Rfid risorsa per le Pa (se solo lo sapessero)

Transcript

Rfid risorsa per le Pa (se solo lo sapessero)
Rfid risorsa per le Pa (se solo lo sapessero)
di Luca Saitta
23 Maggio 2008
L'Rfid può rappresentare un grande strumento operativo per snellire i processi della Pubblica amministrazione italiana. Peccato, però, che la
maggior parte delle Pa del nostro Paese ancora non lo sappia... Il Cnipa, il Centro nazionale per l'informatica della pubblica
amministrazione, terminata la fase “esplorativa” cominciata nel 2005 e che ha portato alla redazione delle linee guida in materia di
radiofrequenza (all'insegna di sinergie consolidate con mondo universitario e associazioni di settore), si prepara adesso al momento del
consolidamento. Ovvero: un'azione di diffusione capillare di questo bagaglio di conoscenze presso tutte le amministrazioni italiane che –
secondo quanto risulta da un sondaggio interno condotto dal Cnipa stesso – nella maggior parte ancora non conoscono questa tecnologia o
ne sottovalutano i reali benefici. Presto, inoltre, il Centro organizzerà una struttura ad hoc, con incarichi e ruoli “istituzionali”.
“La nostra azione di attenzione nei confronti delle Pa sull'uso dell'Rfid è iniziata nel corso del 2005”, spiega a Rfid Italia Emilio Frezza,
responsabile dell'area “Infrastrutture nazionali condivise” del Cnipa. “In particolare abbiamo sviluppato nell'ambito del Cattid dell'Università
degli studi di Roma “La Sapienza” un laboratorio, l'Rfid Lab - dove abbiamo testato diverse applicazioni a radiofrequenza prima che le
amministrazioni interessate le mettessero in campo – e promosso importanti accordi scientifici col Politecnico di Milano. Tutto questo per
potere svolgere oggi un valido ruolo di supporto nei confronti di tutte le Pa interessate a queste attività e proporci loro come soggetto di
facilitazione per l'adozione di questa tecnologia”.
A livello operativo tutto questo in cosa si è tradotto?
“A febbraio 2007 il Cnipa ha rilasciato delle linee guida che costituiscono un punto di riferimento per tutte le amministrazioni che intendono
adottare questa tecnologia. Sono il frutto di un lavoro durato quasi un anno e che ha coinvolto sia le Pa interessate, sia il mondo
accademico, sia il mercato, rappresentato dalla principali associazioni di categoria del settore – Aim, Aitech-Assinform e Assintel -, tutti
sotto il nostro coordinamento ”.
Quanto la Pubblica amministrazione italiana, secondo lei, oggi è sensibile nei confronti di una tecnologia come l'Rfid?
“Nel 2007 abbiamo condotto un'indagine statistica presso tutte le Pa del Paese per verificare quali sono le nuove tecnologie che riscuotono
più considerazione e valutare i progetti messi in atto. I risultati, basati sulle risposte al nostro questionario pervenute da parte di 60
amministrazioni centrali, ci dicono che in generale si tratta di numeri piuttosto bassi. E, per quanto riguarda l'Rfid, sono appena una decina i
soggetti che hanno dichiarato uno specifico interesse. Nel caso del Wi -fi le cose sono andate un po' meglio, ma si è trattato comunque di
differenze certo non sostanziali ”.
Cosa giustifica, a suo parere, questa scarsa considerazione generale?
“Probabilmente quello che manca è un punto di riferimento specifico all'interno delle Pa che segua queste materie. Oggi, per esempio, esiste
già la figura del capo di sistemi informativi e quella del responsabile delle telecomunicazioni, incarichi spesso svolti da persone diverse.
Promuovere un responsabile anche per le nuove tecnologie da consolidare - come l'Rfid, appunto - in grado di promuovere e seguire i
progetti (anche per Wi-fi e biometria) potrebbe rappresentare un motivo forte per la diffusione di nuove conoscenze e l'adozione di queste
piattaforme”.
Per quanto riguarda il Cnipa, invece, quali sono le prossime strategie in programma?
