Complicanze biologiche o orrori implantari?

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Complicanze biologiche o orrori implantari?
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Anno IV n. 3
Settembre 2010
Supplemento n. 3 di Dental Tribune Italian Edition
Anno VI, n. 9 - Settembre 2010
Clinica & Ricerca
Case Report
Clinica & Pratica
Anatomia clinica
e radiologica in 3D
Endodonzia e pianificazione
Sostituzione di elemento
del trattamento implantare
singolo in zona estetica
La riabilitazione attraverso impianti osteointegrati come sintesi
tra l’implantologia protesicamente guidata e una conoscenza
dell’anatomia del distretto maxillo-facciale.
> pagina 6
Vi è una nuova prospettiva in
odontoiatria che sta prendendo
piede, definita come “algoritmo
dell’endo-implantologia”: l’endodontista, elemento fondamentale
nel trattamento implantare.
> pagina 11
Sempre più spesso si assiste al
posizionamento di un impianto
con relativa funzione immediata
come metodo predicibile per offrire ai pazienti una riabilitazione implantare.
> pagina 23
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Complicanze biologiche o orrori implantari?
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Riflessioni provocate dalla “fast implantology”
Secondo quanto affermato
da numerosi Autori, le complicanze biologiche peri-implantari sono diventate negli
ultimi anni sempre più di frequente osservazione. In particolar modo, alcune revisioni
sistematiche della letteratura,
basate sui risultati di studi
prospettici controllati, suggeriscono che la mucosite periimplantare sia presente in circa l’80% dei soggetti (50% dei
siti), e la peri-implantite nel
Osso di banca:
quale la scelta
giuridicamente più
corretta del dentista?
Stefano Fiorentino
Assieme all’ortopedico e
al maxillo, l’odontoiatra è
sicuramente tra i chirurghi
quello che fa più uso di osso
omologo, ovvero di tessuto osseo di origine umana, proveniente da donatore vivente o
cadavere.
Nell’ultimo decennio (ovvero a partire dal 1999, anno in
cui fu emanata l’attuale legge
1 aprile 1999, n° 91 sui trapianti che per prima distinse
tra trapianto osseo, che deve
sempre autorizzato) e innesto
osseo (libero), la normativa
inerente l’utilizzo di tessuto
osseo omologo è stata soggetta a notevole evoluzione.
Un ruolo centrale, nel sistema, hanno assunto sempre più le Banche del Tessuto. In Italia possono essere
solo una struttura pubblica,
no profit, per lo più strutturata presso una Asl.
Tutte le richieste di osso
di banca devono pervenire a quella territorialmente
competente che, in teoria,
dovrebbe provvedere a “evadere” l’ordine del chirurgo
utilizzatore. Questa la teoria del sistema, il cui corretto funzionamento dovrebbe
postulare una diffusione
capillare di queste struttu-
re, in modo da soddisfare le
esigenze degli utilizzatori.
Nei fatti, come purtroppo
spesso accade, la realtà è ben
diversa. Nel nostro Paese le
Banche del tessuto osseo attualmente sono solo sette: la
Banca del Tessuto Muscoloscheletrico presso gli Istituti
Ortopedici Rizzoli di Bologna
[BTM IOR] (come banca individuata dalla Regione Emilia
Romagna), la Banca dell’Osso presso l’Ospedale Careggi
di Firenze (individuata come
banca dalla Regione Toscana), la Banca del Tessuto Muscolo-scheletrico della Regione Piemonte presso l’Azienda
Ospedaliera CTO – CRF –
Maria Adelaide di Torino (individuata dalla Regione Piemonte), la Banca del Tessuto
Muscolo-scheletrico della Regione Veneto, articolata nelle
due strutture presso l’Azienda
Ospedaliera di Verona e l’Asl
9 di Treviso, la Banca del
Tessuto Muscolo-scheletrico
presso il Pini di Milano (individuata dalla Regione Lombardia) e la Banca del Tessuto
Muscolo-scheletrico di Roma
(banca individuata dalla Regione Lazio).
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Mario Roccuzzo
28% - 56% dei soggetti (12 40% dei siti). Inoltre, sono stati identificati numerosi fattori
di rischio, tra i quali: l’igiene
orale non ottimale, una storia
di parodontite, il diabete e il
fumo. In contrasto con quanto
comunemente ritenuto, recenti studi hanno dimostrato che
l’estrazione di tutti gli elementi dentari non comporta una
definitiva eliminazione di tutti
i parodontopatogeni. Tali batteri, infatti, possono persistere
nel cavo orale di soggetti edentuli, precedentemente affetti
da malattia parodontale, anche
un anno dopo l’estrazione di
tutti i denti.
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Fatti & Opinioni
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
Osso di banca: quale la scelta
giuridicamente più corretta del dentista?
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Sono state individuate dal
Centro Nazionale Trapianti
quali banche di rilievo nazionale (in grado cioè di operare in
tutta la Penisola) le Banche del
Rizzoli (Bologna), del Careggi
(Firenze) e di Treviso. Di rilievo
invece regionale (in grado cioè
di operare solo nella regione di
competenza) tutte le altre citate. Quindi, su 20 regioni solo 6
hanno attivato la Banca (ben
2 in Veneto). Non esiste Banca
individuata e operante nel Sud
Italia, isole comprese.
Nelle regioni prive, l’odontoiatra dovrebbe inviare le proprie
richieste al Centro Regionale di
Riferimento Trapianti, struttura che a sua volta, dovrebbe
“girare” la richiesta a una delle
Banche autorizzate, per la consegna del tessuto richiesto.
Il condizionale è tuttavia
d’obbligo in quanto i Centri di
Riferimento Trapianti, come
dice il nome stesso, sono calibrati sui trapianti e non sugli
innesti di tessuto e, spesso, non
sono in grado di gestire grossi
numeri in termini di richieste.
A ciò si aggiunga che la Banca
dell’osso è spesso strutturata per
soddisfare più le necessità degli
ortopedici (poche richieste, tanto tessuto) che degli odontoiatri (richieste frequenti, piccole
quantità).
A fronte di tali aspetti non
certo incoraggianti per l’utilizzo di tali biomateriali (di qui la
diffusione di sostituti ossei che,
essendo dispositivi medici marcati CE sono di libero utilizzo!),
registriamo tuttavia anche interessanti progressi organizzativi
certamente utili per il chirurgo
utilizzatore.
Alcune banche (e mi riferisco
in particolare a quella di Treviso diretta da Adolfo Paolin) si
sono strutturate apposta per fornire un servizio agli odontoiatri,
creando linee di prodotti ad hoc,
convenzionandosi con Banche
estere per fornire tessuti speciali richiesti dal chirurgo e non
presenti sul territorio italiano.
Se è necessario, infatti, l’utilizzo di un tessuto specifico (ad
esempio pasta d’osso o DBM) e
questo non è presente in Italia
(oppure non soddisfa le specifiche richieste dal chirurgo), è
possibile utilizzare tessuto di
Banche estere (Allosource, Isotis, MTF, Osteotech, Tutogen
ecc.) solo se l’azienda privata
che le distribuisce in Italia è
convenzionata con una Banca
Italiana.
Il Centro Nazionale Trapianti
(organo di vertice del sistema)
sta mettendo inoltre a punto un
sito Internet dove si potrà visualizzare tutto il tessuto muscoloscheletrico non fresco presente
in Italia. Non solo, quindi, il
tessuto prodotto dalle Banche
italiane, ma anche proveniente
da Banche estere.
Il sito dovrebbe indicare dove
si trova il tessuto (se prodotto
in Italia) o quali sono le Banche italiane convenzionate per
procurare il tessuto proveniente
dall’estero.
L’idea (ottima) è rendere accessibile il sito agli operatori
(medici ASL ecc.) medianti
vari livelli di accesso, in modo
da dar loro le informazioni necessarie per sapere dove si trova
il materiale.
Il tutto per raggiungere il
risultato finale di poter chiedere direttamente il tessuto
alle Banche che l’hanno disponibile. Ciò premesso, ecco le
cinque regole per scegliere in
modo giuridicamente corretto
l’utilizzo di tale tipo di biomateriale:
1.fidelizzarsi con una Banca
del Tessuto in grado di erogare un servizio su misura
per l’odontoiatra;
2.ricordarsi che è una struttura di servizio: può sempre proporre un tessuto alternativo a quello richiesto
ma non può imporlo. La
scelta terapeutica è sempre
di competenza e sotto la
responsabilità del medico
(odontoiatra, maxillo, ortopedico ecc.);
3.il tessuto osseo di banca
non è un dispositivo medico ed è soggetto a regole
particolari (richiesta, rintracciabilità ecc.);
4.nel caso di utilizzo di tessuto
proveniente da Banca estera verificare che il distributore sia convenzionato con
una Banca operante sul territorio italiano: in difetto la
responsabilità sull’utilizzo
ricade interamente sulle
spalle del medico e le sanzioni relative, dal novembre
del 2007, sono di tipo penale.
Predisporre, infine, per il paziente un consenso informato
che dia chiare spiegazioni sul
tipo di materiale innestato.
CORSO PRATICO DI CHIRURGIA AVANZATA E TECNICHE IMPLANTARI
CON DISSEZIONE ANATOMICA DELLA BOCCA
Prof. Alain CARLIER
Dr. Luigi GRIVET BRANCOT
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OBIETTIVI DEL CORSO
Il corso prepara i partecipanti allʼesecuzione degli interventi elencati nel programma su preparati freschi, dopo averli addestrati mediante rappresentazioni schematiche fotografiche e filmati realizzati durante le giornate del corso. La dissezione anatomica mette in evidenza sul preparato fresco le limitanti e le strutture di interesse odontoiatrico ambulatoriale. Esaurito il programma, i tutors si rendono disponibili per ogni chiarimento in relazione alle specifiche conoscenze. Il corso è stato modulato in relazione
alle osservazioni dei partecipanti ai corsi precedenti e viene aggiornato ad ogni sessione.
P R O G R A M M A
GIOVEDÌ
VENERDÌ
Ore 15:00 - Ritrovo in hotel a Liegi (Ramada Plaza)
Ore 15:30 - 16:00 - Dott. Luigi GRIVET BRANCOT
Istituto di Anatomia dell'Università di Liegi
Presentazione del corso. Cenni di anatomia
CONGRESSO PRE-CORSO
Ore 16:00 - 16:30 - Dott. Sergio SCALI
Riabilitazione totale del mascellare con GRS e inserimento
di impianti a carico immediato.
Ore 16:30 - 16:45 - Dott. Gianpaolo AVANZINI
Grande rialzo per via crestale senza osteotomi nè innesto
di materiale autologo.
Ore 16:45 - 17:30 - Prof. Ugo CONSOLO
Innesti a blocco e siti di prelievo intraorali
Ore 17:30 - 18:00 - Dott. Ezio ZANDANEL
Impianti One Piece: esperienza clinica 20 siti trattati.
Grande Rialzo del seno con CGF+R-UP.
Ore 18:00 - 18:30 - Prof. Pierluigi AVVANZO
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Ore 18:30 - 19:00 - Dott. Franco OLIVERI
Semplificazione di casi complessi.
Ore 19:00 - 19:30 - Dott. Luca LEPIDI
Risposta del perimplanto al carico immediato di differenti
sistemi implantari.
Ore 19:30 - 19:45 - Daniele FANALI
Mucosite elemento intermedio vs connettore rigido in
implantologia.
Ore 19:45 - 20:30 - Discussione collegiale
degli argomenti trattati
Ore 21:00 - Serata conviviale
Ore 8:30 - 12:00 - Prof. Alain CARLIER
Anatomia dissezionale
Canale alveolare
Nervo infraorbitario
Canale naso-palatino
Arterie palatine
Vascolarizzazione del mascellare
Pavimento della bocca
Loggia sottomandibolare
Nervo linguale
Seno mascellare
Tuberosità mascellare
Ore 12:00 - 13:00 - Dott. Luigi GRIVET BRANCOT
Atrofia dei mascellari, protocolli chirurgici.
Presentazione delle procedure chirurgiche per:
Split crest
Incremento orizzontale della cresta
Posizionamento di impianti su creste incrementate
Rialzo parcellare del seno
Grande rialzo del seno mascellare
Posizionamento di impianti dopo il rialzo del seno
Conservazione siti post-estrattivi
Implantologia a carico immediato
Implantologia flapless
Ore 13:00 - 17:00 - Dott. Luigi GRIVET BRANCOT
e Tutors
Dimostrazione pratica su preparato anatomico fresco
e simultanea proiezione in diretta delle tecniche
precedentemente illustrate.
Applicazione da parte dei corsisti delle tecniche illustrate
sui materiali anatomici freschi
Ore 17:00 - 17:30 - Prof. Carlo Maria SOARDI
Grande Rialzo del seno con innesto di osso omologo.
Ore 17:30 - 18:30 - Prof. Raffaele VOLPI
Bisfosfonati e odontoiatria.
Ore 18:30 - 19:00 - Dott. Stefano TORTI
Ricostruzione ossea dei mascellari a scopo pre-implantare.
Riabilitazione a carico immediato con impianti Root-Form.
Ore 19:00 - 19:30 - Dott. Loris GASPARI
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splint elettrosaldato.
Ore 19:30 - 20:30 - Discussione collegiale
dei casi trattati
Ore 21:00 - Serata conviviale
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Ore 8:30 - 18:30 - Dott. Luigi GRIVET BRANCOT
e Tutors
Applicazione da parte dei corsisti delle tecniche illustrate
sui materiali umani anatomici freschi.
Ore 18:30 - 20:00
Discussione collegiale dei casi trattati
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Ore 21:00 - Serata conviviale
Quota di partecipazione (detraibile): 2.200,00 + ritenuta d’acconto 20%
PER INFORMAZIONI E ISCRIZIONI:
Luigi Grivet Brancot – studio: +39 011 5629674 – e-mail: [email protected]
Stefano Fiorentino
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Dr. Howard Glazer, Cariology, USA
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Dr. Edward Lynch, Restorative, Ireland
Dr. Ziv Mazor, Implantology, Israel
Prof. Dr Georg Meyer, Restorative, Germany
Prof. Dr Rudolph Slavicek, Function, Austria
Dr. Marius Steigmann, Implantology, Germany
Torsten Oemus
Claudia Salwiczek
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Sabrina Raaff
Hans Motschmann
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Director of Finance & Controlling
Marketing & Sales Services
License Inquiries
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Production & Ad Disposition
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Supplemento n. 2 di Dental Tribune Italian Edition - Anno VI, n. 5 - maggio 2010
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Trombelli, Ferdinando Zarone
Progetto e controllo grafico
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Coordinamento editoriale
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Stampa
Grafiche Mazzucchelli Spa - Seriate Bergamo (BG)
Fatti & Opinioni
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Anno IV n. 3 - Settembre 2010
Il “superbatterio” asiatico: causa di problemi in tutto il mondo
La nascita di un batterio in
Asia e in altri paesi, resistente
alle mutazioni genetiche, è una
minaccia per la salute globale,
come riferito da un team multinazionale di ricercatori. Secondo il loro studio, pubblicato sul
numero corrente di The Lancet
Infectious Diseases, la prova di
una maggiore prevalenza di una
generazione che rende i batteri
Endodontisti
e implantologi
“l’un contro
l’altro armato”
Ultimamente, ho avuto l’opportunità di visitare due importanti incontri di endodontisti e
implantologi in Europa. Dopo
aver ascoltato una serie di conferenze e aver parlato con gli
esperti, è diventato ovvio per
me che entrambe le specialità
siano la negazione quasi totale
l’una dell’altra. L’attuale “cessate il fuoco” non è una novità,
ma non si può nascondere il fatto che un settore stia lentamente perdendo la presa, e non è
l’implantologia.
Le protesi hanno visto una
notevole ripresa e si prevede
di ottenere un significativo volume di mercato di 1 miliardo
di dollari negli anni a venire. I
tassi di crescita di recente sono
rallentati, ma ciò è dovuto al
fatto che sempre più aziende del
dentale stiano saltando sul carro dell’implantologia e stiano riprendendo le quote di mercato.
Con la ripresa dell’economia in
molte parti del mondo, la gente
avrà anche più soldi in tasca per
investire nel loro sorriso.
Durante il Simposio di Göteborg, l’appello del P-I Brånemark Institute di lasciar decidere il paziente deve essere
riconosciuto come essenziale,
ma è rivolto alle persone sbagliate. Sempre più pazienti desiderano un’adeguata estetica
dentale e non si curano più di
ciò che serve per arrivarci. Gli
studi più recenti rivelano anche
che ormai molti considerano
l’estetica più importante della
funzionalità. Spetta al dentista
decidere se un dente dovrebbe
essere sostituito o meno ma, essendo in costante miglioramento le opzioni di trattamento e
riducendosi gli investimenti, la
scelta sarà più facile. In più, un
numero crescente di fornitori di
impianti sta effettuando pratiche di vendita e di marketing
sempre più aggressive. Sembra
improbabile che molti dentisti sapranno resistere nel lungo periodo. A Göteborg, è stato
mostrata una scansione clinica
in cui praticamente tutti i denti
erano stati sostituiti con protesi.
Questo esempio è tanto assurdo
quanto foriero di un fondo di verità. Il futuro non è molto brillante per le “radici”…
resistenti agli antibiotici è stata
rilevata nell’Enterobacteriaceae,
isolato in India, Pakistan e Regno Unito. I ricercatori sono stati
chiamati per coordinare il comitato di sorveglianza internazionale dell’enzima per prevenirne
la diffusione attraverso il turismo medicale e dentale.
Nuova Delhi metallo-betalattamasi (NDM-1), identificato
la prima volta nel Regno Unito
dal prof. Tim Walsh all’interno
di un ospedale indiano l’anno
scorso, è un enzima che rende
i batteri resistenti a un ampio
spettro di antibiotici beta-lattamici, tra cui la penicillina e
l’amoxicillina, che vengono comunemente utilizzati dopo gli
interventi odontoiatrici. Inoltre,
esso riguarda anche l’efficienza
dei carbapenemi, un gruppo di
antibiotici riservati per l’utilizzo
in casi di emergenza, quando altri antibiotici hanno fallito.
Alcuni esperti di malattie infettive hanno messo in guardia
i medici sull’essere sempre più
consapevoli della possibilità di
produzione di batteri NDM-1 in
pazienti che hanno ricevuto servizi medici in India e Pakistan.
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Fatti & Opinioni
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
Italian Edition
Complicanze biologiche o orrori implantari?
Riflessioni provocate dalla “fast implantology”
Fig. 1
Fig. 2
Fig. 3
Fig. 4
Fig. 5
Fig. 6
Bibliografia
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disappear after full-mouth tooth extraction? J
Clin Periodontol 2009; 36: 1043–104.
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Queste informazioni dovrebbero spingere i clinici ad assumere un atteggiamento prudente nel proporre ai pazienti
trattamenti implantari complessi e costosi, specialmente
prima di aver completato un
preciso inquadramento diagnostico. In realtà si sta assistendo
a un notevole incremento della
“fast implantology”.
Numerose informative con
inserzioni pubblicitarie più o
meno occulte presentano i vantaggi di un’implantologia che
risolve tutti i problemi in tempi
brevi, anzi brevissimi, senza accenno ai limiti, ai rischi e alle
possibili complicanze.
Navigando su Internet, se si
digita la parola “implantologia” si scopre che alcuni siti
asseriscono che la qualità del
trattamento è funzione della “pianificazione computerassistita”, altri offrono persino
la possibilità di “richiedere un
preventivo gratuito on-line inviando rx panoramiche o TAC
recenti”. Altri assicurano che
“anche nel caso della completa sostituzione della dentatura,
l’implantologia a carico immediato è la soluzione ottimale,
garantendo stabilità, sicurezza
e aspetto naturale… assicurando la certezza del risultato estetico e funzionale”. Altri ancora
promettono la “garanzia di successo del 100%”.
È vero che viviamo nella
società dell’immagine e del
marketing, ma non si sta forse esagerando? D’altro canto,
nella pratica professionale, è
esperienza quasi quotidiana la
visita di pazienti che presentano problemi peri-implantari
di tale gravità da richiedere la
rimozione di uno o più impianti. A volte gli errori sono così
macroscopici da dover essere
definiti “orrori implantari”. In
questi casi, le storie cliniche
sono assai simili. Di frequente,
il trattamento è stato iniziato poco dopo l’accettazione del
preventivo, senza alcuna verifica del controllo dell’infezione
parodontale residua. Spesso gli
impianti sono stati inseriti contestualmente all’estrazione dei
denti, non di rado con un carico
precoce o addirittura immediato. In molti casi il costo minimo
per singolo impianto sembra essere stato accompagnato dal posizionamento di moltissimi impianti, anche due per un dente
singolo o più di 12 per una arcata edentula. C’è da chiedersi se
gli studi sui vantaggi biologici
della distanza minima fra impianti sono letti dai professionisti o solo dalla ristretta comunità degli specialisti del settore.
Risultato di questa situazione,
in cui gli interessi economici di
molti soggetti sono al primo posto, è che molti trattamenti risultato essere molto aggressivi
per i pazienti, i quali, alla fine,
perdono fiducia nella disciplina
in particolare e nella categoria
medica in generale.
Forse sarebbe utile che le società scientifiche e/o le associazioni di categoria pubblicassero
sul web alcuni esiti di complicanze biologiche per mostrare
al pubblico quali orrori possono
comportare scelte affrettate.
Inspirerebbero maggiore prudenza e un poco di buon senso?
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Clinica & Ricerca
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
Italian Edition
Anatomia clinica e radiologica in 3D
La moderna diagnosi in chirurgia e implantologia
M.A. Deflorian, F. Galli, A. Parenti, L. Fumagalli, M. Capelli, F. Zuffetti, I. Franchini, T. Testori
Università degli Studi di Milano Dipartimento di Tecnologie per la Salute I.R.C.C.S.
Istituto Ortopedico Galeazzi, Reparto di Implantologia e Riabilitazione Orale - Responsabile: dr. Tiziano Testori;
Clinica Odontoiatrica - Direttore: prof. Roberto L. Weinstein
La moderna riabilitazione
orale attraverso impianti osteointegrati risulta essere la sintesi tra i concetti di implantologia protesicamente guidata
e una conoscenza approfondita
dell’anatomia del distretto maxillo-facciale.
L’evoluzione tecnologica e
dei materiali attualmente ha
portato clinici e ricercatori a
focalizzare la propria attenzione sulle tecniche chirurgiche
e protesiche relegando la conoscenza dell’anatomia allo studio
individuale oppure al ripasso
delle nozioni acquisite durante
il proprio corso di studio.
