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Dopo il 1989 la cultura polacca ha conosciuto dapprima uno scontro degli ideali sindacali e cattolici con i modelli portati dalla privatizzazione capitalistica. Compressa dall’espansione della realtà del mercato, essa si è trovata non al centro ma al margine della vita sociale e nazionale. Davanti alle librerie sono scomparse le file, ma la nuova produzione artistica… Cultura polacca in cerca di nuova narrazione di Anna Czaijka “Nella prigionia piange per la libertà Non credendo di raggiungerla un giorno, Per questo quando la vede La spruzza con l’acqua benedetta. Vorrebbe solo altercare al sicuro E sognare romanticamente la libertà, Mentre qui le parole sono diventate carne E Dio solo sa che cosa può succedere.” Jacek Kaczmarski ell’ultimo anno la Polonia ha sorpreso e N addirittura inquietato i suoi partner occidentali con inattesi e incomprensibili atteg- Reporter Poland POLEMICHE 2 giamenti e prese di posizione sia nell’ambito della politica internazionale sia in quelli della politica interna e della politica culturale. Molte di queste mosse sono apparse incomprensibili anche ai cittadini polacchi, i quali nelle ultime elezioni hanno cambiato le loro opzioni politiche, aprendo con questo uno spazio per nuovi progetti di inserimento della comunità nazionale nella famiglia europea. Il nuovo scenario invita a riflettere su un fenomeno tanto difficile da comprendere come la situazione della cultura polacca negli ultimi tempi: tale riflessione potrebbe mettere in luce problemi comuni a tutta l’Europa. Per i polacchi la cultura è una questione cruciale: gli storici e i sociologi richiamano l’attenzione sul fatto che il sistema simbolico aveva un’importanza decisiva per il costituirsi della comunità nazionale polacca, che si è sviluppata e rafforzata nel periodo della perdita dell’indipendenza, in assenza di strutture statali proprie. Il sistema simbolico della cultura ha permesso ai polacchi di conservare la loro identità nazionale attraverso le difficili prove che la storia non ha risparmiato loro, come ai tempi dell’occupazione hitleriana o dell’oppressione staliniana. L’epoca contemporanea è un tempo di grande prova per la cultura in generale. Da un lato si sottolinea la sua importanza, dall’altro il suo significato affoga in un caos di acce213 zioni in cui non ci si cura di fare chiarezza. Si rischia di perdere così la destinazione originaria e originale della cultura, che è la ricerca della verità nei diversi ambiti della vita umana. Schiacciante diventa invece il rapporto consumistico e commerciale con la cultura. Con la parola d’ordine “fare cultura”, il mercato e il management si impadroniscono della sfera della produzione di cultura, annientando il rapporto di vivente interazione tra la creazione genuina (che è sempre “poetica”) e i suoi derivati teorici e pratici, interazione che per Vico era la misura dell’umanità e un riparo dalla barbarie dell’unidimensionalità. Nel suo strato simbolico, la cultura polacca è stata per molti anni l’asilo della libertà, il centro della critica e della lotta, quando non svolgeva funzioni ideologiche. Nel periodo di “Solidarnosc” è avvenuta una svolta graduale verso i segmenti conservatori del patrimonio culturale polacco e mondiale, il che ha portato alla paradossale rivendicazione, da parte del movimento operaio, di valori culturali che, quanto alla loro tendenza, avevano carattere conservatore e che, nella loro essenza, non erano centrati sugli interessi dei lavoratori. Dopo il 1989 si è avuto un confronto delle tendenze sociali di “Solidarnosc” con il programma culturale conservatore della Chiesa cattolica e con i modelli di comportamento formatisi nelle società a economia di mercato. Ne è sorta una mescolanza culturale difficile da interpretare, e che ha prodotto atteggiamenti ambivalenti: una delle sue manifestazioni era, per esempio, il fatto che una società per propria dichiarazione quasi esclusivamente cattolica votasse per