L`aeroporto intercontinentale non sogno ma esigenza

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L`aeroporto intercontinentale non sogno ma esigenza
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TRASPORTI
L’aeroporto intercontinentale
Non sogno, ma esigenza
Tecnici e amministratori pubblici a confronto sulla proposta sostenuta
dal presidente della Provincia Musumeci di realizzare un grande scalo
internazionale della Sicilia
atania oggi ha un aeroporto
obsoleto. Realizzato negli anni
sessanta, secondo le previsioni avrebbe dovuto contenere
non più di due milioni di passeggeri, mentre allo stato attuale ne ospita oltre
quattro milioni l’anno. E’ vero che si sta costruendo una nuova aerostazione, ma è altrettanto vero
che i problemi saranno risolti soltanto in parte.
Infatti, nel nuovo aeroscalo non è previsto né l’allungamento della pista, né la realizzazione della
seconda pista, della quale si parla da tanti anni,
ma che è rimasto soltanto un sogno nel cassetto.
Nel corso di un meeting interclub, organizzato
dal Kiwanis Club Catania Centro, dal Lions
Catania Etna e dal Rotary Club Catania Nord, con
l’organizzazione di Bruno Di Stefano, Tony
Zermo, inviato speciale del quotidiano “La
Sicilia”, ha intervistato i tre relatori sull’opportunità o meno della creazione di un nuovo aeroscalo
intercontinentale, o se invece l’aerostazione in
costruzione a Fontanarossa potrà essere sufficiente per il traffico dei passeggeri negli anni a venire.
Gli intervistati: Nello Musumeci, presidente della
Provincia di Catania, Enzo Bianco, ex sindaco di
Catania, Vito Riggio, consulente del ministero dei
Trasporti.
Musumeci ha affermato che Catania non
può avere un aeroscalo delimitato dal villaggio S.
Maria Goretti, dalla stazione ferroviaria di Bicocca,
dal litorale della Plaja e dalla statale per Siracusa.
E’ possibile ampliare l’aerostazione ma è impossibile allungare la pista, né tanto meno realizzarne
una seconda. L’unico lato positivo di Fontanarossa potrebbe essere il fatto che sorge a pochi
C
chilometri dal centro della città. Considerato,
però, che l’aeroporto che si sta costruendo potrà
andare bene per non più di otto, dieci anni, perché è destinato a “scoppiare”, per il sensibile e
continuo aumento del flusso dei transiti, come
avviene del resto oggi col vecchio aeroporto. “E’
assolutamente indispensabile pensare sin da ora a
realizzare un grande scalo intercontinentale alla
Piana di Catania – ha sottolineato Musumeci - e
lasciare l’aeroscalo di Fontanarossa per il traffico
nazionale. In pratica come avviene oggi a Milano
con Linate e Malpensa. Se continueremo ad avere
una miopia congenita ci faremo surclassare da
Malta, che ha un aeroscalo moderno e ben attrezzato. Del resto del mio stesso parere è il presidente della Regione Cuffaro, che nella Finanziaria
ha previsto una somma per la stesura di un progetto di massima per la realizzazione di un aeroscalo intercontinentale che, posto al centro della
Sicilia, possa servire da ponte tra i popoli del
Mediterraneo e l’Europa”, ha concluso Musumeci.
Per Bianco
non esiste la necessità di un nuovo
aeroporto, perché
la nuova scalo di
Fontanarossa l’aeroscalo in costruzione potrà essere
sufficiente per gli
utenti del servizio,
anche perché non
prevede che nei
prossimi anni vi
possa essere un
flusso di passeggeri
molto più sensibile
dell’attuale. Anche
il sottosegretario
Riggio non si è
detto pienamente
convinto della proposta Musumeci
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(tra l’altro molto apprezzata e applaudita dal
numeroso e qualificato uditorio in sala), perché
Catania ha un’aerostazione a due passi della città,
lo Stato sta investendo duecento miliardi di vecchie lire. Il presidente Musumeci ha ribadito che
l’aeroporto intercontinentale dovrebbe essere ultimato fra massimo dieci anni, ma se non ci si progetta subito si rischia di allungare la serie di opere
rimaste nel libro dei sogni (come il doppio binario
della Catania-Messina, l’autostrada Palermo-
Messina o il risanamento del vecchio S. Berillo,
solo per citare alcuni esempi, ndr). E’ seguito un
ampio e appassionato dibattito al quale hanno
dato il loro contributo il presidente del Kiwanis
Galatà, quello del Lions Guerrieri e del Rotary
Santoro, nonché “gli addetti ai lavori” Mario
Bevacqua, Ugo Rendo e Salvo Vitale.