Tuttavia, ogni atto chirurgico, compreso l’inserimento di
impianti dentali, deve essere
pianificato sulla base del substrato anatomico su cui si andrà
a operare, al fine di rispettare il
fondamento di ogni pratica medico-chirurgica, ovvero “primo
non nuocere”. Risulta quindi di
primaria importanza per il clinico la conoscenza approfondita
dell’anatomia normale come
viene classicamente affrontata in ambito universitario, ma
questo non è sempre sufficiente.
La capacità di unire il sapere teorico con la mera attività
clinico-pratica oramai passa
attraverso un’attenta fase diagnostica composta da esame
clinico-obiettivo e da una valutazione degli esami strumentali
comunemente prescritti in implantologia(1,2).
I clinici devono sempre tenere in mente che la lesione di
strutture anatomiche è tanto
più probabile tanto minore è la
conoscenza dell’Anatomia chirurgica loco-regionale.
Perciò ogni operatore prima
di effettuare interventi di chirurgia orale dovrebbe eseguire
un training in anatomia clinica
dissettiva; tale pratica permette di valutare in tre dimensioni
le strutture nobili nel contesto
dei tessuti molli del distretto
maxillo-facciale e i loro rapporti reciproci (Figg. 1, 2).
La conoscenza dell’Anatomia
facciale e del cavo orale secondo
questo procedimento dissettivo
fornisce al clinico le informazioni e le capacità di operare
ragionando in base ai diversi
piani anatomici (Fig. 3).
Le manovre semeiotiche di
ispezione e palpazione risultano
quindi maggiormente consapevoli e divengono fonte insostituibile di informazioni durante
la diagnosi permettendo di valutare in questa fase le possibili
variazioni topografiche delle
strutture anatomiche importanti in relazione al grado di
atrofia dei mascellari.
IT
Fig. 5 - Elaborazione 3D di un mascellare superiore. Il particolare evidenzia un
profondo difetto a 2 pareti a seguito di avulsione traumatica dell’elemento 12.
pagina 7
Fig. 6 - Stesso caso della Fig. 5: il software di navigazione permette una
accurata valutazione della volumetria del difetto osseo e quindi dell’innesto.
Fig. 1 - Dissezione del nervo mentoniero dall’emergenza
dall’omonimo forame sino ai rami terminali nel contesto
del piano sottomucoso del labbro inferiore.
Fig. 2 - Dissezione dell’arteria facciale nel contesto dello
strato sottomucoso della guancia. Da notare il calibro sia
dell’arteria facciale che del suo ramo terminale arteria
labiale inferiore.
Fig. 3 - Dissezione della mucosa alveolare. Sono evidenti
il piano osseo, quello periostale, quello muscolare e quello
mucoso. La capacità del chirurgo di ragionare secondo
i diversi piani anatomici permette una più attenta e
rispettosa gestione dei lembi durante le manovre di
incisione, scollamento e plastiche periostali.
Fig. 4 - Dissezione del nervo mentoniero. La conoscenza
dell’anatomia chirurgica permette di eseguire rilasci
periostali anche in prossimità del nervo mentoniero senza
reciderlo.
Fig. 7 - Visione 3D con taglio
multiplanare di un impianto dentale
programmato nella zona del tuber
maxillae.
Fig. 8
Elaborazione
3D di un seno
mascellare
visto dal dietro
all’avanti e
da mediale a
laterale. Si può
osservare la doccia ossea in cui alloggia
con decorso intrasinusale l’anastomosi
tra l’arteria alveolare superiore
posteriore e l’arteria infraorbitaria. Lo
studio preoperatorio del decorso di questo
vaso, quando possibile, è determinante
nel disegno dell’antrostomia durante
interventi di rialzo di seno.
Fig. 9 - Elaborazione 3D di una mandibola con un grado di atrofia elevato.
La navigazione in 3D permette di osservare la superficializzazione del fascio
vascolo nervoso alveolare inferiore da una angolazione privilegiata rispetto a
quella clinica.
Bibliografia
1. Testori T, Mandelli F, Deflorian MA, Rosano G, Taschieri
S, Valentini P, Del Fabbro M. Anatomia normale e variabilità clinica. Utili nozioni per evitare complicanze intrae post- operatorie. La chirurgia del seno mascellare. Quintessenza Internazionale 2010; 26(2): 95-101.
2. Mandelaris GA, Rosenfeld AL. The expanding influence of computed tomography and the application of computer-guided implantology. Pract Proced Aesthet Dent.
2008;20(5):297-305.
3. Parenti A, Deflorian MA, Capelli M, Galli F, Zuffetti F,
Mandelli F, Testori T. Anatomia normale e variabilità
clinica. Utili nozioni per valutare attentamente lo spessore osseo a livello mandibolare. Quintessenza Internazionale 2010; in press.
4. Rosano G, Taschieri S, Gaudy JF, Testori T, Del Fabbro
M. Anatomic assessment of the anterior mandible and
relative hemorrhage risk in implant dentistry: a cadaveric study. Clin Oral Implants Res. 2009 Aug;20(8):791-5.
5. Perona F, Motroni A, Castellazzi G, Testori T, Tecniche
avanzate di imaging diagnostico. In: Testori T, Galli F, Del
Fabbro M (eds.) Il carico immediato. La nuova era dell’ implantologia orale. Viterbo: Edizioni ACME, 2009: 194-197.
6. Perrotti G, De Vecchi L, Weinstein T, Motroni A, Testori T, Del Fabbro M. La teleradiografia latero-laterale
in implantologia e riabilitazione orale: dall’ analisi
bidimensionale alla diagnostica 3D. Dental Cadmos
2010;78(6): 79-89.
Clinica & Ricerca
Italian Edition
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Anno IV n. 3 - Settembre 2010
pagina 6
Di conseguenza, tale metodo
di ragionamento consente di
utilizzare gli strumenti chirurgici evitando lesioni iatrogene
rispettando e proteggendo opportunamente le strutture vascolari e nervose presenti nei
vari strati mucoso, sottomucoso,
muscolare, periostale e scheletrico (Fig. 4) anche in situazioni
in cui siano presenti variazioni
anatomiche importanti(3,4).
Per ciò che concerne le basi ossee, lo studio della osteologia del
massiccio facciale negli ultimi
anni ha raggiunto livelli elevati
in conseguenza dello sviluppo
tecnologico legato alla diagnostica per immagini. Oggigiorno si sta assistendo al definitivo
passaggio dalla diagnostica in
due dimensioni a una più sofisticata visione tridimensionale
delle basi scheletriche grazie
allo sviluppo di tecnologie di
acquisizione di immagini sempre più sofisticate e precise le
quali hanno un impatto notevole sulla capacità diagnostica di
un esame tomografico in campo
dentale e maxillo-facciale(5).
L’interpretazione di questi
dati è potenziata dall’utilizzo
combinato con software di ricostruzione dedicati alla valutazione della volumetria ossea
delle zone di intervento (Figg.
5, 6). In questo modo il chirurgo, partendo da acquisizioni volumetriche, viene messo nella
condizione di poter analizzare
le sedi chirurgiche e poter programmare l’inserimento implantare attraverso ricostruzioni elettroniche multiplanari e
volumetriche (Fig. 7).
Risulta evidente come lo studio anatomico del caso su ricostruzioni 3D porti vantaggi
notevoli nella pianificazione
dell’intervento, evidenziando
le strutture vascolo-nervose nei
loro decorsi intraossei e alla loro
emergenza dai vari forami in
una sola immagine interattiva
(Figg. 8-9) piuttosto che su una
serie di sezioni para-assiali (fascio alveolare inferiore, fascio
infraorbitario, fascio palatino
maggiore, fascio naso-palatino).
Tali sistemi permettono anche
un più accurato studio delle
cavità ossee, quali il seno mascellare, oppure consentono una
più attenta visualizzazione dei
sottosquadri nella mandibola
posteriore. Inoltre, questi moderni sistemi diagnostici e di
programmazione offrono la possibilità di eseguire analisi morfo-strutturali dell’osso grazie
all’integrazione dei valori densitometrici in unità Hunsfield
forniti dalla TC. Un’ulteriore
evoluzione di questi software
attualmente permette la valutazione 3D dell’intera regione
cranio-facciale con importanti
risvolti nella diagnostica ortodontica legata alla riabilitazione
implantoprotesica(6).
Con l’aumentare del numero
di medici-odontoiatri che esegue interventi di chirurgia orale e impiantare, è fondamentale
che la capacità clinica e tecnica
abbia solide fondamenta nelle
scienze di base, come l’anatomia, che, grazie al progresso
culturale, scientifico e tecnologico assume una vitalità applicativa tale per cui il chirurgo
diviene in grado di calarsi nella complessità tridimensionale
delle strutture su cui opera secondo scienza e coscienza.
7
Per un approfondimento dei contenuti analizzati in questo articolo e molti altri, ricordiamo ai lettori il Congresso promosso dalla
Clinica Odontoiatrica IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, Dipartimento di Tecnologie
per la Salute, Università degli Studi di Milano, Centro di Ricerca per la Salute Orale
(Direttore: Prof. Roberto L. Weinstein) su
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si terrà dal 20 al 22 gennaio 2011 presso l’Atahotel Executive di Milano.
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Anno IV n. 3 - Settembre 2010
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Impianti post-estrattivi con tecnica flapless,
predicibilità e risultati. Un case report
Massimiliano Ricci*, Ugo Covani**, Antonio Barone***
*Dottorando di Ricerca, Nanoworld Institute, Università di Genova, Italia - Socio Sicoi
**Professore Straordinario di Malattie Odontostomatologiche, Dipartimento di Chirurgia, Università di Pisa - Past-President Sicoi
***Professore a Contratto, Dipartimento di Scienze e Tecniche Biomediche e Odontostomatologiche, Università degli Studi di Genova - Presidente ad interim Sicoi
Introduzione
Il posizionamento degli impianti in siti post estrattivi è
stato giudicato essere predicibile come quello nei siti guariti(1,2). Questa tecnica ha subito
un’enorme evoluzione soprattutto nel posizionamento di
impianti nella regione frontale mascellare, ad alta valenza
estetica(3-7).
Tuttavia, studi recenti riportano che la recessione marginale a livello perimplantare può
avvenire determinando effetti
sfavorevoli a livello estetico(7-8).
Diversi fattori sembrano coinvolti nell’influenzare la frequenza e l’estensione della recessione
marginale, incluso il biotipo tissutale, la presenza di un provvisorio, le condizioni dell’osso perimplantare vestibolare,
l’angolazione vestibolo palatale
dell’impianto e il posizionamento di innesti connettivali e/o ossei attorno all’impianto(9-13).
In aggiunta a questi, uno
studio ha indicato come l’osso
vestibolare sia composto quasi
esclusivamente di osso lamellare, che può essere oggetto di
riassorbimento sia su un piano
orizzontale che verticale.
Questo riassorbimento crestale può indurre recessione del
margine vestibolare della mucosa marginale(14).
È stato suggerito come l’interruzione dell’apporto vascolare a
livello crestale possa costituire
un fattore di cruciale importanza(15-17).
Perciò, diversi studi indicano
come il posizionamento di un
impianto debba avvenire con
una elevazione minima del lembo o senza lembo(18,19).
Tuttavia, altri studi hanno
evidenziato che tale recessione
avviene comunque anche senza
questa cautela(6-10).
È stato allora proposto di aumentare lo spessore della mucosa vestibolare un innesto connettivale(20).
Questo case report valuta
l’outcome estetico di un impianto post-estrattivo eseguito
secondo un approccio in assenza
di lembo e con l’aggiunta di biomateriale e di un innesto connettivale.
Case report
Si è recato a visita presso il
Dipartimento di Odontoiatria
dell’Ospedale unico della Versilia un paziente di sesso maschile di 46 anni, che lamentava la spontanea rimozione di
una corona in metallo ceramica
dall’elemento 1.4. All’anamnesi non riferiva alcuna patologia
sistemica.
L’esame obiettivo odontostomatologico evidenziava la
presenza di una grossa lesione
cariosa sull’elemento 1.4, precedentemente trattato endodonticamente e protesizzato (Fig. 1).
Il paziente richiedeva inoltre
che qualsiasi trattamento non
trascurasse le esigenze estetiche.
Si è quindi proceduto ad attuare
il seguente piano di trattamento: avulsione chirurgica senza
il sollevamento di un lembo in
zona 1.4, posizionamento di un
impianto dentale, riempimento
del gap creatosi con biomateriale e innesto connettivale.
Una terapia antibiotica, secondo la procedura della “short
term therapy” (amoxicillina, 2
g), è stata somministrata al paziente un’ora prima dell’intervento.
Al paziente è stato somministrato anestetico a base di Lidocaina al 3% con l’aggiunta di
adrenalina secondo una concentrazione di 1:100000.
Quindi, si è proceduto alla
sindesmotomia con eliminazione delle fibre più coronali del
legamento parodontale, dopodiché, attraverso una leva dritta,
l’odontoiatra ha eseguito una
progressiva lussazione del residuo radicolare, così da limitare il più possibile il trauma sui
tessuti duri e molli, consentendo un’estrazione minimamente
traumatica. Estrema cura è stata posta nella rimozione del residuo radicolare, minimizzando il
trauma dei tessuti duri e molli,
soprattutto a livello vestibolare.
L’alveolo è stato ripulito utilizzando strumenti a mano.
Quindi, è stata esclusa la presenza di eventuali fenestrazioni
con un esame visivo (Fig. 2).
La decisione di eseguire un
impianto post-estrattivo è stata
presa dopo aver estratto il dente.
L’utilizzo di un approccio flapless è indicato nei casi in cui
l’alveolo si presenta intatto o, al
massimo, ha piccole deiscenze
di 3 mm in altezza.
Nel caso il chirurgo avesse evidenziato una deiscenza
maggiore, si sarebbe proceduto
all’elevazione di un lembo. Si è
proceduto all’inserimento di un
impianto post-estrattivo delle
dimensioni di 3.80 × 11.5 mm
(Premium® - Sweden&Martina,
Due Carrare, Padova).
Il chirurgo ha proceduto al
posizionamento dell’impianto
in una zona più palatale, al fine
di evitare che il riassorbimento
osseo successivo ne determinasse l’esposizione.
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pagina 9
Fig. 1 - All’esame obiettivo il paziente presentava elemento 1.4 gravemente compromesso.
Fig. 2 - È stata condotta l’estrazione del residuo radicolare evitando sollevamento di lembi.
Fig. 3 - Visione clinica dell’inserimento di un impianto post-estrattivo.
Fig. 4 - Riempimento del gap vestibolare con l’ausilio di biomateriale.
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Anno IV n. 3 - Settembre 2010
Fig. 5 - Posizionamento di un innesto epitelio connettivale a copertura dell’impianto e sutura compressiva.
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L’impianto è stato posizionato secondo un piano verticale
al piano occlusale con la spalla
allocata 1.5 mm al di sotto della cresta ossea (Fig. 3).
In aggiunta, si è proceduto al
posizionamento di biomateriale a livello vestibolare in modo
da limitare l’ulteriore riassorbimento osseo crestale. Infine,
un innesto connettivale prelevato dall’area palatale corrispondente agli elementi 2.5-2.6
secondo la tecnica di Langer
and Langer è stato posizionato
a coprire il gap (Figg. 4, 5).
Una volta posizionato l’innesto, questo è stato stabilizzato
con suture a “X”. Infine, una
protesi rimovibile è stata posizionata nell’area dell’impianto,
evitando qualsiasi contatto con
la sottostante mucosa e il dente
antagonista.
Il paziente è stato dimesso e
invitato a seguire le seguenti
istruzioni postoperatorie:
- clorexidina diglunato allo
0,2% utilizzato due volte al
dì;
- riduzione del trauma da
spazzolamento nella zona
operata per almeno due
settimane.
Una volta che la guarigione
è avvenuta, si è proceduto alla
rimozione delle viti di guarigione con successivo posizionamento di un provvisorio in
resina (Fig. 6). Fotografie non
standardizzate sono state raccolte al tempo della chirurgia
(T1), della protesizazione (T2)
e del controllo (T3).
Il risultato estetico è stato
indagato valutando la variazione della posizione del margine gengivale in relazione al
contro laterale a livello medio
dentale espresso come percentuale della lunghezza del dente
di riferimento.
I cambiamenti pre e post
trattamento evidenziati indicano che tale variazione del
margine gengivale al livello
mezzo-dentale è stata del 3.4%.
Discussione
In questo case report un impianto singolo è stato posto in
un alveolo post-estrattivo, associando il trattamento a riempimento con biomateriale e a
un innesto connettivale al fine
di evitare recessione.
Questa appare insignificante se consideriamo che la lunghezza della corona clinica del
controlaterale ammontava a
9.1 mm, per cui il 10% rappresenta una misura ben inferiore
al millimetro.
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Fig. 6 - Provvisorio su impianto a 6 mesi dall’inserimento.
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Tuttavia, se analizziamo la
letteratura, emerge che questo
dato non si discosta molto dal
report in cui si è utilizzato un
approccio con lembo(21), pertanto la chirurgia senza lembo non
sembra prevenire il riassorbimento dell’osso crestale vestibolare. Uno studio su cani con
l’utilizzo di una chirurgia flapless indica che dopo 8 settimane si assiste a un riassorbimento osseo di circa 2 mm(22).
Lo spessore dell’osso crestale
potrebbe essere un fattore de-
Italian Edition
cisivo. È stato osservato, infatti,
che i siti con la presenza di osso
più sottile vanno incontro a un
maggiore riassorbimento della
corticale vestibolare rispetto a
quelli con osso più spesso(23).
Diversi studi hanno riportato
la frequenza di recessione negli
impianti post-estrattivi: in uno
studio dove si sono comparati
impianti immediati con impianti posizionati 12 settimane
dopo l’estrazione, una recessione
tra 0 e 1 mm è stata trovata in
7 dei 23 impianti post-estrattivi,
mentre in soli 4 dei 25 ritardati(7). Di contro, Evans e Chen
Diagnosi più veloce e
precisa
hanno osservato come 17 su 42
impianti post-estrattivi immediati dimostravano una recessione maggiore di 1 mm(11).
Questi report indicano chiaramente come la recessione
su impianti post-estrattivi sia
qualcosa di assolutamente imprevedibile, e altri fattori – a
parte il tipo di chirurgia o lo
spessore dell’osso vestibolare –
devono esserne implicati.
Chen et al. hanno dimostrato che la recessione avviene più
frequentemente in siti con biotipo sottile piuttosto che spesso(24). L’inclinazione oro-facciale
Particolare della Fig. 6.
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dell’impianto all’interno della
tasca sembra essere un altro fattore di cruciale importanza. Impianti con il margine del collare
posizionato vestibolare a una
linea disegnata tra gli angoli
delle linee interprossimali sono
associati a recessione(25).
Inoltre, Chen et al. hanno dimostrato che, al momento del
posizionamento impiantare, impianti destinati ad avere recessione hanno un gap vestibolare
di 1.1 mm comparato ai 2.3 mm
degli impianti senza recessione(25). L’impianto posizionato in
questo studio aveva un diametro di 3.80 mm e un gap orizzontale che ammontava a 2.5 mm.
Anche le condizioni dell’osso
vestibolare rappresentano un
parametro importante; la presenza di profondità maggiori di
3 è stata associata a maggiori
recessioni rispetto a siti meno
profondi(25). Sebbene il numero
di studi non sia sufficiente per
disegnare conclusioni adeguate, appare plausibile che difetti
dell’osso crestale inducano una
recessione a livello perimplantare, come risultato dell’assenza
di osso a sostegno della mucosa
vestibolare. Un recente case report(26) indica che l’aggiunta di
un innesto connettivale possa
avere vantaggi in termini di
prevenzione della recessione.
Sebbene il più recente studio
di Chen abbia mostrato come
l’innesto non abbia alcuna influenza(25), il nostro case report
avvalora l’idea contraria.
Altri fattori come la salute
gengivale contorno trans mucoso della corona, sono riportati
essere fattori importanti(25).
Questo case report indica
come l’utilizzo di un approccio
flapless con l’aggiunta di biomateriale al momento del posizionamento implantare immediato possa contribuire a prevenire
la recessione. Tuttavia, la letteratura non è unanime nel riconoscere come questo tipo di
approccio sia vantaggioso in
termini di esposizione rispetto
all’approccio tradizionale. Questo è legato al fatto che anche altri fattori sembrano giocare un
ruolo come ad esempio l’inclinazione vestibolo palatale dell’impianto e il biotipo parodontale.
Successivi studi dovranno
quindi chiarire quali sono i fattori realmente coinvolti nella
genesi della recessione e se l’approccio flapless può realmente
prevenirne la sua insorgenza.
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Case Report 11
Italian Edition
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
L’importanza dell’endodonzia
nella pianificazione del trattamento implantare
Jose M. Hoyo
Vi è una nuova prospettiva
in odontoiatria che man mano
sta prendendo piede e che viene definita come “l’algoritmo
dell’endo-implantologia”.
Questo nuovo approccio considera il ruolo dell’endodontista
come elemento fondamentale
per decidere se un dente può
essere salvato o se il trattamento corretto sia quello di estrarlo
e sostituirlo con un impianto
dentale.
L’endodontista può effettivamente valutare i fattori critici
che portano al fallimento endodontico al fine di determinare quale procedura endodontica
possa portare a un risultato di
successo predicibile. Se il risultato non dovesse essere favorevole, il protocollo da seguire sarà quello dell’estrazione
dell’elemento e della sua sostituzione con un impianto.
Nel considerare il piano di
trattamento ideale, è imperativo informare il paziente
riguardo a tutte le opzioni di
trattamento, ai costi economici
e alle procedure associate a ciascuna opzione. Il paziente avrà
così la possibilità di prendere
una decisione informata sul
miglior protocollo possibile per
il proprio caso.
Le informazioni presentate
al paziente dovrebbero includere l’opinione dell’endodontista
riguardo all’opzione di trattamento più pratica e predicibile.
Caso clinico
Un paziente con un’anamnesi medica non rilevante è
stato inviato da un collega al
nostro studio per la valutazione
del primo molare superiore di
sinistra. Il paziente era asintomatico e il dente era stato
trattato endodonticamente da
un odontoiatra generico circa
sei mesi prima della consultazione e mai restaurato. Clinicamente, presentava una carie
estesa, profondità di sondaggio
di 3 mm sulla circonferenza e
nessun restauro provvisorio.
Radiograficamente, non si rilevava alcuna lesione periapicale
e i livelli ossei intorno al dente
erano adeguati (Fig. 1).
