guimento di una « politica turistica » con

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guimento di una « politica turistica » con
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guimento di una « politica turistica » contro la città di Firenze ed il suo aeroporto.
(4-03786)
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AFFARI ESTERI
Interpellanza urgente
(ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Ministro degli affari esteri, per sapere –
premesso che:
il 27 maggio 2007, a Mosca doveva
tenersi il Gay Pride, marcia per il riconoscimento dei diritti delle persone gay,
lesbiche e transessuali, organizzato nel
giorno in cui in Russia, 14 anni fa, l’omosessualità fu cancellata dal codice penale;
la marcia, come nel 2006, era stata
vietata dal sindaco di Mosca Iuri Luzhkov,
che lo scorso gennaio non aveva esitato a
definirla « opera di Satana »;
tutta la stampa nazionale del 28
maggio ha dato diffusamente notizia che,
un gruppo di una cinquantina di persone,
per lo più composto da parlamentari e
attivisti provenienti da altri Paesi, si sono
recati « alle dieci di mattina davanti agli
uffici di Luzhkov [n.d.r. sindaco di Mosca],
con l’obiettivo di consegnare una lettera
firmata da 40 europarlamentari di 15
Paesi, che chiedeva al sindaco di autorizzare la manifestazione, facendo appello
alla Convenzione Europea sui diritti
umani, firmata anche dalla Russia » (La
Stampa - pagina 8);
però la piazza davanti al municipio
era bloccata dalla polizia e da gruppi di
estremisti un mix di naziskin, filo monarchici, nazionalisti e pure preti ortodossi,
che gridavano insulti e hanno lanciato
uova, sassi e bottiglie, aggredendo i partecipanti con calci e pugni. II tutto sotto
gli occhi degli « Omon », gli agenti antisommossa, che presenti in numero consistente, hanno deliberatamente mancato di
proteggere il gruppo composto dai parlamentari e dagli attivisti;
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come già denunciato nell’interrogazione sulle violenze e gli incidenti occorso
lo scorso anno n. 3-00274, del 2 ottobre
2006, lo stato dei diritti civili della comunità omosessuale russa desta notevoli
preoccupazioni in ambito internazionale;
nella seduta del 3 ottobre 2006, rispondendo all’interrogazione, il governo
aveva testualmente riconosciuto che:
« molto deve essere ancora fatto affinché
gli omosessuali siano considerati parte
integrante della società russa, con pari
dignità ed uguali diritti. Ciò ha fatto sı̀ che
il numero delle violenze nei confronti degli
omosessuali
aumentasse
considerevolmente del corso degli ultimi anni. In larghi
strati della popolazione russa si guarda
infatti con condiscendenza alle manifestazioni di intolleranza nei confronti della
minoranza omosessuale, comprese quelle
violente. II rapporto dell’Alto Commissario
del Consiglio d’Europa per i diritti umani,
presentato nel 2005, relativo alla sua missione in Russia, aveva già rilevato l’effettivo dilagare dell’omofobia in Russia attraverso incitazioni verbali all’odio pronunciate non solo da gruppi estremisti, ma
anche da autorità quali la Chiesa ortodossa e, altresı̀, sotto forma di episodi di
violenza e aperta discriminazione. II Commissario rilevò con preoccupazione l’esistenza di una proposta di legge, presso la
Duma, volta a ripristinare il reato di
omosessualità (proposta di legge che non
ha poi avuto, fortunatamente, seguito). Nel
corso degli ultimi mesi si è assistito ad un
ulteriore deterioramento della situazione,
con un incremento degli atti di violenza
nei confronti della comunità omosessuale
che desta legittima preoccupazione »;
in particolare la proibizione dell’annuale marcia del Gay Pride contravviene al
principio della libertà di espressione sancito dall’articolo 11 dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani sottoscritta dalla
Russia nel 1998. Thomas Hammarberg,
Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, ha stigmatizzato con forza
la discriminazione contro le persone omosessuali ed ha invitato ad una « più forte
reazione contro quei funzionari che pren-
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dono decisioni contrarie alla legge, per
esempio vietando dimostrazioni pacifiche,
o che usano la propria posizione per
diffondere pregiudizi contro le persone a
causa del proprio orientamento sessuale »;
la Raccomandazione 211 (2007) del
Congresso degli Enti Locali e Regionali del
