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Settembre Musica Torino Milano Festival Internazionale della Musica 05_ 23 settembre 2012 Sesta edizione Milano Palazzo Lombardia Auditorium Laura Polverelli mezzosoprano Trio Albrizzi Venerdì 21.IX.12 ore 17 Haydn Weber Massenet Satie Ravel ° 47 Joseph Haydn (1732-1809) Arianna a Naxos, cantata per voce e pianoforte 17 min. ca Recitativo «Teseo mio ben» Aria: «Dove sei, mio bel tesoro?» Recitativo: «Ma, a chi parlo?» Aria: «Ah! Che morir dovrei» Carl Maria von Weber (1786-1826) Trio in sol minore per pianoforte, flauto e violoncello op. 63 23 min. ca Allegro moderato Scherzo: Allegro vivace Schäfers Klage: Andante espressivo Allegro Jules Massenet (1842-1912) Élégie, per voce, violoncello e pianoforte 4 min. ca Sérénade andalouse, per voce e pianoforte 4 min. ca Nuit d’Espagne, per voce e pianoforte 4 min. ca Erik Satie (1866-1925) Gymnopédies n. 1 e 3, per pianoforte 6 min. ca 1. Lente et douloreux 2. Lente et grave Maurice Ravel (1875-1937) Chansons madécasses15 min. ca per voce, flauto, violoncello e pianoforte Nahandove Aoua! Il est doux Laura Polverelli, mezzosoprano Trio Albrizzi Giulio Giannelli Viscardi, flauto Giuseppe Barutti, violoncello Elisabetta Bocchese, pianoforte In collaborazione con Regione Lombardia Un sottobosco di capolavori La storia della musica è fatta da grandi capolavori, ma anche da un sottobosco di opere che per destinazione, forma, organico o dimensione appaiono ‘minori’ agli occhi del fruitore odierno. Non così a quelli degli autori se è vero che Ravel teneva in altissima considerazione proprio le Chansons madécasses proposte questa sera e che Joseph Haydn, in una lettera del 14 marzo 1790, si riferiva alla cantata Arianna a Naxos come alla «meine liebe Arianna» («la mia amata Arianna»). D’altra parte, sintomatico del riguardo in cui l’artefice teneva questo lavoro, è il fatto che lo stesso Haydn lo eseguì in pubblico durante il suo soggiorno londinese del 1791 e che proprio a Londra lo diede alle stampe presso John Bland nel medesimo anno. Un simile atteggiamento da parte di compositori quali Ravel e Haydn nei confronti di opere che, nell’ambito del loro straordinario catalogo, potrebbero erroneamente essere considerate di secondo piano, rivela come queste costituissero occasioni di riflessione compositiva capaci di produrre risultati nuovi e particolarmente riusciti. Non conosciamo la motivazione che portò Haydn a scrivere Arianna a Naxos – non conosciamo neppure il nome dell’autore del testo, né con sicurezza il periodo di composizione (presumibilmente la fine del 1789) –, ma qualche deduzione può essere tratta dalle scelte del musicista. La pubblicazione lascia trasparire l’idea di un lavoro destinato al mercato dei dilettanti (prolifico tanto a Vienna dove fu composto, quanto a Londra dove fu stampato), al punto che il frontespizio reca il prezzo di vendita e gli indirizzi presso i quali era possibile effettuare l’acquisto. L’esecuzione pubblica da parte dell’autore va probabilmente letta anche come strumento promozionale nei confronti della commercializzazione dello spartito. Soprattutto è però la scelta di affidare il sostegno strumentale alla tastiera a far propendere per una destinazione d’uso domestica. Vero è che in una lettera a Bland dell’aprile 1790, Haydn espresse l’intenzione di orchestrare il lavoro, ma è altrettanto vero che mai realizzò questo intento (l’operazione fu compiuta solo nel 1808 dall’allievo Sigismund Neukomm) e che l’edizione Bland venne stampata con accompagnamento di «Clavicembalo o Forte-Piano». Tutto ciò ovviamente non compromette la forza espressiva e drammatica di un capolavoro che fissa le successive tappe della presa di consapevolezza da parte di Arianna dell’abbandono di Teseo. Nel recitativo d’avvio, «Teseo mio ben ove sei tu?», la protagonista si sveglia rendendosi conto che il suo amato non è accanto a lei. L’iniziale densità di scrittura per la tastiera, cui si sovrappone una diradata linea vocale a rappresentare il lento risveglio di Arianna, cede il passo a un andamento via via più agitato con una rapida alternanza tra le due parti. Un dubbio comincia a instillarsi nell’animo della giovane. Segue una malinconica aria tripartita in si bemolle maggiore («Dove sei mio bel tesoro?»), nella quale a dominare è il senso di smarrimento interiore provocato dalla lontananza della persona amata. La voce, in coincidenza delle parole «né resisto al mio dolor», procede interrotta da pause che spezzano la continuità della linea, a esprimere i singhiozzi del personaggio e l’asfissia indotta nel suo animo dal dolore. Arianna si rende conto che le sue parole non sono rivolte a nessuno («Ma, a chi parlo?», secondo recitativo) e Haydn evoca tale stato di solitudine attraverso effetti di eco prodotti dallo strumento a tastiera e suggeriti dal testo («gli accenti Eco ripete sol»). Questa nuova coscienza spinge la protagonista ad agire, salendo sullo scoglio più alto della costa, da dove scorge allontanarsi la nave di Teseo. La reazione al tradimento è contenuta nell’aria conclusiva, «Ah che morir vorrei», dove, all’iniziale compianto in fa maggiore, subentra l’esplosione rabbiosa realizzata attraverso la repentina virata tonale a fa minore, la decisa accelerazione agogica (Presto) e l’affermazione di una scrittura concitata. Da aria di lamento il brano diviene aria di furore. Di fronte a tale impressionante sviluppo di passioni risulta chiaro l’amore di Haydn per questa pagina. 