Universitatis Ottobre 2011

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Universitatis Ottobre 2011
Numero IV Anno II 1°Ottobre 2011
Erasmus…come…dove…quando!
Ne abbiamo parlato nei primi numeri del
nostro bimestrale, spiegando di cosa si tratta.
In questo numero vogliamo approfondire il
tema che riteniamo molto interessante. Sono
circa 215 mila gli studenti che ogni anno si
spostano da un paese all’altro in Europa per
vivere nel modo meno costoso l’esperienza di
studio all’estero. In Italia lo scorso anno
secondo i dati dell’agenzia Llp sono stati circa
21 mila i ragazzi che hanno scelto un ateneo
straniero privilegiando in particolare la
Spagna, la Francia, la Germania e il Regno
Unito. Permanere per tanti mesi all’estero (
mediamente 7 mesi ) comporta però delle
spese che in parte vengono coperte dalle borse
di studio messe a disposizione dalla Comunità
europea con integrazioni delle stesse
Università. Così se il contributo comunitario
si aggira intorno ai 200/250 euro al mese ci
sono università come ad esempio quella di
Urbino che lo integrano fino a 500 euro. Le
domande vanno presentate un anno prima
rispetto all’anno accademico in cui si vuole
partire, presso gli appositi uffici predisposti in
ateneo e sempre che l’università abbia siglato
una accordo bilaterale con il proprio ateneo.
Se si viene ammessi è necessario presentare
un piano di studi che deve essere approvato
dall’ateneo di partenza e da quello di
destinazione. Tra Ottobre e Febbraio le
università pubblicano anche i bandi Erasmus
placement, che offrono la possibilità di svolger
uno stage all’estero per un periodo che varia
dai tre mesi fino al massimo di un anno.
Erasmus placement permette di svolgere
tirocini presso laboratori o aziende ed hanno
a disposizione una borsa di studi di 600 euro
che può raddoppiare grazie alle integrazioni
degli atenei.
Un master in Musica
Quando si parla di musica si pensa quasi
esclusivamente ai conservatori e alle scuole civiche
sparse qua e la lungo tutto lo stivale. Diventare
musicisti è per molti l’unica opportunità legata
alla possibile carriera concertistica ( per pochi ) o
alla possibilità di insegnamento. In realtà le
opportunità in questo campo sono molto più
ampie. Intorno al mondo della musica colta e
meno colta, ruotano addetti stampa, discografici,
promoter di musica dal vivo e operatori dei media.
Ecco le figure professionali che si occupa di
formare il master in comunicazione musicale
organizzato dall’Università Cattolica di Milano. Il
corso universitario è il primo in Italia a rivolgersi
specificatamente all’industria della musica pop e
al suo rapporto con il mondo della comunicazione.
Per chi fosse interessato è disponibile una
presentazione del master, accompagnata da
testimonianze di ex-studenti, anche su youtube
(www.youtube.com/mastermusica
),
tramite
l’apposito canale che ha già registrato in soli 2
anni quasi 9000 visite per un totale di 60.000 video
visti. Le iscrizioni all’undicesima edizione sono già
aperte e anche quest’anno si riconferma la
formula integrativa di artisti, operatori del settore
e docenti universitari. Il termine per le iscrizioni è
il 14 ottobre, le selezioni si svolgeranno il 20 e il 21
dello stesso mese, mentre le lezioni avranno inizio
il 7 novembre in orario pomeridiano.Molto buone
anche le percentuali di placement a termine del
corso: a soli 6 mesi dal termine delle lezioni tra il
66% e il 90% dei partecipanti trova impiego,
grazie all’organizzazione di 200 stage con etichette
discografiche, media musicali, uffici stampa e
promoter. Un’occasione formativa da non
perdere, quindi, per chi vuole diventare a 360°un
professionista della musica di domani.
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Economia ed Ingegneria ancora al top!
Anche nel 2011, nell’anno in cui il lavoro continua a mancare e le opportunità si
riducono all’osso le uniche facoltà che continuano ad essere meglio spendibili e che
vedono la propria leadership ancora più consolidata sono Economia ed Ingegneria. E'
proprio a queste due facoltà, infatti, che guardano con maggiore attenzione i datori di
lavoro. Tanto che quando devono assumere un laureato per il proprio organico, sei volte
su dieci puntano il dito su chi è uscito da queste due facoltà. Quest’anno, dicono le
ultime stime aggiornate di Unioncamere, il 58 per cento delle assunzioni per laureati
andranno a chi ha studiato in uno dei corsi di studio di economia o ingegneria. Per tutti
gli altri, quest'anno, ci sarà ancor meno spazio. Per questi ultimi in effetti resta un
segmento ristretto di un mercato a cui sembra sempre più complesso avere accesso. Poco
meno di settemila nuovi posti andranno a quelle figure con un titolo di laurea
nell'indirizzo sanitario e paramedico. Nel loro caso, l'età sembra pesare molto meno e
nel 48,3 per cento dei casi non viene considerato un fattore rilevante e solo un terzo dei
nuovi posti andrà a coloro che non hanno ancora superato la soglia dei 30 anni. Rimane
l’amara considerazione di ricerche che mutano ciclicamente e non danno nessuna
certezza sulle concrete opportunità di sbocco da qui a 5 anni.
Le classifiche delle università: sono affidabili?
Vorremmo esprimere alcune considerazioni che nascono da un interessante articolo pubblicato da Il
sole 24 ore in merito alle valutazioni che le agenzie specializzate periodicamente pubblicano. Ci si
chiede se è mai possibile che i nostri atenei siano praticamente assenti da queste classifiche e che per
trovare un’università italiana si debba scorrere la lista fino al 183° posto per trovare Bologna.
L’ultima classifica in tal senso è quella pubblicata dalla QS. Da un’attenta analisi sui criteri
addottati per la valutazione degli atenei c’è ad esempio il numero di studenti e docenti stranieri,
entrambi punti dolenti per l'Italia, rapporto che attribuisce il 10% del punteggio finale. È anche
vero che la cultura della valutazione della ricerca è arrivata tardi in Italia e si sta diffondendo in
modo diseguale, mentre in Paesi dove la valutazione è al centro dell'attività, da molto tempo gli
atenei ragionano più spesso in termini di competizione globale. Ben il 40% della valutazione QS è
basata sulla "reputazione accademica" di ciascuna istituzione, misurata tramite un sondaggio in cui
a studiosi prescelti tra gli abbonati a riviste scientifiche viene chiesto d'identificare le 10 università
del proprio Paese e fino a 30 atenei stranieri che spiccano per l'attività di ricerca nei campi di
specifica competenza. Il numero complessivo delle risposte, oltre 30mila, è sicuramente elevato, ma
l'affidabilità del metodo è molto dubbia, anche perché QS ammette che la mediana di risposte
ottenute in relazione a ciascun Paese è bassissima: la metà dei Paesi, 70 su 140, viene infatti valutata
sulla base di non più di 27 questionari. Il rischio principale di questo genere di classifiche
metodologicamente discutibili è soprattutto quello di minare la credibilità della valutazione, rischio
tanto più grave in un Paese come l'Italia che, si è detto, alla valutazione si affaccia in ritardo e con
notevole scetticismo. È quindi bene non confondere operazioni sostanzialmente divulgative con la
vera valutazione della ricerca, quella sì laboriosa e costosa, ma anche ben diversamente affidabile.
Solo da questo tipo di analisi si possono ricavare indicazioni tarate sul piano metodologico e quindi
davvero significative.
Contenuti e grafica a cura del servizio Marketing&Comunicazione
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