Anno XXXIII, n. 1 RIVISTA DI STUDI ITALIANI Giugno 2015 1212
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Anno XXXIII, n. 1 RIVISTA DI STUDI ITALIANI Giugno 2015 1212
Anno XXXIII, n. 1 RIVISTA DI STUDI ITALIANI Giugno 2015 TRADUZIONI Official History of the Canadian Army in the Second World War ________________________________ Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 By Lt.-Col. G. W. L. NICHOLSON, Deputy Director, Historical Section, General Staff Maps drawn by CAPTAIN C. C. J. BOND Published by Authority of the Minister of National Defence ____________________________________________ EDMUND CLOUTIER, C.M.G., O.A., D.S.P., OTTAWA, 1956 QUEEN’S PRINTER AND CONTROLLER OF STATIONERY Translated by ANGELO PRINCIPE University of Toronto 1212 ANGELO PRINCIPE Presentazione Q uesto volume, scritto dal Ten.-Col. G. W. L. Nicholson, Direttore delegato della Sezione Storica del Personale Generale, è il secondo volume della Storia Ufficiale dell’Esercito canadese nella Seconda Guerra Mondiale. Il primo volume, scritto dal Direttore, tratta dell’organizzazione, dell’addestramento e delle operazioni in Canada, in Bretagna e nel Pacifico durante l’intero periodo di guerra. Il terzo volume, che tratta della campagna nel Nord-ovest europeo, negli anni 1944-45, è in preparazione. Il presente volume descrive in dettagli il ruolo dell’esercito canadese nella campagna italiana—le operazioni che ebbero inizio con l’invasione della Sicilia nel luglio del 1943 si svilupparono in una ardua avanzata lungo la penisola italiana fino alla capitolazione della Germania nel maggio del 1945. In questa campagna soldati canadesi combatterono una serie di dure e sanguinose battaglie sullo storico territorio europeo. Questo resoconto è basato su una più completa ricerca del preliminare volume Sommario Storico Ufficiale, The Canadian Army 1939-1945, pubblicato nel maggio del 1948. I principii generali sui quali questa storia è stata ideata si trovano nella prefazione del I volume. Il quale è principalmente diretto al lettore comune, e particolarmente al lettore canadese che desidera conoscere che cosa aveva realizzato l’Esercito canadese e perché le sue operazioni presero tale corso. Riguardo la documentazione e la ragione di questa storia, sono ugualmente descritte nel I volume. Poiché molti dei documenti citati sono ancora “classified” (segretati), il fatto che sono citati non necessariamente implica che possano essere a disposizione del pubblico. Nel testo, ufficiali e soldati sono designati col grado che avevano durante gli evente descritti. Le decorazioni si trovano in appendice del testo riferite al nome personale, ma il grado e le decorazioni “finali” sono elencati col nome degli individui nell’indice. Nel caso che, in questo volume, i lettori notassero degli errori o omissioni importanti sono pregati di scrivere al Direttore, Historical Section, General Staff, ArmyHeadquarters, Ottawa. C. P. STACEY. Colonel, Director Historical Section 1213 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 CAPITOLO II IL PRIMO COMBATTIMENTO NELLE COLLINE SICILIANE 14-22 LUGLIO 1943 Translated by ANGELO PRINCIPE University of Toronto Piani per altre azioni P er la sera del 13 luglio, la terza fase delle operazioni prevista dal Generale Alexander nelle istruzioni del 19 maggio era già completata.1 Le Forze alleate avevano stabilito una base ferma da dove procedere alla cattura di Catania, il gruppo di aeroporti Gerbini, e la conseguente divisione dell’isola in due sezioni.*[L’ordine da campo N. 1 emanato dalla Forza 343, chiamò il suo obiettivo “Yellow Line”, e lo definì come un arco che si allungava verso ovest dai limiti dell’armata presso Vizzini, fino a raggiungere la costa presso Palma di Montechiaro, a quindici chilometri a ovest di Licata. La linea comprendeva i paesi di Campobello, Licata e Mazzaino sul fianco sinistro della Settima Armata, e sulla sua destra includeva la sezione dell’autostrada 124, Siracusa-Enna, che passava per Grammichele, Caltagirone e San Michele di Ganzeria. Vedi mappa 1]. Il limite dell’avanzata dell’Ottava Armata andava nella direzione sud-ovest, da Augusta (che era stata occupata quella mattina dalla V Divisione, la più avanzata in direzione nord del 13o Corpo d’Armata) a Vizzini, dove la 23a Brigata Corazzata, sotto il comando del 30o Corpo d’Armata, stava incontrando dura resistenza da elementi della Divisione Napoli, rinforzati dai carrarmati della Hermann Göring. (La divisione italiana era in pessime condizioni; un reggimento di fanteria venne circondato tra Siracusa e Palazzolo, e il G.O.C., GeneraleMaggiore Gotti-Porcinari e il suo quartiere generale furono catturati).2 Sulla sinistra degli Alleati, le forze del Generale Patton si erano ben consolidate lungo una testa di ponte che si allungava fino a otto chilometri verso Porto Empedocle.3 La Settima Armata lavorava per riattivare i campi d’aviazione Comiso e Biscari di Ponte Olivo già catturati, e si preparava ad estendere le sue posizioni nell’entroterra, lontane dalla gettata dell’artiglieria di lungo tiro del nemico e quindi raggiungere il suo scopo, proteggere il fianco sinistro dell’Ottava Armata.* Finora solo gli americani avevano ricevuto l’urto dei contrattacchi tedeschi. Il più rilevante di questi fu a Gela: una serie di attacchi di mezzi corazzati diretti contro la testa di ponte della I Divisione, l’11 e il 12 luglio da un gruppo di battaglia della Divisione Hermann Göring che scendeva dall’area di Caltagirone. In tre diversi tentativi contro le strette 1214 ANGELO PRINCIPE posizioni americane, il nemico cercò di respingere in mare gli invasori, impiegando 60 carrarmati, Mark IV; e ogni volta gli Americani combinando il fuoco dei carrarmati, dei cannoni e dell’artiglieria navale respinsero i contrattachi tedeschi, distruggendo 43 carrarmati nemici.4 Benché, come abbiamo già visto, le istruzioni specifiche riguardo la fase di assalto dell’Operazione “Husky” erano state diramate alcune settimane prima del D-Day, non era ovviamente pratico ordinare in anticipo i dettagli di una serie di azioni per le Armate Alleate dopo che i loro primi obiettivi erano stati raggiunti. Le direttive del 19 maggio non andavano oltre la decisione di catturare Catania e l’aero-porto Gerbini, e il compito della Settima Armata era di prevenire “che le riserve del nemico si muovessero verso est contro il fianco sinistro dell’Ottava Armata”. Il Generale Alexander ha spiegato come concepiva lo sviluppo delle operazioni dopo aver stabilito una base sicura da Catania a Licata: La prossima cosa da fare era di dividere l’isola in due, e il primo stadio sarebbe di catturare e mantenere il rettangolo irregolare di strade del centro nel territorio di Caltanisetta-Enna. Questo in se stesso impedirebbe le comunicazioni est-ovest del nemico. Da là dovrei essere capace di spingermi verso Nicosia, e quindi il nemico avrebbe aperta solo la strada costale del nord, e poi la costa vicino a Santo Stefano. Protrei probabilmente mantenere una piccola forza a Santo Stefano e se si potesse tenere ferma, l’interruzione del traffico sarebbe completa.5 Dando un’occhiata alla mappa della Sicilia si nota che Enna, essendo il fulcro del sistema stradale dell’isola, occupa una posizione strategica importante. Da Enna le strade si diramano in tutte le direzioni: l’autostrada principale Catania-Palermo e la strada nord-sud, da Santo Stefano a Gela, si incrociano qui. Altre strade s’irradiano verso il sud-ovest passando per Caltanisetta e Agrigento, e verso il sud-est portano a Caltagirone, a Vizzini fino a Siracusa; e nel nord-est, la strada attraversa Leonforte, Nicosia e Troina fino a Randazzo e si congiunge con l’autostrada costale per Messina. L’asse della ritirata tedesca dal sud-ovest dell’isola doveva passare per Enna; e le strade convergenti dal sud e dal sud-est davano alle forze Alleate la via diretta a questo punto focale. Il nemico era ben consapevole dell’importanza di mantenere il possesso di quel centro vitale di comunicazioni, e il suo compito era più facile per via del terreno accidentato sul quale corrono le strade che conducono a Enna. È da tenere in mente che l’intezione originaria dell’operazione “Husky”, come venne espressa nelle Operation Instructions del 19 maggio, era “di catturare e tenere l’isola della Sicilia come base per future operazioni.” Da allora, i piani proposti a Casablanca vennero estesi e la strategia degli Alleati 1215 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 era, ora, di eliminare l’Italia dalla guerra il più presto possibile (vedi Capitolo VI). Questo avrebbe alterato i piani delle operazioni degli eserciti invasori. C’è una lettera del Generale Leese (al Generale Simonds che lo informa delle decisioni prese nel Quartiere Generale di Montgomery, il 9 giugno) nella quale spiegava che il compito dell’Ottava Armata era “di dominare, appena possibile, lo Stretto di Messina e mettere il piede nel sud Italia.”6 Dopo la cattura di Catania, il Comando del 30o Corpo d’Armata riferì come il Generale Montgomery vedeva, in quel periodo, il ruolo dell’Ottava Armata. Il piano degli Alleati dopo lo sbarco è, quindi, per gli Americani di formare, nell’ovest, una base ferma che coprisse gli aeroporti mentre il 13o Corpo d’A. doveva avanzare senza posa fino a catturare, il più presto possibile, Siracusa, Augusta e Catania. Da queste basi, l’Ottava Armata avrebbe attaccato sul fiaco destro per assicurare l’attraversata dello Stretto. La concezione generale è quindi di mantenere le posizioni sulla sinistra e colpire sulla destra. In questo modo dovremmo dividere e isolare il nemico che ha ancora in mano Palermo e l’ovest dell’isola.7 Il compito del 30o Corpo d’A. era principalmente di assistere l’avanzata del 13o Corpo d’A. Se l’esercito avesse incontrato forte resistenza, avrebbe dovuto concentrare tutto lo sforzo sul fianco destro del 30o Corpo d’A., che era posizionato lungo il terreno elevato a nord di Avola e di Siracusa, in modo da alleggerire la pressione sulle formazioni del Generale Dempsey avanzanti lungo la costa verso nord. Il proposito di attaccare direttamente la Calabria dopo aver catturato Messina venne subito abbandonato dagli strateghi Alleati in favore di altri piani, ma la cattura al più presto possibile del porto di Messina rimase l’obbiettivo primario dell’Ottava Armata. Il 13o Corpo d’A. non incontrò inizialmente la resistenza che si aspettava, e quindi fu possibile all’Ottava Armata di sviluppare un piano d’attacco per ognuno dei suoi due corpi d’A. Il 12 luglio, venne ordinato al 13o Corpo d’A. di continuare ad avanzare lungo la costa verso Catania; e al 30o di avanzare su Caltagirone, Enna e Leonforte.8 Questo programma aveva, tre giorni dopo lo sbarco, portato le formazioni dell’Ottava Armata dentro Augusta e nei paraggi di Vizzini. La decisione di dirigere il 30o Corpo d’A. verso nord-ovest, in direzione di Enna, significava ridefinire i confini tra la Settima e l’Ottava Armata.9 L’asse stradale che il Corpo d’A. doveva usare era l’importante autostrada che, da Siracusa, passando per Vizzini, prosegue verso (va al centro) dell’isola (vedi mappa n. 3). Il tratto stradale tra Vizzini e San Michele di Ganzeria, a sedici chilometri ad ovest di Caltagirone, era incluso nell’area assegnata alla Settima Armata come la sua “base sicura”.10 Infatti, lungo la rotta, il movimento di alcune formazioni della Ottava Armata andava direttamente contro la linea della 45a Divisione ch’era sul fianco destro degli Americani. Pertanto, il 13 1216 ANGELO PRINCIPE luglio, il Generale Alexander emanò delle direttive che confermavano l’avanzata della Ottava Armata su due fronti ‒ verso Catania e l’adiacente aeroporto, e verso la rete stradale compresa nell’area Enna-Leonforte. Al Generale Montgomery era stato dato l’uso esclusivo delle autostrade n. 124 e n. 117, da Vizzini attraverso Caltagirone e Piazza Armerina fino a Enna. L’asse dell’avanzata americana girava bruscamente verso l’ovest. La Settima Armata doveva girare sulla sinistra e avanzare lungo la linea sud-ovest da Caltanissetta, facendo contatto con l’Ottava Armata al bivio, a sud di Enna.11 Nell’ordinare la cattura di Enna e di Caltanissetta, il Comandante del Gruppo d’Armata metteva in pratica il suo piano originario, “dividere l’isola in due”. Aveva rivelato quale fosse il suo proposito, benché per il “momento ci fossero delle possibilità che cambiasse”, poiché il 30o Corpo d’Armata, avendo catturato Leonforte ed Enna, avrebbe dovuto avanzare verso Santo Stefano sulla