2 A motivazioni certamente private va ricondotta la composizione del Trio op. 63 di Weber. Il brano risale al 1819 e segue un periodo difficilissimo della vita del compositore che lo costrinse a confrontarsi con la morte del suocero, con quella di una figlia di pochi mesi, con lunghe malattie sue e della consorte, oltre che con delusioni professionali quali l’impossibilità di completare il Freischütz e la revoca della commissione di Alcindor. Weber reagì a questa situazione componendo una serie di pezzi strumentali tra cui la celeberrima Aufforderung zum Tanze (Invito alla danza) e il Trio in questione. Dedicato all’amico e fisico praghese Philipp Junghe venne presentato la prima volta a casa del musicista Ludwig Spohr a Francoforte il 21 novembre 1819. Anche in questo caso, l’origine domestica non impedisce all’autore di ricorrere a soluzioni inusuali e interessanti, quali, nel primo movimento, un Allegro moderato in forma sonata, il ribaltamento tra primo e secondo gruppo tematico nella ripresa. In tal modo la chiusura ricalca a specchio l’avvio del brano dando risalto al coinvolgente primo tema in sol minore. Ancora possiamo citare, nello Scherzo, il contrasto tra l’avvio in sol minore spiccatamente strumentale, accordale e drammatico, e l’andatura prettamente vocale e idiomatica del trio, affidata al flauto nella tonalità maggiore. Di nuovo Weber lavora sulla forma e, nel prosieguo del movimento, mescola le due sezioni conseguendo un delicato equilibrio fra opposti. Dalla Germania del primo Ottocento, il nostro programma ci conduce alla Parigi di fine secolo, dove prolificava l’editoria della romanza da camera destinata ai salotti della capitale. Campione ne fu Jules Massenet, capace di riscuotere enorme successo in teatro come nelle abitazioni, il quale diede alla stampe diverse raccolte di Mélodies. Sul versante opposto rispetto alla musica da salotto si situa la produzione di Erik Satie, con il suo antiaccademismo e il suo collocarsi al di fuori della cultura ufficiale e di un certo tipo di ambiente sociale. Il compositore conduceva infatti una vita bohémienne ed era assiduo frequentatore, nonché pianista, dei cabaret di Montmartre. Così l’esotismo seducente della Chanson andalouse o di Nuit d’Espagne di Massenet diventa esotismo enigmatico nelle Gymnopédies, in cui si rinuncia alla diffusa moda dell’epoca per la Spagna, rifacendosi invece a un che di arcaico e di indefinito (il titolo indicherebbe antiche danze rituali spartane interpretate da fanciulli nudi). A sconcertare è soprattutto la novità del linguaggio musicale, con la sua essenzialità, il suo carattere aforistico e il suo trattamento armonico per cui l’accordo vive di vita propria, senza connessioni con ciò che precede e con ciò che segue. Non stupisce che Satie divenisse un punto di riferimento per i compositori francesi suoi contemporanei e per quelli della generazione successiva. Ravel e i suoi seguaci non fecero segreto della loro passione per il musicista di Honfleur. Nelle Chansons madécasses persistono le componenti esotica ed erotica, già presenti nelle due liriche di Massenet, tuttavia, sull’esempio di Satie, le strade battute sono assolutamente originali. L’esotismo deriva innanzitutto dai testi scelti, il cui autore, il poeta del XVIII secolo EvaristeDésiré Parny, sosteneva di aver tradotto da componimenti tradizionali del Madagascar (in realtà furono completa farina del suo sacco). Ed è un esotismo non più intrigante, bensì di denuncia anticolonialista, come dimostra la seconda chanson, nella quale Ravel, attraverso ostinati, andamenti percussivi, scontri di tonalità, dissonanze, crea un mondo sonoro primitivo. L’erotismo si incontra invece nel primo brano, ed è un erotismo che lo stesso Ravel non esitò a definire «pericoloso». L’insistente ripetizione del nome della donna amata, Nahandove, – ogni volta intonato sul medesimo ritmo e sempre accompagnato da un inciso melodico discendente affidato agli strumenti – non fa che sottolineare il carattere ossessivo della fascinazione subita dal narratore, al punto che il piacere diviene mortale e la sua mancanza dolorosa. Non sarà