generalita` sugli ungulati - COMPRENSORIO ALPINO CN2 "Valle

Transcript

generalita` sugli ungulati - COMPRENSORIO ALPINO CN2 "Valle
UNGULATI – GENERALITA’
Parte 1
Sistematica, morfologia ed ecoetologia delle specie italiane
DEFINIZIONE
UNGULATI = gruppo di mammiferi caratterizzati
dall’avere la parte terminale delle dita
(falangette) ricoperte da robuste unghie (zoccoli).
Appartengono a questo gruppo un numero elevato
di specie (27 famiglie, c.a. 300 specie), tra cui
specie evolute alla vita acquatica come i Cetacei.
Ordine
Famiglia
Genere
CAVALLO SELVATICO
PERISSODATTILI
EQUIDI
EQUUS
Equus przewalskii
Sottordine
Sottofamiglia
Genere
CINGHIALE
SUIFORMI
SUINAE
SUS
Sus scrofa
Genere
CERVO ROSSO
Sottofamiglia
CERVUS
Cervus elaphus
Superordine
UNGULATI
CERVINAE
Genere
DAINO
DAMA
Dama dama
Famiglia
Ordine
CERVIDI
ARTIODATTILI
Genere
CAPRIOLO
CAPREOLUS
Capreolus capreolus
Sottofamiglia
Genere
ALCE
ODICOILEINAE
ALCES
Alces alces
Genere
RENNA
RANGIFER
Rangifer tarandus
Sottofamiglia
Genere
BISONTE EUROPEO
BOVINAE
BISON
Bison bonasus
Sottordine
RUMINANTI
CAMOSCIO ALPINO
SISTEMATICA degli
UNGULATI EUROPEI
Sottofamiglia
Genere
RUPICAPRINAE
RUPICAPRA
Rupicapra rupicapra
C. MERIDIONALE
Rupicapra pyrenaica
Famiglia
STAMBECCO
BOVIDI
Capra ibex
Genere
CAPRA
S. IBERICO
Capra pyrenaica
CAPRA SELVATICA
Capra aeragus
Sottofamiglia
CAPRINAE
Genere
MUFLONE
OVIS
Ovis aries
Genere
BUE MUSCHIATO
OVIBOS
Ovibos moschiatus
Classe:
MAMMIFERI
UNGULATI IN ITALIA
Superordine:
UNGULATI
Ordine:
Ordine:
PERISSODATTILI
ARTIODATTILI
Sottordine:
Sottordine:
SUIFORMI
RUMINANTI
Famiglia:
SUIDI
Famiglia:
Famiglia:
CERVIDI
BOVIDI
Specie:
CINGHIALE
Specie:
CAPRIOLO
CERVO
DAINO
Specie:
CAMOSCIO
MUFLONE
STAMBECCO
CAMOSCIO D’ABRUZZO
UNGULATI - DISTRIBUZIONE
Gli UNGULATI sono presenti oggi in
tutti i biomi terrestri.
Le varie specie hanno colonizzato
ambienti e habitat molto differenti,
dalla tundra ai deserti, dalle Alpi alle
foreste tropicali.
CARATTERISTICHE GENERALI UNGULATI
• Gli arti terminano con un numero di zoccolo pari = ARTIODATTILI
• Alimentazione prevalentemente vegetale, alcune specie onnivore
• Apparato digerente complesso adatto alla digestione della
cellulosa
• Dentatura di tipo eterodonte (più tipi di denti)
• Possono essere presenti canini sporgenti o corna frontali (solo nei
maschi o in ambedue i sessi)
• Ghiandole mammarie poste in zona inguinale
• Presenza di ghiandole tegumentali che producono segnali
olfattivi
• I sensi maggiormente sviluppati sono l’olfatto e l’udito
• Utero bicorne, testicoli extraddominali racchiusi nello scroto
DIMENSIONI
Nella “grande famiglia” degli ungulati possiamo trovare
una estrema variabilità di pesi e misure … dai 70 cm
per pochi kg del Dik Dik ai quasi 3,5 m per 3
tonnellate dell’ippopotamo….
STRUTTURA degli ARTI
In tutte le specie, ad eccezione dei Suidi, è presente la fusione delle ossa
metapodiali in un unico osso = OSSO CANNONE che aumenta la resistenza dell’arto
alle sollecitazioni della corsa.
STRUTTURA degli ARTI
LO ZOCCOLO
II° Falange
III° Falange
NOMENCLATURA ZOCCOLO
CARATTERISTICHE PRINCIPALI DEGLI
ZOCCOLI DEGLI UNGULATI ITALIANI
Anche se le diverse specie di ungulati hanno
zoccoli simili tra loro, l’evoluzione ha portato a
particolari adattamenti nelle singole specie in
funzione dell’habitat di vita.
SPECIE
CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELLO ZOCCOLO
CAMOSCIO
Zoccoli a forma di cuneo, dritti con bordi duri ed affilati adatti a far presa su
terreni duri o ghiacciati. Solea e fettone particolarmente morbidi per una
maggiore aderenza su roccia . Le pinzette sono unite da una membrana
interdigitale, in modo da aumentare la superficie portante del piede in caso
di progressione su terreni coperti da neve.
