RIVISTA DI STUDI ITALIANI 66 CONTRIBUTI DIAVOLI DELLA

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RIVISTA DI STUDI ITALIANI 66 CONTRIBUTI DIAVOLI DELLA
RIVISTA DI STUDI ITALIANI
CONTRIBUTI
DIAVOLI DELLA CASA?
STORIE DI ISTERISMO IN CINQUE ROMANZI ITALIANI
SARAH ANNUNZIATO
The College of William and Mary
Williamsburg, Virginia
N
el film Chicago, Roxie Hart, una casalinga annoiata degli anni venti,
prende un amante perché le promette di aiutarla a realizzare il suo
scopo di diventare cantante. Più tardi, Roxie scopre che il suo amante
aveva mentito e che non aveva nessun’intenzione di aiutarla. La sfortunata
risponde uccidendolo con la pistola di suo marito. Ironicamente, questo
delitto crudele rappresenta l’atto che libera Roxie da una vita piuttosto
soffocante, anche se come conseguenza è subito imprigionata.
Le protagoniste di cinque romanzi italiani, Teresa, Una Donna, Un Ventre
di Donna, Quaderno Proibito e Donna in Guerra sono per certi versi le
sorelle di Roxie Hart, giacché si trovano tutte imprigionate in vite poco
soddisfacenti. In contrasto con Roxie però, non esprimono la loro noia con
l’omicidio; Teresa, Sibilla, Enif, Valeria e Vanna comunicano tramite
dimostrazioni d’isterismo.
Nel loro libro, Studies on Hysteria, Josef Breuer e Sigmund Freud
sostengono che l’isterismo deriva da un trauma represso di cui la vittima non
è mai riuscita a parlare chiaramente. Come conseguenza, la paziente
interiorizza il trauma ed incomincia a manifestarne i segni tramite una rete
complessa di sintomi fisici privi di una causa organica 1. Secondo Breuer e
Freud, questi sintomi possono includere nevrastenia, paralisi, accessi
epilettici, tic, vomito, anoressia, allucinazioni e problemi visivi 2. Elaine
Showalter, in Hystories: Hysterical Epidemics and Modern Cultures,
aggiunge a questa già ampia lista persino i desideri sessuali3.
Le congetture di Freud ispirano ancora un’altra autrice, Elisabeth Bronfen,
la quale formula una nuova teoria dell’isterismo nel suo libro The Knotted
Subject: Hysteria and its Discontents:
By shifting the emphasis in my reading of the Oedipal story from incest
and patricide to failed matricide, and by interpreting the ensuing selfcastration as the metonymic substitute for a desire to eradicate the site of
one’s origin – the mother’s womb and the child’s remnant of this
connection via the navel – I am moving away from the sexual encoding
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of castration. I want to suggest instead that at the epicenter of all
traumatic knowledge, including what Freud calls the recognition of
human impotence, lies a recognition of mortality4.
Il trauma fondamentale che anticipa lo sviluppo dell’isterismo per Bronfen si
manifesta quando l’individuo comincia a rendersi conto della propria
mortalità. L’ombelico, il segno fisico del legame fra la madre ed il bambino
dentro il grembo materno, simboleggia questo terrore della morte. Dunque
per Bronfen, si può ridurre ogni trauma ad una paura fondamentale di morire.
Con questa teoria, Bronfen riesce a spiegare le origini dell’isterismo sia nelle
donne che negli uomini. In ogni caso, nonostante i tentativi di Bronfen,
rimane il fatto che per anni l’isterismo è stato percepito come una malattia
quasi esclusivamente femminile; infatti, in The Female Malady: Women,
Madness, and English Culture, 1830-1980, Showalter affronta il rapporto fra
l’isterismo e la donna, postulando che esiste un continuum che va dalla donna
isterica alla donna femminista5.
Che cosa vuol dire questo in pratica per le protagoniste dei nostri cinque
romanzi? All’inizio, le protagoniste si definiscono secondo un’immagine
sociale della donna ideale. Questa donna dovrebbe sposarsi, fare figli, badare
alla casa e ubbidire sempre o al marito o al padre. Insomma, sembra molto
simile all’angelo della casa di Virginia Woolf 6. Ad un certo punto, tutte le
protagoniste cominciano a ribellarsi contro l’immagine di questa donna pura
e perfetta per sviluppare un’identità indipendente da lei. Come Virginia
Woolf, in un certo senso, Teresa, Sibilla, Enif, Valeria e Vanna devono
uccidere la donna idealizzata che hanno finto di essere per tantissimi anni 7.
