a tutela delle aziende di produzione
Dr.ssa Silvia Tramontin, SINCERT
Il “pacchetto igiene”: la normativa europea cogente in materia di sicurezza alimentare
Dr.ssa Maria Grazia Ferrarese, CSQA,
Thiene
ISO 22000 nel packaging alimentare e il
regolamento sui materiali a contatto con
gli alimenti (CE 1935/2004)
Dr.ssa Clementina Clementi, Cermet,
Soc. Cons. a r.l., Cadriano Granarolo
Armonizzazione internazionale dei sistemi di gestione della sicurezza degli alimenti: origine e significato della norma
ISO 22000
Dr.ssa Santina Modafferi, Certiquality, Milano
Confronto fra lo standard BRC-IFS e la ISO
22000
Dr.ssa Roberta Prati, Bureau Veritas Italia Spa, Divisione Certificazione, Milano
Integrazione tra le attuali norme volontarie e gli aspetti legali cogenti
Dr.ssa Simona Tornelli, IMQ, Milano
ISO 22000: solo una nuova norma o uno
strumento di governo degli standard di
prodotto esistenti?
Dr. Paolo Merenda, SGS, Milano
Organizzatore: CremonaFiere e AITA
Sala Amati - ore 15,00
Spazi di miglioramento nella produzione
del latte
Relatori:
Dott. Eugenio Vincenzi, Direttore tecnico
Filozoo Dott. Franco Vertini, Servizio tecnico Consorzio Agrario di Cremona Dott.
Alex Bach, Direttore centro ricerche ruminanti IRTA (Institute of Agrifood Research
And Technology), Barcellona, Spagna Moderatore: Dott. Giovanni De Luca, Giornalista
Organizzatore: Consorzio Agrario di Cremona e Filozoo
Sala Zelioli Lanzini - ore 9,30
La sostenibilità della zootecnia da latte
tra benessere animale e vincoli ambientali: il supporto della ricerca lombarda
Il bilancio dell’azoto negli allevamenti zootecnici: il progetto BIAZO Indagini e prove sperimentali sull’escrezione azotata
nei bovini da latte
G. Matteo Provetto, Istituto di Zootecnia
Facoltà di Agraria, Università degli Studi
di Milano
Le emissioni ammoniacali prodotte negli
allevamenti di bovine da latte
Pierluigi Navarotto, VSA Facoltà di Veterinaria Università degli Studi di Milano
Calcolo dell’azoto prodotto negli allevamenti di bovine da latte
Giorgio Provolo, Istituto di Zootecnia
Facoltà di Agraria, Università degli Studi
di Milano
Le condizioni ambientali negli allevamenti di bovini da latte lombardi I risultati del progetto: criteri di progettazione
delle strutture di stabulazione negli allevamenti di bovini da latte lombardi (STABULA)
Eleonora Rossi e Giorgio Provolo, Istituto di Zootecnia Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Milano
Indagine di campo sulla tendenza stabulativa in Lombardia
Franco Sangiorgi, Istituto di Zootecnia Facoltà di Agraria, Università degli Studi di
Milano
Intervento SATA: dalla ricerca al trasferimento dei risultati alle aziende
Michele Campitoti, Specialista SATA Bovini
Organizzatore: Regione Lombardia
Sala Monteverdi - ore 9,30
Qualità e valore nella filiera del latte e
della carne bovina. La sicurezza alimentare tra strategia aziendale e norma ISO
22000/2005
Organizzatore: Preti Mangimi S.r.l.
Sala Stradivari - ore 14,30
Prospettive dei mercati e dei redditi agricoli
Organizzatore: ANGA Cremona
Sala Guarneri del Gesù - ore 14,30
Codex Assalzoo: professionalità e trasparenza al servizio della filiera alimentare
e del consumatore
Organizzatore: Assalzoo
DOMENICA 29 OTTOBRE
Sala Stradivari - ore 9,30
Il ruolo del consulente tecnico nella
condizionalità
Organizzatore: Consulta Regionale degli
Agrotecnici e degli Agrotecnici Laureati
della Lombardia
Sala Zelioli Lanzini - ore 9,30
Benessere animale e alimentazione: binomio vincente?
Relatori:
Dott. Gianmarco Salomoni, Medico veterinario Organizzatore: Agricow S.r.l. e Tredi Italia S.r.l.
11
Sala Guarneri del Gesù - ore 10,00
Premio Balestreri
Organizzatore: CremonaFiere
n. 3 OTTOBRE 2006
SABATO 28 OTTOBRE
Sala Stradivari - ore 9,30
Terzi Stati Generali del Latte
Organizzatore: CremonaFiere
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Attualità APA
Rintracciabilità:
storia e ultimi sviluppi…
__
n. 3 OTTOBRE 2006
12
Qualche anno fa la rintracciabilità
era ai primi passi, all’interno della filiera del latte, oggi invece prende per
mano gli allevatori e li porta a compiere
un percorso sicuro nella produzione del
loro prodotto.
Nel corso degli anni ha subito numerose modifiche, ma di fatto, con l’entrata in vigore degli ultimi regolamenti comunitari e nazionali, si sono definite le
linee guida da seguire per adempiere alle normative cogenti in vigore.
Domenico Osta*
__
* Tecnico SATA
La storia…
Il primo documento ufficiale che parla della rintracciabilità all’interno di un programma più vasto di sicurezza alimentare è il regolamento CE 178/2002 che,
definisce la rintracciabilità all’ar ticolo 3
paragrafo 15 come:
La possibilità di ricostruire e seguire il percorso di un alimento, di un mangime, di un animale destinato alla produzione alimentare o di una sostanza destinata o atta ad entrare a far parte di un
alimento o di un mangime attraverso tutte le fasi della Produzione, della Trasformazione e della Distribuzione, sia utilizzando mezzi cartacei che informatici.
Successivamente vengono emanati
dalla comunità europea dei regolamenti
(852, 853, 854, 882 del 2004) denominati “Pacchetto Igiene” i quali modificano la legislazione alimentare e rafforzano il concetto della rintracciabilità promuovendo la stesura di manuali aziendali basati sul metodo HACCP.
Il metodo HACCP (Hazard Analysis and
Critical Control Points) definito nel Decreto Legislativo 26 maggio 1997, n. 155
suddivide i processi produttivi aziendali
in Punti Critici di Controllo (CCP) e ne attiva il monitoraggio attraverso una modulistica specifica.
In particolare per la rintracciabilità, il
Reg 852, in conformità al regolamento
(CE) n. 178/2002, definisce che gli operatori del settore alimentare, devono disporre di sistemi e di procedure che permettano la rintracciabilità degli ingredienti e dei prodotti alimentari singolarmente
o contemporaneamente. Inoltre, quando
gli operatori stessi constatano che un prodotto alimentare comporta un rischio grave per la salute, devono ritirarlo immediatamente dal mercato, segnalandolo all’autorità competente e ai consumatori.
In Italia alcuni decreti hanno sempre
più definito il sistema di rintracciabilità
del latte per arrivare al decreto definitivo del 14 Gennaio 2005:
Linee guida per la stesura del manuale aziendale per la rintracciabilità del latte.
Questo definisce i soggetti coinvolti e
suddivide il sistema di tracciabilità in due
parti principali e ben distinte:
1. La prima parte “Parte Generale” deve comprendere la descrizione analitica di tutti i processi produttivi presenti all’interno dell’azienda;
2. La seconda parte “Parte Specifica”
comprende la compilazione di una
modulistica per ogni processo produttivo descritto nella parte generale.
Questo serve per monitorare con costanza e precisione i passaggi più delicati.
Ultimi sviluppi: le sanzioni...
È stato emanato sulla Gazzetta Ufficiale N. 118 del 23 Maggio 2006 il decreto legislativo nº 190/2006 sul “pacchetto igiene”: SANZIONI PER RINTRACCIABILITÀ INADEGUATA E NON CONFORMITÀ DEI PRODOTTI.
Si tratta quindi di sanzioni applicate
nel caso di mancato rispetto delle norme
della Comunità Europea sulla tracciabilità alimentare (in particolare per gli articoli 18, 19 e 20) che regolano e impongono l’obbligo di gestire la tracciabiltà dei
prodotti da parte di tutti i soggetti coinvolti nella filiera agroalimentare.
Le problematiche della tracciabilità rimangono nell’ambito delle infrazioni amministrative, ma soltanto, come indicato
nel decreto, salvo che il fatto NON costituisca reato.
Euro da / a
Chi non si munisce di un sistema
di tracciabilità alimentare
750 / 4.500
Mancata attivazione delle procedure
di rientro del prodotto
3.000 / 18.000
Mancata notifica alle autorità competenti
500 / 3.000
Mancata comunicazione/collaborazione
con le autorità per la riduzione del rischio
2.000 / 12.000
Mancata informazione al consumatore
2.000 / 12.000
In caso di reiterazione delle violazione
sospensione attività
da 10 a 20 gg.