CAPRIOLO
Gli speroni sono in posizione più bassa rispetto alle altre specie e ruotate di
180° rispetto alle dita principali.
Le impronte degli arti posteriori sono più strette rispetto agli arti anteriori.
CERVO
Zoccoli larghi con curvatura regolare verso la punta (caratteristica forma a
cuore dell’impronta). Nei maschi adulta vi è una notevole differenza di
dimensione tra gli z. posteriori e quelli anteriori.
MUFLONE
Gli z. hanno fettoni ben sviluppati che si estendono fino al centro dello z.
Solee allungate con bordi taglienti.
STAMBECCO
Solea e fettone particolarmente morbidi in modo da garantire un’aderenza
eccezionale sulla roccia; pinzette estremamente divaricabili ed indipendenti
per sfruttare appoggi differenti. Bordi esterni molto rigidi.
APPARATO DIGERENTE
Gli ungulati italiani, ad eccezione del cinghiale, sono
RUMINANTI.
Gli ungulati ruminanti hanno lo “stomaco” diviso in
4 cavità:
-
RUMINE
RETICOLO
OMASO
ABOMASO
APPARATO DIGERENTE
Il RUMINE, IL RETICOLO
e l’OMASO sono
detti PRESTOMACI e sono utilizzati come
“camere di fermentazione” per il foraggio
grossolano.
Qui i foraggi subiscono una prima degradazione
da parte di una ricchissima flora microbica
presente e da microrganismi presenti nelle
cavità di questi organi.
LA RUMINAZIONE
• E’ una forma di adattamento fisiologico che consente ai ruminanti
di ottimizzare la digestione della cellulosa.
• All’interno dei pre-stomaci è presente una ricca flora batterica e
protozoaria che produce enzimi in grado di intaccare le pareti della
cellulosa permettendo l’assimilazione degli elementi nutritivi.
• Dai processi fermentativi dei pre-stomaci i microrganismi ricavano
l’energia necessaria alla loro vita, e allo stesso tempo permettono la
trasformazione della cellulosa in acidi grassi volatili facilmente
assimilabili dall’animale = SIMBIOSI
• La
ruminazione
rappresenta
inoltre
un
adattamento evolutivo antipredatorio proprio dei mammiferi
erbivori soggetti a forte pressione predatoria, in quanto consente i
all’animale di accumulare in modo rapido grandi quantità
di cibo nel rumine in aree di pascolo potenzialmente pericolose, ed
una successiva masticazione in un luogo più sicuro.
CICLO DELLA RUMINAZIONE
TIPI di RUMINANTI
• Le dimensioni del rumine ed i cicli temporali
della digestione non sono uguali negli ungulati
• Ogni specie ha evoluto caratteristiche proprie
di alimentazione e quindi di anatomia del
proprio apparato digerente
• Tra gli ungulati selvatici presenti in Italia si
possono trovare queste tre tipologie di
alimentazione:
TIPI di RUMINANTI
• selezionatori di cibo concentrato (BRUCATORI)
= consumano ++ alimenti ricchi di nutrienti
facilmente digeribili come fiori, gemme, foglie,
frutti
CAPRIOLO
TIPI di RUMINANTI
• mangiatori di erba e foraggi grezzi (PASCOLATORI)
= si possono nutrire senza problemi di alimenti
altamente fibrosi, con la possibilità di
immagazzinare grandi quantità di cibo nel
rumine
MUFLONE
TIPI di RUMINANTI
• tipi intermedi
= specie che si riescono ad adattare, in base alle
risorse alimentari ambientali e/o stagionali, le
proprie abitudini alimentari, comportandosi
alternativamente da brucatori o pascolatori.
CAMOSCIO – CERVO - STAMBECCO
TIPI di RUMINANTI
STRATEGIE
ALIMENTARI
DIMENSIONI
RELATIVE DEL
RUMINE
RITMI ALIMENTARI
CAMOSCIO
Pascolatore/brucatore
a seconda delle
disponibilità alimentari
Medie
medi
CAPRIOLO
Brucatore fortemente
selettivo
Piccole
alti
CERVO
Pascolatore selettivo di
tipo intermedio
Medie
medi
Pascolatore
Grosse
medio bassi
Pascolatore selettivo
Medio alte
medi
SPECIE
MUFLONE
STAMBECCO
Selezionatori di cibo
concentrato
BRUCATORI
Tipi intermedi
Mangiatori di erba e
foraggi grezzi
PASCOLATORI
APPARATO MASTICATORE e DENTI
• Negli ungulati la forma dei singoli denti e la loro
disposizione è in funzione di una dieta
vegetariana.
• È presente una forbice dentale anteriore, formata
da denti taglienti per recidere i foraggi e da una
parte posteriore triturante di denti massicci per
sminuzzare il cibo.
• tra la porzione di denti anteriori e quelli
posteriori è presente uno spazio privo di denti
chiamato diastema.
Porzione triturante
diastema
Forbice dentale
DENTI
CALLO OSSEO
INCISIVI
FORMULA DENTIARIA
• La formula dentiaria definitiva negli ungulati è
composta da 32 denti così denominati:
PREMOLARI
INCISIVI
MOLARI
INCISIVI
• Gli INCISIVI hanno la funzione di tagliare il
foraggio. Hanno una forma semplice a
“scalpello”, con un bordo tagliente.