L’isterismo dunque rappresenta una tappa fondamentale in questo processo;
la malattia deriva dalla lotta per ammazzare l’immagine di questa donna
oramai tanto famigliare per crearne un’altra completamente sconosciuta.
L’evoluzione lenta e difficile del personaggio di Teresa, la protagonista
dell’omonimo romanzo, serve come un ottimo punto di partenza per questa
peregrinazione nella psiche femminile.
Teresa rappresenta il capolavoro di Neera, la cui produzione letteraria si
compone di oltre una trentina d’opere. Il romanzo apparve nel 1886, e
racconta la storia di Teresa Caccia, una giovane ragazza borghese che
s’innamora di Orlandi, uno studente. Il loro amore è doppiamente proibito:
dal fatto che i due si frequentano quando non sono né sposati né fidanzati, e
dal disprezzo del padre di Teresa per Orlandi. Questo rapporto quasi
scandaloso contrasta con la vita assai banale che Teresa conduceva prima
della dichiarazione amorosa di Orlandi verso di lei.
All’età di quindici anni, Teresa smette di andare a scuola per rimanere a
casa; a questo punto, comincia la vita della casalinga, limitata alla sfera
privata. Teresa divide la sua vita fra le faccende domestiche e la cura del suo
fratellino e delle sue sorelline. Con l’arrivo di Orlandi, comunque, lei
comincia a sentire i primi, sottili impulsi di una ribellione contro
quest’esistenza. Orlandi annuncia i suoi sentimenti per Teresa in un biglietto.
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In questa breve lettera, Orlandi non si dichiara apertamente alla ragazza;
invece le chiede un appuntamento sotto la sua finestra per la stessa sera in cui
le ha consegnato il biglietto:
Era la terza o la quarta volta che si sbottonava l’abito, che sentiva correre
sulla pelle quel foglietto di carta levigata, morbido come una carezza,
pungente come una ferita; ed alla carezza sorrideva, alla puntura gettava
un piccolo grido smorzato dal piacere, tutta tremante, sembrandole che
quel foglio, uscito dalle mani di un uomo e che ella nascondeva in seno,
togliesse il primo velo al suo pudore di vergine8.
Neera stabilisce subito un legame fra questa lettera e la sessualità (già in
fioritura) di Teresa. L’autrice scrive che la lettera stessa minaccia la verginità
della ragazza, la quale in quel periodo sarebbe stata qualcosa che Teresa, da
ragazza educata e casta, avrebbe dovuto conservare per il suo futuro marito.
L’indecisione iniziale che Teresa mostra verso la proposta di Orlandi indica
che lei si rende conto di tutti questi conflitti possibili. In ogni caso, Teresa
gode nel possedere la lettera, e suggestivamente, nel tenerla contro il seno.
Quindi, la lettera per Teresa simboleggia un primo atto di ribellione contro la
vita domestica che deve per forza condurre. Il rapporto con Orlandi che si
sviluppa da questa lettera proibita ne rappresenta un altro che purtroppo è
distrutto quando il Signor Caccia rifiuta di dare Teresa in moglie ad Orlandi.
Questa decisione non costa niente al padre di Teresa: a lei, invece, costa la
sanità mentale.
La perdita di Orlandi spinge Teresa verso un vortice tetro di miseria. Questa
depressione annuncia la crisi isterica che attacca la ragazza per il resto del
romanzo. Gli accessi epilettici caratterizzano la malattia di Teresa:
Si torceva sul letto, mordendo le coperte con una voglia pazza di fare
del male a qualcuno, col desiderio mostruoso di veder scorrere del sangue
insieme alle sue lagrime.
La trovarono sfinita, livida in volto, coi denti serrati.
Il dottor Tavecchia, chiamato per tranquillizzare lo spavento della
madre, accennò a un isterismo nervoso e prescrisse dei calmanti 9.
