Umberto Fraccacreta e Marthe Yvonne Lenoir
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Umberto Fraccacreta e Marthe Yvonne Lenoir
Antonella Iacobbe Dalla poetica della “terra” alla traduzione: Umberto Fraccacreta e Marthe Yvonne Lenoir di Antonella Iacobbe Nella poliedrica attività intellettuale ed impegno di studio di Umberto Fraccacreta, credo che un rilievo particolare debba essere dato alla sua qualità di traduttore. Non si può affermare che il Fraccacreta abbia una posizione fra i poeti italiani, nonostante le sue numerose opere; egli è una di quelle figure cosiddette minori di letterati e scrittori dei quali per offesa del tempo, incuria o esclusione dal canone, si è quasi perduta la memoria. Con la sua morte vi è stata una svalutazione della sua produzione letteraria, pur se egli seppe essere un poeta aperto alle lezioni della letteratura europea, farle proprie ed esprimerle in modo autentico e sincero. Umberto Fraccacreta, poeta di San Severo, uomo colto ed intellettuale del primo ‘900, è ristretto nella formula “Poeta del Tavoliere” poiché espressione della letteratura georgica della Capitanata. Ebbe una vita semplice e poco movimentata, uomo introverso, riflessivo, riuscì a cogliere e ad esprimere le sofferenze e i dolori legati ai lavori dei campi. La sua fanciullezza fu segnata da una forte malinconia determinata dalla severità con cui fu educato. Ben presto si rivelò in lui un forte interesse per gli studi umanistici; riprese contro la volontà del padre gli studi letterari, mostrando una particolare ammirazione per le letterature straniere tanto da seguire corsi di inglese e tedesco a Roma e per perfezionarsi si recò nel 1922 all’estero. Il suo interesse per la letteratura straniera si evidenzia già nell’esaminare la sua raccolta libraria privata, ove si possono trovare libri come Discorso del Metodo, Meditazioni filosofiche di René Descartes, Preziose ridicole e Il Tartufo di Molière, La tragica storia del Dottor Fausto di Marlowe, Don Chisciotte di Miguel de Cervantes, ma Umberto Fraccacreta predilesse autori di fine ottocento, inizi novecento come: Edouard de Goncourt, Guy de Maupassant, Charles Baudelaire, Mallarmé, Dickens, Kipling. Di modeste abitudini, tipiche di un paese meridionale, si sentiva fortemente legato alla sua terra, la Puglia, il cui paesaggio imperverserà nel suo poetare. Verso il 1917 incominciò a far leggere qualche sua poesia ai suoi maestri, nei quali non trovò nessun incoraggiamento, solo da Benedetto Croce, nel 1919, ricevette degli elogi per quelle poesie, trovandole “molto pregevoli per semplicità e garbo, come ormai fatte rarissime!”. Per dieci anni rimase in silenzio, ma sotto invito di Ezio Levi riprese il suo 143 Dalla poetica della “terra” alla traduzione: U. Fraccacreta e M. Y. Lenoir scrivere e fece del suo poetare il canto della sua terra, ed ecco che troviamo poesie pregne di riconoscenza verso il contadino, verso il suo lavoro, e verso la prime forma nutrizionale per l’uomo: Il Pane. Negli anni in cui il Fraccacreta incominciò a scrivere (1928-1929) in Italia imperversava una forte letteratura provinciale, basti pensare ad autori come Giovanni Papini, Ardengo Soffici, Enrico Pea, Ettore Allodoli abili nel saper rappresentare il paesaggio e la gente della propria terra. Per il nostro autore la sua terra non è momento di contemplazione o occasione di rimembranze ma diviene il vero fulcro, il vero soggetto del suo poetare. La campagna ha enormemente influenzato gli autori di tutti i tempi, basti ricordare Virgilio, Pascoli, Carducci da cui il nostro autore fu enormemente influenzato, o autori che furono voce della loro regione facendola diventare voce universale come Giovanni Verga, Grazia Deledda, Sebastiano Satta. Le opere del Fraccacreta, inoltre, si collocano nel periodo fascista pur non presentando alcun elemento di propaganda, solo la prima guerra mondiale lascerà dei segni all’interno di esse. In tale periodo imperversava il futurismo, la cui poetica andava contro il sentimentalismo, gli scrittori si abbandonarono all’analogia presentando un interesse verso la velocità, la rapidità di comunicazione che impone certamente un abbandono della sintassi. Ecco il motivo per il quale le poesie del nostro autore non piacquero in quel periodo ai suoi maestri. Egli non seguirà le tendenze del momento, ma conserverà una eleganza ed una forbitezza stilistica tipiche dello scrivere classico. In lui vi è romanticismo, classicismo, realismo ed elementi della poesia crepuscolare, del loro gusto per i toni e gli oggetti dimessi e minori. Il crepuscolarismo presentava il desiderio di un ritorno alle più intatte sorgenti di vita naturale, una stanchezza dell’esistenza faticosamente impegnata nelle lotte del presente. Il Fraccacreta sentiva dentro di sé l’angoscia di vivere, il passare del tempo, il senso di solitudine, l’incapacità ad adeguarsi alla vita circostante, temi che caratterizzano fortemente il romanticismo e che hanno portato molti critici ad avvicinare il Fraccacreta al Leopardi. I