Consiglio d’Europa sulla libertà di riunione e di espressione per le persone
lesbiche, gay, bisessuali e transgender raccomanda, inter alia, di investigare con
tutto il rigore a disposizione ogni caso di
violenza o incitamento all’odio durante
iniziative LGBT per determinare se l’omofobia o la discriminazione può aver avuto
un peso nel commettere un crimine, ed
assicurare l’istituzione di un procedimento
legale contro i responsabili;
di assumere, ove necessario, misure
positive come richiesto dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, per garantire
un’effettiva libertà di riunione e di espressione attraverso i propri territori nazionali
a livello statale, locale e regionale;
che gli organizzatori di eventi su cui
sono state poste restrizioni o che sono
stati vietati abbiano il diritto all’accesso ad
una corte o tribunale indipendente in
modo da poter ricorrere contro tali restrizioni;
la mancata protezione cosı̀ come l’arresto immotivato si configurano come una
violazione dei diritti umani a carico di
cittadini italiani ed europei, alcuni dei
quali rappresentanti eletti dal popolo italiano;
inoltre l’arresto degli attivisti russi e
il loro processo per direttissima potrebbe
costituire un’azione in spregio al rispetto
dello stato di diritto;
a seguito dell’accordo raggiunto nel
vertice UE-Russia del novembre 2004, l’UE
e la Russia hanno avviato consultazioni sui
diritti umani dal 1o marzo 2005;
il Parlamento europeo nella « Risoluzione Agnoletto », sulla clausola relativa
ai diritti dell’uomo e alla democrazia negli
accordi dell’Unione europea, approvata dal
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Parlamento Europeo (Strasburgo) il 14
febbraio 2006, richiama l’attenzione del
Consiglio e della Commissione sulla necessità di includere sistematicamente una
clausola sui diritti dell’uomo in tutti gli
accordi settoriali di nuova generazione,
come gli accordi commerciali, « in modo
da incoraggiare maggiormente la protezione, la promozione e il rispetto dei
diritti dell’uomo tra gli obiettivi di tali
accordi ». II Parlamento europeo insiste
poi sulla necessità di stabilire un meccanismo di controllo, una valutazione periodica del rispetto degli obblighi in materia
di diritti umani e un sistema graduale di
sanzioni per inadempienza, come elementi
necessari per ottenere la corretta applicazione della clausola sui diritti umani e la
democrazia prevista dagli accordi dell’UE
con i paesi terzi;
Terry Davis, Segretario Generale del
Consiglio d’Europa, ha dichiarato il 12
maggio 2007 che « se si permette ad
individui o istituzioni con la responsabilità di applicare la legge di diffondere
l’intolleranza, non sono solo i diritti
umani di gay e lesbiche che sono a
rischio. La Democrazia, i diritti umani, lo
stato di diritto non possono funzionare in
una società che tollera il bigottismo, il
pregiudizio e l’odio. Se continuiamo a
guardare dall’altra parte, lo scoppio della
violenza omofobica è solo una questione
di tempo » –:
quali azioni intenda intraprendere
per ottenere che venga assicurato il rispetto dei diritti umani dei cittadini russi
organizzatori del Pride di Mosca arrestati
dalle autorità;
quali azioni intenda intraprendere
nell’ambito del Comitato dei Ministri del
Consiglio d’Europa a fronte delle ripetute
violazioni avvenute in Russia della Convenzione Europea dei Diritti Umani;
se, in occasione dei prossimo G8 del
giugno 2007, in Germania, non intenda
chiedere al Presidente della Federazione
russa Vladimir Putin il rispetto degli impegni assunti con la sottoscrizione della
Convenzione europea dei diritti dell’uomo
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e sollecitare iniziative tese ad una riduzione della discriminazione e dell’omofobia nel Paese;
quali azioni intenda intraprendere
per sollevare il tema del rispetto dei diritti
umani delle persone omosessuali e transgender in Russia nell’ambito delle consultazioni sui diritti umani UE-Russia;
quali azioni intenda intraprendere
nell’ambito del Consiglio dei Ministri dell’UE affinché clausole stringenti sui diritti
umani, ivi compresi i diritti delle persone
omosessuali e transgender, vengano inserite in tutti i futuri accordi commerciali
con la Russia;
quali azioni intenda intraprendere
nei confronti della autorità russe a tutela
della sicurezza di tutti i cittadini italiani
che si trovano in territorio russo, inclusi i
molti cittadini italiani che ivi svolgono
attività economiche e commerciali.