probabilmente un caso il fatto che il compositore abbia deciso di trasformare il gesto vocale coincidente con il richiamo del nome Nahandove della prima lirica nell’urlo di guerra («Aoua!») della seconda. Proprio questo 3 urlo è la migliore esemplificazione di quanto l’autore scrisse a proposito della composizione: «è una sorta di quartetto, nel quale la voce svolge il ruolo di strumento principale». In quel passaggio infatti la parte vocale è utilizzata innanzitutto con valenza timbrica. Se oggi possiamo godere le sperimentazioni delle Chansons madécasses, lo dobbiamo a una commissione privata. Fu la mecenate americana Elizabeth Sprague Coolidge a richiedere al musicista un brano che prevedesse in organico voce, flauto, violoncello e pianoforte, lasciando libera scelta relativamente al testo da musicare. Ravel rispose con questa straordinaria opera concepita nel biennio 1925-26, senz’altro la migliore conclusione per un concerto che presenta grandi pagine nate da piccole occasioni. Federico Fornoni* *La sua malattia per la musica lo ha portato a conseguire una laurea e un dottorato di ricerca in Musicologia all’Università di Pavia. Non contento, cerca di contagiare il maggior numero possibile di persone attraverso conferenze, saggi, insegnamento e divulgazione. Attua il suo proposito in veste di corresponabile del settore Ricerca, Didattica e Editoria della Fondazione Donizetti, di coordinatore artistico di Musicom. it e di professore a contratto presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali G. Donizetti di Bergamo. 4 Arianna a Naxos Teseo mio ben, dove sei? Dove sei tu? Vicino d’averti mi parea, ma un lusinghiero sogno fallace m’ingannò. Già sorge in ciel la rosea Aurora, e l’erbe e i fior colora Febo uscendo dal mar col crine aurato. Sposo, sposo adorato, dove guidasti il piè forse le fere ad inseguir ti chiama il tuo nobile ardor. Ah vieni, ah vieni, o caro, ed offrirò più grata preda ai tuoi lacci. Il cor d’Arianna amante, che t’adora costante, stringi, stringi con nodo più tenace, e più bella la face splenda del nostro amor. Soffrir non posso d’esser da te divisa un sol istante. Ah di vederti, o caro, già mi strugge il desio; ti sospira il mio cor, vieni, vieni idol mio. Dove sei, mio bel tesoro, chi t’invola a questo cor? Se non vieni, io già mi moro, né resisto al mio dolor. Se pietade avete, oh Dei, secondate i voti miei, a me torni il caro ben. Dove sei? Teseo! Ma, a chi parlo? Gli accenti Eco ripete sol. Teseo non m’ode, Teseo non mi risponde, e portano le voci e l’aure e l’onde. Poco da me lontano esser egli dovria. Salgasi quello che più d’ogni altro s’alza alpestre scoglio; ivi lo scoprirò. Che miro? Oh stelle, misera me, quest’è l’argivo legno! Greci son quelli! Teseo! Ei sulla prora! Ah m’ingannassi almen... no, no, non m’inganno. Ei fugge, ei qui mi lascia in abbandono. Più speranza non v’è, tradita io sono. Teseo, Teseo, m’ascolta, Teseo! Ma oimè! vaneggio! I flutti e il vento lo involano per sempre agli occhi miei. Ah siete ingiusti, o Dei, se l’empio non punite! Ingrato! Perchè ti trassi dalla morte dunque tu dovevi tradirmi! E le promesse, e i giuramenti tuoi? Spergiuro, infido! Hai cor di lasciarmi. A chi mi volgo, da chi pietà sperar? Già più non reggo, il piè vacilla, e in così amaro istante sento mancarmi in sen l’alma tremante. A che morir vorrei in sì fatal momento, ma al mio crudel tormento mi serba ingiusto il ciel. Misera abbandonata non ho chi mi consola. Chi tanto amai s’invola barbaro ed infedel. 5 Élégie Ô, doux printemps d’autre fois, vertes saisons, vous avez fui pour toujours! Je ne vois plus le ciel bleu; je n’entends plus les chants joyeux des oiseaux! En emportant mon bonheur, mon bonheur... Ô bien-amé, tu t’en es allé! Et c’est en vain que le printemps revient! Oui, sans retour, avec toi, le gai soleil, les jours riants sont partis! Comme en mon coeur tout est sombre et glacé! Tout est flétri pour toujours! O dolci primavere di un tempo, verdi stagioni, Siete andate per sempre! Più non vedo il blu del cielo; non intendo il canto gioioso degli uccelli! Hai preso la mia felicità, la mia felicità amore mio, e te ne sei andata! E così invano ritorna la primavera! Sì, senza ritorno, con te sono andati il gaio sole, i giorni ridenti! Nel mio cuore tutto è scuro e ghiacciato! Tutto è inaridito per sempre! Louis Gallet Sérénade andalouse Pourquoi chanter L’amoureuse ivresse? Pourquoi m’aimer? Folle est ta tendresse! Mon âme, un jour, s’endormit glacée après un ardent baiser. La flamme meurt effacée; Perché cantare l’ebbrezza amorosa? Perché amarmi? Folle è la tua tenerezza! La mia anima, un giorno, si è addormentata raggelata dopo un ardente bacio. La fiamma si spegne lentamente; Pourquoi m’aimer? Comme un vain songe, un beau mensonge, comme un vain songe, un beau mensonge, Ah! Je