temi delle sue opere, e romantici e crepuscolari, sono improntati da un fervente realismo che va a caratterizzare la descrizione della vita campestre e ciò fece sì che il Fraccacreta fosse ingiustamente accusato da alcuni critici di “immobilismo sociale”; ingiustamente poiché il nostro autore non si interessa esclusivamente della sua terra, ma nella sua produzione letteraria troviamo dei poemi che ci presentano un nuovo volto del poeta, il suo grande interesse per l’amore. Pur se appartenente ad una famiglia aristocratica, seppe avvicinarsi alla sua gente con profonda sensibilità, ed esprimere le loro sofferenze, la loro miseria, il loro dolore. Anche se non seppe levarsi alle altezze espressive e sentimentali di poeti a noi noti, il suo poetare ebbe notevole importanza come scoperta di un mondo rurale tipico nei suoi costumi e nella sua mentalità, come valorizzazione delle tradizioni locali nel momento in cui si tendeva a creare un costume di vita unitario che fatal144 Antonella Iacobbe mente si sarebbe sovrapposto alle caratteristiche regionali soffocando gli aspetti genuini e spontanei di forme sociali che avevano radici secolari nella vita autonoma delle nostre regioni. Tutta la sua opera ha un solo protagonista: il Tavoliere, col suo popolo e soprattutto il suo paesaggio. Egli ci descrive una società di miseria contadina, che non gli apparteneva, facente parte di una famiglia aristocratica allora importanti, ma proprio ciò gli permise di avere acuto e pungente il senso che la vita vera bisognava cercarla al di fuori della propria cerchia sociale, dove non si combatteva con fisime e con ombre, ma con cose salde e con bisogni inesorabili, col pane quotidiano. Umberto Fraccacreta godette ai suoi tempi di una grande notorietà, ottenuta per tre delle sue opere: Poemetti, Elevazione e Nuovi Poemetti. Tre volumi scritti in quindici anni, questo indica una certa serietà da parte dell’autore. Nel 1935 i Poemetti furono tradotti in francese da Yvonne Lenoir, con il titolo di Chants d’Apulie; nel 1938 toccò ad altre due opere del Fraccacreta, ad Ignota e Straniera, resi in francese da Pierre de Montera, divenendo Deux poèmes d’amour. All’estero l’opera del Fraccacreta ebbe molta fortuna soprattutto in Francia e Spagna, ma anche i rumeni Alexandru Marcu e Alexandru Balaci e la belga Suzanne Misset scrissero sull’argomento. La prof. Venturo Lamedica afferma che le antologie delle scuole medie e del ginnasio superiore usate per i suoi studi riportavano La tomba d’oro, Il gelsomino, Nevicata e brani da Il Pane. Francesco Flora comprese Fraccacreta nella sua Storia della letteratura italiana, ponendolo tra coloro che sono nell’aura della tradizione, pur con sensi moderni; e il volume sul Novecento della Storia letteraria d’Italia della Vallardi, curato dal Galletti, dedica al nostro lo stesso spazio che ha Saba. Nel 1937 l’Accademia d’Italia premia il poeta per la sua opera. Fra il 1934 e il 1948 saranno pubblicate: Motivi lirici, Antea, Amore e Terra, Vivi e morti, Sotto i tuoi occhi, Ultimi canti. Nei Poemetti e Nuovi Poemetti si evidenzia la fatica contadina, vi sono in risalto gli elementi naturali; Fraccacreta insiste sul concetto di terra, la terra che non è la materia tout-court coglie gli elementi materiali nel legame con l’originario, la terra si fa parola. All’apice di tali opere epico-liriche1 vi è Il Pane. La lirica si apre e si svolge sulle sponde del Tavoliere, dal quale si delinea la figura di un vecchio coltivatore che, fiducioso, dopo anni di cattivo raccolto, si ostina ancora a seminare quel poco che gli rimane nel suo granaio e quasi non regge quando sente che il figlio vuole abbandonare la terra ed emigrare. 1 Cfr. Pierre RONZY, L’oeuvre poètique d’Umberto Fraccacreta, in Cahiers franco-italiens “Ausonia”, 1936, 3 (lug. - sett.), pp. 3-4. 145 Dalla poetica della “terra” alla traduzione: U. Fraccacreta e M. Y. Lenoir Lirica che ricevette le migliori critiche, basti citare l’affermazione di Manara Valgimigli: “Le poème du pain, […], est vraiment le poème du grand Tavoliere chargé d’épis”.2 Ecco troviamo una terra piena di “spirito”, un sentimento religioso della terra; sin da Virgilio la terra era considerata come elemento di creazione e di distruzione, “grembo e sepolcro delle razza”,3 sentimento pagano presente in Umberto Fraccacreta mescolato con un forte sentimento cristiano. Fu proprio la vasta pianura pugliese che diede al Fraccacreta quella malinconia e quella purezza che lo caratterizzano. Il lavoro dei campi, rappresentato nelle diverse stagioni e cicli cosmici, diventa materia inesauribile nella sua produzione letteraria, ed è proprio dalla semplicità della terra, pregna della solitudine e di silenzi, che è caratterizzata l’opera del nostro autore. Quella del Fraccacreta si presenta come un’anima pensosa, pronta a meditare sulla vita della sua terra, e per far ciò il poeta popola le campagne, immerse nella notte, con i suoi pensieri ed i suoi sentimenti. Con queste caratteristiche nasce L’Assiolo, da molti associato