Al fine di determinare l’integrità della struttura dentale,
è stata eseguita un’escavazione
sotto ingrandimento 4.5 x e illuminazione supplementare a
fibre ottiche, con isolamento
mediante diga di gomma. Dopo
la rimozione di una parte di
tessuto carioso, è stata eseguita
una radiografia bitewing (Fig.
2) rilevando i seguenti punti:
a)il pavimento della camera
pulpare era troppo poco profondo;
b)era troppo vicino alla perforazione;
c)la dentina peri-radicolare
non era sufficientemente
resistente per supportare un
restauro definitivo.
Questi fattori critici, secondo
la mia opinione, rendevano il
dente non restaurabile. Nella
cavità d’accesso è stato inserito
un pellet di cotone con del Cavit e il dentista di riferimento
è stato aggiornato sulle condizione del paziente, per determinare le raccomandazioni da
impartire riguardo al dente. Al
paziente è stato consigliato di
estrarre il dente e conservare
l’alveolo mediante una procedura di innesto minore.
Questo avrebbe permesso
la formazione di una quantità
d’osso idonea a ricevere un impianto, da posizionarsi circa 6
mesi dopo. È stato anche consigliato un trattamento ortodontico prima del posizionamento
dell’impianto, in modo da chiu-
dere tutti i diastemi e allineare
correttamente la dentizione per
questa procedura. Pur avendo
compreso chiaramente il concetto e la logica del trattamento
ortodontico consigliato, il paziente espresse il suo disinteresse a questo approccio.
Un quadro più ampio
Nella valutazione del trattamento implantare, è molto
importante considerare l’intera
dentizione e non solo lo spazio o
il dente in questione.
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pagina 12
12 Case Report
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
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pagina 11
Bisogna ricordare che gli impianti, a differenza dei denti,
non si muovono e quindi, se vi
è disallineamento nella dentizione, è fondamentale un trattamento ortodontico prima della
terapia implantare, nel caso il
paziente si sottoponga alla chirurgia implantare in una fase
successiva. Se il piano di trattamento non segue questa sequenza, l’impianto potrebbe diventare un ostacolo per il trattamento
ortodontico successivo.
Al paziente è stata prescritta una terapia con Amoxicillin
500 mg (una compressa ogni sei
ore, iniziando due giorni prima
dell’appuntamento successivo)
e sciacqui con Clorexidina (tre
volte al giorno, sempre inizian-
Italian Edition
do due giorni prima dell’appuntamento successivo). È stato
anche raccomandato un dentifricio antitartaro per evitare la
decolorazione dei denti. Il giorno della chirurgia, la pressione sanguigna del paziente era
119/73, con un battito cardiaco
di 76. In regime di anestesia locale (Lidocaina 2% HCl con epinefrina 1/50,000 x 2 cpl) e usando la diga di gomma, occhialini
ingrandenti e un’illuminazione
supplementare, il dente è stato
sezionato in tre pezzi. Rimossa poi la diga, mediante pinze
PDLEvator (Salvin), sono state
estratte tutte e tre le radici senza alcuna complicazione.
L’alveolo è stato curettato mediante cucchiai al fine di pulire
tutto il tessuto di granulazione e
ingaggiare l’osso spongioso.
Fig. 4 - Radiografia periapicale che mostra la guarigione del materiale
innestato dopo 4 mesi.
Questo passaggio cruciale
provoca del sanguinamento e
quindi promuove l’angiogenesi.
La cresta dell’osso intraradicolare è stata ingaggiata con la
parte arrotondata di un osteotomo XiVE (DENTSPLY Friadent) ed è stato eseguito un rialzo di seno secondo la tecnica di
Summer. Sulla base del test di
Valsalva, non vi erano segni di
perforazione del seno.
Gli alveoli e l’area del rialzo di
seno sono stati innestati con una
miscela di DBX e MCP usando la tecnica “marshmallow”.
Questo tipo di innesto aiuta il
sito a produrre il proprio osso in
termini di minerali e collagene
dalla DBX, e assicura un miglior effetto scaffold dall’MCP.
L’area è stata coperta con una
membrana PTFE, leggermente
fissata sotto al periostio (non più
di 2 mm). Le suture sono state
eseguite con filo di acido poliglicolico mediante tecnica a punti
incrociati (Fig. 3).
Rimozione delle suture
Fig. 1 - Radiografia pre-operatoria prima dell’estrazione.
Fig. 5 - Radiografia pre-operatoria del giorno della chirurgia.
Fig. 6 - Perno guida nell’osteotomia
dopo l’uso della fresa pilota da 2 mm.
Fig. 7 - Radiografia che mostra
l’osteotomo XiVE in situ durante
l’osteotomia.
Autore
Il dr. Jose M. Hoyo si è laureato presso la University of
Puerto Rico School of Dentistry
nel 1984. Ha conseguito il Certificate of Advanced Graduate
Studies in Endodonzia presso la
Boston University’s Henry M.
Goldman School of Graduate
Dentistry nel 1994. Si occupa di
endodonzia e implantologia nel
suo studio nel Southern Massachusetts e può essere contattato
all’indirizzo: [email protected].
Fig. 2 - Radiografia bitewing dopo la rimozione della carie.
Fig. 8 - Radiografia dell’impianto
con il sulcus former (abutment
di guarigione); la parte apicale
dell’impianto è sotto alla membrana
di Schneider.
Fig. 3 - Alveolo innestato dopo l’estrazione.
Fig. 9 - Radiografia bitewing che mostra il posizionamento sub-crestale
dell’impianto con il sulcus former in posizione.
Le suture sono state rimosse
due settimane dopo. Due settimane dopo la rimozione delle suture, al paziente è stata
rimossa anche la membrana,
prelevandola delicatamente con
delle pinzette ed esercitando
una lieve trazione (spesso non vi
è neppure bisogni di anestesia).
Il vantaggio dell’utilizzo di questa combinazione di alloinnesti
è che il periodo di attesa per la
rigenerazione è di circa sei mesi,
contro i nove mesi necessari in
caso di xenoinnesto. La quantità
e qualità dell’osso appariva decisamente migliore grazie all’uso
di questo tipo di alloinnesto.
Al momento della seconda fase
chirurgica, la pressione sanguigna del paziente era 113/69 con
un battito cardiaco di 64 (Figg.
4, 5). In regime di anestesia locale (Lidocaina 2 per cento HCl
con epinefrina 1/50,000 x 2 cpl),
è stato eseguito un foro d’accesso con un mucotomo 3.8 XiVE
(DENTSPLY Friadent). È stata
quindi usata la fresa pilota del
sistema implantare ANKYLOS
(DENTSPLY Friadent) per eseguire una fresatura da 6 mm,
appena prima del pavimento del
seno (Fig. 6).
È stata utilizzata una serie di
osteotomi XiVE, dalla dimensione 2.0 fino a 3.4, per eseguire
un rialzo di seno mediante tecnica di Summer. L’osteotomia
è stata preparata a una profondità di 11 mm (Fig. 7). È stato
eseguito il test di Valsalva per
verificare che non fosse stato
perforato il seno. È stato quindi posizionato un impianto
ANKYLOS A11 (3.5 mm x 11
mm), ottenendo una stabilità
primaria. La densità ossea percepita come D-3 durante la fase
di fresatura, è mutata in D-2
con l’uso degli osteotomi. Sono
stati quindi rimossi il mount
transfer e la vite di copertura
premontati sull’impianto, inserendo al loro posto un sulcus
former da 1,5 mm (abutment di
guarigione) (Figg. 8, 9).
Questo caso dimostra chiaramente uno dei motivi per cui
gli endodontisti vengono sempre più coinvolti nei casi di implantologia. Loro sono infatti in
grado di fornire una valutazione
globale del dente in questione e
sono in grado di presentare al
paziente le opzioni di trattamento migliori in base alla valutazione clinica.
Trends 13
Italian Edition
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
Il rialzo del seno mascellare (Boyne 1980, Tatum 1986)
è attualmente considerato una
tecnica altamente predicibile
e sicura per consentire l’inserimento di impianti osteointegrati
nel mascellare posteriore atrofico (Jensen 1998).
In letteratura sono state tuttavia descritte diverse complicanze ascrivibili a questo intervento:
infettive, ORL, vascolari e neurologiche (Pjetursson 2008).
La complicanza in assoluto più
frequente è la lacerazione, parziale o totale, della membrana di
Schneider durante le manovre
di antrostomia o di scollamento
della stessa (Cho 2001, SchwarzArad 2004, Proussaefs 2004,
Wallace 2007).
Questa complicanza è degna
di nota, in quanto può portare
ad abortire la procedura (Aimetti 2001, Schwarz-Arad 2004) o a
dover mettere in atto tecniche
per riparare la membrana perforata (Pikos 1999, Proussaefs
2003-2004, Testori 2008, Wallace 2007). Le cause vanno dallo
spessore esiguo della membrana,
alla presenza di cisti da ritenzione, setti di Underwood e aderenze (Becker 2008).
Anche variabili anatomiche,
come l’ampiezza trasversale del
seno mascellare, sono correlate
alla probabilità di perforazione della membrana (Cho 2001).
Considerando la tecnica tradizionale di rialzo del seno mascellare per via laterale (Smiler 1997,
Van den Bergh 2000), la lacerazione della membrana di Schneider ha una prevalenza variabile
dal 12 al 44% con una media che
si attesta intorno al 20-30% per
la maggior parte degli Autori
(Becker 2008, Barone 2008).
Va osservato che tutti questi
lavori si riferiscono all’impiego
di strumentazione rotante tradizionale, come frese al carburo di
tungsteno e/o diamantate.
Questi dati sono comunque destinati ad essere considerati inaccettabili; esemplificando, un intervento su cinque va incontro a
complicanze. Si è quindi reso necessario lo sviluppo di una tecnologia che fosse in grado di ridurre significativamente il rischio
di complicanze nelle procedure
di rialzo del seno mascellare.
Il primo lavoro sulle applicazioni della tecnologia piezoelettrica nella chirurgia del seno
mascellare è da attribuirsi a Torrella (Torrella 1998).
Successivamente, viene dimostrato (Wallace 2007) come
l’impiego di un dispositivo piezoelettrico possa portare alla
riduzione della frequenza di
perforazioni dal 30 al 7%, alla
minor frequenza di lesioni all’A.
alveolo-antrale e a una riduzione
del trauma chirurgico.
In un recente studio (Toscano
2010), l’Autore dimostra come
tale prevalenza possa essere ulteriormente ridotta a 3,6% per
quanto riguarda le lacerazioni
della membrana di Schneider e a
0% quelle dell’A. alveolo-antrale.
Scopo del presente lavoro è
di descrivere l’impiego di un
dispositivo piezoelettrico nella
chirurgia del seno mascellare e
presentare i risultati un case series su 63 procedure chirurgiche
effettuate.
IT
La chirurgia piezoelettrica
del seno mascellare
Indicazioni cliniche
e descrizione di un case series
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14 Trends
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
Italian Edition
Fig. 2
IT
Fig. 3
pagina 13
Materiali e Metodi
Il dispositivo piezoelettrico
utilizzato nel presente lavoro
è Esacrom Moto (Esacrom Srl,
Via Serraglio, 19 Imola - Bo)
che comprende sia un manipolo
piezoelettrico che un manipolo
contrangolo per l’inserimento di
impianti. L’unità piezoelettrica
fornisce una potenza fino a 70W
con frequenze che vanno dai 24
ai 32 kHz. L’ampiezza dell’oscillazione arriva a 350 micron (Fig. 1).
Descrizione
della tecnica chirurgica
La tecnica chirurgica del rialzo di seno per via laterale con un
dispositivo piezoelettrico (Vercellotti 2001-2004, Testori 2005)
può essere suddivisa in 4 tempi
operatori:
- antrostomia di accesso;
- separazione della membrana
di Schneider;
- scollamento ed elevazione della membrana di Schneider;
- prelievo e innesto osseo.
L’antrostomia di accesso può
essere eseguita tramite osteotomia piezoelettrica (indicata per
pareti sottili) o tramite osteoplastica piezoelettrica (indicata
per pareti spesse).
Per questo motivo, dopo aver
valutato a un esame TC lo spessore della parete ossea, è possibile decidere in anticipo il tipo di
accesso da effettuare, se tramite
osteotomia o tramite osteoplastica (Tab. 1). Non c’è consenso
su quale sia il valore minimo
per considerare una parete
come spessa; convenzionalmente si considerano valori compresi tra 1 e 2 mm (Vercellotti
2001, Testori 2005). È opinione
dell’Autore che uno spessore di
2 mm sia un valido riferimento
per poter decidere verso l’una o
l’altra procedura.
Tab. 1
Antrostomia tramite
osteotomia
Per eseguire l’osteotomia vengono inizialmente impiegati
inserti più rapidi e aggressivi a
sega ES007 (Fig. 2) seguiti da
inserti a scalpello diamantati
ES002 (Fig. 3).
Antrostomia tramite
osteoplastica
Per eseguire invece un accesso
tramite osteoplastica, si utilizzano gli inserti ES001 ed ES015
(Fig. 4). La rimozione del tessuto
osseo viene inizialmente eseguita con l’inserto ES001 (Fig. 5a).
Quando la parete è ormai quasi totalmente consumata, è consigliabile terminarne l’erosione
con l’inserto a palla diamantato
ES015 o con l’inserto a oliva diamantato ES008 (Figg. 5b-c).
In caso di accesso per osteotomia, la botola ossea può essere
riposizionata sull’antrostomia,
riflessa all’interno del seno mascellare o semplicemente rimossa (Van den Bergh 2000).
Nell’esperienza dell’Autore, la
rimozione della botola ossea con
gli inserti ES003A ed ES003B
(Fig. 6) aumenta notevolmente la
visibilità e non porta ad alcun rischio di perforare la membrana;
di contro, la rimozione della botola ossea con strumenti a mano
può incrementare fortemente la
probabilità di lacerazioni.
Una variante anatomica della
quale tener conto è la presenza
dell’A. alveolo-antrale; il decorso
di tale arteria ha un’altezza variabile tra i 16 e i 19 mm dalla
cresta ossea (Solar 1999, Elian
2005). Una sua accidentale lacerazione durante l’antrostomia
può spesso rappresentare una
complicanza (Traxler 1999, Solar 1999, Elian 2005, Ella 2008),
anche se raramente si tratta di
emorragie potenzialmente pericolose. Se il vaso ha un decorso
intraosseo ed è di piccolo calibro,
è consigliabile reciderlo (Testori
Fig. 4
2005) e trattare l’emorragia con
cera da osso. Se il vaso ha decorso extraosseo, ma intrasinusale,
esso decorre strettamente adeso
alla membrana di Schneider;
con uno strumento piezoelettrico può essere facilmente elevato
insieme alla membrana stessa
senza alcun rischio di lesionarlo.
Separazione della membrana
La separazione della membrana dai margini dell’antrostomia
viene effettuata con l’inserto a
forma di cono rovesciato ES004
(Fig. 7) che facilita notevolmente il reperimento del piano di
clivaggio.
Scollamento ed
della membrana
elevazione
Lo scollamento della membrana di Schneider viene iniziato
con gli inserti dedicati ES003A
ed ES003B per poi proseguire
con strumenti manuali (Figg.
8a-b). È di fondamentale importanza proseguire lo scollamento
fino alla parete mediale del seno
mascellare per aumentare il potenziale osteogenetico nella zona
di innesto e per poter inserire gli
impianti in una posizione protesicamente corretta (Testori 2005).
(Van Zyl 2009). La presenza di
tali setti (Figg. 12a-b) all’interno
del seno mascellare può complicare notevolmente la procedura
chirurgica, soprattutto in fase di
antrostomia e scollamento della membrana sinusale (Van den
Bergh 2000, Cho 2001, Toscano
2010). Con la metodica tradizionale le uniche possibilità sono
di disegnare il margine caudale dell’osteotomia in modo da
aggirare la base del setto (“Wshape”) o disegnare due botole
separate (Van den Bergh 2000)
aumentando così i tempi operatori e il rischio di lacerare la
membrana.
Con l’impiego di un dispositivo
piezoelettrico, invece, il setto può
essere resecato in maniera totale
o subtotale (Fig. 12c) e permettere di continuare agevolmente lo
scollamento e l’elevazione della
membrana (Fig. 12d).
Prelievo e innesto osseo
L’innesto da posizionare all’interno del seno mascellare può essere costituito da osso autologo,
da un sostituto osso o da una miscela dei due (Pjetursson 2008).
Data l’ingente quantità di materiale necessario, limitandosi ai
siti donatori in cavità orale quasi
mai si riesce a reperire osso autologo in quantità sufficienti per
un innesto completo.
Per questo motivo generalmente ci si rivolge a sostituti ossei di origine eterologa, omologa
o alloplastica (Valentini 2003,
Del Fabbro 2004). Qualora si decidesse di voler miscelare il materiale da innesto con osso autologo, per mezzo degli inserti per
osteoplastica ES001 ed ES003
(Fig. 9), è possibile raccoglierne
considerevoli quantità con morbilità pari a zero.
La sede di prelievo elettiva è
rappresentata dal processo zigomatico dell’osso mascellare per
l’evidente contiguità con la zona
da trattare (Vercellotti 20012004). L’innesto viene quindi inserito all’interno del seno mascellare e compattato (Figg. 10a-b).
L’antrostomia viene poi ricoperta con una membrana in collagene allo scopo di aumentare
le probabilità di una completa
formazione ossea all’interno della cavità innestata (Fig. 11) (Del
Fabbro 2004, Wallace 2005).
Una caratteristica anatomica
che spesso si incontra è costituita
dai setti di Underwood; secondo
una recente studio retrospettivo
la loro prevalenza media in seguito a indagini TC è del 69%
Fig. 5a
Fig. 5b
Fig. 5c
Risultati
Sono stati eseguiti 63 casi di rialzo del seno per via laterale su 50
pazienti. Tutti pazienti sono stati
inquadrati nosologicamente come
ASA 1. In tre soli casi c’è stata una
rottura della membrana di Schneider (totale in un caso e subtotale negli altri due) tutte riparate
con successo secondo le tecniche
descritte in letteratura (Pikos
1999, Proussaefs 2003-2004, Testori 2008, Wallace 2008).
In due casi è stata rilevata
all’esame TC la presenza dell’A.
alveolo-antrale in sede intraossea. Come da protocollo (Testori
2005) è stata recisa e sono state
attuate manovre di emostasi
locale (trattamento con cera da
osso) per prevenire la formazione
di ematomi o emoseni.
IT
pagina 16
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16 Trends
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
IT
Italian Edition
pagina 14
In tre casi è stato sufficiente spostare caudalmente l’antrostomia
per evitare il vaso in questione
(Solar 1999, Elian 2005). Il tasso
cumulativo di successo è stato del
4,76%. Tale risultato è in accordo
con quanto descritto in letteratura
a proposito della procedura di rialzo del seno mascellare con approccio piezoelettrico (Cho 2001, Vercellotti 2001-2004, Toscano 2010).
Rispetto all’incidenza di perforazioni che in letteratura viene attribuita alle classiche procedure
di rialzo del seno mascellare (20
- 30%), il presente lavoro dimostra che la tecnologia piezoelettrica consente una riduzione statisticamente significativa (4,76%).
Fig. 6
Fig. 7
Discussione
Indubbiamente, lo sviluppo
della tecnologia piezoelettrica ha
facilitato e reso più sicure tutte
le procedure di chirurgia ossea
(Vercellotti 2001-2004). Le caratteristiche cliniche della chirurgia
piezoelettrica possono essere brevemente riassunte in 5 punti (Tab.
2). Il taglio micrometrico consente
osteotomie di precisione estrema,
impensabile con strumenti tradizionali. Il taglio selettivo, dovuto
alla frequenza ultrasonica dedicata (24 - 32 KHz), consente al
dispositivo di essere attivo sui tessuti mineralizzati (osso, dente), ma
non sugli altri (tessuti molli, vasi e
strutture nervose) a tutto vantaggio di una elevata sicurezza intraoperatoria. L’effetto di cavitazione
che i dispositivi piezoelettrici producono si traduce in una visibilità
totale del campo operatorio e contribuisce ad aumentare la sicurezza intraoperatoria. Infine, l’assenza di macrovibrazioni tipiche
degli strumenti rotanti e la pressione sul manipolo ridotta, rendono l’esecuzione di osteotomie e/o
osteoplastiche altamente precise
e sicure. Queste caratteristiche
rendono la chirurgia piezoelettrica più facile e predicibile rispetto
a quella praticata con strumentazione tradizionale (Schwarz-Arad
2004, Wallace 2007). Dal punto di
vista del paziente, tutto questo si
traduce in una minor morbilità e
in una aumentata accettazione di
procedure chirurgiche a volte anche piuttosto complesse. È evidente che comunque l’esperienza e la
manualità dell’operatore rimangono sempre i fattori principali
per il buon esito della procedura
chirurgica (Barone 2008).
Fig. 8a
Fig. 8b
Fig. 9
Fig. 10a
Fig. 10b
Fig. 11
Conclusioni
Rispetto alla chirurgia tradizionale, la chirurgia piezoelettrica
del seno mascellare consente una
significativa riduzione delle complicanze intraoperatorie, specie
per quanto riguarda la perforazione della membrana di Schneider.
Nel presente lavoro, su 63 interventi eseguiti di grande rialzo il
tasso di complicanze è stato del
4,76% contro il 20 - 30% che è
l’incidenza di perforazioni comunemente descritta in letteratura
quando si considera la tecnica tradizionale. Tale risultato è in accordo con quanto descritto in letteratura a proposito della procedura
di rialzo del seno mascellare con
approccio piezoelettrico (Vercellotti 2001, Wallace 2007, Toscano 2010). L’impiego di dispositivi
piezoelettrici può essere di grande
ausilio nell’approccio chirurgico al
seno mascellare.
La bibliografia è disponibile
presso l’Editore.
Fig. 12a
Fig. 12b
Fig. 12c
Fig. 12d
Tab. 2
Trends 17
Italian Edition
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
Implantologia protesicamente guidata: il futuro è ora
Ronald W. Konig, DDS, FAGD, LVIF
Negli anni, la scienza dell’implantologia ha continuato a
evolversi, diventando uno dei
segmenti in più rapida crescita
della professione odontoiatrica. L’attenzione dell’implantologia sembra essere passata
dal semplice posizionamento
dell’impianto nell’osso, al corretto inserimento con innesti
ossei e, infine, all’ottenimento
di un’estetica e di una funzionalità eccellenti e a lungo termine.
In altre parole, appartiene ormai al passato quando si tentava
prima di posizionare l’impianto
e poi di lavorare sull’estetica e
sulla funzione. Questo articolo
esamina un caso di estrazione
di un incisivo centrale e posizionamento di un impianto immediato, seguito dall’applicazione
di una corona provvisoria immediata sull’impianto.