(2-00554)
« Grillini, Di Salvo ».
Interrogazioni a risposta scritta:
ZACCHERA. — Al Ministro degli affari
esteri. — Per sapere – premesso che:
nei prossimi giorni il governo venezuelano imporrà la chiusura del canale
televisivo RCTV, emittente che in via radiofonica e TV è attiva in Venezuela da
ben 53 anni;
è ben noto che RCTV è di fatto il
principale se non unico canale televisivo
dell’opposizione al regime del presidente
Chavez e – con la sua forzata chiusura –
si impedisce di fatto alla opposizione politica venezuelana di avere una propria
presenza e visibilità sui media del paese;
ciò costituisce un serio attacco al
pluralismo politico in Venezuela dove la
figura del presidente Chavez sembra sempre di più essere quella di un dittatore
piuttosto che di un presidente, sia pur
eletto con la maggioranza dei voti –:
quale sia il giudizio del Governo
italiano sulla attuale situazione politica
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venezuelana e sul suo Presidente e se si
ritenga che in Venezuela siano oggi osservate le norme minime affinché sia tutelato
il diritto di opposizione e di critica al
governo Chavez o se invece il paese stia
avviandosi verso una pericolosa fase di
involuzione autoritaria;
che cosa intenda fare il Governo
italiano per favorire la pluralità politica e
dell’informazione in Venezuela e quali
siano stati gli eventuali passi diplomatici
compiuti al fine di sottolineare alle autorità di Caracas come queste decisioni non
siano in linea con una società democratica
e pluralista.
(4-03745)
DELLA VEDOVA. — Al Ministro degli
affari esteri. — Per sapere – premesso che:
desta un grande allarme sulla situazione dei diritti umani e delle libertà civili
nella Federazione Russa il modo in cui le
autorità di polizia hanno ieri, a Mosca,
represso la manifestazione, promossa dal
Partito Radicale Transnazionale a sostegno del Gay Pride in Russia, a cui hanno
partecipato, insieme ad attivisti russi per i
diritti umani, alcuni cittadini italiani ed
europei;
alla manifestazione erano fra gli altri
presenti due parlamentari della Repubblica Italiana, il deputato nazionale Vladimir Luxuria e il deputato europeo Marco
Cappato;
la manifestazione è nella sostanza
consistita nel fatto che una piccola delegazione di persone si è recata nei pressi
del Municipio di Mosca per consegnare al
sindaco della capitale russa una dichiarazione sottoscritta da 50 parlamentari europei e italiani, in cui si denunciava il fatto
che il Gay Pride era stato arbitrariamente
proibito dalle autorità cittadine;
dalle testimonianze convergenti e
ampiamente confermate dai giornalisti
presenti risulta chiaro che le forze di
polizia hanno dapprima consentito che i
manifestanti venissero aggrediti da alcuni
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gruppi di teppisti politici, e quindi, anziché
arrestare gli aggressori, hanno proceduto
all’arresto di alcuni degli aggrediti;
alcuni dei manifestanti sono tuttora
detenuti e in attesa di processo per capi di
imputazione in nulla corrispondenti alla
condotta da essi tenuta nel corso della
manifestazione –:
quali passi abbia compiuto e intenda
compiere nei confronti del Governo di
Mosca per appurare le ragioni dell’accaduto e tutelare quanti sono oggi arbitrariamente detenuti o imputati per i fatti
svoltisi ieri a Mosca;
