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Settembre
Musica
Torino Milano
Festival Internazionale
della Musica
05_ 23 settembre 2012
Sesta edizione
Milano
Palazzo Lombardia
Auditorium
Laura Polverelli mezzosoprano
Trio Albrizzi
Venerdì 21.IX.12
ore 17
Haydn
Weber
Massenet
Satie
Ravel
°
47
Joseph Haydn (1732-1809)
Arianna a Naxos, cantata per voce e pianoforte
17 min. ca
Recitativo «Teseo mio ben»
Aria: «Dove sei, mio bel tesoro?»
Recitativo: «Ma, a chi parlo?»
Aria: «Ah! Che morir dovrei»
Carl Maria von Weber (1786-1826)
Trio in sol minore
per pianoforte, flauto e violoncello op. 63
23 min. ca
Allegro moderato
Scherzo: Allegro vivace
Schäfers Klage: Andante espressivo
Allegro
Jules Massenet (1842-1912)
Élégie, per voce, violoncello e pianoforte
4 min. ca
Sérénade andalouse, per voce e pianoforte
4 min. ca
Nuit d’Espagne, per voce e pianoforte
4 min. ca
Erik Satie (1866-1925)
Gymnopédies n. 1 e 3, per pianoforte
6 min. ca
1. Lente et douloreux
2. Lente et grave
Maurice Ravel (1875-1937)
Chansons madécasses15 min. ca
per voce, flauto, violoncello e pianoforte
Nahandove
Aoua!
Il est doux
Laura Polverelli, mezzosoprano
Trio Albrizzi
Giulio Giannelli Viscardi, flauto
Giuseppe Barutti, violoncello
Elisabetta Bocchese, pianoforte
In collaborazione con
Regione Lombardia
Un sottobosco di capolavori
La storia della musica è fatta da grandi capolavori, ma anche da un sottobosco
di opere che per destinazione, forma, organico o dimensione appaiono
‘minori’ agli occhi del fruitore odierno. Non così a quelli degli autori se è vero
che Ravel teneva in altissima considerazione proprio le Chansons madécasses
proposte questa sera e che Joseph Haydn, in una lettera del 14 marzo 1790,
si riferiva alla cantata Arianna a Naxos come alla «meine liebe Arianna» («la
mia amata Arianna»). D’altra parte, sintomatico del riguardo in cui l’artefice
teneva questo lavoro, è il fatto che lo stesso Haydn lo eseguì in pubblico
durante il suo soggiorno londinese del 1791 e che proprio a Londra lo diede
alle stampe presso John Bland nel medesimo anno.
Un simile atteggiamento da parte di compositori quali Ravel e Haydn
nei confronti di opere che, nell’ambito del loro straordinario catalogo,
potrebbero erroneamente essere considerate di secondo piano, rivela come
queste costituissero occasioni di riflessione compositiva capaci di produrre
risultati nuovi e particolarmente riusciti. Non conosciamo la motivazione
che portò Haydn a scrivere Arianna a Naxos – non conosciamo neppure
il nome dell’autore del testo, né con sicurezza il periodo di composizione
(presumibilmente la fine del 1789) –, ma qualche deduzione può essere tratta
dalle scelte del musicista. La pubblicazione lascia trasparire l’idea di un lavoro
destinato al mercato dei dilettanti (prolifico tanto a Vienna dove fu composto,
quanto a Londra dove fu stampato), al punto che il frontespizio reca il prezzo
di vendita e gli indirizzi presso i quali era possibile effettuare l’acquisto.
L’esecuzione pubblica da parte dell’autore va probabilmente letta anche
come strumento promozionale nei confronti della commercializzazione
dello spartito. Soprattutto è però la scelta di affidare il sostegno strumentale
alla tastiera a far propendere per una destinazione d’uso domestica. Vero è
che in una lettera a Bland dell’aprile 1790, Haydn espresse l’intenzione di
orchestrare il lavoro, ma è altrettanto vero che mai realizzò questo intento
(l’operazione fu compiuta solo nel 1808 dall’allievo Sigismund Neukomm) e
che l’edizione Bland venne stampata con accompagnamento di «Clavicembalo
o Forte-Piano». Tutto ciò ovviamente non compromette la forza espressiva
e drammatica di un capolavoro che fissa le successive tappe della presa di
consapevolezza da parte di Arianna dell’abbandono di Teseo. Nel recitativo
d’avvio, «Teseo mio ben ove sei tu?», la protagonista si sveglia rendendosi
conto che il suo amato non è accanto a lei. L’iniziale densità di scrittura
per la tastiera, cui si sovrappone una diradata linea vocale a rappresentare il
lento risveglio di Arianna, cede il passo a un andamento via via più agitato
con una rapida alternanza tra le due parti. Un dubbio comincia a instillarsi
nell’animo della giovane. Segue una malinconica aria tripartita in si bemolle
maggiore («Dove sei mio bel tesoro?»), nella quale a dominare è il senso di
smarrimento interiore provocato dalla lontananza della persona amata. La
voce, in coincidenza delle parole «né resisto al mio dolor», procede interrotta
da pause che spezzano la continuità della linea, a esprimere i singhiozzi del
personaggio e l’asfissia indotta nel suo animo dal dolore. Arianna si rende
conto che le sue parole non sono rivolte a nessuno («Ma, a chi parlo?»,
secondo recitativo) e Haydn evoca tale stato di solitudine attraverso effetti di
eco prodotti dallo strumento a tastiera e suggeriti dal testo («gli accenti Eco
ripete sol»). Questa nuova coscienza spinge la protagonista ad agire, salendo
sullo scoglio più alto della costa, da dove scorge allontanarsi la nave di Teseo.