Il paziente presentava una
linea del sorriso alta e quando
sorrideva scopriva l’intero dente, costituendo così una sfida dal
punto di vista estetico.
Preparazione del caso
Prima
dell’estrazione
e
dell’inserimento dell’impianto
è stata eseguita una scansione
iCAT per valutare l’osso intorno
al dente. Sulla base dei modelli diagnostici è stata realizzata
una mascherina da usare per il
restauro provvisorio.
L’estrazione del dente deve
essere eseguita con particolare
cautela, in modo da preservare
l’architettura del tessuto e le papille interprossimali (Fig. 1).
In questo caso è stato utilizzato un impianto Astra 4.0 x
13 mm. Dopo il posizionamento, è stato applicato un moncone provvisorio, preparato extra
oralmente al margine gengivale. Per la realizzazione della
corona provvisoria è stato utilizzato il materiale per provvisori
Luxatemp.
La corona provvisoria è stata
posizionata fuori occlusione e
i contatti interprossimali sono
stati leggermente aperti. La
corona è stata accuratamente
lucidata, in modo da non causare irritazioni al tessuto (Fig. 2).
Questa fotografia è stata scattata immediatamente dopo la
chirurgia e il posizionamento
del provvisorio. Dopo tre mesi
di integrazione, il provvisorio è
stato rimosso ed è stata rilevata
un’impronta a livello dell’impianto, in modo da poter realizzare un moncone Atlantis Custom Anatomical Zirconium. Il
provvisorio e la corona sono stati
riposizionati in bocca.
Le impronte sono state inviate al nostro tecnico di laboratorio che ha colato il modello con
l’analogo dell’impianto da laboratorio e lo ha inviato ad Atlantis con la richiesta corretta.
In questo caso, è stato richiesto un moncone anatomico in
zirconia, con margine facciale
1 mm subgengivale e margine
linguale 0,75 subgengivale.
Atlantis ha quindi rimandato
il caso al nostro tecnico che lo ha
finalizzato per la realizzazione
della corona. Al caso sono state
accluse anche alcune fotografie
Discussione
Fig. 1 - Posizionamento immediato
dell’impianto.
Fig. 2 - Posizionamento immediato
del provvisorio.
Fig. 3 - Posizionamento del moncone
personalizzato.
Fig. 4 - Restauro finale (DTI/foto del
Dr. Ronald Konig).
per facilitare la scelta della tinta. È stata quindi realizzata una
corona Empress e il caso è stato
rimandato in Studio.
Il moncone Atlantis è stato
provato in bocca (Fig. 3). Notare gli eccellenti contorni del
tessuto e l’ampiezza del moncone personalizzato (seguono poi
considerazioni sui monconi personalizzati).
La corona è stata quindi posizionata e caratterizzata. Nella
maggior parte dei casi anteriori,
la caratterizzazione individuale mediante applicazione delle
tinte di ceramica desiderate e
successiva ricottura della corona
permette lievi cambiamenti che
possono davvero migliorare il
risultato finale.
Dopo la cottura, la corona viene cementata in posizione.
La Figura 4 mostra il restauro
finale al momento della cementazione.
Un’attenta osservazione evidenzia le papille intatte, i contorni anatomici corretti del
moncone, tessuti gengivali sani
e aderenti, un colore eccellente
tinta e un effetto lucentezza che
si armonizza con la dentizione
naturale.
• Tipo di impianto: l’uso di
impianti a livello osseo
nell’area anteriore presenta
diversi vantaggi, soprattutto in caso di estrazione e
posizionamento immediato.
Questo consente l’impiego
di monconi personalizzati
che imitano l’anatomia e la
forma del dente naturale.
• Monconi: molte aziende producono monconi personalizzati. Atlantis è un’azienda
eccezionale che collabora
con il vostro laboratorio e
il suo lavoro è encomiabile.
L’azienda produce monconi anatomici della corretta
forma e larghezza del dente
al margine gengivale. Come
detto precedentemente, le
specifiche di posizionamento del margine migliorano
la salute e l’estetica della corona. L’uso di monconi personalizzati come gli Atlantis
è fin troppo facile e i costi
sono simili a quelli di monconi standardizzati della
maggioranza delle aziende
implantari.
• Tessuto molle: mediante estrazione immediata /
posizionamento impianto
/ tecnica con provvisorio
immediato, è possibile conservare il tessuto molle e
l’architettura delle papille.
L’uso di un moncone provvisorio in “plastica” prepara-
bile permette di realizzare
una corona provvisoria ben
contornata che impedisce il
collasso e il deterioramento
di queste strutture.
• Estetica: l’avvento di monconi personalizzati in zirconia ha permesso l’uso di
corone in ceramica integrale. I restauri Emax ed Empress sono due sistemi che
consentono il controllo della
traslucenza, della lucentezza e della caratterizzazione.
Con la maggior conoscenza
e consapevolezza da parte
dei pazienti, anche l’estetica implantare è sempre più
richiesta. I tempi sono favorevoli per la realizzazione
di trattamenti implantari
e protesici. I pazienti non
vogliono provvisori mobili.
Queste tecniche consentono
all’odontoiatra di eseguire
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L’Autore
Ronald W. Konig, DDS, si è laureato presso la University of Texas, Austin, e il Baylor College of Dentistry. Ha completato la sua
formazione post-laurea presso LVI per studi avanzati in odontoiatria ed è Fellow dell’LD Pankey Institute.
È Fellow anche presso LVI per studi avanzati in odontoiatria ed è fellow della Academy of General Dentistry; è membro della
American Academy of Sleep Dentistry, dell’International College of Craniomandibular Orthopedics e dell’International Academy
of Comprehensive Aesthetics. Ha uno studio privato presso il Houston Medical Centre e si occupa prevalentemente di ATM, protesi
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Anno IV n. 3 - Settembre 2010
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Relazione europea: i prezzi
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28-07-2010
Lo scorso anno, la media dei
prezzi di vendita delle apparecchiature implantari odontoiatriche e dei monconi è diminuita
del 3,3% e dell’8,1%, rispettivamente, secondo un nuovo rapporto condotto dal Millennium
16:12
Pagina
1
Research
Group
(MRG).
“Ciò è avvenuto in quanto i dentisti hanno cercato di
mantenere una certa redditività durante la crisi economica,
chiedendo sconti maggiori e
l’acquisto di impianti ai produttori sempre più a basso costo”,
ha riferito MRG.
Nobel Biocare
Symposium 2010 – Rimini
Nuovo Palacongressi di Rimini, 1- 2 ottobre
Comitato Scientifico
Dr. Mauro Merli - Chairman
Dr. Luca Cordaro
Dr. Stefano Gracis
Dr. Stefano Panigatti
Prof. Massimo Simion
Odt. Eugenio Bianchini
Odt. Roberto Bonfiglioli
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Argomenti trattati
– Terapia ricostruttiva o soluzioni alternative?
– Scelta ed analisi dei materiali in rapporto
alle indicazioni cliniche
– Processi decisionali in implantoprotesi:
dalla diagnosi alla scelta dei materiali
– Chirurgia plastica peri-implantare e chirurgia
minimamente invasiva
– Protocolli protesici innovativi e ruolo
dell’odontotecnico nell’era digitale
Fonte: DrBicuspid.com
©2010
– Piano di trattamento: alternative?
Discussione interattiva di un caso clinico dal
punto di vista odontoiatrico e odontotecnico
Per informazioni ed iscrizioni contattare:
Carlson Wagonlit Travel
Tel. 055/09491858
E-mail: [email protected]
Sito Web: http://ap.seeuthere.com/SimposioNobel
In molti paesi europei, l’implantologia è una spesa “out-ofpocket” (fuori budget) per i pazienti, visti i pochi (o del tutto
assenti) rimborsi da parte dei
piani sanitari dei paesi di appartenenza, con l’eccezione di
Svezia, Germania, Paesi Bassi e
Belgio, che offrono un rimborso
parziale. Gli impianti odontoiatrici sono considerati strumenti
“elettivi”, poiché la perdita di
un dente in genere non inibisce
la possibilità di mangiare o parlare.
Affinché i pazienti non esitino
a sottoporsi a chirurgia implantare odontoiatrica anche durante questo periodo di recessione
economica, i dentisti sono stati
costretti a spostare le proprie
priorità.
In passato, infatti, vi era soprattutto un’attenzione maggiore agli attributi del prodotto e a
un servizio di alta qualità. Dal
2009, tuttavia, una maggiore
importanza è stata data anche al
prezzo, secondo il Millennium
Research Group.
I medici e gli operatori del
settore hanno anche riferito che
in molti hanno abbassato i prezzi e offerto sconti significativi
per poter competere.
La nuova attenzione per il lato
economico ha reso il mercato
europeo degli impianti dentali un’arena molto attraente per
i produttori più piccoli e più
economici, che ora si trovano a
competere spesso con i “giocatori” più affermati.
“Il pericolo, ora, è che se anche la situazione economica dovesse migliorare, molti dentisti
non saranno più disposti a tornare ai prodotti di alta qualità”,
ha dichiarato l’analista di MRG,
Emily MacIntosh.
“Si rischia che i concorrenti
low-cost si assicurino una posizione stabile sul mercato, in
particolare nelle zone già consolidate”.
La ricerca MRG sugli impianti dentali nei mercati europei per il 2010 riguarda Austria, Belgio, Repubblica Ceca,
Francia, Germania, Ungheria,
Israele, Italia, Lussemburgo,
Paesi Bassi, Polonia , Romania,
Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito.
Nobel Biocare Italiana srl
Viale Colleoni, 15 - Palazzo Orione 2
20041 Agrate Brianza (MB)
Tel. 039 6836.1 - Fax 039 6899.474
www.nobelbiocare.com
Newsletter
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
Utilizzo del β-TCP nella G.B.R. (guided bone regeneration)
pre-implantare e peri-implantare
Vincenzo Bucci Sabattini*, Marta Petri *Prof. a.c. Implantologia avanzata - Facoltà di Medicina e Chirurgia - Corso di Laurea Specialistica in Odontoiatria, Università degli Studi di Pavia
Caratteristiche biologiche del ß-Fosfato
Tricalcico: RTR® Septodont France
Questo biomateriale in fosfato di Ca è una
ceramica bioattiva che partecipa agli scambi
tra cellule e tessuto; preparati istologici hanno
confermato la sua funzione di mantenitore di
volume, di osteoconduzione e la capacità di
promuovere la sua sostituzione con connettivo denso che successivamente va incontro a
mineralizzazione.
A 4 mesi l’esame istologico dimostra una neoformazione ossea iniziale negli spazi intergra-
nulari e nei pori dell’impianto; i granuli di β-TCP
ancora presenti fanno da guida all’osso in via
di formazione, venendo questi ultimi progressivamente riassorbiti e sostituiti da osso vitale.
A 6 mesi si evidenzia la trasformazione di osso
fibrillare in lamellare e il β-TCP è nello stesso
periodo completamente riassorbito.
Il riassorbimento, diversamente da quanto accade con l’idrossiapatite, è progressivo, liberando ioni Calcio e Fosforo che partecipano
attivamente alla neodeposizione ossea.
Il β-TCP è fisicamente simile ai cristalli di apatite biologica; i granuli di β-TCP sono però caratterizzati da un rapporto Ca/P meno elevato
e da una presenza minore di carbonati e sostituti ionici. Questi fattori modificano taglio e
forma dei cristalli, ma sopratutto le proprietà
di dissoluzione, e rendono il β-TCP più solubile
rispetto all’apatite naturale.
La granulometria media è compresa tra i
500μm e 1mm; i macropori hanno un diametro compreso tra i 100 e i 400μm, mentre il
diametro dei micropori è inferiore ai 10μm.
La porosità consente una facile compattazione e un’ottima colonizzazione in profondità da
parte delle cellule figurate del sangue nell’intero spessore del prodotto, con conseguente
diffusione delle cellule osteogeniche che guidano la formazione di tessuto osseo.
Livellamento manuale della emergenza degli
impianti avvitati con contrangolo a 50 N°.
Monconi preformati avvitati a 35 N°.
Apposizione di R.T.R.
Sutura con punti a materassaio.
Risultato a una settimana.
Provvisori in estetica immediata.
Lo stato dell’arte, oggi, in terapia protesica,
grazie all’uso degli impianti endossei, è tale
per cui sempre più spesso si evita la tradizionale protesi amovibile. La protesi su impianti
però per avere una prognosi favorevole nel
lungo periodo necessita di essere sottoposta
a un carico protesico corretto.
È per questo che ora si parla di implantologia
protesicamente guidata: non si mettono gli
impianti laddove c’è osso, ma si ricostruisce il
tessuto osseo nei siti in cui è utile per l’inserzione protesicamente corretta degli impianti.
Numerosi sono i materiali e i metodi proposti
per ottenere questo risultato.
L’Oms definisce come terapia migliore “[...] la
terapia che permetta di conseguire il risultato
col minimo costo biologico ed economico”.
In questo contesto i materiali a potenziale
osteo-conduttivo di commercio trovano una
loro importante indicazione d’uso.
Frutto delle più recenti tecnologie e ideale per
la ricostruzione di difetti parodontali, implantari e per il riempimento di siti post-estrattivi e
chirurgici, è ora disponibile R.T.R. (Resorbable
Tissue Replacement - Septodont, France), un
nuovo materiale sintetico biocompatibile sterile riassorbibile, a base di β-fosfato tricalcico
puro al 99%.
La struttura cristallina del β-fosfato tricalcico
e la sua esclusiva porosità, conferiscono al
prodotto proprietà biologiche ottimali e, più
precisamente, straordinarie caratteristiche di
osteoconduzione e di totale riassorbibilità.
I granuli porosi di β-fosfato tricalcico presentano una macroporosità compresa fra i 100
e i 400 μm, e una microporosità inferiore ai
10 μm. Queste caratteristiche morfologiche
consentono una perfetta colonizzazione dei
granuli da parte delle cellule osteogeniche.
Il β-TCP è un materiale sintetico biocompatibile, utilizzato come sostitutivo dell’osso umano
in campo ortopedico e odontoiatrico.
È indicato in tutti i tipi di intervento quali riempimento di siti postestrattivi, ricostruzione di
difetti preimplantari e parodontali, riempimento di cavità dopo interventi di chirurgia orale.
L’ergonomia della siringa curva di R.T.R. permette di applicare con estrema precisione il
materiale nel sito operatorio, normalmente si
consiglia di impregnare i granuli di β-TCP con
soluzione fisiologica, ma quando la situazione
clinica lo consente è preferibile aspirare direttamente il sangue dal sito ricevente.
L’RTR viene commercializzato in siringa o in
coni (Dispositivo Medico CE 0459).
Caso clinico
In questo primo caso clinico, si presenta una
riabilitazione implantoprotesica del mascellare superiore in regione 1.1, 1.2, 2.1, 2.2 tramite l’ausilio di materiale sintetico da innesto e
PRF. La paziente si presenta all’osservazione con una lesione endo-parodontale che si
evidenzia con la perdita di gran parte della
parete vestibolare ossea in regione 1.1, 1.2,
2.1, 2.2.
Durante l’indagine anamnestica e radiologica
(tramite Ortopantomografia) si rilevano inoltre
precedenti interventi di apicectomia nella medesima regione.
Si decide pertanto di eseguire una riabilitazione implantoprotesica associata a una ricostruzione della teca vestibolare attraverso un
impianto di β-Fosfato Tricalcico ricoperto da
PRF in membrane.
Ortopantomografia preoperatoria.
Ricostruzione parete vestibolare.
20 Newsletter
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
Ortopantomografia post-operatoria.
Rigenerazione ossea
vestibolare
La ricostruzione della parete vestibolare del
processo alveolare superiore viene effettuata
tramite l’impiego di R.T.R® (Resorbable Tissue
Replacement). La successiva messa in situ di
quattro membrane di PRF, precedentemente
ottenute, consente una protezione e copertura dell’innesto, favorendo la rigenerazione
ossea e mucosa.
Si esegue una sutura con punti a materassaio
e si procede alla messa in opera di un provvisorio con funzione estetica (opportunatamente progettato per evitare il carico funzionale).
A tre mesi dall’intervento è stata eseguita
un’analisi istologica da un campione prelevato
attraverso fresa carotatrice. I risultati istomorfometrici mettono in evidenza una formazione
di nuovo tessuto osseo pari a circa il 30%.
Reperto istologico a 90 giorni.
Su gentile concessione di TU.E.OR.
Foto tratte da:
V. Bucci Sabattini, Tecniche ricostruttive e rigenerative dei materiali atrofici. I biomateriali: scelta, indicazioni e metodi di uso, TU.E.OR., Torino 2007.
TC a 6 mesi.
Prodotto da:
Septodont
58, rue du pont de Créteil - 94100 Saint Maur des Fossée
Tél.: 01 49 76 70 00 - Fax: 01 49 76 70 78
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Newsletter 21
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
MicroPost Ogna: un nuovo sistema di perni endocanalari
Marco Chiesa Professore a Contratto di Odontoiatria Conservativa- Facoltà di Medicina e Chirurgia - Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria, Università degli Studi di Pavia
La moderna Endodonzia si arricchisce ogni
giorno di metodiche, materiali e strumenti
innovativi capaci di colmare qualsiasi lacuna nel trattamento endodontico di elementi
dentari spesso fortemente compromessi. I
perni in fibra di vetro rappresentano cronologicamente l’ultima soluzione proposta per
la ricostruzione del dente trattato endodonticamente; rinforzati con fibre, hanno proposto
un nuovo concetto di sistema restaurativo. Le
varie componenti della ricostruzione – perno,
cemento, materiale composito da restauro –
costruiscono un complesso strutturalmente
e meccanicamente omogeneo, i carichi funzionali vengono assorbiti in modo analogo a
quanto si realizza nel dente integro. Alla luce
dei più recenti orientamenti clinici, la terapia
endodontica deve essere volta al trattamento conservativo del complesso radicolare,
evitando l’asportazione superflua di tessuto
dentario sano. Seguendo questo principio di
base nasce la linea endodontica di perni in
fibra di vetro “MicroPost”.
MicroPost è un nuovo esclusivo sistema di
perni endocanalari in fibra di vetro ad alta
densità legata con la resina epossidica, svi-
luppato seguendo l’esatta morfologia dei
denti naturali e calibrato sulla reale lunghezza
dei canali radicolari. Viene utilizzato questo
tipo di resina per le sue eccellenti caratteristiche meccaniche e l’ottima compatibilità con i
moderni sistemi di cementazione adesiva.
MicroPost si adatta perfettamente alla conformazione anatomica del canale radicolare
riducendo quindi al minimo la quantità di dentina da asportare.
La sua forma innovativa garantisce stabilità
e grande resistenza a qualsiasi tipo di ricostruzione. Il design particolare della parte
endocanalare dei perni MicroPost permette a
cemento e aria di defluire con facilità dall’interno verso l’esterno del canale, evitando la
formazione di bolle; in questo modo il perno
viene facilmente collocato nella sua giusta
posizione.
Grazie alla lunghezza ridotta dei perni MicroPost non è necessario tagliare o ridurre gli
stessi, operazione che spesso fatta sui perni
tradizionali potrebbe compromettere la resistenza.
Il colore del perno è il bianco opaco scelto appositamente poiché in fase di rifinitura diretta-
mente in bocca al paziente e sotto la lampada
del riunito è quello che mette in evidenza ogni
più piccolo dettaglio.
I perni MicroPost sono facilmente identificabili grazie a una codifica colore posta direttamente sulla testa del perno.
Ogni colore corrisponde a una grandezza e
indica, inoltre, per quale dente è particolarmente indicato viste le sue caratteristiche.
Sei frese calibrate, quattro per i perni cilindrici
e due per i perni conici, completano il sistema.
I perni MicroPost sono divisi in tre categorie
diverse: Ritenzione, Ritenzione + Ricostruzione, Ricostruzione.
A completamento della tecnica MicroPost, la
Ogna propone BioLine, una linea completa di
cementi e adesivi di ultima generazione, sviluppati per la cementazione di perni in fibra di
vetro e altri manufatti protesici.
BioEtchBond DC Ogna
Sistema adesivo dual cure, auto mordenzante
di sesta generazione, ideale sia su smalto che
dentina per qualunque tipo di restauro e cementazione: compositi, compomeri, cementi
vetro-ionomerici e cementi a base resinosa.
Dopo la miscelazione dei due componenti si
impiega in un unico passaggio garantendo un
risparmio di tempo.
BioCem DC Ogna
Composito microibrido a doppia polimerizzazione molto fluido, per cementazioni permanenti di inlay, onlay, corone, ponti e faccette,
e perni endodontici in fibra di carbonio e in
fibra di vetro.
È un composito altamente radiopaco a compattezza relativamente alta e con resistenza
molto elevata.
BioCore DC Ogna
Composito ibrido duale fluido per la cementazione di perni in fibra e per la ricostruzione
di monconi.
BioCore Dc Ogna ha come caratteristiche
i tempi di applicazione limitati che evitano il
surriscaldamento. La proprietà duale del prodotto aiuta l’odontoiatra a ottenere una perfetta polimerizzazione anche là dove la luce
non arriva in maniera sufficiente.
L’elemento dopo
la preparazione
del post-space.
La rimozione
della matrice e
del cuneo.
La prova
dei perni.
La creazione
della superficie
occlusale
in resina
composita
rispettando
la morfologia
esistente.
L’applicazione
dell’adesivo
duale
BioEtchBond DC.
Il restauro
ultimato e
lucidato: visione
occlusale.
Il
posizionamento
dell’endo-tips
per l’inserimento
del cemento
duale all’interno
dei canali.
La
polimerizzazione
del cemento
duale BioCem
DC.
La prima fase
del restauro con
la costruzione
della parete
interprossimale
in resina
composita.
22 Newsletter
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
Ruolo della terapia antimicrobica nella malattia parodontale
Marilice Boldi, Michela Rossini Università dell’Insubria, Varese - Corso di Laurea in Igiene Dentale
La malattia parodontale ha, nella quasi totalità dei casi, un’eziologia batterica, e non
sempre la terapia parodontale meccanica
può raggiungere tutti i depositi subgengivali
o arrivare a eliminare i batteri che invadono
i tessuti molli e i tubuli dentinali. Inoltre, i siti
trattati possono essere ricolonizzati da patogeni provenienti da altri siti contaminati.
Per questo motivo la ricerca sta lavorando molto per capire il potenziale ruolo degli
agenti antimicrobici nella terapia parodontale,
andando a investigare su quelli che sono gli
agenti antimicrobici che possono essere rilasciati per via sistemica o locale.