Sono così denominati:
- Incisivo 1 (I1)
I1
I2
- Incisivo 2 (I2)
- Incisivo 3 (I3)
- Canino o incisivo 4 (C o I4)
I3
C
CANINI
• I canini negli ungulati ruminanti sono
“modificati” e vengono normalmente contati
come incisivi (I4).
• Sono presenti nella mandibola superiore solo
nel cervo.
PREMOLARI e MOLARI
• I PREMOLARI ed i MOLARI sono destinati alla
triturazione e alla masticazione
• Sono così denominati:
- PREMOLARI
= P1 - P2 - P3
- MOLARI
= M1 – M2- M3
P1
P2
P3
STRUTTURA DEI DENTI
Molari e premolari hanno una struttura più complessa
degli incisivi = struttura SELENODONTE
Sono caratterizzati da una serie di fessure
e
affioramenti di DENTINA
intercalate da bordi
taglienti di smalto dette CUSPIDI.
DENTINA
FESSURA TRA LE CUSPIDI
CUSPIDI LINGUALI
CUSPIDI LINGUALI
STRUTTURA dei DENTI
• I molari mandibolari dell’arcata inferiore
hanno cuspidi più alte sul lato interno
(linguale) della cavità boccale, mentre quelli
mascellari dell’arcata superiore hanno cuspidi
prominenti sul lato esterno (guanciale).
• Questo permette una triturazione ottimale dei
vegetali grazie ad un movimento quasi
orizzontale della masticazione.
FORMULA DENTALE
• la formula dentale comune a tutti gli Ungulati alpini è la seguente:
ALLA NASCITA
IN ETA’ ADULTA
“BOCCA FATTA”
i1 i2 i3 c(i4)
p1 p2
p1 p2 p3
I1 I2 I3 C(I4)
P1 P2 P3
P1 P2 P3
TUTTI I DENTI DA LATTE
M1 M2 M3
M1 M2 M3
• In ciascuna metà della cavità boccale sono presenti: 3 incisivi (I), 1
canino (C), 6 premolari (P) e 6 molari (M), per un totale complessivo
nella bocca completa di 32 denti.
• L’unica eccezione è rappresentata dal cervo, che presenta 2 canini
vestigiali sull’arcata superiore = 34 denti
CAMBIO dei DENTI
• Il cambio dei denti da latte ha tempistiche
diverse a seconda delle specie ed ha un ruolo
fondamentale per la determinazione dell’età
negli ungulati.
• Il capriolo ad esempio effettua il cambio
completo della dentizione in 1 anno, mentre il
camoscio impiega circa 4 anni.
USURA dei DENTI
• I denti degli ungulati, in particolare premolari
e molari, sono soggetti ad un consumo a causa
dei continui movimenti masticatori.
• L’analisi del grado di consumo dei denti è il
metodo standard utilizzato per determinare
l’età dei capi abbattuti nei cervidi.
• Ogni specie ha dei tempi di consumo diversi
che verranno poi illustrati nel dettaglio nelle
lezioni dedicate.
PALCHI e CORNA
• Caratteristica comune a tutti gli ungulati alpini è
quella di avere appendici cefaliche (trofei).
• I trofei, in base al diverso materiale di cui sono
costituite e all’origine embrionale, prendono il
nome di CORNA o PALCHI.
• Le corna sono presenti nei BOVIDI (camoscio,
stambecco e muflone), mentre i palchi li troviamo
nei CERVIDI (cervo, capriolo e daino).
CORNA
• Le corna sono astucci di materiale cheratinoso inseriti
su un osso frontale, chiamato os cornu, il quale si
sviluppa come un prolungamento della calotta cranica.
• L’osso del corno è un tessuto vivo, che permette negli
anni l’accrescimento degli astucci cornei.
• Nei bovidi le corna sono presenti in entrambi i sessi.
L’unica eccezione è rappresentata dal muflone, nel
quale i palchi sono normalmente assenti nelle
femmine.
CORNA
• La conformazione cava del corno ha fatto si che i Bovidi
siano denominati CAVICORNI.
• le corna sono strutture a crescita continua e non vengono
mai perse durante la vita.
• Il ciclo di crescita subisce un intervallo annuale nei mesi
invernali: alla ripresa dello sviluppo si sarà formato sul
corno un anello chiamato anello di accrescimento annuo.
• Il conteggio di questi anelli viene utilizzato per determinare
con precisione l’età dell’animale.
PALCHI
• I palchi dei cervidi hanno un’origine ossea e sono
costituiti da un tessuto di origine scheletrica.
• I palchi hanno quindi una struttura “piena”, per
cui i cervidi sono anche detti PLENICORNI.
• Queste strutture non sono a crescita continua ma
vengono perse e si riformano ex novo ogni anno.
• I palchi dei cervidi sono presenti esclusivamente
nei maschi; l’unica eccezione è la renna in cui
sono portati in entrambi i sessi.
PALCHI
• Sono formati da due stanghe ossee che si
sviluppano a partire da due strutture ossee
permanenti dette steli ossei.