Entro breve tempo approveremo una struttura che si dedicherà, in modo specifico, di queste nuove tecnologie. Ci saranno, pertanto, un
responsabile in materia e un ufficio dedicato che si occuperanno solo di quest'ambito, in modo da essere da stimolo maggiore per tutte le
Pa. Di fatto, l'attività che fino ad ora è stata svolta da un centro di competenza assumerà un ruolo e un'autorità più istituzionali”.
Secondo lei l'adozione dell'Rfid può offrire reali benefici alla pubblica amministrazione?
“Personalmente credo molto nell'Rfid e nella sua utilità per la Pa. Sono stato, infatti, tra i promotori del Quaderno del 2007 – uno strumento
nato da audizioni dirette sia delle amministrazioni pubbliche che delle aziende – e ritengo che ci sia un ampio spazio per ottimizzare,
mediante la radiofrequenza, i processi di gestione della macchina pubblica”.
Può fare qualche esempio?
“Posso ricordare le realtà già operative in tal senso. L’Agenzia delle Dogane, per esempio, proprio in collaborazione con il Cnipa e il
Politecnico di Milano, ha condotto uno studio per valutare la fattibilità dell ’utilizzo dell'Rfid per l’identificazione e il suggellamento dei
container. Ancora, il ministero dell’Economia e quello della Giustizia prevedono l’impiego di Rfid su movimentazione fascicoli da archivio,
mentre il ministero della Salute l'utilizza per l'identificazione di soggetti animali di specie ovicaprina, canina e bovina. Infine, Inps ed Enac
fanno ricorso alla radiofrequenza per la gestione dell'inventario ”.
In generale, dunque, l'Rfid può incidere sulla logistica legata agli asset...
Questi che ho ricordato sono ambiti che stanno già partendo, ma le possibilità applicative sono tante. Penso alle attività di inventariazione e
di catalogazione del ministero dei Beni culturali o a tutti i beni disponibili in campo informatico: un patrimonio tecnologico composto da
500mila postazioni Lan, due milioni di telefoni e un milione e mezzo di personal computer. L'Rfid potrebbe tracciare tutte queste dotazioni,
inventariarle e gestirle”.
Concretamente come potrà essere sviluppata una nuova applicazione?
“Si procede come nel caso dell'informatica e delle telecomunicazioni. Ovvero, una volta che è stata individuata l'applicazione e ne sono
chiari i benefici, vanno condotti degli studi tecnici ed economici per verificare i suoi impatti sulla Pa e potere dare il via ai progetti reali.
L'Rfid a mio parere ha bisogno di focus maggiore e, da questo punto di vista, il Cnipa potrà dare un aiuto importante al ministero delle
Riforme e dell'innovazione, attraverso studi di fattibilità sul rapporto costi/benefici”.
L'Rfid sta suscitando molto interesse nella sanità. Lei ritiene che questo possa essere un ulteriore terreno di sviluppo?
“Naturalmente. Nella tutela della salute l'amministrazione centrale gioca un ruolo importantissimo e ha molte responsabilità per quanto
riguarda le linee guida per la gestione di Asl e ospedali. Qui si può fare un uso massiccio dell'Rfid: dalla logistica del pronto soccorso al
tracciamento delle sacche di sangue e degli organi di trapianto. Fino ad ora sono state condotte delle sperimentazioni a spot, mentre tutto
andrebbe razionalizzato anche attraverso lo scambio delle esperienze positive condotte nelle varie realtà sanitarie. Un altro settore di lavoro
potenzialmente ricco, poi, è quello della tracciatura del food: un campo enorme che vede l'avvio di numerose realizzazioni a livello locale,
ma che potrebbe essere ulteriormente stimolato da un'impostazione nazionale data dal governo”.
In definitiva si può dire che il rapporto tra Rfid e Pubblica amministrazione italiana sia ormai avviato?
In definitiva possiamo dire che l'Rfid è uno strumento di grande utilità per lo snellimento dei processi in atto nelle Pa e che porta grandi
benefici anche al cittadino e alle imprese che della Pubblica amministrazione sono i naturali fruitori e interlocutori. E' necessario promuovere
un focus maggiore nei confronti di questa tecnologia, certo, ma penso che la direzione intrapresa dal Cnipa sia quella giusta”.
Chiudi finestra