garde l’ardent baiser; pourquoi donc m’aimer? Perché amarmi? Come un vano sogno, una bella menzogna, come un vano sogno, una bella menzogna, Ah! Custodisco l’ardente bacio; perché dunque amarmi? Aux coridas, dont Séville est fière, des Señoras j’étais la première, et je riais quand à mon oreille un galant parlait tout bas. L’amour toujours veille, il m’a surprise, hélas! Alla corrida, di cui Siviglia è fiera, ero la prima tra le signore, e ho riso quando alle mie orecchie un uomo galante parlava dolcemente. L’amore veglia sempre, e m’ha sorpreso! Aveu timide, heure rapide, aveu timide, heure rapide, Ah! Langueur du premier amour, volupté d’un jour!... Timida confessione, fuggevole ora, timida confessione, fuggevole ora, Ah! Languore del primo amore, Voluttà d’un giorno!... Et dans les bois je vais, oublieuse, et nulle voix ne me rend joyeuse. J’ai froid au cœur et l’amour frivole a pris mon premier baiser. D’amour la chanson est folle, pourquoi m’aimer? E nel bosco vado, dimentica, e nessuna voce mi rende gioiosa. Ho il cuore freddo e l’amor frivolo ha preso il mio primo bacio. La canzone è folle d’amore, perché amarmi? 6 Comme le rêve que l’aube achève, comme le rêve, que l’aube achève, Ah! Tu fois, volupté d’un jour, Hélas! sans retour! Come il sogno che raggiunge l’alba, Come il sogno, che raggiunge l’alba, Ah! Tu fede, voluttà di un giorno, senza ritorno! Hélas! pourquoi donc m’aimer? Perché dunque amarmi? Jules Ruelle Nuit d’Espagne L’air est embaumé, La nuit est sereine et mon âme est pleine de pensers joyeux; ô bien aimée, viens! Ô bien aimée, voici l’instant de l’amour! L’aria è profumata, La notte è serena E la mia anima è piena di pensieri gioiosi; mia amata, vieni! O mia amata, ecco il momento dell’amore! Dans les bois profonds, où les fleurs s’endorment, où chantent les sources; vite enfuyons nous! Vois, la lune est claire et nous sourit dans le ciel... Nelle selve profonde, dove s’addormentano i fiori, dove cantano le fonti; svelti fuggiamo! Guarda, è chiara la luna e e ci sorride nel cielo... Les yeux indiscrets ne sont plus à craindre. Viens, ô bien aimée, la nuit protège ton front rougissant! La nuit est sereine, apaise mon cœur! Viens! ô bien aimée, La nuit est sereine, apaise mon cœur!... c’est l’heure d’amour! c’est l’heure! Gli occhi indiscreti non sono più da temere. Vieni, amata, la notte protegge la tua fronte mentre arrossisce! La notte è serena, placa il mio cuore! Vieni! mia amata, la notte è serena, placa il mio cuore!... È l’ora dell’amore! È l’ora! Dans le sombre azur, Les blondes etoiles Ecartent leurs voiles pour te voir passer, ô bien aimée! Viens, ô bien aimée, Voici l’instant de l’amour! J’ai vu s’entr’ouvrir ton rideau de gaze. Tu m’entends, cruelle, et tu ne viens pas! Vois, la route est sombre sous les rameaux enlacés! Nell’azzurro scuro, Le bionde stelle scostano i loro veli per vederti passare, o mia amata! Vieni mia amata, ecco l’istante dell’amore! Ho visto aprirsi un poco la tua tenda di garza. Tu miascolti, crudele, e non vieni! Vedi, la strada è scura sotto i rami frondosi! Cueille en leur splendeur tes jeunes années, viens! car l’heure est brève, un jour effeuille les fleurs du printemps! La nuit est sereine, apaise mon cœur! Viens! ô bien aimée, la nuit est sereine, apaise mon cœur!... C’est l’heure d’amour! C’est l’heure! Cogli nel loro splendore i tuoi giovani anni, vieni! Perché l’ora è breve, un giorno fiocca i fiori di primavera! La notte è serena, appaga il mio cuore! Vieni! mia amata, la notte è serena, placa il mio cuore!... È l’ora dell’amore! È l’ora! Louis Gallet 7 Nahandove Nahandove, ô belle Nahandove! L’oiseau nocturne a commecé ses cris, la pleine lune brille sur ma tête, et la rosée naissante humecte mes cheveux. Voici l’heure qui peut t’arrêter, Nahandove, ô belle Nahandove! Nahandove, o bella Nahandove! L’uccello notturno ha cominciato le sue grida, la luna piena brilla sul mio capo, e la rugiada nascente mi bagna, i capelli. Ecco l’ora che può fermarti, Nahandove, o bella Nahandove! Le lit de feuilles est préparé; je l’ai parsemé de fleurs et d’herbes odoriférantes; il est digne de tes charmes, Nahandove, ô belle Nahandove! Il letto di foglie è pronto; l’ho coperto di fiori e d’erbe odorose; è degno delle tue grazie, Nahandove, o bella Nahandove! Elle vient. J’ai reconnu la respiration précipitée que donne une marche rapide; j’entends le froissement de la pagne qui t’enveloppe, c’est elle, c’est Nahandove, la belle Nahandove! Ella viene. Ho riconosciuto il respiro precipitoso che dà il passo rapido; sento il fruscio del cinto che t’avvolge, è lei, è Nahandove, la bella Nahandove! Reprends haleine, ma jeune amie; repose-toi sur mes genoux. Que ton regard est enchanteur! Que le mouvement de ton sein est vif et délicieux sous la main qui te presse! Tu souris, Nahandove, ô