La terapia antimicrobica sistemica
Gli agenti antimicrobici sistemici hanno un
ruolo nella terapia parodontale in alcune specifiche situazioni:
- parodontiti aggressive;
- parodontiti ad insorgenza precoce;
- gengiviti e parodontiti ulcerative necrotizzanti;
- ascessi parodontali acuti.
È importante sottolineare come gli antibiotici,
dove possibile, non debbano essere somministrati prima del completamento della
detartrasi delle superfici radicolari (Mombelli
2006).
La scelta della somministrazione di antibiotici a livello sistemico si può rivelare efficace
quando si conosce il profilo microbico specifico del paziente e si ha la necessità di arrivare in aree non dentali contaminate e non
accessibili dalla strumentazione meccanica.
Come scelta di terapia, in linea di massima,
soddisfa quelle che sono le aspettative del
paziente che ritiene l’assunzione di antibiotici parte della terapia necessaria. Allo stesso
tempo, la validità della cura dipende dal grado
di collaborazione del paziente nel rispettare la
posologia di assunzione del farmaco.
La terapia antimicrobica locale
Gli agenti antimicrobici locali sono stati approfonditi per la terapia delle parodontiti croniche nell’adulto e vengono utilizzati sia come
unico trattamento sia in combinazione con la
terapia di levigatura radicolare.
L’area di applicazione potenzialmente più
adatta è da considerarsi quella della terapia
di lesioni parodontali in corso o persistenti.
L’associazione alla strumentazione sottogengivale si rivela comunque sempre necessaria
per alterare o ridurre drasticamente la quantità di batteri presenti nelle tasche parodontali e, quindi, per fare in modo che il principio
attivo utilizzato come agente antimicrobico
possa incidere maggiormente sulla riduzione
o modificazione della componente patogena
batterica e, conseguentemente, sulla riduzione di profondità di tasca e di sanguinamento
al sondaggio.
Oltre a questa indicazione, secondo quanto
affermato dalla Società Italiana di Parodontologia attraverso l’opuscolo “Progetto Terapia:
strategie per il controllo delle infezioni” (2003),
i prodotti a rilascio locale possono essere
utilizzati anche durante la terapia causale,
sempre in associazione alla strumentazione
meccanica sottogengivale e, dopo la terapia causale, in aiuto alla terapia meccanica
in zone difficilmente raggiungibili dall’azione
meccanica degli strumenti come le curette e
gli ultrasuoni.
La somministrazione a livello locale di un
agente antimicrobico dà la possibilità di utilizzo direttamente nel sito malato, diminuendo
così gli effetti avversi che possono derivare
da una terapia sistemica.
La dose di antibiotico assunta dal paziente è
decisamente più bassa rispetto alla terapia
sistemica ma, allo stesso tempo, assicura
un’alta concentrazione di principio attivo nella
tasca parodontale.
Fig. 1
Posizionamento
dell’agente
antimicrobico
(Periocillin
- Ogna)
nella tasca
parodontale.
L’efficacia della cura non è particolarmente
dipendente dal grado di collaborazione del
paziente.
Sono stati commercializzati diversi agenti antimicrobici a rilascio locale.
Di seguito i principi attivi dei prodotti noti, alcuni dei quali possono non essere al momento in commercio:
- Metronidazolo gel (25%);
- Minociclina gel (2%);
- Minociclina HCl (1 mg) in microsfere di polimero riassorbibili;
- Tetracicline (25%) in fibra di copolimero plastico non riassorbibile;
- Doxiciclina iclato (8,8%) gel;
- Piperacillina sodica (10%) in soluzione filmogena adesiva;
- Clorexidina (2,5 mg) in polimero biodegradabile.
Ad eccezione dell’ultimo prodotto che è un
antisettico, gli altri sono tutti tipi di antibiotico.
Il gel di metronidazolo e le microsfere di minociclina sono prodotti a rilascio sostenuto,
con una durata di azione di almeno 24 ore
e sono necessarie almeno due applicazioni,
intervallate da una o più settimane.
Le fibre di tetraciclina, la doxiciclina, il polimero di clorexidina, la soluzione di piperacillina
sodica sono prodotti a rilascio controllato,
con una durata maggiore di 24 ore, dei quali
è sufficiente una sola applicazione.
Applicazione degli agenti antimicrobici a
rilascio locale e istruzioni al paziente
Oltre alle corrette indicazioni e controindicazioni d’uso degli agenti antimicrobici, è necessaria, per ottenere il massimo in termini di
conseguimento dei risultati attesi, una corretta applicazione del dispositivo, ed è essenziale dare istruzioni specifiche al paziente che
riceve questo tipo di terapia.
Un metodo di distribuzione locale può portare
elevate concentrazioni di antimicrobico nella
tasca ma, per avere successo, la medicazione deve:
a.essere a una concentrazione che agisca
sul microrganismo che causa l’infezione;
b.raggiungere tutte le aree della tasca, compreso le forcazioni;
c.permanere nella tasca per un tempo sufficientemente lungo per esplicare l’azione
antimicrobica.
In base a ciò, uno dei criteri di scelta del tipo
di antimicrobico, oltre che a basarsi sul principio attivo utile, sarà quello di valutare la consistenza e la “forma” dell’antimicrobico stesso.
Ad esempio, il chip di clorexidina è di forma
rettangolare , arrotondata a un estremo di dimensioni pari a 4 x 5 mm, adatta quindi per
tasche maggiori di 5 mm.
Deve essere conservato in frigorifero (a una
temperatura da 2 a 8 °C). Al momento del posizionamento, isolare il sito da trattare con un
rullo di cotone, posizionare l’aspiratore, asciugare l’area con un tampone in modo che il
chip non cominci a diventare molle prima di
trovarsi all’interno della tasca e posizionarlo al
fondo della stessa.
I prodotti in gel, liquidi o sospensione sono distribuiti attraverso una siringa con ago smusso e adattabile alla tasca da trattare (Fig. 1).
Per la conservazione del prodotto bisogna
fare riferimento alle istruzioni del produttore.
Questi prodotti sono stati studiati in modo
tale che, una volta inseriti nella tasca in forma gel, liquida o sospensione, subiscano una
trasformazione con l’umidità caratteristica del
sito raggiunto così da cambiare consistenza,
riuscendo a rimanere in situ.
Le procedure di isolamento del sito da trattare non sono diverse da quelle del posizionamento del chip di clorexidina.
Come sottolineato precedentemente, il successo della terapia si basa anche sul tempo
di permanenza del principio attivo a contatto
con l’area infetta; quindi, è necessario dare
istruzioni specifiche al paziente su come
mantenere privi di placca i siti trattati senza interferire con la medicazione. Il paziente
deve inoltre essere informato anche del fatto
che gli antibiotici non sono uno strumento per
compensare una scarsa igiene orale.
Conclusioni
La terapia parodontale meccanica si è rivelata, da sola, in grado di migliorare in maniera
sufficiente le condizioni cliniche del paziente
che è affetto da malattia parodontale.
Fatta questa premessa, si è visto come l’utilizzo, in determinate situazioni, di agenti antimicrobici sistemici o locali può rendersi necessaria. L’operatore deve conoscere le varie
possibilità esistenti per il raggiungimento di
uno stato di salute parodontale del proprio
paziente. In relazione agli antibiotici, per limitare lo sviluppo di specie batteriche resistenti,
è necessario adottare “un precauzionale atteggiamento restrittivo” nel loro utilizzo. La
scelta dell’agente antimicrobico idoneo è solo
uno dei passaggi da rispettare: oltre a questo
è importante considerare i vantaggi e gli svantaggi di questa terapia, rispettare le modalità
di conservazione e applicazione del prodotto
e informare il paziente in modo che sia parte
attiva per il successo della terapia stessa.
1. Lang NP, Lindhe J. Parodontologia
Clinica e Implantologia Orale. Milano,
EDI-ERMES; 2009: 910-926.
2. Mombelli A, Schmid B, Rutar A & Lang
NP. Persistence patterns of Porphyromonas gingivalis, Prevotella intermedia/nigrescens and Actinobacillus actinomycetencomitans persisting after
mechanical therapy. Journal of Clinical
Periodontology 2000; 29: 743-749.
3. Mombelli A. Heresy? Treatment of
chronic periodontitis with systemic
antibiotics only. Journal of Clinical Periodontology 2006; 33, 661-662.
4. Società Italiana di Parodontologia.
Progetto terapia. Strategie per il controllo delle infezioni. Coordinatore Cortellini P; 2003.
5. Wilkins EM. La pratica clinica dell’igienista dentale. Padova, Piccin; 2001:
629-640.
Clinica & Pratica 23
Italian Edition
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
Sostituzione immediata e provvisorio
di elemento singolo in zona estetica
Graham Magee
Con più di 40 anni di evidenza clinica, gli impianti dentali in
titanio rappresentano un’opzione
di trattamento accettabile (basata sull’evidenza) per la sostituzione dei denti naturali e dovrebbero
essere considerati un’alternativa
alle protesi parziali o ai ponti.
Negli ultimi anni si è sempre
più assistito al posizionamento
immediato di un impianto con
relativa funzione immediata o
carico immediato, in quanto metodo molto predicibile per offrire
ai nostri pazienti una riabilitazione implantare.
Per la definizione di “posizionamento immediato” di un impianto sono state utilizzate diverse tempistiche. Hammerle et al.
(2004) hanno suggerito che per
posizionamento immediato di un
impianto si intende l’inserimento
dell’impianto dopo l’estrazione di
un dente, nell’ambito della stessa
procedura chirurgica. Nello stesso articolo, si afferma che “gli
impianti non dovrebbero essere
posizionati al momento dell’estrazione del dente se la morfologia
dentale residua preclude l’ottenimento della stabilità primaria”.
Si afferma anche che “se si è
persa l’integrità del piano vestibolare, non è consigliabile posizionare l’impianto al momento
della rimozione del dente. Piuttosto, si eseguirà una terapia di
incremento”. L’impianto viene
quindi posizionato dopo la guarigione, ovvero dopo 12-16 settimane, o anche dopo più di 16
settimane. È stato anche riportato che l’infezione influisce negativamente sulla possibilità di
un posizionamento immediato di
un impianto (Rosenquist e Grenthe 1996; Grunder et al. 1999)
ed è una controindicazione per
il posizionamento immediato di
un impianto in un alveolo postestrattivo.
Concetto di trattamento
predicibile
Il posizionamento immediato
di un impianto e la sua relativa
fase provvisoria rappresentano
un concetto di trattamento predicibile (De Rouck et al. 2008).
La percentuale di successo è almeno paragonabile ai dati pubblicati per la riabilitazione implantare di un elemento singolo
con protocolli standard in siti
guariti. Questo avviene quando
si esegue una corretta selezione
del paziente e il chirurgo ha padronanza delle tecniche che differiscono dal protocollo implantare standard a due fasi. Per il
paziente, il vantaggio principale
della sostituzione immediata con
provvisorio immediato è dato
dal numero inferiore di sedute
chirurgiche, con un’estetica immediata che virtualmente non
si distingue da quella dei denti
naturali. Talvolta, se il dente da
sostituire è decolorato in quanto
non più vitale, l’estetica conferirà un miglioramento immediato.
Per il clinico, la sostituzione immediate permette di ridurre al
minimo la distruzione del tessuto
molle, assicurando un supporto
perimplantare immediato attraverso un’accurata progettazione e
realizzazione del restauro provvi-
sorio. Questo aiuta il mantenimento della stabilità
dei tessuti gengivali marginali, condizione necessaria per un risultato estetico di successo.
Fallimento dell’otturazione radicolare
L’otturazione canalare era stata eseguita circa 25
anni prima ed era stata sottoposta ad apicectomia
circa 13 mesi prima che il dente diventasse problematico (Fig. 1). La paziente non voleva essere sottoposta a un’ulteriore apicectomia e ha quindi richiesto l’estrazione del dente.
Il seguente è un caso clinico di una donna di 50
anni
che presentava il fallimento dell’otturazione
Impaginato ADV corso 2011 A4 - OK luglio 2-07-2010
canalare
dell’incisivo centrale superiore di sinistra.
9:05
Pagina 1
IDRE
EDUCATION
IT
pagina 24
Fig. 1 - Radiografia dell’incisivo
centrale superiore di sinistra
compromesso.
2011
CORSO PRATICO DI IMPLANTOLOGIA
E RIGENERAZIONE OSSEA
MILANO
Sede
Studio Odontoiatrico
Prof. Massimo Simion
Viale Tunisia, 48
20124 Milano
Relatori
Prof. Massimo Simion
Dr. Emilio Maschera
Date Preliminari
gennaio
20/21/22
febbraio
17/18/19
marzo
17/18/19
maggio
05/06/07
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08/09
ottobre
20/21/22
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24/25/26
Introduzione
L’implantologia moderna, nata negli anni settanta dagli studi del Prof. Brånemark, ha avuto nell’ultimo decennio un continuo sviluppo ed ha
raggiunto risultati sempre più affidabili. Di pari passo le esigenze estetico-funzionali dei pazienti sono aumentate, tant’è che attualmente non è
più possibile prescindere da un risultato estetico adeguato in qualsiasi genere di riabilitazione implantare. Come conseguenza la preparazione
base di chi utilizza le tecniche implantari osteointegrate non può più essere approssimativa, ma richiede specifiche conoscenze adeguate
alle più moderne tecniche. Questa considerazione ha motivato nel tempo l’allestimento del corso pratico di implantologia e rigenerazione
ossea. Il corso pratico di implatologia e rigenerazione ossea fornisce con successo ai partecipanti un adeguato addestramento pratico alle
tecniche chirurgiche implantari e rigenerative, permettendo loro di ampliare la gamma dei pazienti trattabili con impianti. La metodica didattica
consente, tramite una corretta programmazione nell’apprendimento di tecniche chirurgiche sempre più complesse, di estendere le possibilità
terapeutiche a tutti i casi trattabili ambulatorialmente, ivi compresi i rialzi verticali di cresta e le atrofie mascellari più gravi.
Contenuto del corso
Verranno trattati sia semplici casi di sostituzione di elementi singoli, sia casi più complessi di edentulismo totale fino ad arrivare alle
rigenerazioni ossee di difetti periimplantari quali deiscenze, fenestrazioni, siti post-estrattivi, incrementi verticali di cresta e casi di rialzo del
seno mascellare con “tecnica di Summers” modificata e grande rialzo di seno con la tecnica Caldwell-Luc modificata da Tatum. Nell’ambito
del corso verrà affrontata anche la tematica del carico immediato e nei casi che lo consentono, anche attraverso programmazione
computerizzata.
A chi è rivolto
In questa prospettiva il corso pratico annuale si rivolge soprattutto ad odontoiatri che già praticano l’implantologia, ma che
desiderano avvicinarsi alle tecniche rigenerative.
Gli obiettivi
• Far acquisire agli odontoiatri generici le moderne tecniche implatologiche ed i principi fondamentali della rigenerazione ossea,
rendendoli autonomi nel trattamento della maggior parte dei casi implantari.
• Assicurare un’adeguata preparazione a quegli odontoiatri che in futuro intendano dedicarsi prevalentemente all’implantologia e
desiderino acquisire le conoscenze per gestire in modo predicibile i casi più complessi.
I vantaggi
Il nostro corso pratico annuale offre un’opportunità diversa dai congressi e dai corsi teorici, ove i partecipanti vengono a conoscenza delle
tecniche esistenti, ma difficilmente sono poi in grado di eseguirle. Con questo corso infatti, grazie ad esperienze cliniche su pazienti, il
partecipante risulta in grado di eseguire con sicurezza le tecniche apprese, attraverso interventi di chirurgia dal vivo, eseguiti dai docenti
personalmente o dai partecipanti con la supervisione dei docenti stessi.
Per informazioni rivolgersi a:
IDRE EDUCATION SRL
Sponsor:
Viale Tunisia, 48 - 20124 Milano
Costanza Damilano - Executive Manager
Tel: +39 02 6698 8259 - Fax: +39 02 6671 1591 - www.idre.it
EVENTO CON CREDITI
24 Clinica & Pratica
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
IT
pagina 23
Sono state valutate le diverse
opzioni di trattamento, considerando che, dato che l’incisivo centrale adiacente era stato
sottoposto a terapia canalare e
a restauro mediante corona e
che l’incisivo laterale era stato
restaurato con una faccetta a
causa di macrodonzia, non era
possibile eseguire un restauro
mediante ponte. La paziente
era assolutamente contraria a
una protesi parziale.
Dato che il dente non risultava infetto e che il piano vestibolare era ancora intatto, si
è deciso di estrarre il dente e di
sostituirlo con un impianto immediato, a supporto di un abutment provvisorio immediato
Nobel Biocare con relativa corona provvisoria.
Fasi del trattamento
In regime di anestesia locale, è stata eseguita un’incisione
crevicolare senza scollamento
del lembo.
L’incisivo centrale superiore
di sinistra è stato estratto con
tecnica atraumatica mediante
periotomo al fine di conservare
il piano vestibolare dell’osso e
gestire al meglio i tessuti gengivali.
Una volta rimosso il dente, le
pareti dell’alveolo sono state cu-
Italian Edition
rettate per rimuovere eventuali
residui di fibre parodontali o di
tessuto di granulazione.
È stato verificato che il piano vestibolare dell’alveolo fosse
ancora intatto (Fig. 3).
Mediante protocollo standard, per prima cosa l’osso è
stato preparato penetrando la
parete palatale nel terzo apicale. Nella preparazione dell’osteotomia bisogna prestare molta
attenzione in quanto la parete
palatale di un sito estrattivo
è solitamente molto densa e
quindi difficile da preparare in
quanto la punta della fresa si
può “bloccare”.
Per eseguire la perforazione
iniziale, la fresa viene posizionata con un’angolazione di circa 45 gradi rispetto alla parte
palatale.
Una volta che la fresa è penetrata nella parete palatale,
l’angolazione viene modificata
in modo da essere più o meno
paralleli all’angolo formato dal
piano vestibolare.
Nel mascellare anteriore, il
posizionamento dell’impianto avviene solitamente verso
l’aspetto palatale dell’alveolo.
Idealmente, dovrebbe esserci
uno spazio di 0.5-1 mm tra il
piano vestibolare e la superficie
anteriore dell’impianto.
IT
Fig. 2 - Immagine preoperatoria dell’elemento.
pagina 25
Fig. 3 - Estrazione dell’elemento.
Fig. 4 - Abutment provvisorio
immediato (API).
Fig. 5 - Corona provvisoria realizzata
sopra all’API.
Fig. 6 - Esagono interno creato
polimerizzando del composito sopra
all’API.
Fig. 7 - La corona provvisoria è modificata in modo da
assicurare che non vi sia contatto con i denti inferiori in
occlusione centrica.
Fig. 8 - All’impianto è stato applicato un abutment
Procera in zirconio.
Fig. 9 - Le corone in ceramica Procera sono state applicate
su entrambi gli incisivi.
Fig. 10 - Restauro finale dopo 18 mesi.
Clinica & Pratica 25
Italian Edition
pagina 24
Il sito è stato ulteriormente preparato mediante una sequenza di
fresatura standard.
È stato quindi inserito un impianto Nobel Speedy Replace regular platform (4 mm x 15 mm),
utilizzando un valore di torque di
35 Ncm. Se non è possibile ottenere un valore di torque di 35 Ncm,
si raccomanda di non caricare
l’impianto con funzione immediata. Si dovrebbe usare una vite
di copertura e l’impianto dovrebbe essere sommerso; quindi, si dovrebbe far ricorso ad altre misure
provvisorie, come un ponte Maryland. In queste condizioni, è stato
possibile sezionare la radice dal
dente estratto e la corona è stata
fatta aderire al dente adiacente.
In questa procedura la stabilità primaria è molto importante,
in quanto il supporto osseo deve
essere sufficientemente forte per
mantenere stabile l’impianto ed
evitare che i micromovimenti eccedano la soglia sopra la quale la
formazione di una capsula fibrosa
influenzi negativamente l’osteointegrazione (Szmukler-Moncler
et al. 1998). All’impianto è stato
applicato un abutment provvisorio immediato (API) (Fig. 4)
e serrato a 20 Ncm. L’abutment
è antirotazionale e viene fissato
mediante con una vite mediante
un Multi-unit Abutment Driver.
L’abutment ha una spalla profonda 1,5 mm e dispone di una
cappetta in plastica che può essere
utilizzata con materiale acrilico
provvisorio. Secondo la mia esperienza, comunque, quando si usano materiali composito è meglio
eliminare la cappetta e cementare il composito all’API.
Il laboratorio ha quindi preparato una corona provvisoria in
composito. Sulla corona provvisoria è stata applicata una piccola
quantità di composito Tetric Flow
(qualunque composito flowable
risulta adatto). È stato utilizzata una quantità sufficiente per
ingaggiare il metallo dell’API,
ma senza fuoriuscire ed entrare
in contatto con i tessuti. È stato
quindi fotopolimerizzato mentre
il provvisorio era supportato nella
posizione corretta. Il provvisorio è
stato quindi rimosso e applicato su
un altro API collegato a un analogo da laboratorio. I vuoti sono
stati quindi riempiti con ulteriore
Tetric Flow. I margini sono stati
modellati e lucidati per assicurare
una spalla senza spigoli o mancanze rispetto all’API (Figg. 5,
6). La corona provvisoria è stata
quindi cementata all’API con una
minima quantità di Tempbond,
prestando attenzione che il cemento non colasse sui tessuti.
rona provvisoria è stata rimossa ed è stata rilevata un’impronta a livello
della testa dell’impianto. Anche la corona su perno adiacente (incisivo
superiore centrale di destra) è stata preparata per una nuova corona in
modo da assicurare una buona corrispondenza tra i due incisivi centrali.
All’impianto è stato applicato un abutment Procera in zirconio (Fig. 8).
La vite dell’abutment è stata serrata al torque raccomandato di 35
Ncm. Le corone in ceramica Procera sono state applicate su entrambi gli
incisivi (Fig. 9). La corona su impianto è stata cementata con Tempbond.
Si raccomanda di cementare i restauri definitivi su impianto con cement provvisorio in quanto questo permette l’accesso all’impianto in
caso di necessità. Il posizionamento di impianti immediati sta diventando sempre più comune. Comunque, i clinici dovrebbero essere consapevoli del fatto che si tratta di una procedura ad alto rischio che deve
essere eseguita da chirurghi esperti in implantologia dentale, soprattutto per quanto riguarda le zone estetiche.