a Il Passero solitario del Leopardi, una specie di canto dipinto di romanticismo, dove il tutto viene espresso con una emozione ed una purezza che coinvolgono il lettore. La Puglia, regione d’Italia, viene rappresentata come una delle regioni in cui la vita è basata sulla terra e gli uomini sono legati da una sorta di legame religioso primitivo e sacro. Meditazioni melanconiche e religiose, cose viste e contemplate dagli occhi del corpo e interpretate con un cuore vibrante. Fraccacreta ha fatto per la Puglia ciò che Brizeaux sperava di fare per la sua Bretagna e ciò che Mistra è riuscito a fare per la Provenza. La costruzione, la lingua, il verso, lo stile, derivano tutti dal mondo classico. Il Fraccacreta si appropria della cultura classica durante il periodo trascorso presso il Liceo classico di Lucera. Grande ammiratore del Pascoli, tanto da subirne l’influenza in ciò che concerne i contenuti. Nel Fraccacreta, come nel Pascoli è presente il sentimento dello spazio e del tempo familiare, il passato fatto di memorie e tradizioni certe, il presente colmo di opere fiduciose, il futuro preveduto sicuramente nel succedersi uguale delle stagioni e dei lavori agresti. Altra caratteristica che accomuna i due autori è la limitazione estrema ad un ambito sociale, quella che nel Pascoli sarà poi la riduzione della famiglia al “nido”. La tragedia avviene nel momento dell’abbandono di tale “nido” o per forzatura dall’esterno o per violenza, in questo caso bisogna ricollegarsi all’importanza in Il Pane di non abbandonare la propria terra. Lo stile è di derivazione classica, ma il vedere le cose che lo circondano gli dà la modernità. 2 Manara VALGIMIGLI, Prefazione a Umberto FRACCACRETA, Poemetti, Bologna, Zanichelli, 1929. Cfr. Rafael CANSINOS ASSENS, Critica Spagnola della poesia italiana, prefazione di Ezio Levi, Milano, Edizioni Terra di Puglia, 1932. 3 146 Antonella Iacobbe La poesia del Fraccacreta presenta un ritmo tranquillo, plasticità scultorea, esametro classico. La proporzione tra le forme date e la materia da esprimere è evidente, vi è una soluzione metrica di carattere classicistico e un impasto linguistico di stampo carducciano, ma questo non significa che le opere di stampo classicistico, ispirate alla civiltà, contadina non possano incontrare il favore anche dei lettori dell’epoca postindustriale. Le sue poesie sono segnate da un ritmo tranquillo, e i sonetti e le poesie segnate da tale ritmo sembrano che si adattino meglio all’andatura naturale del suo pensiero malinconico. Dunque compostezza di ritmi, uso degli endecasillabi caratterizzano ancora L’Assiolo e Cantoria, i poemetti che meglio esprimono il tono lirico dell’arte del Fraccacreta. La prima raccolta è quella che risente maggiormente della vena classica, mentre in poemi come l’Ignota, la Straniera ed Antea troviamo descrizione e riassunti delle proprie impressioni, la natura mescolata con espressioni di sentimenti dal tono melanconico. In tali poemetti troviamo la natura, il sentimento imperniato di una gran nostalgia, la passione espressa con gioia e rimpianto, l’anima femminile presente quasi in figura d’ombra. La natura e l’amore sono in completa armonia. Egli ha voluto soprattutto prendere un soggetto di studio nella vita reale, creare, plasmare dei tipi veri nella classe contadina, presentando al lettore il quadro vero di quello che si trova più spesso nel mondo. Non abbiamo la semplice descrizione, ma attraverso gli elementi della natura sentiamo l’anima di essa, messa ancora di più in risalto dalla presenza delle creature e dei contadini. Nel Fraccacreta è presente anche un forte sentimento religioso. Il sentimento cristiano di Fraccacreta sarà presente in quasi tutte le sue opere, ci sarà l’omaggio alla Madonna del Soccorso, la Madonna Nera patrona di San Severo, la descrizione delle edicole votive, la rimembranza dei pellegrinaggi al Santuario dell’Angelo. Inoltre bisogna pensare alla corrispondenza tra il calendario religioso e quello agreste, sembra quasi che il lavoro dei campi voglia essere lavoro offerto a Dio, e sembra mettere in risalto come l’uomo possa essere redento da Dio. Anche attraverso minuzie di particolari riesce a cogliere il significato dell’esistenza. Il Fraccacreta non è solo il poeta del Tavoliere, ma le sue ultime poesie sono ambientate a Como e a Roma. La sua forma poetica si svolse con una fraseologia che segue le movenze dei maggiori poeti italiani e latini come: Carducci, Virgilio, Ovidio. Non è una poesia varia di tono né ricca di spunti, anzi un po’ uniforme e senza sorprese. Ad ogni modo ritroviamo la fedeltà a certi temi, che dove li esamina, rispon147 Dalla poetica della “terra” alla traduzione: U. Fraccacreta e M. Y. Lenoir dono in modo limpido. Più che da certe parole la bellezza di tali opere nasce dal movimento del canto coinvolgente, e dal sentimento e non dal linguaggio, poiché quest’ultimo avvolte cade in pedanteria. In Fraccacreta vi è un distacco dalla polemica civile e politica della sua società, questa rinuncia porta