La reazione al tradimento è contenuta nell’aria conclusiva, «Ah che morir
vorrei», dove, all’iniziale compianto in fa maggiore, subentra l’esplosione
rabbiosa realizzata attraverso la repentina virata tonale a fa minore, la decisa
accelerazione agogica (Presto) e l’affermazione di una scrittura concitata. Da
aria di lamento il brano diviene aria di furore. Di fronte a tale impressionante
sviluppo di passioni risulta chiaro l’amore di Haydn per questa pagina.
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A motivazioni certamente private va ricondotta la composizione del Trio op.
63 di Weber. Il brano risale al 1819 e segue un periodo difficilissimo della vita
del compositore che lo costrinse a confrontarsi con la morte del suocero, con
quella di una figlia di pochi mesi, con lunghe malattie sue e della consorte,
oltre che con delusioni professionali quali l’impossibilità di completare il
Freischütz e la revoca della commissione di Alcindor. Weber reagì a questa
situazione componendo una serie di pezzi strumentali tra cui la celeberrima
Aufforderung zum Tanze (Invito alla danza) e il Trio in questione. Dedicato
all’amico e fisico praghese Philipp Junghe venne presentato la prima volta a
casa del musicista Ludwig Spohr a Francoforte il 21 novembre 1819. Anche
in questo caso, l’origine domestica non impedisce all’autore di ricorrere a
soluzioni inusuali e interessanti, quali, nel primo movimento, un Allegro
moderato in forma sonata, il ribaltamento tra primo e secondo gruppo tematico
nella ripresa. In tal modo la chiusura ricalca a specchio l’avvio del brano
dando risalto al coinvolgente primo tema in sol minore. Ancora possiamo
citare, nello Scherzo, il contrasto tra l’avvio in sol minore spiccatamente
strumentale, accordale e drammatico, e l’andatura prettamente vocale e
idiomatica del trio, affidata al flauto nella tonalità maggiore. Di nuovo Weber
lavora sulla forma e, nel prosieguo del movimento, mescola le due sezioni
conseguendo un delicato equilibrio fra opposti.
Dalla Germania del primo Ottocento, il nostro programma ci conduce alla
Parigi di fine secolo, dove prolificava l’editoria della romanza da camera
destinata ai salotti della capitale. Campione ne fu Jules Massenet, capace di
riscuotere enorme successo in teatro come nelle abitazioni, il quale diede alla
stampe diverse raccolte di Mélodies. Sul versante opposto rispetto alla musica
da salotto si situa la produzione di Erik Satie, con il suo antiaccademismo e il
suo collocarsi al di fuori della cultura ufficiale e di un certo tipo di ambiente
sociale. Il compositore conduceva infatti una vita bohémienne ed era assiduo
frequentatore, nonché pianista, dei cabaret di Montmartre. Così l’esotismo
seducente della Chanson andalouse o di Nuit d’Espagne di Massenet diventa
esotismo enigmatico nelle Gymnopédies, in cui si rinuncia alla diffusa moda
dell’epoca per la Spagna, rifacendosi invece a un che di arcaico e di indefinito
(il titolo indicherebbe antiche danze rituali spartane interpretate da fanciulli
nudi). A sconcertare è soprattutto la novità del linguaggio musicale, con la
sua essenzialità, il suo carattere aforistico e il suo trattamento armonico per
cui l’accordo vive di vita propria, senza connessioni con ciò che precede e con
ciò che segue.
Non stupisce che Satie divenisse un punto di riferimento per i compositori
francesi suoi contemporanei e per quelli della generazione successiva. Ravel
e i suoi seguaci non fecero segreto della loro passione per il musicista di
Honfleur. Nelle Chansons madécasses persistono le componenti esotica ed
erotica, già presenti nelle due liriche di Massenet, tuttavia, sull’esempio di
Satie, le strade battute sono assolutamente originali. L’esotismo deriva
innanzitutto dai testi scelti, il cui autore, il poeta del XVIII secolo EvaristeDésiré Parny, sosteneva di aver tradotto da componimenti tradizionali del
Madagascar (in realtà furono completa farina del suo sacco). Ed è un esotismo
non più intrigante, bensì di denuncia anticolonialista, come dimostra la
seconda chanson, nella quale Ravel, attraverso ostinati, andamenti percussivi,
scontri di tonalità, dissonanze, crea un mondo sonoro primitivo. L’erotismo
si incontra invece nel primo brano, ed è un erotismo che lo stesso Ravel non
esitò a definire «pericoloso». L’insistente ripetizione del nome della donna
amata, Nahandove, – ogni volta intonato sul medesimo ritmo e sempre
accompagnato da un inciso melodico discendente affidato agli strumenti –
non fa che sottolineare il carattere ossessivo della fascinazione subita dal
narratore, al punto che il piacere diviene mortale e la sua mancanza dolorosa.
Non sarà probabilmente un caso il fatto che il compositore abbia deciso di
trasformare il gesto vocale coincidente con il richiamo del nome Nahandove
della prima lirica nell’urlo di guerra («Aoua!») della seconda. Proprio questo
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urlo è la migliore esemplificazione di quanto l’autore scrisse a proposito della
composizione: «è una sorta di quartetto, nel quale la voce svolge il ruolo di
strumento principale». In quel passaggio infatti la parte vocale è utilizzata
innanzitutto con valenza timbrica.