costa nord.12 Gli eventi successivi imposero, come vedremo, dei cambiamenti a questo programma. Nel piano del Generale Leese, il 13 luglio la 23a Brigata corazzata avrebbe dovuto condurre l’avanzata verso nord-ovest del 30o Corpo d’A.; Leese aveva anche ordinato alla Brigata di catturare Vizzini quel giorno, la notte seguente Caltagirone e, il 14, avanzare verso Enna. E ordinò alla 51a Divisione Highlanders di eliminare, durante l’avanzata, la resistenza in Vizzini e nell’area verso est; mentre, sul fianco destro dell’avanzata del Corpo d’A., una brigata si sarebbe spinta verso Scordia.13 La I Divisione canadese rimase nelle posizioni tra Ragusa e Vizzini. Come abbiamo già visto, Vizzini non cadde il 13 luglio. Infatti, non prima della sera seguente una guarnigione mista di Italiani e Tedeschi si ritirò verso Caltagirone, ed alcuni elementi della Divisione Highlanders entrarono nel paese. Il piano di mandare la Brigata corazzata a Vizzini venne cancellato, e al Generale Simonds venne ordinato di condurre le truppe canadesi a Vizzini, attraversando le posizioni della 51a Divisione, e avanzare verso Enna.14 Il primo incontro con i tedeschi, Grammichele, 15 luglio. A mezzanotte del 14-15 luglio, una lunga colonna di autocarri che trasportava la I Brigata del Regimento Royal Canadian (R.R.C.) iniziò a muoversi lungo la contorta strada provinciale che da Giarratana menava verso nord. Tre ore dopo, il R.R.C. era schierato a Vizzini, e i regimenti Hastings e Principe Edward si mossero in prima linea. Alle 6:00 a.m., la brigata riprese l’avanzata, viaggiando ora attraverso l’autostrada sfaltata N. 124, che, snodandosi parallela alla linea-ferrata-ridotta, congiungeva Enna con il sud-est. Mentre la colonna procedeva su camion e altri mezzi o sui carrarmati del Reggimento Three Rivers, i soldati canadesi attraversarono una zona più prosperosa di quelle che avevano visto fino allora in Sicilia. Per lo più, la strada correva attraveso una ampia vallata tra i monti, con colline gentili da una parte e 1217 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 dell’altra che si innalzavano verso le alture. I campi erano vasti e senza né rocce né alberi. Come altrove non si vedevano case lungo la strada; i contadini seguivano i loro costume centenari di congregarsi nei paesi situati in cima alle colline. Qui, quel centro era Grammichele, un comune di 13.000 abitanti a dieci chilometri di strada da Vizzini. Il paese fu costruito, dopo un terremoto, nel 1683, a forma di ragnatela con sei strade che si irradiano dalla piazza centrale. Il paese esagonale venne collocato su un lungo schienale, alto circa 250 metri sopra il livello del territorio circostante, e quindi con un ottimo dominio della strada proveniente da est. Grammichele era un ottimo punto per una azione intesa a ritardare l’avanzata. Verso le 9:00, le truppe canadesi avanzate superarono una curva stradale e videro Grammichele sull’orizzonte, a tre chilometri verso ovest. Non c’era nessun segno che indicasse la presenza del nemico. Ma, mentre un gruppo di ricognizione del Three Rivers, con i battaglioni di fanteria che seguivano a poca distanza, si avvicina al paese, c’erano appostati ad aspettarli una forte retroguardia di artiglieria e un distaccamento di carrarmati della Divisione Hermann Göring. Appena il primo veicolo raggiunse le costruzioni periferiche del paese, i Canadesi vennero di colpo investiti, come si seppe poi, da una scarica di fuoco dai pezzi dei carrarmati e da armi anti-mezzi corazzati dal calibro dai 20 agli 88 millimetri.15 Il fuoco venne immediatamente diretto sulla truppa; un carrarmato canadese e tre camion furono abbattuti e molti veicoli distrutti.16 La fanteria cominciò ad avvicinarsi al paese, mentre i pezzi se-moventi del Devon Yeomanry si spostarono rapidamente dalla strada verso i campi vicini per dare pronto ed efficace supporto alla fanteria. Guidati da un proiettile tracciante che indicava la posizione del nemico, lo squadrone Three Rivers distrusse tre carrarmati tedeschi e un numero di armi di supporto. In un largo movimento di rastrellamento, tre compagnie del battaglione Hastings conversero sul paese da più direzioni, mentre l’altra compagnia forniva il fuoco di copertura. Appena i primi Canadesi entrarono nel perimetro del nemico, questi cominciò ad evacuare. Per adesso, Grammichele era stato ripulito e i Tedeschi della Hermann Göring, abbandonando una quantità di equipaggiamento e altre provvigioni, si ritiravano in direzione ovest lungo l’autostrada, inseguiti dalla nostra artiglieria.17 Questo primo incontro con i Tedeschi era costato la vita a 25 canadesi. Nel primo pomeriggio, il 48o Highlanders motorizzato, con l’appoggio dei carri armati, inseguiva i tedeschi, il gruppo di supporto della I Brigata (della fanteria legera Saskatoon) fornì loro gli automezzi che gli Highlanders avevano perso in mare. Le mine lungo la strada ritardavano l’inseguimento ed era mezzanotte quando il battaglione raggiunse le periferie di Caltagirone, 1218 ANGELO PRINCIPE avendo dovuto percorrere alcuni tratti attraverso la campagna. Il paese di 30,000 abitanti, sede del comando della Divisione Panzer Hermann Göring, era stato gravemente colpito dai bombardamenti degli Alleati; quando, la mattina del 16 entrarono in paese senza incontrare opposizione, la 48a Highlanders e i carrarmati della Three Rivers trovarono che nel paese c’era il caos, le strade quasi bloccate dalle macerie e molte case in fiamme. In un ospedale inadeguato, la sezione medica degli Highlanders fece quanto possibile per i civili feriti; e al suo arrivo anche il IV Servizio Ambulanza da campo ha dato assistenza ai civili. Le monache, malgrado i loro problemi, vollero offrire ai Canadesi il caffè (di ghianda Abbrustolita).18 Mentre i battaglioni del Generale Graham erano in testa nella avanzata verso Enna, la II Brigata, lasciando Ragusa la sera tardi del 14 luglio, aveva (percorrendo un viottolo tortuoso attraversato Chiaramonte, Gulfi e Licodi) raggiunto l’autostrada 124, a ovest della strada Giarratana-Vizzini percosa dalla I Brigata. Solo gli Edmonton e il comando della Brigata erano motorizzati, gli altri due battaglioni dovettero camminare per più di quarantacinque chilometri, per la maggior parte del percorso sotto un’afa insopportabile, che rendeva la marcia estremamente faticosa. La brigata non incontrò nemici lungo la strada, ma gli Edmonton ebbero, mentre lasciavano Ragusa, alcuni infortuni dal cecchinaggio. Incidente che indusse il Comando del 30o Corpo d’A. ad emanare un ordine secondo il quale, nel futuro, in ogni paese, dopo la resa, dovevano essere presi in ostaggio alcuni cittadini.19 I distaccamenti tedeschi che i Canadesi della I Brigata avevano cacciati da Grammichele proteggevano il fianco alla Divisione Hermann Göring, che si ritirava lentamente verso la difesa di Catania. Per il 14 luglio lo schema del piano del nemico era ovvio. Non c’era voluto molto a Kesselring dopo lo sbarco degli Alleati di capire‒anche se infatti fu necessario avere qualche conferma dei primi sospetti‒che le forze tedesche sarebbero state forzate a combattere la battaglia della Sicilia praticamente da sole. Il 12 luglio, dopo aver visto i Generali Guzzoni e von Senger a Enna, Kesselring riferì a Berlino che: Le forze italiane nell’area sotto attacco sono quasi totalmente inutili. E le forze tedesche per il momento non sono sufficienti da intraprendere un attacco decisivo contro una delle teste di ponte del nemico.20 I gruppi di battaglia preparati per colpire poderosamente gli invasori, i quali avrebbero dovuto già vacillare a causa della resistenza della prima difesa costale, erano riusciti a lanciare, come abbiamo visto, un solo contrattaco serio che non ebbe successo. Adesso che l’opposizione effettiva da parte dei loro alleati italiani era virtualmente cessata e il pericolo che l’attacco degli Alleati isolasse e circondasse, uno dopo l’altro, ogni grupo, la sola speranza apparve essere la formarzione di una solida e continua linea di difesa. 1219 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 Non è stato difficile al Comando tedesco intuire le intenzioni delle forze Alleate di attaccare lungo la costa est della Sicilia per catturare i traghetti e, quindi, isolare i difensori e aprirsi, pertanto, la via verso il continente. E non potevano non capire il pericolo che sulla sinistra gli Alleati erano diretti contro le linee di traffico con l’ovest dell’isola. Nelle minute del rapporto c’erano già indizi (capito 1, p. 5) che Kesselring avesse ben capito queste possibilità: La cosa importante era ora di impedire che il nemico attaccando si aprisse la strada da Siracusa verso Catania o l’area di Gela, e poi, unendosi alle forze che da Licata avanzano verso nord si spingessero fino allo Stretto di Messina. Allo stesso tempo deve essere impedito alla forte forza nemica che si apra la via verso Palermo, poiché ci impedirebbe di evacuare le nostre truppe che si trovano nell’ovest dell’isola e di trasferire le provvigioni importanti.21 Di conseguenza, il nemico trasferì la forza lungo il fianco sinistro e concentrò le forze maggiori nei piani di Catania e all’indispensabile aeroporto di Gerbini. Nella possibilità di essere circondata, la gran parte della Divisione Hermann Göring venne trasferita dall’area di Vizzini-Caltagirone verso est, a Lentini, per rafforzare il Gruppo di Battaglia Schmalz. Qui trovò la sfortunata Divisione Napoli, la quale durante i primi quattro giorni dell’invasione ebbe molte più perdite di ogni altra divisione campale italiana. Il D-Day la 15a Divisione Granatieri Panzer, chiamata in fretta dalla inutile escursione nell’ovest della Sicilia, venne schierata nelle colline a sud e a sud-ovest di Caltanissetta, per impedire l’avanzata verso nord delle forze del Generale Paton. Cercando di riempire il vuoto, la Divisione Panzer fece un incerto contatto a sinistra col fianco destro della forza Hemann Göring, e con le unità della Divisione Livorno del Generale Chirieleison‒la situazione migliorò con le susseguenti ritirate verso le naturali fortificazioni del monte Etna.22 Il rapporto giornaliero del Generale Kesselring del 14 luglio all’Alto Comando Tedesco ammetteva che “Sul fianco destro c’è la possibilità di essere circondati e quindi sono in progresso i preparativi per ritirarci sulle posizioni dell’Etna.”23 Queste “posizioni” non avevano un forte sistema di fortificazioni come quello che le forze Alleate ebbero occasione di incontrare nel centro Italia; infatti, l’unica preparazione sembra fosse stata la scelta di un’ottima località. La linea lungo la quale la Divisione Hermann Göring si ritirò nei sei giorni susseguenti era, in generale, quella della ferrovia Catenanuova-Catania, che seguiva la sponda nord del fiume Dittaino. La ragione della sensibilità (emotività) dei Tedeschi era apparentemente dovuta al fatto che quella era la rotta seguita dalle forze canadesi. I paesi situati sulle 1220 ANGELO PRINCIPE colline come Caltagirone, Piazza Armerina, Valguarnera, Enna e Leonforte avevano tutti strade laterali che menavano a est verso i piani di Catania. Il compito della retroguardia tedesca era di convertire questi luoghi in fortalizi, per contestare con crescente determinazione la nostra avanzata in modo da evitarci di circondare, nella pianura, la gran parte della Divisione Hermann Göring e di mantenere aperta la strada dell’ovest, al passaggio della Panzer Granadier. Il 15 luglio il Generale Montgomery decise, tassativamente, che i tedeschi non avrebbero dovuto, per quanto possibile, trarre alcun vantaggio dalla loro tattica di ritardare l’avanzata dell’ala sinistra dell Ottava Armata. L’attacco del 13o Corpo d’A. incontrava forte opposizione lungo la costa. Due notti prima, le truppe del Comando N. 3 avevano, sbarcando nel golfo di Catania, assicurato una testa di ponte a nord di Lentini, sulla strada principale SiracusaCatania; mentre i paracadutisti della I Brigata, atterrando sulla foce del fiume Simeto, aveva catturato l’importante ponte Primosole, a solo nove chilometri a sud di Catania. Il cambio della truppa della 50a Divisione incontrò una feroce reazione del nemico e, per la sera del 15, il possesso del fiume Simeto era ancora da disputare.24 Quella notte il Comandante dell’Armata scrisse al Generale Leese: Poiché le operazioni sono un po lente e appiccicaticce sulla destra, i fatti indicano che le trupppe nemiche dall’area di Caltagirone-Enna si spostano verso est attraverso la pianura di Catania, il nemico cerca disperatamente