Nello specifico le sanzioni riguardano
i seguenti aspetti principali riportati nella tabella.
Un aiuto per gli adempimenti..
L’APA in collaborazione con l’ARAL e
il SATA (servizio assistenza tecnico agli
allevamenti) mettono a disposizione un
Manuale per la rintracciabilità negli allevamenti da bovine da latte, conforme
a quanto richiede la legge e un sistema
valido e sicuro per allinearsi con i suddetti requisiti. È stato creato anche un sistema informatico chiamato Tr@ce ARAL
capace di poter dialogare con il programma CINCINNATO che permette la rintracciabilità dei processi produttivi aggregati alla gestione aziendale della stalla. Il
servizio offerto mette a disposizione i mezzi tecnici, l’addestramento all’utilizzo e
l’assistenza tecnica da parte di personale specializzato, seguendo così l’operatore nel lungo percorso della filiera e arrivare a costruire la storia del prodotto.
13
n. 3 OTTOBRE 2006
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Tecnica
Le buone pratiche
di mungitura
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Tecnici SATA Bovini
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n. 3 OTTOBRE 2006
La mungitura delle nostre
vacche è un’operazione troppo importante perché l’insieme
dei vari interventi venga lasciato
al caso o alla presunta esperienza di un operatore. La conoscenza della fisiologia della bovina e
la predisposizione di tecnologie
sempre più efficienti e capaci di
UN SISTEMA
BREVETTATO PER LA
PULIZIA/IGIENE DEI
CAPEZZOLI IN
PRE-MUNGITURA.
TRATTASI DI UN
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che si terrà dal 26 al 29 ottobre 2006 presso il padiglione 2, fila G, stand 398
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“BRUCIAPELO” RENDE
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PULIZIA - IGIENE DEI CAPEZZOLI.
aiutarci nel raggiungere i risultati migliori, ci fa identificare con precisione le modalità con cui svolgere la mungitura. I tecnici del SATA Bovini della nostra APA hanno
predisposto un semplice strumento per aiutare gli operatori di
stalla nello svolgere correttamente le operazioni.
Buone pratiche di mungitura
Raccogliere con calma le vacche, senza spaventarle!! ...
Sistemarle nella sala di attesa senza ammassarle eccessivamente! ...
Attivare l’impianto di mungitura... controllando sempre l’indicatore del vuoto!!!...
È opportuno indossare un paio di guanti a perdere, un grembiule pulito ...
LE OPERAZIONI DI MUNGITURA, LAVORANDO IN SILENZIO,VERRANNO ESEGUITE, CON METODO, in 3
passaggi successivi, di seguito elencati.
1
PULIRE
i capezzoli, passando ripetutamente la mano, per allontanare
eventuale sporco residuo. Si esercita così anche una
buona stimolazione
ELIMINARE
almeno 3 spruzzi per capezzolo
APPLICARE
un prodotto pre-dipping autorizzato
Queste operazioni vengono eseguite dividendo la fila delle vacche da mungere in modo che possa trascorrere circa 1 minuto tra la preparazione e l’attacco della stessa vacca, tempo necessario per una
corretta messa a latte e per l’azione delle sostanze disinfettanti dell’eventuale pre-dipping.
Preparare tra le 4 o 6 vacche di seguito e poi tornare ad attaccarle
TOGLIERE
il prodotto usato nel pre-dipping, schiuma o altro,
usando tovaglioli di carta a perdere per ogni singola vacca.
Strofinare accuratamente l’apice del capezzolo
ATTACCARE
con stacco automatico inserito e posizionare correttamente
il gruppo di mungitura
DISINFETTARE
con cura i capezzoli dopo la mungitura
2
3
Fare uscire le vacche munte dalla sala di mungitura indirizzandole preferibilmente agli abbeveratoi e
alla mangiatoia.
PRESTARE SEMPRE MOLTA ATTENZIONE AL CORRETTO FUNZIONAMENTO
DELL’IMPIANTO, AL COMPORTAMENTO DEGLI ANIMALI E
SEGNALARE TEMPESTIVAMENTE TUTTI I CASI CLINICI DI MASTITE
15
n. 3 OTTOBRE 2006
L’ordine di mungitura, per una logica di prevenzione sanitaria, deve seguire questo schema che tiene
conto della suddivisione della mandria già prevista in stalla:
1. per prime le primipare e/o le vacche fresche;
2. poi le vacche a fine lattazione;
3. per ultime le vacche che spesso hanno cellule alte o mastite.
Gestione e Salute
Le seguenti note intendono sensibilizzare l’allevatore affinché instauri un corretto controllo delle mastiti
cliniche, impostato da un minimo di raccolta dati e da un protocollo terapeutico
stilato dal proprio veterinario aziendale.
Principi per il controllo
delle mastiti cliniche
Alcuni concetti:
n. 3 OTTOBRE 2006
16
MASTITE CLINICA: Infiammazione della
mammella che si manifesta con segni clinici evidenti più o meno gravi, quali: coaguli, colore anomalo del latte, gonfiore del
quarto. Tali segni clinici possono presentarsi singolarmente o contemporaneamente associati a sintomatologia generale nei casi particolarmente seri. All’origine dell’infiammazione vi è l’azione di un
germe patogeno.
PROTOCOLLO TERAPEUTICO: Insieme di
interventi terapeutici da effettuarsi per il
trattamento della malattia. Nel caso delle mastiti cliniche preponderante nel protocollo, è l’utilizzo dell’antibiotico, coadiuvato dall’utilizzo di farmaci sintomatici.
CARATTERISTICHE DEL TRATTAMENTO: Il trattamento antibiotico deve rispecchiare determinate caratteristiche.
Per tanto deve essere:
l MIRATO: per abbattere con un principio
attivo adeguato i batteri responsabili.
Infatti, l’analisi batteriologica periodica di alcuni campioni di latte, prelevati
con particolari precauzioni igieniche da
vacche mastitiche, può evidenziare il
germe patogeno responsabile. L’individuazione di tale germe serve per valutare la sensibilità agli antibiotici tramite un
ulteriore esame di laboratorio denominato antibiogramma. Il valore dell’antibiogramma non è assoluto ma da tener presente per monitorare se i patogeni presenti in allevamento cambiano nel tempo o acquistano resistenze agli antibiotici in uso.
l TEMPESTIVO: per impedire con il trattamento curativo l’estensione del processo infiammatorio.
l ENERGICO: per raggiungere con dosaggi efficaci, tutte le colonie batteriche responsabili dell’infiammazione.
l PROLUNGATO: per colpire nel tempo e
nella loro evoluzione le colonie batteriche
implicate nel processo infiammatorio,
seguendo le indicazioni del veterinario in
base al farmaco utilizzato.
Una volta adottato un trattamento
antibiotico con i criteri sopraccitati, è utile mantenerlo invariato per un significativo periodo di tempo, considerando che
è difficile valutarne con certezza l’effica-
__
Tecnici SATA Bovini
cia date le numerose variabili che possono interferire (esempio: differenze tra i
batteri, gravità dell’infezione, sito dell’infezione in mammella).
Criteri per un trattamento
intramammario
__
Può essere quindi utile registrare:
l
Data della rilevazione
l
Nº Aziendale della bovina
l
Quarto interessato
l
Nuovo caso (N) o Recidiva (R)
l
Note
(Vedi schema in basso*)
Il trattamento intramammario può essere anche fatto precedere dall’utilizzo di
ossitocina al fine di permettere un completo svuotamento del quarto da curare.
l I tubi siringa vanno maneggiati con la
massima cura per l’igiene. (es.: è assolutamente sconsigliato immergerli in acqua tiepida durante la stagione fredda con
la presunzione di migliorare la siringabilità del prodotto).
l I capezzoli devono essere asciutti, puliti e accuratamente disinfettati all’apice.
l Le cannule dei tubi siringa non devono essere introdotte completamente nel
canale del capezzolo.
l Disinfezione finale dell’apice dei capezzoli trattati.
Monitoraggio dei casi clinici:
L’attenzione dell’allevatore, con la
collaborazione degli operatori di stalla, deve rivolgersi alla registrazione corretta di
tutti i casi di mastite affinché si crei il quadro più reale possibile della patologia in
questione.
Il riscontro di quest’impegno ha come
effetto la consapevolezza dell’incidenza
della mastite in allevamento.
Le mastiti cliniche sono l’evidenza di
più numerosi casi di mastite sub-clinica
(rialzi cellulari individuali).
L’obiettivo da raggiungere è quello di
non avere più del 3% di casi al mese, classificando come probabili recidive tutti gli
episodi che interessano la stessa bovina nello stesso quarto nel corso della lattazione, specie se ad intervalli di tempi
relativamente brevi.
Una presenza di casi che si discosti
significativamente dall’obiettivo citato, deve portare a riconsiderare alcuni punti critici in allevamento quali ad esempio:
l
igiene dei ricoveri e delle lettiere;
l
routine di mungitura;
l
funzionalità dell’impianto di mungitura;
l
presenza di mastitogeni contagiosi;
l
stato di benessere.