Se oggi possiamo godere le sperimentazioni delle Chansons madécasses, lo
dobbiamo a una commissione privata. Fu la mecenate americana Elizabeth
Sprague Coolidge a richiedere al musicista un brano che prevedesse in organico
voce, flauto, violoncello e pianoforte, lasciando libera scelta relativamente
al testo da musicare. Ravel rispose con questa straordinaria opera concepita
nel biennio 1925-26, senz’altro la migliore conclusione per un concerto che
presenta grandi pagine nate da piccole occasioni.
Federico Fornoni*
*La sua malattia per la musica lo ha portato a conseguire una laurea e un dottorato
di ricerca in Musicologia all’Università di Pavia. Non contento, cerca di contagiare
il maggior numero possibile di persone attraverso conferenze, saggi, insegnamento
e divulgazione. Attua il suo proposito in veste di corresponabile del settore Ricerca,
Didattica e Editoria della Fondazione Donizetti, di coordinatore artistico di Musicom.
it e di professore a contratto presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali G. Donizetti
di Bergamo.
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Arianna a Naxos
Teseo mio ben, dove sei? Dove sei tu?
Vicino d’averti mi parea,
ma un lusinghiero sogno
fallace m’ingannò.
Già sorge in ciel la rosea
Aurora, e l’erbe e i fior colora Febo
uscendo dal mar col crine aurato.
Sposo, sposo adorato,
dove guidasti il piè
forse le fere ad inseguir ti chiama
il tuo nobile ardor.
Ah vieni, ah vieni, o caro,
ed offrirò più grata
preda ai tuoi lacci. Il cor d’Arianna amante,
che t’adora costante,
stringi, stringi con nodo più tenace,
e più bella la face
splenda del nostro amor.
Soffrir non posso d’esser
da te divisa un sol istante.
Ah di vederti, o caro,
già mi strugge il desio;
ti sospira il mio cor,
vieni, vieni idol mio.
Dove sei, mio bel tesoro,
chi t’invola a questo cor?
Se non vieni, io già mi moro,
né resisto al mio dolor.
Se pietade avete, oh Dei,
secondate i voti miei,
a me torni il caro ben.
Dove sei? Teseo!
Ma, a chi parlo? Gli accenti Eco ripete sol.
Teseo non m’ode, Teseo non mi risponde,
e portano le voci e l’aure e l’onde.
Poco da me lontano esser egli dovria.
Salgasi quello che più d’ogni altro
s’alza alpestre scoglio; ivi lo scoprirò.
Che miro? Oh stelle,
misera me, quest’è l’argivo legno!
Greci son quelli! Teseo! Ei sulla prora!
Ah m’ingannassi almen... no, no, non
m’inganno.
Ei fugge, ei qui mi lascia in abbandono.
Più speranza non v’è, tradita io sono.
Teseo, Teseo, m’ascolta,
Teseo! Ma oimè! vaneggio!
I flutti e il vento
lo involano per sempre agli occhi miei.
Ah siete ingiusti, o Dei,
se l’empio non punite! Ingrato!
Perchè ti trassi dalla morte
dunque tu dovevi tradirmi!
E le promesse, e i giuramenti tuoi?
Spergiuro, infido! Hai cor di lasciarmi.
A chi mi volgo,
da chi pietà sperar?
Già più non reggo,
il piè vacilla, e in così amaro istante
sento mancarmi in sen l’alma tremante.
A che morir vorrei
in sì fatal momento,
ma al mio crudel tormento
mi serba ingiusto il ciel.
Misera abbandonata
non ho chi mi consola.
Chi tanto amai s’invola
barbaro ed infedel.
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Élégie
Ô, doux printemps d’autre fois,
vertes saisons,
vous avez fui pour toujours!
Je ne vois plus le ciel bleu;
je n’entends plus les chants joyeux
des oiseaux!
En emportant mon bonheur,
mon bonheur...
Ô bien-amé, tu t’en es allé!
Et c’est en vain que le printemps revient!
Oui, sans retour,
avec toi, le gai soleil,
les jours riants sont partis!
Comme en mon coeur tout est sombre
et glacé!
Tout est flétri
pour toujours!
O dolci primavere di un tempo,
verdi stagioni,
Siete andate per sempre!
Più non vedo il blu del cielo;
non intendo il canto gioioso
degli uccelli!
Hai preso la mia felicità,
la mia felicità
amore mio, e te ne sei andata!
E così invano ritorna la primavera!
Sì, senza ritorno,
con te sono andati il gaio sole,
i giorni ridenti!
Nel mio cuore tutto è scuro
e ghiacciato!
Tutto è inaridito
per sempre!
Louis Gallet
Sérénade andalouse
Pourquoi chanter
L’amoureuse ivresse?
Pourquoi m’aimer?
Folle est ta tendresse!
Mon âme, un jour,
s’endormit glacée
après un ardent baiser.
La flamme meurt effacée;
Perché cantare
l’ebbrezza amorosa?
Perché amarmi?
Folle è la tua tenerezza!
La mia anima, un giorno,
si è addormentata raggelata
dopo un ardente bacio.
La fiamma si spegne lentamente;
Pourquoi m’aimer?
Comme un vain songe,
un beau mensonge,
comme un vain songe,
un beau mensonge,
Ah!
Je garde l’ardent baiser;
pourquoi donc m’aimer?
Perché amarmi?
Come un vano sogno,
una bella menzogna,
come un vano sogno,
una bella menzogna,
Ah!
Custodisco l’ardente bacio;
perché dunque amarmi?
Aux coridas,
dont Séville est fière,
des Señoras
j’étais la première,
et je riais quand à mon oreille
un galant parlait tout bas.
L’amour toujours veille,
il m’a surprise, hélas!
Alla corrida,
di cui Siviglia è fiera,
ero la prima
tra le signore,
e ho riso quando alle mie orecchie
un uomo galante parlava dolcemente.
