del nucleare
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Chi si fida del nucleare targato ENEL? Le ombre del passato e i dubbi sullo shopping nucleare in Est Europa Chi si fida del nucleare targato ENEL? Le ombre del passato e i dubbi sullo shopping nucleare in Est Europa Autrice: Giulia Franchi Editing: Luca Manes Progetto grafico: Carlo Dojmi di Delupis Foto: Juraj Rizman/Greenpeace, Luca Tommasini, Ionut Apostol, Daniela Napoli, Simone Ramella Campagna per la riforma della Banca Mondiale CRBM via Tommaso da Celano 15 - 00179 Roma tel. 067826855 Fax 067858100 [email protected] - www.crbm.org “Ci sono circa 500 impianti nucleari nel mondo, alcune in zone altamente sismiche come il Giappone, ma si tratta di impianti pronti a resistere anche a terremoti di intensità pari a nove gradi sulla scala Richter”1 Fulvio Conti - Amministratore Delegato di ENEL Il Sole 24 Ore [26 agosto 2009] Chi si fida del nucleare targato ENEL? 1 1. Un passato poco glorioso I l nucleare italiano targato ENEL in passato ha suscitato più di una perplessità. I dubbi e le critiche erano legate alla qualità delle prestazioni degli impianti gestiti dalla compagnia. Ciò nonostante il sogno nucleare dell’ENEL è rimasto sempre vivo e negli ultimi anni, grazie alle decisioni del governo, è sembrato sul punto di incominciare una nuova era. Almeno in Italia, visto che all’estero la società ha preso parte a una serie di progetti spesso discutibili. Tra il 1958 e il 1990, anno in cui fu definitivamente sancita la chiusura delle ultime due centrali nucleari ancora funzionanti in Italia2, l’ENEL aveva operato quattro impianti di produzione di energia nucleare a Latina, Garigliano, Trino Vercellese e Caorso, con una performance piuttosto 2 Chi si fida del nucleare targato ENEL? A sinistra, la centrale nucleare di Caorso (foto Simone Ramella) deludente che vedeva gli impianti assestarsi su un fattore di carico3 in generale fortemente variabile ma mediamente basso, tra il 52% ed il 64%, con la sola centrale di Latina che raggiungeva il 70%. La stessa produzione di energia dal nucleare in quegli anni aveva mantenuto un andamento molto irregolare, dovuto a lunghi periodi di sospensione dell’operatività dei reattori per manutenzione e Lo storico esito potenziamento4. referendario del 1987 ha costretto l’ENEL ad Inoltre nella seconda metà abbandonare, almeno del 1981 era iniziata (con temporaneamente, 7 anni di ritardo rispetto qualunque ambizione alle previsioni originarie) nucleare sul territorio la costruzione della centrale a doppio reattore italiano di Montalto di Castro, poi abbandonata nel 1988 quando, in seguito alla vittoria schiacciante dei voti contrari al nucleare in occasione del referendum dell’8 novembre 1987, il Consiglio comunale della cittadina laziale deliberò all’unanimità l’interruzione dei lavori dell’apparato nucleare della centrale, presentando un piano di riconversione verso il termoelettrico. Lo storico esito referendario del novembre 19875 ha costretto l’ENEL assieme ai diversi governi che si sono succeduti ad abbandonare, quantomeno temporaneamente, qualunque ambizione nucleare sul territorio italiano, ma non ha Chi si fida del nucleare targato ENEL? 3 impedito all’azienda di andare a soddisfare la sua sete di energia e profitti “esportando il rischio” altrove. Ovvero facendo fuori dai confini nazionali quello che non le era stato concesso sul territorio italiano. Con in mano un curriculum nucleare discutibile, fatto di una limitata esperienza risalente a oltre venti anni fa, caratterizzata Interno della centrale da impianti inaffidabili e costi e tempi di nucleare di Caorso (foto Simone Ramella) realizzazione che hanno ecceduto di gran lunga le previsioni, oggi l’ENEL ci riprova, in spregio all’esito dei referendum del 1987. Con l’appoggio del governo in carica, che con una forzatura ha fatto approvare al Parlamento il 23 luglio 2009 con il voto di fiducia la legge 99/20096, si prepara ad affrontare la sfida del ritorno dell’atomo in Italia costruendosi altrove le competenze necessarie. L’ENEL sta investendo enormi risorse in reattori di tecnologia