Quarto
Data Bovina AD AS PD PS N R Note
*Questo schema è prodotto in pagina intera fotocopiabile a pagina 18.
#
TOSSICA
TRATTAMENTO
Il trattamento antibiotico potrebbe essere riconsiderato,
ma specialmente per vacche con un certo numero
di lattazioni l’intervento non è risolutivo.
*
*
*
n. 3 OTTOBRE 2006
* N.B.: questo spazio è riservato a fissare il protocollo terapeutico raccomandato dal veterinario aziendale.
RECIDIVE
Molto infiammata
Drastico calo
produttivo
Secreto sieroso
Temperatura elevata
Blocco ruminale
Probabili scariche
diarroiche
Vacca a terra
Probabile stato
febbrile
GENERALE
Le forme cliniche, generalmente in forma lieve, possono riproporsi
per la stessa bovina nello stesso quarto, più volte nella lattazione
in corso. In tal caso potrebbero considerarsi recidive-croniche,
per lo più conseguenze di trattamenti non tempestivi e non corretti,
o postumi di infiammazioni particolarmente gravi.
Infiammata
Probabilità
di moderata
infiammazione
Produzione normale
Colore bianco
Presenza di coaguli
ACUTA
MAMMELLA
LATTE
Produzione normale
o in leggero calo
Colore bianco
o “scolorato”
Presenza di coaguli
1º episodio
LIEVE
MASTITE
SINTOMATOLOGIA
17
FOGLIO DI STALLA:
________________________________________________________________________________________________________________
Quarto Interessato
Data
N
Nº Az.
AD
n. 3 OTTOBRE 2006
18
AS
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PS
R
Note
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COS el. 0372
T
Siamo stati a casa di...
Antonioli Libero e Gianluigi
nell’Azienda di via Brancere a
Gerre de’ Caprioli: tante difficoltà
e un progetto ambizioso
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n. 3 OTTOBRE 2006
20
Gianluigi e Libero davanti al tank del latte.
Pietro Rizzi
Conoscere l’esperienza dei fratelli Antonioli, Libero e Gianluigi, di
Gerre de’ Caprioli (via Brancere 2), per
certe analogie mi ha fatto ricordare la vicenda di due fratelli agricoltori e allevatori che, più di cinquant’anni fa, nella
lontana Inghilterra, lavorando sodo e
con passione, hanno messo in piedi una
realtà produttiva che per anni ha destato il vivo interesse dei ministeri dell’agricoltura dei paesi di mezz’Europa.
(L’esperienza di George e Joseph Henderson è raccontata in un libro intitolato
“Guadagnarsi la terra”, pubblicato da
Edagricole).
Libero e Gianluigi hanno iniziato molto presto a lavorare nell’azienda con il papà Francesco; ancora ragazzi delle medie,
l’attrazione per i lavori aziendali rivelava
chiaramente quale sarebbe stato il loro
futuro. L’intraprendenza di papà Francesco lo aveva portato, agli inizi degli anni
’60, ad essere tra i primi a seguire i consigli del veterinario condotto della zona,
figura carismatica, che suggeriva di fare
il passaggio dalla stabulazione fissa a
quella libera con cuccette. I due ragazzi
hanno ereditato anche questa caratteri-
__
stica che li ha indotti fin da subito a maturare un progetto ambizioso: la costruzione di una stalla moderna con una grossa mandria da latte. Nonostante la scarsità di capitali e le difficoltà che derivavano dalla rottura con la Latteria di appartenenza, costruendo in economia,
hanno realizzato, in circa sette anni,
strutture di grande rilievo. Il progetto è
maturato andando a vedere altre stalle,
anche all’estero, e con il costante appoggio di un amico ingegnere che ha redatto il progetto interpretando le richieste dei
fratelli Antonioli. Attualmente la mandria
conta 240 vacche, ma l’intento è di arrivare a 300 entro la fine dell’anno; di conseguenza la quota latte posseduta verrà
portata da 21.000 a 30.000 quintali. La
sala di mungitura presenta un ampio spazio d’attesa con pavimento in gomma e
un educatore che all’occorrenza sospinge gli animali verso i corridoi dell’impianto di mungitura del tipo “a pettine” con
16 + 16 postazioni. L’impianto di mungitura è in acciaio inox e tutte le strumentazioni si trovano collocate ad un piano inferiore rispetto la fossa di mungitura; in pratica, sotto la sala di mungitura
21
n. 3 OTTOBRE 2006
c’è un locale (tunnel) dove tutta la componentistica dell’impianto resta protetta
dallo sporco e dai rischi di rottura incidentale. Ne consegue che è facilitata la manutenzione ed il prelievo dei campioni di
latte per quanto riguarda il Controllo Funzionale. Naturalmente, al piede degli animali c’è il podometro per la rilevazione
dei calori e l’identificazione della vacca
da parte dell’impianto di mungitura e, all’uscita della sala, dal cancello deviatore che permette di indirizzare i singoli animali al box deciso preventivamente dall’operatore.
Resta da costruire la parte di stalla
destinata alle vacche in asciutta e anche
qui la soluzione che verrà adottata dagli
Antonioli sarà di una stabulazione libera
con cuccette e possibilità di accesso ad
un pascolo. È questa un’idea maturata
sentendo il parere di tecnici ed allevatori che hanno sperimentato il beneficio derivante alle asciutte dalla possibilità di disporre di un pascolo naturale nel periodo di riposo produttivo. Anche la vitellaia deve ancora trovare una soluzione definitiva; il prossimo anno vedremo Libero e Gianluigi alle prese con la realizzazione di strutture adatte ad ospitare la
nuova ondata di rimonta interna.
Non mancano strutture di servizio alla stalla come la saletta d’ufficio con il
computer e la pesa per carri e camion a
rimorchio, collocata a lato delle trincee.
Quest’ultime sono destinate alla produzione del silomais che è l’unica produzione vegetale dell’azienda Antonioli. Al
contrario, il fieno viene tutto acquistato.
Attualmente la produzione media di
stalla è di 31 kg/capoxgiorno e la qualità del latte (consegnato alla ditta Auricchio) è valsa, per il 2005, un premio di
5 centesimi in più al kg. A stalla terminata e mandria a regime, Libero e Gianluigi hanno in programma di approfondire il discorso della gestione informatizzata della stalla (iniziano ad usare Cincinnato). Altro obiettivo è quello di monitorare passo a passo, attraverso sistemi
informativi, le varie attività dell’Azienda
in modo da ottimizzare i costi di produzione dei vari processi e migliorare, conseguentemente, gli aspetti economici
dell’intero sistema.
Per realizzare quello che abbiamo visto, Libero e Gianluigi hanno dovuto mettere in campo spirito di sacrificio e buona volontà ma, lo ammettono loro stessi, non ce l’avrebbero fatta se intorno non
avessero avuto le persone giuste: professionisti preparati ed onesti nei quali riporre la massima fiducia. La strada da percorrere necessita ancora della loro professionalità, messa fiduciosamente a
servizio del coraggio dei due giovani imprenditori.
n. 3 OTTOBRE 2006
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n. 3 OTTOBRE 2006
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Il programma di gestione per l’allevamento da latte Dairy Comp SATA, di concezione e produzione americana (VAS - Valley Agricultural Software - Tulare - California), è stato acquisito, tradotto ed adattato ai formati ed ai flussi di dati italiani, dall’Associazione Regionale Allevatori della Lombardia (ARAL), nell’ambito delle attività del Servizio di Assistenza Tecnica agli Allevamenti (SATA), finanziato dalla Regione Lombardia; raggiunta la completa compatibilità con le banche dati del
Sistema Allevatori (scarico dati per il controllore e acquisizione da APA dei risultati produttivi ed analitici) è stato inserito dall’Associazione Italiana Allevatori (AIA) tra le Procedure gestionali utilizzabili dagli allevamenti iscritti ai Controlli Funzionali. Caratteristiche di base del programma sono la flessibilità
del database, la rapidità di inserimento degli eventi, la capacità di interfacciarsi con tutti i lattometri elettronici presenti sul mercato. Per i consulenti aziendali (alimentarista, consulente gestionale, veterinario), Dairy Comp SATA
costituisce uno strumento estremamente potente per il costante monitoraggio della situazione aziendale e la verifica delle soluzioni tecniche adottate e dei risultati ottenuti. Ad oggi sono installate 138 copie del programma, tra
consulenti e aziende da latte; i tecnici SATA utilizzano le elaborazioni statistiche, per la consulenza in più di 3000
allevamenti lombardi aderenti al Servizio di Assistenza Tecnica.
9:30 Apertura convegno
Germano Pè
Presidente ARAL
Giuseppe Succi
Professore Ordinario di Zootecnia Speciale,
Università degli Studi di Milano,
Fac. di Agraria, Ist. di Zootecnia Generale
Paola Amodeo
Specialista S.A.T.A.