L’amore veglia sempre,
e m’ha sorpreso!
Aveu timide,
heure rapide,
aveu timide,
heure rapide,
Ah!
Langueur du premier amour,
volupté d’un jour!...
Timida confessione,
fuggevole ora,
timida confessione,
fuggevole ora,
Ah!
Languore del primo amore,
Voluttà d’un giorno!...
Et dans les bois
je vais, oublieuse,
et nulle voix
ne me rend joyeuse.
J’ai froid au cœur et l’amour frivole
a pris mon premier baiser.
D’amour la chanson est folle,
pourquoi m’aimer?
E nel bosco
vado, dimentica,
e nessuna voce
mi rende gioiosa.
Ho il cuore freddo e l’amor frivolo
ha preso il mio primo bacio.
La canzone è folle d’amore,
perché amarmi?
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Comme le rêve
que l’aube achève,
comme le rêve,
que l’aube achève,
Ah!
Tu fois, volupté d’un jour,
Hélas! sans retour!
Come il sogno
che raggiunge l’alba,
Come il sogno,
che raggiunge l’alba,
Ah!
Tu fede, voluttà di un giorno,
senza ritorno!
Hélas! pourquoi donc m’aimer?
Perché dunque amarmi?
Jules Ruelle
Nuit d’Espagne
L’air est embaumé,
La nuit est sereine
et mon âme est pleine
de pensers joyeux;
ô bien aimée,
viens! Ô bien aimée,
voici l’instant de l’amour!
L’aria è profumata,
La notte è serena
E la mia anima è piena
di pensieri gioiosi;
mia amata,
vieni! O mia amata,
ecco il momento dell’amore!
Dans les bois profonds,
où les fleurs s’endorment,
où chantent les sources;
vite enfuyons nous!
Vois, la lune est claire
et nous sourit dans le ciel...
Nelle selve profonde,
dove s’addormentano i fiori,
dove cantano le fonti;
svelti fuggiamo!
Guarda, è chiara la luna
e e ci sorride nel cielo...
Les yeux indiscrets ne sont plus à craindre.
Viens, ô bien aimée,
la nuit protège ton front
rougissant!
La nuit est sereine, apaise mon cœur!
Viens! ô bien aimée,
La nuit est sereine, apaise mon cœur!...
c’est l’heure d’amour! c’est l’heure!
Gli occhi indiscreti non sono più da temere.
Vieni, amata,
la notte protegge la tua fronte mentre
arrossisce!
La notte è serena, placa il mio cuore!
Vieni! mia amata,
la notte è serena, placa il mio cuore!...
È l’ora dell’amore! È l’ora!
Dans le sombre azur,
Les blondes etoiles
Ecartent leurs voiles
pour te voir passer,
ô bien aimée!
Viens, ô bien aimée,
Voici l’instant de l’amour!
J’ai vu s’entr’ouvrir
ton rideau de gaze.
Tu m’entends, cruelle,
et tu ne viens pas!
Vois, la route est sombre
sous les rameaux enlacés!
Nell’azzurro scuro,
Le bionde stelle
scostano i loro veli
per vederti passare,
o mia amata!
Vieni mia amata,
ecco l’istante dell’amore!
Ho visto aprirsi un poco
la tua tenda di garza.
Tu miascolti, crudele,
e non vieni!
Vedi, la strada è scura
sotto i rami frondosi!
Cueille en leur splendeur
tes jeunes années,
viens! car l’heure est brève,
un jour effeuille les fleurs
du printemps!
La nuit est sereine, apaise mon cœur!
Viens! ô bien aimée,
la nuit est sereine, apaise mon cœur!...
C’est l’heure d’amour! C’est l’heure!
Cogli nel loro splendore
i tuoi giovani anni,
vieni! Perché l’ora è breve,
un giorno fiocca i fiori
di primavera!
La notte è serena, appaga il mio cuore!
Vieni! mia amata,
la notte è serena, placa il mio cuore!...
È l’ora dell’amore! È l’ora!
Louis Gallet
7
Nahandove
Nahandove, ô belle Nahandove!
L’oiseau nocturne a commecé ses cris,
la pleine lune brille sur ma tête,
et la rosée naissante humecte mes cheveux.
Voici l’heure qui peut t’arrêter,
Nahandove, ô belle Nahandove!
Nahandove, o bella Nahandove! L’uccello
notturno ha cominciato le sue grida,
la luna piena brilla sul mio capo,
e la rugiada nascente mi bagna, i capelli.
Ecco l’ora che può fermarti,
Nahandove, o bella Nahandove!
Le lit de feuilles est préparé;
je l’ai parsemé de fleurs et d’herbes
odoriférantes;
il est digne de tes charmes,
Nahandove, ô belle Nahandove!
Il letto di foglie è pronto;
l’ho coperto di fiori e d’erbe
odorose;
è degno delle tue grazie, Nahandove, o
bella Nahandove!
Elle vient. J’ai reconnu la respiration
précipitée que donne une marche rapide;
j’entends le froissement de la pagne qui
t’enveloppe,
c’est elle, c’est Nahandove,
la belle Nahandove!
Ella viene. Ho riconosciuto il respiro
precipitoso che dà il passo rapido;
sento il fruscio del cinto che
t’avvolge,
è lei, è Nahandove,
la bella Nahandove!
Reprends haleine, ma jeune amie;
repose-toi sur mes genoux.
Que ton regard est enchanteur!
Que le mouvement de ton sein est vif
et délicieux
sous la main qui te presse!
Tu souris, Nahandove, ô belle Nahandove!
Riprendi fiato, mia giovane amica;
riposati sui miei ginocchi.