belle Nahandove! Riprendi fiato, mia giovane amica; riposati sui miei ginocchi. Com’è incantevole il tuo sguardo! Com’è vivo e delizioso il movimento del tuo seno sotto la mano che ti tocca! Tu sorridi, Nahandove, o bella Nahandove! Tes baisers pénètrent jusq’à l’âme; tes caresses brûlent tous mes sens; arrête, ou je vais mourir. Meurt-on de volupté, Nahandove, ô belle Nahandove! I tuoi baci penetrano fino all’anima; le tue carezze bruciano tutti i miei sensi: fermati, o muoio. Di voluttà si muore, Nahandove, o bella Nahandove! Le plaisir passe comme un éclair. Ta douce haleine s’affoiblit, tes yeux humides se referment, ta tête se penche mollement, et tes transports s’éteignent dans la langueur. Jamais tu ne fus si belle, Nahandove, ô belle Nahandove! Il piacere passa come un lampo. La tua dolce lena s’indebolisce, i tuoi occhi umidi si richiudono, la tua testa si piega mollemente, e i tuoi trasporti si spengono nel languore. Mai fosti così bella, Nahandove, o bella Nahandove! Que le sommeil est délicieux dans les bras d’une maitresse: moins délicieux pourtant que le réveil. Tu pars, et je vais languir dans les regrets et les désirs. Je languirai jusqu’au soir. Tu reviendras ce soir, Nahandove, ô belle Nahandove! Com’è delizioso il sonno fra le braccia di un’amante: pure meno delizioso del risveglio. Tu parti, ed io prendo a languire nei rimpianti e nei desideri. Languirò fino a sera. Ritornerai stasera, Nahandove, o bella Nahandove! Evariste Desire de Forges Parny Aoua! Méfiez-vous des blancs, habitants du rivage. Du tems de nos pères, des blancs descendirent dans cette île. On leur dit: Voilà des terres, que vos femmes les cultivent; soyez justes, soyez bons et devenez nos frères. 8 Guardatevi dai bianchi, abitanti della riva. Al tempo dei nostri padri, scesero in quest’isola dei bianchi. Gli si disse: Ecco alcune terre, che le vostre donne le coltivino; siate giusti, siate buoni, e diventate nostri fratelli. Les blancs promirent, et cependant ils faisaient des retranchements. Un fort menaçant s’éleva; le tonnerre fut renfermé dans des bouches d’airain; leurs prêtres voulurent nous donner un Dieu que nous ne connoissons pas; ils parlèrent enfin d’obéissance et d’esclavage. Plutôt la mort! Le carnage fut long et terrible; mais malgré la foudre qu’ils vomissoient, et qui écrasoit des armées entières, ils furent tous exterminés. Méfiez-vous des blancs. Nous avons vu de nouveaux tyrans, plus forts et plus nombreux planter leur pavillon sur le rivage. Le ciel a combattu pour nous. Il a fait tomber sur eux les pluies, les tempêtes et les vents empoisonnés. Il ne sont plus, et nous vivons, et nous vivons libres. Méfiez-vous des blancs, habitants du rivage. I bianchi promisero, e tuttavia facevano trinceramenti. Un forte minaccioso si eresse; il tuono fu rinchiuso in bocche di bronzo; i loro preti vollero darci un Dio che non conosciamo; essi parlarono infine d’obbedienza e di schiavitù. Piuttosto la morte! La strage fu lunga e terribile: ma malgrado la folgore che vomitavano, e che schiacciava intere armate, furono tutti sterminati. Guardatevi dai bianchi. Abbiamo visto tiranni nuovi, più forti e più numerosi, piantare il loro padiglione sulla riva. Il cielo ha combattuto per noi. Ha fatto cadere su loro le piogge, le tempeste e i venti impestati. Essi non sono più, e noi viviamo, viviamo liberi. Guardatevi dai bianchi, abitanti della riva. Il est doux... Il est doux de se coucher, durant la chaleur, sous un arbre touffu, et d’attendre que le vent du soir amène la fraîcheur. È dolce stendersi, durando il caldo, sotto un albero frondoso, ed aspettare che il vento della sera porti la frescura. Femmes, approchez. Tandis que je me repose ici sous un arbre touffu, occupez mon oreille par vos accens prolongés. Répètez la chanson de la jeune fille, lorsque ses doigts tressent la natte, ou lorsqu’assise auprès du riz, elle chasse les oiseaux avides. Donne, avvicinatevi. Mentre mi riposo qui sotto un albero frondoso, occupate il mio orecchio con i vostri accenti prolungati. Ripetete la canzone della fanciulla, quando le sue dita intrecciano la stuoia, e quando seduta presso il riso caccia gli avidi uccelli. Le chant plaît à mon âme. La danse est pour moi presque aussi douce qu’un baiser. Que vos pas soient lents; qu’ils imitent les attitudes du plaisir et l’abandon de la volupté. Il canto piace all’anima mia. La danza è per me dolce quasi come un bacio. Che i vostri passi siano lenti; ch’essi imitino gli atteggiamenti del piacere o l’abbandono della voluttà. Le vent du soir se lève; la lune commence à briller au travers des arbres de la montagne. Allez, et préparez le repas. Il vento della sera si leva; la luna comincia a brillare attraversa gli alberi della montagna. Andate, e preparate la cena. Evariste Desire de Forges Parny 