La Batteria Jazz M.M.O.
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La Batteria Jazz M.M.O. Sergio Di Natale Contenuto: Spartiti e analisi dei brani: 1. La vita è bella (N. Piovani) 2. For a walk inside(S. Di Natale) 3. Song for(S. Di Natale) 4. Sara(S. Di Natale) 5. In a mellowtone (D. Ellington) 6. Stella by starlight(V.Young) 7. On green dolphin street(Kaper-Washington) 8. What’s new(B.Haggart) 9. In 36 ore(A. Solimene) Cd1 con tracce complete, cd2 con tracce senza batteria Prassi esecutive e Lettura estemporanea Indipendenza,comping,comping solo,vamp solo,scrittura e interpretazione di Background(fillin,no-fill in,snareaccents),scrittura ritmica, interpretazione e sviluppo batteristico di un “conductor” jazz per piano o strumenti a fiato(piccola e grande formazione),consigli per la lettura estemporanea,esercizi per l’arrangiamento estemporaneo di uno spartito per batteria,guida all’ascolto. Musicisti: 1)La vita è bella(N. Piovani)Arr: S. Di Natale S.DiNatale: Batteria, Davide Costagliola: Basso, Federico Luongo: Chitarra, Mario Nappi: Piano, Umberto Muselli: Sax tenore, Gianfranco Campagnoli: Tromba 2)For a walk inside(S. Di Natale) S.Di Natale: Batteria,Antonio De Luise: Basso, Federico Luongo: Chitarra, Andrea Rea: Piano,Gianfranco Campagnoli: Tromba, Giulio Martino: Sax tenore 3)Song For(S. Di Natale) S.Di Natale: Batteria, Antonio De Luise: Basso, Andrea Rea: Piano, Giulio Martino: Sax tenore 4)Sara(S. Di Natale) Arr. Archi : S. Di Natale S. Di Natale: Batteria, Antonio De Luise: Basso, Mario Nappi: Piano, Giulio Martino: Sax tenore, Solis String Quartet: Archi 5)In a Mellow Tone(D. Ellington)Arr: S. Di Natale S. Di Natale: Batteria, Emiliano De Luca: basso, Pino Tafuto: piano, Pietro Condorelli:ChitarraMarcoSannini: Tromba, Alessandro Tedesco: Trombone, Giulio Martino: Sax tenore solo;A.S.S.O e Sergio Di Natale Big Band 6)Stella By starlight(V. Young) Arr: S. Di Natale S. Di Natale: Batteria, Dario Deidda: Basso, Sandro Deidda: Sax soprano,Max Spinosa: Piano; A.S.S.O e Sergio Di Natale Big Band 7)On Green Dolphin Street( Kaper- Washington) Arr: S. Di Natale S. Di Natale: Batteria, Emiliano De Luca: Basso, Max Spinosa: piano, Pietro Condorelli: Chitarra, Vincenzo Saetta: Sax alto, Giulio Martino: Sax soprano, Jerry popolo: Sax tenore; A.S.S.O e S. Di Natale Big Band 8)What’s New (B. Haggart) Arr: S. Di Natale S. Di Natale:Batteria,Emiliano De Luca: basso, Max Spinosa: Piano, Gianfranco Campagnoli: Flicorno, Jerry Popolo: Sax soprano solo; A.S.S.O. e S. Di Natale Big Band. 9)In 36 ore(A. Solimene) Arr: A. Solimene S. Di Natale: Batteria, Pippo Matino: basso, Max Spinosa: Piano, Giulio martino: Sax tenore solo ,” Solimene Combo” Indice Introduzione –Note di copertina La batteria jazz :legenda e considerazioni generali La vita è bella: Drums ……………………………………………………………………………………….. pag1-3 La vita è bella:Conductor for drums………….................................................................pag 4-7 La vita è bella:Spartitobass for drums……………………………………………………………………….pag 8-10 La vita è bella: analisi del brano………………………………………………………………………………...pag 11-12 For a walk inside:Drums……………………………………………………………………………………….pag13-14 For a walk inside:Conductor for drums…………………………………………………………………….pag 15-16 For a walkinside:Analisi del brano…………………………………………………………………………….pag 17-18 For a walkinside:Esercizio arrangiamento………………………………………………………………..pag 19-20 Song for:Drums……………………………………………………………………………………………………pag21 Song for:Conductor for drums…………………………………………………………………………………..pag 22 Song for:Analisi del brano………………………………………………………………………………………….pag 23 Song for:Esercizio arrangiamento……………………………………………………………………………..pag 24 Sara:Drums………………………………………………………………………………………………………....pag25 Sara:Conductor for drums………………………………………………………………………………………..pag 26 Sara:Analisi del brano……………………………………………………………………………………………….pag 27 In a mellow tone:Drums……………………………………………………………………………………..pag 28-30 In a mellowtone:Analisi del brano…………………………………………………………………………..pag 31-32 Stella by starlight:Drums……………………………………………………….