i post-comunisti. I governi post-comunisti sono stati un tentativo di inserirsi nella corrente dell’economia di mercato e di occuparvi posizioni di guida: nonostante i successi nell’economia e nelle trattative con l’Unione Europea, hanno finito col perdere l’appoggio della società. La caduta di questi governi, accompagnata dal sospetto di continuare vecchi “sistemi” e da indagini giudiziarie, ha segnato l’inizio della fase della resa dei conti guidata dai gemelli Kaczynski, che hanno perseguito una “epurazione morale” sullo sfondo di un programma populista cattolico-nazionale, vincendo in tal modo la competizione elettorale con quello che era ritenuto il sicuro vincitore: il partito neoliberale Platforma Obywatelska 214 Reporter Poland CULTURA POLACCA IN CERCA DI NUOVA NARRAZIONE (Piattaforma Civica), che non aveva un programma culturale abbastanza attraente. I gemelli, come è noto, hanno costituito un’alleanza con i partiti nazionalisti LPR (Liga Polskich Rodzin: Lega delle Famiglie Polacche) e Samoobrona Chlopska (Autodifesa Contadina), sostenuta da molti attivisti in conflitto con la legge . Un forte supporto è stato fornito al governo Kaczynski da Radio Maria e dal cosiddetto “partito dei berretti mohair”, formato dalle numerose donne anziane di basso livello di istruzione influenzate da quella radio. Appoggiandosi su una base politica così composita e incerta è stata lanciata un’operazione di “defalsificazione della storia”, di resa dei conti col passato, principalmente con il regime comunista, la cui realtà veniva rappresentata in bianco e nero, con una visione semplificata e impoverente. Questa iniziativa rientrava nella rivisitazione della storia caratteristica della politica culturale dei gemelli, pericolosa per l’enfatizzazione del passato imperiale della Polonia, per la riproposizione di stereotipi antagonistici e soprattutto per l’esclusione della dimensione del futuro, tipica del resto per la nostra epoca. Una simile politica culturale mirava a sostituire con un senso di orgoglio nazionale il ruolo di vittima che la Polonia era stata costretta ad assumere negli ultimi secoli. Di qui la difesa a oltranza degli interessi polac- Grazia Neri_AFP POLEMICHE 2 _I gemelli Kaczynski hanno perseguito un’epurazione morale in nome del loro programma populista cattolico-nazionale. Witold Gombrowicz (a sinistra) è stato addirittura escluso dalle letture scolastiche chi nei negoziati europei, che lo scrittore Stefan Chwin ha giudicato un atteggiamento naturale per tutti gli stati intenti a negoziare condizioni ottimali, mentre solo nell’ottica degli stati dominanti appariva inappropriato per un nuovo membro, ancora debole, dell’Unione. Caratteristica la lotta (battezzata nei media “o Nizza o morte”) per un sistema di votazione vantaggioso per i polacchi e cioè contrapposto al sistema basato sulla popolazione degli Stati, che avrebbe dato di fatto una preponderanza ai tedeschi. I polacchi argomentavano che, se la Polonia non avesse subito perdite così enormi nella Seconda guerra mondiale (sei milioni di vittime), la sua popolazione oggi supererebbe i sessanta milioni di abitanti. Questo tipo di argomentazione, talora giudicato irrazionale e anacronistico, è stato accolto in Europa con sconcerto, mentre i polacchi erano uniti da un senso di indignazione per l’indifferenza altrui nei confronti della tragedia della loro nazione durante la guerra. Quel che dà da pensare è il fatto che la rivisitazione della storia difficilmente trova riflesso nella memoria storica comune riguardo agli ebrei. La cultura ebraica vive un intenso momento di rinascita in grandi centri urbani come Lodz, Cracovia, Varsavia. Ma nelle piccole cittadine della Polonia centrale, che prima della guerra avevano una forte percentuale di popolazione ebraica, come Plonsk o Ciechanów, non se ne trova traccia né materiale né storiografica, né – cosa che stupisce ancora di più – nei ricordi dei più anziani. “Ecco, questa casa era di ebrei”, si sente dire qualche