Il Dottor Graham Magee, laureato presso l’Università di Liverpool
nel 1978, ha creato nel 1993 il Chester Dental Implant Centre. Graham
ha ottenuto un’ampia formazione post-laurea per sviluppare la sua abilità nella Chirurgia implantare e in Odontoiatria, tra cui un Master in
Implantologia dentale presso l’Università di Sheffield. Continua con la
sua istruzione post-laurea frequentando regolarmente corsi in Gran Bretagna, Svezia, Francia e America e dà anche lezioni sugli aspetti di Implantologia dentale e TC e Pianificazione in terapia avanzata di impianti
dentali in 3D. Graham gestisce anche la formazione post-laurea ai corsi
di Implantologia per odontoiatri ed è membro dell’Association of Dental
Implantology e dell’American Academy of Osseointegration.
Per contattare il dr. Graham o per ulteriori informazioni sul Chester
Dental Implant Centre, chiamare: 01.244.340.177.
La bibliografia è disponiblile presso l’Editore
Per maggiori informazioni:
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membrana Geistlich Bio-Gide®
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> Porta a meno deiscenze
> È la base per un perfetto risultato estetico
Modifica della
corona provvisoria
In questa fase è importante
che la corona provvisoria venga
modificata in modo da assicurare che non vi sia contatto con i
denti inferiori in occlusione centrica (Fig. 7) e nessun contatto
nei movimenti di protrusione o
escursione (per esempio, no carico
immediato). Alla paziente è stato
detto di cercare di evitare la corona provvisoria e di non applicare
forze durante la masticazione per
le prime quattro settimane.
La corona provvisoria è stata lasciata in situ per 6 mesi (si
raccomanda assolutamente un
periodo minimo di tre mesi per
permettere l’osteointegrazione
prima di agire sull’impianto posizionato immediatamente). La co-
L’Autore
Casi in %
IT
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
(Prof. Dr. J. Becker / PD Dr. F. Schwarz,
Università di Dusseldorf)
Copertura del sito innestato
con Geistlich Bio-Gide®
Eccellente guarigione dei tessuti
e perfetto risultato estetico
(PD Dr. R. Jung, Università di Zurigo)
(PD Dr. R. Jung, Università di Zurigo)
LEADING REGENERATION
26 Le Interviste
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
Italian Edition
La Sicoi per tutti coloro
che quotidianamente si confrontano
con la chirurgia orale e implantare
Dental Tribune ha avuto il piacere di incontrare Antonio Barone e Andrea Bianchi,
rispettivamente Presidente ad Interim e Presidente Eletto della Sicoi.
Riportiamo di seguito le dichiarazioni che hanno rilasciato per i nostri lettori.
Una Milano straordinaria
dei primi giorni di ottobre, le
luci confuse e chiassose della
vita in movimento, saranno lo
sfondo dell’evento autunnale che Sicoi ha organizzato per
coloro che quotidianamente si
confrontano con il mondo della
chirurgia orale e implantare. l
temi approfonditi nelle giornate
congressuali riguardano la moderna implantologia, osservata
nei suoi aspetti biologici, clinici
e pratici, considerando le più attuali innovazioni nella tecnologia e ricerca scientifica.
La prima parte di venerdì
(mattino) è dedicata ai corsi precongressuali di alcune Aziende
supporter di Sicoi. La seconda
(pomeriggio) sarà focalizzata
su argomenti di grande rilievo in tema di biologia ossea, di
guarigione e di ricostruzione
dei tessuti peri-implantari, dallo studio dei fattori di crescita
all’impiego delle cellule staminali. Li tratteranno S. Jovanovic
Finalmente
per la tua sala
d’aspetto...
(UsA), U. Nannemark (Svezia),
F. Schwarz (Germania) e R. Horowitz (Usa), oratori di fama che
focalizzeranno l’attenzione sulle
attualità della ricerca, la genetica dei sostituti dell’osso, l’inserimento implantare in siti con
compromissione ossea, l’utilità e
i limiti degli impianti mono-fase. Nella seconda giornata, l’orizzonte tematico si sposterà sullo
studio delle tecniche e procedure protesiche nelle riabilitazioni
implantari complesse con M.
Bosco, G Bonadeo, R. Cocchetto
e M. Billi, fino a esplorare come
si possa utilizzare la progettazione protesica per procedure
di chirurgia guidata con P. Moy
(Usa, Presidente dell’American
Academy of Osseointegration) e
L. Cordaro.
Sabato pomeriggio si parlerà di innovazioni tecnologiche,
come l’utilizzo di strumenti ultrasonici in chirurgia orale e
implantare con E. Rossi e, per
finire, si affronteranno le inno-
vazioni della geometria implantare nella guarigione ossea con
T. Giorno (Usa) e della gestione dei tessuti molli con tessuti
omologhi con P. Allen (Usa).
A ogni sessione seguirà un
contraddittorio, come elemento
di apertura, dialogo, discussione, per chiarire le tematiche
trattate, analizzare le sfumature e riassumere concretamente
i concetti espressi. L’importante
passaggio permetterà al clinico
di apprendere le notizie essenziali, quali bagaglio immediato,
apprendimento sintetico e diretto da applicare e confrontare già dalle successive giornate
nello Studio.
L’obiettivo della Sicoi è infatti
stimolare curiosità e interessi,
comunicare novità che accrescano il bagaglio di ogni partecipante, rendendo un evento
non solo importante occasione
d’incontro e approfondimento,
ma passaggio utile per alimentare le possibilità di ognuno a
qualsiasi livello di operatività
clinica. Innovazione, ricerca,
tradizione, novità biologica e
clinica viaggeranno di pari passo in ognuno dei contributi.
Questo approccio ampio e
analitico al problema permette all’operatore di conoscere le
possibilità per una corretta selezione del caso, la scelta del miglior biomateriale rigenerativo,
miglior protocollo chirurgico e
una più adeguata riabilitazione
protesica. Nella filosofia Sicoi c’è
lo sguardo sempre più aperto ai
suggerimenti della modernità,
senza tralasciare i cardini essenziali della biologia, i principi
di fisiopatologia tissutale, le regole che governano l’omeostasi
del cavo orale. In quest’evento
compaiono nomi di spicco nel
panorama mondiale della ricerca, in tema di implantologia
e tecnologie avanzate, le aziende più attente e sensibili al cospetto della velocità assordante
del tempo che viviamo. Come
in tutti gli eventi della nostra
società scientifica, il collante
principale resta il sottile filo di
curiosità intellettuale, il piacere della conoscenza, il senso
della condivisione dei saperi,
delle esperienze, delle storie e
soprattutto delle individualità.
Persone, professionalità, percorsi umani che elevano l’interesse
verso quel che sa di futuro.
Vorrei concludere ricordando
che la filosofia e lo spirito della Società Italiana di Chirurgia
Orale ed Implantologia si identificano, per non dimenticare il
nostro Roberto Cornelini, nel
motto “solo gli audaci che hanno sete di sapere sanno fare”.
Antonio Barone
Presidente ad Interim Società
Italiana di Chirurgia Orale ed
Implantologia
IN USCITA
Il primo DVD ideato e realizzato per il paziente
come strumento didattico nelle fasi di motivazione per migliorare l’igiene orale domiciliare
A proposito di Igiene Orale,
lo sapevi che...?
Capitoli
Video dedicato al paziente
per la sala d’aspetto
1. Spazzolare i denti correttamente
non è poi così difficile…
2. Se sono fuori casa e non ho lo spazzolino?
3. La malattia parodontale è ereditaria?
4. A proposito di batteri, lo sapevi che…?
5. Ancora sulla placca batterica
6. Spazzoliamo sempre anche la lingua!
7. Come deve essere lo spazzolino?
8. E il dentifricio?
9. È bene usare un collutorio?
Contiene immagini video, illustrazioni e disegni animati che risultano gradevoli, considerando l’occhio e la sensibilità di chi li visiona. Si tratta quindi
di un utile ausilio per il professionista, perché consente al paziente, mentre
è seduto in sala d’aspetto, di ricevere già le prime istruzioni di igiene, sfruttando al meglio i tempi di attesa.
10.Attenzione agli spazi tra dente e dente
11.Zuccheri e denti: che cosa c’è da sapere
12.Se le gengive sanguinano
13.È essenziale un controllo periodico
presso il proprio dentista
Per prenotazioni e info: 011 0463350 / 011 19715665 / www.tueor.it
75,00 euro
+ iva
Le Interviste 27
Italian Edition
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
A breve sarà disponibile una
serie di pagine web dedicate alle
singole Aziende: verranno pubblicati i più importanti lavori
scientifici che definiscono i prodotti proposti e anche un link
di rimando al sito aziendale per
meglio valutare la proposta commerciale.
Altro importante obiettivo Sicoi è il Manuale di Chirurgia
Orale, di cui si prevede la diffusione nel primo trimestre 2011.
L’importante lavoro scientifico
che raccoglierà sinteticamente,
ma esaustivamente, dal punto
di vista descrittivo, letterario e
Sicoi ha dimostrato di essere
sinonimo di attualità scientifica: il suo apprezzamento si può
desumere dallo stato di sviluppo
della Società, che ha espresso
negli ultimi 6 anni una crescita
numerica e culturale, sottolineata dal costante aumento degli
associati ordinari e attivi, ma
soprattutto dall’interesse che
le nostre iniziative suscitano a
360 gradi in ambito odontoiatrico e maxillo-facciale. Anche
in campo internazionale, la
Società riscuote successi: dagli
importanti riconoscimenti ottenuti dall’Efoss, la Federazione
europea di riferimento in tema
di chirurgia orale, all’ormai
prossima affiliazione con l’Icoi,
l’International Comitè of Oral
Implantology, che grazie alla
contemporanea presidenza di
Hom Lay Wang e mia, permetteranno alla Sicoi di essere ufficialmente parte attiva di questo
blasonato organo internazionale.
L’inanellamento di tali traguardi attraverso un non certo facile percorso, è stato inizialmente
tracciato da Roberto Cornelini.
Invece di esitare in un arresto
della programmazione societaria
in senso lato, la sua prematura
scomparsa si è concretizzata in
una grande sinergia tra chi scrive
e l’allora vicepresidente Antonio
Barone, generando gran volontà
di completare la programmazione scientifica di Roberto e implementare anche la visibilità Sicoi.
Il primo obiettivo raggiunto è
la semplificazione della navigazione sul sito www.sicoi.it.
Il direttivo della Società ha infatti individuato nel costante aggiornamento delle pagine la formula più agevole per chi voglia
rimanere aggiornato sulle iniziative Sicoi nella Chirurgia orale e
varie applicazioni tecniche come
implantologia e implantoprotesi.
Attraverso il sito www.sicoi.it si
può oggi con maggior facilità scegliere l’opzione più personalizzata
per aderire agli appuntamenti
scientifici (modulo fax o iscrizione elettronica attraverso formule
di pagamento diversificate come
vaglia, assegno bancario c/c, bonifico piuttosto che carta di credito) nonché programmare le
date dei 4 corsi di aggiornamento
o dei 2 congressi internazionali,
del biennio 2011-2012 già editati,
completi di argomento e con relatori accreditati. L’ampliamento
del sito ha previsto anche la comparsa, su ogni pagina web, il logo
dei Major sponsor che sostengono
fattivamente la società.
Un’iniziativa che, oltre a concretizzare fattivamente la volontà
Sicoi di implementare una sinergia di collaborazione trasparente e costruttiva con Aziende del
settore, crea le premesse per altre
iniziative finalizzate all’agevole
aggiornamento degli iscritti.
iconografico (sono previste più
di mille immagini a colori), rappresenta il tributo che i soci attivi
della nostra sempre unita e compatta società, han voluto attribuire a Roberto Cornelini.
Il volume spazierà a 360 gradi dall’abc di questa disciplina,
come la corretta preparazione del
campo operatorio e della strumentazione, per poi dedicarsi, in
capitoli monotematici, alle tecniche di chirurgia orale riviste in
chiave moderna per step, dalla
diagnosi all’atto operatorio vero
e proprio.
Senza timor di presunzione si
può affermare che sarà un grande successo editoriale dedicato a
tutti: da coloro che vogliono muovere i primi passi in quest’affascinante branca odontoiatrica ai più
esperti che avranno modo di confrontare il loro sapere con quanto
descritto dal nostro Board.
Andrea Edoardo Bianchi
Presidente Eletto Società
Italiana di Chirugia Orale ed
Implantologia
Per ulteriori informazioni su Sicoi
e le sue attività: www.sicoi.it
Segreteria Organizzativa e
Delegata Sicoi: Medicina Viva
servizio congressi Spa
Via Marchesi, 26D - Direzionale
Odeon 43100 Parma
Tel.: 0521.290191
Fax: 0521.291314
www.mvcongressi.it
Dal sito è anche possibile scaricare
i programmi definitivi dei prossimi
Congressi e Corsi promossi dalla
Società Italiana di Chirurgia Orale
ed Implantologia.
Zimmer Regenerative Days
Zimmer
Continuing
Education
Hotel Laguna Palace - Venezia Mestre
23 - 24 Settembre 2010
Speakers :
Dr. Maurice Salama
Dr. Michael Pikos
Dr. Stefano Fiorentino
Argomenti trattati :
• Anatomia e biologia degli innesti
• Step by step indicazioni e applicazioni
• Aumento osseo verticale
• Ricostruzione delle zone estetiche
• Design del sorriso
• Biomateriali e Qualità: aspetti giuridici
Servizio di
traduzione
simultanea
INFO
Zimmer Dental Italy
Via Matteotti, 98 31029 Vittorio Veneto (TV)
Tel.0438 555573 r.a. Fax 0438 553181
e-mail: [email protected]
in collaborazione con
QUINTESSENZA
Corso in fase
di accreditamento
28 Le Interviste
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
Italian Edition
La Fondazione Camlog, l’Accademia e l’implantologia
A Stoccarda il presidente Becker traccia un quadro d’insieme
In occasione del 3° Congresso internazionale CAMLOG (Stoccarda, 10-12 giugno 2010), Dental Tribune
ha posto alcune domande a Jürgen Becker, eletto di recente Presidente della Fondazione CAMLOG.
Personalmente, credo che il congresso abbia offerto un base unica
di discussione ad alto livello e uno
scambio comunicativo con altri
esperti: un’esperienza formativa
che ha dato vita a parecchie nuove intuizioni. Ma a far la differenza è stata la vivida comunità
di spirito che si è respirata, caratteristica peculiare, credo, della
Fondazione.
Jürgen Becker.
La Fondazione è stata creata
nel 2006. Può indicarne valori
e caratteristiche essenziali?
Seguendo il nostro motto “la
scienza al servizio del paziente”,
lo scopo è progredire nell’implantologia e l’ambizione di rafforzare aree di ricerca e istruzione, attribuendo allo stesso tempo
grande importanza agli scambi
interdisciplinari e conoscenze internazionali. Proponiamo quindi
una piattaforma frequentemente
utilizzata per la partecipazione,
la collaborazione e il networking
dei nostri membri e partner.
Di recente, si è svolto a Stoccarda il 3° CAMLOG International
Congress, nostro evento principale, che ha richiamato oltre 1200
partecipanti da tutto il mondo.
Quali sono i principali vantaggi di una collaborazione tra la
Fondazione, le università e un
partner industriale? Se rimane legata a una società può la
Fondazione conservare la sua
indipendenza?
Siamo convinti che la stretta
collaborazione tra università,
professionisti e industria garantisca nella maniera migliore le
fondamenta per rispondere alle
esigenze dei pazienti. La ricerca
ha bisogno di essere vissuta come
disciplina di squadra. In realtà, l’interazione e lo scambio di
know-how permettono una ricerca semplice, efficiente e promettente. Sempre più spesso, università e gruppi di ricerca dipendono
da sovvenzioni esterne, con pochi
finanziamenti (nazionali o europei) tramite istituzioni pubbliche.
Tenendo sempre presente la nostra “mission”, è normale che si
lavori a stretto contatto con l’industria: la Fondazione non promuove prodotti di qualsivoglia
fornitore, ma sostiene finanziariamente la ricerca di scienziati
provenienti da vari istituti, nonché professionisti con formazione
in campi differenti. Sin dal suo
primo avvio la Fondazione ha
finanziato importanti studi innovativi, contribuendo in modo
significativo al progresso dell’implantologia.
A Stoccarda è stato sottolineato il beneficio che i pazienti
traggono dagli studi della Fondazione. Che cosa implica tale
affermazione?
Viviamo in un ambiente in rapida evoluzione: il cambiamento è
quindi un’esperienza e una componente essenziale della vita quotidiana. Il che è favorevole alla
scienza e ai suoi progressi, ma può
anche rappresentare un beneficio
non necessario e immediato per i
pazienti, che chiedono, con ragione, continuità e affidabilità. La
Fondazione ha individuato tali
esigenze. Nostro intento è sostenere studi su argomenti come “il
successo a lungo termine degli
impianti dentali”, “la gestione dei
tessuti molli e duri” o “le perimplantiti”. La Fondazione finanzia
attualmente studi riguardanti le
cause, le terapie di trattamento
e sostenibilità, tutti compiuti in
modo assolutamente indipendente.
Qual è il rapporto tra Fondazione e Accademia CAMLOG?
La Fondazione è guidata da un
ristretto numero di esperti in diversi campi, responsabili anche
dell’attuazione delle sue finalità
e della definizione dei temi di
ricerca. Per aprirla a coloro che
sono interessati all’implantologia dentale e alle discipline connesse, è stata creata l’Accademia
che offre ai membri la possibilità
di partecipare a eventi di livello,
entrando in contatto con gli opinion leader e avvalendosi di un
complesso di conoscenze e di un
efficace scambio di reti. Mentre
la Biennale Internazionale e i
Congressi CAMLOG sono organizzati dalla Fondazione, quelli
nazionali sono gestiti dall’Accademia. Durante il CAMLOG
International Congress, esperti
da tutto il mondo presentano loro
approcci specifici a temi particolari. Dopo le presentazioni, viene
attivato uno scambio di opinioni,
sottolineando vantaggi e non, di
una certa metodologia. Diversamente dall’International Congress, i Congressi nazionali sono
concentrati su questioni regionali
e nazionali, proponendosi come
circoli di qualità. L’anno scorso,
il primo Congresso nazionale italiano CAMLOG si è svolto a Verona con più di 300 partecipanti
(Presidente Accademia Italiana,
Prof. Carlo Maiorana). Altri National Academy Congress sono
stati organizzati in Austria, Ungheria, Giappone, Paesi Bassi,
Spagna, Corea del Sud, Turchia e
Stati Uniti con un totale di più di
1600 partecipanti.
Lei è stato nominato presidente della Fondazione di recente.
Quale definisce suo obbiettivo
principale?
È lo spirito comunitario che fa
della Fondazione CAMLOG
qualcosa di unico. Come presidente di recente nomina, è mia
intenzione rafforzare la collaborazione tra la Fondazione e
l’Accademia per promuovere un
frequente e proficuo scambio di
know-how.
Patrizia Gatto
TUEORSERVIZISCHOOL
Corso di Estetica dentale
> Sabato 23 ottobre Relatori: E. Costa, M. Di Gioia, M. Eliani, R. Erario, F. Tosco, H. Vilhem
“Tecniche e business della nuova odontoiatria estetica: l’orale e il periorale”
08:30Registrazione partecipanti
13:00Pausa pranzo
09:00Medicina estetica e Studio odontoiatrico: un esempio di come integrare efficacemente le nuove tecniche, superare le difficoltà classiche ed ampliare il
business con successo.
Relatori: Ezio Costa, Milvia Di Gioia
14:00Le nuove frontiere di Internet per la professione:
Facebook, Twitter, i Forum, i Blog...
Relatore: Martino Eliani
11:00 Coffee Break
11:30 Medicina estetica e Studio odontoiatrico: un esempio di come integrare efficacemente le nuove tecniche, superare le difficoltà classiche ed ampliare il
business con successo.
Relatori: Ezio Costa, Milvia Di Gioia
12:00Come la corretta formulazione e presentazione di
un preventivo può fare la differenza nei risultati dello Studio.
Relatore: Franco Tosco
14:30Il ruolo e l’importanza dell’immagine per dare forza
alla professionalità.
Relatrice: Hélène Vilhem
15:30Pausa
16:00L’odontoiatra e il team: i 6 livelli su cui agire per
aumentare motivazione e risultati.
Relatore: Roberto Erario
17:00 L’Odontoiatria cosmetica: l’Orale e il Periorale.
Relatori: Ezio Costa, Milvia Di Gioia
18:00Fine lavori
Sede del corso: Executive Hotel - Via Nizza, 28 - Torino • Quota di iscrizione: € 150,00 (Iva compresa)
In fase di accreditamento ECM per la categoria professionale dei Medici Odontoiatri
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Prossimi Appuntamenti
settembre /ottobre
> Sabato 25 settembre
Relatrice: Marisa Roncati
“Il laser per agevolare e non
sostituire la strumentazione
parodontale non chirurgica
tradizionale: l’evidenced based
e i protocolli clinici con follow up”
In fase di accreditamento ECM
per la categoria degli odontoiatri
e degli igienisti dentali
> Sabato 2 ottobre
Relatrice: Roberta Ceresini
“Dalla crisi alla necessità
di un cambiamento.
Logica, scelte e decisioni
del paziente di oggi”
> Sabato 16 ottobre
Relatrice: Lia Pappagallo
“Odontoiatria cosmetica:
dal progetto alla realizzazione
di un sorriso”
In fase di accreditamento ECM
per la categoria degli odontoiatri
Notizie dalle Aziende
Italian Edition
Dürr Dental:
innovazione
negli aspiratori
In molti studi dentistici, gli
interventi di chirurgia e d’implantologia sono sempre più praticati. L’aspiratore chirurgico
VC 45 di Dürr Dental adempie
ai requisiti speciali in chirurgia
e consente di rimuovere, con
esatto picco di potenza, residui
di sangue, osso e tessuti. Il VC
45 dispone ora di nuovi accessori, che facilitano le operazioni
ed offrono una maggior sicurezza: vaso secreti, tubi di aspirazione e cannule, tutti monouso.
L’aspiratore chirurgico VC 45
è flessibile, mobile e può essere
collocato in ogni studio sul tavolo oppure installato di fianco
alla zona operativa. L’utilizzo
del sistema risulta estremamente ergonomico e sicuro. Per
le applicazioni che richiedono
un’operatività particolarmente
rapida e uno standard igienico
molto elevato, Dürr Dental presenta alcune innovazioni speciali. Negli aspiratori chirurgici, il
secreto aspirato viene solitamente raccolto in un apposito
vaso, da svuotare e, successivamente, da pulire, disinfettare e
sterilizzare. I nuovi vasi secreti
monouso sono molto più comodi. Hanno una capacità di 2 litri
e, dopo il trattamento, vengono
chiusi e smaltiti in modo sicuro. Ciò consente di risparmiare
tempo e costi nonché di ridurre
le possibilità di contaminazione.
