Una mostra per riscoprire Armida Barelli In festa
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Una mostra per riscoprire Armida Barelli In festa
Valli Varesine Sabato, 8 settembre 2012 27 Una mostra per riscoprire Armida Barelli Nel mese di agosto a casa Barelli a Marzio si è tenuta una mostra per ripercorrere la vita e la spiritualità della fondatrice della “Cattolica” I l 15 agosto, solennità dell’Assunta, si è celebrato, nel piccolo centro montano di Marzio il 60esimo anniversario della nascita al Cielo della Venerabile Armida Barelli, cofondatrice dell’Università Cattolica del sacro Cuore, dell’Opera e delle Missionarie della Regalità, nonché Presidente per innumerevoli anni della Gioventù femminile di Azione Cattolica. Nonostante una errata pretesa di ridurre l’esperienza dei Santi al mero dato storico, varrebbe la pena, nel caso di Armida Barelli, di ritornare a scandagliare e riscoprire le profondità e i tesori spirituali di questa grande ed illustre testimone, che ha reso questo piccolo angolo della vasta diocesi di Como un luogo privilegiato della Grazia nel secolo tristemente segnato dai due conflitti mondiali. Nata a Milano nel 1882 e squisitamente improntata allo stile di vita appreso dalle suore del collegio di Menzingen, seppe, a Nata a Milano nel 1882 partire dall’incontro con padre Agostino Gemelli, con il sostegno di D. Ludovico fu tra le più strette Necchi e mons. Olgiati, farsi portavoce collaboratrici di padre nell’Italia, segnata dall’impronta liberale e laicista del percorso post- unitario, del Agostino Gemelli suo “talismano”: la devozione al Cuore Sacratissimo di Gesù, al Quale volle ad di Stefano Toson ogni costo intitolare l’erigenda Università, ottenendone infine l’approvazione del Papa Benedetto XV. Per merito suo ben 2 milioni di soldati impegnati nel primo conflitto mondiale poterono fare la Consacrazione al Sacro Cuore; dalla profonda intuizione di aprire i tesori della divina liturgia ad un pubblico più vasto nacque l’Opera della Regalità, inserendosi come gemma preziosa nell’alveo del Movimento liturgico. Poco dopo fonda le Missionarie della Regalità e così via, fino all’organizzazione (portata avanti poi materialmente da Gedda) dei comitati civici che segnarono la svolta definitiva alle elezioni del 1948, portando De Gasperi al governo. Il giorno dei funerali, 17 agosto 1952, il parroco di Marzio, don Curti, che ne fu per altro il confessore e personale collaboratore per 17 anni (ancora zelantissimo Pastore di questa Parrocchia dopo 60 anni da allora), lesse il telegramma inviato da sua Santità in persona, Pio XII, cosa che fino ad allora i Papi facevano solo per regine o capi di stato; il beato card. Schuster scrisse una lettera pastorale al clero ambrosiano in occasione della morte della ‘Sorella maggiore’… Sommi capi, questi, per abbozzare solamente la sua figura carismatica e trascinatrice. Ma chi era Armida Barelli? Quale il suo carisma profetico e messaggio racchiuso nella sua santità? Cosa importa sapere, ricordare e ritenere a 60 anni dalla sua scomparsa in attesa della Beatificazione? In una parola: Adveniat! La sua grande aspirazione, il suo messaggio e il suo testamento per noi può essere questo: l’avvento, l’edificazione e l’annuncio del Regno di Dio che si opera e realizza nel Cuore del Figlio, nel Quale il “Padre si è compiaciuto” e nel quale ha voluto “ricapitolare tutte le cose”. Riscoprire Armida Barelli è guardare con occhi nuovi al Cuore di Gesù, Fons totius sapientiae et scientiae, riscoprire in ciò (cosa che Gesù stesso per 17 anni rivelò a S. Margherita M. Alacoque) l’amore tenerissimo di Dio che letteralmente ci parla col Cuore in mano e che ci vuole tutti salvi, cioè conformati ai desideri del suo Cuore sacratissimo. Dio che, per citare da lontano il concetto della teoestetica di von Balthasar, si fa percepibile, prossimo all’uomo. Una mostra qui, nella sua villa di Marzio, ha ripercorso, durante il mese di agosto, la figura storica, abbozzandone