Ciclo di crescita dei PALCHI
• Il ciclo di crescita, ossificazione e perdita dei palchi è legata a due
ormoni il testosterone e la somatotropina.
• La somatotropina (ormone della crescita) è la responsabile della
crescita dei palchi, mentre il testosterone determina l’ossificazione
degli steli.
• Nella fase di crescita le stanghe sono ricoperte da un tessuto
chiamato VELLUTO.
• Il velluto ha uno strato interno riccamente vascolarizzato e da uno
strato esterno ricoperto da una fitta peluria e ricco di ghiandole.
• Lo sviluppo delle stanghe parte dalla moltiplicazione di cellule sul
loro apice; aumentando lo sviluppo la struttura si arricchisce di
osseina fino alla completa ossificazione dello stelo.
Ciclo di crescita dei palchi
• Una volta completata la formazione dello stelo osseo
del palco, l’aumento della quantità di testosterone in
circolo causa una chiusura delle vene del velluto, il
quale secca.
• L’animale in questo periodo si libera del velluto, ormai
tessuto morto, strofinando i palchi contro arbusti o
piccoli alberi.
• I palchi appena puliti hanno un aspetto biancastro e si
presentano spesso sporchi di sangue.
• Successivamente si colorano grazie ai pigmenti della
corteccia delle piante che usano per liberarsi dal
velluto e dall’ossidazione del sangue residuo.
La caduta dei palchi
• La caduta dei palchi è determinata
dall’interruzione della circolazione sanguigna che
irrora gli steli ossei.
• La caduta del palco è spesso asimmetrica,
avviene in genere nell’arco di alcuni giorni.
• Dopo pochi giorni dalla perdita delle stanghe si
forma una cicatrice ricoperta da velluto.
• La tempistica della caduta del palco varia a
seconda dell’anzianità del soggetto: di norma gli
animali più anziani perdono i palchi per primi, poi
a seguire gli animali via via più giovani.
PALCHI
• Le dimensioni dei palchi aumentano ogni anno di vita
dell’animale.
• Il maggior sviluppo dei palchi si ha negli anni subito
prima dell’anzianità; dopo vi è una regressione
fisiologica delle dimensioni delle stanghe.
• I palchi possono presentare delle anomalie
morfologiche e strutturali, che possono essere
transitorie o permanenti a seconda della causa che le
provoca.
• Generalmente i palchi dei caprioli sono più soggette ad
anomalie rispetto a quelle dei cervi.
Palchi - Irregolarità
Causa della lesione
Tipo di lesione
della lesione su palco
Le
principali irregolarità
dei palchi Effetto
dei cervidi
sono le
Lesioneseguenti:
del velluto
TRANSITORIA
Disturbi della crescita e della morfologia
delle stanghe
Rottura delle stanghe in
velluto
TRANSITORIA
Formazione di stanghe in sovrannumero
Denutrizione – malattie
TRANSITORIA
Trofei scarsamente sviluppati, a “bottone”
Castrazione
DEFINITIVA
Se avviene durante la formazione del palco
= trofeo a “parrucca”; se avviene prima
della crescita il palco non si sviluppa
Lesione dell’osso frontale
o dello stelo
DEFINITIVA
Palco poco sviluppato, delocalizzato,
deforme o pendente
Scompensi ormonali
TRANSITORIA
Trofei a “cavatappo”, trofei di “gomma” o
“elastici”, trofei a “fiamma”…
Palchi - Nomenclatura
• I trofei dei cervidi sono costituiti dalle seguenti parti:
- la STANGA o ASTA: rappresenta l’elemento portante del
palco, può avere una serie di ramificazioni
- le PUNTE: ramificazioni della stanga, hanno nomi diversi
a seconda della specie e del posizionamento lungo l’asta
- la ROSA: ispessimento alla base dell’asta, punto di
raccordo con lo stelo osseo
- Le PERLE: escrescenze ossee che compaiono con l’età
lungo l’asta, specialmente nel capriolo.
• Lo sviluppo dei palchi è influenzato da
numerose variabili:
-
Disponibilità e qualità alimentare
Densità di popolazione
Età
Stato di salute dell’animale
Genetica
PALCHI ed ETA’….
• Il numero di punte presenti sulle stanghe NON
RAPPRESENTA L’ETA’ DELL’ANIMALE!!!!!!
• Lo sviluppo dei palchi nel cervo può aiutare a
stimare APPROSSIMATIVAMENTE se si tratta di
animali più o meno giovani.
• I maschi di 1 anno di età presentano
normalmente stanghe formate da una sola punta
= FUSONI.
• Nel capriolo, in popolazioni dove sono presenti
buone risorse alimentari non è raro però trovare
animali di 1 anno con stanghe a 2 o 3 punte.
Curiosità sui palchi…
• I palchi dei maschi di cervo possono arrivare a
pesare 9 kg ed essere lunghi 125 cm…
• L’investimento di un maschio adulto per la
formazione del trofeo può arrivare ad
intaccare fino al 25% del suo dispendio
energetico annuo!!
• Alcune ricerche hanno evidenziato che la
forma del trofeo sia trasmissibile di
generazione in generazione.
A cosa servono corna e palchi???