9 Laura Polverelli, mezzosoprano Nasce a Siena, si diploma giovanissima in pianoforte al Conservatorio di Firenze e successivamente in canto al Conservatorio di Verona. Vincitrice di importanti concorsi nazionali e internazionali, è ospite regolare delle massime istituzioni musicali italiane ed estere, tra cui il Teatro alla Scala di Milano, il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, il Teatro La Fenice, il Teatro Regio di Torino, il Teatro San Carlo di Napoli, il Teatro Carlo Felice di Genova, il Teatro Comunale di Bologna, il Teatro Massimo di Palermo, l’Accademia Chigiana di Siena, la Bayerische Staatsoper di Monaco, La Staatsoper Wien, la Hamburgische Staatsoper, il Teatro Real di Madrid, l’Opéra de Lyon, l’Opéra de Montecarlo, il Théâtre des Champs Elysées e Châtelet di Parigi, la Vlaamse Opera di Anversa, il Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles, il Rossini Opera Festival di Pesaro, il Festival di Glyndebourne, il Festival di Orange, il Festival Mozart della Coruña, il Festival de Beaune, il Festival de Saint-Denis e le Festwochen Alter Musik di Innsbruck. Ha collaborato con musicisti e direttori di chiara fama quali Claudio Abbado, Riccardo Muti, Zubin Mehta, Riccardo Chailly, Jeffrey Tate, Colin Davis, Lopez-Cobos, Antonio Pappano, Gary Bertini, Gianluigi Gelmetti, Bruno Campanella, Carlo Rizzi, Myung-Whun Chung, Giannandrea Noseda. 10 Giulio Giannelli Viscardi, flauto Ha debuttato come solista al Barbican Hall di Londra nel 1987 effettuando in seguito tournée in tutta Europa, Stati Uniti, Cina, Tailandia e Filippine. Si è esibito, tra le altre, con l‘orchestra del Teatro La Fenice, la Slovak Chamber Orchestra, l’Haifa Symphony Orchestra, la Russian Philharmonic e la European Union Chamber Orchestra di cui è dal 1989 primo flauto. Diplomatosi al Conservatorio di Milano sotto la guida di Marlaena Kessick, ha ottenuto nel 1985 il Diploma d’Onore dell’Accademia Chigiana di Siena dove è stato allievo di Severino Gazzelloni. Ha proseguito la sua formazione con Aurèle Nicolet e Christian Larde. Sue interpretazioni sono regolarmente trasmesse dalla RAI, BBC radio e Radio Canada, Australia Broadcasting Corp. Ha inciso, accompagnato dalla European Community Chamber Orchestra, due cd per le case discografiche inglesi Hyperion e Pickwick. Giuseppe Barutti, violoncello Si è diplomato con il massimo dei voti e la lode sotto la guida di Vendramelli, vincendo a undici anni il primo premio al Concorso di Vittorio Veneto e ricoprendo a soli vent’anni il ruolo di primo violoncello del Teatro La Fenice di Venezia. È stato indicato da Lorin Maazel come uno dei grandi talenti del violoncello. Illuminanti sono stati gli incontri con Sergiu Celibidache e Franco Rossi: uno per la struttura, l’altro per la sonorità. Impegnato sin da giovane in un’intensa attività concertistica, sia come solista che come camerista, Giuseppe Barutti ha effettuato tournée in tutto il mondo, suonando per le più importanti istituzioni. Ha eseguito recentemente il Concerto per violoncello e orchestra di Robert Schumann al Teatro Malibran di Venezia. È stato invitato come primo violoncello al Teatro alla Scala di Milano e attualmente ricopre il ruolo di primo violoncello solista dei Solisti Veneti. Elisabetta Bocchese, pianoforte Diplomatasi con il massimo dei voti al Conservatorio di Venezia, dove ha studiato anche musica liturgica prepolifonica, Elisabetta Bocchese ha continuato i suoi studi alla Musikhochschule di Vienna e, sempre nella stessa città, ha seguito i corsi per Korrepetitor al Conservatorio. Nel 2002 si è diplomata alla Scuola Ars et Labor con Christa Bützberger e Marina Rossi, completando la propria formazione anche con studi di basso continuo e contrappunto. Come pianista principale dell’Orchestra Accademia Musicale di San Giorgio ha, tra le altre cose, partecipato all’esecuzione e incisione dal vivo dell’integrale della musica da camera di Brahms per il Teatro La Fenice di Venezia in collaborazione con la RAI. Vincitrice di concorsi nazionali ed internazionali, alla sua attività concertistica come solista e con orchestra, abbina attività di camerista e liederista. 