ad una celebrazione aperta della vita. L’arte del nostro autore non consiste né nella forma esteriore, come volevano i classici, né nel contenuto o idea, come ritenevano i romantici, ma è la sintesi di entrambi gli elementi: è un contenuto, un’idea, una somma di pensieri o di sentimenti che trovano la loro perfetta espressione in una forma poetica, con la quale sostanzialmente si identificano. Con addentellati di carattere tradizionale, gli scritti di Fraccacreta assumono un sapore folclorico che deriva dall’analisi e dalla descrizione attenta e minuziosa di un luogo provinciale e di piccoli borghi. È la vita del paese con le sue tradizioni, in tutta la sua carica di vitalità, che viene alla luce in un’armonica espressione definitivamente lucida e chiara, che ne avvalora la freschezza e la genuinità. La ricerca estetica, lungi da formalismi, tenta, attraverso una forte introspezione, di scrutare nell’animo umano per denudarlo e scoprirne le più intime tribolazioni. In lui vi è un unico grande desiderio, di permeare la vita di una spiritualità che nella sua genesi reale ha profonde radici nella sofferenza, nel dolore. La vita è espressa e attraverso canoni veristi, e romantici, e classici, e realistici. La descrizione della vita umile del paese, della sua realtà semplice, del suo folklore romantico dà all’opera del Fraccacreta una validità sia storica, sia letteraria, che, a prescindere di giudizi superficiali, può considerarsi molto attuale e moderna nella sua trattazione spontanea. Per tali caratteristiche, l’opera del Fraccacreta ebbe molta fortuna all’estero, in Francia e in Spagna. Gli scritti del Fraccacreta ebbero una tale risonanza da destare l’interesse del critico spagnolo Rafael Cansinos Assens. Egli dedica a Poemetti ed Elevazione due scritti: La poesia del pane creatrice di miti e di riti (in «Libertad» di Madrid, novembre 1929) e Sensi pagani e sensi cristiani (ibid., agosto 1931).4 Egli considererà i componimenti del nostro autore come: “Sonetti di fattura impeccabile, di un ritmo tranquillo che li fa solenni col solo incanto della loro intima malinconia, senza però che dell’imponenza abbiano alcuna pretesa od ostentazione. La plasticità scultorea viene loro dall’idioma stesso in cui sono espressi e non da alcuno impiego di speciale ceselli”.5 Rafael Cansinos Assens mette in evidenza come il Fraccacreta, con le sue determinazioni concrete e i suoi limiti, non mortifica l’ampiezza e la profondità 4 5 Ibid., p. 32. Ibid., p.14. 148 Antonella Iacobbe della poesia classica; strofe saffiche, dall’esametro classico, che però non ostacolano l’espressione del suo temperamento giovanile. Con la sua semplicità d’animo riesce ad esprimersi con un verso chiaro, pur rifacendosi a Carducci, Pascoli, d’Annunzio. “È sempre bene che sorga un poeta che sia intento alla bellezza antica e canti come un usignolo, invece di fischiare come fanno i merli. Sul piano di Puglia, Umberto Fraccacreta eleva la sua poesia con gesto grave e puro”.6 Se è vero che il Fraccacreta pone i classici e il passato come modello, è altrettanto vero che egli descrive una realtà viva, esperenziale e non un concetto astratto. Infatti, di per sé non esiste la sua poesia, ma essa va a servizio dei miti, dei riti, del lavoro del contadino visto come “fede”; il lettore sente che esiste colui che vive in quel particolare atteggiamento dello spirito che è la fede. Questa crescita e sviluppo della fede, considerata come attaccamento al lavoro, si attua, in Umberto Fraccacreta, in una triplice direzione: nella conoscenza diretta del lavoro della gente umile, nell’amore, nell’azione. Sembra esserci un’opposizione o netta distinzione fra elementi pagani ed elementi cristiani, ma il nostro autore non si allontanerà mai dalla fede cristiana, presente in modo esplicito in molte sue poesie. Il rifarsi agli antichi, non significa pedante erudizione retorica, ma l’evocazione dell’altro permette una maggiore evocazione di se stesso, resa possibile da una preparazione morale fatta dalla conquista effettiva di una consapevolezza critica della condizione umana. Il poema Il Pane permise di far conoscere il nostro autore e la terra pugliese in Italia e all’estero. Paul Guiton affermò che, dopo Mistral, nessun poeta ci aveva dato canti siffatti in onore della terra e dei suoi coltivatori. All’estero, l’opera del Fraccacreta ebbe molte fortuna; nel 1935, Pierre De Montera, in “Etudes Italiennes”, scriverà: “Tout cela est écrit dans une langue claire, infiniment souple, où l’on ne sent jamais l’effort ni la recherche, où les plus beaux effets naissent de la semplicité de l’expression. Les vers coulent si amples, si naturels qu’on se prend à croire, en les lisant, que la vraie poésie n’est pas tout à fait morte”. Un anno dopo Maurice Muret, nell’avant propos de Chants d’Apulie, dirà: “Je ne vois personne parmi les jeunes poètes d’Italie qui méritat à l’égal de l’auteur des Poemetti et d’Elevazione d’être connu hors de sa patrie”. Anche Misset Suzanne rivela il talento dell’autore e l’epopea della sua terra, “dalla quale come un atto di fede attinge il cielo”.7 Pierre Ronzy suddivide, in L’oeuvre poétique d’Umberto Fraccacreta, l’opera poetica del nostro autore in una parte epico - lirica ed una esclusivamente lirica, entrambe caratterizzate da una profonda originalità. Da uno scrittore così ricco di offesa pietà per gli umili, ci si sarebbe aspettato veramente un approfondimento 6 Ibid., p.19. 