Com’è incantevole il tuo sguardo!
Com’è vivo e delizioso il movimento del
tuo seno
sotto la mano che ti tocca!
Tu sorridi, Nahandove, o bella Nahandove!
Tes baisers pénètrent jusq’à l’âme;
tes caresses brûlent tous mes sens;
arrête, ou je vais mourir.
Meurt-on de volupté,
Nahandove, ô belle Nahandove!
I tuoi baci penetrano fino all’anima;
le tue carezze bruciano tutti i miei sensi:
fermati, o muoio.
Di voluttà si muore,
Nahandove, o bella Nahandove!
Le plaisir passe comme un éclair.
Ta douce haleine s’affoiblit,
tes yeux humides se referment,
ta tête se penche mollement,
et tes transports s’éteignent dans la
langueur.
Jamais tu ne fus si belle,
Nahandove, ô belle Nahandove!
Il piacere passa come un lampo.
La tua dolce lena s’indebolisce,
i tuoi occhi umidi si richiudono,
la tua testa si piega mollemente,
e i tuoi trasporti si spengono
nel languore.
Mai fosti così bella,
Nahandove, o bella Nahandove!
Que le sommeil est délicieux dans les bras
d’une maitresse: moins délicieux pourtant
que le réveil. Tu pars, et je vais languir
dans les regrets et les désirs. Je languirai
jusqu’au soir. Tu reviendras ce soir,
Nahandove, ô belle Nahandove!
Com’è delizioso il sonno fra le braccia
di un’amante: pure meno delizioso del
risveglio. Tu parti, ed io prendo a languire
nei rimpianti e nei desideri. Languirò fino a
sera. Ritornerai stasera,
Nahandove, o bella Nahandove!
Evariste Desire de Forges Parny
Aoua!
Méfiez-vous des blancs,
habitants du rivage.
Du tems de nos pères,
des blancs descendirent dans cette île.
On leur dit: Voilà des terres,
que vos femmes les cultivent;
soyez justes, soyez bons
et devenez nos frères.
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Guardatevi dai bianchi,
abitanti della riva.
Al tempo dei nostri padri,
scesero in quest’isola dei bianchi.
Gli si disse: Ecco alcune terre,
che le vostre donne le coltivino;
siate giusti, siate buoni,
e diventate nostri fratelli.
Les blancs promirent, et cependant
ils faisaient des retranchements.
Un fort menaçant s’éleva;
le tonnerre fut renfermé
dans des bouches d’airain;
leurs prêtres voulurent nous donner
un Dieu que nous ne connoissons pas;
ils parlèrent enfin
d’obéissance et d’esclavage.
Plutôt la mort!
Le carnage fut long et terrible;
mais malgré la foudre qu’ils vomissoient,
et qui écrasoit des armées entières, ils
furent tous exterminés.
Méfiez-vous des blancs.
Nous avons vu de nouveaux tyrans,
plus forts et plus nombreux
planter leur pavillon sur le rivage.
Le ciel a combattu pour nous.
Il a fait tomber sur eux les pluies,
les tempêtes et les vents empoisonnés.
Il ne sont plus, et nous vivons, et nous
vivons libres.
Méfiez-vous des blancs,
habitants du rivage.
I bianchi promisero,
e tuttavia facevano trinceramenti.
Un forte minaccioso si eresse;
il tuono fu rinchiuso
in bocche di bronzo;
i loro preti vollero darci
un Dio che non conosciamo;
essi parlarono infine
d’obbedienza e di schiavitù.
Piuttosto la morte!
La strage fu lunga e terribile:
ma malgrado la folgore che vomitavano,
e che schiacciava intere armate,
furono tutti sterminati.
Guardatevi dai bianchi.
Abbiamo visto tiranni nuovi,
più forti e più numerosi,
piantare il loro padiglione sulla riva.
Il cielo ha combattuto per noi.
Ha fatto cadere su loro le piogge,
le tempeste e i venti impestati.
Essi non sono più, e noi viviamo,
viviamo liberi.
Guardatevi dai bianchi,
abitanti della riva.
Il est doux...
Il est doux de se coucher, durant la
chaleur, sous un arbre touffu,
et d’attendre que le vent du soir amène la
fraîcheur.
È dolce stendersi, durando il caldo, sotto
un albero frondoso, ed aspettare che il
vento della sera porti la frescura.
Femmes, approchez. Tandis que je me
repose ici sous un arbre touffu, occupez
mon oreille par vos accens prolongés.
Répètez la chanson de la jeune fille, lorsque
ses doigts tressent la natte, ou lorsqu’assise
auprès du riz, elle chasse les oiseaux avides.
Donne, avvicinatevi. Mentre mi riposo qui
sotto un albero frondoso, occupate il mio
orecchio con i vostri accenti prolungati.
Ripetete la canzone della fanciulla, quando
le sue dita intrecciano la stuoia, e quando
seduta presso il riso caccia gli avidi uccelli.
Le chant plaît à mon âme. La danse est
pour moi presque aussi douce qu’un baiser.
Que vos pas soient lents; qu’ils imitent
les attitudes du plaisir et l’abandon de la
volupté.
Il canto piace all’anima mia. La danza è
per me dolce quasi come un bacio. Che i
vostri passi siano lenti; ch’essi imitino gli
atteggiamenti del piacere o l’abbandono
della voluttà.
Le vent du soir se lève; la lune commence
à briller au travers des arbres de la
montagne. Allez, et préparez le repas.
Il vento della sera si leva; la luna comincia
a brillare attraversa gli alberi della
montagna. Andate, e preparate la cena.
