a roma nasce il consiglio regionale pan europeo (perc)

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a roma nasce il consiglio regionale pan europeo (perc)
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A ROMA NASCE IL CONSIGLIO REGIONALE PAN EUROPEO (PERC)
DA LISBONA A VLADIVOSTOK 87 SEDI IN TUTTO IL CONTINENTE EUROPEO
Centosettanta rappresentanti di 87 sindacati
nazionali (metà della affiliazione alla
Confederazione Sindacale Internazionale)
provenienti da 57 Paesi, di sono riuniti a
Roma il 19 marzo per dare vita al Perc, il
Consiglio regionale pan-europeo, la nuova
struttura sindacale che avrà il compito di
operare da un capo all’altro del continente.
“Una scelta sindacale anticipatrice” è stata
definita, in grado di cogliere opportunità e
necessità di un mondo che genera
cambiamenti esponenziali.
In coincidenza con il 50° anniversario della
firma del Trattato di Roma, i sindacati europei
(Etuc-Ces) scelgono Roma quale sede dell'assemblea fondante del nuovo Consiglio regionale pan-europeo
della Confederazione internazionale dei sindacati.
Un'evoluzione che vede entrare nell'organizzazione con sede a Bruxelles, non solo tutti inuovi Stati
membri dell'Unione europea, ma anche Russia e i Paesi dei Balcani.
In tutto sono circa 85 milioni i lavoratori iscritti al sindacato e rappresentati a livello internazionale.
John Monks, attuale segretario generale della Ces, assumerà anche la guida del Perc, mentre Mikhail
Shmakov, presidente dei sindacati russi, e' stato scelto come presidente del Consiglio.
''Un nuovo emozionante inizio -ha detto Monks- per il sindacalismo europeo: il Perc farà presto sentire
la sua voce''. ''Il Perc – è detto in una nota dei sindacati europei- funzionerà per promuovere le strategie,
le priorità e le politiche della Ces e cercherà di contribuire all'evoluzione sociale, al consolidamento della
democrazia e al rispetto dei diritti umani e dei lavoratori.
La promozione delle azioni del sindacato e la rappresentanza degli interessi dei lavoratori, con il rinforzo
del movimento e della cooperazione bilaterale e multilaterale, saranno gli obiettivi centrali del Consiglio''.
Oltre alle organizzazioni affiliate attualmente alla CES, fanno quindi parte del Perc anche organizzazioni
sindacali provenienti da un piu' vasto orizzonte geografico che va dalla Russia, alla Svizzera, dai Balcani
al Vaticano.
"Tra gli obiettivi del PERC quelli di promuovere e sostenere - ha dichiarato Guy Ryder, Segretario generale
della Confederazione internazionale dei sindacati i diritti dei lavoratori e uguali standard sociali nel
continente, in una stagione in cui la globalizzazione impone nuovi cambiamenti anche ai sindacati.
Il PERC - ha aggiunto Guy Ryder - rafforzera' la presenza delle Organizzazioni sindacali in tutti i Paesi
interessati". "Il PERC e' un nuovo e decisivo punto di partenza per tutto il sindacalismo europeo” ha
confermato John Monks.
Nel dibattito sono intervenuti: Knezevic Ana UATUC Croatia, Andrzej Adarnczyk Solidanosc Poland,
Aleksandr Yaroshuk BKDP Belairus, Goergen Viviane LCGB Luxemburg, Yves Veyrier FO France, Proenca
Joao UGT-P Portugal, Claude Rolin ACV-CSC Belgium, Zoe Lanara GSEE Greece, Haxhi Arifi BSPK UNMIK,
Oleksandr Yurkin FPU Ukraine, Zaguirre Manuel USO Spain, Sture Nordth TCO Sweden, Mario Sepi
ECOSOC Italia, Harri Taliga EAKL Estonia, Plamen Dimitrov KNSB Bulgaria, Diomides Diomidous DEOK
Cyprus, Wanja Lundby-Wedlin Lo - Sweden.