in quali forme e attraverso quali
canali politici e diplomatici ritenga di
denunciare che la libertà di espressione, la
libertà di manifestazione pacifica e la
libertà dalle discriminazioni (in parte formalmente recepiti nell’ordinamento russo
e quasi sempre sostanzialmente contraddetti dai comportamenti delle autorità politiche e delle forze di polizia) derivano
dall’adesione della Federazione Russa al
Consiglio d’Europa e alla Convenzione Europea sui diritti umani e le libertà fondamentali (CEDU) e non possono essere
provvisoriamente « sospese » per ragioni di
opportunità.
(4-03770)
ZANELLA. — Al Ministro degli affari
esteri. — Per sapere – premesso che:
il 3, 4 e 5 giugno 2007 il Presidente
della Repubblica messicana Felipe Calderón, sarà in visita ufficiale in Italia per
incontrare il presidente del Consiglio Romano Prodi e il Papa Benedetto XVI;
negli ultimi mesi, prima e dopo l’elezione di Felipe Calderón, che nel luglio del
2006 è stato eletto con una tornata elettorale denunciata a più voci come fraudolenta, l’intero paese è stato teatro di una
generalizzata repressione contro movimenti sociali e attivisti politici, come denunciano anche associazioni, coordinamenti, reti e gruppi che in questi anni
hanno intrecciato il loro percorso con
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l’esperienza delle comunità indigene zapatiste del Chiapas, nel Sudest messicano;
la situazione è arrivata al punto che
per ben due volte (giugno 2006 e dicembre
2006 gennaio 2007) la Commissione civile
internazionale di osservazione dei diritti
umani – Cciodh – ha visitato il Messico,
elaborando due ampie relazioni, presentate in seguito alle organizzazioni dei diritti umani, al Parlamento europeo, al
Parlamento italiano in un incontro con il
presidente della Commissione esteri della
Camera onorevole Ranieri, all’ufficio dell’Alto commissario per i diritti umani delle
Nazioni Unite;
esempi verificati e denunciati dall’esaustivo lavoro della Commissione sono:
a) il caso Salvador Atenco: durante
un operativo militare della Polizia federale
preventiva (Pfp) avvenuto nei primi giorni
di maggio 2006 a San Salvador Atenco e
nelle zone limitrofe, hanno perso la vita
due giovani (Francisco Javier Cortés Santiago e Ollı́n Alexis Benhumea), ci sono
stati 14 casi di violenza sessuale su donne
poi arrestate (tutti denunciati alla Procuradurı́a de Justicia del Estado de México),
numerosi arresti arbitrari e denunce di
generali violenze contro i detenuti; 3 degli
arrestati sono ancora rinchiusi in un
carcere di massima sicurezza mentre una
ventina in un carcere statale (Vedi conclusioni della Comm. civile intero. http://cciodh.pangea.orq/cuarta/conclusiones ita.htm);
b) il caso Oaxaca: il conflitto è iniziato nel maggio 2006 con uno sciopero
dei maestri del Sindacato dei lavoratori
del settore educativo; nei mesi in cui si è
sviluppato il conflitto (autunno 2006) nella
città di Oaxaca ci sono stati 23 morti
(questo impressionante numero di vittime
è ascrivibile al livello di violenza esercitata
da parte dei governi statale e federale,
anche attraverso l’uso di forze non autorizzate legalmente); decine sono stati gli
arrestati, e molti di loro hanno denunciato
violenze e vessazioni, mancanza di tutela
legale e una gestione irregolare della detenzione (Vedi conclusioni della Comm.