• Sulla funzione di corna e palchi esistono varie
teorie, che risolvono solo in parte i vari dubbi a
riguardo…
- La prima interpreta
corna e palchi come
strumento di difesa dai predatori. Questa teoria
però si scontra contro la forma di molti tipi di
corna: per un’efficace difesa le appendici
dovrebbero essere rivolte in avanti, mentre la
maggior parte delle appendici sono rivolte nel
senso opposto….
• Una seconda teoria ipotizza che tali appendici
servano a proteggere gli animali dai loro
conspecifici durante gli scontri nel periodo
riproduttivo.
Effettivamente le lotte a “testate” sono
frequenti tra questi animali, per cui le
appendici potrebbero offrire una certa
protezione verso traumi e ferite, trasformando
i combattimenti in prove di forza più che in
scontri cruenti.
• Una terza teoria ipotizza l’importanza di corna e
palchi nelle relazioni sociali tra individui dello
stesso branco come segnali visivi per identificare
lo status sociale dell’animale.
Questo riconoscimento a distanza del rango sociale
dei maschi servirebbe, e ci riesce, a diminuire
inutili scontri che porterebbero ad eventuali
lesioni o traumi.
Effettivamente sono molti i comportamenti rituali
dei maschi che ostentano le proprie
caratteristiche fisiche con vari rituali o posture
con lo scopo di intimorire i contendenti di rango
“inferiore”, i quali spesso si ritirano dagli scontri
prima ancora di iniziarli!
PELO, MUTE e MANTELLO
• Il mantello degli ungulati è costituito da due
tipi di peli, il pelo di giarra e quello di borra.
• Il pelo di giarra o di rivestimento è costituito
da peli lunghi e robusti;
• il pelo di borra, insieme ai sottili peli di lana,
costituisce il sottopelo che ha la funzione di
isolare termicamente l’animale dal freddo
LE MUTE
• Gli ungulati sono soggetti a mute stagionali che hanno la
funzione di adeguare la consistenza del pelo ed il colore alle
condizioni climatiche e ambientali.
• Avvengono annualmente 2 mute del pelo:
- Muta AUTUNNALE: tra fine settembre e fine novembre =
permette all’animale di aumentare lo spessore del pelo
aumentando i peli di borra e di lana. È generalmente più
lenta e graduale.
- Muta PRIMAVERILE: tra aprile e giugno = l’animale perde il
fitto pelo invernale che lascia spazio ad un pelo più leggero.
La muta primaverile è più rapida rispetto a quella
autunnale.
LA MUTA
• I tempi e la rapidità delle mute varia da specie a specie
e ogni anno in base alle condizioni climatiche.
• Il periodo e la tempistica della muta in alcune specie è
legato al sesso e all’età dell’animale
• Generalmente le femmine e gli individui giovani
tendono a mutare il pelo prima degli altri individui.
• Ritardi di muta possono essere sintomo di un cattivo
stato di salute dell’animale.
• La muta inizia normalmente dal muso e dalle estremità
degli arti, per portarsi via via verso il dorso dove si
completa.
Albinismo e melanismo
• In tutti gli ungulati sono segnalati casi si
alterazioni genetiche del colore del mantello.
L’ALBINISMO è un’alterazione genetica che
blocca la produzione di melanina, il pigmento
che rende scuro il pelo. Gli animali soggetti a
tale
mutazione
presentano
il
pelo
completamente bianco su tutto il corso (A.
totale) o solo su alcune parti (A. parziale). È
più frequente nei cervidi rispetto ai bovidi.
Albinismo e melanismo
• Il MELANISMO al contrario è un’alterazione che
determina una sovrapproduzione di melanina,
rendendo gli individui notevolmente più scuri
degli altri, fino ad apparire quasi neri. Anche tale
fenomeno è più frequente nei cervidi (daino++)
rispetto ai bovidi (++ camoscio).
• Entrambe le mutazioni sono recessive, per cui
compaiono nelle popolazioni con una casistica
bassissima.
GHIANDOLE
• L’epidermide degli ungulati è ricca di
ghiandole, le quali possono essere:
- g. sebacee: associate al pelo, secernono sebo
che ha la funzione di lubrificare il pelo
- g. sudoripare: possono essere associate o
meno ai peli, assenti nello stambecco.
- g. mammarie: secernono latte
- camoscio, capriolo, cervo = 4 mammelle
- Stambecco, muflone = 2 mammelle
G. ODORIPARE
• Gli ungulati presentano in zone cutanee localizzate
ghiandole odoripare che secernono sostanze
ceruminose dall’odore penetrante.
• Il prodotto di queste ghiandole ha un ruolo molto
importante nelle interazione comportamentali con i
conspecifici, fungendo da messaggeri odoriferi.
• Questi “odori” sono utilizzati dai selvatici per
delimitare il territorio, per l’attrazione sessuale e per i
rapporti sociali in genere (rango sociale, etc…)
• Normalmente sono localizzate sul muso, lungo gli arti,
nella regione inguinale o nella parte posteriore del
corpo.
RETROCORNALI
FRONTALI
CAUDALI
VULVARI
ANALI
FACCIALI
INGUINALI
METATARSALI
INTERDIGITALI
ECO-ETOLOGIA degli UNGULATI
• Il comportamento sociale degli ungulati è
quello tipico dei grandi mammiferi erbivori
sottoposti a predazione.