di tenerci lontano dall’aeroporto di Catania. Quindi siccome siamo temporaneamente trattenuti sulla destra, è ora importantissimo attaccare duramente sulla sinistra; spingerci a tutta velocità verso Caltagirone, e poi verso Valguarnera-Enna e Leonforte. I Canadesi devono avanzare a tutta velocità.25 In accordo con questo ordine, il Generale Leese ordinò alla I Divisione canadese di “continuare ad avanzare vigorosamente verso Enna.”26 Il Generale Simonds ricevette una lettera ch’era stata spedita il mattino presto, nella quale il Comandante del Corpo d’A. suggeriva la tattica dell’inseguimento che la situazione richiedeva. La lettera diceva: Se si presenta l’opportunità, spingere immediatamente una forza motorizzata con carrarmati verso Enna.... Tutta la nostra esperienza in questa isola è stata, se sei trattenuto, sferra un forte e ben appoggiato attacco.27 Pertanto, il Generale Simonds ordinò alla II Brigata di iniziare l’avanzata e mise sotto il suo comando anche il 12o Reggimento corazzato, Royal Devon Yeomanry, e il III Reggimento da campo R.C.A. La situazione riguardo i 1221 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 mezzi di trasporto era migliorata, e il personale divisionale “Q” potè procurare abbastanza camion di tre tonnellate per trasportare il materiale tattico dell’intera brigata. Mentre le forze mobili si spingevano verso i proprii obiettivi nell’area di Enna, le Brigate I e III si sarebbero dovute tenere pronte ad assicurare, appena venisse loro ordinato, il traffico nelle rispettive aree di Valguarnera e Leonforte.28 Piazza Armerina, 16 luglio La mattina presto del 16 luglio, la II Brigata, lasciando Caltagirone, si spingeva lungo l’autostrada 124, e gli Edmonton e uno squadrone di carrarmati della Three Rivers formavano l’avanguardia. Passarono attraverso il villaggio di San Michele di Ganzeria senza incontrare opposizione e girarono verso nord lungo l’autostrada 117, Gela-Enna. Per mezzogiorno erano a cinque chilometri a sud di Piazza Armerina, un altro tipico “paese rurale” siciliano con una popolazione di 22,000 abitanti. Il paese è situato a 700 metri di altezza, il più alto di ogni altra comunità siciliana già incontrata dai Canadesi. In una curva repentina, dove la strada precipita giù dal lungo crinale pianeggiante per seguire una ripida e stretta gola, le avanguardie si trovarono improvvisamente sotto il fuoco di mitragliatrici, di mortai e di artiglieria. Il nemico era ben nascosto nelle alture dominanti l’entrata sud del paese. Le due compagnie di avanguardia del Reggimento Edmonton si mossero rapidamente avanti raggiungendo la parte elevata del terreno, dall’una e dall’altra parte della strada; ma queste posizioni, e infatti tutta la strada fino a Piazza Armerina, erano sotto il fuoco incrociato dei mortai nemici situati su due prominenti colline a circa due chilometri verso il nord e il nord’est. Il Ten.-Col. Jefferson, con solo tre compagnie a sua disposizione (la Compagnia “D” era ancora a Ragusa) diresse le compagnie “A” e “B” rispettivamente contro queste alture, mantenendo la “C” di riserva per il rinforzo di successo. Avanzando contro il fuoco nemico, la compagnia “A” assicurò il suo obiettivo, e venne rapidamente raggiunta dalla compagnia “C”. Era essenziale una azione di fanteria poiché i carrarmati dei Three Rivers non potevano alzare il tiro delle loro armi abbastanza da colpire le posizioni alte tedesche. Il solo supporto venne dal fuoco dai mortai di 75 mm. dell’unità del battaglione finché, tardi nel pomeriggio, entrarono in azione i cannoni semoventi della Royal Yeomanry e dai 5.5s del 7o Reggimento Medio, ingaggiando le posizioni del nemico.29 L’attacco sulla destra si presentò assai più difficile. La Compagnia “B”, combattendo in salita, si trovò sotto il tiro “micidiale del nemico”, soffrendo per non potere, per tutto il pomeriggio, mettersi in contatto col resto del battaglione. Il fuoco nemico separò parte della compagnia, bloccandola in un 1222 ANGELO PRINCIPE frutteto, ma alla fine un plotone riuscì a raggiungere la vetta e costrinse i Tedeschi ad abbandonare le loro posizioni. Le due colline prese coraggiosamente dagli Edmonton davano il vantaggio di poter osservare Piazza Armerina; ma il nemico (identificato dopo, era il II Battaglione del 104o Reggimento della 15a Divisione Panzer Grenadier)30 tenne per un certo tempo il paese in pugno. I tedeschi continuarono a cannoneggiare le posizioni canadesi con i loro 75, finché questi non vennero zittiti dal fuoco dei “medium” britannici. Durante la notte, i tedeschi si ritirarono e la II Brigata, per le 6:00 del mattino seguente, aveva fermamente in mano il paese. Nella loro prima esperienza di fuoco, gli Edmonton avevano assolto il compito bene ma avevano subito 27 perdite. Piazza Armerina era stata la sede del quartiere generale del 16o Corpo d’A. italiano, e i canadesi catturarono una grande scorta di materiale segnaletico e una considerevole quantità di benzina; mentre la popolazione civile, appena i Tedeschi lasciarono il paese, si precipitò a casa e non perse tempo ad arricchire le loro abitazioni con oggetti e mobili che si trovavano nelle caserme abbandonate.31 La tattica del nemico di ostruire l’autostrada 117 era molto efficace. A Piazza Armerina, la Divisione canadese venne trattenuta per ventiquattro ore; infatti non prima di mezzogiorno del 17, la III Brigata che, per la prima volta, era alla avanguardia, riprese l’avanzata verso Enna. Eppure era importante che l’ala sinistra della Ottava Armata progredisse rapidamente, poiché sulla destra l’ostinata resistenza tedesca respingeva tutti i tentativi del 13o Corpo d’A. di estendere i suoi avamposti oltre il fiume Simeto. Il 16 luglio, il Generale Alexander aveva diramato la seconda direttiva, indicando alla Ottava Armata di avanzare su tre assi verso la penisola di Messina: “da Catania verso nord; da Leonforte a Adrano recidere le comunicazioni su questo lato dell’Etna; e lungo la via Nicosia-Troiana-Randazzo, pulire i pendii a nord dell’Etna.” Il Comandante del Corpo d’Armata sperava che “l’Ottava Armata fosse in grado di intraprendere un rapido attacco contro queste formidabili posizioni, prima che i Tedeschi potessero appostarsi su buone posizioni di difesa;” egli vide la Divisione canadese, in quanto formazione sulla sinistra del Generale Montgomery, spingersi dall’ovest dietro il monte Etna. Il compito della Settima Armata era, quindi, “di proteggere la seconda linea di questo attacco impossessandosi del rettangolo centrale di strade attorno ad Enna e di tagliare la strada est-ovest a Petralia.”32 Enna stessa entrò nel settore operativo degli Americani; ma l’Ottava Armata riteneva libero uso della strada da Piazza Armerina a Leonforte che passava proprio a est di quel fulcro stradale ch’è Nicosia. A ovest, al Generale Patton venne ordinato di catturare, se ciò si potesse fare “senza molte perdite, Agrigento e Porto Empedocle.”33 È da tenere presente che le operazioni dell’Ottava Armata erano basate sulla cattura di Catania. La resistenza nemica lungo il porto rimaneva determinata; la notte del 17-18 luglio, un sanguinoso attacco della 50a Divisione, per espandere le posizioni sul Simeto, ottenne poco.34 Questa 1223 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 posizione di stallo nell’est diede più importanza all’altro asse dell’avanzata dell’Ottava Armata, e indusse Montgomery a cambiare il piano di avanzata sul fianco destro del 30o Corpo d’A. Il 17, in un messaggio ad Alexander, gli riferì che la 51a Divisione Highlanders si muoveva verso nord da Scordia per “catturare con un po’ di fortuna Paterno l’indomani (Vedi p. 697),” e dichiarò le sue intenzioni di inviare i Canadesi‒i quali, egli credeva, avessero già raggiunto Enna quella notte‒verso est da Leonforte ad Adrano, invece di andare lungo il largo arco attraverso Nicosia e Troina. “Io col 30o Corpo d’A. opererò nei dintorni ovest e nord-ovest di Enna e verso Catania.” Egli suggerì anche che gli Americani, dopo aver catturato Petralia, potevano continuare lungo la strada costale “dirigendosi verso est” lungo la costa, completando quindi la doppia sezione dell’isola e respingendo il nemico entro la penisola di Messina.35 Il programma della Divisione canadese rimase in generale lo stesso. La distanza stradale da Piazza Armerina a Enna è solo di 35 chilometri, benché la III Brigata sperasse di raggiungere la città il 17 luglio, tale speranza presto svanì. A dodici chilometri a nord di Piazza Armerina una strada secondaria che sulla destra era collegata con l’autostrada 117 portava a Valguarnera. Questo era un importante bivio e mantenendolo, i Tedeschi potevano bloccare l’avanzata dei Canadesi in due direzioni, verso nord-ovest per Enna, e verso nord-est per Valguarnera, che dalla sua posizione elevata dominava la valle del Dittaino e le pianure occidentali di Catania. Come spesso accadeva in Sicilia, anche questa volta la topografia era in favore del nemico. Immediatamente prima di raggiungere il bivio, l’autostrada 117 si impennava in una gola stretta sopra un lungo crinale che, staccandosi dalla catena dei monti Erei e curvando verso il nord-est, raggiunge Valguarnera dal sud ed dall’est. Nelle colline dell’una e dell’altra parte di questo passo, chiamato Portello Grottacalda, il II Battaglione del Reggimento 104 dei Granatieri Panzer (la stessa unità contro la quale la II Brigata aveva combattuto a Piazza Armerina) aveva preso posizione, aspettando la Divisione canadese. Il battaglione tedesco pare che fosse stato rinforzato, dal I Battaglione dello stesso reggimento in ritirata dal fronte americano. Il punto più vantaggioso era Monte della Forma, una collina con una vetta quadrata alta 900 metri, situata sul lato ovest del passaggio; e come apparve dopo, là, nella costa nord, i tedeschi avevano collocato vari mortai di riserva. Nell’azione che seguì, il nemico dimostrò che due battaglioni ben decisi, sfruttando le forti posizioni naturali, potevano effettivamente impegnare, fermando l’avanzata, due brigate per più di ventiquattro ore. Un ponte fatto saltare fermò, per la prima volta, l’avanza della III Brigata a sei chilometri a nord di Piazza Armerina. Mentre i genieri dealla IV compagnia campale R.C.E. allestivano una diversione stradale, i reparti di 1224 ANGELO PRINCIPE ricognizione riferirono la presenza del nemico al prossimo bivio. Questo venne confermato alle 4:30, quando l’avanzata riprese e i Reggimenti Carlton e York in testa alla colonna si trovarono tra il fuoco di mortai e mitragliatrici. La fanteria discese dai mezzi di trasporto, e da posizioni sulla cresta di una collina a circa tre chilometri a sud del Monte della Forma, carrarmati del Reggimento Three Rivers ingaggiarano con successo gli avanposti nemici, costringendoli a ritirarsi lungo la linea principale di difesa. Il C.O. dei Carleton, Ten.- Col. F. D. Tweedie, spostò il battaglione a un chilometro dal passo di Grottacalda.36 Il combattimento a Grottacalda e a Valguarnera, 17-18 luglio La situazione sembrava richiedesse “un attacco con forze bene appoggiate.” Riunendo in conferenza i comandanti delle brigate, il Generale Simonds emanò ordini impegnando in combattimento due brigate con l’appoggio dei carrarmati e dell’artiglieria divisionale. La III Brigata doveva spingersi lungo l’asse della autostrada verso Enna; la I Brigata, che si trovava a Piazza Armerina, doveva attaccare lungo la linea nord-est attraverso la campagna fino a Valguarnera. L’altra formazione doveva essere pronta a seguire due ore dopo l’entrata in azione della III Brigata.37 Quella sera alle otto, il Generale Penhale ordinò al 22o Reggimento Royal, comandato dal Ten.