Antonio Di Paola
Non solo piste
nche se la stampa locale periodicamente si
occupa dell’auspicato ampliamento di
Fontanarossa, per un motivo o per l’altro
si tende a fare coincidere l’ampliamento
dell’aeroporto con l’allungamento della
pista o con la costruzione della seconda pista o ancora con
l’ampliamento delle aeree di parcheggio per gli aerei come se soltanto questo potesse bastare a fare diventare lo scalo etneo da
terzo ( per volume di traffico) a primo (per qualità complessiva)
aeroporto d’Italia.
In questa foga di ampliamenti nessuno sembra preoccuparsi di sapere cosa vada ampliato e come. Vorremmo allora
ricordare brevemente che le dimensioni o “classe” di un aeroporto sono stabilite in virtù di precise normative dell’ICAO International Civil Aviation Organization – che stabiliscono
anche tutta una serie di standard qualitativi per i diversi servizi
aeroportuali, normative alla cui attuazione in Italia è preposto
l’ENAV. Ciò premesso dobbiamo ricordare che Fontanarossa,
progettata per accogliere 800.000 passeggeri annui, nel 2000 ha
raggiunto i 4 milioni e si prevede che nel prossimo futuro, entro
tre anni, possa addirittura raddoppiare questa
cifra. E’ facile intuire che
una simile massa di persone – una media di
oltre 10.000 al giorno
per 365 giorni l’anno –
senza contare i lavoratori dell’aeroporto stesso – circa un migliaio –
necessitino di una assistenza sanitaria continuamente presente sul
luogo stesso. Il Servizio
sanitario aeroportuale è
attualmente gestito, in
attuazione del DPR
12/02/88, in quasi tutti
gli aeroporti nazionali,
dalla Croce Rossa
Italiana. La gestione del
servizio sanitario, che
passa regolarmente in
A
sordina salvo poi ad essere subissata di critiche quando qualche
passeggero si lamenta e segnala il disservizio, è invece essenziale: basti pensare che se il medico in servizio deve, per ipotesi, accompagnare un paziente in ambulanza allontanandosi dall’aeroporto lo stesso va chiuso al traffico aereo fino a che non
ritorni il medico. Recentemente, inoltre l’ICAO ha emanato i
nuovi standard di qualità - ben più elevati dei precedenti – ai
quali ci si deve adeguare pena il declassamento. Naturalmente,
ci si consente l’ironia, vista l’importanza del servizio sanitario in
tutti i progetti di ampliamento non si parla di ampliare le superfici destinate al servizio sanitario per adeguarle agli standard
internazionali così che potrebbe succedere che l’aeroporto rinnovato ed ampliato sia poi declassato per la non conformità ai
già detti standard. Tale situazione è stata più volte rimarcata dal
Si.Me.C.A. – Sindacato Medici Civili Aeroportuali – il quale tramite il suo segretario nazionale Domenico Miceli ha più volte
stigmatizzato le carenze in materia, anche per le negative ripercussioni che hanno sul personale, costretto a svolgere il proprio
servizio in strutture assolutamente inadeguate e mortificanti per
la propria professionalità. Se si pensa al carico di responsabilità
che grava sui medici aeroportuali (basta riferirsi all’attività da
svolgere nel caso di trasferimento di un detenuto malato, di una
persona in lista d’attesa per un trapianto ed altro ancora) con un
delicato “understatement” la situazione può essere definita
“poco soddisfacente”.. Sebbene la SAC, a causa della proroga
della convenzione tra ministero dei Trasporti e Croce Rossa
Italiana non debba ancora farsi carico di tale servizio è però
deludente che nel redigere la sua “Carta dei servizi” non abbia
trattato dell’efficienza del servizio sanitario nello stilare la
“customer satisfaction” anche se nella premessa della stessa
sostiene la necessità di esaminare tutti i servizi erogati nell’ambito aeroportuale coinvolgendo tutti i soggetti che vi operano. Il
Si.Me.C.A. è pronto a fornire l’opportuna collaborazione tecnica per un miglioramento del servizio, specie in considerazione
del fatto che alla scadenza della convenzione tra ministero dei
Trasporti e Croce Rossa Italiana potrebbe toccare alla società di
gestione aeroportuali, assumere la conduzione del servizio sanitario come già successo in taluni scali. Concludiamo sperando
che taluni capiscano che un aeroporto internazionale è non solo
piste!
Concetta Liotta
Delegato regionale Si.Me.C.A., sindacato medici civili aeroportuali