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L’elezione degli organismi dirigenti
L’assemblea ha quindi eletto i suoi organismi: nel Comitato Esecutivo sono stati eletti 10 rappresentanti
italiani (5 rappresentanti effettivi e 5 membri deputati). In rappresentanza della Cgil entrano nel Comitato
Esecutivo Guglielmo Epifani e Giacomo Barbieri, membri effettivi, Nicola Nicolosi e Antonio Morandi
membri supplenti.
John Monks, Segretario generale della Confederazione Europea dei Sindacati, è stato nominato Segretario
generale e Mikhail Shmakov, Presidente della Federazione sindacale russa è eletto Presidente del Consiglio
Regionale Pan-europeo.
Vicepresidenti sono stati eletti Andzrej Adamczyk (Polonia) Wania Ludby – Wedin (Svezia) ed Ana Knezevic
(Croazia).
(A.M.)
I Paesi membri del Perc
Il Consiglio Regionale Pan - europeo è costituito dalle organizzazioni sindacati
nazionali e confederazioni affiliate alla CSI dei seguenti Stati:
Albania; Andorra; Armenia; Austria; Azerbaijan; Bielorussia; Belgio; Bosnia
Herzegovina; Bulgaria; Croazia; Cyprus; Repubblica Ceca; Danimarca; Estonia;
Finlandia; Francia; Georgia; Germania; Grecia; Ungheria; Islanda; Irlanda; Italia;
Kazakhstan; Kyrgyzstan; Kosovo; Lettonia; Liechtenstein; Lithuania; Luxembourg;
Macedonia; Malta; Moldova; Monaco; Montenegro; Olanda; Norvegia; Polonia;
Portogallo; Romania; Russia; San Marino; Serbia; Slovakia; Slovenia; Spagna;
Svezia; Svizzera; Tajikistan; Turkia; Turkmenistan; Ukraina; Regno Unito; Uzbekistan;
Città del Vaticano.
PROGETTO EUROPEO "PORTI AEROPORTI"
Buone pratiche per la costruzione del sindacato europeo. E’ sotto questo titolo che si può ascrivere il
progetto “Dialogo sociale come strumento per migliorare le condizioni del lavoro nell’industria dei porti
e degli aeroporti”, promosso da diverse organizzazioni sindacali regionali di Italia, Germania, Francia,
Spagna, Polonia, precisamente: Cgil, Cisl, Uil Emilia Romagna, Dgb Assia, Cgt e Cfdt Aquitaine, Comisiones
Obreras del Pais Valenciano, Nszz Solidarnosc e Opzz di Wielkopolska. Il progetto europeo, cofinanziato
dalla Commissione Europea, ha prodotto una ricerca sulla trasformazione dei processi organizzativi e
lavorativi nei porti di Ravenna e Valencia e negli aeroporti di Poznan, Bordeaux, Bologna e Francoforte,
curata dall’Ires Cgil Emilia Romagna. L’indagine è stata presentata in una conferenza europea (Ravenna
22-23 marzo), che ha visto la partecipazione di tutti i partner sindacali e della Ces, delle istituzioni locali
e regionali, di rappresentanti dei datori di lavoro e l’intervento di Nicola Nicolosi, responsabile del
Segretariato Europa Cgil.
Pur con le notevoli differenze tra le realtà esaminate, per storia, rilevanza e funzione - si pensi alla
straordinaria espansione del porto di Valencia o al ruolo strategico dell’aeroporto di Francoforte rispetto
a Poznan -, i risultati mettono in luce le forti analogie delle
trasformazioni avvenute e in corso. Di qui il grande interesse
della ricerca. Nel documento conclusivo della conferenza, i
sindacati promotori spiegano in sintesi che le politiche
comunitarie varate per incentivare la competitività attraverso
le liberalizzazioni, hanno spinto verso la esternalizzazione
dei servizi di terra prima forniti dalle società di gestione degli
aeroporti (attività di rampa, controllo passeggeri e bagagli)
con l’effetto di abbassare i costi. E anche nei porti c’è stato
un cambiamento radicale nella gestione delle funzioni di
carico e scarico e sulla intera catena logistica di trasporto
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delle merci. Convivono in queste aree grandi imprese specializzate
accanto a imprese più piccole e individuali, che spesso assumono
la forma dell’attività autonoma per coprire situazioni di lavoro
subordinato senza regole. Vengono utilizzate le più svariate tipologie
dei rapporti di lavoro, il cui ventaglio si è ampliato a dismisura
anche a causa delle opportunità contrattuali e legislative introdotte
nei diversi paesi negli ultimi decenni.