Settore Alimentazione
Utilizzo dei dati per la
gestione aziendale:
aspetti sanitari e riproduttivi
Marino Pini
Specialista S.A. T.A.
Settore Veterinaria
I risultati dell’utilizzo in azienda
Luca Rivolta
Allevatore Cremonese
I flussi dati ufficiali
del Sistema Allevatori
Guido Ongaro
Direttore Italservice
Conclusione dei lavori
Aldo Deias
Regione Lombardia
Dirigente U. O. Interventi per le Imprese e
Politiche di Diversificazione delle Produzioni
Moderatore
9:45 Interventi
Utilizzo dei dati per la
gestione aziendale:
aspetti gestionali e produttivi
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Siamo stati a casa di...
Rinaldi Carlo e Paolo
nell’azienda S. Eurosia a Formigara:
una realtà agroenergetica!
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Pietro Rizzi
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n. 3 OTTOBRE 2006
26
Una realtà fuori dal comune quella dell’azienda S.Eurosia nel territorio di Formigara. Carlo e Paolo Rinaldi, entrambi di formazione agricola (uno
è Agrotecnico e l’altro è Perito Agrario)
e agricoltori per tradizione famigliare,
hanno scelto di percorrere una nuova
strada nel portare avanti l’attività del
papà Alfonso. Alla fine degli anni ’90,
guardando alla panoramica delle possibilità che l’agricoltura moderna prospettava loro, constatavano che queste, se
pur nella modernità dei mezzi, erano
scontate. Hanno allora iniziato a guardarsi attorno per capire quale sarebbe
stato il quadro dell’agricoltura di domani e, affacciandosi ad ambienti più progrediti nelle prospettive rispetto a quello italiano, hanno visto nella produzione
di energia elettrica la possibilità di tracciare nuovi sentieri per chi lavora nel
settore primario. Hanno, dunque, intrapreso un’esperienza che ha permesso
loro di testimoniare come le aziende
agricole possono giocare veramente un
ruolo primario nella nostra economia
non più soltanto per la produzione di alimenti ma anche per la produzione di
energia che ha, tra l’altro, la prerogati-
va di essere “pulita”. Gli allevamenti
esistono già e anche le loro deiezioni.
Carlo e Paolo sono partiti proprio così,
producendo biogas con l’uso dei reflui
zootecnici prodotti nel loro allevamento:
produrre corrente elettrica era il risultato dello sfruttamento di un sottoprodotto aziendale. Non soddisfatti dei risultati, hanno approfondito l’argomento della produzione dell’energia con il biogas
guardando ad esperienze fatte da altri.
Il loro sguardo si è dunque allungato oltre i confini di casa nostra, verso esperienze bavaresi ed austriache, dove nuove tecnologie sono state applicate con
risultati veramente importanti a testimonianza di come le materie prime prodotte dalle aziende agricole possono essere usate per produrre energia elettrica pulita. Verrebbe quasi da osare dire
“Re Petrolio sarà spodestato!”. L’azienda agricola diventa il luogo privilegiato
per la produzione di energia rinnovabile
e l’imprenditore agricolo scopre di avere un ruolo chiave nell’economia di un
territorio e del suo paese. Raggiungere
questo livello di protagonismo richiede
coscienza del reale valore delle biomasse che possono essere prodotte dalla
gami chimici organici) alla forma più richiesta dal nostro sistema di vita cioè
l’energia elettrica.
Le conseguenze sono migliorate anche per l’allevamento suino il cui impatto ambientale è stato notevolmente ridotto: abbattimento degli odori, diminuzione delle esalazioni di ammoniaca,
migliore qualità fertilizzante del liquame
digestato. Quest’ultimo si è rivelato un
ottimo concime organico usato sia prima delle semine, autunnali e primaverili, sia in primavera in copertura sul triticale, prima della levata. Grazie a ciò,
l’azienda S.Eurosia ha abbandonato
l’impiego di concimi minerali. Il digestato è tuttora sottoposto a monitoraggio,
sia da parte della Regione Lombardia
che dell’ARPA, dato che si tratta di un
materiale nuovo per i nostri ambienti e
27
n. 3 OTTOBRE 2006
nostra agricoltura e apertura mentale
nell’accettare che grandi quantità di foraggio possano essere stoccate nei silos non più per il bestiame ma per i digestori che producono il biogas. Paolo
Rinaldi ci spiega che le proporzioni del
materiale che viene convogliato nel fermentatore è di tre parti di foraggio insilato e di una di liquame fresco prelevato direttamente dalle cisterne presenti
sotto le strutture di allevamento. Nei
campi, la successione triticale e mais
di secondo raccolto permette all’agricoltore di ottenere la massima quantità di
foraggio, o meglio, di biomassa fermentescibile. Quello che potrebbe sembrare
uno spreco è, invece, un passaggio necessario nella trasformazione dell’energia da una forma abbondante ma tecnicamente poco utilizzabile (quella dei le-
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n. 3 OTTOBRE 2006
28
Azienda Carlo e Paolo Rinaldi - Crotta d’Adda
al quale va attribuito il giusto valore per
una sua corretta gestione ed utilizzazione nei campi.
L’azienda S.Eurosia è diventata,
dunque, una realtà produttiva nella quale l’attività aziendale sta girando intorno
al biogas per fare corrente elettrica. In
allevamento ci sono 10.000 suini all’ingrasso: arrivano i magroncelli di 30-40
kg e con tre fasi di alimentazione vengono portati a circa 160 kg come richiesto
dal Consorzio per il prosciutto Parma e
S.Daniele. Il rifornimento di giovani suini è garantito dal tecnico di una ditta
mangimistica, permettendo ai Rinaldi di
mantenere una continuità alimentare
agli animali, fin dalle scrofaie di prove-
nienza. Arrivano in allevamento senza
subire stress alimentari: per i primi 10
giorni ricevono lo stesso mangime medicato che ricevevano nella scrofaia di
origine (1ª fase); inizia quindi la somministrazione di un mangime finito che li
porterà fino a circa 70 kg (2ª fase); in
seguito vengono alimentati con nucleo
e pastone di mais aziendale fino a 160
kg (3ª fase). La rintracciabilità interna
dell’allevamento viene già praticata ed
in prospettiva si arriverà anche alla certificazione.
L’inaugurazione dell’impianto di biogas e di produzione di energia elettrica
è stata fatta nel 2004. Carlo e Paolo Rinaldi si sono nel frattempo preparati a
B.G.R. S.N.C. di Buonaventura Luca - Grieco - Rosa
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SPECIALIZZAZIONE PROFESSIONALE NEL MOVIMENTO COOPERATIVO
AZIONE N° 346028 – CORSO DI FORMAZIONE POST DIPLOMA IN
TECNICHE
DI GESTIONE D’IMPIANTO PER L’ATTIVITA’
DI PRODUZIONE DI ENERGIA DA BIOMASSA
L’Azienda / Ente ANNI DUEMILA Società Cooperativa nel quadro di un progetto formativo Fondo Sociale Europeo / Ministero del Lavoro / Regione
Lombardia organizza un corso gratuito per n° 12 persone in possesso dei seguenti requisiti: diploma di scuola media superiore o qualifica
professionale coerente ed esperienza lavorativa o di tirocinio di almeno 1 anno.
Figura professionale: GESTORE DI IMPIANTI PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA DA BIOGAS
La figura professionale risultante dal corso è un tecnico gestore degli impianti di produzione energetica da biomassa nella filiera agricola-zootecnica.
Le sue competenze possono essere così sintetizzate:
1. valutazione e selezione degli elementi costitutivi la biomassa sulla base delle conoscenze acquisite degli aspetti biologici, chimici e microbiologici
2. controllo dei livelli termici e del processo di digestione anaerobica in funzione della fase successiva di generazione di energia tramite cogeneratori
3. controllo del livello di efficienza dei motori di cogenerazione e della relativa manutenzione da parte delle imprese produttrici tramite software
computerizzato
4. controllo e ottimizzazione dell’intero processo produttivo
5. conoscenza e capacità di gestione delle problematiche meccaniche dei cogeneratori
6. controllo e gestione dello stoccaggio e dei flussi di distribuzione
7. valutazione degli effetti dell’impianto in relazione alla sostenibilità ambientale e ai possibili suoi impatti positivi e negativi sul territorio
8. conoscenza del quadro normativo italiano ed europeo
Finalità
Il tecnico di gestione degli impianti di produzione energetica da biogas può, in relazione alla potenza degli impianti, gestirne uno o più. La previsione
di un’occupazione all’interno di aziende agri-energetiche potrebbe di conseguenza concretizzarsi in una società cooperativa che gestisca più impianti
locali e favorisca, in tale logica, la costruzione di una rete di installazioni in grado di confluire in un unico processo produttivo. Il tecnico di gestione
deve dunque anche essere in grado di operare in un sistema a rete.