• In quasi tutte le specie (ad eccezione del
capriolo) l’elemento base della popolazione è
il branco.
Il branco
• Il branco ha la funzione di PROTEZIONE dei singoli individui =
tanti occhi, tante orecchie…
• Negli ungulati italiani i branchi sono di tipo martiarcale ,
ovvero branchi composti da femmine adulte, giovani dell’anno
e femmine sub-adulte guidate solitamente da una femmina
anziana.
• Per la maggior parte dell’anno vi è una segregazione sessuale
dei branchi, ovvero maschi e femmine formano branchi che
occupano territori diversi. (ad eccezione dei maschi adulti di
camoscio)
• I branchi di femmine/piccoli e maschi tendono a riunirsi nella
stagione degli amori.
• Nel capriolo si formano invece branchi “stagionali” nel
periodo invernale, dove si possono unire più gruppi famigliari
(femmina+piccoli) e maschi. In questa specie il maschio ha
abitudini territoriali.
RIPRODUZIONE
• Gli ungulati sono animali a strategie riproduttiva POLIGINICA = un
maschio può fecondare più femmine.
• Tra i maschi durante il periodo riproduttivo sono comuni rituali e
comportamenti variabili da specie a specie che hanno lo scopo di
definire una “gerarchia” tra gli animali sessualmente maturi.
• Il periodo riproduttivo negli ungulati italiani è localizzato nei mesi
autunnali (ad eccezione del capriolo), con periodi variabili tra le
specie.
• I parti avvengono, con variazioni legate alla specie, nel periodo
tardo-primaverile.
• La prole nasce completamente formata ed in grado di seguire la
madre già dopo pochi giorni dal parto.
• Nella maggior parte delle specie viene partorito un solo piccolo, ad
eccezione del capriolo dove solitamente il parto è gemellare.
RIPRODUZIONE
CURIOSITA’:
In tutti gli ungulati le femmine per poter essere in grado di
riprodursi devono raggiungere un peso soglia.
Il raggiungimento di tale peso è influenzato da vari fattori, tra
cui la disponibilità e qualità alimentare, la densità di
popolazione e le condizioni sanitarie dell’animale.
Questo “sistema di controllo” fa si che l’età del primo parto
varia a seconda di molti fattori, primo fra tutti la densità di
popolazione
Normalmente in popolazioni con basse densità (es:
popolazioni appena reintrodotte o in espansione su nuovi
territori) l’età del primo parto sia più bassa rispetto a
popolazioni assestate o a densità elevata.
MORTALITA’
• Le principale cause di mortalità naturale degli
ungulati sono:
-
PREDAZIONE
MALATTIE
INCIDENTI (es. valanghe, cadute)
MORTE PER CAUSE NATURALI (es. vecchiaia)
PREDAZIONE
• In un ambiente completamente naturale la predazione
dei carnivori su una popolazione di ungulati dovrebbe
provvedere a mantenere una pressione selettiva tale
da garantire un equilibrio naturale.
• La persecuzione diretta sui grandi carnivori ed i
cambiamenti ambientali nei secoli passati ha però
portato ad una diminuzione di tali specie (fino a locali
estinzioni).
• Il progressivo aumento delle popolazioni di ungulati a
partire dal dopoguerra ha però permesso un lento
ritorno dei grandi predatori, che trovano oggi una
abbondante disponibilità di prede.
PREDAZIONE
• Sulle Alpi piemontesi i principali predatori a
carico degli ungulati sono:
- LUPO (animali adulti, debilitati, giovani)
- AQUILA REALE (animali giovani, raramente
adulti)
- VOLPE (animali giovani, soggetti fortemente
debilitati)
- LINCE ?????
Generalità sugli Ungulati
•Distribuzione e status delle
specie italiane
Capriolo
Distribuzione
Presente in 67 province su 103
Consistenza stimata: 340.000 capi
51,2%
0,2%
33,7%
14,9%
Alpi centro-occidentali
Alpi centro-orientali
Appennino centro-settentrionale
Appennino centro-meridionale
*
Dati aggiornati all’anno 2000
Fonte
Pedrotti L., Dupré E., Preatoni D. & Toso S., 2001
Banca Dati Ungulati. Biol. Cons. Fauna 109
Ciclo dei palchi
Ciclo dei palchi
Consistenza 2005: 425.874
Dati aggiornati 2006
Ciclo dei palchi
Dati aggiornati 2005
Ciclo dei palchi
Capriolo
Evoluzione della popolazione
•Anticamente presente su tutto il territorio
italiano
•Declino a partire dal XVI° secolo a causa di:
- disboscamenti
- persecuzione diretta
•Picco negativo nel secondo dopoguerra (ca.