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Civile Intero. http://cciodh.panea.org/quinta/070120 inf conclusiones recomendaciones ita.shtml);
in entrambe le situazioni tutte le
violazioni dei diritti umani sono state
testimoniate e rese pubbliche, ma si è poi
assistito a un generale fenomeno di impunità nei confronti dei responsabili;
a questi casi più eclatanti, che hanno
acceso i riflettori internazionali, va aggiunto un continuo stillicidio di denunce
che arrivano quasi quotidianamente da
parte delle organizzazioni per i diritti
umani di tutto il Paese concernenti violazioni compiute all’interno di operazioni di
repressione dei movimenti sociali locali e
di restringimento delle libertà democratiche;
lo Stato del Chiapas non è esente da
questa situazione: sono decine le denunce
giunte dalle Giunte di buongoverno zapatiste, dalle autorità municipali autonome e
dalle organizzazioni dei diritti umani in
merito alla recrudescenza dell’attività paramilitare volta ad allontanare le comunità zapatiste e indigene dalle terre recuperate dalla gestione del latifondo a partire dal 1 gennaio 1994;
in confusione, oggi in Messico esiste il
più alto numero di prigionieri politici degli
ultimi decenni), è stato ucciso il più alto
numero di giornalisti e operatori dell’informazione dell’America Latina, il trattamento degli arrestati, in molti casi, viene
definito dalle organizzazioni di difesa diritti umani come tortura;
la ristrutturazione complessiva dell’apparato militare e di polizia si avvia ad
una pericolosa concentrazione di poteri;
l’aspetto paradossale di questa situazione è che il Messico presiede la Commissione diritti umani dell’Onu, proprio
nel momento in cui più alta è la violazione
generalizzata dei diritti umani;
anche amnesty denuncia tale situazione di violazione dei diritti umani
in Messico (http://www.amnesty.it/pressroom/ra2007/messico.htmi?page=ra2007);
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molte associazioni (Associazione Ya
Basta Italia, Coordinamento Toscana di
sostegno alla lotta zapatista, Mani Tese
Lucca, Fondazione Neno Zanchetta, Rete
di sostegno al Chiapas Rebelde, Progetto
Dignidad Rebelde), si preparano a contestare la visita di Felipe Calderón per
denunciare quanto sta avvenendo nel
Paese da lui governato, che è legato all’Unione europea – e all’Italia – da un
accordo globale che contiene una clausola
democratica che dovrebbe proprio tutelare
i diritti umani –:
se il Governo sia al corrente della
situazione di grave e diffusa violazione dei
diritti umani in Messico su esposta;
se il Governo non ritenga giusto
prendere, nei modi che gli sono propri,
una posizione chiara rispetto a tale situazione che metta al primo posto la difesa
dei diritti per non restare indifferente di
fronte alle denunce che giungono dal Messico e da tutto il mondo;
se il Governo non ritenga necessario
fare in modo che questa visita del presidente Felipe Calderón in Italia diventi
un’occasione importante per sollevare l’urgente questione della presente violazione
dei diritti umani in Messico e dare vita ad
un dialogo il più possibile costruttivo per
il risanamento di tale situazione. (4-03772)
DIONISI, VIETTI, BOSI, TABACCI, DE
LAURENTIIS, RUVOLO, ZINZI, PISACANE, FORMISANO, MEREU, GALLETTI
e COMPAGNON. — Al Ministro degli affari
esteri. — Per sapere – premesso che:
il 10 aprile scorso, un deputato appartenente al gruppo UDC, si trovava a
Manchester in compagnia dei figli adolescenti e di alcuni amici per assistere
all’incontro di calcio valido per i quarti di
finale di Champions League tra la squadra
locale e la A.S. Roma;
il deputato ed i suoi accompagnatori
giungevano nei pressi dello stadio Old