Struttura del corso
• Teoria n° 152 ore, Esercitazioni pratiche n° 44 ore, Tirocinio/stage n° 104 ore, per un totale di n° 300 ore
• Durata: dal 27 novembre 2006 al 7 marzo 2007 • Articolazione giornaliera (da Lun. a Ven.) dalle ore 9,00 alle ore 13,00
• Frequenza obbligatoria: la mancata frequenza del 25% del monte-ore non dà diritto all’attestato rilasciato dalla Regione Lombardia
Sede del corso: prevista e da confermare – Formigara (CR) – via S. Bassano, 20 – c/o Az. Agr. S. Eurosia
Certificazione: La partecipazione al corso sarà certificata da un attestato di frequenza con profitto finale rilasciato dalla Reg. Lombardia
Modalità di partecipazione
La domanda di ammissione al corso è in carta libera, contenente l’autocertificazione relativa ai dati anagrafici, all’indirizzo e al recapito telefonico, allo
stato di disoccupazione, al titolo di studio e la seguente dichiarazione: “Autorizzo l’Ente ANNI DUEMILA Società Cooperativa. al trattamento dei miei
dati personali ai sensi del D. Lgs 196/03”
Prove finali: esame con prova scritta ed orale alla presenza di un commissario rappresentante della Regione Lombardia
Le domande dovranno pervenire a: ANNI DUEMILA Soc. Coop. – via Fritz, 10 – 20065 Inzago (MI).
Tel. 02.9549083, Fax 02.9549305, e-mail: [email protected] entro il 20 novembre 2006.
Il corso è cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo, dal Ministero del Lavoro e dalla Regione Lombardia.
LA PARTECIPAZIONE AL CORSO È GRATUITA.
Il Legale Rappresentante
(Pierluigi Zuffada)
Progetto cofinanziato dall’Unione Europea
farne funzionare un secondo: il 13 ottobre 2006, circa due settimane fa, è
stato inaugurato l’impianto presso un
nuovo allevamento hanno realizzato a
Crotta d’Adda, presso l’Azienda Agricola Le Gerre. Tale inaugurazione è stata
fatta il giorno dopo a quello in cui si è
fatto il convegno sul biogas a Cremona,
presso la Sala Stradivari del Centro
Congressi Cremonafiere. Il Convegno
Info-Biogas ha visto numerosi interventi che hanno toccato i vari aspetti della
produzione del biogas, da quello finanziario a quello fiscale, da quello biologico a quello tecnologico. Il momento divulgativo è stato importante ma non dimentichiamo che la divulgazione più efficace ce l’hanno data i fratelli Rinaldi
che, con i risultati economici in tasca,
hanno deciso di replicare l’esperienza
di S.Eurosia.
n. 3 OTTOBRE 2006
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Suini
Introduzione
n. 3 OTTOBRE 2006
32
La razza Large White (LW) è forse
la razza più conosciuta e valorizzata in tutto il mondo.
Le sue origini risalgono al XVIII secolo nella contea di York (Inghilterra) partendo da scrofe locali e verri importati dall’oriente (dalla regione del Canton).
Dal 1860 vennero riconosciute le caratteristiche morfologiche e attitutidinali.
Viene introdotta in Italia nel 1873; si
è diffusa nella Valle Padana e nell’Italia centrale, dando vita a veri e propri centri di selezione e, soprattutto, impulso all’indirizzo univoco di miglioramento della suinicultura locale con incrocio di sostituzione.
Caratteristiche morfologiche
TIPO: vivace, robusto, di buona taglia, non
adiposo; scheletro solido, conformazione armonica.
MANTELLO e PIGMENTAZIONE: setole
bianche; cute depigmentata (rosea); è tollerata la presenza di qualche piccola
macchia nera o ardesia nettamente delimitata.
TESTA: forte, leggera, con fronte larga e
faccia di media lunghezza a profilo fronte-nasale leggermente concavo o rettilineo; grugno di buono sviluppo; mascelle larghe, robuste e nette, guancia e gola larghe; orecchie erette.
Large White cremonesi
campioni di bellezza
__
Andrea Muselli
COLLO: di lunghezza moderata ma non
troppo corta, relativamente più muscoloso nel maschio ed armonicamente attaccato al tronco.
TRONCO: sufficientemente lungo, profondo, di forma cilindrica e depressa lateralmente; spalle muscolose e ben fasciate; petto largo e profondo; dorso e
lombi muscolosi ed uniformemente larghi,
formanti una linea tendente all’orizzontale che si raccorda armonicamente con le
regioni del garrese e della groppa; groppa larga, lunga e muscolosa; coda robusta, attaccata alta nel punto di passaggio fra groppa e natiche; natiche ben convesse; costato e fianchi ben discesi ed
armonicamente collegate alla regione
dorso-lombare; ventre ampio, sostenuto,
formante con lo sterno una linea diritta e
orizzontale; prosciutto, quale risulta dalla descrizione della groppa e della natica,
__
molto sviluppato in senso antero-posteriore, spesso, muscoloso, ben disceso.
ARTI: di media lunghezza con articolazioni nette, robuste ed in perfetto appiombo; pastorali di media lunghezza e piedi
solidi con unghielli larghi, corti, ben serrati ed uniformi.
ANDATURA: agile, elastica, sicura.
Risultati ottenuti a Cremona
Nell’ultimo anno la provincia di Cremona, grazie a questa razza, ha primeggiato in tutte le manifestazioni suinicole.
A cominciare dalla mostra nazionale
di suini di Gonzaga dove gli allevatori Vailati Mario, Sudati Agostino e Sacchelli
Angelo hanno ottenuto dei buoni piazzamenti. Poi ad ottobre si giocava in casa
e durante l’ITALPIG gli allevatori cremonesi hanno fatto l’en plein piazzandosi
nelle prime 5 posizioni.
Subito dopo si è tenuta l’esposizione
progenie i.a. di Codogno, dove l’allevatore Vailati Mario ha vinto il premio come
allevamento campione della mostra seguito dall’allevamento di Zuccotti Vincenzo; inoltre il soggetto femmina cr69092
di Vailati M. è risultato campione assoluto della mostra.
Nel mese di febbraio un’altra trasferta attendeva i nostri selezionatori: Montichiari. Si cambia provincia ma il risultato è lo stesso: campione di razza LW con
il soggetto cr64591 di nome “Varen”, uno
splendido esemplare dell’allevatore Vittorio Ferrari.
A primavera si è tenuto qui a Cremona il “Gran Premio Italia” concorso dei selezionatori nazionali dei suini; per non correre il rischio di dimenticare il sapore della vittoria l’allevatore Vailati M. è arrivato primo nell’“Oscar Gran Premio Italia”
seguito dall’allevatore Gianfranco Caffi
che si sono aggiudicati i premi grazie a
delle splendide scrofette LW.
Infine ci mancava solo la ciliegina sulla torta: il master per la razza LW; indo-
vinate chi se lo è aggiudicato: Vailati Mario che con i risultati ottenuti nelle fiere
di Gonzaga, Cremona, Codogno, e Montichiari ha ricevuto l’ambito premio.
Questa razza nell’ultimo anno ha regalato delle soddisfazioni anche ad altri
allevatori cremonesi: Zuccotti Vincenzo
che nelle manifestazioni ha sempre primeggiato nella prima categoria delle
scrofette, categoria sempre più numerosa e di conseguenza molto difficile da vincere.
Ricordiamo anche Spoldi Paolo che
dopo anni di assenza dalle manifestazioni è ritornando conquistando ottimi piazzamenti nelle categorie delle scrofette.
za morfo-funzionale, quindi sul suo utilizzo in allevamento.
Questi concetti sono basilari per noi
tecnici e grazie ad un lavoro di selezione svolto in simbiosi con gli allevatori siamo riusciti ad ottenere i prestigiosi risultati.
Conclusioni
33
n. 3 OTTOBRE 2006
Il concetto di bellezza, in suinicoltura,
va inteso nel significato di bellezza funzionale. Questo indica che un soggetto
è bello quando la sua struttura è adeguata al fine per il quale questo animale si
alleva.
Il suino, di qualsiasi razza, non è un
puzzle ma una combinazione di parti; pertanto, l’errata costruzione di una sola di
queste incide sull’armonia complessiva
del soggetto e, se grave, sulla correttez-
Siamo stati a casa di...
Vailati Mario e Walter
nell’Azienda di via Melotta a
Soncino: una realtà dove le
scelte gestionali portano a
selezionare la femmine L.W.
n. 3 OTTOBRE 2006
34
__
Pietro Rizzi
Guardando all’evoluzione di questa
impresa agricola si nota che c’è
stato un grande cambiamento quando padre e figlio hanno deciso di iniziare qualcosa di nuovo insieme!
Soltanto una decina d’anni fa, Mario
Vailati di Soncino, avendo riscattato
l’azienda dai suoi fratelli non più intenzionati a continuare in agricoltura, ha ripensato ad un proprio impegno come allevatore coinvolgendo il figlio Walter, allora studente universitario di Agraria.