I sindacati lanciano l’allarme per le condizioni di lavoro, denunciando
il clima generale di concorrenza esasperata e l’estrema frantumazione
del ciclo lavorativo, che insieme alle differenze originarie di trattamenti
per i lavoratori dei vari paesi, producono una competitività fondata
sul peggioramento della condizione lavorativa e favoriscono il lavoro
nero. Ne conseguono la diffusione del lavoro a termine e precario,
la scarsa attività formativa, la diversificazione nei trattamenti salariali
e la presenza di retribuzioni molto basse, gli orari e l’organizzazione
del lavoro in continuo cambiamento senza voce in capitolo dei
lavoratori, i rischi più pesanti su salute e sicurezza. Nel documento
si riconosce la debolezza della contrattazione collettiva e dell’intervento
sindacale e si annuncia l’impegno dei sindacati promotori del progetto
a costruire insieme un intervento contrattuale di dimensione europea.
Mayda Guerzoni - Bologna
Raccolta delle firme per la petizione europea per servizi
pubblici di alta qualità
In questi giorni stiamo concludendo la campagna lanciata
in tutta Europa dalla Confederazione Europea dei Sindacati
per servizi pubblici di alta qualità.
Una raccolta di firme per sollecitare la Commissione Europea
a emanare una direttiva su di un tema che ha una grande
rilevanza per i lavoratori e per tutti i cittadini europei:
i servizi pubblici di interesse generale
Lanciare una petizione è stata una scelta che in sede di
esecutivo è stata appoggiata con forza dalle tre confederazioni
italiane: un momento significativo sia per l’iniziativa politica
della CES, sia per l’affermazione di una necessità di dare
ai servizi pubblici di interesse generale una forte cornice di
regolamentazione che assicuri la continuità della fornitura
di servizi e la possibilità di accesso a tutti.
Già da qualche settimana è possibile dare l’adesione via
internet, collegandosi attraverso il banner messo sul portale
della Cgil nazionale.
Ti chiediamo di aderire personalmente e anche di aiutarci
a raccogliere le adesioni alla petizione
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Agenda
di lavoro
2 aprile- Bruxelles
CES - Riunione preparatoria
gruppo di lavoro migrazione ed
inclusione.
Partecipa Piero Soldini
3 aprile - Bruxelles
CES - Gruppo di lavoro
"Migrazione e inclusione"
Partecipa Piero Soldini
17 aprile - Bruxelles
CES - Gruppo di lavoro
"Commercio"
18 aprile - Bruxelles
CES - Gruppo di lavoro
"Partecipazione dei lavoratori"
Partecipa Giulia Barbucci
19 aprile - Bruxelles
CES - Seminario "Quale libertà
per l'informazione in Europa"
Partecipa Antonio Morandi
19 aprile - Varsavia
CES - Seminario "Demografia e
cambiamento nel mercato del
lavoro: una sfida per i sindacati"
Partecipa: Ornella Cilona
20 aprile - Bruxelles
SDA - Conferenza sui Comitati
Aziendali Europei
Partecipa Giulia Barbucci
20 aprile - Bruxelles
Commissione UE - Conferenza
su flexicurity
Partecipa Claudio Treves
Notiziario del Segretariato Europa
della Cgil nazionale
Corso Italia 25 - 00198 Roma Italia
tel. +39 06 8476328
fax +39 06 8476321
e-mail: [email protected]
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Redazione a cura di:
Giulia Barbucci, Monica Ceremigna,
Antonio Morandi, Nicola Nicolosi.