volta. “Ma dove sono i proprietari? Che fine hanno fatto?” – “Non si sa”. Sotto il regime dei gemelli Kaczynski era privilegiata la cultura della destra conservatrice, concentrata fra l’altro attorno alla rivista “Fronda”. Ha fatto il giro del mondo la direttiva del ministro dell’Educazione che escludeva dalle letture scolastiche Witold Gombrowicz, come autore incompatibile con i contenuti sani e positivi di un’educazione nazionale. L’adesione ostentata ai valori conservatori cattolico-nazionali non era però un atteggiamento irremovibilmente saldo e ferreo, ma si è rivelata piuttosto un giocare con questi valori fino ad annientarli, visto che in questo gioco la vittoria toccava ai più scaltri, che con questo non mostravano affatto di aver titolo a rappresentarli politicamente. L’attività politica, che avrebbe dovuto essere concentrata sulla realizzazione dello stato di diritto, ha visto invece in primo piano, con inaudita semplificazione, una specie di serial poliziesco senza fine: un incessante indagarsi e pedinarsi reciproco dei politici, un quotidiano susseguirsi di incriminazioni sensazionali, un crescendo di arresti di personalità notissime e persino di colleghi di governo. Questo serial poliziesco infinito, surrogato della politica, serviva d’altronde a creare un’atmosfera minacciosa che avrebbe dovuto facilitare l’esercizio del potere. Nelle crisi della sinistra e della destra, il cui denominatore comune è la subordinazione all’economia di mercato senza limiti e senza regole, si constata una dispersione della politicità, che trova riflesso nel funzionamento delle istituzioni democratiche. Le prese di posizione politiche hanno un carattere caleidoscopico e sono principalmente calcolate in vista di un pronto effetto mediatico. Si osserva anche una sorta di trasversalità: a volte le stesse posizioni sono assunte da esponenti di gruppi diametralmente opposti; il che mostra la necessità di una ridefinizio215 Reporter Poland CULTURA POLACCA IN CERCA DI NUOVA NARRAZIONE ne delle opzioni politiche (di destra e sinistra). Dopo il 1989 la cultura polacca ha conosciuto dapprima uno scontro degli ideali sindacali e cattolici con i modelli portati dalla privatizzazione capitalistica. Compressa dall’espansione della realtà del mercato, essa si è trovata al margine della vita sociale e nazionale, invece di costituirne il perno. Sono sparite le lunghe file davanti alle librerie per acquistare le novità letterarie o le traduzioni importanti; e ciò non solo perché oggi gli scaffali e i tavoli delle librerie traboccano di offerte e nessuno chiede più il parere delle vecchie autorità: del letterato o del filosofo. Oggi si sa bene che la cultura, e la politica aspirante ad assecondarla, non hanno influenza sulla nostra realtà: questa è gestita da caste separate dalla base sociale, che ottengono la propria legittimazione prevalentemente con l’ausilio di trucchi mediatici. La cultura contemporanea è “follemente appiattita”, affer216 mava Stanislaw Lem, e la filosofa Barbara Skarga constata: “L’intellighenzia è ammutolita”. Un fenomeno nuovo per la cultura polacca è la frantumazione del suo carattere centralistico. Negli anni Novanta è subentrata la presa di coscienza dell’esistenza e dei bisogni delle minoranze nazionali (ebraica, ucraina, bielorussa, tedesca) nonché dell’apporto delle loro culture alla cultura polacca, solo in apparenza monolitica e centralizzata secondo il modello illuministico francese. La mappa della cultura polacca, con i suoi centri principali (Varsavia, Cracovia, Breslavia), è stata arricchita da centri attivi di cultura regionale, che basano le loro attività sull’incontro ispiratore con culture locali diverse, come la fondazione “Borussia” a Olsztyn e i circoli “Pogranicza” a Sejny sul confine lituano e a Stettino sul confine tedesco. Sempre agli anni Novanta risale l’intensa attività dell’associazione “Wspólnota Polska” (Comunità Grazia Neri_Opale POLEMICHE 2 imperniate su opposizioni in bianco e nero). Nei due ultimi