sovietica obsoleta, localizzati in zone a elevata sismicità e che non soddisfano i requisiti minimi per la sicurezza, con conseguenti rischi enormi per la salute e l’ambiente. Ma vediamo come stanno procedendo questi esperimenti: 4 Chi si fida del nucleare targato ENEL? 2. Come farsi le ossa esportando il rischio e importando energia e profitti Caso n. 1 Centrale Nucleare di Mochovce [Slovacchia] La decisione di realizzare quattro reattori di tipo VVER 440/213 nell’allora Cecoslovacchia risale agli anni Ottanta. La costruzione dei primi due reattori, iniziata nel 1982, fu portata a termine verso la fine degli anni Novanta dopo numerosi ritardi nei lavori. La realizzazione dei reattori 3 e 4 venne approvata formalmente nel 1987, un anno dopo il disastro di Chernobyl, ma nel 1992 la costruzione dovette invece essere sospesa per mancanza di finanziamenti. A quasi venticinque anni dal rilascio dell’autorizzazione relativa ai reattori, l’ENEL, che nel 2006 aveva finalizzato l’acquisizione del 66% dell’operatore slovacco Slovenské Elektràrne (SE), in cambio della cessione si è impegnata a garantire il completamento dei due antiquati reattori nucleari sovietici. Se inizialmente né il governo slovacco né l’ENEL erano intenzionati a portare avanti una valutazione di impatto Chi si fida del nucleare targato ENEL? 5 Centrale nucleare di Mochovce in Slovacchia (foto J. Rizman/Greenpeace) ambientale (VIA), nel 2008 hanno dovuto cedere alle pressioni della società civile e dei vicini Ungheria ed Austria, nonché della Commissione Europea. Eppure, sebbene la funzione della VIA sia quella di costruire la base per una giustificazione ambientale del progetto valutando gli impatti che avrà per l’ambiente e esplorando possibili soluzioni alternative, l’ENEL iniziò la costruzione di Mochovce 3 e 4 nel novembre 2008. Ossia quando la procedura di VIA era appena iniziata, ponendosi in palese violazione della legislazione slovacca, delle direttive UE e della Convenzione di Aarhus7. Secondo la convenzione di Aarhus i processi di partecipazione pubblica devono essere effettuati quando tutte le possibilità sono ancora aperte. Solo in questo modo le conclusioni che emergono dalla VIA possono seriamente influire sul disegno di un progetto e sull’individuazione di alternative, così che le informazioni e le opinioni possano essere valutate senza la pressione di una possibile perdita di investimenti. Ma di fatto, il 4 maggio 2010, data dell’incredibile approvazione della VIA da parte del ministero dell’Ambiente slovacco, il progetto era già ampiamente avviato. L’impianto, di progettazione russa, pur essendo relativamente recente, è concepito secondo standard di sicurezza del tutto obsoleti8. Per esempio il reattore è totalmente privo di sistemi di contenimento in cemento armato, mentre nell’Europa occidentale è ormai regola 6 Chi si fida del nucleare targato ENEL? prevedere un doppio contenimento per prevenire la fuoriuscita di radioattività in caso di incidente grave o per proteggere la struttura da eventi esterni (per esempio un aereo che precipita sulla centrale). Caratteristica, questa, che lo accomuna alla drammaticamente famosa centrale di Chernobyl. Ma c’è di più. Il reattore è Il 13 gennaio 2011 il Comitato di totalmente privo Conformità della Convenzione di Aarhus ha formalizzato le accuse per di sistemi di l’assenza di trasparenza e di adeguata contenimento in cemento armato consultazione delle comunità locali nel processo di costruzione dei due nuovi reattori della centrale di Mochovce. I lavori potrebbero essere tassativamente sospesi, in attesa della realizzazione di una nuova valutazione d’impatto ambientale, e alla Commissione Europea spetta il compito di monitorare con molta attenzione la corretta osservanza del pronunciamento del Comitato. In gioco resta un investimento molto ingente pari a 1,8 miliardi di euro, destinati ad aumentare ancora dopo questi recenti sviluppi e che servirà a completare un impianto con una tecnologia rischiosa e comunque superata, ben al di sotto degli standard di sicurezza occidentali. A questo punto rimane solo un dubbio: se l’ENEL possiede il 66% dell’operatore Slovacco, e appartiene per il 31% allo Stato italiano, chi pagherà i costi di questa impresa e dei ritardi che implicheranno tali scelte poco avvedute? E poi, perché l’ENEL insiste a investire preziose risorse in progetti rischiosi, spesso non necessari e altamente impopolari? Chi si fida del nucleare targato ENEL? 7 Caso n. 2 Centrale Nucleare di Cernavoda [Romania] L’impianto nucleare di Cernavoda è una centrale nucleare rumena fortemente voluta dall’allora dittatore Nicolae Ceausescu, composta da cinque reattori di tipo Candu, di cui solo due completati. La loro potenza netta complessiva in funzione è di 1.300 megawatt. I reattori 1 e 2 sono gli unici ad essere stati completati, per gli altri tre si attende la ripresa dei lavori di costruzione. Progettata nel 1980 dai canadesi, la centrale di Cernavoda, la cui produzione non è destinata al consumo in Romania ma all’esportazione verso l’estero, è realizzata in una zona altamente sismica, dove dal 1979 si sono verificati tre forti terremoti ed ha già sofferto alcuni grossi inconvenienti. Durante il trasporto di La centrale è carburante nucleare, a Cernavoda si è verificato un realizzata in una zona incidente che ha causato altamente sismica, la contaminazione di una dove dal 1979 si sono zona vicino alla centrale. verificati tre forti Nei primi giorni del luglio terremoti 2000, in una settimana particolarmente calda, il primo reattore di Cernavoda, costruito anche dall’italiana Ansaldo, dovette essere spento perché la temperatura aveva raggiunto i 70 gradi. Il 30 maggio 2009, l’unità 1 è stata chiusa per una settimana a seguito della rottura di un tubo 8 Chi si fida del nucleare targato ENEL? dell’acqua. L’unità 2 è stata fermata diverse volte per “manutenzione”. Nell’aprile 2009 il secondo reattore è stato bloccato a causa di un malfunzionamento che ha portato ad un esteso blackout di corrente. Il 16 gennaio 2010, l’unità 1 è stata arrestata a causa di perdite di vapore. L’ultimo incidente a Cernavoda è datato 8 gennaio 2011, quando il reattore 1 è stato fermato per 48 ore per “attività di manutenzione”9. Centrale nucleare di Cernavoda in Romania (foto Ionut Apostol) L’ENEL partecipa per il 9% al consorzio per la costruzione del terzo e quarto reattore, da 750 megawatt ciascuno. Se fino a poco fa poteva difendere la scelta di essersi imbarcata in questa ennesima impresa dai contorni poco chiari con il fatto che altre omologhe europee partecipavano all’affare, dal 20 gennaio 2011 è rimasta da sola di guardia al “bidone atomico di Cernavoda”10 . La francese Gdf Suez, la tedesca Rwe e la spagnola Iberdrola hanno infatti annunciato con un comunicato congiunto la decisione di “non proseguire la loro partecipazione allo sviluppo del progetto nucleare di Cernavoda in Romania. Le incertezze economiche e regolamentari che circondano questo progetto, in particolare a causa dell’attuale crisi, non sono ad oggi conciliabili con gli Chi si fida del nucleare targato ENEL? 9 investimenti necessari allo sviluppo di un nuovo impianto nucleare”. La società ceca Cez aveva abbandonato la joint venture già nel settembre 2010. Ecco che l’ENEL rimane di nuovo ancorata, e da sola, a difendere un progetto giudicato pericoloso e antieconomico Ecco che l’ENEL rimane di nuovo ancorata, e da sola, a difendere un progetto giudicato pericoloso e antieconomico, dopo che è ormai sotto gli occhi di tutti una vera e propria fuga delle multinazionali energetiche occidentali dal nucleare post-sovietico, che non ha più gli indispensabili finanziamenti statali per poter andare avanti con progetti svantaggiosi economicamente e rischiosi per l’ambiente e la salute. 