……………………………pag 33-36 Stella by starlight:Conductor for drums e analisi del brano…………………………………….pag 37-40 On green dolphin street: Drums………………………………………………………………………....pag 41-45 On green dolphin street:Analisi del brano………………………………………………………………pag 46-50 What’s new: Drums…………………………………………………………………………………………….pag 51-53 What’s new:Analisi del brano………………………………………………………………………………….pag 54 In 36 ore:Drums………………………………………………………………………………………………….pag55-57 In 36 ore:Analisi del brano……………………………………………………………………………………….pag 58-59 Introduzione Un pò di storia:considerazioni sulla scrittura musicale nel jazz In sintonia con lo spirito razionalistico dei secoli XVII e XVIII,periodo in cui la tradizione occidentale musicale comincia ad orientarsi verso forme “sviluppative” anziché “variative” del materiale melodico tematico,in Europa si afferma parallelamente la tendenza a quella utilizzazione geometrizzante dello spazio diastematico che in larga parte costituisce una peculiarità saliente della musica del periodo barocco.Il sociologo e musicista Max Weber(I fondamenti razionali e sociologici della musica,1921) osserva come l’abitudine mentale a raffigurarsi gli eventi sonori in uno spazio virtuale di carattere geometrico euclideo,affermatasi in Occidente, abbia inibito l’attivazione di processi sinestetici che, in altre culture,fanno interpretare i suoni in termini di “colore” o addirittura di “odore”.La scrittura musicale ,aggiunge lo studioso tedesco,è una forma estrema di razionalizzazione geometrizzante che traspone su un piano spaziale avvenimenti temporali,favorendo dunque,una rappresentazione mentale euclidea di eventi sonori.Successivamente all’uscita del “Traité de l’armonie” (1722)di Rameau, si sviluppa in Europa una mentalità altamente razionale sulla cui scia la teoria musicale si organizza,anche pedagogicamente,e razionalizza tutto quanto del suono è più immediatamente razionalizzabile(le altezze in primo luogo,il ritmo subito dopo).La notazione musicale è una prerogativa della cultura musicale occidentale: nasce in Europa nel medioevo con scopi mnemonici e archivistici, ma si sviluppa gradualmente come struttura gerarchizzante del materiale polifonico durante il periodo dell’ ”Ars Nova “(1300),attraverso sistemi( tra i quali quello dei “modi ritmici”)che palesano una stretta interdipendenza con il sistema di scrittura dell’oratoria greco-latina. A questo punto la riflessione è d’obbligo: Il jazz deve tanto alla cultura musicale “eurocolta”,rappresentando essa la matrice di quasi la totalità delle forme prejazzistiche(ad esclusione del blues,della vocalità tipicamente africana e di alcuni parametri del ritmo) .Le scuole di jazz si organizzano a partire dagli anni 50 e assumono l’impianto teorico-notazionale della musica eurocolta come sistema accademico di riferimento e di trasmissione musicale.Ma lo swing in quanto parametro ritmico può essere scritto su carta,considerando l’apporto che a tale parametro giungono dalla cultura africana e dalle culture asiatiche in generale? La pluralità dei piani ritmici si orientano nel jazz sul “Beat”,il respiro regolare,come dice il batterista Jo Jones.Lo swing è sorto là dove il senso ritmico africano fu applicato al metro regolare della battuta della musica europea,in un lungo e complesso processo di fusione.Nello stile New Orleans e nel ragtime gli accenti cadono sui cosiddetti tempi forti,come nella musica delle marce.Lo stile Dixieland e Chicago e il New