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Cinquant'anni di Europa
A Siviglia per il rafforzamento dell’Europa sociale
L’Unione Europea compie 50 anni. Il 25 marzo 1957 i rappresentanti di Belgio, Francia, Germania (Ovest),
Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, firmavano a Roma un trattato di cooperazione economica. Questo
accordo istituiva e disciplinava la Comunità Economica. Si instaurava un mercato comune centrato sulla
libera circolazione delle merci, dei capitali, dei servizi e delle persone.
Contemporaneamente veniva firmato il Trattato della Comunità Europea dell’Energia Atomica (EURATOM),
elaborato per unire le esperienze e il sapere dei sei paesi nell’uso pacifico dell’energia nucleare.
Il Trattato entrerà in vigore il 1° gennaio 1958. La CEE avrà un significativo sviluppo negli anni ’60,
segnata da un periodo di forte crescita economica dei paesi membri.
In questo decennio (’62) si introduce la politica agricola comune che metterà sotto controllo la produzione
alimentare e unificherà il mercato e la libera circolazione dei prodotti agricoli tra i paesi della CEE; si
instaura un mercato protetto dei prodotti importati dai paesi terzi.
Nel ’68 vengono aboliti i dazi doganali sulle merci di importazione dei sei paesi.
Il successo di questa esperienza comunitaria porterà altri paesi a chiedere l’adesione. La prima apertura
si avrà il 1° gennaio 1973 con l’ingresso di Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca. L’Europa si allarga così
a 9 paesi e avvia un percorso politicamente importante che porterà, il 7 e il 10 giugno 1979, i cittadini
dei nove paesi ad eleggere, per la prima volta, i membri del Parlamento Europeo.
Con questa scelta i cittadini diventano protagonisti e possono essere rappresentati nell’istituzione elettiva.
Successivamente verrà introdotto il Serpente Monetario Europeo che sarà in nuce l’antenato politico della
moneta unica europea.
L’Europa si allargherà ancora, prima con la Grecia (1981) poi con la Spagna e il Portogallo (1986).
Negli anni ’90 si firmano due trattati che possiamo considerare importanti. Il primo è il Trattato di
Maastricht (7 febbraio 1992) che trasforma la Comunità (CEE) in Unione Europea e va considerata una
tappa storica, al di là dei principi politici. Definirà norme precise sulla moneta unica e regole economiche
rigide per i singoli stati, per poter accedere all’UEM (Unione Economica Monetaria).
Il secondo è il Trattato di Amsterdam (1° maggio 1999) che pone la basi per rafforzare l’identità e il
ruolo dell’Europa nello scacchiere mondiale, per quanto concerne la divisione internazionale del lavoro,
le politiche occupazionali, i diritti dei cittadini europei.
Non si può dimenticare che questi due ultimi trattati hanno visto mobilitazioni di centinaia di migliaia
di lavoratori, giovani, donne, anziani, che giustamente rivendicano una Europa sociale da contrapporre
all’Europa delle merci.
Nel 1995 Austria, Finlandia, Svezia aderiscono all’UE. Il Novecento si chiude con l’Europa a 15 Stati.
Sarà il nuovo millennio che porterà ulteriori e importanti novità.
Il 1° gennaio 2002 entra in circolazione la moneta unica europea, l’EURO. Dodici stati la adottano con
l’esclusione di gran Bretagna, Svezia, e Danimarca.
Nel 2004 entrano a far parte dell’Unione Europea altri 10 Paesi (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia,
Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Ungheria, Cipro e Malta).
Gli ultimi ad aderire sono la Bulgaria e la Romania (2007) che portano l’Unione Europea a 27 Stati, a
circa 500 milioni di cittadini e alla più grande area economica e commerciale del pianeta.
Che cosa pensa il movimento sindacale dell’Unione Europea?
In concomitanza con le celebrazioni del cinquantenario della firma del Trattato di Roma, sulla spinta
insistente dei sindacati italiani CGIL, CISL, UIL, la Confederazione Europea dei Sindacati (CES) ha riunito
a Roma il Comitato Esecutivo che si è concluso con l’incontro con il Capo dello Stato Giorgio Napolitano.