Vale la pena di notare che durante quest’accesso Neera scrive che Teresa
vuole “fare del male a qualcuno”. Questo desiderio violento deriva dalla
rabbia che la protagonista sente per non aver nessuna liberta; più che altro,
rappresenta il desiderio di distruggere le cose che la legano ad una vita che la
soffoca, il tentativo di ammazzare l’immagine della donna idealizzata che la
opprime ad ogni passo. Questo desiderio tenta Teresa, ma la impaurisce allo
stesso tempo. Possiamo vedere questo conflitto interno quando rifiuta
l’offerta di Orlandi di fuggire con lui dopo la decisione del padre.
L’oppressione di Teresa termina soltanto con la morte di suo padre. A
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questo punto, Teresa decide di andare via da casa. La protagonista ha saputo
che il suo amante sta male e decide di andare a stargli vicino. A prima vista,
sembra che Teresa abbia soltanto scambiato un tipo di vita remissiva per un
altro. In ogni caso, siccome Teresa ed Orlandi non si sono mai sposati,
quest’atto rappresenta una rivoluzione assai notevole. Teresa rifiuta di andare
a stare con le sue sorelle, oramai sposate, che sarebbe stata la decisione più
accettabile in quel periodo. La breve conversazione che appare alla fine del
romanzo fra Teresa e la sua amica la Pretora illumina moltissimo questa
discussione:
– Tuttavia… se mi facessero delle osservazioni, a me, tua amica?
– Ebbene, dirai ai zelanti che ho pagato con tutta la mia vita questo
momento di libertà. È abbastanza caro nevvero?10
Durante questo colloquio Teresa riesce finalmente ad uccidere la donna
idealizzata che l’aveva tormentata per quasi tutta la sua vita. Anche se ha
dovuto attendere la scomparsa del padre ed anche se va a curare Orlandi
durante la sua malattia, questi gesti per Teresa sono rivoluzionari.
Se la rivoluzione di Teresa consiste in una serie di piccole azioni che
portano ad una conclusione drammatica, la ribellione di Sibilla Aleramo
costituisce una vera dichiarazione di guerra contro la donna idealizzata. In
Una Donna, Aleramo condivide gli eventi che l’hanno spinta a separarsi da
suo marito e dal loro figlio per crearsi una nuova vita altrove. Il libro risale al
1906; in quest’opera troviamo un altro esempio di una donna intrappolata in
una vita claustrofobia.
Quando incontriamo Sibilla da adolescente, sembra una ragazza intelligente
ed assai indipendente. In ogni caso, notiamo subito un forte legame fra lei e
suo padre che contrasta con una specie di antipatia per sua madre. Quando
smette di andare a scuola, Sibilla s’immerge completamente nel mondo
paterno, andando a lavorare nella fabbrica che il padre dirige. Dunque, a
questo punto, potremmo affermare che Sibilla si sta ribellando già contro i
ruoli tradizionali della donna.
La ribellione iniziale dell’autrice non dura molto. L’arrivo di un altro uomo
forza la giovane ragazza a diventare sempre più remissiva. Mentre Sibilla sta
lavorando nella fabbrica del padre, conosce il suo futuro marito. Benché
all’inizio il loro rapporto sembri assai innocente, un evento violento, vale a
dire lo stupro di Sibilla da parte del ragazzo, diventa il nodo che finisce per
legarla a lui per molti anni. Dopo quest’atto brutale, Sibilla e il suo futuro
marito cominciano a considerare il matrimonio. Questa seconda fase del loro
rapporto, coincide con un cambiamento notevole del carattere della
protagonista:
Passando i mesi, anche le chiacchiere cessarono. Io ero del resto ormai
isolata dalla vita paesana: il giovane, geloso, pretendeva da me mille
rinunce assurde: non dovevo affacciarmi alla finestra, dovevo scappare in
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camera mia se qualche uomo capitava in casa, compreso il dottore della
mamma. La mia personalità fin allora così libera, dinanzi alla memoria
del fatto ch’io consideravo irreparabile, insorgeva a tratti, ma soltanto per
farmi più sentire la sconfitta patita11.