10 Chi si fida del nucleare targato ENEL? Caso n. 3: Centrale nucleare di Kaliningrad [Russia] Il 26 aprile 2010, l’amministratore delegato e direttore generale dell’ENEL Fulvio Conti e il presidente Mani festazione di protesta di Inter Rao Ues Boris Y. contro la costruzione della centrale di Kaliningrad Kovalchuk hanno firmato (foto Luca Tommasini) un accordo di cooperazione italo-russo, che prevede, tra le altre cose, lo sviluppo congiunto di un progetto per la realizzazione di una nuova centrale nucleare nell’exclave russo di Kaliningrad, sul Mar Baltico. Il memorandum d’intesa prefigura ampia cooperazione nella costruzione di impianti e nell’innovazione tecnica, nell’efficienza energetica e nella distribuzione di energia, sia in Russia che nei Paesi dell’Est Europa. La futura centrale di Kaliningrad (la prima partnership pubblicoprivata nel settore nucleare in Russia) sarà composta da due reattori di 1.170 megawatt l’uno e utilizzerà la tecnologia di terza generazione VVER 1.200. L’entrata in produzione è prevista tra il 2016 e il 2018. Pare che una quota rilevante dell’energia prodotta sarà destinata ai vicini mercati europei. Chi si fida del nucleare targato ENEL? 11 Mani festazione di protesta contro la costruzione della centrale di Kaliningrad (foto Luca Tommasini) Ma anche questo progetto ha già ricevuto critiche pungenti a causa di una documentazione scarsa ed incompleta. Non sono state fornite informazioni chiare sulle modalità di gestione delle scorie derivanti dalla centrale, sullo smantellamento dei reattori, sugli eventuali rischi associati ad incidenti rilevanti, né su strategie di evacuazione della popolazione proprio in caso di incidenti. Anche la località scelta ha sollevato enormi dubbi, dal momento che le acque sotterranee presenti nella zona non sono abbastanza in profondità per garantire la sicurezza dell’impianto ed escludere il rischio di contaminazione delle falde. Ulteriore preoccupazione è suscitata dal fatto che il futuro impianto nucleare dovrebbe essere costruito in una zona di importante traffico aereo internazionale, ma i suoi reattori non sono progettati per resistere a un impatto di grandi dimensioni in caso di incidente aereo. L’organizzazione ambientalista russa Ecodefense ha realizzato un sondaggio tra gli abitanti della zona. Il risultato è che il 67% della popolazione interpellata è contraria al progetto, giudicato inutile, dannoso e finanziariamente rischioso. 12 Chi si fida del nucleare targato ENEL? Ma nei primi mesi del 2010 le ruspe hanno cominciano a scavare. Questo sebbene Rosatom, il gigante statale russo per l’energia nucleare, con la sua sussidiaria Inter Rao Ues, responsabile delle politiche di esportazione dell’energia e delle relazioni con investitori stranieri, sia ancora alla ricerca di finanziamenti dall’estero per completare il piano finanziario dell’opera. Una passaggio fondamentale, visto che l’opera al momento è coperta dal budget nazionale solo per il 50%. Nonostante le il 67% della popolazione dichiarazioni sbandierate interpellata è contraria alla stampa locale, nessun accordo è stato formalmente al progetto, giudicato siglato né per investimenti inutile, dannoso e esteri sull’impianto, né per la finanziariamente vendita dell’energia prodotta rischioso che, secondo i programmi di Inter Rao, dovrebbe andare a Germania, Svezia, Lituania e Polonia. A nessuna utility europea l’affare sembra vantaggioso. Nessuna eccetto ENEL, che ha confermato il suo interesse sottoscrivendo l’accordo proprio in occasione del ventiquattresimo anniversario della tragedia di Chernobyl. L’ENEL potrebbe così diventare la prima compagnia straniera coinvolta nella costruzione di una centrale nucleare in Russia. Accanto a Vladimir Putin, che si è detto pronto a collaborare affinché anche l’Italia ritorni all’atomo, Silvio Berlusconi ha dichiarato che il nucleare è una fonte di energia “a cui nessun Paese può ormai rinunciare”11. Resta solo da vedere cosa ne pensano gli italiani. Chi si fida del nucleare targato ENEL? 13 3. Il futuro lo scriviamo noi C on queste esperienze poco illustri alle spalle, e con una situazione finanziaria di forte indebitamento12 l’ENEL si prepara ad affrontare la sfida del ritorno all’atomo in Italia, incurante della volontà popolare espressasi già nettamente nel referendum del 1987. Il tutto con la complicità del governo, che si è affrettato a costruirle intorno la sponda giuridica necessaria. Dal 25 giugno 2008 con il DDL 112/2008 prima, proseguendo con il più dettagliato DDL 99/2009 del 23 luglio 2009 poi, il nucleare è di nuovo regolamentato per legge. Tra i 64 articoli, oltre a politica industriale, norme su assicurazioni, camere di commercio, enti di internazionalizzazione e altro ancora, la legge comprende anche articoli relativi ad una nuova strategia energetica nazionale, incentrata anche sull’atomo. 