-Col. J. P. E. Bernatchez, di salire sui veicoli dei Carleton e York. Ma gli automezzi si dovettero presto fermare, a causa di un largo cratere provocato da una mina che la metodica retroguardia nemica aveva fatto esplodere in un passo particolare della strada, dove non c’erano vie alternative per proseguire. Quando i genieri riuscirono a ripristinare la viabilità, era già calata la notte e l’avanzata continuò al chiaro di luna. A poche centinaia di metri dello stretto passaggio, dove la strada cominciava a salire lungo la base del monte della Forma, la colonna venne investita da nutrite scariche di mitraglia dalle colline davanti. Scendendo in fretta dai camion, i Royal 22 risposero con i fucili Bren e nella scaramuccia che seguì ci furono molti feriti e morti tra un gruppo di Tedeschi che cercava di separare il battaglione dal resto della colonna. Per quella notte i Canadesi si trincerarono e non procedettero oltre.38 Dopo una ricognizione nelle prime ore del mattino del 18, il Generale Penhale decise di attaccare con i Carleton e York sulla destra, mentre, al centro, i Vingt-deuxième mantenevano il contatto col nemico. Questo piano di attacco venne ampliato quando il G.O.C. [Ufficiale Comandante Generale] ordinò che il Reggimento West Nova Scotia, che ora si trovava immediatamente dietro il Royal 22e, doveva iniziare, sulla sinistra, una ampia offensiva tale da tagliare l’autostra 117 a circa tre chilometri a ovest del bivio e, quindi, impedire la ritirata verso Enna del nemico. Il ben nutrito fuoco veniva da una concentrazione di 68 round per arma da quattro Reggimenti di artiglieria: Il 1225 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 Primo Reggimento da Campo R.C.H.A., e il II e III Reggimenti da Campo R.C.A. e il 7o Reggimento Medio R.A.*[Il 142o Reggimento Campale (S.P.) R.A. appoggiava la I Brigata. Due squadroni della II Batteria contraerea leggera (del 2o Reggimento I.A.A.) della colonna di fanteria fece fuoco contro persona per tutto il giorno con i quaranta millimitre Bofors.] Questi bombardamenti vennero effettuati nel primo pomeriggio su quattro obiettivi selezionati lungo il passo, con risultati estremamente incoraggianti per la fanteria in attacco.39 A metà mattinata il Ten.-Col. M. P. Borget ritirò il West Nova di circa un chilometro lungo l’autostrada e poi girò verso ovest attraverso i campi, coperto alla vista del nemico dalla collina dalla quale, la sera precedente, i carrarmati canadesi avevano aperto il fuoco. Era molto faticoso camminare sotto il sole, e la situazione peggiorò quando i mezzi di trasporto dovettero fermarsi a causa di un burrone, costringendo quindi la truppa, grondante di sudore, a trasportare i pesanti mortai da 75 mm. Mentre l’artiglieria batteva una faccia del monte della Forma e le truppe del Ten.-Col. Tweedie lanciarono l’attacco sulla destra, i West Nova si aprirono la strada, girando verso nord, attraverso un fitto canneto che segnava il corso del fiume in questo periodo secco. Per le quattro del pomeriggio avevano occupato una collina, a ovest del bivio, che dominava l’autostrada verso Enna. Poiché a Grottacalda l’attacco dei Carleton aveva già scacciato i Tedeschi dalle loro posizioni a nord-est della biforcazione della strada, i West Nova Scotia incontrarono poca resistenza.40 E una ritirata parallela del nemico dal monte della Forma mise fine alle quattordici ore di combattimento frontale del Royal 22e sotto il continuo fuoco dei mortai. Per le cinque, il raccordo era sicuro nelle mani dei Canadesi.41 Sul fianco destro della Divisione, la I Brigata ebbe una giornata lunghissima di duro combattimento. Chiamati ad intervenire durante la serata del 17 luglio, gli Hastings e i Prince Edward lasciarano l’autostrada a circa due chilometri a nord di Piazza Armerina e marciarono in direzione nord-est attraverso il terreno scabroso. Gole profonde e corsi secchi di torrenti rallentarono la loro marcia, lasciando subito dietro i mortai e trasporti. Le uniche strade percorribili erano le mulattiere che si intrecciavano lungo le ripide pareti delle colline. Il carrarmato che aveva l’artiglieria F.O.O. e il telegrafo senzafili non poteva proseguire lungo quel terreno e le compagnie di assalto rimasero per tutta la giornata seguente senza il fuoco di appoggio.42 All’alba il Comando del Battaglione e le Compagnie “B” e “D” si trovavano sulle alture a meno di un chilometro a sud di Valguarnera e guardando verso il burrone vedevano la strada che si arrampicava lungo la parete scoscesa fino al paese; durante la notte s’era perso il contatto con le altre compagnie. Sulla loro destra una collinetta, coltivata ad uliveto a 100 1226 ANGELO PRINCIPE metri sopra la vallata, dominava la strada che girava lungo il versante nord della base, benché essa stessa fosse dominata dalla maggiore altezza del paese e delle colline intorno. Infatti, da una collina vicina, una sola posizione nemica di mitragliatrice controllava i movimenti degli Hasting. Di propria iniziativa, il comandante di un plotone della Compagnia “D”, il sergente W. J. R. McKnight (il quale poi per il suo coraggio venne insignito della D.C.M.), accompagnato da un altro graduato, strisciando carponi sul terreno lungo la vallata, raggiunse la postazione nemica e assaltandola con bombe a mano, moschetto e baionetta, uccise i dieci difensori.43 Il Ten.-Col. Sutcliffe fece costruire un blocco stradale, dal quale una compagnia distrusse diversi veicoli nemici mentre, provenienti da Grotacalda, salivano lungo la strada. Il bersaglio meglio riuscito fu colpire con una bomba PIAT [Proiettile anticarro] un camion che trasportava munizioni e diversi soldati nemici. Tutti gli occupanti del camion perirono e la mitragliatrice da 88 mm. che era piazzata sul veicolo fu immobilizzata. Questo colpo può ben essere considerato l’inizio del successo della nuova arma anticarro in dotazione alla fanteria canadese. Ma poichè il tentativo del comandante del battaglione di entrare in paese con un plotone era fallito, verso mezzogiorno un distaccamento motorizzato di fanteria tedesca attaccò il blocco stradale, forzando le compagnie canadesi a ritirarsi nelle colline circostanti.44 Nello stesso tempo, a poco meno di un chilometro vero est, ma completamente senza contatto col resto del battaglione, le Compagnie “A” e “B” erano ingaggiate in una azione. Quella mattina presto, guidate da un contadino, che era stato forzato dall’ufficiale dei servizi segreti ad ubbidire, raggiunsero una collinetta dominante l’entrata del paese e si erano appostati a 600 metri dalle postazioni avanzate del nemico. Da questo punto vantaggioso tesero una imboscata ad una colonna di fanteria motorizzata, infliggendo gravi perdite con fuoco intenso. Venne riferito che il comandante della Compagnia “A” avesse egli stesso ucciso diciotto Tedeschi su un camion, sparando a bruciapelo con una mitraglietta Bren che teneva sul fianco. Rinforzi nemici, che si crede fossero la riserva del battaglione, attaccarono le posizioni esposte dei Canadesi; nel primo aspro combattimento gli Hastings avevano respinto gli attaccanti, ma sotto la minaccia del possibile fuoco dell’artiglieria si decise di ripiegare, attraversando la strada, verso la linea dominante delle colline. La ritirata venne messa in pratica con una compagnia che copriva la ritirata dell’altra, e durante la serata il battaglione sparpagliato si ricompose al suo punto di partenza, sull’autostrada. Nei combattimenti della giornata, il battaglione perse venti uomini feriti o uccisi e sei fatti prigionieri; venne confermato dopo che gli Hastings avevano ucciso tra gli 80 e i 90 Tedeschi e ne avevano ferito oltre novanta.45 Anche sulla sinistra della I Brigata, il tentativo del Reggimento Royal Canadian di catturare Valguarnera era fallito e le ragioni del fallimento, qui come negli altri casi, erano da attribuirsi al terreno difficile che rendeva 1227 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 impossibile la mobilità delle unità di trasporto con i mortai da 75mm e la radio-trasmittente e quindi la mancanza di comunicazioni con il resto della Brigata, col risultato di non avere né l’appoggio dell’artiglieria, né la possibilità di coordinare l’azione con il battaglione di fanteria fancheggiatore. Si fecero le 5:30 del mattino del 18, prima che il R.C.R. avesse lasciato l’autostrada 117, a un chilometro e mezzo a sud di Portello Grottacalda, per incamminarsi verso Valguarnera; e quando raggiunse il crinale delle colline dove correva l’autostrada che conduceva al paese, i franchi tiratori nemici e il fuoco di mortai e mitraglialatrici l’inchiodarono sul terreno fino a mezzogiorno. Poco dopo si spinsero avanti, un chilometro e mezzo circa, su posizioni direttamente a sud di Valguarnera, nel posto che doveva essere stato il fianco sinistro delle Compagnie “A” e “B” degli Hastings. Un numero di dispersi, che erano stati inchiodati dal fuoco nemico quando il loro battaglione s’era ritirato, venne rilevato dalla sua triste situazione dal reparto guidato dal vice-comandante della R.C.R., il Maggiore J. H. W. T. Pope.46 Dopo il Ten.-Col Crowe diresse un attacco con due compagnie contro il nemico posizionato su una collinetta, poco più avanti. Mentre gli uomini avanzavano ben spiegati lungo le balze del cocuzzolo spazzato dal fuoco vivace di mortai e mitragliatrici del menico, il comandante del battaglione procedeva in testa, “desideroso di continuare l’azione.” C’era stato un vivace combattimento prima che il nemico, contando sulla sua apparente posizione di vantaggio che lo compensava dalla mancanza di numero, si ritirasse, lasciando la posizione ai Canadesi, da dove potevano dominare l’entrata a Valguarnera, un chilometro più a nord. I carrarmati tedeschi in guardia delle vie di accesso al paese aprirono il fuoco e il Maggiore Pope e sei uomini andarono avanti per affrontarli. Sfortunatamente i tre proiettili sparati da un PIAT non esplosero.47 Una pesante scarica di mitragliatrici dai carrarmati tedeschi li costrinse a ritirarsi; il Maggior Pope fu ucciso. Poco dopo, i carrarmati si ritirarono dentro Valguarnera, e venne osservata che una lunga colonna di automezzi lasciava il paese dal lato nord. Aspettandosi un contrattacco, il Ten.-Col. Crowe ordinò ai suoi uomini di trincerarsi. Alle due, spedì al Comandante della Brigata un rapporto sulla situazione, spiegando la sua intenzione di fare una ricognizione nel paese ma non “prima che calasse il buio, dato che non ho armi corazzate di appoggio di nessun tipo.” Questo messaggio venne portato al Comando del Battaglione dal cappellano del reggimento, il quale fece il percorso da solo e, per la maggior parte della strada, sotto il tiro del nemico. La sera precedente, un reparto della Compagnia di supporto del R.C.R. aveva portato il rancio agli uomini delle compagnie fucilieri.48 Intanto il Brigadiere Generale Graham aveva ordinato al battaglione di riserva, il 48o Highlanders, di andare avanti e di occupare una cresta situata a 1228 ANGELO PRINCIPE tre chilometri a sud di Valguarnera. Durante questa operazione, la compagnia avanzata rivendicò di avere ucciso 35 tedeschi e di aver fatto una ventina di prigionieri. Un Highlander, il Capitano W. F. Kay, ottene, per il suo ruolo nell’azione, la medaglila per Servizio distinto (D.C.M.); la sua sezione di cinque uomini catturò una postazione di mitragliatrice operata da diciassetti soldati tedeschi; lui personalmente avere ucciso otto dei nemici. Dopo aver pulito i covi dei cecchini che ancora operavano nella retrovia della R.C.R. e degli Hastings, il battaglione si mise in marcia, girando verso destra, per entrare in Valguarnera a notte fonda, trovando che in paese il nemico non c’era.49 I combattimenti di quella domenica sono stati i più intensi ai quali la Divisione canadese aveva fino a quel giorno partecipato; ci furono 145 perdite, 40 fatali. Queste perdite devono essere messe in confronto con quelle del nemico che ebbero, secondo i Canadesi, 250 tedeschi e 30 italiani fatti prigionieri e 240 tra uccisi o feriti.50 Come abbiamo visto, durante la giornata, il progresso sul terreno è stato relativamente minimo. Il nemico, berché numericamente inferiore, aveva utilizzato, sfruttando bene, le forti posizioni del terreno. Dall’altro lato, i Canadesi avevano acquisito la necessaria esperienza di combattimento, che gli fu di aiuto nei successivi scontri coi Tedeschi. Due giorni dopo, il rapporto di Kesselring a Berlino faceva, senza rendersene conto, un elogio alla I Brigata canadese: “Vicino a Valguarnera truppe addestrate per combattere in montagna, è già stato menzionato, sono chiamate ‘ragazzi di Montagna’ e probabilmente appartengono alla I Divisione canadese.”51 Lo svincolo per Enna Durante il pomeriggio del 18 luglio, mentre era in corso la battaglia tra le colline, il Generale Simonds tenne una riunione e ordinò alla II Brigata di continuare ad avanzare in direzione nord verso Leonforte. Erano le 4:30 del mattino seguente quando i Seaforth Highlanders passarono per Valguarnera, seguiti dai Patricia. Il peculiare ed effetivo modo del nemico di impedire il passagio dei veicoli facendo saltare i ponti e lunghi tratti di autostrada, costringeva i due battaglioni a procedere a piedi e quindi senza le armi di appoggio. I Panzer in ritirata invece avevano il pieno vantaggio di avere con loro l’artiglieria e da una collina che, situata a otto chilometri a nord di Valguarnera, dominava un importante svincolo stradale e ferroviario e il corso del fiume, la retroguardia tedesca, aprendo il fuoco con mitragliatrici, mortai e artiglieria, fermò il procedere dei Canadesi. Non prima del pomeriggio, dopo che i genieri avessero riparato la strada e quindi permesso all’artiglieria di procedere, il nemico, rendendosi conto che i Patricias erano pronti ad attaccare, abbandonò la postazione ritirandosi. Alla fine della giornata, i due 1229 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 battaglioni avanzati avevano in pugno lo svincolo contestato.52 Quella mattina, dalle colline attorno a Valguarnera, appena raggiunsero l’altopiano che copre l’angolo dello schienale maggiore dei monti Erei e lo sperone montuoso che si allunga a est verso l’Etna, le truppe in marcia intravidero per la prima volta, a sessanta chilometri a nord est, il maestoso profilo del vulcano con la cima coperta di neve. Sulla loro sinistra, a solo una diecina di chilometri, il puntone quadrato di Enna, alto mille metri sopra il livello del mare, si impennava verso ovest. L’orizzonte tra questi due monti era segnato dalla catena di cime montuose attraversate dall’auto-strada principale 121, Catania-Palermo. Lungo questa strada serpeggiante che si snodava attraverso aspre colline, la Divisione canadese aveva combattuto diciassette giorni per strappare al nemico, uno dopo l’altro, ogni paese o villagio che sorgeva sui promontori più alti (vedi la mappa 5). Lungo la strada, mentre da Valguarnera si dirigeva verso nord, la II Brigata poteva scorgeva chiaramente, a circa tredici chilometri di distanza, tra queste posizioni montuose la cima sporgente di Assoro che si ergeva come un dente aguzzo, stagliandosi contro la linea frastagliata dell’orizone. L’altura si proiettava a sud verso lo schienale principale che da Leonforte, pianeggiante come un altopiano, si estendeva, a tre chilometri a nord-ovest di Assoro, verso il cono di Agira, alto 850 metri. L’autostrada 121 che fin qui s’era arrampicata tortuosamente attraverso ogni paese e villaggio lungo il crinale principale, lasciava per un tratto il terreno collinoso, scendendo gradualmente fino ad attraversare la valle del Simeto, a ovest di Adrano. La strada, lasciando Centuripe (vedi pagina 697)‒la communità più alta tra quelle lungo la cresta montuosa‒che può essere raggiunto da una strada secondaria che si inerpica, con scoscesi zig zag, fino a un promontonio alto 750 metri sul quale è appollaiato il paese. Il terreno frastagliato, sul quale i Canadesi entravano ora, è puntellato da un numero di tributari del fiume Simeto, che si svuota nel mare a sud di Catania, ricevendo la maggior parte dei corsi d’acqua della grande pianura siciliana. Due di questi fiumi sorgono nelle montagne a nord di Enna, e seguono corsi paralleli, di qua e di là della barriera collinosa di LeonforteCentoripe, il Salso nel versante nord e il Dittaino lungo il versante sud. Il corso principale del Simento ha la sua sorgente nell’alto spartiacque del lato nord-ovest dell’Etna e scorre verso sud lungo il fianco ovest del vulcano, ricevendo il Salso a metà strada, tra Centuripe e Adrano, prima di passare attraverso una gola tra le colline ed estendersi poi lungo la pianura di Catania. Un altro fiume che la I Divisione canadese doveva incontrare è il Troina, questi ha lo stesso nome di quel paese, situato in alto, vicino alla sorgente del fiume omonimo e tra le sorgenti del Salso e del Simeto. Il Troina si è scavato, lungo i crinali delle montagne rocciose, un corso ad-est per unirsi al Salso otto 1230 ANGELO PRINCIPE chilometri a ovest della sua unione col fiume principale, il Simeto. Più di un anno dopo, nel nord Italia, i Canadesi avrebbero incontrato le pene di combattere attraverso torrenti dal corso rapido in piena per le piogge autunnali; ma qui nella siccità estiva, questi fiumi siciliani s’erano ridotti a gocciolii d’acqua che si muovevano da una pozzanghera all’altra attraverso i loro vasti letti cosparsi da pietre levigate dalla corrente. Questi corsi secchi non erano di ostacolo alla fanteria appiedata; ma il passo di veicoli cingolati o rotabili presentava dei problemi che il genio era pronto a risolvere. Benché le vallate che misurano circa un chilometro di larghezza presentassero larghi corridoi attraverso il terreno selvaggio, i Canadesi avanzanti non potevano usarli come strade poiché i Tedeschi erano ancora in possesso delle alture attorno. In una riunione tenuta nel pomeriggio del 19 luglio, il Generale Simonds presentò il suo piano per le operazioni future della I Divisione. Egli aveva deciso di avanzare quella notte con un fronte di due brigate: la II Brigata avrebbe proseguito verso il proprio obiettivo, Leonforte; e la I Brigata, muovendo sulla destra,per catturare Assoro, si sarebbe spinta verso nord per tagliare l’autostrada a est di Leonforte. Mentre la III Brigata canadese sarebbe rimasta temporaneamente in riserva, la 231a Brigata (Malta) sarebbe passata sotto il comando del G.O.C. sul fianco destro della Divisione. Dal 17 luglio, la Brigata Malta, avanzando in un ruolo indipendente tra i Canadesi e la 51a Divisione Highlanders, aveva catturato Raddusa, a tredici chilometri a est di Valguarnera il 18, ed era ora in grado di attraversare il fiume Dittaino, a dieci chilometri est del bivio che era in mano alla Brigata canadese. Continuando ad avanzare lungo questo asse, la Brigata maltese sarebbe arrivata ad Agira, ma le intenzioni di Simonds erano di non attaccare quella fortezza prima che i Canadesi non avessero catturato Leonforte e Assoro dando quindi alla Divisione canadese la possibilità di attaccare Agira dall’ovest.53 L’inclusione di Agira nel settore operativo della Divisione canadese e l’annuncio dal G.O.C. [Comando Generale] che l’asse principale della Divisione avrebbe dovuto muoversi verso est, lungo l’autostrada 121 confermavano i cambiamenti portati dall’Alto comando al piano iniziale, secondo il quale i Canadesi avrebbero dovuto agganciare verso sinistra del monte Etna. Quel mattino stesso, il Generale Montgomery aveva riferito al Generale Alexander che, in conseguenza della forte resistenza del nemico lungo la costa, aveva deciso di non insistere con l’attacco della 50a Divisione in quel settore, ma, invece, di aumentare la pressione più a ovest. Quindi aveva dato ordine che al centro del fronte avrebbe attaccato l’Ottava Armata, mentre la 5a Divisione (del 13o Corpo d’A.) avrebbe proseguito verso Misterbianco e la 51a Divisione contro Paterno, due paesi che si trovavano lungo l’autostrada 121, tra Adrano e Catania.54 In accordo con le intenzioni che il 17 luglio aveva espresso al Comando dello Army Group, il fianco sinistro dell’Armata si sarebbe conformato a questa convergenza poiché il 1231 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 nemico manteneva le basi a sud dell’Etna. “È ora chiaro”, scrive Alexander, commentando su queste modifiche del piano speditogli il 16 luglio, “che l’Ottava Armata non ha la forza da poter circondare l’Etna da ambo i lati contro la dura resistenza dei Tedeschi. Ai Canadesi venne pertanto ordinato di avanzare verso Leonforte e girare verso est per Adrano, centro dei tre attacchi originali, abbandonando il proposito di circondarlo attraverso Randazzo.”55 I compiti delle due Brigate canadesi non erano facili. Per raggiungere i loro obiettivi in montagna‒Leonforte si trova su, a più di 650 metri, e Assoro a quasi 300‒truppe d’attacco dovevano attraversare la valle del Dittaino, a un centinaio di metri più in fondo, esposta al continuo fuoco che i Tedeschi potevano dirigere con molta precisione tra i due paesi. L’avanzata cominciò poco prima di mezzanotte del 19-20 luglio. Per il mattino gli Edmonton avevano assicurato una testa di ponte sul letto secco del Dittaino, appena a est dell’autostrada 121, e a circa otto chilometri da Leonforte. Durante la giornata i Patricia occuparono senza opposizione una collina isolata, Monte Desira Rossi, alta abbastanza da dominare l’avanzata della Brigata, a tre chilometri dietro da dove gli Edmonton avevano attraversato il fiume. A otto chilometri più giù, lungo il fiume, la 48a Highlanders attraversò il fiume vicino alla stazione di Dittaino, quindi il Reggimento Royal canadian della I Brigata divenne per la prima volta la forza più avanzata. Il Regimento con l’appoggio dello Squadrone “C” del Reggimento Three Rivers, occupò due colline, lungo i due lati del Dittaino, ma non prima delle nove, poiché i carri armati canadesi vennero immobilizzati dalle mine e il personale rimase chiuso nei mezzi per cinque ore per via del fuoco dell’artiglieria nemica. Una stretta valle, dalle pareti ripide, conduceva verso nord-ovest direttamente all’impennata altezza di Assoro, a sei chilometri di distanza, ma era esposta per tutta la sua estenzione al tiro dalle posizioni nemiche. Pertanto, avanzare durante il giorno era impossibile; il Generale Graham diede, quindi, ordine agli Hastings ed ai Prince Edward di attaccare quella notte.56 Qui può essere raccontato l’incidente finale all’amichevole rivalità tra Canadesi e Americani su chi dei due sarebbe stato il primo a entrare ad Enna. Con Valguarnera e con la linea di ritirata attraverso Leonforte in mano ai Canadesi, il nemico a Enna si sentiva minacciato e le sue posizioni erano indifendibili; pertanto durante la note del 18-19 luglio una tremenda esplosione nel paese fece notare che i Tedeschi si ritiravano. La mattina presto del 20, la I Divisione americana aveva annunciato che quel giorno, avrebbe intrappreso una ricognizione di Enna e che, la notte successiva, avrebbe attaccato la città.57 Quando la notizia della ritirata dei Tedeschi arrivò al quartiere generale di Simonds, la cui attenzione era concentrata su Leonforte e Assoro, lo Squadrone “A” del Reggimento di ricognizione della Divisione (il 4o Princess Louise Dragoon Guards) ricevette l’ordine (secondo il Diario di 1232 ANGELO PRINCIPE Guerra del General Staff) “di mandare un reparto ad occupare il paese prima che arrivassero gli Americani.” Le truppe incaricate alla missione lasciarono Valguarnera in quattro outomezzi, ma a sei chilometri della loro meta furono costretti a fermarsi a causa di una enorme interruzione stradale che non gli permise di usare i veicoli. Un Sergente, due caporali e la truppa continuarono a piedi. Dopo più di un miglio, arrancando lungo la salita sotto il sole cocente della Sicilia, requisirono un asino, e lo calvalcarono a turno. Erano arrivati quasi alla fine della lunga salita a zig zag, quando videro entrare in paese due camion carichi di soldati che, con sollievo, si resero conto ch’erano americani e non tedeschi. Abbandonarono il povero asino per un passaggio in jeep, e in questo modo il plotone canadese arrivò nella piazza maggiore di Enna simultaneamente all’avanguardia americana.58 La I Brigata cattura Assoro, 20-22 luglio Nel primo pomeriggio di quel giorno stesso, 20 luglio, il C. O. [l’Ufficile Comandante] degli Hastings, Ten.-Col. Sutcliffe, proseguì con l’Ufficiale osservatore verso l’area del R.C.R. a nord del fiume Dittaino, per fare una ricognizione del territorio sul quale il suo battaglione avrebbe dovuto assaltare Assoro. Mentre era intento a questo compito, una granata di 88-millimetri esplose vicino alla poco profonda posizione della loro arma, uccidendo il Colonello Sutcliffe e ferendo mortalmente il suo I. O. Il Maggiore Lord Tweedsmuir, figlio di un ex Governatore Generale del Canada, assunse il comando del gruppo, completando la ricognizione ch’era stata così tragicamente interrotta.59 Nella fievole luce crepuscolare la sagoma del loro obiettivo s’imponeva silenziosa nel cielo, verso nord, sminuendo nel confronto la massiccia barriera montuosa che si estendeva da un lato e dall’altro dei paesi di Leonforte e Agira. L’approccio rotabile era la strada serpeggiante fino a un raccordo sulla sinistra della vallata; ma questa via era ovviamente sotto il tiro dell’artiglieria nemica, e attaccare lungo questo sentiero significava, in pratica, commettere suicidio. Il villaggio*[L’antico Assoro era uno dei principali paesi fondati dai Sicels circa il 1000 B.C.] sta arrampicato sul pendio ovest (il meno ripido) della montagna di Assoro. I sui stretti e ripidi vicoli arrivano fino a poche centinaia di metri dalla vetta del monte, che è coronata dai resti di un castello costruito nel dodicesimo secolo da Ruggero II. Il re Normanno aveva scelto bene il luogo per la sua fortezza che doveva essere apparsa inespugnabile, ubicata sull’orlo del dirupo est che svetta a 300 metri sopra la vallata. Convinto che i Tedeschi pensassero che un attacco da quel lato fosse fisicamente impossibile, Tweedsmuir decise per una marcia sulla destra attraverso la campagna per poi arrampicarsi lungo la ripida facciata est della montagna. Le preparazioni per attuare l’audace piano cominciarono 1233 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 immediatamente. Per incoraggiare il nemico a credere che l’attacco canadese fosse venuto da sud-ovest, appena calò la notte, tre automezzi militari della 48a Highlanders cominciarono a salire lungo la strada serpeggiante. Essi arrivarono a metà strada prima che i Tedeschi aprissero il fuoco, e i Canadesi si ritirarono. Alle nove in punto, l’artiglieria divisionale iniziò un fuoco intermittente di disturbo di quattro ore, battendo l’autostrada 121 a est di Leonforte e mirando particolarmente al bivio, dove una strada secondaria si allontana da Assoro.60 Mezz’ora dopo, gli Hastings si mossero in fila indiana iniziando la loro ardita impresa. In testa alla colonna, Tweedsmuir mise una speciale “compagnia d’assalto”, composta da venti uomini, i più e meglio fisicamente idonei, scelti tra i tiratori di ogni compagnia, armati di moschetto e poche pistole Bren e niente altro, eccetto le munizioni. A circa un chilometro dalla stazione di Dittaino, girarono verso nord-est lungo le colline. Il chiarore della luna li aiutò a farsi strada attraverso il terreno selvaggio, seguendo ora un intricato sentiero usato dalle capre, ora il letto stretto e roccioso di un torrente e, sempre salendo, continuarono lungo una ben praticata mulattiera. Mancava meno di un’ora all’alba, quando la colonna, lunga circa un chilometro, fu costretta a fermarsi davanti al crinale roccioso, a est del loro obiettivo. Nelle prime luci dell’alba la montagna sembrava più enorme che mai, circondata da una profonda gola che, agli Hastings disperati e stanchi, sembrava un formidabile fossato naturale.61 A questo punto il nuovo C. O. divise il battaglione, mandando una compagnia e il pichetto del gruppo d’assalto a scalare la spalla sinistra della montagna mentre egli guidò il resto in cerca di un sentiero dal nord-est. Un provvidenziale sentiero usato dalle capre li portò giù quasi sull’orlo del burrone e sul fondo si inestricarono attraverso enormi rocce per attraversare dall’altro lato. Le seguenti parole di Lord Tweedsmuir descrivono quello che seguì: Poi incominciammo una scalata che nessuno dei partecipanti dimenticherà mai. La montagna era a terrazze e sopra ognuna di esse c’era sempre una seducente falsa cresta, che, quando raggiunta, si dispiegava in un’altra cresta. Ci vollero quaranta minuti di straziante fatica e sudore prima che raggiungessimo i resti del castello del grande Normanno, rendendoci conto che avevamo fatto al nemico una enorme sorpresa. Un Posto d’Osservazione tedesco cadde nelle mani del gruppo di sinistra, eravamo in controllo di un punto di vista vantaggioso dal quale si dominava il panorama fino a ottanta chilometri di distanza.62 1234 ANGELO PRINCIPE Gli Hastings avevano raggiunto il loro obiettivo senza perdere un uomo, e ci volle del tempo prima che il nemico si rendesse conto della sorpresa. Facendo fuoco dalla posizione più alta, i Canadesi forzarono i Tedeschi a ritirarsi dal villaggio, distruggendo otto veicoli di un convoglio che videro avvicinarsi, al di là, lungo la via. Una delle compagnie di Tweedsmuir entrò in Assoro; ma il nemico contrattaccò, e il confuso combattimento che seguì non ebbe risultati decisivi. Le batterie tedesche che sparavano su Leonforte vennero girate e incominciarono a far cadere, con straziante accuratezza, granate nella ristretta area degli Hastings, infliggendo perdite notevoli. Fu quì che la funzionante comunicazione senza fili, che era così tristemente mancata a Valguarnera prima e a Leonforte poi, provò la sua utilità. Una richiesta urgente per il supporto dell’artiglieria portò il 7o Reggimento medio in azione, e alle 10:30 si comunicò che la batteria nemica era stata zittita.63 Per parecchie ore ancora, gli Hastings appiccicati alle loro posizioni sulla cima della montagna ed esposti al nemico, su un terreno roccioso che impediva di scavare efficaci trincee, furono soggetti al fuoco intermittente dei mortai e dell’artiglieria nemica. Anche i cecchini, ancora in Assoro, erano un rischio costante; ciononostante le perdite furono sorprendentemente minime. I Canadesi erano stanchi dalla lunga giornata e dalle fatiche della notte precedente e facevano fatica a stare allerta. Il loro pasto era stato solo la razione di emergenza, un pezzo di cioccolato che ogni uomo aveva in dotazione, ed erano anche al corto di munizioni. Nel tardo pomeriggio, il nemico lanciò da Assoro un contrattacco a sorpresa, avanzando fin quasi alla cima della collina. Un urgente messaggio al Comando della Brigata che ordinò, con prontezza gratificante, all’artiglieria di concentrare il fuoco, dalla periferia alle case ammassate nel centro del villaggio. Lo sforzo del nemico venne rotto; e il battaglione mantenne le sue posizioni per il resto della lunga notte che veniva interrotta solo da occasionali scambi di colpi tra l’artiglieria tedesca e i cannoni medii del Reggimento.64 La mattina presto del 22, arrivarono il tanto aspettato rancio e le munizioni. Il giorno prima un ufficiale degli Hastings e il Sergente-Maggiore del Reggimento avevano fatto il duro viaggio fino al Comando della Brigata per spiegare la situazione e fare da guida al reparto dei trasportatori. A mezzanotte, cento volontari del Reggimento Royal Canadian, spogliandosi del loro equipaggiamento, si caricarono le razioni di una giornata intera e le munizioni in “Everest packs” e bandoliere, e s’incamminarono per la campagna scortati, per precauzione, contro l’intervento del nemico, da una compagnia R.C.R. Guidati da due intrepidi messaggeri, raggiunsero la cima della montagna senza essere avvistati dal nemico e ritornarono alla base della loro unità senza incidenti. Nelle rovine del vecchio castello o intorno ad esse, gli Hastings consumarono il loro primo pasto dopo trentasei ore.65 Allo stesso tempo, vigorosi tentativi venivano fatti per aprire la strada lungo la vallata fino ad Assoro, per portare a Tweedsmuir i rinforzi di cui 1235 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 aveva bisogno per decidere l’esito del conflitto. Nel pomeriggio del giorno precedente, il tentativo delle armi di supporto di raggiungere il villaggio fallì per il fuoco pesante nemico; e al tramonto Tweedsmuir aveva visto alcuni mezzi di trasporto e camion in fiamme, laggiù, lontano in fondo alla strada.66 Poi il Generale Graham ordinò alla 48a Highlanders di avanzare. Nel buio raggiunsero faticosamente una posizione a ovest di Assoro, gli uomini si aiutavano, tirandosi su l’uno con l’altro, lungo la ripida, quasi verticale scarpata alta più di 10 metri. All’alba scacciarono il nemico dalle alture dell’entrata sud-ovest del villaggio, e aprirono la strada ai genieri della I Compagnia campale che (col l’aiuto di un rinforzo di cento prigionieri di guerra) riempirono il cratere lungo la strada che aveva impedito il passaggio dei veicoli. Durante la mattinata, il battaglione pulì metodicamente il terreno roccioso a ovest di Assoro, permettendo l’arrivo e quindi il valido appoggio dei pezzi di 75-m.m. di uno squadrone dei Three Rivers, i cui autisti dimostrarono tutta la loro abilità tecnica nel percorrere lo stretto e ripido sentiero tortuoso. Per mezzogiorno, la 22a Compagnia Highlanders aveva raggiunto gli Hastings e Assoro era fermamente nelle mani dei Canadesi.67 Sei settimane dopo, nel preparare il rapporto sulla “esperienza” della “campagna” in Sicilia, il comandante della 15a Divisione Panzer Granadier scrisse che i fanti Alleati erano “ottimo materiale militare” che esibiscono “una ottima attitudine nel combattere.” E aggiunse un tributo che poteva essere stato suggerito dalla memoria dell’assalto dei Canadesi ad Assoro: Nelle azioni campali superiori alle nostre truppe. Molto mobili nella notte, irruzioni a sorpresa, astute infiltrazioni di piccoli gruppi durante la notte nelle nostre posizioni.68 La cattura del pinnacolo di Assoro da parte dei Reggimenti Hastings e Prince Edward era per la Divisione canadese tanto significantiva quanto drammatica, poiché scompigliò tutto il piano di difesa tedesco e quindi accelerò la caduta di Leonforte. Assoro e Leonforte furono due fasi della stessa battaglia; poiché il nemico doveva tenere in pugno l’intera cresta montuosa o ritirarsi completamente. Abbiamo visto come catturare il limite orientale inorgoglì la I Brigata. Rivolgiamo adesso la nostra attenzione alla scena sul fronte sinistro canadese, e seguiamo, più ad ovest, la fortuna della II Brigata nell’assalto al paese. La II Brigata cattura Leonforte, 21-22 luglio Dal ponte sul fiume Dittaino, l’autostrada 121 saliva continuamente in una serie di ampie curve fino alla scarpata di Leonforte, con solo una pausa, nella 1236 ANGELO PRINCIPE altrimenti continua salita. A tre chilometri dal paese la strada voltava di colpo verso est, scendendo lungo la collina per attraversare un profondo burrone; poi bruscamente gira verso nord-ovest, in una lunga salita che porta alla periferia sud di Leonforte. Il paese con una popolazione di 20,000 abitanti, era più largo e più moderno del vicino Assoro. Si allargava sul versante ovest del crinale della montagna, e la sua lunga strada principale arrivava quasi fino alla vetta. La mattina presto del 21 luglio, i Seaforth Highlanders, reparto avanzato della II Brigata, raggiunsero la curva stradale davanti a Leonforte e trovarono che il ponte sul burrone era stato demolito e l’intera zona era spazzata dal fuoco del nemico, appostato nel paese e nelle alture circostanti. Nonostante la posizione vantaggiosa del nemico, i Seafoth si prepararono a lanciare un attacco quel pomeriggio. La sfortuna però volle che parte della concentrazione di fuoco di appoggio dell’artiglieria colpì il comando del battaglione canadese causando trenta vittime e non poca disorganizzazione. Il Brigadiere Vokes rimandò l’azione e ordinò agli Edmonton di sostituire i Seaforth. Due compagnie di fucilieri avrebbero attraversato il burrone e forzato una entrata in paese, mentre il genio riparava la strada demolita, permettendo alle armi di appoggio di attraversare il burrone.69 Quella sera, poco prima delle nove, un altro bombardamento (poi, venne riferito che era stato il più pesante che l’artiglieria della Divisione avesse fino allora intrapreso) fece da preludio all’assalto della fanteria.70 I mortai e le mitragliatrici della fanteria legera Saskatoon iniziarono un sipario di fuoco, mentre le compagnie “A” e “D” del Reggimento Edmonton si mossero giù lungo la strada coperte dal fuoco dei Seaforth. All’inizio l’attacco andava bene. Il fuoco dell’artiglieria aveva costretto il nemico a ripararsi; le compagnie di assalto si arrampicarono su per la ripida scarpata, scalarono l’ultima parte di essa ed entrarono in paese con poca difficoltà. Il resto del battaglione seguì il comandante, il Ten.-Col. Jefferson, che avanzava con la Compagnia “C”. Nel frattempo un plotone della III Compagnia del genio, R.C.E., si mise a lavorare sul ponte distrutto. Ma, subito, il nemico lanciò un potente contrattacco, con l’appoggio di carrarmati e il fuoco di mitragliatrici piazzate sui tetti delle case. Si combattè una terribile battaglia nelle strade buie. Il mal fuzionamento del telegrafo e quindi l’impossibilità di mettersi in comunicazione col Comando della Brigata, impedì al battaglione di chiedere l’intervento di armi contro i mezzi corazzati, anche se fosse stato possibile a quelle armi di attraversare il burrone.71 L’azione peggiorò e si combattè casa per casa e, nella mischia, le unità si separarono; nella confusione della battaglia piccoli gruppi, plotoni o sezioni di plotoni, combattevano indipendentemente l’uno dagli altri, e ognuno di questi gruppetti credeva di essere il solo sopravvissuto dell’intera unità. La Compagnia “B”, che all’assalto aveva seguito la Compagnia “D”, si diresse lungo il versante ovest del paese e raggiunse posizioni più alte verso il nord; 1237 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 poi, non riuscendo a trovare il resto del battaglione, decise di ritornare, combattendo, al punto iniziale. La Compagnia “A” si aprì una via verso la periferia orientale. Nel centro del paese, la Compagnia Edmonton C.O., col comando del battaglione forte di due plotoni e mezzo della Compagnia “C” e alcuni bandati della “D”, si trincerarono bene in alcune case dalle quale il nemico era stato evacuato. Là, circa 100 tra ufficiali e soldati rimasero fino al mattino.72 I tentativi di mettersi in contatto col Comando della Brigata via radio senza-fili, piazzato sul tetto della casa, fallirono; ma durante la notte Jefferson spedì, con un ragazzo italiano, una richiesta di aiuto indirizzata a qualunque “British or Canadian officer”. Il messaggio giunse al Generale Vokes, “infondendogli molta speranza”, dal momento che egli credeva di aver perso “un ottimo comandante e gran parte del battaglione”.73 Nello stesso tempo quella notte, gli Edmonton combattevano in Leonforte, fuori del paese i genieri avevano vigorosamente e metodicamente lavorato per riempire un fossato di 15 metri. Lavoravano sotto il costante fuoco delle mitraglie e dei mortai, una situazione che, tempo dopo, loro stessi descrissero con indifferenza, come fuoco “appena alto”.74 Mentre il lavoro progrediva, il comandante della Compagnia, Maggiore K. L. Southern, si mosse lungo la strada con alcuni degli Edmonton fino alle periferie di Leonforte, dove trovarono opposizione da una mitraglia che copriva l’unica via di accesso al paese, e da due carrarmati nemici e una piccola forza di fanteria. Questa forza era una potenziale minaccia ai genieri che lavoravano giù nel burrone e avrebbe potuto impedire il progresso del loro lavoro, provocando un disastro per gli Edmonton che, in paese, aspettavano i rinforzi. Sorprendendo i Tedeschi, il gruppetto capeggiato dal Maggiore Southern cominciò a sparare intensamente con le armi leggere dando ad intendere al nemico di essere una tale forza che il più formidabile gruppo dei nemici venne dissuaso ad avanzare. Poco dopo, il comandante della 90a Batteria anti-carro , Maggiore G.A. Welsh, che con il gruppo di genieri era venuto avanti, attraversò il burrone sotto il fuoco pesante per portare in azione due pezzi dei suoi seipound e, pertanto, la postazione della mitraglia e uno dei carrarmati vennero distrutti.* [Tutte e due, Southern e Welsh, ricevettero il D.S.O. per la loro parte in questa operazione. Il primo (the former) venne ucciso nel 1944 in Italia mentre comandava la R.C.E. della I Divisione.] Welsh continuò l’ottimo lavoro, entrando in paese e con l’aiuto di due genieri catturò venti prigionieri tedeschi.75 Appena dopo le due, il ponte venne aperto al traffico, ma l’attraversarlo da una parte o dall’altra era sotto il tiro del fuoco nemico. Nelle ore notturne rimaste, circolavano vaghe e contradditorie dicerie riguardo il combattimento degli Edmonton, finchè il Generale Vokes ricevette il messaggio scritto da Jefferson affidato al ragazzo italiano. Egli immediatamente decise un piano 1238 ANGELO PRINCIPE audace. Secondo questo piano si doveva mandare in fretta una “colonna volante” attraverso il ponte in pieno giorno per portare aiuto agli Edmonton che erano in estrema difficoltà. I dettagli di questo piano erano di mandare la Compagnia “C” dei Patricia, un gruppo di quattro carri armati del Reggimento Three Rivers e un gruppo della 90a Batteria anticarro. Affidò il compito al comandante della compagnia P.P.C.L.I, Capitano R. C. Coleman, al quale per l’“abilità” di comandante dimostrata quella mattina venne conferita la “Military Cross”.76 L’audace azione venne lanciata alle nove in punto. Gli Sherman, seguiti dalle truppe anticarro, irruppero lungo la strada verso il burrone. Gli uomini di fanteria sui carrarmati e sui trattori stringevano in mano le loro armi, alcuni a gambe divarigate tra i barili. A velocità rompicollo la colonna attraversò il ponte e si lanciò su per la salita della lunga collina fino a Leonforte. La rapidità dell’assalto fu tale che, passando sotto il fuoco nemico, persero solo un uomo. Piombando come un turbine sulle postazioni nemiche situate all’entrata del paese, costrinsero i Tedeschi alla resa immediata. I Patricia cominciarono subito a combattere casa per casa; i pezzi anticarro diedero supporto effettivo, mettendo fuori uso alcune postazioni di mortai e mitraglie. Per le dieci raggiunsero il gruppo smarrito nel cuore di Leonforte. Come unità di rinforzo la P.P.C.L.I. intevenne sfruttando il successo iniziale, la Compagnia “C” combatté lungo la strada principale, lunga circa un chilometro e catturò la stazione ferroviaria, situata nella periferia al nord del paese. Ci fu un intenso combattimento nel centro del paese. Carrarmati si scontrarono a bruciapelo con carrarmati, e le armi anticarro, da ambo le parti, coprirono, in quelle strade strette, il loro ruolo, opponendosi ai veicoli corazzati. I Tedeschi misero fuori uso uno Sherman e persero almeno tre dei loro carrarmati. Per il pomeriggio, in Leonforte non c’erano nemici; ma i Tedeschi avrebbero dovuto essere ancora sloggiati da due colline, situate una ad est ed una ad ovest del paese. Questo compito venne assegnato a due compagnie del P.P.C.L.I.: la compagnia “A” sulla sinistra e la compagnia “B” sulla destra. Per le 5:30 le due compagnie avevano raggiunto il loro obiettivo, ma solo dopo un lungo combattimento e molte perdite.77 Per i molti atti di coraggio, nella dura battaglia per la conquista del paese di Leonforte (vennero, quel giorno, assegnate ventuno decorazioni) ma la più spettacolare azione fu quella del soldato S. J. Cousins, un militare della compagnia “A” dei Patricia. Durante l’assalto della Compagnia, già riferito, i due plotoni avanzati furono fermati dal fuoco intenso di due mitragliatrici nemiche, situate proprio sul terreno, obiettivo dei Canadesi. Mentre i plotoni si riorganizzavano, Cousins, accompagnato da un graduato, di propria iniziativa avanzò contro le posizioni tedesche. A centocinquanta metri dalla vetta, il compagno di Cousins cadde sotto la grandine di proiettoli nemici che spazzavano la scarpata. “Benché agli uomini della sua compagnia che vedevano quest’uomo coraggioso andare avanti sembrava commettesse 1239 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 suicidio, egli, noncurante della sua vita, si alzò in piedi davanti al nemico e con la sua arma Bren assaltò audacemente la postazione tedesca.”78 Tale azione, così risoluta, demoralizzò il nemico a tal punto che egli potè avvicinarsi a meno di quindici metri dalla loro postazione. Poi sparando con l’arma che aveva al fianco uccise o ferì i mitraglieri tedeschi, zittendo le due postazioni. La Compagnia “A” conquistò e tenne con successo lo schienale; ma sfortunatamente il soldato Cousins venne ucciso più tardi, quel pomeriggio stesso, da un colpo diretto. Egli venne successivamente menzionato nei Dispacci.*[Né la medaglia per Condotta Distinta né la Medaglia Militare possono essere concesse dopo la morte.] I tre giorni di combattimenti per Assoro e Leonforte costarono alla I Divisione canadese più di 275 perdite. Le più colpite furono le unità della II Brigata. I Seaforth persero 76 tra ufficiali e soldati, tra i quali 28 uccisi; i Patricia persero 21 uccisi e 40 feriti; gli Edmonton ebbero 7 uccisi e 17 feriti, e uno fatto prigioniero. Le perdite ad Assoro della I Brigata furono poco meno di 100 tra ufficiali e truppa. Mentre le due brigate canadesi costrinsero la guargigione tedesca a ritirarsi da Assoro e da Leonforte, gli aerei “Kittyhawks” trovarono obiettivi soddisfacenti nei numerosi gruppi di veicoli in ritirata verso nord-est. Per tutta la settimana precedente, gli attacchi della Forza Aerea Tattica sul movimento stradale del nemico erano aumentati causando gravi perdite. Uno dei più importanti centri di comunicazione in tutta l’area sotto interdizione era Randazzo, paese situato sull’incrocio delle strade che dalle coste est e nord conducevano verso il fronte di battaglia a sud-ovest del monte Etna. Il paese e le strade e i ponti nelle vicinanze divennero costanti obiettivi di attacchi aerei. Il 22 avvenne un particolare, efficace attacco aereo di appoggio alla Divisione canadese. Quel mattino una lunga colonna nemica di rinforzi di 300 veicoli e cannoni, venne, mentre attraversava Troina diretta verso Randazzo, attaccata, bombardata e mitragliata continuamente da squadroni americani e britannici con basi a Pachino. Per la sera avevano intrapreso 156 voli; avevano incendiato 65 veicoli e, secondo loro, avevano danneggiati almeno altrettanti.79 Uno sfortunato incidente adombrò i successi della giornata, quando i piloti della R.A.F. attaccarono alcuni veicoli canadesi sulla strada a sud di Leonforte, avendo scambiato questo per il paese di Troina, ambo i paesi avevano la stessa posizione rispetto alle strade e ai fiumi. Tre membri della difesa divisionale e del “Employment Platoon” furono uccisi‒l’ironia in questa tragedia è che furono uccisi durante il compito di consegnare “the new ground ricognition strips.” Gli artiglieri della 54a batteria contraerea leggera credendo che l’attacco fosse venuto da “aerei amici in mano ostile”, ne abbatterono uno, incediandolo.80 “Questo dispiacevole incidente”, scrisse il 1240 ANGELO PRINCIPE diarista della I Divisione, “deve essere considerato uno degli infortuni di guerra, poiché non è sempre completamente impossibile, per gli aerei in prima linea, scambiare i nostri veicoli con quelli del nemico.” Questa è una giusta osservazione. La cooperazione diretta con le truppe sul territorio era la più difficile operazione aerea, e ci sarebbero state altre circostanze di coordinazione sbagliata quando gli aerei contemplando la linea del fronte più vicina bombardarono o mitragliarono le truppe amiche; o le forze sul territorio, che avevano ricevuto istruzioni insufficienti per distinguere tra aerei nemici e amici, spararono sugli aeroplani degli Alleati.81 La Northwest African Tactical Air Force [N.A.T.A.F.] che aveva il compito di fornire appoggio aereo al 15o Gruppo d’Armata, era parte del Northwest African Air Forces,* [Le altre compagnie della N.A.A.F. erano la Northwest African Stategic Air Force, la Northwest African Coastal Air Force, la Northwest African Photografic Reconnaissance Wing e la Northwest African Troop Carrier and Training Commands.] comandata dal MaggioreGenerale Carl Spaatz sotto la direzione del Comando Ufficiale della Forza Aerea del Mediterraneo e del Levante, Air Chief Maresciallo Tedder. La N.A.T.A.F. aveva la sede a Cartagine, sotto il comando del Vice-Maresciallo dell’Aureonatica Sir Arthur Cunningham, e comprendeva la Forza Aerea del Deserto (Vice-Maresciallo dell’Aeronautica era Harry Broadhurst), assegnò al supporto della Ottava Armata, il Dodicesimo Supporto Aereo Americano (con la Settima Armata) e la forza di bombardamento Tattico. Il numero totale di velivoli durante l’invasione della Sicilia era 890 aerei.82 Lo squadrone 21o di bombardieri medii della Forza Bombardieri Tattica operava dalla Tunisia, da Malta e, dopo il 10 agosto, dalle basi in Sicilia. Durante la campagna aerea contro l’isola, dal 2 luglio al 17 agosto, ci furono 5988 voli contro i paesi in mano al nemico e le vie di transito, sganciando più di 4600 tonnellate di bombe. Gli aerei da caccia e di bombardamento della Forza Aerea del Deserto e il Comando del Dodicesimo Supporto Aereo cominciarono ad arrivare in Sicilia subito dopo il D-Day, e per il 21 luglio, più di 27 squadroni usavano campi d’aviazione catturati nell’isola.83 Il collegamento tra gli squadroni della Desert Air Force e le formazioni dell’Ottava Armata che gli aerei dovevano appoggiare era fornito dal N. 2/5 dall’Army Air Support Control (la combinazione delle due unità indicate dalla designazione). Attraverso un numero di collegamenti mobili tentacolari e senza fili questa organizzazione assicurava la comunicazione tra i comandi delle brigate e le formazioni più in alto che potevano richiedere l’appoggio aereo direttamente al Comando dell’Armata per trasmetterlo alla R.A.F., mantenendo, così, l’arma aerea completamente informata sulla situazione della battaglia e la posizione delle nostre truppe. Oltre al Controllo dell’appoggio aereo all’Armata, A.A.S.C. era responsabile anche di trasmettere alle formazioni terrestri e aeree il risultato delle ricognizioni della Desert Air Force Tactical Reconnaissance Squadron o degli squadroni di 1241 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 caccia-bombardieri in ricognizione armata, in cerca del bersaglio. Con questo metodo le informazioni sul movimento del nemico o il risultato degli attacchi aerei veniva normalmente trasmesso alle avanguardie entro un’ora dall’atterraggio degli aerei di ricognizione.84 I messaggi che arrivarono al Quartiere del Generale Simonds nel pomeriggio del 22 portarono notizie incoraggianti riguardo il successo degli attacchi al traffico nemico sulle strade davanti ai Canadesi: Aerei di combattimento alle 14:20 bombardarono e mitragliarono 50 MET [mezzi di trasporto nemici] Troina-Nicosia. 9 incendiati inclusi una cisterna e altri danneggiati.85 Il rapporto matutino del 23 luglio di Kesselring a Berlino laconicamente ammetteva che, “Leonforte era cadduto nelle mani del nemico.”86 Questa secca comunicazione non rivelò che era stata perduta una posizione chiave nella linea di difesa tedesca. Un susseguente messaggio dal C.-in-C. Sud implicitamente dava la notizia: “Dopo estremi e fluttuanti combattimenti e molte perdite, Leonforte e Assoro caddero, dopo ripetuti attacchi, in mano al nemico questo pomeriggio.”87 Allo spionaggio canadese era chiaro che l’abbandono da parte del nemico dei due paesi sulle colline non era come la ritirata strategica da Granmichele, o da Piazza Armerina o da Valguarnera. Questa perdita non era da paragonare alle piccole battaglie combattute dalla retroguardia per ritardare l’avanzata. Sulla linea Assoro-Leonforte il nemico aveva combattuto con tutte le forze a sua disposizione per mantenere le posizioni sullo schienale chiave, impiegando per la prima volta come formazione tattica, tutti e tre i battaglioni del Reggimento Panzer Granatier. Dei prigionieri riferirono che quando cadde Assoro, le compagnie (probabilmente del III Battaglione che là combattevano) vennero in fretta portate a raggiungere gli altri due battaglioni che erano impegnati nella difesa di Leonforte; alle prime luci del 22, venne riferito che la guarnigione del paese occidentale era stata rinforzata da 5 carrarmati e da circa 75 uomini di fanteria.88 Il sommario del servizio di informazioni della divisione commentò riguardo l’importanza del cambio di tattica del nemico: Questa difesa così risoluta è qualcosa di nuovo. Fino adesso la retroguardia tedesca ha segnato punti di resistenza e poi si è ritirata, 12 o 16 chilometri, su una nuova posizione. Il fatto che non si ritirano volontariamente dalle ultime posizioni, ma combattono per ogni metro di terreno, indica che siamo vicini a una zona di difesa seria. Senza 1242 ANGELO PRINCIPE dubbio i Tedeschi avrebbero tenuto Leonforte se non fossero stati costretti a lasciarlo.89 Nelle seguenti due settimane di lento e difficile progresso attraverso le montagne, i Canadesi si sarebbero amaramente familiarizzati con “questa difesa risoluta” dei Panzer Granadier e dei paracadutisti tedeschi. NOTE 1 Alexander Despach, 1013. W.D., G.S., Main H.Q. Eighth Army, 12-13 luglio 43. 3 Bericht über die Kämpfe in Sizilien (vedi nota 5, capitolo II). 4 Seven Army Report of Operations, b-4, 6. 5 Alexander Dispatch, 1014. 6 Lettera di Leese a Simonds, 10 giugno 43 (Corrispondenza, G.O.C. I Divisione canadese, 24 aprile-28 giugno 43, (cartella in custodia della Sezione storica). 7 Ibid. 8 Montgomery, El Alamein to the River Sangro, 80. 9 “Evidenze che Montgomery chiese di cambiare i limiti delle due armate appaiono nel seguente messaggio spedito dal H.Q. del 30o Corpo d’A., il 13 luglio: ‘45ma Div. U.S., ora sulla linea Chiaramonte-Biscari. Dalle Informazioni ricevute, loro pensano di mandare una brigata a Vizzini, due brigate a Caltagirone domani, 14 luglio. Il commando tenta rapidamente di dirigerli più a ovest per evitare scontri con voi, ma in caso succeda, ritirarsi diconseguenza. Avvertire tutti gli interessati’,” vedi I Divisione canadese, Registro Messaggi, Serie 42, 14 luglio 43. 10 Field order N. 3, Forza 343, 20 luglio 43. 11 15o Army Broup Direttive O. 569, 13 luglio 43. 12 Commenti del Field-Marshal Lord Alexander a D.H.S., 9 maggio 47, H.Q.C. 1453-6-5, Vol. 1. 13 W.D., G.S., H.D. 31a Div., 12 luglio 43. 14 Registro Messaggi del 30o Corpo d’A., 14 luglio 43. 15 Durante la campagna siciliana, la Divisione Hermann Göring aveva in dotazione in maggioranza carri armati medii, Mak IV, dal peso di 32 tonnellate, montati con cannoni di 75-mm dalla canna lunga. Aveva anche alcuni pezzi del vecchio modello Mark III (in un periodo la maggior parte degli armamenti del regimento tedesco Panzer) portava un pezzo di 50-mm lungo (in alcuni casi il corto 75 di bassa velocità-mazzle). La Hermann Göring usava anche un piccolo numero di carri-armati pesanti (56-tonn.) Mark VI (“Tiger”) equipaggiati con pezzi di 88-mm. Il 23 luglio, la Divisione riportò 2 1243 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 23 carri-armati per l’azione ‘inclusi 3 Tigers’. Il Mak V ‘Panther’ di 45-tonn (con il pezzo lungo 75) eventualmente sostituì il Mark IV e divenne, poi, il carro-armato di combattimento del nemico, ma non apparve in Sicilia. Nelle armi anti-carro usate contro i Canadesi a Grammichele c’erano inclusi Flakvierling di 20-mm, un pezzo semi-movente con quattro canne, che poteva essere impiegato sia contro gli aerei che contro i carri-armati; l’88s sembra avesse armi fiancali movibili, impiegabile sul terreno, vedi il Rapporto Ordine e Condizioni di Battaglia, Divisione Panzer Hermann Göring, 1 settembre 43 (C.R.S.—O.K.H./O.K.W., H 16/24). 30o Corps Intelligence Summary No. 366, 15 luglio 43. Eight Army Intelligence Summary N. 511, 17 luglio 43. U.S. War Dept. Handbook on German Military Forces, VII, 78-83. 16 W.D., 12o Regimento corazzato canadese, 15 luglio 43. 17 Ibid. Rapporto del Magg. A.R. Campbell e del Capit. N.R. Vaughn, 18 agosto 43. 18 W.D., 48o Highlanders del Canada, 15-16 luglio 43. Informazioni dal Brig. I. S Johnston, 7 marzo 52, H.Q.S. 1453-21-6. 19 Registro Messaggi del 30o Corpo d’A., 15 luglio 43. 20 von Senger und Etterlin, “Liaison Activities with Italian Sixth Army”, 21 O.B.S. Rapporto sulla situazione (da qui in Avanti Rss), 12 luglio 43. 21 Vedi n. 3, sopra. 22 Ibid. “Liason Activities with Italian Sixth Army”, 47-48. Faldella, “La battaglia di Sicilia”, 36. 23 O.B.S. Rss, 14 luglio 43. 24 Montgomery, El Alamein to the River Sangro, 81. 25 Correspondence, G.O.C. I Divisione canadese, 14 luglio-8 agosto 43. 26 I Divisione canadese, Registro Messaggi, Serie 38, 15 luglio 43. 27 Vedi nota 25, sopra. 28 Draft Order, I Divisione canadese, 15 luglio 43. 29 “Il 7o Regimento medio R.A. era sotto il comando del Generale Simonds dal 15 luglio fino all’8 agosto. Prima, i Canadesi erano stati appoggiati da una batteria del 70o Regimento medio R.A.”, W. Ds. 7o Regimeto Med. R.A., 1215 luglio 43, e G.S., H.Q. I Divisione canadese, 16 luglio 43. 30 I Divisione canadese, Sommatio dei servizi d’Intelligense No. 3, 18 luglio 43. 31 Rapporto presentato all’Ufficiale storico della I Divisione canadese dal Lt.Col. R. A. Lindsay, P.P.C.L.I., 30 luglio 43. W.D, e Cap. C. H. Pritchard, Regimento Edmonton, 18 agosto 43, W.D. Seaforth Highlanders of Canada., 17 luglio 43. 32 Alexander Despatch, 1020, vedi nota 12, sopra. 33 Alexander Despatch, 1020, 15o Army Group Directive O. 599, 16 luglio 43. 1244 ANGELO PRINCIPE 34 Montgomery, El Alamein to the River Sangro, 81. Appendice “Z” al W.D., G.S., Main H.Q. Eighth Army, luglio 43. 36 W.Ds., Reggimento Carleton and York, e 12o Reggimento corazzato canadese, 17 luglio 43. 37 W.D., G.S., H.Q. I Divisione canadese, 17 luglio 43. 38 Rapporto presentato all’Ufficiale storico dal Capt. F. Potvin, Reggimento Royal 22e, 26 agosto 43. 39 W.D., H.Q. III Brigata di fanteria, 18 luglio 43. Task Table No 1, W. D., H.Q. R.C.A. I Divisione canadese, luglio 43. Informazioni dal Maj.-Gen. M.H.S. Penhale, 25 luglio 53, H.Q.S. 1453-21-6. 40 “Il successo dell’attacco dei Carleton e York si deve al coraggio e alla iniziativa di Private M. Brisson, il superstite di un gruppo di tre soldati che avanzò fino alla postazione della mitragliatrice nemica. E da solo assaltò la posizione del nemico, sparando a due degli occupanti e uccidendo il tenzo col calcio del fucile”. Per questa azione venne conferito a Pte M. Brisson la prima Medaglia D.C. del battaglione. 41 W.D., H.Q. III Brigata di fanteria, 18 luglio 43. 42 Informazioni dal Magg. The Lord Tweedsmuir, Secondo-in-Comando, Reggimento Hastings and Prince Edward. 43 Raccomandazione per Medaglia D.C., Sergente W. J. R. McKnight. 44 Rapporto del Maggiore A. R. Campbell e del Capitano N. R. Waugh. 45 Ibid. 46 Rapporto del Maggiore T. M. Powers, 18 agosto 43, W.D., R.C.R., 18 luglio 43. 47 “Rapporti di casi di proiettili PIAT che se non colpivono il bersaglio direttamente non esplodevano erano comuni. Nel 1944 venne adottato un dispositivo, “Graze fuse” (che entrava in funzione dalla decelerazione quando il proiettile colpiva un occetto, anche obliguamente) è la percentuale di esplosioni aumentò, migliorando la capacità dell’arma contro carrarmati, vedi Army Operational Research Group Repporto 164, 3 febbraio 44. H.Q.S. 901217-200-2. A.F.H.Q. Progress Bulletin (Infantry) N. 5, 9 gennaio 44. 48 Vedi nota 46, sopra. Messaggio dal Lt.-Col. Crowe al Comandante della Brigata, 18 luglio 43, in unit war diary. 49 Rapporto del Lt.-Col. I. S. Johnston, 14 agosto 43. Raccomandazione per Medaglia D.C. al Caporale W. F. Kay. 50 30o Corpo d’A., Registro messaggi, 19 luglio 43. W.D., A. & Q. I Divisione canadese, 19 luglio 43. 51 P.B.S. Rss, 21 luglio 43. 52 I Divisione canadese, Registro messaggi, Serie 251, 20 luglio 43. 53 G.O.C.’s “Ops” Conferenza, 19 luglio 43. 54 Piano dell’Ottava Armata per il 19 luglio 43, W.D., G.S., Main H.Q. Ottava Armata, 19 luglio 43. 35 1245 G. W. L. NICHOLSON Volume II THE CANADIANS IN ITALY, 1943-45 55 Dispaccio 1020 di Alexander. W.D., Reggimento Hastings e Prince Edward, 20 luglio 43. 57 Registro messaggi della I Divisione canadese, Serie 181, 20 luglio 43. 58 Rapporto del IV Reggimento canadese di ricognizione, “A Trip to Enna”. 59 Rapporto del Maggiore A. R. Campbell e Capitano N. R. Waugh. 60 W.D., H.Q. R.C.A. I Divisione canadese, 20 luglio 43. 61 Lt.-Col. The Lord Tweedsmuir, Rapporto personale sulla Campagna siciliana. 62 Ibid. 63 I Divisione canadese, Registro messaggi, Serie 290, 302. 21 luglio 43. 64 W.D., Reggimento Hastings e Prince Edward, 21 luglio 43. Vedi note 59, sopra. 65 Vedi nota 46, sopra. 66 Vedi nota 61, sopra. 67 Rapporto del Lt.-Col. I. S. Johnston. W.D., 12o Reggimento corazzato canadese, 22 luglio 43. 68 15a Divisione Panzer Granadier, Rapporto dell’esperienza della campagna in Sicilia, 4 settembre 43, Appendice 239 alla 16a Divisione Panzer. W.D., settembre 1943 (C.R.S.—42243/6). 69 W.Ds., H.Q. II Brigata di fanteria. Seaforth Highlanders del Canada, 20-21 luglio 43. 70 W.D., H.Q. R.C.A. I Divisione canadese, 20 luglio 43. 71 Rapporto del Capitano C. H. Pritchard preparato per l’Ufficiale storico dal Capitano F. N. Pope, I.O. II Brigata di fanteria, 14 agosto 43. 72 Rapporto del Lt.-Col. R. A. Lindsay e Capt. F. N. Pope. Interviste, Lt.-Col. G.W. L. Nicholson col Brig. J. C. Jefferson e con Lr.-Col. W. T. Cromb, former O. C. “C” coy. Reggimento Edmonton, 10 dicembre 49. 73 Intervista al Brig. J. C. Jefferson. Informazioni dal Magg.-Gen. C. Vokes, 23 dicembre 49, H.Q.S. 1453-34/166. 74 “History of the III Field Company Royal Canadian Engineers, Sicily, dal 10 luglio al 7 agosto 43” (unpublished M.S. In custodia della Sezione Storica). 75 Ibid. The Royal Artillery Commemoration Book (London, 1950), “Canadian Gunners in Sicily,” 423. 76 Informazioni dal Maj.-Gen. Vokes, 23 dicembre 49. Raccomandazione per M.C., Capt. R. C. Coleman. 77 W.D., P.P.C.L.I., 22 luglio 43. Rapporto del Lt.-Col. R. A. Lindsay. 78 Dichiarazione sottoscritta del G.O.C. I Divisione canadese. 79 30o Corpo Air Notes, 22 luglio 43. 80 W.D., G.S., H.Q. I Divisione canadese, e Registro Messaggi, Serie 427, 22 luglio 43. “Action by R.A.F. in support della I Divisione canadese” 56 1246 ANGELO PRINCIPE (appendice alla I Divisione canadese. Ops. Istruzioni, 22 luglio 43). Informazioni dal Brig. W. P. Gilbride, 31 maggio 54, H.Q.S.1453-21-6, Vol. 4. 81 Craven and Cate, The Army Air Forces in World War II, II, 486. 82 Ibid., 161-163 “Some Air Aspects of Operation ‘Husky’”, Rapporto del Lt.Col. L. J. Milne, Air Branch 21o Army Group, luglio 43. 83 Note del 30o Corpo Aereo, 21 luglio 43. United Kingdom records. 84 “Report on the Provision of Tac/R and Direct Support in the Opening Stages of the Sicilian Operations,” Appendice al Rapporto del Lt.-Col. Milne. 85 I Divisione canadese. Registro Messaggi, Serie 470. 86 O.B.S. Sitrep, 23 luglio 43, 3:20 a.m. 87 Ibid., 7:20 a.m. 88 I Divisione canadese. Sommario dell’Intelligence, N. 5, 23 luglio 43. 89 Ibid. 1247