11 Il FAI presenta i luoghi di MITO SettembreMusica Auditorium di Palazzo Lombardia Il Palazzo Lombardia, nuova sede del Governo regionale, composto da edifici curvilinei di 8 piani e da una torre centrale di 39 piani alta 161,3 metri, occupa un’area di 30.000 metri quadrati, collocata tra i due quartieri di Isola e Porta Nuova, nella zona Garibaldi-Repubblica-Varesine, che già da alcuni anni è oggetto di una vasta opera di riqualificazione urbana. Il nuovo grande edificio pubblico sorge a pochi passi dal grattacielo Pirelli, che è stato sottoposto a interventi di restauro e di adeguamento funzionale e che è sede del Consiglio regionale e di altri uffici di rappresentanza. Palazzo Lombardia deve il suo nome alla scelta dei cittadini che hanno partecipato a un referendum on line concluso nel febbraio 2010. Vi lavorano circa 2.800 persone. Spazio dell’incontro tra istituzione e cittadinanza, è anche un pezzo di città a disposizione di tutti, con una piazza coperta di 4.000 metri quadrati – denominata piazza Città di Lombardia – su cui si affacciano negozi, bar, spazi espositivi e uno straordinario belvedere. Nel 2002, con il Manifesto della nuova sede, Regione Lombardia ha definito le linee guida del progetto per un edificio ecologicamente esemplare sia nella fase della costruzione, sia in quella della gestione, che rappresentasse plasticamente ‘quella relazione positiva con la società civile, che è un tratto essenziale del progetto politico dell’attuale governo regionale’. A queste indicazioni concettuali ha aderito creativamente il progetto vincitore, nel 2004, del Concorso internazionale per l’Altra sede – al quale hanno partecipato 98 progetti – presentato dallo Studio Pei Cobb Freed & Partners di New York, associato per l’occasione ai milanesi Caputo Partnership e Sistema Duemila. Palazzo Lombardia rappresenta non solo la sede dell’istituzione regionale, ma anche un luogo attraversabile, accogliente, vivo, una moderna agorà, uno spazio d’incontro e non solo di passaggio. È un edificio pubblico nel senso proprio del termine, nato per essere di tutti e per svolgere funzioni al servizio della cittadinanza. I progettisti che lo hanno disegnato hanno immaginato Palazzo Lombardia come una sintesi dell’intera regione, del suo territorio, della sua storia, dei suoi ideali. Con le sue curve sinuose, il complesso intende, da un lato, richiamare ‘qui, nel cuore della città, le montagne, le valli e i fiumi della Lombardia’; dall’altro, plasmando ‘una sequenza di paesaggi urbani pubblici, aperti a tutti’, vuole dare voce ‘al principio secondo cui i governi e le amministrazioni pubbliche dovrebbero essere accessibili, accoglienti e trasparenti nei confronti degli utenti che servono’. Il profilo monumentale dell’edificio esprime infine un legame con le tipologie architettoniche lombarde: la torre rimanda ai campanili delle abbazie, mentre le corti interne propongono una rivisitazione dell’antico broletto. Palazzo Lombardia è anche un modello di architettura eco-sostenibile, grazie alla vasta gamma di soluzioni tecnologiche innovative che utilizza. Si ringrazia 12 MITO SettembreMusica è un Festival a Impatto Zero® Il Festival MITO compensa le emissioni di CO2 contribuendo alla riforestazione e alla tutela di foreste in Bolivia e partecipando alla riqualificazione del territorio urbano del Comune di Milano L’impegno ecologico del Festival MITO SettembreMusica si rinnova ogni anno attraverso la compensazione delle emissioni di CO2 prodotte dall’evento. Per la sesta edizione del Festival l’impegno etico si sviluppa su un duplice fronte. A Milano, MITO SettembreMusica partecipa attivamente alla riqualificazione dell’Alzaia del Naviglio Grande, aderendo al progetto promosso da LifeGate in collaborazione con il Consorzio Est Ticino Villoresi e adottando 18 piante, una per ogni giorno di Festival. Il progetto, nato lo scorso anno con il sostegno del Festival MITO, si propone di realizzare un percorso verde che colleghi la città di Milano ai Parchi Regionali della Valle del Ticino e dell’Adda. L’intervento riguarda un tratto di circa un chilometro. L’area è stata riqualificata con la rimozione di rifiuti e di specie infestanti e con la piantumazione di essenze arbustive autoctone per ridefinire il fronte urbano. Di respiro internazionale è, invece, l’adesione al progetto di Impatto Zero® di LifeGate tramite il quale MITO SettembreMusica contribuisce alla riforestazione e alla tutela di foreste in Bolivia, nel dipartimento di Beni, in provincia di José Ballivián, nel comune di Rurrenabaque. Il progetto complessivo, premiato con riconoscimenti internazionali, si estende dai piedi delle Ande ai margini del bacino dell’Amazzonia. Comprende 6000 ettari di terreni di proprietà di piccoli coltivatori incentivati al mantenimento della biodiversità locale e alla riqualificazione del territorio. In collaborazione con 13 Un progetto di Città di Milano Città di Torino Giuliano Pisapia Sindaco Presidente del Festival Piero Fassino Sindaco Presidente del Festival Stefano Boeri Assessore alla Cultura, Moda e Design Maurizio Braccialarghe Assessore alla Cultura, Turismo e Promozione della città Giulia Amato Direttore Centrale Cultura Aldo Garbarini Direttore Centrale Cultura ed Educazione Antonio Calbi Direttore Settore Spettacolo, Moda e Design Angela La Rotella Dirigente Servizio Spettacolo, Manifestazioni e Formazione Culturale Comitato di coordinamento Francesco Micheli Presidente Vicepresidente del