Evariste Desire de Forges Parny
9
Laura Polverelli, mezzosoprano
Nasce a Siena, si diploma giovanissima in pianoforte al Conservatorio di
Firenze e successivamente in canto al Conservatorio di Verona. Vincitrice di
importanti concorsi nazionali e internazionali, è ospite regolare delle massime istituzioni musicali italiane ed estere, tra cui il Teatro alla Scala di Milano,
il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, l’Accademia Nazionale di Santa
Cecilia, il Teatro La Fenice, il Teatro Regio di Torino, il Teatro San Carlo di
Napoli, il Teatro Carlo Felice di Genova, il Teatro Comunale di Bologna, il
Teatro Massimo di Palermo, l’Accademia Chigiana di Siena, la Bayerische
Staatsoper di Monaco, La Staatsoper Wien, la Hamburgische Staatsoper, il
Teatro Real di Madrid, l’Opéra de Lyon, l’Opéra de Montecarlo, il Théâtre
des Champs Elysées e Châtelet di Parigi, la Vlaamse Opera di Anversa, il
Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles, il Rossini Opera Festival di Pesaro,
il Festival di Glyndebourne, il Festival di Orange, il Festival Mozart della
Coruña, il Festival de Beaune, il Festival de Saint-Denis e le Festwochen Alter
Musik di Innsbruck. Ha collaborato con musicisti e direttori di chiara fama
quali Claudio Abbado, Riccardo Muti, Zubin Mehta, Riccardo Chailly, Jeffrey
Tate, Colin Davis, Lopez-Cobos, Antonio Pappano, Gary Bertini, Gianluigi
Gelmetti, Bruno Campanella, Carlo Rizzi, Myung-Whun Chung, Giannandrea
Noseda.
10
Giulio Giannelli Viscardi, flauto
Ha debuttato come solista al Barbican Hall di Londra nel 1987 effettuando
in seguito tournée in tutta Europa, Stati Uniti, Cina, Tailandia e Filippine.
Si è esibito, tra le altre, con l‘orchestra del Teatro La Fenice, la Slovak
Chamber Orchestra, l’Haifa Symphony Orchestra, la Russian Philharmonic
e la European Union Chamber Orchestra di cui è dal 1989 primo flauto.
Diplomatosi al Conservatorio di Milano sotto la guida di Marlaena Kessick,
ha ottenuto nel 1985 il Diploma d’Onore dell’Accademia Chigiana di Siena
dove è stato allievo di Severino Gazzelloni. Ha proseguito la sua formazione
con Aurèle Nicolet e Christian Larde. Sue interpretazioni sono regolarmente
trasmesse dalla RAI, BBC radio e Radio Canada, Australia Broadcasting Corp.
Ha inciso, accompagnato dalla European Community Chamber Orchestra,
due cd per le case discografiche inglesi Hyperion e Pickwick.
Giuseppe Barutti, violoncello
Si è diplomato con il massimo dei voti e la lode sotto la guida di Vendramelli,
vincendo a undici anni il primo premio al Concorso di Vittorio Veneto e ricoprendo a soli vent’anni il ruolo di primo violoncello del Teatro La Fenice di
Venezia. È stato indicato da Lorin Maazel come uno dei grandi talenti del violoncello. Illuminanti sono stati gli incontri con Sergiu Celibidache e Franco
Rossi: uno per la struttura, l’altro per la sonorità. Impegnato sin da giovane
in un’intensa attività concertistica, sia come solista che come camerista,
Giuseppe Barutti ha effettuato tournée in tutto il mondo, suonando per le più
importanti istituzioni. Ha eseguito recentemente il Concerto per violoncello e
orchestra di Robert Schumann al Teatro Malibran di Venezia. È stato invitato
come primo violoncello al Teatro alla Scala di Milano e attualmente ricopre
il ruolo di primo violoncello solista dei Solisti Veneti.
Elisabetta Bocchese, pianoforte
Diplomatasi con il massimo dei voti al Conservatorio di Venezia, dove ha studiato anche musica liturgica prepolifonica, Elisabetta Bocchese ha continuato
i suoi studi alla Musikhochschule di Vienna e, sempre nella stessa città, ha
seguito i corsi per Korrepetitor al Conservatorio. Nel 2002 si è diplomata alla
Scuola Ars et Labor con Christa Bützberger e Marina Rossi, completando la
propria formazione anche con studi di basso continuo e contrappunto. Come
pianista principale dell’Orchestra Accademia Musicale di San Giorgio ha,
tra le altre cose, partecipato all’esecuzione e incisione dal vivo dell’integrale
della musica da camera di Brahms per il Teatro La Fenice di Venezia in
collaborazione con la RAI. Vincitrice di concorsi nazionali ed internazionali,
alla sua attività concertistica come solista e con orchestra, abbina attività di
camerista e liederista.
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Il FAI presenta i luoghi
di MITO SettembreMusica
Auditorium di Palazzo Lombardia
Il Palazzo Lombardia, nuova sede del Governo regionale, composto da edifici curvilinei di 8 piani e da una torre centrale di 39 piani alta 161,3 metri,
occupa un’area di 30.000 metri quadrati, collocata tra i due quartieri di Isola
e Porta Nuova, nella zona Garibaldi-Repubblica-Varesine, che già da alcuni
anni è oggetto di una vasta opera di riqualificazione urbana.
Il nuovo grande edificio pubblico sorge a pochi passi dal grattacielo Pirelli,
che è stato sottoposto a interventi di restauro e di adeguamento funzionale e
che è sede del Consiglio regionale e di altri uffici di rappresentanza.