A questo punto, si osserva una netta trasformazione per Sibilla; dalla ragazza
indipendente che interagiva benissimo con la sfera pubblica passa ad una vita
chiusa in quella privata. Allo stesso tempo, come parte di questa nuova vita
Sibilla deve stare molto attenta alla sua purezza e deve sopprimere ogni
tentazione vagamente sessuale. Anche dopo la nascita di suo figlio, la vita
domestica continua a soffocarla. Incomincia un rapporto con un uomo
sposato che consiste nello scambio di lettere ed alcune visite momentanee. In
ogni caso, anche se questo rapporto non diventa mai sessuale, il marito di
Sibilla lo vede come un tradimento; la assale con un torrente continuo di
violenza fisica e verbale: tutto per via di alcune lettere e di un paio di visite di
un altro uomo. È da quest’evento cruciale che nascono i primi sintomi isterici
nella giovane moglie.
La malattia psicologica di Sibilla si dimostra tramite il suo tentativo di
suicidio. Dopo essere stata picchiata dal marito in una maniera
particolarmente brutale, Sibilla rinuncia alla vita:
Avevo dato l’addio alla vita semplicemente, fermamente, benché in
un’ora di smarrimento; come ubbidendo a un comando venuto da lungi
più che alla necessità imperiosa dell’istante. La mia esistenza doveva
finire in quel punto: la donna ch’io ero stata fino a quella notte doveva
morire12.
Sibilla rifiuta la sua vita infelice perché, appunto, riconosce che non può
continuare a vivere con un marito che la tormenta e la imprigiona in casa. In
ogni modo, il primo atto in cui si adopera per svincolarsi da quest’esistenza
stabilisce di nuovo un legame fra la morte e la liberazione. Il tentativo di
suicidio è un gesto di violenza letterale, non simbolico. In questo gesto
disperato, riconosciamo un passo iniziale verso il rifiuto di una vita modellata
dalla concezione sociale della donna ideale. Purtroppo, il suicidio fallito non
segna la fine della sofferenza di Sibilla. Da quest’evento in poi, la
depressione assale la protagonista. Questa depressione rappresenta ancora
un’altra manifestazione dell’isterismo, ossia della lotta fra Sibilla e la donna
ideale.
Sibilla riesce a vincere questa battaglia soltanto andando via di casa. La sua
decisione di separarsi dal marito, ed in particolare dal figlio ha suscitato un
acceso dibattito quando il libro fu pubblicato. Sembra che la distruzione del
matrimonio fosse proprio necessaria per la vita di Sibilla. Afferma questo
quando scrive: “Come avevo potuto? Oh, non ero stata una eroina! Ero il
povero essere dal quale una mano di chirurgo ne svelle un altro per evitar la
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morte d’entrambi”13. La metafora del chirurgo che Sibilla sceglie per
giustificare le sue azioni sembra carica di simbolismo. In effetti, è come se ci
fossero state due Sibille; la prima donna era quella che doveva ubbidire a un
marito prepotente e rimanere sempre chiusa in casa, la seconda invece era
una donna che si ribellava con tutta la sua energia contro quest’esistenza.
Sibilla ci dice concretamente che una di queste creature doveva morire in
maniera simbolica affinché l’altra potesse sopravvivere. Come risultato,
Sibilla riesce a liberarsi da una vita infelice soltanto uccidendo questa prima
donna simbolica.
La terza delle nostre cinque protagoniste affronta anche lei una battaglia per
la sopravvivenza. Ma per Enif Robert questa guerra si svolge sia sul livello
simbolico che su quello letterale. Un Ventre di Donna di Enif Robert
continua a esplorare i temi intrecciati dell’isterismo e della femminilità
tramite un racconto della lotta dell’autrice contro una malattia misteriosa
nascosta nel suo ventre. Il romanzo fa la cronaca della diagnosi, l’intervento
che la protagonista deve subire, le complicazioni che ne risultano e la
guarigione difficile. Ancora una volta, notiamo la presenza dell’isterismo;
comunque quello di Robert contrasta per certi versi con i problemi
psicologici di Teresa e Sibilla.