7 Suzanne MISSET, Chants d’Apulie par Umberto Fraccacreta, traduit par Yvonne Lenoir, in «Terres Latines» IV (1936), 10 (dicembre), p. 362. 149 Dalla poetica della “terra” alla traduzione: U. Fraccacreta e M. Y. Lenoir delle sue preferenze sentimentali e delle sue convinzioni morali, una loro chiarificazione e certificazione in una sia pure rudimentale ideologia sociale. Ma questo non avvenne, sia per l’ambiente sociale in cui si era formato il suo carattere, sia per la politica fascista del tempo, sia per la sua concezione artistica. Tutta l’ispirazione del Fraccacreta passa attraverso tre momenti: un momento di abbandono fantastico, più propriamente lirico; un momento meditativo ed illustrativo; e un momento poetico vero. Quando si asserisce che il Fraccacreta ritorna alla tradizione letteraria, non si deve pensare che questa intervenga come un freno, non è che si tratti di una coazione, non immette in uno stato passivo. Se il Fraccacreta e i suoi contemporanei francesi sono ricorsi alla tradizione, è perché hanno sentito la necessità di un discorso grammaticale che potesse esprimere, nel migliore dei modi e in tono melodico, la sintesi tra immagini di natura e sentimento. A volte la sua poesia è eccessivamente piena, carica di preziose trovate, tanto da rasentare la stucchevolezza; ma dove la sintesi è più viva presuppone un suo vivo contenuto poetico. Nel Fraccacreta migliore è sempre presente comunque la sua bravura, la sua umanità attenta e profonda. Certamente le opere del Fraccacreta non presentano il carattere di provocazione, non danno adito a laceranti giudizi. Varrebbe la pena forse di cercare di capire, attraverso quali esperienze Umberto Fraccacreta abbia sempre più affinato in sé l’esperienza letteraria. L’affinamento della sua ricerca artistica è dato da un continuo scambio di idee con amici francesi, in particolar modo con Yvonne Lenoir e Pierre de Montera. Questo interscambio culturale potrebbe essere considerato un aspetto minore ed intimo della vita del Fraccacreta, ma vanno ricordati perché permettono anch’essi di ricostruire quella totalità artistica e stilistica che è alla base del nostro autore. Egli è riuscito, nelle varie traduzioni, ad esprimere mirabilmente il pensiero dei suoi amici e viceversa. Certamente nella traduzione scompaiono le stesse architetture, ma il sentimento, il linguaggio, la musicalità conserva la medesima parvenza. Prendendo in considerazione le poesie tradotte da Pierre de Montera notiamo la sua indecisione nella scelta dei termini, egli vuole utilizzare una forma e degli idiomi che facciano emergere l’ispirazione musicale del Fraccacreta. Pierre de Montera rimane fedele al testo, riuscendo a far trapelare quella profonda tristezza e solitudine che il nostro poeta voleva esprimere attraverso immagini, come la chiesa vista come rifugio, o sensazioni date dalla musica, dai cipressi, dal tramonto. Nella versione italiana il verso si fa aggrovigliato per la ricerca di termini e la necessità di strofe rimate, nel passaggio al francese si perde la ricercatezza di rima rimanendo, comunque, la musicalità. L’atteggiamento del Poeta nei riguardi del mondo e dei suoi simili, la sua solitudine espressa per mezzo della natura, fa sì che 150 Antonella Iacobbe la produzione lirica di Fraccacreta possa essere accostata alle poesie del poeta francese La Martine. Egli si avvicina a tali autori francesi per l’ugual modo di intendere l’arte. Essi la considerano come mezzo per sottrarsi alla vita quotidiana, per evadere dal proprio tempo e spazio, pervasi dai postumi della guerra. Sia nelle opere del Fraccacreta che in quelle di Yvonne Lenoir, cogliamo il gusto romantico del colore, il piacere delle parole come suono ed immagine anche se circoscritte in una determinata forma. Inoltre, leggendo le loro opere si può riscontrare una particolare attenzione per la tecnica poetica, espressa in maniera scrupolosa e paziente. Essi si avvicinarono per tendenze ed affinità. In Francia, l’episodio della guerra, dell’Occupazione e della Resistenza (1939 - 1945) provocarono un vero rilancio poetico. Nel XX secolo la poesia riacquista grande importanza. La Francia esce dalla guerra esaltata dalla vittoria ma spossata dal gran numero dei morti; anche per questo la vita culturale dal periodo successivo è caratterizzata da tendenze individualistiche. La poesia diventa il solo linguaggio capace di esprimere la libertà; questa insieme alla Natura, a Dio, alla Vita, alla Morte, all’Amore, alla Patria e alla pena degli uomini dovuta alla guerra, diventano i temi fondamentali che si eternizzano per mezzo della poesia. Le