Palazzo Lombardia deve il suo nome alla scelta dei cittadini che hanno partecipato a un referendum on line concluso nel febbraio 2010. Vi lavorano circa
2.800 persone. Spazio dell’incontro tra istituzione e cittadinanza, è anche un
pezzo di città a disposizione di tutti, con una piazza coperta di 4.000 metri
quadrati – denominata piazza Città di Lombardia – su cui si affacciano negozi, bar, spazi espositivi e uno straordinario belvedere.
Nel 2002, con il Manifesto della nuova sede, Regione Lombardia ha definito le linee guida del progetto per un edificio ecologicamente esemplare sia
nella fase della costruzione, sia in quella della gestione, che rappresentasse
plasticamente ‘quella relazione positiva con la società civile, che è un tratto
essenziale del progetto politico dell’attuale governo regionale’. A queste indicazioni concettuali ha aderito creativamente il progetto vincitore, nel 2004,
del Concorso internazionale per l’Altra sede – al quale hanno partecipato 98
progetti – presentato dallo Studio Pei Cobb Freed & Partners di New York,
associato per l’occasione ai milanesi Caputo Partnership e Sistema Duemila.
Palazzo Lombardia rappresenta non solo la sede dell’istituzione regionale,
ma anche un luogo attraversabile, accogliente, vivo, una moderna agorà, uno
spazio d’incontro e non solo di passaggio. È un edificio pubblico nel senso
proprio del termine, nato per essere di tutti e per svolgere funzioni al servizio
della cittadinanza.
I progettisti che lo hanno disegnato hanno immaginato Palazzo Lombardia
come una sintesi dell’intera regione, del suo territorio, della sua storia,
dei suoi ideali. Con le sue curve sinuose, il complesso intende, da un lato,
richiamare ‘qui, nel cuore della città, le montagne, le valli e i fiumi della
Lombardia’; dall’altro, plasmando ‘una sequenza di paesaggi urbani pubblici,
aperti a tutti’, vuole dare voce ‘al principio secondo cui i governi e le amministrazioni pubbliche dovrebbero essere accessibili, accoglienti e trasparenti
nei confronti degli utenti che servono’.
Il profilo monumentale dell’edificio esprime infine un legame con le tipologie
architettoniche lombarde: la torre rimanda ai campanili delle abbazie, mentre le corti interne propongono una rivisitazione dell’antico broletto. Palazzo
Lombardia è anche un modello di architettura eco-sostenibile, grazie alla
vasta gamma di soluzioni tecnologiche innovative che utilizza.
Si ringrazia
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MITO SettembreMusica è un Festival
a Impatto Zero®
Il Festival MITO compensa le emissioni
di CO2 contribuendo alla riforestazione
e alla tutela di foreste in Bolivia
e partecipando alla riqualificazione del
territorio urbano del Comune di Milano
L’impegno ecologico del Festival MITO SettembreMusica si rinnova
ogni anno attraverso la compensazione delle emissioni di CO2
prodotte dall’evento. Per la sesta edizione del Festival l’impegno
etico si sviluppa su un duplice fronte.
A Milano, MITO SettembreMusica partecipa attivamente alla
riqualificazione dell’Alzaia del Naviglio Grande, aderendo al
progetto promosso da LifeGate in collaborazione con il Consorzio
Est Ticino Villoresi e adottando 18 piante, una per ogni giorno
di Festival. Il progetto, nato lo scorso anno con il sostegno
del Festival MITO, si propone di realizzare un percorso verde
che colleghi la città di Milano ai Parchi Regionali della Valle
del Ticino e dell’Adda. L’intervento riguarda un tratto di circa
un chilometro. L’area è stata riqualificata con la rimozione di
rifiuti e di specie infestanti e con la piantumazione di essenze
arbustive autoctone per ridefinire il fronte urbano.
Di respiro internazionale è, invece, l’adesione al progetto di
Impatto Zero® di LifeGate tramite il quale MITO SettembreMusica
contribuisce alla riforestazione e alla tutela di foreste in Bolivia,
nel dipartimento di Beni, in provincia di José Ballivián, nel
comune di Rurrenabaque. Il progetto complessivo, premiato
con riconoscimenti internazionali, si estende dai piedi delle
Ande ai margini del bacino dell’Amazzonia. Comprende 6000
ettari di terreni di proprietà di piccoli coltivatori incentivati al
mantenimento della biodiversità locale e alla riqualificazione
del territorio.