decenni il post-colonialismo è stato denunciato nella sua forma intraeuropea, praticata in rapporto alle culture dell’Europa orientale. Questa presa di Polacca), mirante a favorire l’integrazione coscienza è stata come una nuova “ora di dei centri della polonità all’estero, e anche Herder”, suonata dopo il 1989 in modi delle loro attività culturali. diversi nei diversi Paesi dell’Est europeo. In La decentralizzazione della cultura polacca si Polonia essa si riallaccia alle ricerche sulla sviluppa parallelamente alle discussioni sul differenza del mondo slavo intraprese in tema dell’identità nazionale condotte alla epoca romantica da Zorian Dolga vigilia dell’ingresso della Polonia Chodakowski, agli elementi di riflessione su nell’Unione Europea (2004), che hanno questa diversità sparsi nelle opere di autori assunto talora il carattere dei dibattiti postcome Adam Mickiewicz, Juliusz Slowacki, coloniali. Edward Said ha definito il postZygmunt Krasinski, Stanislaw Wyspianski e colonialismo come l’atteggiamento della cul- Stanislaw Ignacy Witkiewicz. Le sorti dei tura umanistica europeo-occidentale nei con- popoli slavi sottomessi sono state paragonate fronti dell’Oriente, basato sulla realtà di un al destino del Perù dopo la spedizione di predominio riformulato nelle categorie del Pizarro, talvolta alla storia dell’Irlanda. Si è pensiero (opposizione noi-loro, definizioni cominciato a indagare il tessuto culturale dell’altro trattato come oggetto e non come polacco rinvenendo da un lato una differenpartner del discorso, essenzializzazioni ziazione maggiore di quanto finora si _Una nuova corrente letteraria che si distingue dall’imperante atteggiamento messianico-nazionale sta riscuotendo successo. Tra gli esponenti del nuovo corso Pawell Huelle (a sinistra) e Wojciech Kuczok (sopra) 217 ammettesse, dall’altro la presenza sotterranea di influssi dell’Oriente, vuoi di Bisanzio, vuoi persino della Turchia. Si è così messa in dubbio la convinzione tradizionale della schiacciante preponderanza degli influssi latini nella cultura polacca e si è richiamata l’attenzione sulla dualità del cristianesimo polacco. Nella storia di regioni non periferiche come, per esempio, la Masovia, si è constatata una significativa multiformità di elementi slavi. Le discussioni sul tema dell’identità nazionale hanno fatto emergere posizioni contrapposte: accanto alla già citata assunzione, da parte della destra, del modello della Polonia imperiale, nella giovane generazione è forte un approccio critico al canone della polonità, e specialmente ai suoi stereotipi. Questo si manifesta nell’arte: in esposizioni di successo come la mostra “Polonia”, nella galleria di Varsavia “Zacheta”, che ha messo in discussione l’immaginario patriottico polacco, o negli allestimenti fotografici “Godlo Orla Bialego” (Lo stemma dell’Aquila Bianca) del gruppo di avanguardia “Loolz Kaliska”. Ma soprattutto nella letteratura: nella poesia del gruppo “Brulion” (Marcin Âwietlicki, Jacek Podsiadlo) rivolta contro i grandi poeti e attenta alla vita di ogni giorno di everyman e alla sua autodefinizione tramite questa quotidianità e le realtà urbane, o nella prosa autobiografica (ovvero, secondo loro, “antibiografica”) di Wojciech Kuczok, Piotr Czerwinski e Pawel Huelle, rivolta contro il canone creato dall’atteggiamento messianico-nazionale in quanto eredità del romanticismo polacco. Forse la più nota è la decostruzione dell’antiquato canone nazionale compiuta dalla giovane autrice Dorota Maslowska, in una prosa che costituisce la registrazione di un flusso verbale continuo, per lo più una sorta di balbettio o di logorrea, che crea un’identità in cui si fondono fenomeni opposti (per es. anarchia e capitalismo), immagini fittizie, stereotipi di potenza nazionale: basic polish. Oggi il panorama culturale polacco vede emergere una produzione artistica di alto livello, indipendente da orientamenti politico-ideologici (come le eccellenti produzioni teatrali di Krzysztof Warlikowski, che