riviste diventano un mezzo per diffondere la cultura, ed i nostri autori pubblicano molte delle loro poesie in alcune di esse. La nostalgia, le inquietudini, le disperazioni di un periodo di crisi riprendono posto nel poetare di questo periodo. Anche l’amore, la natura, rivestiti di una nuova freschezza lirica, diventano elementi caratteristici. Attenzione al quotidiano, comunione con la natura, interesse e riscoperta per gli oggetti e le cose semplici, epopea interiore sono le prerogative fondamentali del rilancio poetico di allora. Ancora una volta la poesia fa spazio alla solitudine come grande ispiratrice. Era proprio questo tipo di poesia che avvicinava il nostro autore alla cultura francese conosciuta maggiormente per mezzo di Marthe Yvonne Lenoir. La poesia della Resistenza insegnava, secondo la formula di Pierre Emmanuel, una «sensibilità spirituale» al destino dell’uomo nella solitudine del dopoguerra. È il caso di ricordare Pierre-Jean Jouve (1887 - 1976) contemporaneo di Umberto Fraccacreta, anch’egli affidava la musicalità del suo poetare al verso il quale, con ritmo armonioso, passa dall’oscurità verso la luce. La poesia dell’avvenimento può essere decifrata in queste parole: “Se la poesia è creazione, anzitutto è creazione di una vera vita attraverso la vera parola oppure dell’autentica parola attraverso l’autentica vita”. (Parole di Gaetan Picon, uno dei migliori commentatori di Jouve). Il nostro autore può essere accostato maggiormente a Guillevic, il quale come il Fraccacreta, pone la sua attenzione alla realtà semplice: le rocce della sua Bretagna natale, gli alberi. 151 Dalla poetica della “terra” alla traduzione: U. Fraccacreta e M. Y. Lenoir I regimi autoritari cercano di reprimere e di sottomettere l’intellettuale al potere, trasformandolo in strumento di propaganda. Tutto questo porterà una chiusura verso nuovi pensieri e non permetterà la diffusione incontrollata della letteratura e la conoscenza di autori anche minori. Forse questa potrebbe essere considerata una delle cause, per la quale il nostro autore non ebbe risonanza all’interno di quella schiera di poeti famosi di inizio novecento. La Francia e Parigi venivano ancora considerate come punto di riferimento di tutta la cultura europea e promotrice del futurismo. La poesia crepuscolare, infatti, ricevette notevole influenza da quei poeti solitamente chiamati intimisti e simbolisti belgi come Georges Rodenbach e Maurice Maeterlink e dai francesi Paul Verlaine, Jules Laforgue e Francis Jammes. Tali autori furono conosciuti in tutta Europa, e i loro libri rientrano anche nella biblioteca personale del nostro autore. Anche i motivi e i significati del mondo simbolista francese furono, per il nostro autore, fondamentali poiché i simboli favorivano la descrizione degli stati d’animo. Come diceva Pierre Ronzy “Le poète méritait d’avoir l’audience du public français et il faut sauhaiter que cette audience s’accroisse encore.”8 Dunque il nostro autore fu conosciuto in Francia, con la quale mantenne i contatti grazie ad Yvonne Lenoir. Ella, attraverso la sua traduzione, ha saputo esprimere, in modo commovente, l’originale poesia del Tavoliere. Marthe Yvonne Lenoir si servì per la propria produzione letteraria della sua lingua natale, e come traduttrice predilesse il passaggio dalla lingua italiana a quella francese. Ricordiamo alcune delle sue più importanti traduzioni come: Chanson son tour 1934 (Il Turno 1902), romanzo di Pirandello ed ancora del medesimo L’Exclue 1928 (L’Esclusa 1901); di Curzio Malaparte L’Italie contre l’Europe 1927; di Guglielmo Ferrero Les femmes de Césars 1930; di G.A. Borgese La maison dans la plaine 1931 e Rubé 1928; di A. Aniante Mustapha Kemel. Le Loup gris d’Angorà 1934; di G. Prezzolini Vie de Nicolas Machiavel, florentin 1929. Yvonne Lenoir ha dimostrato di essere un’ottima traduttrice, infatti è riuscita a far passare il messaggio del Poeta dalla lingua italiana a quella francese, ha reso il messaggio d’origine conforme alla sensibilità collettiva d’arrivo. Certamente il testo ha perso qualcosa nell’essere tradotto, come la spontaneità specifica di ogni lingua, ma in ogni parte si riesce a trovare l’essenzialità del messaggio. Ella riesce a leggere in profondità le poesie del nostro autore, pesando e apprezzando ogni parola e ogni immagine; ogni qualvolta non ne comprendeva il senso chiedeva spiegazioni direttamente ad Umberto Fraccacreta, avvolte ne inviava abbozzi per averne consenso (tecnica usata anche da Pierre de Montera). 8 P. RONZY, L’oeuvre poétique d’Umberto Fraccacreta…, cit., p.1. 