Orleans jazz,come era suonato a Chicago negli anni 20,portano uno spostamento degli accenti sul secondo e sul quarto.Con ciò sorge per la prima volta quella particolare vibrazione ritmica da cui prende nome lo swing.I ritmi New Orleans e Dixieland sono del tipo “Twobeats”:la cassa suona il 1° e 3° accento.Lo stile “Swing” introduce il “fourbeats”,mentre nello stile “bop” il ritmo diventa un suono continuo :i 4 accenti vengono fatti risuonare sul piatto,mentre alla cassa e al rullante è dato il compito di “sincopare” il beat.Il Cool appare come una evoluzione a ritroso:elementi swing e bop si fondono.Il ritmo “hard” e quello del Jazz modale appaiono come una evidente”africanizzazione” del parametro swing che ha profonde radici sociologiche legate al problema dell’integrazione del popolo afroamericano nel tessuto della società americana.Il Free jazz è un momento di rottura e apre le porte ad una contaminazione totale di tutti gli elementi musicali del jazz con le altre culture musicali del pianeta;sincretismo che ormai sembra non arrestarsi più.Dunque:si tenti di trascrivere e di riprodurre i ritmi più complicati di Art Blakey o di MaxRoach e si constaterà che quanto si è scritto rappresenta solo lo scheletro di ciò che si è prodotto.”Lo swing è qualcosa di molto semplice”-dice Jo Jones-ma contiene cose che non si possono descrivere…..Il miglior modo per dire cosa è swing è suonarlo.L’essenza dello swing sta nella sovrapposizione di due piani temporali diversi:quello differenziato - razionale europeo e quello fisiologico – naturale africano. Il grande compositore “eurocolto”Stravinskiy ( che ha conosciuto però molto bene il jazz) definisce due dimensioni temporali diverse della musica:il tempo “psicologico” e quello “ontologico. Lo swing si riferisce a tutti e due i piani temporali:al tempo oggettivo,per mezzo del ritmo scandito da capo a fondo con inesorabilità metrica (che può essere “notato”,scritto) e al tempo vissuto,soggettivo dei ritmi della melodia ,incontrollabili, eseguiti dal batterista con il rullante ,cassa e hi hat(qui la notazione risulta impossibilitata ad esprimere compiutamente la soggettività dell’esecutore).La risposta all’interrogativo è che il ritmo jazz può essere scritto solo parzialmente e la notazione musicale nel jazz può avere ,a mio avviso,un valore interpretativo. Il motivo principale per cui ho deciso di scrivere un libro sulla “batteria Jazz”,partendo da brani da me arrangiati ed eseguiti, nasce dalla profonda esigenza di rispondere a tutti quegli studenti di batteria che non hanno ancora trovato una mediazione tra la conoscenza della scrittura jazz,e quindi del solfeggio “europeo”e l’esperienza pratica del linguaggio jazzistico.Per questo, nel manuale”La Batteria jazz M.M. O” ho cercato di definire tutte quelle modalità di approccio alla scrittura e lettura per batteria di un brano jazz di cui io stesso ho fatto esperienza nella mia vita musicale.Ho provato a definire una linea di divisione tra il jazz da camera(bop,cool,hard,beyondbop..) e quello del grande organico della big band strutturato e organizzato,ma più in generale tra il jazz non arrangiato(o meno arrangiato) e quello arrangiato.Quanto più la musica è organizzata e strutturata infatti, tanto più la scrittura e la lettura musicale devono risultare precise(Il brano da me arrangiato “On green dolphinstreet”,risponde a questa esigenza). Viceversa brani dalla struttura formale semplice, pretesto per l’improvvisazione armonicomelodica (caratteristica principale del jazz in tutte le sue fasi storiche ) possono essere eseguiti “a prima vista” (mediante lettura immediata) attraverso l’interpretazione ed elaborazione batteristica di uno spartito per pianoforte o per strumento a fiato. In mezzo tra