Ucciso per errore da un amico che ha aperto il fuoco

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Ucciso per errore da un amico che ha aperto il fuoco
Sezze Lepini Priverno
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Il dramma ieri a Maenza. La vittima è Pietro Rossi, 49 anni, di Priverno
Tragica battuta di caccia
Ucciso per errore da un amico che ha aperto il fuoco
La morte di un uomo al posto
della vita di un cinghiale. E’
stata la sorte avversa a decidere così. Il fucile imbracciato da
un cacciatore, puntato sulla
presunta preda, dall’alto verso
il basso, ha centrato, non volendo, il cespuglio dove si era
nascosto Pietro Rossi, 49 anni,
mimetizzatosi con i rovi alla
cerca del cinghiale da stanare,
lui, raccoglitore di funghi imperterrito, cacciatore da una
vita, della squadra dell’«Istrice», noto imprenditore di carne e trasformati bufalini di
Priverno, proprietario di un
grosso esercizio commerciale
sulla regionale dei Monti Lepini. Il proiettile, sparato dal
fucile da caccia, si è conficcato nella spalla destra del 49enne commerciante, lasciandolo
agonizzante. Quando i mezzi
di soccorso sono riusciti a raggiungerlo, nella zona impervia
di «Anime sante», al confine
tra il territorio di Priverno e
Prossedi, tutto è risultato vano.
Era la tarda mattinata di ieri –
intorno alle 12.30 – quando la
segnalazione è giunta al 118. I
mezzi di soccorso – impegnati
alcuni elicotteri dei vigili del
fuoco e l’eliambulanza - hanno faticato non poco prima di
individuare il punto della macchia in cui si trovava il corpo
dell’uomo. Prima di accasciarsi tra i cespugli del fitto
bosco, Pietro Rossi aveva
emesso un urlo. Era solo in
quel momento. Il grido di dolore era stato avvertito nettamente dagli altri due cacciatori che si trovavano ieri mattina
impegnati nella medesima
battuta di caccia al cinghiale in
un piccolo fondo boschivo
della zona di «Anime Sante»,
ai confini con il territorio
dell’azienda faunistica venatoria di Maenza. Con Pietro
Rossi erano partiti suo genero
e un amico di famiglia, un
giovane residente nella zona al
confine tra Maenza e Sonnino.
Era stato uno di loro a dare
l’allarme, molto probabilmente dopo aver captato l’acuto
lamento del ferito. Il panico è
stata una morsa atroce. I due
cacciatori si erano contati e si
erano accorti che Pietro Rossi
mancava all’appello. Ore convulse per le Forze dell’Ordine,
con la squadra dei carabinieri
di Prossedi, coordinate dalla
Compagnia di Terracina, agli
VITTIMA E INQUIRENTI
Latina Oggi
Venerdì 16 Novembre 2012
ordini del capitano Angelo
Bello, accorse sul posto insieme a guardie forestali, vigili
del fuoco e protezione civile e
Nella foto sotto (a destra) la vittima Pietro
Rossi, 49 anni accanto al figlio durante
una battuta di caccia
Norm di Terracina. Chi aveva
sparato? L’interrogativo più
cruciale rimbalzava dalla collina alla piana tra Maenza,
Prossedi e Priverno, lungo la
strada di Madonna dei Martiri,
il cordone stradale che collega
la Carpinetana con la regiona-
le 156, dove si trova l’esercizio commerciale di Pietro
Rossi – macelleria, rivendita
di insaccati ed altre tipicità
bufaline. Tra i cacciatori amici
di Pietro Rossi il gelo. Sguardi
cupi. Pensieri di pena per
l’amico di sempre, buono, gioviale, cordiale, sempre disponibile, dal cuore largo e generoso. Di
recente aveva
contributo al
ge me lla gg io
con Bratislava,
città della Slovacchia, inviando i suoi
prodotti
all’estero. Sul
posto ieri pomeriggio sono
andati anche il
sindaco di Priverno, Umberto Macci e il
sindaco di
Prossedi, Franco Greco, entrambi cacciatori, entrambi
molto amici di Piero Rossi.
Strazio nella famiglia Rossi,
composta dalla moglie, Declinda Miccinilli, e dai figli
Jessica di 23 anni, diplomata
all’istituto Agrario, sposata
con Federico Ciccateri, e
Gianmarco di 16, che frequenta la stessa scuola dell’Ipa. Ieri
sera la salma di Pietro Rossi è
stata trasferita con l’eliambulanza all’obitorio di Latina per
gli accertamenti di rito. In
giornata potrebbe essere riconsegnata ai familiari. In tarda serata si è profilato un quadro più chiaro delle responsabilità. Pare che a sparare sia
stato per un tragico errore un
giovane della zona non molto
esperto a quanto sembra nella
caccia al cinghiale. Era amico
del genero di Pietro Rossi. I tre
stavano cacciando in un bosco
non molto ampio per cui il
margine di sicurezza tra di loro
non era amplissimo. Il giovane
si era posizionato più in alto.
Pietro Rossi con i cani si era
infilato in una macchia fitta.
Sarà stato il movimento dei
rovi, smossi dai cani, ad attirare la sua attenzione su quel
punto preciso dove mirare.
Sennonchè al posto del cinghiale, c’era un uomo, Pietro
Rossi, un amico. Per ora il
giovane è indagato per omicidio colposo, ma è indubbio
che si è trattato di un errore di
fatto.
Mina Picone