La riunione dell’Esecutivo ha espresso apprezzamento per le conquiste dell’integrazione europea e ha
segnalato la pace e la prosperità come cornice per l’unificazione.
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Elemento significativo assume la dimensione sociale e cioè che l’Europa non può restare solo l’insieme
di un disegno macroeconomico, finanziario e monetario.
L’Europa deve dare corpo, attraverso lo strumento della negoziazione e del dialogo, a un’area di progresso
sociale ed economico, di cooperazione e democrazia.
“L’UE, ispirata da principi etici e sociali, è impegnata al raggiungimento di livelli alti di protezione sociale,
di standard sociali, di sviluppo sostenibile, giustizia sociale e pari opportunità per tutti, e un modello
per le altri regioni del mondo”.
La CES rivendica il ruolo del sindacato e del modello sociale europeo, a partire dall’orario di lavoro
settimanale più corto che altrove, le vacanze più lunghe, sistemi di protezione sociale migliori, servizi
pubblici universali, minori disuguaglianze che nel resto del mondo.
L’ ambizione di un programma di lavoro sulla politica sociale ha costituito l’orizzonte su cui sviluppare
la produzione politico-legislativa per il compimento dell’Europa sociale. Basti pensare alle normative su
salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, sulle condizioni di lavoro, su uguaglianza di genere e non
discriminazione, sul diritto all’informazione e alla consultazione, sulla nascita dei Comitati Aziendali
Europei (CAE) per la contrattazione nelle società multinazionali.
Questo processo positivo di dialogo sociale si è arrestato negli anni ’90 con l’avanzare delle cultura
neoliberista; la dimensione sociale dell’Europa è stata trascurata.
La CES terrà a Siviglia del 21 al 24 maggio prossimo il proprio congresso. Il Sindacato Europeo si prepara
a rilanciare una offensiva per il rafforzamento dell’Europa sociale, per la piena e buona occupazione,
contro le precarietà e le vecchie e nuove forme di povertà e di esclusione. Quindi un Sindacato Europeo
più forte e più efficace nella sua azione e mobilitazione sindacale, che sappia coniugare capacità conflittuale
e dialogo sociale.
La CES ribadisce l’insoddisfazione per il fallimento della strategia di Lisbona, delle scelte politiche in
materia di servizi di interesse generale, e del dibattito politico sul Trattato Costituzionale.
Sulla Costituzione Europea, si è parlato molto in questi anni. 18 Paesi hanno ratificato il Trattato, altri
dovranno decidere, ma due paesi, Francia e Olanda con il referendum hanno bocciato il trattato che
istituisce una Costituzione Europea. La CES conferma il suo sostegno ad una costituzione europea che
dia piena dignità ai diritti sanciti dalla Carta di Nizza (2000)
ed estenda la democrazia e la partecipazione dei cittadini
e superi le contraddizioni ed i limiti in materia di politiche
sociali dei trattati in vigore.
Sono passati due anni e sei mesi dalla firma del Trattato
Costituzionale (ottobre 2004): serve un impegno per un suo
rilancio. Sotto il semestre di presidenza UE della Germania
la signora Merkel, durante i festeggiamenti del 50°
Anniversario della firma del Trattato di Roma, ha rilanciato
l’impegno sull’Europa.
“Con l’unificazione europea si è realizzato un sogno delle
generazioni che ci hanno preceduto. La nostra storia ci
ammonisce a difendere questo patrimonio per le generazioni
future. Dobbiamo a tal fine continuare a rinnovare
tempestivamente l’impostazione politica dell’Europa. E’ in
questo spirito che oggi, a 50 anni dalla firma dei trattati di
Roma, siamo uniti nell’obiettivo di dare all’Unione europea
entro le elezioni del Parlamento europeo del 2009 una base
comune rinnovata”.
Nicola Nicolosi - Responsabile Segretariato Europa
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