queste due fasi estreme, una serie di situazioni intermedie che ho provato a proporre in questo manuale.Risolto il problema della lettura,bisogna poi affrontare quello relativo all’esecuzione del brano, alla sua metabolizzazione e alla espressione della propria personalità musicale……buon lavoro. Sergio Di Natale Note sull’autore Sergio Di Natale: musicista,compositore, arrangiatore, batterista,didatta.Nasce a Napoli il 26/2/67.Docente attuale della cattedra di batteria jazz e della classe di ritmica (dipartimento jazz)del conservatorio di Latina. Laureato in musica jazz presso il Conservatorio Statale di Musica di Benevento “N.Sala”.Si è mosso in molti ambiti musicali diversi,lavorando per molti anni come batterista orchestrale Rai. In tale ambito ha avuto la possibilità di suonare con molti artisti nazionali ed internazionali,quali:DionneWarwick,Michael Bolton, Katia Ricciarelli, Cecilia Gasdia,Lucio Dalla, Zucchero,Raf,Fabio Concato, Mario Biondi,Joe Barbieri ecc……In ambito jazz ha suonato con Richard Galliano, Robin Eubanks, Amit Chatterjee,Pippo Matino,Flavio Boltro, Stefano di Battista, Rosario Giuliani,Dean Bowman, Marco Sannini ,Pietro Condorelli,Sandro Deidda ecc…...Ha all’attivo numerose pubblicazioni discografiche tra cui spiccano 5 lavori in qualità di solista, compositore, arrangiatore per big band, batterista. Inoltre ha già pubblicato con l’etichetta “Wakepress edizioni” 6 libri:”Fraseggiando la tecnica”(manuale di tecnica del tamburo) ”Praticando in big band vol.1”,”Praticando in big band vol.2(minus one per strumentisti di big band),”5 melodie per vibrafono e pianoforte”,”La batteria jazz in big band”(Minus One per batteristi).”Il libro delle 10 melodie”(minus one per pianoforte e vibrafono). Se il jazz ha da tempo festeggiato il suo primo secolo, la didattica specifica è oramai più che sessuagenaria, sviluppatasi in origine nel paese di nascita della musica AfroAmericana, si è in poco tempo estesa globalmente a seguito della diffusione stessa del jazz, e (come il Jazz stesso) “informando” ed essendo “informata” a sua volta da tutte le didattiche musicali con cui viene a contatto. Proprio per la rapidissima ed incessante diffusione ed evoluzione, per la sue caratteristiche di origine “bastarda” e per la sua tradizione prevalentemente orale, i mezzi e le modalità di trasmissione del jazz sul piano didattico hanno sempre dato luogo a forti perplessità. Negli anni si è cercato di trovare un equilibrio sempre maggiore tra il supporto auditivo e quello scritto non essendo uno solo dei due sufficiente alla formazione dello studente, in particolare se alle prime armi. Sergio Di Natale, professionista dalla vasta gamma di esperienze e musicista di indiscussa qualità, ha sviluppato negli anni dei procedimenti metodologici atti a creare una “scuola” didattica i cui frutti sono sempre più evidenti con il passare del tempo. Il presente libro, ultimo di una serie di testi dello stesso autore, utilizzando intelligentemente i vari Media, affronta, sviluppa e risolve problemi che hanno intrigato generazioni di insegnanti. Come si scrive e si esegue lo swing, come si sviluppa e si interpreta un fill in orchestra, quale è la corretta notazione di un groove, quali sono le libertà che un batterista può concedersi nell’ accompagnare un orchestra e vivaddio quale è il tipo di notazione migliore per questo strumento così poliedrico e così complesso da scrivere. Il libro che state aprendo è un testo importante per chi vuole approfondire lo studio della batteria jazz da professionista ed auguro a voi tutti di far fruttare nel migliore dei modi questo prezioso strumento didattico. Marco Sannini (titolare della cattedra di Jazz del Conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli)