I Gemelli - Cosa e come

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I Gemelli - Cosa e come
Gemelli, Auriga, Cancro, Leone, Chioma di Berenice
Ing. Claudio Costa, Corso «Mitologia delle Costellazioni»
email: [email protected], sito web: carocicosta.it
Con il patrocinio dell’Unione Astrofili Italiani
I Gemelli (in latino Gemini, simbolo
♊) sono una delle costellazioni del
cielo settentrionale, attraversata
dall'eclittica
Fanno parte del cielo invernale,
trovandosi tra il Toro ad ovest e il
poco luminoso Cancro ad est, con a
nord l'Auriga e la quasi invisibile
Lince, e a sud l'Unicorno e il Cane
Minore
La caratteristica che
contraddistingue questa
costellazione è la presenza delle
due brillanti stelle Castore e
Polluce, di luminosità molto simile e
che hanno suggerito l'idea di due
gemelli
Ai Greci essi erano noti come i
Dioscuri, che letteralmente
significa «figli di Zeus»
I mitologi, però, non sono tutti
d'accordo sul fatto che fossero
entrambi veramente figli di Zeus, a
causa delle insolite circostanze
della loro nascita
La loro madre era Leda,
Regina di Sparta, alla
quale fece un giorno visita
Zeus, sotto forma di
cigno (rappresentato nella
costellazione del Cigno)
Quella stessa notte Leda
giacque anche con il
marito, il Re Tindaro
Entrambe le unioni furono
allietate da prole, poiché
in seguito Leda diede alla
luce quattro bambini
Secondo la versione più
comunemente accettata,
Polluce ed Elena (la
futura famosa Elena di
Troia) erano figli di Zeus,
e quindi immortali,
mentre Castore e
Clitennestra erano figli di
Tindaro, e quindi erano
mortali
Antonio Allegri detto il Correggio, 1530
Castore e Polluce crebbero molto legati
l'uno all'altro, non litigarono mai né mai
agirono senza prima consultarsi
Si diceva che si assomigliassero molto
fisicamente e che persino si vestissero allo
stesso modo, come spesso fanno i gemelli
Castore fu un famoso cavaliere e guerriero
e insegnò a Eracle a tirare di scherma,
mentre Polluce fu un campione di pugilato
Gli inseparabili gemelli si unirono alla
spedizione di Giasone e degli Argonauti alla
ricerca del vello d'oro
I Dioscuri sul Campidoglio
Apollonio Rodio racconta brevemente che
durante il percorso dalla foce del Rodano alle
isole Stoechades (le attuali isole di Hyères,
al largo di Tolone) gli Argonauti si salvarono
grazie a Castore e Polluce
Presumibilmente ciò avvenne durante una
tempesta, ma lo scrittore non specifica bene
le circostanze
Da quell'episodio in poi, dice Apollonio - ed
egli ci assicura che ci furono altri viaggi
durante i quali i due salvarono gli equipaggi - i
gemelli diventarono i protettori dei marinai
I marinai credevano che durante le bufere in
mare i gemelli apparissero sugli alberi delle
navi grazie a un fenomeno di elettricità
atmosferica conosciuto come fuoco di
Sant'Elmo, come descrive Plinio, lo scrittore
latino del I secolo d.C., nel suo libro Storia
naturale:
« Durante un viaggio le stelle si illuminano su
pennoni e su altre parti della nave. Se sono
due significano salvezza e predicono la
conclusione positiva del viaggio
Per questo motivo vengono chiamate Castore
e Polluce, e la gente si rivolge a loro come a
dèi per ricevere soccorso in mare. »
Polluce (β Geminorum) è la stella più
luminosa; si tratta di una stella di colore
arancione di magnitudine 1,16, la
diciassettesima più brillante del cielo
Attorno ad essa è stato scoperto un pianeta;
la distanza di Polluce è stimata sui 34 anni
luce, ed è dunque anche una delle stelle
luminose più vicine
Castore (α Geminorum) è una stella di colore
bianco, famosa per essere in realtà un
sistema multiplo costituito da ben sei
componenti; ha magnitudine integrata
apparente pari a 1,59; la distanza è stimata
sui 51 anni luce da noi
L'oggetto del profondo cielo più brillante nei Gemelli è M35, un ammasso aperto posto a 2.800
anni luce dalla Terra; si trova vicino al bordo ovest della costellazione, ed è visibile anche a
occhio nudo se la notte è particolarmente nitida
Un binocolo 10x50 è già sufficiente per risolverlo parzialmente in stelle
Le misurazioni del moto proprio delle stelle interne a M35 implicano una massa dell'ammasso
compresa fra le 1600 e le 3200 masse solari entro 12 anni luce di raggio a partire dal centro
geometrico.
L'oggetto del profondo cielo più brillante nei Gemelli è M35, un ammasso aperto posto a 2.800
anni luce dalla Terra; si trova vicino al bordo ovest della costellazione, ed è visibile anche a
occhio nudo se la notte è particolarmente nitida
Un binocolo 10x50 è già sufficiente per risolverlo parzialmente in stelle
Le misurazioni del moto proprio delle stelle interne a M35 implicano una massa dell'ammasso
compresa fra le 1600 e le 3200 masse solari entro 12 anni luce di raggio a partire dal centro
geometrico.
Tra le nebulose
planetarie la più
notevole è la Nebulosa
Eschimese (NGC
2392), posta verso il
centro-sud della
costellazione, il cui
nome deriva dal fatto
che somiglia alla testa
di una persona
racchiusa dal cappuccio
di una giacca a vento
È circondata dai gas
che componevano gli
strati esterni di una
stella di tipo solare
10000 anni fa
I filamenti interni
visibili sono espulsi da
un forte vento di
particelle proveniente
dalla stella centrale
Il disco esterno
contiene insoliti
filamenti arancioni di
lunghezza dell'ordine
di un anno luce
NGC 2392 si trova a
una distanza di circa
5000 anni luce
L'Auriga è una costellazione settentrionale
È facile da individuare, grazie alla sua forma a
pentagono, con l'angolo nord-occidentale
formato dalla brillante stella Capella, la sesta
stella più brillante del cielo, di colore giallo
molto ben evidente
Si tratta di un sistema multiplo costituito da
ben quattro stelle: le più brillanti sommate
assieme danno una luminosità apparente
complessiva appena al di sotto di quella di
Vega
Il sistema dista da noi 42,2 anni luce
L'interpretazione più comune è che
l’Auriga sia Erittonio, un leggendario re di
Atene
Era figlio di Efesto, il dio del fuoco,
meglio noto con il suo nome latino,
Vulcano, ma fu allevato dalla dea Atena,
dalla quale prese nome la città di Atene
In suo onore Erittonio istituì delle
festività chiamate Panatenee
Atena insegnò a Erittonio molte cose,
compreso come addomesticare i cavalli
Egli fu il primo uomo capace di attaccare
quattro cavalli a un carro, a imitazione del
carro del Sole che era trainato da
quattro cavalli, una mossa audace che gli
guadagnò l'ammirazione di Zeus e gli
assicurò un posto fra le stelle
Là, Erittonio è raffigurato con le briglie
in mano, forse mentre partecipa ai giochi
panatenaici che spesso vinse alla guida del
suo carro
Capella, deriva da un termine latino che
significa capra (il nome greco era Aix)
Secondo Arato di Soli Capella rappresentava
la capra Amaltea, che nutrì Zeus
In altre versioni viene identificata con la
ninfa che custodì la capra il cui latte
alimentò Zeus infante)
Diventato il re degli dei, Zeus, per
ringraziarla, diede un potere alle sue corna:
il possessore poteva ottenere tutto ciò che
desiderava
Da qui la leggenda del corno
dell'abbondanza, o cornu copiae, cornucopia,
detto anche Corno di Amaltea.
Alla sua morte Zeus la pose, insieme ai suoi
due capretti, tra gli astri del cielo
Consigliato da Temi, Zeus prese la sua pelle
e se ne vestì come di una corazza, durante la
lotta contro il padre: questo rivestimento è
conosciuto come egida.
I capretti, solitamente conosciuti con il loro
nome latino di Haedi (Eriphi in greco), sono
rappresentati dalle vicine stelle Eta e Zeta
dell'Auriga
Nell’astronomia cinese tradizionale, Capella faceva parte di un asterismo chiamato 五車 (五车S Wŭ
chē, "i cinque cocchi"), formato, oltre che da Capella, da β, ι e θ Aurigae, nonché da β Tauri
Poiché Capella era la seconda stella
dell'asterismo, era chiamata 五車二 (五车二
Wŭ chē èr) che significa "secondo dei
cinque cocchi"
La relazione fra il cocchio cinese e l'Auriga
occidentale è singolare, ma forse casuale perché
probabilmente il nome cinese fa riferimento al
cocchio dei Cinque Imperatori
Capella viene chiamata:
• Colca in quechua
• Hoku-lei in hawaiiano, che significa
"stella-ghirlanda"
• Presso i beduini del Negev e del Sinai
Capella è nominata al-ʿAyyūq alThurayyā, cioè "Capella delle Pleiadi",
dato il ruolo da essa giocato
nell'individuazione di questo ammasso
di stelle
La costellazione è attraversata dalla Via Lattea e presenta diversi ammassi aperti
I tre più luminosi furono osservati e descritti da Messier: si tratta di M36, M37 ed M38, tutti
facili da individuare e da osservare
La distanza di M37 è stimata sui circa 4000 anni luce, è situato nella Galassia nel Braccio di
Perseo, quello subito più esterno al nostro, mentre la sua età è data sugli oltre 300 milioni di anni
Quasi tutte le regioni di formazione stellare dell'Auriga si concentrano nella parte centromeridionale della costellazione, dove sono presenti anche i campi stellari più ricchi
Nelle foto a lunga posa è possibile qui osservare la bella nebulosa diffusa IC 405, circondante la
stella doppia e variabile AE Aurigae; altre nebulose sono osservabili nei dintorni, come IC 410
ε Aurigae, visibile nei pressi di Capella è una stella variabile ad eclissi, le cui oscillazioni avvengono
in 27 anni (con un'eclissi lunga 18 mesi)
La stella visibile è una supergigante gialla, una delle stelle più luminose conosciute della Via Lattea,
avendo magnitudine assoluta pari a -5,95, mentre la compagna è invisibile; la lunghezza dell'eclissi
esclude tutti i tipi di stella conosciuti, e si suppone che sia una stella normale nascosta in un'estesa
nuvola di polvere, come si vede in questa rappresentazione artistica
La costellazione del Cancro non contiene
stelle particolarmente luminose, benché
le sue dimensioni siano paragonabili a
quelle dei Gemelli: la sua stella più
luminosa, la β Cancri, è di magnitudine
3,5, dunque appena apprezzabile da una
grande area urbana
Nonostante ciò il Cancro si individua
facilmente, grazie proprio alle
costellazioni adiacenti dei Gemelli e del
Leone, che appaiono molto luminose
Altre stelle sono Acubens (α Cancri),
rappresentante la chela meridionale, la ι
Cancri, rappresentante quella
settentrionale, più le due Aselli (gli
"asini", che di fatto indicano anche gli
occhi del granchio): queste stelle
portano i nomi Asellus Borealis (γ
Cancri) e Asellus Australis (δ Cancri) e
rappresentano i due asini che Dioniso e
Sileno cavalcarono in battaglia
Il granchio è un personaggio minore
in una delle fatiche di Eracle (il
nome greco di Ercole)
Mentre Eracle lottava contro il
mostro dalle molte teste di nome
Idra nella palude vicino a Lerna, il
granchio emerse dalla melma e
partecipò all'attacco mordendo il
piede dell'eroe che lo calpestò
furiosamente riducendolo in
poltiglia
Si dice che per questo suo modesto
contributo alla storia, la dea Era,
nemica di Eracle, gli abbia riservato
un posto fra le stelle dello zodiaco
E come si addice a un personaggio
di così poca importanza, quella del
Cancro è la meno brillante delle
costellazioni dello zodiaco, con
nessuna stella che supera la quarta
grandezza
La stella Alfa del Cancro si chiama
Acubens, che in arabo significa
«chela»
Due delle stelle che formano la
costellazione si chiamano Asellus Borealis
e Asellus Australis, nomi latini che
significano «asino del nord» e «asino del
sud», che hanno leggende proprie
Secondo Eratostene, durante la battaglia
tra gli dèi e i Giganti che seguì la sconfitta
dei Titani, gli dei Dioniso, Efesto e alcuni
loro compagni arrivarono in groppa ad asini
per unirsi alla mischia
I Giganti non avevano mai sentito i ragli
degli asini prima di allora e furono messi in
fuga da quel rumore, credendo che un
qualche mostro spaventoso stesse per
essere sguinzagliato contro di loro
Dioniso sistemò gli asini in cielo, a
entrambi i lati dell'ammasso stellare che i
Greci chiamarono Phatne, la Mangiatoia,
dalla quale sembra che gli asini stiano
mangiando
Tolomeo descrisse Phatne come «la massa
nebulosa nel petto»
Oggi agli astronomi questa massa stellare
è nota con il suo nome latino Praesepe, ma
più comunemente è l'Alveare (praesepe
significa sia «mangiatoia» che «arnia»)
Nei paesi orientali (soprattutto Cina e Giappone)
quest'ammasso era considerato il punto di
contatto fra il mondo umano e l'aldilà attraverso
cui passavano i defunti
Il Presepe (M44) è un
ammasso aperto dalla
forma caratteristica,
che contiene anche la
stella ε Cancri; dista
circa 520 anni luce ed
è di terza
magnitudine, ben
visibile a occhio nudo
come una macchia di
aspetto
marcatamente
nebuloso e granuloso
Un qualsiasi binocolo,
anche di piccole
dimensioni, è in grado
di risolverlo
completamente in
alcune decine di stelle
ed è pertanto uno
degli oggetti non
stellari più facilmente
osservabili della volta
celeste
Il raggio centrale
dell'ammasso è stimato
sugli 11 anni luce, il
raggio mareale è di 39
anni luce
Tuttavia, questo raggio
include anche alcune
stelle non legate
gravitazionalmente
all'ammasso, che si
trovano vicine solo
perché le loro orbite
lungo la Via Lattea si
incrociano
Come molti ammassi
stellari di vari tipi, il
Presepe mostra evidenti
effetti del fenomeno
noto come segregazione
di massa: le stelle più
luminose e massicce
infatti tendono a
concentrarsi nelle aree
centrali dell'ammasso,
mentre quelle più piccole
e meno luminose si
distribuiscono
tutt'attorno, nell'alone
(chiamato talvolta
"corona")
Il Leone (lat. Leo) è una costellazione zodiacale
del cielo settentrionale; si trova infatti lungo la
linea dell'eclittica, tra la debole costellazione
del Cancro, a ovest, e la vastissima Vergine, a
est
Nell'emisfero boreale, la sua presenza ad est
dopo il tramonto indica il prossimo arrivo della
primavera
Le sue stelle principali formano un grande
trapezio, al quale è connesso un famoso
asterismo, noto come La Falce, composto da
Regolo, η Leonis e Algieba, assieme alle stelle più
deboli Adhafera (ζ Leonis), Ras Elased Borealis
(μ Leonis) e Ras Elased Australis (ε Leonis)
Eratostene e Igino sostengono che il leone fu
posto in cielo perché è il re degli animali
In termini mitologici, si ritiene sia il leone
nemeo, sconfitto da Ercole nella prima delle sue
dodici fatiche
Nemea è una città a sud est di Corinto dove il
leone viveva in una caverna con due aperture
dalla quale usciva per uccidere gli abitanti del
luogo, che diminuivano a vista d'occhio
Il fortissimo e ferocissimo leone era un vero
flagello, perché sterminava greggi e sbranava
uomini
Era una bestia invulnerabile di incerti natali;
correvano voci che fosse stato generato dal
cane Ortro, ma anche che fosse figlio del
mostro Tifone e persino che i suoi genitori erano
Zeus, il re degli dei, e Selene, la dea della Luna
Aveva la pelle a prova di qualsiasi arma, perché il
suo mantello era assolutamente indistruttibile e
ciò lo rendeva invulnerabile, come scoprì Ercole
quando lo colpì con tre frecce e queste si
limitarono a rimbalzare, e quando la spada si
piegò come di stagno e quando la clava si spezzò
colpendo il felino
Ercole era stato sorpreso
dalla bestia mentre viaggiava
nei boschi
Il leone gli ruppe l'armatura
con i fendenti degli artigli,
ed arrivò a strappargli un
dito
L'eroe era riuscito a
bloccare una delle entrate
della tana della bestia e ad
infilarsi nell'altra
Nel terribile duello corpo a
corpo, il leone strappò un
dito a Ercole, ma alla fine
l'eroe afferrò la belva per la
testa e la folta criniera, e
alla fine il leone si accasciò a
terra sconfitto
Ercole se lo caricò in spalla
in segno di trionfo e lo portò
a Micene, dove terrorizzò
Euristeo, che gli ordinò di
riportarlo indietro
Ercole così fece
Regolo (Alfa Leonis / α Leonis / α Leo) è
la stella più luminosa del Leone
Avendo magnitudine apparente 1,4 è la
ventunesima stella più luminosa del cielo
notturno terrestre
La sua prossimità all'equatore celeste la
rende visibile da tutte le aree abitate
della Terra
Dista dal sistema solare 79 anni luce
Si tratta, in realtà, di un sistema
stellare formato da quattro stelle,
disposte in due coppie che orbitano
l'una intorno all'altra; la prima coppia è
binaria spettroscopica formata da una
stella di classe B di sequenza principale
(la più vicina alla Terra della sua classe)
e, probabilmente, una nana bianca
A circa 4200 UA si trovano una nana
arancione e una debole nana rossa che
formano una coppia di stelle distanti tra
loro circa 100 UA
Il nome Regulus deriva dal latino e
significa "piccolo re"
Fra le stelle di prima
magnitudine, Regolo è
quella più vicina
all'eclittica
In particolare il Sole passa
a meno di mezzo grado a
sud di Regolo il 23 agosto
Di conseguenza Regolo è
regolarmente occultata
dalla Luna e, più
raramente, dai pianeti e
dagli asteroidi
L'ultima occultazione da
parte di un pianeta risale
al 7 luglio 1959, quando
Regolo fu occultata da
Venere
La prossima cadrà il 1º
ottobre 2044 sempre da
parte di Venere
Nei prossimi millenni
Regolo sarà occultata da
Venere e Mercurio, ma non
dagli altri pianeti a causa
della posizione dei loro
nodi ascendenti
Il nome Regulus fu dato alla stella da
Copernico; esso deriva dal latino e
significa "piccolo re "
La sua origine è da cercare nel nome
precedente, Rex, equivalente al
Βασιλίσκος di Tolomeo
L'associazione di Regolo con una figura
regale è molto antica, risalente almeno
al 3000 a.C.
Questa associazione deriva sia
dall'identificazione del Leone con il re
degli animali, sia dal fatto che
nell'antica Persia, Regolo, chiamata
Venant, era la prima delle quattro
stelle regali guardiane del cielo, che
sovraintendevano alle altre stelle, le
altre tre essendo Aldebaran, Fomalhaut
e Antares: Regolo era la sentinella delle
stelle del sud, Aldebaran di quelle
dell'est, Fomalhaut di quelle del nord e
Antares di quelle dell'ovest
Probabilmente questo riferimento
culturale trova origine nel fatto che
fra il 3000 e il 2000 a.C. queste
quattro stelle marcavano i due solstizi
e i due equinozi e quindi dividevano il
cielo in quattro parti. Regolo, in
particolare, marcava il solstizio estivo
La Chioma di Berenice è una
costellazione di facile individuazione,
nonostante non contenga alcuna stella
luminosa
Può essere scorta a nordest del Leone,
ad ovest della brillante stella Arturo e
a nord della Vergine
La sua caratteristica principale, che ha
dato origine al nome della costellazione
stessa, è una "chioma" di stelle di
quarta e quinta magnitudine ben visibile
in una notte non eccessivamente
inquinata, che costituisce in realtà un
gruppo di stelle fisicamente legato fra
loro, un ammasso aperto in via di
dissoluzione
Oltre a questo gruppo, la Chioma di
Berenice comprende altre stelle di
quarta magnitudine, in particolare sul
lato orientale; la stella più brillante è la
β Comae Berenice
I Greci conoscevano la Chioma
ma non classificarono come
costellazione a sé, poiché lo
consideravano parte del Leone
Eratostene si riferì a questa
massa di stelle come alla chioma
di Arianna sotto la voce Corona
Boreale, ma sotto la voce
"Leone" disse che si trattava
della Chioma della Regina
Berenice II d'Egitto, e con
questo nome è giunta a noi (III
secolo D.C.)
Tolomeo la definì «una massa
nebulosa, chiamata il ricciolo»
(di capelli) nel suo Almagest del
150 d.C., ma il gruppo divenne
una costellazione ufficiale nel
1551 a opera del cartografo
olandese Gerardus Mercator, e
nel 1602 Tycho Brahe la incluse
nel suo importante catalogo
stellare
Nella Chioma si trovano
moltissima galassie
Fra queste spicca la Galassia
Occhio Nero (M64), ben
osservabile con piccoli
strumenti come una macchia
rotondeggiante, famosa
poiché le parti più esterne
dei suoi bracci ben avvolti
paiono ruotare in senso
opposto rispetto alle regioni
centrali
La distanza di M64 è stimata
essere di circa 17 milioni di
anni luce dalla Terra
L'Ammasso della
Chioma (Abell
1656) è un ammasso
di galassie che si
trova a circa 350
milioni di anni luce
da noi
È un ammasso molto
ricco, con circa
1000 grandi
galassie e migliaia
di altre galassie più
piccole
La maggior parte di
esse sono galassie
ellittiche
La più grande
galassia
dell'ammasso, NGC
4884, ha un
diametro di
300.000 anni luce,
tre volte superiore
a quello della Via
Lattea
Le sue dieci galassie a spirale più luminose hanno una magnitudine
apparente compresa tra 12 e 14, che le rende osservabili con telescopi
aventi dimensioni maggiori di 20 cm. L'ammasso si trova a pochi gradi di
distanza dal polo nord galattico
La maggior parte
delle galassie
dell’ammasso sono
galassie ellittiche
La più grande
galassia
dell'ammasso, NGC
4884, ha un
diametro di
300.000 anni luce,
tre volte superiore
a quello della Via
Lattea