152 Antonella Iacobbe Infatti nella lingua d’arrivo la cosa più difficile è il “rendre”, scegliere il termine e la struttura appropriata, per evitare “le faux sens” e “le contresens”. Il continuo interscambio epistolare tra i due autori permise ad Yvonne Lenoir la massima comprensione del vero senso delle poesie, ciò che permetterà una traduzione la più fedele al testo d’origine. Elaborazione, abilità, saggezza, penetrazione, bellezza sono abilmente fuse all’interno di tale traduzione. L’ambiente emerge con verosimiglianza straordinaria, ma l’effetto complessivo è meno soddisfacente di quello più lieve, ma squisitamente armonioso dell’originale. Leggendo a caso parti di qualsiasi poesia ci si accorgerà che la traduttrice è solo episodicamente fedele alla versificazione dell’originale, alle strutture metriche adottate dal Fraccacreta. L’infedeltà è solo apparente, infatti pur se non ne abbiamo il calco, i suoni e i significati risultano essere gli stessi, i termini usati risultano appartenere al Fraccacreta. Nella traduzione di Yvonne Lenoir ritroviamo una terminologia precisa, un incontro tra termine letterario e termine realistico, usati con critica oculatezza. Tale poesia non può essere definita realistica, se per realismo si intende il tentativo di rendere la realtà esteriore. Ciò che diventa fortemente realistico sono le immagini della realtà che sorgono in lui. Il lavoro della terra assume una forte connotazione tanto da poter rappresentare delle qualità simboliche. Il grano, e di qui il pane, è un prodotto tipico pugliese, sanseverese, ed in questa poesia serve per legare il paesaggio naturale ad una atmosfera umana e locale. Il paesaggio, acquista anch’esso i caratteri sentimentali della classe contadina. Ben difficilmente una traduzione può restituire al lettore straniero gli artifici con cui una poesia è scritta. Lessico letterariamente assai nobile, la misura dei versi è variabile, la rima è assente. Vi è quindi una notevole libertà metrica, alla quale corrispondono, comunque, raffinatissimi effetti musicali che Yvonne Lenoir riuscirà mirabilmente a mantenere nella sua traduzione. Il senso di ogni parola è arricchito dalla collocazione metrica, che crea in noi un senso di eco. Il verso, che isolatamente potrebbe sembrare banale, ritrova, in quella precisa sequenza, tutto il suo significato. Le parole utilizzate si arricchiscono reciprocamente; se noi togliamo quella parola, sostituendola con un’altra, il senso non è più il medesimo. Dunque è corretto dire che Yvonne Lenoir ha saputo riscrivere un bel testo poetico, certamente non identico ma affine all’originale. Tale testo presenta una ricchezza di artifici fonici che difficilmente possono essere trasferiti identici in francese. La stessa Yvonne Lenoir sente tali poesie vicine al suo modo di poetare e per diverse analogie, e per forma e per pensiero. Ella comprende totalmente il sentimento del Fraccacreta perché vicino al suo. Entrambi sono pervasi da solitudine, amore per la propria terra, per la natura. La poesia del Fraccacreta, nella versione tradotta, rimane una poesia seria, di lenta ed ardua lettura. Yvonne Lenoir riesce a mantenere l’equilibrio tra il momento di abbandono 153 Dalla poetica della “terra” alla traduzione: U. Fraccacreta e M. Y. Lenoir fantastico, più propriamente lirico, il momento meditativo ed illustrativo, ed infine il momento religioso; proprio grazie a questo equilibrio riesce a raggiungere la migliore versione di tale poesia. L’artista partecipa intensamente alla sua poesia, e nello stesso tempo la contempla in una sfera distaccata. Attraverso i versi del Fraccacreta, condivisi pienamente da Yvonne Lenoir, possiamo risalire agli elementi caratteristici del loro poetare: unità di creazione, materialità e spiritualità delle creature, corrispondenza tra mondo materiale e mondo spirituale per mezzo dei simboli (analogie universali), corrispondenza tra i diversi ordini di sensazioni. La poesia diviene testimone del senso misterioso degli aspetti dell’esistenza. Spesso un’aggettivazione esatta, essenziale, ricavata da quella del Fraccacreta per via di sfrondamenti, ha reso più asciutto il tono di certe composizioni: non per desiderio della traduttrice, ma per salvare, nel testo della traduzione, il nucleo poetico. Sono presenti ben pochi difetti nella traduzione, in quanto, in più di un caso la Lenoir ha saputo far tesoro dei suggerimenti datigli con tanto affetto e tanta competenza direttamente da parte dell’autore. Si è voluto rimanere scrupolosamente fedeli al testo italiano, rispettando, fin dove lo consentono le differenti peculiarità e le diverse esigenze delle due lingue, anche la punteggiatura, per lasciare il più possibile, almeno nelle intenzioni, il sapore, per così dire, delle scritture originarie. La produzione artistica di Umberto Fraccacreta e la sua presenza nella vita culturale francese, mettono in risalto la complessità dell’ispirazione culturale di questo autore. Quel complesso di atteggiamenti sia interiori, sia pratici, che caratterizzano il Fraccacreta, in una parola i valori spirituali, le forme e le strutture della vita individuale, sono presenti nuovamente nelle poesie di Marthe Yvonne Lenoir e Pierre de Montera, tradotte dal nostro autore. Anche nelle poesie di Yvonne Lenoir [Avec une ombre; da Romances: Le villane, Litanies de la mort; da Nés de l’écume: Le Lac, Lac Majeur, De soi seul…; Fresole (Mystère du plein d’été, I,II; Jardin de Paris, inédits)], vi è espressione