Reduce da una tradizione di allevatore di
bovini da latte e fatta un’esperienza con
quelli da carne, ha deciso di provare ad
allevare delle scrofe. Per capire quali problemi avrebbe dovuto affrontare, ha acquistato 5 animali e, nel giro di un anno,
entrambi, padre e figlio, si sono appassionati a questo tipo di allevamento ed
hanno iniziato a progettare un’entità produttiva economicamente valida. Mentre
studiava, Walter cercava le soluzioni tecnico-strutturali migliori per il nuovo alle-
__
vamento e papà Mario gli lasciava tutto
lo spazio possibile di movimento. Le
scelte sono state indirizzate verso la meccanizzazione delle operazioni, riducendo
al minimo l’impegno della manodopera.
L’entità aziendale che ne è nata, un ciclo semiaperto con 240 scrofe, vede impegnati loro due, svolgendo, Walter, soprattutto mansioni gestionali. Il ragionamento sull’efficacia economica dell’allevamento suino lo ha portato a valutare
due soluzioni: 1 - dimensionare l’allevamento in modo da poter caricare un camion di grassi ogni settimana così che il
prezzo medio annualmente ottenuto sarebbe stato vicino al risultato favorevole
della media di tutti i bollettini settimanali, oppure, 2 – percorrere la strada della
selezione e quindi non produrre soltanto suini da macello ma anche riproduttori. La scelta è caduta su questa seconda opportunità anche se più difficile da
percorrere. Dall’azienda Spoldi di Luignano sono state acquistate 5 scrofe di raz-
za Large White e, pian piano, gli animali di razza pura hanno sostituito le femmine ibride. Per evitare i problemi sanitari causati dall’ingresso di animali nuovi in allevamento, è stato costituito un nucleo di selezione per l’autorimonta L.W.
cui si aggiunge la produzione di scrofette 3T sia per l’autorimonta che per la vendita. Il lavoro di selezione fatto dai Vailati ha presto suscitato interesse nei tecnici del servizio di selezione suina che li
hanno sollecitati a partecipare alle mostre. Nel 2003 è partito il lavoro di selezione che ha richiesto una nuova impostazione del lavoro aziendale; la raccolta di dati sulle singole scrofe, completata dalle osservazioni quotidiane fatte
da papà Mario secondo le disposizioni di
Walter, permette a quest’ultimo l’elaborazione di indicatori oggettivi a giudizio
della bontà degli animali allevati. Essi sono meglio giudicabili se a corredo dei soliti dati produttivi ci sono le osservazioni sul comportamento dell’animale durante l’allattamento. A tutto questo si aggiungono anche le scelte di accoppiamento concordate con il tecnico della Sezione Suini dell’APA ed il testaggio di verretti. Recentemente un verretto provato
dell’azienda Vailati è andato alla Semenitaly dove gli verrà prelevato il seme per
preparare le usuali 500 dosi per conto
35
n. 3 OTTOBRE 2006
Parlando di scelte da effettuare sugli animali in selezione, Walter Vailati ci indica come momento più
adatto per decidere se eliminare
una scrofa quello dell’allattamento. Entrando in sala parto, è fondamentale osservare come si comporta ogni animale e, individuati i
comportamenti più significativi legati alla sua produttività, si segnano sulla scheda che l’animale ha
davanti alla sua postazione. Sulla
stessa scheda si trovano i dati relativi alla carriera della scrofa, al
parto precedente e gli eventi attuali. Dati numerici ed osservazioni
comportamentali danno un quadro
più completo a giustificazione di
una decisione.
Verro Landrace utilizzato per la produzione delle scrofette ibride 3T.
dell’ANAS da mettere a disposizione dei
selezionatori italiani. L’obiettivo perseguito dai Vailati è stato quello di creare in
azienda un parco scrofe di alto valore genetico: su scrofe L.W. con punteggio alto (indice di prolificità e tutti gli altri valori parziali) è stato usato un verro figlio
di Olimpo, proveniente da un allevamento seguito dall’APA. Si è venuta a costruire quindi una base di lavoro che aumenta per i Vailati la possibilità di produrre
verri di punteggio molto alto. Ecco che,
alzato il livello qualitativo delle scrofe,
hanno iniziato finalmente a partecipare
alle mostre. La prima è stata Montichiari 2005 dove Mario e Walter hanno partecipato con scrofette; era loro intenzione che se il risultato fosse stato buono
avrebbero intrapreso tutto il percorso
completo delle fiere: Reggio Emilia, Gonzaga, Italpig Cremona, Codogno. Avrebbero avuto così la conferma della bontà
n. 3 OTTOBRE 2006
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del lavoro svolto, si sarebbero confrontati con allevatori di altre zone d’Italia ed
avrebbero potuto partecipare all’assegnazione del Master, prestigioso riconoscimento. Gli ottimi piazzamenti nelle varie
mostre hanno valso ai Vailati la totalizzazione del punteggio massimo che gli è
valso l’assegnazione del Master 2005.
Degno di nota e significativo del lavoro
di Vailati Mario e Walter è il risultato della partecipazione a Codogno 2005 dove
Campione di razza e Campione della Mostra è stata fatta una scrofa di Vailati, titoli che in precedenza sono sempre stati ottenuti soltanto da verri. Nel 2006 ci
sono state Montichiari e poi la prima edizione di Suinitalia a Cremona; in quest’ultima l’azienda Vailati ha ottenuto il 1° posto al Gran Premio Italia. Ai signori Vailati auguriamo buon lavoro e ancora tanti riconoscimenti per il loro futuro di selezionatori.
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n. 3 OTTOBRE 2006
38
Presentiamo alcuni dati relativi al
lavoro svolto in questi ultimi anni
dalla sezione Suini dell’APA di Cremona
considerando che per il 2006 restano ancora 3 mesi per raggiungere nuovi ragguardevoli risultati, grazie anche alla tenacia
dei nostri allevatori che selezionano.
Indici di selezione (I.S.), indici terminali (I.T.) e indici di prolificità (I.P.), totalizzati dalle varie razze in selezione nella nostra provincia e presenti nelle tabelle a seconda dell’uso che si fa della razza (per ottenere scrofette o per ottenere
suini da ingrasso), parlano chiaro sulla
Il lavoro svolto dalla
Sez. Suini di Cremona
__
Carlo Pedretti, Andrea Muselli, Paolo Crotti
bontà e sulla mole del lavoro che allevatori e sezione da tempo svolgono. A suffragio di quanto detto mostriamo la sin-
__
tesi dei riconoscimenti ottenuti dai nostri
allevatori nelle varie mostre a cui la Sezione Suini di Cremona ha partecipato.
n. 3 OTTOBRE 2006
39
RISULTATI
FIERE ‘05
REGGIO EMILIA
• Az.La grande:
3° class. femmina LW 1° categoria
• Az.Zuccotti:
2° class. femmina LW 1° categoria
1° class. femmina LW 4° categoria
3° class. nella sezione femmine LW
• Az.Sudati:
2° class. femmina LW 3° categoria
• Az. Vailati:
2° class. femmina LW 4° categoria
3° class. femmina LW 3° categoria
• Az.Ferrari:
1° 2°
1°
1° 2°
3°
1°
class. femmine pietran 2° categoria
class. femmine Duroc 2° categoria
class. verri Duroc 3° categoria
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La nostra APA sta rilanciando in modo significativo l’assistenza tecnica agli allevamenti suini,
nell’ambito del servizio di assistenza tecnica agli allevamenti (S.A.T.A.) della Regione Lombardia. È vasta la gamma di servizi forniti dai medici veterinari e dagli zootecnici specialisti in campo suinicolo:
• consulenza veterinaria e verifica delle condizioni igienico-sanitarie dell’allevamento;
• consulenza sulle prassi rispettose del benessere animale e sul corretto impiego dei farmaci;
• valutazione del materiale seminale dei verri abilitati alla monta naturale;
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• consulenza adempimenti connessi al D.L. 123/99 e al D.M. 433/01 su preparazione e
stoccaggio mangimi aziendali;
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• raccolta ed elaborazione analitica dei dati del singolo animale a cura del tecnico di base.
Il costo a carico dell’allevatore è ridotto dato che si tratta di un piano finanziato dalla nostra Regione. È, dunque, un’occasione da non perdere.
Tutte le informazioni e le domande di adesione al ser vizio possono essere richieste all’ufficio
S.A.T.A., in APA, al numero 0372/419308.
Suini
Misurazione del
grasso dorsale nelle
scrofe e scrofette
n. 3 OTTOBRE 2006
42
Nell’allevamento di scrofe, gli
obiettivi produttivi sono da ricercare soprattutto in una efficace attività riproduttiva delle stesse, misurabile attraverso parametri definiti, come:
l la fecondità, misurata dal numero dei
parti per scrofa per anno,
l la nascita di un elevato numero di suinetti di buona qualità per peso e vitalità,
l la crescita e lo svezzamento di suinetti.