Un discorso analogo vale per
i tubi di aspirazione. I tubi tradizionali devono essere puliti,
disinfettati e sterilizzati. I nuovi tubi di aspirazione monouso,
invece, vengono semplicemente
sostituiti dopo l’utilizzo: un’operazione che richiede poche mosse e offre una sicurezza maggiore. Anche nell’ambito delle
cannule, Dürr Dental offre ora
una soluzione ancora più pratica. Già le normali cannule si
puliscono e si disinfettano facilmente; la cannula chirurgica
monouso Protect rende persino
questa operazione superflua.
Ha un design ergonomico e dispone di prese d’aria ausiliarie,
che evitano il reflusso in caso di
ostruzione ed eliminano il rischio di contaminazione.
Con i nuovi accessori, Dürr
Dental dimostra ancora una
volta che anche la tecnologia
affermata può essere sempre
migliorata. La competenza decennale dell’esperto in igiene è
sinonimo di massima sicurezza,
affidabilità ed efficienza fino al
più piccolo dettaglio.
Per informazioni:
Durr Dental Italia Srl
Tel.: 02.5970300
[email protected]
29
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
Rome Periointegration Meeting TBR 2010
Il Gruppo TBR raccoglierà, il giorno 18 settembre
2010 presso il Centro Salvator
Mundi, in un meeting a Roma
relatori di chiara fama nazionale e internazionale per una
giornata di discussione e di
aggiornamento, in cui le solu-
zioni implantari dell’azienda
verranno applicate alle diverse situazioni cliniche.
Il Rome Periointegration
Meeting TBR 2010 propone
innanzitutto di aggiornare i
partecipanti sulle più recenti evoluzioni nel campo della
parointegrazione,
dell’implantologia estetica nonché
del Cad-Cam. Questo evento
rappresenta un interessantissimo momento d’incontro ed è
anche un’occasione di formazione e di scambio tra chirurghi. Il Meeting è patrocinato
T R U E
da Aio-Roma ed è accreditato
ECM.
Per informazioni e iscrizioni:
Tel.: 02.72080438
E-mail: [email protected]
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30
Notizie dalle Aziende
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
Italian Edition
Leone Biomimetic Line: EZ Cure
La membrana dentale di nuova generazione
Biomimetic Line è la nuova
gamma di biomateriali dedicati
alla rigenerazione tissutale, distribuiti in esclusiva per l’Italia da Leone e prodotti
da Biomatlante - Francia. I prodotti della Biomimetic Line comprendono un sostituto osseo
sintetico e una membrana naturale, ambedue
completamente riassorbibili indicati sia nella
tecnica GBR in implantologia e chirurgia dentale che nella GTR in ambito parodontale.
EZ Cure è una membrana di eccellente biocompatibilità ottenuta da fibre di collagene di
origine suina altamente purificate. La qualità
peculiare di EZ Cure è la sua capacità di mantenere una funzione barriera per 4-6 mesi. La
maggiore durata dell’integrità funzionale di EZ
Cure, rispetto ad altre membrane di collagene
di origine suina, è da attribuire all’esclusiva
tecnologia cross-linking con cui è prodotta che
controlla perfettamente il livello di reticolazione del collagene e quindi la stabilità e i tempi
di riassorbimento della membrana. Per questo
motivo EZ Cure protegge la zona interessata in
modo sicuro e efficace per più di 16 settimane
favorendo un’ottima rigenerazione del tessuto
osseo e un’eccellente guarigione del sito.
Di particolare importanza per la salute dei tessuti duri e molli è anche la sua speciale struttura
microporosa che permette un’ottima diffusione
dei fluidi nutritivi. Le caratteristiche di maneggevolezza sono di particolare qualità: è morbida
e modellabile, aderisce perfettamente al tessuto
osseo senza necessità di fissaggio, è suturabile
grazie all’elevata resistenza strutturale ed è biside, cioè applicabile da ambedue i lati. EZ Cure
è disponibile in due misure, 15 x 25 mm e 20
x 30 mm. Il sostituto osseo MBCP+, sintetico
al 100%, completa la linea e dà ottimi risultati
clinici in associazione alla membrana EZ Cure.
MBCP+ è un fosfato di calcio bifasico macro e
microporoso composto da 20% di idrossiapatite
e 80% di beta fosfato tricalcico, un sostituto osseo completamente riassorbibile appositamente
studiato per il settore dentale per garantire un
perfetto equilibrio tra riassorbimento e neoformazione ossea senza alcuna perdita di volume.
Per informazioni: www.leone.it
Nuova gamma SybronPRO™ Series
La nuova gamma SybronPRO™ Series, affiancandosi all’affidabile impianto cilindrico PITT EASY® e all’esclusivo impianto a
superficie porosa sinterizzata ENDOPORE®, arricchisce l’offerta
di soluzioni implantari della piattaforma Sybron Implant Solutions
che conta sulla pluriennale esperienza di organizzazioni leader nei
processi produttivi, nel design e nello sviluppo di sistemi implantari
sin dalle origini dell’implantologia.
SybronPRO™XRT e SybronPRO™TL sono il frutto di numerosi
anni di stretta collaborazione tra gli ingegneri del Dipartimento
Sviluppo e Ricerca Sybron e un gruppo di affermati clinici della
New York University, che hanno messo a disposizione professionalità e competenza per sviluppare una gamma implantare che racchiude peculiarità al top dell’innovazione tecnologica, nel rispetto
delle caratteristiche biologiche e che rispondono al tempo stesso alle
sempre più esigenti richieste del mercato dal punto di vista estetico
e funzionale.
SybronPRO™XRT, impianto a livello crestale, rappresenta il nuovo standard in implantologia.
L’introduzione di caratteristiche all’avanguardia, quali platform
switching, microfilettature e svasatura coronale, rendono la metodica innovativa e garantiscono la massima stabilità primaria e i
migliori
risultati estetici e funzionali a lungo termine, permettenOK_VITALDENT NEW 102x124 29-07-2010 15:50 Pagina 1
do
al professionista di utilizzare l’impianto per tutte le applicazioni
Cerchiamo medici odontoiatri
che condividano il nostro progetto.
VITALDENT è il più importante network europeo di franchising odontoiatrico,
in Italia abbiamo già più di 50 cliniche: venite a lavorare con noi.
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ORTODONZIA E IMPLANTOLOGIA.
È richiesta l’iscrizione all’Albo degli Odontoiatri
ed un’esperienza minima di 4 anni.
Inviare CV dettagliato, indicando la propria
specializzazione a: [email protected]
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settimanali
flessibili
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mantenere il
proprio lavoro
Tecnologia
all’avanguardia
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a livello osseo. Grazie alle sue
peculiarità, l’impianto è particolarmente indicato per l’inserimento nei siti post-estrattivi.
SybronPRO™TL costituisce
l’evoluzione dell’impianto transmucoso.
Gli impianti, realizzati con
assoluta precisione, si basano su
una comprovata piattaforma.
Inoltre, grazie al profilo apicale
a spire autofilettanti – unico nel
suo genere – l’inserimento viene agevolato e si raggiunge una
maggiore stabilità primaria.
Entrambi gli impianti sono
realizzati con l’ampiamente documentata superficie RBM (Resorbable Blast Media) e si contraddistinguono per l’efficienza
clinica durante l’inserimento,
essendo privi di mount.
Un unico kit chirurgico
contiene tutta la strumentazione necessaria per l’inserimento di SybronPRO™XRT e
SybronPRO™TL, l’inlay riproduce i codici-colore e le sequenze operative, in modo da consentire un inserimento semplice e
immediato e agevolare il riposizionamento delle frese al termine dell’utilizzo.
È disponibile un’ampia gamma di soluzioni protesiche intercambiabili tra le due metodiche
che consentono di ridurre al
minimo le scorte di materiale
necessario per i restauri.
Tutte le soluzioni protesiche
sono inoltre compatibili con altri sistemi implantari disponibili sul mercato con piattaforma
protesica a connessione a ottagono interno “Morse Taper” e
acquistabili attraverso la comoda sezione di e-commerce del
sito www.sympla.it.
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SYMPLA Srl
Via C. Pisacane, 5
46100 Mantova
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BondBone MIS
Le innovazioni tecnologiche
degli ultimi 10 anni hanno
portato a una nuova era nel
campo della riparazione e ricrescita ossea. Oggi, le procedure di accrescimento sono di routine nella chirurgia dentale. I
metodi correnti includono l’utilizzo di materiali provenienti
da fonti differenti: autograft,
allograft, xenograft e materiali
alloplastici, che sono in forma
granulare. BondBone™ è stato sviluppato per rendere più
semplice la complessità dell’accrescimento osseo in termini di
tempo e lavorabilità. BondBone
è un nuovo riempitivo osseo
sintetico ed è considerato un
punto di svolta nel campo degli
innesti. È composto da calcio
fosfato bifasico, che ha riconosciute e documentate proprietà
di biocompatibilità, osteoconduttività e bioriassorbibilità.
Il calcio fosfato bifasico ha un
setting veloce e stabile. Le sue
proprietà fisiche non sono compromesse dalla presenza di sangue o saliva.
Indicazioni
1.BondBone può essere usato
da solo nelle tecniche di rigenerazione ossea.
2.Può essere miscelato con
altri riempitivi ossei per
renderli plastici e compatti.
3.In questo modo è possibile
creare un riempitivo composito superlativo.
4.Può anche essere usato
come barriera riassorbibile
sopra ad altri materiali da
innesto.
Vantaggi
BondBone è disponibile nella forma granulare in polvere,
confezionata in dispenser da
1 cc e 0.5 cc e venduta a confezioni da 3. Con il suo erogatore unico e il suo metodo di
impianto, BondBone permette
un nuovo approccio alla ricostruzione del difetto osseo. Ha
diversi vantaggi:
1.È un eccellente materiale
adesivo da usare in connessione ad altri materiali
granulari per l’accrescimento osseo.
2.Le proprietà fisiche del
materiale non sono compromesse dalla presenza di
sangue e saliva.
3.Ha una lavorabilità eccellente: la pasta iniziale indurisce da 2 a 5 minuti.
4.Permette una significativa
riduzione di tempo nella
procedura implantologica.
5.Può essere usato come
membrana sopra altri materiali da innesto.
6.Quando usato da solo non
richiede la copertura di
una membrana.
7.Ha una struttura porosa
unica che permette l’infiltrazione di fattori di
crescita attraverso i suoi
micropori. Permette l’angiogenesi così come la proliferazione cellulare attraverso i suoi macropori.
8.Usato da solo, è ideale per
difetti inferiori ai 10 mm
con un supporto osseo almeno a tre strati.
9.Non contiene altri componenti che calcio solfato.
Proprietà
Setting di indurimento
Il setting time permette al
principiante un tempo di lavoro ragionevole di circa 3 minuti. Il calore rilasciato dopo
la miscelazione raggiunge una
temperatura media di 29,5 °C
dopo circa 3 minuti, mentre
il pH dei tessuti circostanti
rimane neutrale. L’inerente
fenomeno di de-idratazione di
BondBone riduce la reazione
isotermica che si trova in prodotti che usano acceleratori
per il setting. Il risultato è una
riduzione del fastidio per il paziente.
Caratteristiche del materiale Dopo il setting
La morfologia della struttura risultante è caratterizzata
da una porosità ci circa il 46%.
La microstruttura contenente
macropori varia da 300 μm a
800 μm – permettendo l’angiogenesi e la rigenerazione del
tessuto osseo – e i micropori
variano da 1 μm a 50 μm –
permettendo l’infiltrazione dei
fattori di crescita.
La struttura a forma di ago
delle particelle incrementa la
forza del cemento.
La composizione è caratterizzata da un riassorbimento
medio che corrisponde alla
media riconosciuta di generazione ossea stimata dalle 4 alle
10 settimane.
Meccanismo di azione
Una volta che BondBone incontra la soluzione salina, la
forma granulare della polvere
passa attraverso un efficiente processo di setting. Questo
setting permette la formazione in situ di una struttura
rigida, molto cristallina nonostante intervengano sangue,
proteine e saliva. Per accorciare il setting time (reazione del
cemento), la reazione inizia
nell’impianto di produzione,
così che le componenti di preset e post-set del calcio solfato
siano combinate all’interno
del materiale. La distribuzione unica di dimensione delle
particelle controlla il fattore
di reazione e, in questo modo,
è possibile controllare sia il
setting time sia che la microstruttura venga costruita.
Alla fine, la microstruttura
risultante determina la forza
e il fattore di riassorbimento,
che è comparabile a quello
della crescita ossea.
Riassumendo, la composizione del BondBone – caratterizzata da controllati e prederminati setting time, forza e
fattore di riassorbimento – può
essere riutilizzata con beneficio
in una varietà di tipologie di
casi durante la riparazione di
difetti ossei.
Anche MIS ha
scelto Revello.
I prodotti MIS
sono disponibili
esclusivamente
presso:
Revello Spa
Via Enrico
Fermi, 20
37136 Verona
Ossean: l’unica superficie frattale nanostrutturata bioattiva
La superficie Ossean è studiata per ottimizzare il processo
d’integrazione ospite-impianto
migliorando la risposta biomeccanica. La sua caratteristica
peculiare risiede nel possedere
aspetto analogo a vari livelli
d’ingrandimento fino alla nanostruttura. In parole semplici, la
natura frattale della topografia
di superficie richiama l’esempio della “matrioska” (Fig. 1),
che possiede le medesime caratteristiche esterne pur avendo
dimensioni differenti. L’accelerazione e il miglioramento del
processo di guarigione ossea
sono garantiti dalla superficie
più adeguata per ciascuna zona
implantare. Infatti la superficie, oltre il livello nanometrico,
offre una topografia pressoché
ideale per l’adesione fibrinica.
A livello micrometrico la conformazione favorisce l’alloggiamento delle piastrine. A minor
ingrandimento si notano nicchie in grado d’incoraggiare la
crescita osteoblastica.
Osservando la superficie Ossean ai massimi ingrandimenti col microscopio elettronico a
scansione (200000X), non si evidenziano particelle sovrapposte
alla superficie implantare. Tuttavia, dall’analisi spettrografica risulta chiara la presenza di
molecole fosfato calciche (circa
1000 volte più piccole delle nano
particelle). Esse sono incorporate nello strato di ossido di Titanio come impregnazione molecolare a livelli che superano la
dimensione nanometrica (Fig.
2). Tali molecole presentano un
energia di legame molto maggiore rispetto alle grandi molecole tradizionali di fosfato di
calcio. Oltre ad offrire l’evidente
vantaggio di una maggiore stabilità sulla superficie implantare, il fosfato di calcio, conserva
le sue classiche proprietà biologiche (Fig. 3).
Fig. 1
Fig. 2
Fig. 3
32
Notizie dalle Aziende
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
Italian Edition
StainBuster:
l’innovazione assoluta
STAINBUSTER è un linea di frese unica nel suo genere: realizzate in fibra di vetro
arricchita di zirconio in una matrice resinoide. Esse hanno la straordinaria proprietà
di abradere in modo efficacissimo, ma senza creare alcun danno alla superficie dello
smalto o ai tessuti molli, e di autoaffilarsi con l’uso, in quanto la particolare struttura
permette che nuove fibre di vetro si scoprano con l’uso, sicché la capacità abrasiva perdura nel tempo. A contatto con una superficie dura, infatti, le fibre si scompongono in
piccoli frammenti; una volta che la matrice resinoide si consuma, nuove sezioni di fibre
si espongono, mantenendo così intatto il potere abrasivo dello strumento.
La fibra di vetro arricchita di zirconio, del diametro di 14 micron, a differenza delle
fibre di vetro tradizionali che spesso si frammentano in minuscole particelle altamente
irritanti per la pelle e per le mucose, si frammenta in particelle di lunghezza maggiore di 5 micron e con un rapporto lunghezza/diametro di oltre 3 micron, prevenendo
così la possibilità che siano “respirabili”. In altre parole, la piccole particelle derivanti
dall’uso non possono penetrare negli alveoli polmonari, in accordo con quanto previsto
dall’Oms. È questa caratteristica, unica e brevettata, che permette che questa speciali
fibre di vetro arricchite di zirconio siano utilizzate per le frese dentali.
Numerosissime le applicazioni: dalla rimozione di macchie dallo smalto, alla rimozione di cementi provvisori e compositi, di eccessi di cemento in ortodonzia e implantologia, dei depositi di tartaro dalla superficie degli impianti, alla levigatura delle superfici radicolari. Non si surriscaldano, non danneggiano le superfici o i tessuti, possono
essere autoclavate. Sweden & Martina, quale distributore esclusivo per l’Italia di Abrasive Technology, detiene anche la distribuzione delle frese Stainbuster.
Per informazioni: www.sweden-martina.com
Il motore
chirurgico
interattivo
TMM2
TMM2 è il rivoluzionario motore, proposto da IDI evolution,
frutto di una durissima ricerca
scientifica che ha riunito bioingegneri, clinici e ingegneri
informatici nel comune sforzo
di una macchina per implantologia senza precedenti. TMM2
individua, come il suo predecessore, la classe ossea del tunnel
implantare e il grado di stabilità primaria della fixture, ma
la sua intelligenza artificiale
inserisce questi dati all’interno
di una procedura di incorporazione completamente automatica, dove lo scambio bidirezionale di informazioni digitali tra
motore e “smart set” permette
lo svolgimento completo delle
fasi chirurgiche di inserimento
dell’impianto senza nessuna interferenza da parte dell’operatore, a cui, tuttavia, è affidata la
supervisione degli step procedurali con facoltà di interruzione e
modifica. In un mondo implantologico nuovo, l’operatore può
lavorare secondo la modalità a
lui più congeniale (libera o assistita), nel rispetto dei criteri di
ergonomia intraoperatoria, grazie al monitor touch screen a colori, estraibile dal case nel punto
più congeniale della sala operatoria. Ogni particolare concorre
a rendere fluida la procedura
chirurgica, in un contesto concentrato e tranquillizzante: dal
pedale multifunzione alla pompa peristaltica programmabile,
dai led luminosi dello smart
set alla voce clinica del motore,
ogni risorsa del TMM2 è spendibile per deprivare l’intervento dei suoi inevitabili fattori di
disturbo, logistici e organizzativi. All’operatore resta solo il
compito, importantissimo di interpretare i dati e i diagrammi
elaborati dal motore: l’analisi
delle curve grafiche definisce
con chiarezza la tipologia ossea
e la qualità della stabilizzazione
implantare, lasciando al clinico
ogni ulteriore decisione relativa
al destino funzionale dell’inserto incorporato.
Per informazioni:
IDI evolution Srl
Via Monza, 31
20049 - Concorezzo (MI)
Tel.: 039.6908176 - Fax: 039.6908862
[email protected] - www.idievolution.it
Le basi per
un’estetica
senza precedenti
MinerOss posizionato
in sito estrattivo.
Membrana Mem-Lok
suturata e posizionata
sopra il MinerOss.
Si ringrazia Lewis C. Cummings, DDS
Uno studio
post-operatorio a
2 anni dimostra una
rigenerazione ossea
eccellente per gli impianti
BioHorizons.
Biomateriali
La linea completa dei biomateriali BioHorizons offre una vasta gamma di opzioni rigenerative testate
per assicurare un ottimale sviluppo del sito trattato. L’obiettivo dei nostri prodotti per tessuti molli e
duri è quello di fornire un’estetica ideale ed un efficace posizionamento degli impianti.
•
MinerOss™ - combinazione di chips per alloinnesto mineralizzate
•
Mem-Lok™ - Membrana di collagene riassorbibile, occlusiva per le
•
AlloDerm® - Matrice di tessuto rigenerativo utilizzabile come efficace
trabecolari e corticali che costruiscono un’impalcatura per la rigenerazione
ossea
cellule ed a lento riassorbimento, ideale per promuovere il mantenimento del
coagulo e la formazione ossea
alternativa al tessuto palatale per rialzi di tessuto molle*
*Valutazione istologica del tessuto autogeno connettivo
e dell’innesto di matrice dermale acellulare in esseri umani.
Cummings LC, Kaldahl WB, Allen EP. J Periodontol
2005;76(2):178-186.
MinerOss manufactured by Osteotech.
Mem-Lok manufactured by Collagen Matrix, Inc.
AlloDerm manufactured by LifeCell.
SPMP09245 REV A OCT 2009
Per maggiori informazioni:
CLASSIMPLANT Srl
tel 06/8744031 - fax 06/87440377
www.classimplant.com - [email protected]
34 Made in Italy
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
Italian Edition
La lunga marcia della Leone verso l’Exacone™
oltre i tradizionali confini dell’ortodonzia
“Il nostro moncone
non è cariato”.
Ha tutto il suono di uno slogan, invece è una constatazione di fatto espressa dal titolare
della Leone, Alessandro Pozzi,
nel commentare la caratteristica
principale del prodotto di punta
della sua Azienda, ossia il “sistema Exacone™”, che nel 2010
celebra il decimo anno di nascita. Fonte di più grosse soddisfazioni, innanzitutto agli utenti,
ma anche all’Azienda, dal punto
di vista produttivo e di mercato,
l’impianto Leone in questi anni
ha contribuito a rafforzare l’immagine già solida che l’Azienda
ha conquistato, dal lontano 1934,
in un altro ambito odontoiatrico
fondamentale, l’Ortodonzia.
Sottoposto a brevetto, nobilitato dalla riconoscimento europeo ISO e della FDA sui dispositivi medici e odontoiatrici, il
sistema ha conosciuto una lunga
gestazione. La sua realizzazione
non fu cosa immediata, perché
fedele alla sua tradizionale prudenza produttiva, la Leone ponderò bene il passo da compiere,
prima di “scendere in campo” e
misurarsi con un mercato così
diverso e impegnativo come
quello implantologico. Nell’ampliamento produttivo del tradizionale ambito ortodontico in
cui era cresciuta a quello implantologico, così promettente
ma anche denso di nuove implicazioni, l’Azienda prese le
mosse dall’analisi compiuta da
un team che, con l’intuizione
derivante da una profonda conoscenza clinica e tecnica del
mercato, diede un contributo
decisivo al “new deal”.
Qual era il punto debole della connessione a vite, sistema
allora in auge? Quali gli inconvenienti? Per rispondere a que-
sti interrogativi basilari, quasi
disarmanti nella loro ovvietà, e
arrivare all’Exacone™ occorsero
anni. Anni di studio e confronto
serrato tra il sapere odontoiatrico e quello ingegneristico, protagonisti assoluti dell’approfondito “brainstorming”. A monte,
una ferma volontà imprenditoriale di trovare la soluzione che
ponesse rimedio (se non proprio
fine) alle complicanze più frequentemente implicite nell’unico sistema: ossia lo svitamento
o la rottura della vite di connessione che lega l’impianto al
moncone e conseguente irruzione di batteri con tutto quel che
ne consegue. Semplice (a dirsi),
un po’ meno a farsi.