A prima vista, sembra sin dall’inizio dell’opera che Robert stia lottando
contro i ruoli tradizionalmente imposti dalla società sulle donne. Si vede un
esempio di questa lotta nel suo atteggiamento verso il matrimonio:
Quattro anni sono passati dalla morte di mio marito. Che cosa ho fatto,
che cosa ho pensato in questi quattro anni? Nulla, quasi nulla. Il vuoto
assoluto. Vedova e bella a venticinque anni, avrei dovuto subire la legge
impostami dalla società e specialmente dalle mie amiche: rimaritarmi.
Non volli, per quella tipica mania di contraddizione che costituisce in
certi momenti l’unica mia energia vitale 14.
Nonostante tutti la preghino di risposarsi Robert rifiuta di farlo per rimanere
vedova. Quest’atto simboleggia di nuovo una forma di ribellione contro
l’immagine predominante della donna ideale. Inoltre, Robert si adopera in un
altro gesto di ribellione quando incomincia un rapporto sessuale con un certo
Giulio, che decide apposta di non sposare. Dunque, l’autrice non sta fingendo
di essere la donna ideale che la società ha creato per definirla; anzi sembra
che Robert stia fuggendo da questa donna simbolica con tutte le sue forze. La
malattia che sviluppa comunque, minaccia la sua indipendenza
dall’immagine tirannica della donna ideale.
Quando l’autrice deve affrontare la sua malattia si trova sotto la dittatura di
una serie di medici maschi, i quali pensano che il suo desiderio di informarsi
della natura esatta della sua malattia sia un segno di follia. Allo stesso tempo,
questi medici non vogliono discutere la malattia con lei, ma soltanto con
Giulio. In effetti, trattano Robert quasi come una bambina senza diritti e, in
più, senza la capacita intellettuale di capire la sua condizione. Pare come se
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stessero provando ad abbinarla all’immagine della donna ideale, la quale
dovrebbe cedere sempre alle voglie degli uomini che la circondano.
Ironicamente, i primi segni dell’isterismo coincidono anche con l’arrivo della
malattia fisica dell’autrice. Nel caso di Robert, l’isterismo si dimostra tramite
un nervosismo persistente: “Freschi, il nostro medico di casa, mi trovò
quindici giorni or sono, eccessivamente nervosa e dichiarò solennemente che
il mare mi sarebbe pernicioso”15. Più tardi, parlando in termini ancora più
precisi di questo nervosismo, Robert riconosce che ha bisogno di qualcosa di
ben diverso delle solite cure per affrontarlo: “Non sono pazza. Ho i nervi di
una donna non comune, nervi che pensano, vogliono, si avviticchiano e si
staccano, si arrampicano sull’impossibile, e che l’amore non può
soddisfare”16. Il nervosismo pericoloso di Robert dura finché lei non subisce
l’isterotomia. Per via di una serie di complicazioni e di infezioni, Robert si
sottomette ad ancora un altro intervento. Osserviamo una trasformazione
suggestiva prima di questa seconda procedura: “Il giorno dopo, senza
sussulti, con coraggio freddo, sorpassando ogni aspettativa di familiari e di
curanti, mi metto io stessa la maschera, vigilo con acutezza le sensazioni del
sonno imminente”17. A questo punto sembra che sia nata una nuova persona.
Da una donna teorizzata dai ferri e assalita dal nervosismo Robert, è passata
ad essere una donna coraggiosa e forte. Come possiamo spiegare questo
cambiamento assai radicale di carattere? Forse la risposta a questa domanda
si trova esplorando ancora di più la malattia muliebre con la quale Robert
combatte.