Festival Angelo Chianale Vicepresidente Enzo Restagno Direttore artistico Milano Torino Giulia Amato Direttore Centrale Cultura Aldo Garbarini Direttore Centrale Cultura ed Educazione Antonio Calbi Direttore Settore Spettacolo, Moda e Design Angela La Rotella Dirigente Servizio Spettacolo, Manifestazioni e Formazione Culturale Francesca Colombo Segretario generale Coordinatore artistico Claudio Merlo Direttore organizzativo Coordinatore artistico 14 Realizzato da Associazione per il Festival Internazionale della Musica di Milano Fondatori: Alberto Arbasino / Gae Aulenti / Giovanni Bazoli / Roberto Calasso Francesca Colombo / Gillo Dorfles / Umberto Eco / Bruno Ermolli Inge Feltrinelli / Stéphane Lissner / Piergaetano Marchetti / Francesco Micheli Ermanno Olmi / Sandro Parenzo / Renzo Piano / Arnaldo Pomodoro Livia Pomodoro / Davide Rampello / Franca Sozzani / Massimo Vitta Zelman Comitato di Patronage: Louis Andriessen / George Benjamin / Pierre Boulez / Luis Pereira Leal Franz Xaver Ohnesorg / Ilaria Borletti / Gianfranco Ravasi / Daria Rocca Umberto Veronesi Consiglio Direttivo: Francesco Micheli Presidente / Marco Bassetti / Pierluigi Cerri Francesca Colombo / Roberta Furcolo / Leo Nahon / Roberto Spada Organizzazione: Francesca Colombo, Segretario generale e Coordinatore artistico Stefania Brucini, Responsabile promozione e biglietteria Carlotta Colombo, Responsabile produzione Federica Michelini, Assistente Segretario generale e Responsabile partner e sponsor Luisella Molina, Responsabile organizzazione Carmen Ohlmes, Responsabile comunicazione Lo Staff del Festival Segreteria generale: Lara Baruca, Chiara Borgini con Eleonora Pezzoli e Monica Falotico Comunicazione: Livio Aragona, Emma De Luca, Laura Di Maio, Uberto Russo con Valentina Trovato e Andrea Crespi, Simona di Martino, Martina Favini, Giulia Lorusso, Caterina Pianelli, Desirè Puletto, Clara Sturiale, Laura Zanotta Organizzazione: Elisa Abba con Nicoletta Calderoni, Alice Lecchi e Mariangela Vita. Produzione: Francesco Bollani, Marco Caverni, Stefano Coppelli, Nicola Giuliani, Matteo Milani, Andrea Simet con Nicola Acquaviva e Giulia Accornero, Elisa Bottio, Alessandra Chiesa, Lavinia Siardi Promozione e biglietteria: Alice Boerci, Alberto Corrielli, Fulvio Gibillini, Arjuna-Das Irmici, Alberto Raimondo con Claudia Falabella, Diana Marangoni, Luisa Morra, Federica Simone e Serena Accorti, Biagio De Vuono, Cecilia Galiano via Dogana, 2 – 20123 Milano telefono +39.02.88464725 / fax +39.02.88464749 [email protected] / www.mitosettembremusica.it facebook.com/mitosettembremusica.official twitter.com/mitomusica youtube.com/mitosettembremusica 15 I concerti di domani e dopodomani Sabato 22.IX Domenica 23.IX ore 15 incontri Biblioteca Comunale Centrale Palazzo Sormani Sala del Grechetto Presentazione del libro di Aldo Nove Giancarlo Bigazzi. Il geniaccio della canzone italiana Coordina Francesca Colombo Ingresso gratuito fino a esaurimento posti ore 11 antica Basilica di Sant’Ambrogio Musiche di Ockeghem Missa ‘Au travail suis’ The Tallis Scholars Peter Phillis, direttore Celebra Monsignor Erminio De Scalzi Ingresso libero liv in am g ore 17 barocca tr Sede GRUPPO 24 ORE es e Auditorium Et manchi pietà Spettacolo dedicato ad Artemisia Gentileschi Silvia Frigato, soprano Accademia d’Arcadia Alessandra Rossi Lürig, cembalo e concertazione Simone Derai, regia Installazione video di Anagoor Ingresso gratuito fino a esaurimento posti ore 17 classica Società Umanitaria, Salone degli Affreschi Debussy: 150 di questi anni Musiche di Debussy Joo Cho, soprano Marino Nahon, pianoforte Ingresso gratuito fino a esaurimento posti ore 17 Teatro Martinitt In viaggio con Rossini Da Parigi alla Turchia Opera buffa da camera scritta e musicata da Luigi Maio ragazzi Luigi Maio, regia e musicattore Mirella Maselli, attrice Trio strumentale Hyperion Posto unico numerato e 5 ragazzi ore 17 Teatro Leonardo Da Vinci Tra acqua e fuoco, dèi ed eroi Il suono degli elementi nel Ring di Richard Wagner Riccardo Pecci, drammaturgia musicale ore 21 classica Olo Creative Farm, progetto multimediale Conservatorio di Milano Orchestra 1813 Sala Verdi Posto unico numerato e 5 Musiche di Haydn La creazione, ore 21 canzone d'autore oratorio per soli, coro e orchestra Teatro degli Arcimboldi Internazionale Bachakademie Stuttgart Paolo Conte Helmuth Rilling, direttore Posto unico numerato e 20, e 30, e 40 Julia Sophie Wagner, soprano Lothar Odinius, tenore Markus Eiche, basso Posti numerati e 22 e e 27 ore 22 Piazza Città di Lombardia Grande festa di chiusura Posti in piedi e 10 www.mitosettembremusica.it Responsabile editoriale Livio Aragona Progetto grafico Studio Cerri & Associati con Francesca Ceccoli, Ciro Toscano Stampato su carta ecologica Magno Satin da gr. 150 16 dj set 3 Milano Torino unite per il 2015