14 Chi si fida del nucleare targato ENEL? A sinistra, Manifestazione contro il nucleare a Roma, 26 marzo 2011 (Foto Daniela Napoli) Ai cittadini italiani cosa rimane? La possibilità di esprimersi con un referendum abrogativo che ribadisca, una volta per tutte, la volontà popolare di far rimanere solo inchiostro su carta le quattro centrali su suolo italiano paventate dagli accordi con Francia e Russia, affermando inoltre che il futuro è nelle rinnovabili, nell’energia veramente pulita e nell’efficienza energetica derivante da una gestione pubblica e partecipata delle risorse naturali. Ancora una volta siamo chiamati a riscrivere la storia, una storia fatta oggi di interessi condivisi tra lobby corporative e politiche, che in nome di profitti e potere sono pronte a mettere a repentaglio l’ambiente e la salute delle persone con scelte I drammatici fatti scellerate e irresponsabili. Che di Fukushima di fronte all’evidenza dei rischi impliciti al nucleare non arretra- rischiano di sgretolare i sogni di no, ma avanzano con arroganza gloria dell’Enel e del e indifferenza crescenti. governo, che corre Nel frattempo però i drammatici ai ripari con una fatti di Fukushima rischiano moratoria-truffa di sgretolare i sogni di gloria dell’Enel e del governo, che corre ai ripari con una moratoria-truffa il cui chiaro obiettivo è quello di contenere l’onda emotiva e di affossare il referendum, così come di garantire la tenuta alle elezioni amministrative. Chi si fida del nucleare targato ENEL? 15 Preoccupato infatti dell’ “effetto traino” del quesito sul nucleare, che “rischia” di far raggiungere il quorum anche al quesito sul legittimo impedimento, il governo Berlusconi tenta, tramite un emendamento al decreto Omnibus 2011, di annullare il Referendum ed Il governo Berlusconi impedire l’espressione della tenta, tramite un volontà popolare. emendamento al decreto Ma si tratta di una truffa, Omnibus 2011, di e per di più malcelata. La moratoria contenuta nel annullare il Referendum ed impedire l’espressione decreto Omnibus, infatti, non corrisponde affatto ad della volontà popolare una abrogazione per via parlamentare delle norme oggetto di referendum, che in caso di vittoria avrebbe invece effetti giuridici abrogativi che durano cinque anni. Inoltre, l’emendamento al decreto proposto dal Governo è anche accompagnato, nel primo comma, dalla volontà esplicita non di abbandonare, come proposto dai promotori del referendum, ma di sospendere temporaneamente la “definizione ed attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare”, in attesa e “al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, mediante il supporto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare”. Tutto questo è poi riassunto nelle candide dichiarazioni del premier, che ci ricorda che: «Se fossimo andati oggi a quel referendum, il nucleare in Italia non sarebbe stato possibile 16 Chi si fida del nucleare targato ENEL? per molti anni a venire. Abbiamo introdotto questa moratoria responsabilmente, per far sì che dopo un anno o due si possa tornare a discuterne con un’opinione pubblica consapevole. Siamo convinti che il nucleare sia un destino ineluttabile” (La Repubblica, 27 aprile 2011). Sulla legittimità di questa operazione dovrà pronunciarsi la Corte di Cassazione, ma per farlo si dovrà attendere che l’emendamento proposto dal Governo diventi legge dello Stato con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Una decisione definitiva potrebbe quindi arrivare alla vigilia dei referendum, di fatto impedendo il normale svolgersi della campagna referendaria. È per questo che, nel frattempo, e con ancora maggiore convinzione di fronte all’ennesimo attacco ai principi democratici e alla sovranità popolare, noi andiamo avanti e ribadiamo che il 12 e il 13 