Nel loro libro For Her Own Good: 150 Years of the Experts’ Advice to
Women, Barbara Ehrenreich e Deridre English parlano a lungo della
cosiddetta “psicologia dell’ovaia”. Questa teoria dominava la cura
dell’isterismo alla fine dell’Ottocento; in effetti, metteva le ovaie al centro
della salute femminile. Secondo la psicologia dell’ovaia, qualsiasi malattia
femminile derivava da un difetto degli organi riproduttivi18. I medici non
incolpavano soltanto le povere ovaie, ma anche prima di questa teoria, molte
persone attribuivano i disturbi psicologici delle donne allo spostamento
spontaneo dell’utero da una parte del corpo ad un’altra 19. Nonostante che il
romanzo di Robert sia un’autobiografia, pare interessante che lei abbia scelto
di usare la perdita dei suoi organi riproduttivi come la base della
summenzionata trasformazione del suo carattere. Data quest’osservazione,
sembra plausibile che questa malattia muliebre possa avere anche un lato
simbolico. Quando la malattia le avvelena le ovaie e l’utero, Robert diventa
una donna isterica. Siccome si riteneva che l’isterismo fosse un disturbo
essenzialmente femminile durante gli anni in cui l’autrice scriveva, passando
ad uno stato isterico, in un certo senso Robert incomincia a aderire ai ruoli
tipici femminili. Quando perde le ovaie e l’utero, perde anche gli elementi
organici che simbolicamente stanno alla base di questi ruoli. In un certo
senso dunque, la malattia fisica d’Enif simboleggia di nuovo la lotta fra lei e
la donna ideale. Quindi, la perdita dei suoi organi rappresenta la morte della
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donna idealizzata a favore di un nuovo tipo di donna. Alla fine di questo
romanzo il lettore ha l’impressione che quella perdita sia un gran sollievo per
Robert.
Per Valeria Cossati di Quaderno Proibito, il passaggio da donna
tradizionale a donna rinnovata sembra uno strazio enorme. Quaderno
Proibito di Alba De Céspedes esamina gli eventi quotidiani di cui scrive
Valeria sul quaderno del titolo. Valeria vive con suo marito Michele ed i loro
due figli, oramai grandi, in un appartamento modesto a Roma. Di giorno
lavora in ufficio; la sera si chiude in casa e si occupa soprattutto della sua
famiglia. Comincia a percepire la sua vita in una luce diversa grazie alla
scrittura quotidiana sul quaderno.
La presenza stessa del quaderno simboleggia una specie di ribellione da
parte di Valeria contro la sua esistenza attuale. Valeria crede che il quaderno
le sia proibito sia a livello simbolico che letterale, visto che lo compra di
domenica quando non si possono vendere quaderni:
Lo tenni sotto il cappotto lungo tutta la strada, fino a casa. Temevo che
scivolasse, che cadesse in terra mentre la portiera mi raccontava non so
che cosa della colonna del gas. Ero rossa in viso nell’aprire la porta con la
chiave: feci per andare in camera mia difilato, ma mi rammentai che
Michele era ancora a letto20.
Valeria crede di non avere il diritto di parlare dei suoi desideri e dei suoi
sentimenti intimi in questo quaderno, perché, appunto, come donna dovrebbe
sopprimere questi pensieri. Inoltre, teme che se qualcuno scoprisse questo
quaderno, scoprirebbe anche che lei non aderisce per niente alla visione della
donna ideale. Nonostante questa paura della scoperta, continua a scrivere
quasi ossessivamente su questo quaderno. L’isterismo che sviluppa coincide
proprio con la questione del quaderno.
In ogni caso, quello di Valeria è un isterismo più sottile di quelli che
abbiamo visto finora. Per Valeria, la malattia consiste in due aspetti
fondamentali: una stanchezza persistente e manie quasi irragionevoli.
L’ossessione più notevole ha a che vedere con la scoperta del quaderno
stesso:
È come se fossi sola in casa, Michele dorme. Però da quando ho
cominciato a tenere il diario, temo sempre che finga di dormire per
sorprendermi. Scrivo sulla tavola di cucina e, accanto a me, ho posto il
libro delle spese di casa per coprire il quaderno, qualora Michele entri
d’improvviso21.
Questo passo ci fornisce un esempio delle ossessioni quasi paranoiche di
Valeria. Fino ad un certo punto possiamo anche capire le ragioni per cui la
donna teme la scoperta del quaderno. In ogni modo, il fatto che Valeria pensi
che Michele ricorrerebbe a tale sotterfugio per trovare il suo quaderno sembra
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quasi patologico. Allo stesso tempo, Valeria afferma che la stanchezza di cui
soffre le sembra a volte un piacere nascosto giacché le permette di fuggire nel
sonno, il che è spesso un sintomo tipico della depressione. È soltanto tramite
la scrittura che Valeria comincia a rendersi conto delle origini di questi
problemi.