Se la soluzione consisteva nel
toglier di mezzo quel minuscolo
collegamento, occorreva anche
modificare la forma del perno
per annullare i micromovimenti generati dalla vite, elemento
certamente essenziale, ma anche punto debole della struttura
e causa prima di complicanze.
Eliminata, quindi, la “colpevole”, abolito il foro all’interno che rendeva meno solida la
struttura, l’équipe della Leone
individuò infine nel cono Morse
“pieno” (cioè senza foro né tantomeno vite) un moncone “non
cariato”, strumento ideale per
sconfiggere gli svantaggi preesistenti, riducendoli al minimo.
Le statistiche confermano,
infatti, che nell’Exacone™, dal
15% le pericolose infiltrazioni
batteriche crollano fino a raggiungere un trascurabile 0,5%.
Non solo. L’abolizione dei micromovimenti fece anche venir
meno il fenomeno indotto del
riassorbimento osseo che il chirurgo si aspetta quasi inevitabilmente, in conseguenza dell’installazione dell’impianto a vite.
Nel realizzare quel che, per la
sua semplicità e originalità, ap-
Fig. 1
Il Centro
Ricerche.
Fig. 2
Il reparto
torni.
Fig. 3
Impianto
Exacone™ a
connessione
conometrica.
SOCIETÀ ITALIANA DI IMPLANTOLOGIA OSTEOINTEGRATA
contributo dei tessuti duri e molli all’estetica
nella riabilitazione protesica
NAPOLI Stazione Marittima - 26 e 27 Novembre 2010
Napoli, 26 Novembre 2010
Stazione Marittima
LE CELLULE STAMINALI INCONTRANO
LE GRANDI MACCHINE DELLA FISICA
14.30 - 17.00 Relatore
Prof. Franco Rustichelli
Corso per Igienisti Programma
Moderatore: Filippo Caruso, Clelia Mazza
9.15
Massimiliano Baiano
Preparazione iniziale e terapia di mantenimento
nel paziente implantare.
Nicoletta De Chiara
Educazione alimentare nel paziente con
impianti.
10.45
Alessandra Matassa
Responsabilità medico-legali dell’igienista
dentale.
11.30-12.00 Break
10.00
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12.45
13.30
Corso SIO
NAPOLI, 27 Novembre 2010 - Stazione Marittima
CONTRIBUTO DEI TESSUTI DURI E MOLLI ALL’ESTETICA NELLA RIABILITAZIONE PROTESICA
Programma
08.00 Registrazione dei partecipanti
08.45 Saluto del Presidente SIO
e delle Autorità
09.00 Luigi Galasso: “Introduzione”
I Sessione
Moderatori: Massimo Buda,
Gregorio Laino,
Sergio Matarasso
09.30 Mario Roccuzzo: “Tessuti molli”
10.15 Giuseppe Cardaropoli:
“Impiego dei biomateriali”
Moderatore: Fernando Zarone
Michele Nicolò
Marisa Roncati
Terapia di supporto dei pazienti parodontalmente
compromessi e riabilitati con impianti
Antonella Abbinante
Presentazione e discussione di casi clinici di pazienti
parodontalmente compromessi riabilitati con protesi
implantare.
II Sessione
Moderatori: Roberto Marra,
Gennaro Minervini,
Gilberto Sammartino
11.30 Tiziano Testori : “Il ruolo dei tessuti duri
nelle riabilitazioni implantari totali”
12.15 Alessandro Ponte: “Il ruolo dei tessuti
duri nelle riabilitazioni parziali”
Chiusura dei lavori - Compilazione ECM
13.00 -14.00 Pausa Pranzo
III Sessione
Moderatori: Vincenzo Bruno, Filippo Caruso,
Fernando Zarone
14.30 Guerino Paolantoni: “Contributo Protesico”
15.15 Tommaso Cantoni : “Contributo Protesico”
16.00 Discussione
16.30 Verifica ECM e chiusura dei lavori
CON IL PATROCINIO DI
11.00 - 11.30 Coffee Break
SEZIONE
NAPOLI E CAMPANIA
Informazioni generali
SEDE DEL CORSO SOCI ATTIVI E DI AGGIORNAMENTO SIO:
NAPOLI - Molo Angioino Stazione Marittima
Tel: 081 5514448
CREDITI FORMATIVI ECM:
Verrà richiesto l’accreditamento ECM per la Categoria Odontoiatri.
Litografia Reverberi - Parma comm 34606
Corso SIO per Soci Attivi pare ancor oggi come un “uovo
di Colombo” implantologico, si
tennero anche in debito conto
quelle specifiche che sarebbero
state via via imposte dall’entrata in vigore della normativa internazionale (in particolare, la
tracciabilità) a salvaguardia del
paziente.
Ultima, ma non meno importante, una caratteristica del
nuovo sistema fu, come fanno
notare alla Leone, quella di essere anche “realizzato completamente in casa”. Cosa niente
affatto scontata, essendo relativamente frequente il ricorso ai
“contoterzisti” anche in processi
produttivi delicati come questo.
“Noi optammo, invece, per
la completa autarchia produttiva”, dice l’ing. Maurizio Dolfi,
Direttore del Servizio Ingegneria e Fabbricazione Leone, da
21 anni in azienda. “E questo
per varie ragioni, tra cui, non
ultima, la difficoltà di trovare sul mercato ‘contoterzisti’ in
grado di lavorare con precisione su misure micrometriche,
quel che poteva agevolmente
avvenire invece presso di noi.
IT
pagina 35
Made in Italy 35
Italian Edition
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
Alla Leone, il Centro Ricerche
Biotecnologiche Dentali Marco Pozzi
A partire dalla fine del 2007
è attivo, presso lo stabilimento
della Leone Spa, il Centro Ricerche Biotecnologiche Dentali
Marco Pozzi; situato in un’area
appositamente dedicata, il laboratorio rappresenta la con-
non necessariamente collegati
agli aspetti produttivi propri
dell’Azienda.
Con importanti investimenti
annui riservati alla ricerca e
alla tecnologia è infatti intenzione della direzione della Le-
no portato a pubblicazioni
scientifiche su riviste specializzate e in alcuni casi hanno
avuto ricadute sulla innovazione di prodotto.
Il Centro è dotato di strumentazioni all’avanguardia,
fra cui spiccano un microscopio elettronico a scansione
(SEM) di ultima generazione,
un microscopio ottico con telecamera Nikon, uno scanner
tridimensionale 3Shape e due
macchine universali Instron
per prove meccaniche.
pagina 34
Essendo la nostra Azienda
abituata a gestire tolleranze di
questo tipo – aggiunge Dolfi –
avevamo la struttura produttiva
e l’apertura mentale necessarie.
Anche se in tale circostanza
dovemmo acquistare una macchina da destinare alla creazione di prototipi”.
La presentazione ufficiale
dell’impianto Leone, che si pose
subito come efficace contraltare al sistema allora (e tuttora)
dominante della connessione a
vite, avvenne dieci anni fa.
Una volta trovata la (brillante) soluzione accennata, rimaneva tuttavia da affrontare
un’altra fase altrettanto lunga
e impegnativa: l’informativa sul
nuovo prodotto.
Di qui, l’invito ai professionisti dell’Odontoiatria a conoscerlo, adottarlo, apprezzarlo e
magari consigliarlo a loro volta,
esperienza certamente non nuova per la Leone che vanta, tra i
suoi “plus” aziendali, quella di
un’attività costante e convinta
nell’organizzazione di corsi.
“La Leone – sottolinea infatti
Alessandro Pozzi nell’houseorgan aziendale – non è solo fabbricante di questi dispositivi,
ma nel DNA dell’Azienda risiede
la volontà di divulgare l’Odontoiatria, dalle basi più semplici
ai livelli più elevati”.
Nel ricordare, inoltre, che
presso l’Istituto di Studi Odontoiatrici (ISO) della Leone (nato
nel 1982) “si alternano quotidianamente relatori di prestigio e
rinomata esperienza in sessioni
di chirurgia implantare e in
corsi teorici sulla diagnosi implantologica e relativa terapia”,
Pozzi sottolinea che la Leone
non solo mette a disposizione
un impianto di grande qualità
e successo, come l’Exacone™, ma
“anche dimostrazioni su paziente gratuite, corsi, assistenza da
parte degli ingegneri e tecnici.
Ma soprattutto la consulenza tecnica di Exacone™ Team,
équipe di 15 professionisti in
tutta Italia pronti a fornire
informazioni e consigli sulla
scorta di un’esperienza pluriennale”. Altro momento clou
dell’informativa sulle qualità
dell’impianto Leone, è costituito dall’ormai tradizionale Congresso Exacone™, giunto alla V
edizione, in programma a Firenze il 15 ottobre prossimo.
Holger Zipprich parlerà, per
l’appunto, di micromovimenti,
altri due relatori (Carlo Clauser
e Roberto Barone) di “gestione
di tessuti molli nella terapia
implantare”), mentre Zavaglia,
Nori e Vacirca si soffermeranno
sui limiti della riabilitazione
implantoprotesica nei pazienti
vulnerabili.
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Gestione dei tessuti molli in terapia implantare
Dott. CARLO CLAUSER
Dott. ROBERTO BARONE
Liberi professionisti a Firenze
Indicazioni e limiti della riabilitazione
implantoprotesica nei pazienti vulnerabili
Dott. VITTORIO ZAVAGLIA
Dott.ssa ALESSANDRA NORI
Dott. RAFFAELE VACIRCA
S.O.D. di Odontostomatologia Chirurgica e Speciale
Azienda Ospedaliera “Ospedali Riuniti” di Ancona
Direttore Dott. V. Zavaglia
PP10/05-IT
IT
tinuazione e il potenziamento
di un’attività svolta da diversi
anni, che vede il coinvolgimento di risorse dell’Azienda
Leone e di personale esterno,
allo scopo di approfondire temi
nel campo dell’odontoiatria,
one favorire la collaborazione
con università e centri di ricerca, promuovendo, attraverso lo
scambio di conoscenze e competenze, il progresso delle conoscenze in odontoiatria.
Nel corso degli anni è progressivamente cresciuto il numero di laureandi, specializzandi e ricercatori che hanno
svolto attività di ricerca presso
la Leone, utilizzando la dotazione di macchine e strumenti
messi a disposizione dall’azienda. Molti dei lavori svolti han-
36 Dental Meeting & Congressi
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
Italian Edition
A Vienna l’Anatomia chirurgica tiene scuola
Un corso che è ormai tradizione e certezza di qualità
Si è svolta dal 3 al 10 maggio
di quest’anno la XI edizione del
Corso di Anatomia chirurgica e
di Dissezione su preparati anatomici presso l’Istituto di Anatomia dell’Università di Vienna,
corso ideato e diretto dal professor Mauro Labanca già nel lontano 2003 quando diede inizio a
questo evento partendo, primo e
unico, dall’Italia.
Il modulo del corso, ben strutturato e con obiettivi precisi in
campo chirurgico, è costituito da una parte teorica e una
parte pratica, seguite oltre che
dal prof. Labanca anche dalla
prof.ssa Rita Rezzani, direttrice dell’Istituto di Anatomia
dell’Università di Brescia, dal
prof. Luigi Rodella, responsabile scientifico del corso, dal
prof. Giorgio Blasi, ordinario
di Parodontologia e dal prof.
Manfred Tschabitscher, direttore dell’Istituto di Anatomia di
Vienna.
Una delle più rilevanti particolarità è che si tratta di un
corso “creato su misura” dai
partecipanti stessi. In pratica,
una parte della docenza viene
costruita in base alle esigenze
e alle richieste dei corsisti, che
prima delle lezioni esprimono le
proprie aspettative e bisogni.
Quest’anno, ad esempio, è
stata prestata particolare attenzione alla visione, tramite
endoscopio posizionato nel seno
mascellare, degli effetti degli
osteotomi sulla membrana schneideriana durante le tecniche
di minirialzo, e alla preparazione dei siti implantari facendo
ricorso agli inserti della piezochirurgia. Durante le lezioni
teoriche, svolte nella suggestiva
biblioteca dell’Università, sono
stati affrontati argomenti di natura prettamente anatomica e
altri odontoiatrici più specifici,
quali ad esempio l’importanza
della valutazione del torque in
fase di posizionamento degli
impianti e la verifica della stabilità implantare attraverso la
rilevazione dell’ISQ.
La parte pratica ha visto esercitazioni su preparati umani
freschi (pertanto non fissati in
formalina) e con le arterie perfuse di una speciale resina rossa;
queste due particolari condizioni rendono i modelli esercitativi
oltre che assolutamente unici
nel panorama corsistico internazionale, anche quanto di più
simile si possa avere rispetto
alla situazione riscontrabile nel
vivente. Il tutto avviene presso l’Anatomy Training Centre,
sala anatomica all’avanguardia,
dotata di telecamere a circuito
chiuso che proiettano le immagini attraverso schermi piatti
sopra ogni postazione chirurgica; ogni tavolo, regolabile in
altezza, è dotato di un’ottima
illuminazione tramite lampade
scialitiche.
I 24 corsisti (in realtà il corso ne prevedeva al massimo
20, ma anche quest’anno si è
verificato un “over booking”)
arrivati da tutta Italia hanno
avuto la possibilità di effettuare differenti interventi di diversa difficoltà chirurgica: da
un’implantologia di base a una
avanzata, con lateralizzazione
del nervo alveolare inferiore,
mini e grande rialzo del seno
mascellare o, ancora, prelievi di
osso dalla branca montante della mandibola o dalla teca cranica con tecniche tradizionali
o con chirurgia piezoelettrica,
riposizionamento dei prelievi
per tecniche rigenerative, fino
ad arrivare a scoprire strutture
di rilevante importanza anatomica (come il nervo linguale e
alveolare o l’arteria facciale).
Le varie fasi chirurgiche sono
state eseguite come se i corsisti
si trovassero in un attrezzato
Studio odontoiatrico e non in un
Istituto di Anatomia, grazie alla
ricca dotazione di strumentario
chirurgico, di motori per l’implantologia, di aspiratori a elevata potenza, di differenti fili di
sutura, di materiali riempitivi,
membrane, chiodi per fissazione e molto altro ancora. Altra
particolarità del corso è che in
ogni fase ogni tavolo veniva as-
sistito da un tutore a esso dedicato, con formazione anatomica
e chirurgica, pronto a rispondere agli eventuali dubbi dei corsisti in tempo reale. Presenti al
corso anche numerosi manager
e amministratori delegati delle aziende sponsor (coinvolte,
ma non promotrici) che hanno
fornito gratuitamente a ogni
corsista materiali e strumenti
di lavoro di primissimo livello.
Il corso si è concluso con l’assegnazione delle targhe e degli
attestati ai partecipanti durante
una serata di gala presso il ristorante Monastiri, suggestivo locale nel centro di Vienna in un
clima di grande convivialità e
soddisfazione da parte di tutti i
presenti. Ricordiamo che, a conferma dell’importanza e della
validità del corso, anche questa
undicesima edizione si è conclusa con un grado di soddisfazione
delle aspettative da parte dei
corsisti pari al 98%.
Per il prossimo evento, programmato dal 9 al 13 maggio
2011, sono già prenotati molti
corsisti che non hanno potuto
partecipare a questa edizione, e
gli organizzatori auspicano pertanto che si possa avere un ulteriore incontro con un tutto esaurito, peraltro piacevole costante
di questo corso.
Italian Edition
Feltre:
inaugurato
l’omonimo Centro
di clinica
e ricerca
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Il 5 giugno si è inaugurata a
Feltre l’omonima Clinica, nuova sede dello Studio Dentistico
Associato Andersson, Sennerby
& Viinamåki. Peter Anderson
e Lars Sennerby hanno presentato gli obbiettivi del nuovo centro, nato per rispondere
alle diverse esigenze cliniche e
di ricerca. L’inaugurazione ha
avuto il suo momento clou nello spettacolo degli sbandieratori
del Palio di Feltre, organizzato
anche per esprimere il senso di
territorialità oramai acquisito
anche da Andersson e Sennerby.
Al centro del progetto, curato
da un noto architetto e sviluppato su due piani, la volontà di
creare un ambiente certamente
funzionale dal punto di vista
clinico-operativo, ma anche –
e soprattutto – di accogliere i
pazienti in un’atmosfera accogliente. In pieno stile nordico,
nel progetto non sono stati trascurati neppure gli ambienti
per il personale, con aree attrezzate per i momenti di relax che
comprendono, fra l’altro, anche
una sauna e una vasca con idromassaggio. Centro di didattica
e ricerca, nella Clinica ampio
spazio è stato dedicato anche
alla realizzazione di una sala
corsi, con riprese televisive a
circuito chiuso: brevi presentazioni sono state tenute anche dai
componenti del gruppo di ricerca (Pagliani, Verrocchi, Volpe
e Lanza). La Clinica Feltre ha
ottimi rapporti di collaborazione con alcune aziende di settore; tra queste, Neoss, produttore
dell’omonimo sistema implantare, che supporta tali attività
anche dal punto di vista logistico, occupandosi degli aspetti
organizzativi legati ai corsi. Lo
stretto rapporto con Neoss è stato sancito dal conferimento alla
Clinica della qualifica di “Centro di Eccellenza Neoss”.
La Clinica Feltre è supportata
anche da Ostell AB, il produttore svedese dello strumento per
la misurazione della stabilità
implantare Ostell ISQ. Presso
la clinica è attivo, infatti, uno
studio proprio sulla misurazione della stabilità implantare.
Lo studio è supportato anche
dalla W&H. Tecnoss Dental,
produttore di sostituti ossei, ha
invece appoggiato un progetto di ricerca sulle procedure di
incremento osseo. La collaborazione tra il Gruppo di Ricerca di
Feltre e 3DIEMME ha portato
allo studio della correlazione tra
la densità ossea, leggibile da un
esame TC, e i parametri di stabilità primaria rilevabili in fase
intra-operatoria. Recentemente,
è stato siglato un accordo con la
società De Götzen per testare la
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38 Dental Meeting & Congressi
Anno IV n. 3 - Settembre 2010
Italian Edition
Seminario di aggiornamento a cura
della Sicoi sugli impianti post-estrattivi
Si è tenuto a Rimini (12 giugno) il corso di aggiornamento
Sicoi “Consensus Conference
sugli impianti post-estrattivi”.
Preceduto da un incontro conviviale al locale Circolo nautico,
il corso ha mostrato le possibilità d’utilizzo dell’impianto post-
estrattivo: le controindicazioni
e le alternative terapeutiche di
una procedura entrata ormai
nella pratica degli Studi.
Sempre attenta alle evoluzioni dell’implantologia e della
chirurgia orale, la Sicoi ha privilegiato un tema d’attualità,
illustrando aspetti clinicamente
molto dibattuti: si “è partiti” dai
presupposti biologici della guarigione alveolare, per arrivare
alle applicazioni cliniche supportate da evidenze scientifiche.
Con una relazione brillante e
corredata da un’eccellente ico-
nografia, Ugo Covani, in qualità
di primo relatore, ha trattato gli
aspetti biologici della guarigione di un alveolo post-estrattivo,
dalla letteratura classica fino
alle ricerche più recenti e all’indirizzo da dar loro.
Per chiudere l’iter delle consi-
derazioni biologiche legate alla
tecnica, si sono poi succeduti sul
palco Mario Aimetti, Enzo Vaia
e Daniele Botticelli. Aimetti ha
discusso delle varie possibilità di trattamento del sito postestrattivo, indicando materiali
utilizzabili con validità biologica e clinica.
Al termine della sessione del
mattino, Botticelli ha evidenziato le possibili diversità tra la
clinica e la ricerca in un ambito
affollato di controversie dopo
che Vaia aveva preso didatticamente in esame indicazioni
e controindicazioni di utilizzo
dell’impianto post-estrattivo.
Del suo successo a livello funzionale ed estetico e sui parametri di valutazione per definirlo,
hanno parlato Matteo Capelli,
Denis Cecchinato e Roberto
Abundo. Come da programma,
a fine giornata si è svolta la tavola rotonda con la partecipazione di tutti i relatori in risposta
alle domande dei partecipanti
alla segreteria organizzativa: un
momento finale molto seguito
che ha suscitato notevole interesse. Molti i giovani odontoiatri presenti, a riprova che i temi
e il format messi a punto dal
Consiglio direttivo Sicoi hanno
stimolato i colleghi e la necessità di risolvere problemi clinici,
nella attività quotidiana.
Antonio Barone
Dental Meeting & Congressi
Italian Edition
Consensus Conference:
come la descrive un partecipante
Il 12 giugno, a Rimini, in un
sabato afoso di fine primavera,
alla “Consensus Conference”
della Sicoi, si è dibattuto di impianti post-estrattivi, argomento
di estrema attualità nel panorama della chirurgia implantare.
Obbiettivo?
Fornire indicazioni su quando
si possa effettuare un’estrazione
dentale con il contestuale posizionamento di un impianto e su
quali siano le controindicazioni
di tale procedura, le valide alternative terapeutiche e, in particolare, dove ci si possa spingere
anche oltre quelle che sono le
evidenze scientifiche. Resa illustre da relatori e autori di livello,
la “Consensus conference” ha
visto convergere al Palacongressi di Rimini numerosi partecipanti per verificare (alcuni) e
conoscere più in dettaglio (altri)
gli studi più aggiornati e le modalità di un atteggiamento terapeutico sempre più in uso e già
praticato da anni da alcuni.
Nella prima relazione, Ugo
Covani ha gettato luce su alcuni aspetti meno noti del problema, mentre Enzo Vaia, unendo
gestualità e raffinata dialettica partenopea, ha tenuto desta
l’attenzione della platea fornendo una notevole serie di input
scientifici. La giornata si è dipanata in una gran quantità di
dati e richiami ai lavori fonda-
mentali relativi a questa tecnica
odontoiatrica. L’interesse è stato
più forte di qualsiasi tentazione
balneare, mentre la mostra merceologica ha dato lo spunto per
consultare le ultime fatiche editoriali di alcuni relatori.
La prossima occasione d’in-
contro sarà costituita dal XX
Congresso Internazionale Sicoi a
Milano l’8 e 9 ottobre 2010 dedicato alle “Innovazioni biologiche
e tecnologiche in chirurgia implantare” all’Atahotel Executive.
Luigi Grivet
18 Industry Report
Anno V n. 7+8 - Luglio-Agosto 2009
DENTAL T RIBUNE
Italian Edition