10.000 capi)
•Trend demografico positivo a partire dagli anni
‘60 favorito da:
- abbandono della montagna
- regolamentazione della caccia
- reintroduzioni
Origine delle popolazioni attuali
•Alpi e Appennino settentrionale:
popolazioni di origine centro-europea per
espansione naturale o immissioni (C. c.
capreolus)
•Appennino centro-meridionale:
popolazioni in parte reintrodotte, in parte
relitte (C. c. italicus)
Fenomeni in corso
•Espansione con incremento annuo medio del 5 10%
•Colonizzazione di aree agricole con minime
superfici boscate (es. pianura emilianoromagnola)
Capriolo
Piani di prelievo
•Prelievo in 45 province delle 67 in cui è
presente
•Abbattimenti 1999/00: 34.850
•Abbattimenti 2004/05: 46.507
Ciclo dei palchi
2004/05
Cervo
Distribuzione
Presente in 47 province su 103
Consistenza stimata: 44.000 capi
51,3%
12,4%
9,6%
26,6%
Alpi centro-occidentali
Alpi centro-orientali
Appennino centro-settentrionale
Appennino centro-meridionale
*
Dati aggiornati all’anno 2000
Fonte
Pedrotti L., Dupré E., Preatoni D. & Toso S., 2001
Banca Dati Ungulati. Biol. Cons. Fauna 109
Ciclo dei palchi
Ciclo dei palchi
Ciclo dei palchi
Consistenza 2000: 43.695
Consistenza 2006: 62.913
Dati aggiornati all’anno 2006
Ciclo dei palchi
Dati aggiornati 2005
Ciclo dei palchi
Ciclo dei palchi
Cervo
Evoluzione della popolazione
Origine delle popolazioni attuali
•Anticamente presente su tutto il territorio
italiano
•Alpi centro-orientali:
colonizzazione spontanea
•Declino a partire dal medioevo a causa di:
- disboscamenti
- persecuzione diretta
•Alpi centro-occidentali e Appennino:
reintroduzioni
•All’inizio del novecento estinto da tutta la
penisola ad eccezione della popolazione del
Bosco della Mesola e di alcuni nuclei in Alto
Adige
•Cervo sardo: ridotto sull’orlo dell’estinzione
all’inzio degli anni ‘70 (ca. 100 esemplari)
•Trend demografico positivo a partire dagli anni
‘60-’70 favorito da:
- abbandono della montagna
- regolamentazione della caccia
- reintroduzioni
- per il cervo sardo: gestione e protezione
•La popolazione sarda, ascritta alla sottospecie C.
e. corsicanus, ha avuto forse origine da
introduzioni effettuate nel tardo Neolitico con
soggetti di provenienza medio-orientale
Fenomeni in corso
•Espansione con incremento annuo medio
dell’8%, ostacolato dalla frammentazione del
territorio. Graduale recupero del cervo sardo
(2700 capi nel 1990)
•L’impatto della specie sulle coltivazioni crea
localmente problemi gestionali
Cervo
Piani di prelievo
•Prelievo in 22 province delle 57 in cui è
presente
•Abbattimenti 1999/00: 5.048
•Abbattimenti 2004/05: 7.978
Ciclo dei palchi
2004/05
Muflone
Distribuzione
Presente in 33 province su 103
Consistenza stimata: 10.300 capi
32,4%
22,2%
23,6%
21,8%
Alpi centro-occidentali
Alpi centro-orientali
Appennino centro-settentrionale
Appennino centro-meridionale
*
Dati aggiornati all’anno 2000
Fonte
Pedrotti L., Dupré E., Preatoni D. & Toso S., 2001
Banca Dati Ungulati. Biol. Cons. Fauna 109
Ciclo dei palchi
Consistenza 2000: 10.693
Consistenza 2005: 15.007
Dati aggiornati 2006
Muflone
Evoluzione della popolazione
Origine delle popolazioni attuali
•L’areale d’origine della specie è limitato a
Corsica e Sardegna. La prima introduzione sul
territorio peninsulare, effettuata per finalità
venatorie, risale al 1870
•Le popolazioni autoctone di Corsica e Sardegna
derivano probabilmente da nuclei di pecore
domestiche anticamente introdotte ed in
seguito riselvatichite
•La specie è stata a più riprese introdotta in
numerose zone del continente europeo
•Tutte le popolazioni continentali si devono ad
introduzioni
•Dopo secoli di persecuzione diretta e impatto
della pastorizia, in tempi recenti la popolazione
sarda di muflone è giunta sull’orlo
dell’estinzione (meno di 300 esemplari censiti
nel 1978)
Fenomeni in corso
•La popolazione sarda è in deciso recupero, con
un incremento medio annuo del 10% negli
ultimi venti anni
•I nuclei introdotti sull’arco alpino danno luogo a
problemi di competizione con il camoscio alpino
Ciclo dei palchi
Muflone
Piani di prelievo
•Prelievo in 23 province delle 42 in cui è
presente
•Abbattimenti 1999/00: 842
•Abbattimenti 2004/05: 871
2004/05
Ciclo dei palchi
Camoscio alpino
Distribuzione
Presente in 24 province su 103
Consistenza stimata: 123.000 capi
51,2%
48,8%
Alpi centro-occidentali
*
Dati aggiornati all’anno 2000
Alpi centro-orientali
Fonte
Pedrotti L., Dupré E., Preatoni D. & Toso S., 2001
Banca Dati Ungulati. Biol. Cons. Fauna 109
Ciclo dei palchi
Ciclo dei palchi
Consistenza 2000: 123.410
Consistenza 2005: 136.769
Ciclo dei palchi
Camoscio alpino
Evoluzione della popolazione
Origine delle popolazioni attuali
• Anticamente presente su tutto l‟arco alpino
• Origine naturale
• Declino a partire dal settecento a causa di:
- disturbo antropico
- persecuzione diretta
• Ricolonizzazione spontanea
• Trend demografico positivo a partire dagli
anni „60-‟70 favorito da:
- abbandono della montagna
- regolamentazione della caccia
- istituzione di aree protette
- reintroduzioni
• L‟areale attuale è ormai coincidente con
quello potenziale, ma solo in alcune aree la
specie ha raggiunto la propria densità
biologica
• Reintroduzioni
Fenomeni in corso
• Status in progressivo e continuo
miglioramento
• Crescita con un tasso medio annuale del
3,7%
• In alcune aree: popolazioni destrutturate
in seguito a scorretto prelievo venatorio
• La specie può risentire negativamente della
competizione con il muflone
Ciclo dei palchi
Camoscio
Piani di prelievo
• Prelievo in 19 province delle 23 in cui è
presente
• Abbattimenti 1999/00: 11.663
• Abbattimenti 2004/05: 12.373
2004/05
Ciclo dei palchi
2004/05
Camoscio appenninico
Distribuzione
Presente in 3 province su 103
N.B.