Scrivendo nel quaderno, Valeria comincia a vedere la sua vita in un'altra
maniera; riesce a capire che forse non è tanto contenta e, allo stesso tempo,
che la sua miseria l’ha portata a considerare azioni di cui, magari, non si
sarebbe mai sentita capace. Allo stesso tempo, vale la pena rilevare che
scrivendo in questo quaderno, Valeria costruisce un documento permanente
le cui parole né la vela della memoria né il tempo possono negare:
Adesso io mi domando dov’è che sono stata più sincera, se in queste
pagine o nelle azioni che ho compiuto, quelle che lasceranno di me una
immagine come un bel ritratto. Non lo so, nessuno lo saprà mai22.
Valeria si sta rendendo conto di essere cambiata a causa dei suoi colloqui
quotidiani con il quaderno. Purtroppo, questo processo di trasformazione le fa
paura; questo si sa dalla sua decisione di bruciare il quaderno alla fine del
romanzo: un’altra battaglia sul livello metaforico fra la donna ideale e
Valeria.
L’ultimo personaggio, Vanna di Donna in Guerra, ci conduce fino in fondo
in un mondo quasi completamente simbolico. Questo romanzo di Dacia
Maraini fornisce un esempio contemporaneo della questione isteria. La
Mariani scrisse il romanzo nel 1975. La storia ruota intorno a una giovane
maestra che conosce una serie di personaggi che le cambieranno la vita per
sempre durante le sue vacanze estive con il marito. L’isterismo di Vanna non
assomiglia più a quello classico descritto da Breuer e Freud nel loro libro
seminale; né assomiglia a quello dimostrato dagli altri personaggi. La
patologia di Vanna è più sottile, ma incomincia come al solito con una
ribellione contro l’immagine della donna ideale. L’atteggiamento che Vanna
rivela durante una conversazione con l’amica Suna rispetto alla maternità,
rappresenta una tappa fondamentale di questa ribellione:
– E figli?
– Abbiamo deciso di non farli.
– Per i soldi?
– Non solo, a Giacinto non gli va, e neanche a me mi va. Appena sposati
ero incinta, l’ho portato avanti con cura, ero contenta di farlo, poi appena
nato è morto, dopo ho deciso di non riprovarci23.
Come Enif Robert prima di lei, Vanna rifiuta uno dei ruoli tradizionalmente
assegnati alle donne, vale a dire quello di madre. Da questa decisione si può
concludere che, sin dall’inizio del romanzo, Vanna sta sentendo i primi
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impulsi di ribellione contro la sua vita di moglie ubbidiente. Come le altre
protagoniste, Vanna incomincia a mostrare i segni di questa ribellione con
manifestazioni isteriche.
L’isterismo di Vanna non consiste in accessi drammatici, o malattie che
non si possono identificare. Invece, desideri sessuali che si possono
considerare patologici la assalgono. Questi sentimenti emergono per la prima
volta quando Vanna parla di uno dei suoi studenti, un certo Fidelio. Vanna
scrive nel suo diario che alla fine dello scorso anno accademico gli aveva
regalato un libro. Dopo averglielo dato, confessa al suo diario che l’ha
baciato:
Gli ho preso la testa fra le mani. Gli ho dato un bacio sulla bocca. Aveva
labbra sottili, fredde, e una lingua timida, dolcissima. Era un bacio
d’amore. Ci siamo separati senza una parola24.
Sappiamo dalla descrizione di questo bacio che aveva un aspetto sessuale, un
fatto che diventa rilevante più tardi quando Vanna ripete gesti simili con un
altro ragazzo. Orio è il fratellino di un amico di suo marito; un giorno
accompagna Vanna a casa dal mercato e fanno l’amore. Certo queste azioni
sarebbero interpretate diversamente se fossero accadute con uomini maturi.
Comunque, siccome Fidelio ed Orio sono tutti e due appena adolescenti, le
dimostrazioni sessuali di Vanna appaiono quasi patologiche. Dopo la seconda
esperienza con Orio, Vanna dice tutto a suo marito e lui, come reazione, la
picchia. Le azioni di Vanna sono una rivolta contro il matrimonio e contro la
vita sessuale insoddisfacente con suo marito. Si nota da questa ribellione che
anche Vanna combatte contro l’immagine della moglie impostale dalla
società.