dell’istinto musicale, l’immersione delle sue osservazioni nel silenzio, evocando indirettamente la solitudine remota in mezzo a cui meditava. Le situazioni ed i termini proposti sono quelli della realtà quotidiana; il nostro poeta acquisisce e riproduce, in un quadro che gli è familiare, le strutture francesi. Il Fraccacreta si è dimostrato un abile traduttore, infatti la perdita del passaggio dal francese all’italiano è poca cosa. Questo minimo calo è dovuto non solo alla bravura del Fraccacreta, ma anche alla natura del testo, scritto con un linguaggio semplice e con termini usuali. Il nostro poeta ha in se le tre caratteristiche del buon traduttore: oltre a possedere le due lingue, capisce ciò che traduce. Egli riesce a leggere veramente il testo, 154 Antonella Iacobbe lo legge in profondità, in tutte le sue pieghe, comprendendo ogni parola, ogni immagine. Inoltre in lui è presente la sensibilità linguistica, che gli permette di calarsi nella personalità dell’autore del testo da tradurre, e si rende conto quando vi è qualcosa di superfluo o sfasato. La forza espressiva del testo originale viene mantenuta dal nostro autore. La struttura delle poesie d’origine è mantenuta nella traduzione, ma la rima, l’omotelèuto, molte figure retoriche, nel passaggio all’italiano, vengon meno. Logicamente le assonanze, le rime non possono essere mantenute nella traduzione, ma queste sono sostituite da un profondo equilibrio e musicalità resi in tutta la strofa. Gli imperfetti numerosi della poesia, esprimono gli indugi della memoria, conferiscono durata alla contemplazione. Yvonne Lenoir canta soprattutto il sentimento espresso per mezzo della poesia nell’ambiente tipicamente romantico, il lago. L’acqua diviene mezzo per esprimere toni malinconici, una malinconia calma come le acque di un lago, per utilizzare un’espressione di Huysmans, l’acqua è l’élément mélancolisant. Da sempre l’acqua è elemento ambivalente di nascita e di morte. La natura diviene simbolo delle emozioni dell’anima. Trae la sua ispirazione dalla natura, rievoca con la fantasia il passato, esprime i sentimenti dell’animo: gioia, dolore, meraviglia, lode. La natura come fonte di ispirazione, e il sogno sono ancora presenti in: Jardin de Paris. Lo stile è ricchissimo di immagini, di sostantivi e di aggettivi che si accumulano e si rispondono in un sapiente gioco di echi. Nelle poesie di Yvonne Lenoir vi è la comunione dell’anima umana con quella delle cose; si immedesima con la vita, con i mari, con i fiumi, con gli alberi. Si ritraggono figure ricche di immagini, colori e suoni; figure ricche di una intensità appassionata. In tali poesie ritroviamo molti elementi che hanno caratterizzato la poesia di Proust e la poesia decadente: l’importanza simbolica del sogno, v.1-2 Le plus joli jardin/ qui flotte entre mes rêves (Il più grazioso giardino/ che ondeggia nei miei sogni), la fertile vita dell’istinto, la memoria rievocata dai sapori, dagli odori, v. 8 - 9 - 10 - 11 - 12 Les cailloux y sont ronds/ amoureux à la bouche/ car je les suce perfidement,/ y trouvant je ne sais/ quelle saveur farouche (Rotondi sono i ciottoli/ graditi alla mia bocca;/ perfidamente li succhio,/ e ci trovo non so che/ sapor selvaggio), e l’infanzia, v.5 je m’y promène enfant (io m’aggiro bambina). È nell’infanzia che si vive in comunione con la natura, non si ha nozione del tempo e dello spazio, si vive nella sicurezza delle cose familiari; non è ancora nata la consapevolezza della vita. Ricercare l’infanzia significa ricercare il proprio essere vero, aldilà delle angosce e delle nevrosi procurate dagli adulti con la realtà storica e sociale. Inoltre, ritroviamo il tipico elemento romantico, «la solitudine», cercando di infrangere ogni barriera nella ricerca di una possibile comunione con l’infinito. Poesie dalle caratteristiche autobiografiche che riescono a raggiungere altezze universali. Dalla poesia Jardin de Paris, riusciamo a comprendere il significato che Yvonne Lenoir attribuisce alla poesia. 155 Dalla poetica della “terra” alla traduzione: U. Fraccacreta e M. Y. Lenoir La poesia è sentita come voce del sentimento ed in quanto tale deve essere libera, spontanea, immediata. Alla vigorosa trama di pensieri e di sentimenti risponde adeguatamente lo stile. La lingua, senza forzature, asseconda la rapidità dello stile. Nell’esaminare la produzione poetica dell’autrice francese si riesce a comprendere come il Fraccacreta si fosse sentito così vicino e per temi, e per sentimenti, e per cultura ad Yvonne Lenoir. Quello che bisogna sottolineare è che la forma passa in sottordine rispetto al contenuto. Yvonne Lenoir filtra in forma d’arte, impressioni, considerazioni sulla Francia e sul grande amore che prova per l’Italia (A l’Italie), pur non disdegnando la sua terra natia. I motivi da loro cantati trovano armoniosa unificazione nel concetto e nel valore della TERRA, nel significato del valore umano. Il loro poetare non è solo questione di intelletto, anzi è, come dice Blaise Pascal, raisons du coeur. 156