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Il raggiungimento di questi obiettivi viene talvolta impedito da fattori esterni, come malattie infettive, oppure, da problemi correlati alla nutrizione. Questi possono derivare dal basso livello qualitativo
degli alimenti ma, più spesso, dal livello
quantitativo cioè dalla quantità di alimento che le scrofe in gestazione, e in sala
parto, riescono ad assumere.
Fatto salvo che gli alimenti devono essere sani (e col giusto contenuto di nutrienti), vanno considerati due livelli di fabbisogno, correlati alla capacità di ingestione degli animali. Infatti, i fabbisogni reali degli animali (espressi in nutrienti x capo/giorno) vanno ripartiti sulla quantità
di mangime realmente assunto giornalmente dagli stessi: questo è particolarmente importante nella fase produttiva più
delicata, della scrofa, cioè la lattazione.
Nella composizione dei mangimi per
suini, gli ingredienti comunemente utilizzati sono i cereali; quelli di uso più comune sono il mais, secco o insilato, l’orzo ed il frumento che sono principalmente apportatori di energia e, rispetto al fabbisogno delle scrofe, anche apportatori
di proteine.
Gli apporti proteici vengono, in linea
quasi esclusiva, forniti dalla soia, come
farina di estrazione e, più raramente, come soia integrale estrusa. Meno frequente è l’impiego della farina di pesce
(solo in lattazione) e delle farine derivate dal girasole, che però sono caratterizzate da una proteina di scarsa qualità.
L’apporto di cellulosa, o fibra grezza,
avviene in gran parte dai sottoprodotti del
frumento, crusca e cruschello, oppure
(con numerosi vantaggi) dai sottoprodotti dell’industria saccarifera.
I componenti di base, dunque, sono
molto semplici ed entrano, nei piani di razionamento, in diverse proporzion, in relazione alle fasi produttive e fisiologiche
delle scrofe che sono:
l la lattazione;
l l’intervallo svezzamento-calore;
l la prima metà della gravidanza;
l la seconda metà della gravidanza.
La composizione analitica di un mangime è un parametro semplice da verificare e, complessivamente, le formule alimentari sono adeguate; invece, è più
complicato valutare se il tipo di razionamento che viene attuato in allevamen-
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Griglia dimostrativa dello stato d’ingrassamento della scrofa.
razione del grasso nelle scrofe al momento della fecondazione.
In essa è ben chiara l’importanza di
un’adeguata riserva di grasso: si hanno
miglioramenti sulla longevità delle scrofe, un aumento dei nati totali e dei nati
vivi, con conseguente aumento dei suinetti svezzati.
Anche nella tabella 2, di origine Inglese, si rimarca ancora di più l’importanza della misurazione dello spessore del grasso in P2, legata all’aumen-
to del numero di suinetti svezzati per
par to e alla migliore venuta in calore
delle scrofe in relazione al migliore
stato corporeo dell’animale a fine lattazione.
Tabella 1.
Spessore del grasso in P2
9-13 mm
14-16 mm
Più di 17 mm
Nº figliate
2,18
3,47
3,75
Nati totali
27,5
34,9
37,6
Nati vivi totali
24,0
30,9
32,8
Svezzati totali
21,9
27,6
30,1
Intervallo
Svezz. - copertura
Al parto succ.
nati totali
Al parto succ.
Nati vivi
8,5 gg
9,1
9,5
6 gg
11,8
10,8
6,1 gg
12
11
Tabella 2 (Hughes, 1993).
Spessore del grasso
in P2 mm
8 - 12 mm
12 - 16 mm
Oltre 16 mm
43
n. 3 OTTOBRE 2006
to è corretto e corrispondente alle esigenze fisiologiche delle scrofe.
Le metodiche per verificare se un razionamento è corretto oppure se necessita di correzioni sono due:
l la valutazione dello stato di ingrassamento degli animali tramite la metodica del B.C.S. (Body Condition Score);
l la valutazione dello spessore del grasso (riserva energetica).
La valutazione in base al B.C.S. (ormai
universalmente accettata) in realtà è
ampiamente imperfetta e soggettiva perché in relazione alla preparazione tecnica dell’addetto che la esegue.
Al contrario, più semplice e oggettiva
è la misurazione dello spessore del grasso, sia nelle scrofe che nelle scrofette,
nel punto P2. Essa consiste nell’appoggiare l’apparecchio ad ultrasuoni in un determinato punto, detto appunto P2, che
si trova 5 - 6 cm di lato alla colonna vertebrale, in corrispondenza dell’ultima costola. In un istante l’apparecchio effettua una misurazione che, messa in relazione alle diverse variabili da cui dipende la produzione di suinetti di buona qualità (peso, numero e vitalità), ci permette di ottenere dei dati oggettivi sull’efficienza alimentare aziendale.
Come esempio possiamo guardare,
nella tabella 1, dei dati relativi alla misu-
Tabella 3 (Tarocco, 2003).
Grasso in P2, mm
Minore di 16 mm
Maggiore di 16 mm
29
27
Media nati per scrofa
9,69
11,37
Media nati vivi
9,03
10,70
Numero Scrofette testate
In Italia pochi studi sono stati effettuati e soltanto dal prof. Casimiro Tarocco,
nel 2003 (tabelle 3 e 4).
Visto questo, si può trarre una prima
conclusione: prima di ricercare “fattori sofisticati” sulla qualità dei mangimi per
scrofe occorre:
Tabella 4 (Tarocco, 2003).
Durata Intervallo svezzamento - Copertura
Nº scrofe
Mm di grasso nel punto P2
Maggiore o uguale a 5 gg
71
13,66
Minore di 5 gg
12
14,00
1. verificare la corrispondenza fondamentale dei mangimi agli standard raccomandati;
n. 3 OTTOBRE 2006
44
2. verificare il tipo di razionamento e le
sue conseguenze sulla condizione corporea della scrofa.
Tutto ciò serve, in una suinicoltura pratica e ragionata, per anticipare i problemi, evitando che la gestione dell’allevamento sia un correre al riparo dopo che
errori gestionali o alimentari hanno provocato danni agli animali. Essenzialmente, bisogna considerare che una scrofa
in condizione corporea non adatta, o
perché troppo grassa o perché troppo magra, compromette la sua carriera produttiva e quella della sua figliata.
In estrema sintesi, infatti, per la scrofa troppo grassa i problemi durante e dopo il parto sono:
l parti languidi (durata superiore anche
del 30-40% nell’intervallo di espulsione, espulsioni fiacche);
l inappetenza ed apatia;
l cistiti;
l scarsa vitalità dei suinetti.
Una condizione corporea non adatta è
anche quella della scrofa troppo magra al
parto, che a causa di ciò va incontro a:
l prolungamento dell’intervallo svezzamento–calore, quindi dei giorni improduttivi;
l
aumento della percentuale di riforme,
con compromissione della longevità;
l riduzione del numero di nati nel ciclo
riproduttivo seguente;
l minor produzione di latte e minor crescita della figliata.
figliata
La misurazione dello spessore del
grasso nelle scrofe è oggi, quindi, un
mezzo efficace per valutare e migliorare l’alimentazione sia in gestazione
che in sala parto, mentre nelle scrofette permette di individuare il momento
migliore per effettuare la prima copertura.
Al servizio dell’agricoltore.
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P1
P2
P3
Prima costola
Ultima costola
Sopra la coscia
Il grasso sul dorso del maiale è più spesso
sull’anteriore e cala andando verso il posteriore.
Il punto P2 è preso come punto dal valore medio
dello spessore del grasso su tutto il dorso.
la scrofa si prepara ad una nuova inseminazione e verificare la nutrizione
nel periodo della lattazione;
l a metà della gravidanza, è un dato che
serve per verificare l’omogeneità delle riserve corporee della mandria;
l nelle scrofette prima della copertura
per attuare la fecondazione nel momento più opportuno per conseguire l’obiettivo di filiate numerose e una lunga carriera produttiva.
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n. 3 OTTOBRE 2006
L’Associazione Provinciale Allevatori di Cremona. nella formula di assistenza tecnica SATA attua questo servizio per
gli allevatori di suini in 4 periodi produttivi degli animali:
l a fine gestazione - inizio lattazione, per
verificare le riserve corporee al momento della grande richiesta di produzione
di latte;
l a fine lattazione - inizio della gravidanza, per determinare in che condizione
Tecnica
Buona gestione
dei reflui zootecnici.