In collaborazione con
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Un progetto di
Città di Milano
Città di Torino
Giuliano Pisapia
Sindaco
Presidente del Festival
Piero Fassino
Sindaco
Presidente del Festival
Stefano Boeri
Assessore alla Cultura,
Moda e Design
Maurizio Braccialarghe
Assessore alla Cultura,
Turismo e Promozione della città
Giulia Amato
Direttore Centrale Cultura
Aldo Garbarini
Direttore Centrale Cultura ed Educazione
Antonio Calbi
Direttore Settore Spettacolo,
Moda e Design
Angela La Rotella
Dirigente Servizio Spettacolo,
Manifestazioni e Formazione Culturale
Comitato di coordinamento
Francesco Micheli
Presidente
Vicepresidente del Festival
Angelo Chianale
Vicepresidente
Enzo Restagno
Direttore artistico
Milano
Torino
Giulia Amato
Direttore Centrale Cultura
Aldo Garbarini
Direttore Centrale Cultura ed Educazione
Antonio Calbi
Direttore Settore Spettacolo,
Moda e Design
Angela La Rotella
Dirigente Servizio Spettacolo,
Manifestazioni e Formazione Culturale
Francesca Colombo
Segretario generale
Coordinatore artistico
Claudio Merlo
Direttore organizzativo
Coordinatore artistico
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Realizzato da
Associazione per il Festival Internazionale
della Musica di Milano
Fondatori:
Alberto Arbasino / Gae Aulenti / Giovanni Bazoli / Roberto Calasso
Francesca Colombo / Gillo Dorfles / Umberto Eco / Bruno Ermolli
Inge Feltrinelli / Stéphane Lissner / Piergaetano Marchetti / Francesco Micheli
Ermanno Olmi / Sandro Parenzo / Renzo Piano / Arnaldo Pomodoro
Livia Pomodoro / Davide Rampello / Franca Sozzani / Massimo Vitta Zelman
Comitato di Patronage:
Louis Andriessen / George Benjamin / Pierre Boulez / Luis Pereira Leal
Franz Xaver Ohnesorg / Ilaria Borletti / Gianfranco Ravasi / Daria Rocca
Umberto Veronesi
Consiglio Direttivo:
Francesco Micheli Presidente / Marco Bassetti / Pierluigi Cerri
Francesca Colombo / Roberta Furcolo / Leo Nahon / Roberto Spada
Organizzazione:
Francesca Colombo, Segretario generale e Coordinatore artistico
Stefania Brucini, Responsabile promozione e biglietteria
Carlotta Colombo, Responsabile produzione
Federica Michelini, Assistente Segretario generale e Responsabile partner e sponsor
Luisella Molina, Responsabile organizzazione
Carmen Ohlmes, Responsabile comunicazione
Lo Staff del Festival
Segreteria generale:
Lara Baruca, Chiara Borgini con Eleonora Pezzoli e Monica Falotico
Comunicazione:
Livio Aragona, Emma De Luca, Laura Di Maio,
Uberto Russo con Valentina Trovato e Andrea Crespi,
Simona di Martino, Martina Favini, Giulia Lorusso,
Caterina Pianelli, Desirè Puletto, Clara Sturiale, Laura Zanotta
Organizzazione:
Elisa Abba con Nicoletta Calderoni,
Alice Lecchi e Mariangela Vita.
Produzione:
Francesco Bollani, Marco Caverni, Stefano Coppelli,
Nicola Giuliani, Matteo Milani, Andrea Simet con Nicola Acquaviva
e Giulia Accornero, Elisa Bottio, Alessandra Chiesa,
Lavinia Siardi
Promozione e biglietteria:
Alice Boerci, Alberto Corrielli, Fulvio Gibillini,
Arjuna-Das Irmici, Alberto Raimondo con Claudia Falabella,
Diana Marangoni, Luisa Morra, Federica Simone e Serena Accorti,
Biagio De Vuono, Cecilia Galiano
via Dogana, 2 – 20123 Milano
telefono +39.02.88464725 / fax +39.02.88464749
[email protected] / www.mitosettembremusica.it
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twitter.com/mitomusica
youtube.com/mitosettembremusica
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I concerti
di domani e dopodomani
Sabato 22.IX
Domenica 23.IX
ore 15 incontri
Biblioteca Comunale Centrale
Palazzo Sormani
Sala del Grechetto
Presentazione del libro di Aldo Nove
Giancarlo Bigazzi. Il geniaccio
della canzone italiana
Coordina Francesca Colombo
Ingresso gratuito fino a esaurimento posti
ore 11
antica
Basilica di Sant’Ambrogio
Musiche di Ockeghem
Missa ‘Au travail suis’
The Tallis Scholars
Peter Phillis, direttore
Celebra Monsignor Erminio De Scalzi
Ingresso libero
liv
in
am g
ore 17 barocca
tr
Sede GRUPPO 24 ORE
es e
Auditorium
Et manchi pietà
Spettacolo dedicato ad
Artemisia Gentileschi
Silvia Frigato, soprano
Accademia d’Arcadia
Alessandra Rossi Lürig,
cembalo e concertazione
Simone Derai, regia
Installazione video di Anagoor
Ingresso gratuito fino a esaurimento posti
ore 17
classica
Società Umanitaria,
Salone degli Affreschi
Debussy: 150 di questi anni
Musiche di Debussy
Joo Cho, soprano
Marino Nahon, pianoforte
Ingresso gratuito fino a esaurimento posti
ore 17
Teatro Martinitt
In viaggio con Rossini
Da Parigi alla Turchia
Opera buffa da camera scritta
e musicata da Luigi Maio
ragazzi Luigi Maio, regia e musicattore
Mirella Maselli, attrice
Trio strumentale Hyperion
Posto unico numerato e 5
ragazzi
ore 17
Teatro Leonardo Da Vinci
Tra acqua e fuoco, dèi ed eroi
Il suono degli elementi
nel Ring di Richard Wagner
Riccardo Pecci, drammaturgia musicale
ore 21
classica
Olo Creative Farm, progetto multimediale Conservatorio di Milano
Orchestra 1813
Sala Verdi
Posto unico numerato e 5
Musiche di Haydn
La creazione,
ore 21
canzone d'autore oratorio per soli, coro e orchestra
Teatro degli Arcimboldi
Internazionale Bachakademie Stuttgart
Paolo Conte
Helmuth Rilling, direttore
Posto unico numerato e 20, e 30, e 40 Julia Sophie Wagner, soprano
Lothar Odinius, tenore
Markus Eiche, basso
Posti numerati e 22 e e 27
ore 22
Piazza Città di Lombardia
Grande festa di chiusura
Posti in piedi e 10
www.mitosettembremusica.it
Responsabile editoriale Livio Aragona
Progetto grafico
Studio Cerri & Associati con Francesca Ceccoli, Ciro Toscano
Stampato su carta ecologica Magno Satin da gr. 150
16
dj set
3
Milano Torino
unite per il 2015