09 aprile 2016 - Dojo Zen Mokusho

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09 aprile 2016 - Dojo Zen Mokusho
Dojo Zen Mokusho – Torino
Sabato 9 Aprile 2016
Kusen del monaco Ezio Tenryū Zanin – Zazen delle ore 9
Scrivano Silvia Binello
1° Zazen
Per favore, non assopitevi. Richiamate voi stessi alla vita dentro Zazen
senza seguire le mente con i suoi pensieri, lasciatela andare. Noi siamo
completamente vivi durante Zazen e lo siamo attraverso i punti importanti
della postura.
Se la mente tende ad essere affollata di pensieri, ritornate al respiro
ininterrotto: inspirazione completa, l’espirazione che scende verso il basso
ventre ed esercita una leggera e progressiva pressione sugli intestini.
La testa è come la punta di una freccia lanciata verso il cielo; i pollici non
devono cadere all’interno dei palmi, sono orizzontali. La punta della lingua
aiuta ad allentare l’attenzione verso i pensieri quando è semplicemente
appoggiata all’altezza dei denti superiori centrali; il leggero contatto della
lingua in quel punto preciso, aiuta ad allentare la presa e a lasciare
andare tutti i fenomeni che vanno e vengono nella mente. Non hanno più
nessuna importanza.
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2° Zazen
Come sappiamo, o come sanno coloro che affiancano la pratica dello Zazen
con lo studio dei Maestri della trasmissione, una delle caratteristiche
essenziali del Maestro Dōgen è che lo studio e l’insegnamento di Dōgen
non è affatto accademico. Dōgen approfondisce ogni aspetto
dell’insegnamento del Buddha come se fosse rivolto a lui personalmente.
Ed è così che Dōgen ci invita a praticare l’insegnamento del Buddha: non
è una teoria, ma si rivolge alla realtà vivente di ogni essere umano.
Anche se il Buddismo che si basa sulle scritture affronta dei temi che sono
molto profondi, cade spesso in una forma di intellettualismo, di
elaborazione concettuale, il Buddismo di Dōgen è lo Zazen Shikantaza,
praticato con tutta la propria energia, sinceramente, e rifiuta la dualità tra
corpo e spirito.
Essere seduti con le gambe incrociate, fisicamente, è di per sé il Risveglio.
Quando si continua a discriminare e a cercare risposte attraverso
l’intelletto, sarà molto difficile trovare la vera realizzazione. Dōgen dice: “In
fin dei conti, la Via non può essere raggiunta che attraverso il proprio corpo;
la meditazione Zen non ha alcun oggetto di meditazione e significa essere,
incarnare, la buddhità grazie a questo corpo seduto immobile dove non c’è
più un – io – che fa qualcosa. La mente osserva, vede, tutto ciò che appare e
non interviene”.
La postura è la vita e l’energia stessa. Di solito si dice che il Risveglio è
l’ideale della meditazione Zen e che Zazen è il mezzo per raggiungere
questo ideale.
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Dojo Zen Mokusho – Torino
Kusen del 9.4.2016
In realtà, Zazen, non può essere considerato assolutamente come un
semplice mezzo per raggiungere uno scopo: mushin, non-mente, che
equivale a muga, non-ego. Dōgen dice, nello Shōbōgenzo Bendōwa, che:
“Alcuni pensano che Zazen e il Risveglio non siano la stessa cosa. Questa
opinione non è conforme all’insegnamento del Buddha che insegna, invece,
che sono una cosa sola”.
Zazen praticato dopo il Risveglio è la Via del novizio, o del principiante, per
trovare la legge del Buddha, ed è la piena espressione del Risveglio reale.
La meditazione Zen si basa sulla profonda fiducia, o fede, che è la forma
più completa dell’autentico Risveglio, è al di là di ogni categoria e,
soprattutto, non è un mezzo per ottenere uno scopo. Lo scopo di Zazen è
Zazen, la vita è la vita, la morte è la morte, il Risveglio è il Risveglio.
Tutti questi aspetti sono uno solo: unità dell’interdipendenza espressa
dall’unità di tutti i dettagli della postura del corpo seduto.
Oggi, non esiste in virtù di domani, ma rimane assoluto in quanto oggi: è
“qui e ora”.
Dōgen e, dopo di lui, il Maestro Keizan, dicono che lo Zazen praticato in
tutta sincerità e semplicità, non è una meditazione con la quale si aspetta
il Risveglio, ma il Risveglio è simultaneo durante la meditazione Zen sin
dall’origine. E’ ciò che si chiama lo Zen dei Buddha e dei patriarchi ed è la
pratica che libera da tutti gli ostacoli mentali, ed è sinonimo di Risveglio.
Noi pratichiamo Zazen nel Risveglio e il Risveglio in Zazen.
La postura stessa è il Samadhi, cioè il raccoglimento attraverso la
concentrazione e il respiro, praticata da tutti i Buddha successivi a
Shakyamuni, ed è così che possiamo gustare pienamente la felicità che ne
deriva perché è una felicità che non dipende dagli oggetti né dai pensieri.
Dice ancora il Maestro Dōgen nel Bendōwa: “Dovete sapere che il Buddha e
i Patriarchi insegnano sempre che non possiamo essere negligenti per
quanto concerne la pratica quotidiana, se non vogliamo oscurare il Risveglio
che è inseparabile dalla pratica stessa. Ogni istante di pratica corrisponde
al Risveglio originale e ogni pratica è senza fine”.
Ciò significa che Zazen è la completa liberazione di corpo e mente e che la
buddhità non è altro che la totalità di sé con le leggi naturali dell’Ordine
Cosmico. E’ la legge corretta e, nello stesso tempo, l’immagine viva dei
Buddha e dei Patriarchi.
Dare continuità alla pratica e allo studio di Zazen in unità di corpo e
spirito è essere tutt’uno con ciò che chiamiamo “natura di Buddha”, che è
presente in ogni cosa. Tutte le forme viventi sono esse stesse “così come
sono”, manifestazioni della natura di Buddha. Dunque, non si tratta di
qualcosa di misterioso, o di complicato. In questo senso contraddice un
famoso proverbio che dice “nessuno ha la verità in tasca”. Il Buddha ci
dice “guardate bene nelle vostre tasche, la verità è lì!”.
E questa verità, a partire da Zazen insieme, si condivide con tutti gli altri
esseri viventi attraverso il frutto naturale del Risveglio, che è Saggezza,
Prajna, e compassione, Mahakaruna, la grande compassione.
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