Il processo di volatizzazione di gas inquinanti avviene in prima fase nei ricoveri.
n. 3 OTTOBRE 2006
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La nascita e la formazione sempre
più sviluppata di allevamenti zootecnici intensivi, con la conseguente produzione di abbondante materiale organico, origina problematiche ambientali da
tenere in forte considerazione e da non
sottovalutare. L’alta produzione di sostanze organiche da smaltire quali deiezioni
animali, acque di lavaggio, lettiere e lettimi, origina problemi concreti a livello ambientale, soprattutto nell’area di interesse dell’insediamento stesso. Tenendo in
considerazione una zona geografica come la Pianura Padana, possiamo dedurre che la quantità di allevamenti zootecnici ed in particolar modo di allevamenti
suinicoli ed avicoli è molto concentrata,
quindi il rapporto capo/sostanza organica, risulta essere molto alto. Da tali insediamenti è possibile trarre un notevole profitto economico, ma non va dimenticato il grave impatto ambientale che provocano tali installazioni, in quanto generano una quantità di composti gassosi e
di ammoniaca che, disperdendosi in atmosfera, contribuiscono alla formazione
dell’effetto serra. Per proteggere l’ambiente dall’inquinamento transfrontaliero, il 13
novembre 1979 è entrata in vigore la Convenzione di Ginevra a cui hanno fatto seguito una serie di protocolli riguardanti la
riduzione delle emissioni di inquinanti atmosferici specifici. La difficile e inconsapevole cattiva gestione degli effluenti
La condotta corretta salvaguarda
l’ambiente ed offre numerosi vantaggi
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Marco Panice*
__
* Agrotecnico APA
zootecnici provoca una accelerata volatilizzazione dei composti azotati che, tuttora, ricopre più del 70% dell’inquinamento totale causato da questi.
Le emissioni di tipo gassoso avvengono in qualsiasi tipo di realtà zootecnica, sia che si tratti di allevamenti collocati in ambienti chiusi, sia che si tratti di
siti all’aperto. Indipendentemente dal tipo di stabulazione, il processo di volatilizzazione dell’azoto presente nelle deiezioni animali ha luogo in quattro momenti successivi: nei ricoveri, con lo stoccaggio, durante il trasporto e con la distribuzione in pieno campo. Quest’ultima
operazione ha un impatto ambientale
fortemente negativo in quanto, lo spandimento organico con sistemi tradizionali (carrobotte con erogatore aereo o fertirrigazione) provoca una forte aerazione
di gas inquinanti e, di conseguenza, una
maggiore volatilizzazione delle particelle
azotate. Recentemente, il Ministro delle
Politiche Agricole, ha rivisto la Direttiva
CEE 91/676/CE riguardante la tutela
delle acque sempre più cariche di nitrati dannosi per l’ambiente, ed ha istituito
una nuova regolamentazione sull’inquinamento idrico, per ovviare il problema dello smaltimento di reflui zootecnici, il
D.lgs nº 152 del 11/05/1999 ha introdotto in allegato ad altri aggiornamenti,
anche:
l la riduzione del carico animale sostenibile a 3t/ettaro corrispondenti ad una
quantità di circa 340 Kg di N/Ha annuo;
l il calcolo dell’azoto somministrabile
ad ogni coltura deve essere sommato ai
materiali palabili (letame, lettiere ed altre sostanze organiche solide);
l l’integrazione di un Piano di Utilizzazione Agronomico (PUA e PUAS) che deve dimostrare l’effettivo utilizzo delle concimazioni azotate associate ad ogni coltura.
Oltre ad un Piano di Utilizzazione Agronomico si aggiunge anche la rigidità riguardante i periodi di distribuzione dei reflui.
Questo Decreto obbliga ad adeguarsi alle nuove normative e gli allevatori si trovano in difficoltà nel reperire zone ove
sobbarcare l’azoto in eccesso.
Possibili e immediate soluzioni per abbattere la quantità di gas inquinante presente nei reflui possono essere : la se-
Lo spandimento di reflui zootecnici con sistemi tradizionali provoca una forte volatizzazione dei gas inquinanti, principalmente ammoniaca e
gas azotati.
parazione dei reflui solidi e liquidi, la costruzione di vasche di sedimentazione, la
costruzione di impianti di purificazione e
deodorizzazione e la costruzione di un impianto di Biogas.
A tal proposito il D.lgs nº 99 del
27/01/1992 impone la protezione e la
salvaguardia del suolo, nonché il corretto utilizzo di fanghi in agricoltura, obbligando a specificare la provenienza degli stessi, al fine di evitare contaminazioni nocive trasmissibili all’uomo e agli animali.
La corretta conoscenza della gestione dei reflui zootecnici in agricoltura, purtroppo, non è comune a tutti gli operatori del settore agro-zootecnico ma è comun-
ne a inutili percolazioni di nitrati nelle falde acquifere sotterranee. La seconda e
più importante possibilità è la distribuzione sul suolo in quanto le innovazioni tecnologiche in campo agromeccanico hanno favorito in parte il blocco della volatizzazione in fase di spandimento grazie ad
organi meccanici all’avanguardia come ad
esempio i carribotte a distribuzione ripartita direttamente nel terreno. La soluzione ultima che richiede un intervento economico notevole rispetto alle possibilità
precedentemente illustrate è l’attuazione
della Legge nº 9 del 09/01/1991 riguardante la costituzione di un nuovo impianto di energia nazionale, nonché la costruzione di un impianto di Biogas, il quale
comprende vasche di stoccaggio e separatori meccanici. Con questa innovazione
è possibile sfruttare le emissioni gassose che vengono poi trasformate in energia, ottenendo così una tutela dell’ambiente, del suolo e delle acque e traendo un profitto economico costante nel
tempo.
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n. 3 OTTOBRE 2006
Il carrobotte a distribuzione ripartita consente una distribuzione dei reflui zootecnici
senza dispersione di gas inquinanti.
que una realtà da affrontare in relazione
alla Direttiva CEE 91/676/CE.
Il Ministero delle Politiche Agricole e
Forestali ha istituito con il D.M. del
19/04/1999 il Codice di Buona Pratica
Agricola (CBPA), il quale ha l’obbiettivo
principale di contribuire ad una maggiore salvaguardia del suolo e delle acque
dalla pesante e insostituibile apportazione di sostanze nitriche e azotate che vengono distribuite sul suolo. Se la distribuzione di liquame o letame in pieno campo avviene molto tempo prima dell’interramento nel sottosuolo, l’emissione gassosa da parte dei reflui risulta maggiore,
fino ad una perdita del 75% di sostanza
non assimilata.
Al fine di evitare o comunque ridurre tali perdite, esistono possibilità innovative per
la salvaguardia dell’ambiente, tra le quali ricordiamo una prima possibilità relativa
alla gestione dei reflui in azienda e al trasporto in pieno campo con l’adozione di
vasche di stoccaggio e di separatori meccanici. Con questi ultimi si riesce a costituire un deposito dal quale si potrà accedere nei momenti salienti della preparazione del terreno, avvantaggiando così il trasporto in quanto la sostanza organica risulta suddivisa in consistenze diverse.
Così facendo non si eccederà nella distribuzione in pieno campo dando origi-
Planimetria della Fiera
n. 3 OTTOBRE 2006
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Le Aziende informano
Sono già numerose le installazioni di questo particolare tipo di
struttura, dedicata a quei settori di stalla che necessitano di maggior attenzione (asciutta, post-partum, vitellame, suinetti in l.p.)
Struttura polifunzionale,
autoportante e modulare
n. 3 OTTOBRE 2006
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Adatta al ricovero (zona di riposo-produzione) di diverse specie di animali laddove si renda necessaria la coibentazione sia delle pareti che della copertura.
Tale specifica caratteristica la rende unica nel suo settore, anteponendosi alle
classiche soluzioni a trave e pilastro, consentendo, nel contempo, un elevato contenimento dei costi di realizzazione di un
ricovero dalle caratteristiche simili. La particolare struttura metallica con cui viene
realizzata l’ossatura portante reticolare,
non necessita di opere di fondazione
(semplice appoggio) e, nel contempo, contiene al minimo i rischi da carico nevoso
Un hangar per il benessere
di tutti gli animali
e da vento. Le arcate portanti sono a passo costante di 2,5 mt (modulo sia di 1,25
che di 5,0 mt) e sono ben rapportate alle dimensioni longitudinali e trasversali sia
delle cuccette che delle corsie di transito, così come dei necessari passaggi laterali alla zona di alimentazione esterna.
Termoregolata al massimo
La coibentazione, sia superiore che laterale, permette di realizzare un buon ambiente termicamente regolabile, mentre
le aperture laterali e l’ampio cupolino di
aerazione consentono un’ottima ventilazione naturale con un buon livello di ricam-
bio d’aria. Una buona ventilazione forzata è anche assicurata dalla sezione “a
tunnel” della struttura, grazie alla quale,
con poca energia (ridotto numero di ventilatori), verrà assicurata una movimentazione costante ed equilibrata dell’aria
tendente a stagnare sopra gli animali.
Il rapporto superficie coperta / illuminazione è assicurato dalla trasparenza
della copertura del cupolino e può essere logicamente aumentato, quando necessario, da un’illuminazione artificiale
resa ancor più efficiente dal colore interno e dalla capacità riflettente dei pannelli coibentati (lamiera in acciaio microdogata bianca).