Lorenzo Mari.biobliografia
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Lorenzo Mari.biobliografia
Lorenzo Mari (Mantova, 1984-) vive e studia a Bologna. Insieme a Luca Ariano e molti altri, ha fatto parte della redazione della rivista di critica militante Tabard e della rivista di poesia e altre arti Farepoesia. Vincitore del premio Biennale di Poesia di Alessandria 2004, ha pubblicato le raccolte libere sequele (Gazebo, 2004), pellegrinaggio senza Endimione (Inventario Senese, 2007) e Minuta di silenzio (L’Arcolaio, 2009). È presente nelle antologie Nella borsa del viandante (a cura di Chiara de Luca, Fara, 2009), Pro/Testo (a cura di Luca Paci e Luca Ariano, Fara, 2009) e La generazione entrante. Poeti italiani nati negli anni Ottanta (a cura di Matteo Fantuzzi, Ladolfi, 2011). Traduce dall’inglese (Bless Me Father di Mario d’Offizi, tradotto con Raphael d’Abdon, Compagnia delle Lettere, 2011) e dallo spagnolo (Canto e demolizione. 8 poeti spagnoli contemporanei, in collaborazione con Alessandro Drenaggi e Luca Salvi, Thauma, 2013). Minuta di silenzio – L’Arcolaio 2009 La raccolta propone una ricerca di nuovi elementi che soddisfano le esigenze di una generazione che fruga nel tempo presente, confidando nel significato della parola affidata ad una “minuta di silenzio”. La poesia è “ la ferita che ascolta le proprie lacrime e non si lascia sedurre dal proprio canto…” per raccogliere i lampi che consumano la società civile e quelli che illuminano gli stati d’animo di chi, insieme al poeta, cerca di decifrare la realtà che incontra, ogni istante. Il verso per lo più prosastico e poco disposto al lirismo trova ritmo armonico nel frammento; l’”arte dello scarabocchio fatto con gomma e matita” si sostituisce alla parola per “un uso non coerente del fiato” fino a diventare un sussulto, al limite del singhiozzo. Il linguaggio è ricco di parole che raccontano i gesti per non “mancare il bersaglio”. I lemmi cercano il compimento delle cose e dei sentimenti squassati di una “mezza coscienza”. Il verso descrive un paesaggio smilzo di profili naturali, in cui l’uomo si muove per arrivare ad un limite e raccogliervi i detriti di sogni neutri a cui non bisogna rinunciare ed affidarne le tracce, non sempre identificabili, al foglio, alla minuta, alle risme in cui il pensiero riflette su un presente che non dà consolazione. L’abitudine e la ripetizione quotidiana non consentono di fuggire dal dolore che “ non s’incarna e non si scarna”. Diversi elementi si mescolano in ordinato disordine, costruendo una trama, che potrebbe essere identificata nell’ultimo medicamento: il sollievo della parola. Il lessico scientifico, contamina l’abituale glossa per visualizzare un incalzante “mondo diverso”, dettato dal tempo che scorre, mentre la sensibilità poetica cerca nell’ordinato disordine “una piccola gemma rotonda” piena di luce. L’esistenza, in quest’ultimo guizzo, è un “passaggio” obbligato dove ognuno deve “trasportare la maceria fumante”, perché il canto di questa poesia colta, dal verso lungo lascia contemporaneamente sconforto e sollievo ma mai paura e povertà d’animo. Edmondo Busani