il profilo spirituale. E’ stata un’occasione per scoprire anche questa piccola porzione della diocesi, le valli Varesine, un luogo toccato dalla Grazia, nel messaggio di santità dato da Armida Barelli, destinato certamente a valicare i confini di un grazioso paese di montagna che conta 300 anime. Cunardo. Durante le celebrazioni del 2 settembre il ricordo del fondatore dell’Avis L a festa di Sant’Abbondio si è conclusa domenica sera 2 settembre con la processione per le vie del paese con la statua del patrono portata a spalle dagli sportivi rientrati di recente da Medjugorje; la località mariana era stata infatti raggiunta a fine agosto da un gruppo di cunardesi in bicicletta: 850 chilometri in sette tappe. Si sono vissuti momenti strettamente religiosi come la S. Messa solenne in onore di Sant’Abbondio e quella con tutte le associazioni e i gruppi di volontariato, e momenti conviviali come la cena e il pranzo comunitari organizzati alla Baita del Fondista con la tradizionale tombolata. Ma le celebrazioni sono state anche un’occasione per riflettere sullo “stato di salute” della comunità parrocchiale, sulle sue potenzialità e sulle sfide che l’attendono: basti pensare alla carenza di catechiste e ai problemi della formazione cristiana. Quest’anno la festa patronale si è intrecciata con la manifestazione in ricordo del dottor Vittorio Formentano, fondatore dell’AVIS (Associazione Volontari Italiani del Sangue) nel 35° anniversario dalla scomparsa. Cunardo ha voluto onorare l’ illustre concittadino (che aveva la sua residenza estiva in paese) intitolandogli il parco adiacente alla storica piazza IV Novembre e il nuovo Teatro all’aperto realizzato recentemente dall’Amministrazione comunale. è intervenuto alla cerimonia il nipote Vittorio Formentano (stesso nome del nonno) che ha portato il saluto della famiglia: “Mio nonno - ha detto In festa per Sant’Abbondio In visita nelle Valli Varesine anche un gruppo di volontari partiti con una fiaccola da Grumello del Monte in provincia di Bergamo: 150 chilometri a piedi commosso- sarebbe molto contento di questa giornata”. E rivolgendosi ai donatori: “è bello trovare tante persone come voi, capaci di donarsi gratuitamente agli altri in un mondo basato quasi esclusivamente sugli interessi personali”. Erano presenti le autorità locali, i vertici dell’ Avis, molti gruppi avisini e varie associazioni fra cui gli Alpini (Formentano era stato ufficiale di complemento delle truppe alpine durante la Prima Guerra Mondiale). In particolare gli ospiti più numerosi erano gli avisini di Grumello del Monte (Bergamo) arrivati a Cunardo a piedi con una fiaccolata di 155 chilometri; hanno reso omaggio alla tomba di Formentano presso il locale cimitero e poi hanno raggiunto il centro abitato per la cerimonia di intitolazione del parco e dell’anfiteatro. La cerimonia si è conclusa con lo scoprimento del ritratto in bassorilievo di Formentano, dono dell’Amministrazione comunale e dell’Avis di Grumello del Monte, benedetto dal parroco don Paolo e con lo scambio di saluti (e doni) fra le varie rappresentanze. La figura e l’opera di Vittorio Formentano sono state forse un po’ dimenticate dalle nuove generazioni, eppure sono un patrimonio prezioso da custodire e rivalutare. Quando 85 anni fa a Milano, dopo aver assistito alla morte di una giovane mamma per mancanza di sangue compatibile, lanciò l’idea di costituire un’associazione di volontari per la donazione del sangue, fu preso per pazzo o incontrò molti ostacoli. Gli obiettivi erano chiari: soddisfare la crescente necessità di sangue dei diversi gruppi sanguigni, avere donatori pronti e controllati, lottare per eliminare la compravendita di sangue promuovendo una cultura della donazione e del volontariato. Il coraggio e la tensione ideale del dottor Formentano alla fine furono premiati e il suo messaggio non rimase inascoltato. Anzi hanno dato vita nel tempo ad un popolo animato quotidianamente dalla solidarietà e dall’altruismo. E. B.