giugno voteremo per impedire che le scelte che condizionano il nostro futuro e la nostra salute siano prese da chi usa solo la calcolatrice per valutare l’assennatezza di un investimento. Oggi, come nel 1987, fuori il nucleare dall’Italia e, aggiungiamo noi, dalla storia. Chi si fida del nucleare targato ENEL? 17 Note 1 http://www.genergia.net/index.php?option=com_content&task=view&id=189&Itemid=9 2 Dal momento che i quesiti referendari del novembre 1987 non facevano esplicito riferimento all’operatività dei due impianti ancora attivi (Garigliano era già stato chiuso nel 1978 e Latina nel 1988) non fu prima del luglio 1990 che si decise formalmente per la sospensione delle attività di Trino Vercellese e Caorso. 3 Per fattore di carico si intende la produzione effettiva di un impianto in un anno e si calcola come una percentuale della produzione effettuata se l’impianto avesse operato a piena potenza senza interruzioni durante tutto l’anno. Il fattore di carico è generalmente visto come un buon indicatore di affidabilità di un impianto. 4 “Analisi di scenari energetici: studio preliminare dello scenario italiano”, Università di Pisa, CIRTEN, settembre 2010. 5 Associated Press, 1987 ‘Referendum Leaves Italy’s Nuclear Future Unclear’ November 17, 1987. 6 Legge 23 luglio 2009, n. 99 “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 176 del 31 luglio 2009 - Supplemento ordinario n. 136. E’ la legge che pone le premesse per disciplinare il ritorno del nucleare in Italia. 7 La convenzione di Aarhus, sottoscritta nell’omonima città danese nel 1998, disciplina a livello internazionale l’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale. La convenzione è vincolante per le istituzioni e gli organi comunitari, imponendo determinati obblighi in merito all’accesso alle informazioni ambientali (Sezione I), alla partecipazione del pubblico a piani e programmi in materia ambientale (Sezione II) e all’accesso alle procedure di ricorso (Sezione III). 8 “Enel e il nucleare sovietico in Slovacchia” Briefing Greenpeace, novembre 2007. 9 http://www.le1000gru.org/mond/2011/mond20110125.html 10 http://www.scienzaverde.it/index.php?option=com_content&view=article&id=70 7:nucleare-fuga-dalla-romania&catid=75:edizione-n-23-marzo-2011 11 http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2010/04/ russia-italia-berlusconi-putin.shtml?uuid=069c1626-5135-11df-95dd47b0345b4152&DocRulesView=Libero 12 Il debito finanziario netto a livello di gruppo era pari a 11,7 miliardi nel 2006; nel 2007 esso era aumentato all’elevatissimo importo di 55,8 miliardi e nel 2010 esso si colloca ancora sui 44,9 miliardi di euro. La società italiana è una delle più indebitate di tutto il continente europeo. Il costo medio del debito si aggirava, tra il 2007 e il 2010, tra il 5% e il 5,5% annuo, generando, tra l’altro, oneri finanziari molto elevati. La ragione fondamentale di tale salto nel 2007 è da attribuire all’acquisizione, avvenuta nello stesso anno, della quota di controllo della spagnola Endesa, costata circa 40 miliardi di euro. 18 Chi si fida del nucleare targato ENEL? Chi si fida del nucleare targato ENEL? Dopo l’esito del referendum del 1987, l’Enel ha continuato a investire nell’atomo. Non in Italia, dove si appresta a tornare in prima linea a meno che un altro referendum fermi il revival del nucleare nel nostro Paese, bensì nell’Europa dell’Est. Lì la multinazionale energetica, per il 30 per cento di proprietà dello Stato italiano, è coinvolta in progetti molto controversi da tutti i punti di vista, come spiega questa pubblicazione della CRBM. La CRBM è un programma di Mani Tese che lavora per una democratizzazione e una profonda riforma ambientale e sociale delle istituzioni finanziarie internazionali che rimangono i principali responsabili dell’iniquo processo di globalizzazione che viviamo, con un’attenzione particolare agli impatti ambientali, sociali, di sviluppo, climatici e sui diritti umani degli investimenti pubblici e privati dal Nord verso il Sud del mondo. Campagna per la riforma della Banca Mondiale www.crbm.org Foto di Copertina ©Rizman/Greenpeace