Alla fine del romanzo anche Vanna riesce ad uccidere la donna ideale
usando lo stesso metodo di Sibilla. Vanna diventa di nuovo incinta di suo
marito; decide di abortire e di separarsi da lui. In questa maniera, Vanna si
stacca completamente dai ruoli tradizionali per la donna, vale a dire la
maternità ed il matrimonio. Come nel caso di Sibilla, adesso Vanna deve
crearsi una nuova identità ed una nuova vita liberata per sempre dalla tirannia
dell’immagine della donna ideale.
Quando Roxie Hart ha sparato all’amante senza saperlo non ha ucciso
solamente lui; questo delitto ha segnalato il momento in cui Roxie ha iniziato
la sua lotta con la rappresentazione della dona come astrazione ideale. Teresa,
Sibilla, Enif, Valeria e Vanna hanno tutte capito ad un certo punto che
bisognava fare la guerra a quel tipo di immagine simbolica della donna per
sopravvivere. Purtroppo, non c’è guerra senza ferite e l’isterismo di cui
soffrono le cinque protagoniste rappresenta una di queste ferite metaforiche.
In tutti i romanzi che abbiamo discusso finora, i personaggi centrali lottano
con un’immagine simbolica della donna ideale imposta loro dalla società.
L’isterismo dunque, funziona come tappa fondamentale di questa lotta; nasce
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dalla realizzazione che per vincere la battaglia, bisogna uccidere l’immagine
tanto famigliare e sicura della donna ideale.
Attualmente, sembra che la donna isterica stia passando un po’ di moda nei
romanzi contemporanei. Lei torna comunque spesso nei programmi televisivi
e nel cinema. Pare che questa sua seconda incarnazione sia di natura più
visiva che letteraria. In ogni caso, comunque sarà il modo in cui l’immagine
della donna ideale sarà rappresentata nel futuro, certo è che il concetto
dell’isterismo continuerà ad influenzare le opere d’arte.
__________
NOTE
1
Josef Breuer e Sigmund Freud, Studies on Hysteria, trans. James Strachey,
ed. James Strachey, New York: Basic Books, 2000, p. 3.
2
Breuer e Freud, cit., p. 4.
3
Elaine Showalter, Hystories: Hysterical Epidemics and Modern Culture,
New York: Columbia University Press, 1997, p. 15.
4
Elisabeth Bronfen, The Knotted Subject: Hysteria and its Discontents,
Princeton: Princeton University Press, 1998, p. 15.
5
Elaine Showalter, The Female Malady: Women, Madness, and English
Culture, 1830-1980, New York: Pantheon Books, 1985, p. 161.
6
Virginia Woolf, “Professions for Women”, in Feminist Literary Theory,
ed. Mary Eagleton, Oxford: Blackwell, 1997, p. 78.
7
Woolf, cit., p. 79.
8
Neera, Teresa (1886), Torino: Einaudi, 1976, p. 99.
9
Neera, cit., p. 173.
10
Neera, cit., p. 202.
11
Sibilla Aleramo, Una Donna (1906), Milano: Feltrinelli, 1998, p. 41.
12
Aleramo, cit., p. 91.
13
Aleramo, cit., p. 215.
14
Marinetti e Signora Robert, Un Ventre di Donna, Milano: Facchi, 1918, p.
3.
15
Marinetti e Signora Robert, cit., p. 6.
16
Marinetti e Signora Robert, cit., p. 7.
17
Marinetti e Signora Robert, cit., p. 130.
18
Barbara Ehrenreich e Deirdre English, For Her Own Good: 150 Years of
the Experts’ Advice to Women, Garden City: Anchor Press/Doubleday,
1978, p. 109.
19
Ilza Verth, Hysteria: the Histery of a Disease, Chicago: The University of
Chicago Press, 1965, p. 3.
20
Alba De Céspedes, Quaderno Proibito, Milano: Mondadori, 1952, p. 8.
21
De Céspedes, cit., p. 22.
22
De Céspedes, cit., p. 256.
76
SARAH ANNUNZIATO
23
24
Dacia Maraini, Donna in Guerra, Milano: Rizzoli, 1998, p. 89.
Maraini, cit., p. 12.
OPERE CITATE
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77