Consistenza stimata 2000: 650 capi
10,0%
11,5%
Il camoscio appenninico è presente con 3 sole
popolazioni, tra loro disgiunte
78,5%
Abruzzo
•
nel Parco Nazionale d‟Abruzzo
•
nel Parco Nazionale Gran Sasso-Monti della
Laga
•
nel Parco Nazionale della Majella
Molise
Lazio
Consistenza stimata 2005: 1.120
*
Dati aggiornati all’anno 2000
Fonte
Pedrotti L., Dupré E., Preatoni D. & Toso S., 2001
Banca Dati Ungulati. Biol. Cons. Fauna 109
Ciclo dei palchi
Camoscio appenninico
Evoluzione della popolazione
Origine delle popolazioni attuali
• Anticamente presente nell‟Appennino
centro-meridionale
• Parco Nazionale d’Abruzzo:
origine naturale
• Declino in tempi storici in seguito a
persecuzione diretta
• Parchi Nazionali della Majella e del Gran
Sasso:
reintroduzione
• Picco negativo (meno di 50 individui) dopo
la Seconda Guerra Mondiale, con un unico
nucleo residuo, nel Parco Nazionale
d‟Abruzzo
• Lenta ripresa a partire dagli anni 50,
seguita da una fase di stasi
• Ripresa della crescita negli anni 90
favorita da:
- istituzione di Parchi Nazionali
- progetti di reintroduzione
Fenomeni in corso
• Specie a rischio, di elevato valore
conservazionistico, considerata
“particolarmente protetta” ai sensi della
Legge 157/92 e contemplata nelle principali
convenzioni internazionali per la
conservazione della natura
Ciclo dei palchi
Stambecco
Distribuzione
Presente in 33 province su 103
Consistenza stimata: 13.000 capi
86,8%
13,2%
Alpi centro-occidentali
*
Dati aggiornati all’anno 2000
Alpi centro-orientali
Fonte
Pedrotti L., Dupré E., Preatoni D. & Toso S., 2001
Banca Dati Ungulati. Biol. Cons. Fauna 109
Ciclo dei palchi
Consistenza 1999/00: 13.230
Consistenza 2004/05: 14.892
Ciclo dei palchi
Ciclo dei palchi
Stambecco
Evoluzione della popolazione
• Anticamente presente su tutto l‟arco alpino
• Declino in tempi storici in seguito a
persecuzione diretta
• Picco negativo nella prima metà dell‟800:
meno di 100 individui in un solo nucleo, nel
Gran Paradiso
• Progressiva ripresa a partire dal 1821 con
l‟istituzione della Riserva Reale di Caccia
del Gran Paradiso (dal 1922 Parco
Nazionale)
• Espansione di areale ed incremento
numerico delle popolazioni favoriti da:
- regime di protezione
- reintroduzioni effettuate a partire dal
nucleo residuo del Gran Paradiso
Origine delle popolazioni attuali
• Parco Nazionale del Gran Paradiso:
origine naturale
• Altrove: reintroduzioni e ricolonizzazione
spontanea
Fenomeni in corso
• Specie considerata “particolarmente
protetta” ai sensi della L. 157/92
• Lo stambecco può essere considerato fuori
pericolo di estinzione ancorché tuttora
assente da molte porzioni del proprio areale
potenziale

Documenti analoghi

UNGULATI: biologia e gestione

UNGULATI: biologia e gestione la sottostante parte ossea (os cornu). Si tratta pertanto di astucci cornei che vengono ad apporsi sopra l'os cornu: la parte ossea si diparte dall'osso frontale ma presenta una densità inferiore ...

Dettagli

il cervo - COMPRENSORIO ALPINO CN2 "Valle Varaita"

il cervo - COMPRENSORIO ALPINO CN2 "Valle Varaita" Età Genetica Disponibilità alimentare Clima Densità di popolazione

Dettagli