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Trafford con anticipo rispetto all’inizio
della partita, come usualmente accade in
queste occasioni;
appena scesi dal taxi, a circa 200
metri dallo stadio, si verificava una vera e
propria aggressione, non solo verbale ma
anche fisica nel corso della quale venivano
circondati, apostrofati e presi a pugni da
un gruppo di teppisti inglesi, il tutto senza
che nei dintorni ci fosse un solo poliziotto
che vigilasse sull’area circostante l’impianto sportivo dell’Old Trafford;
proprio in quell’area, i supporters del
Manchester hanno imperversato con violenza su chiunque, identificato come italiano, si trovasse loro davanti; e lo stesso
trattamento che hanno ricevuto il deputato e i suoi accompagnatori è stato riservato a molti tifosi romanisti che si sono
spostati con mezzi autonomi e non a
bordo degli autobus organizzati: i tifosi
inglesi hanno aspettato al varco gli italiani,
e indisturbati hanno agito, per gli interroganti, da veri incivili;
l’accaduto è, per gli interroganti, una
vera vergogna. Fa riflettere sull’efficacia
del sistema di sicurezza e sull’operato
della polizia inglese, entrambi più volte
decantati, in quest’ultimo periodo, nel nostro paese tanto da esser additati da
qualcuno addirittura come modello da
tener presente nella definizione del recente decreto approvato contro la violenza
negli stadi, ed invece rivelatisi, allo stato
dei fatti, assolutamente inadeguati e deficitari; è un sistema d’ordine, il loro, che
secondo gli interroganti, funziona solo all’interno dello stadio e nelle zone subito a
ridosso. Appena ci si allontana dallo stadio
si rischia grosso, in quanto si può essere
aggrediti senza che nessuno venga ad aiutare e senza che la polizia intervenga.
Se non intenda, per quanto di sua
competenza e attraverso i canali diplomatici deputati, intervenire con urgenza nei
modi e nelle forme più adatte, per sensibilizzare le autorità inglesi affinché tali
episodi non abbiano più a ripetersi.
(4-03777)
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AMBIENTE E TUTELA
DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta scritta:
REALACCI. — Al Ministro dell’ambiente
e della tutela del territorio e del mare. —
Per sapere – premesso che:
la legge 26 ottobre 1995, n. 447, e i
rispettivi decreti attuativi contengono le
norme principali che disciplinano il settore acustico;
in particolare, l’impatto acustico delle
infrastrutture di trasporto ferroviario,
stradale ed aeroportuale è regolamentato
dai seguenti decreti:
a) decreto ministeriale 29 novembre 2000: « Criteri per la predisposizione,
da parte delle società e degli enti gestori
dei servizi pubblici di trasporto o delle
relative infrastrutture, dei piani degli interventi di contenimento ed abbattimento
del rumore »;
b) decreto del Presidente della Repubblica 18 novembre 1998, n. 459: « Regolamento recante norme di esecuzione
dell’articolo 11 della legge 26 ottobre 1995
n. 447, in materia di inquinamento acustico derivante da traffico ferroviario »;
c) decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 2004, n. 142: « Disposizioni per il contenimento e la prevenzione dell’inquinamento acustico derivante
dal traffico veicolare, a norma dell’articolo
11 della legge 26 ottobre 1995 n. 447;
d) decreto ministeriale 31 ottobre
1997: « Metodologia di misura del rumore
aeroportuale »;
da tali decreti scaturiscono per le
società e gli enti gestori delle infrastrutture di trasporto i seguenti obblighi:
a) accantonamento di fondi per gli
interventi di contenimento e abbattimento
del rumore di una quota fissa non inferiore al 7 per cento dei fondi di bilancio
previsti per le attività di manutenzione e