iscrivono la polonità nella mondialità, oppure la produzione musicale presentata ogni anno al Festival di musica contemporanea “Autunno di Varsavia”), accanto a una produzione 218 Reporter Poland CULTURA POLACCA IN CERCA DI NUOVA NARRAZIONE _Lo scrittore Stefan Chwin ha giudicato la difesa a oltranza degli interessi polacchi nei negoziati europei un atteggiamento naturale per tutti gli Stati intenti a negoziare condizioni ottimali caratterizzata politicamente da tendenze di destra o di sinistra. È un quadro molto eterogeneo, univoco soltanto nel segnalare la distanza della cultura dall’insieme della realtà sociale, politica e istituzionale. La dispersione dei messaggi, che potrebbe garantire la pluralità di voci e di vie nel discorso e nel dibattito culturale, per ora non fa che rafforzare il senso di frammentazione e disorientamento. Quella pluralità richiede una trasformazione del tessuto culturale, ovvero una ri-narrazione del testo della polonità, che nel nostro tempo deve inevitabilmente rapportarsi alle altre culture che convivono nello spazio globale del mondo. La cultura polacca deve comprendere in sé questo riferimento interculturale così come deve partecipare su un piano di parità al “poli-logo” delle culture europee: una situazione che ancora non esiste. Dalle nostre osservazioni risulta ancora una indicazione generale riguardante il peso della cultura e dei valori e delle immagini guida contenute nei suoi sistemi simbolici; un peso _Il panorama culturale polacco oggi vede emergere una produzione artistica di alto livello. Sopra, da sinistra, la scrittrice Dorota Maslowska e un momento di una produzione teatrale di Krzysztof Warlikowski che non è valutato adeguatamente nelle pratiche europee, che mostrano un carattere prevalentemente amministrativo e cieco verso le differenze. Nella sua sfera autonoma, la cultura è un luogo di definizione dell’identità ovvero di ricerca delle proprie radici, che non sempre affondano nel passato, ma anche nella sfera dei fini che restano ancora da decidere in comune per il futuro. Tali fini, inizialmente nella forma delle visioni estetiche, dovrebbero riempire la fantasia, l’immaginario europeo, per ora piuttosto sciatto. Infatti l’europeicità non è puro universalismo, ma l’eredità di una straordinaria ricchezza di culture nazionali, che occorre descrivere, interpretare, confrontare, analizzare, trasformare e rinnovare incessantemente. La cultura, come indica la parola stessa, va coltivata e curata. È con totale rispetto e adeguata preparazione che ci si deve avvicinare a quel complesso di fenomeni, la cui dinamica, finora poco compresa, ricorda la formazione delle nuvole. Come queste, le culture vanno osservate nelle loro stratifica- Reporter Poland Grazia Neri_Opale POLEMICHE 2 zioni fluttuanti, cercando di evitare che provochino tempeste, per favorire invece i loro effetti vitalizzanti. Il cittadino europeo è ancora lontano dall’essere un soggetto nomade, come propone Rosi Braidotti, ma sarebbe consigliabile che diventasse, come ha formulato Antonina Kloskowska, culturalmente “polivalente”, che conoscesse e comprendesse le altre culture, conoscendo e comunicando tanto meglio se stesso. Ciò richiede un corrispondente atteggiamento umanistico, che non deve essere soltanto una opzione digitale su un menu già pronto, né una reazione behavioristica o dogmatica al suono di una campanella, bensì un incessante cogliere la vita nella sua multiformità e nel suo pulsare attuale, accompagnato dalla riflessione. È possibile nutrire la speranza che la nuova situazione politica permetta – al posto di parate di immagini mediatiche sotto la cui copertura sono realizzati gli interessi di gruppi occulti – di consolidare un simile atteggiamento e un confronto dei contenuti dell’eredità nazionale, depurati criticamente, con i principi universali della convivenza umana, in modo da farvi emergere quanto più contribuisce alla realizazione dell’humanum: a livello personale, comunitario e mondiale. 219