scheda artistica

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e-mile UTOPIA 250 *
Documentario Live: tra Lezione e narrazione
Con il contributo di Provincia di Torino e Fondazione Bottari Lattes e il patrocini dell’Accademia delle
Belle Arti di Brera,
in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione
dell’Università di Torino, Biennale Democraziae. Una produzione ForMattArt
Da un progetto del Prof. Paolo Bianchini (Università di Torino) in collaborazione con ForMattArt
Ideazione Elisa Roson e Federica Di Rosa
Drammaturgia Federica Di Rosa
Regia Elisa Roson
Progetto Luci e video Eleonora Diana
Scenografie Marco Muzzolon
Organizzazione Iris Caffelli
Personaggi:
Émile (ovvero L’Educando) Daniele Marmi
Sophie (ovvero La Conoscenza) Annagaia Marchioro
Il Professore (ovvero Il Sistema Educativo) Paolo Bianchini
Sono passati 250 anni dalla pubblicazione dell’Émile. Quell’utopia educativa ha veramente perso? Non bisogna
piuttosto ripartire da essa? Il Professor Rousseau comincia la lezione. Evocata dalle sue parole e dai suoi
pensieri, prende corpo la sua Utopia: in uno spazio isolato come una scatola, cavia di un esperimento, compare
proprio Emile.
Emile vive in un mondo di natura, un paesaggio bucolico fa da sfondo alle sue azioni, è tenuto lontano dal resto
dell’umanità: la società corrompe e “Bisogna formare l’uomo, non il cittadino”, sostiene Il Professore. Inserito
nella società, Emile dovrebbe invece seguire le regole di un gioco stabilito da altri.
Sophie- guida e interprete del pensiero del Professore- conduce Emile in un percorso strutturato come una
sorta di gioco dell’oca: ogni casella rappresenta un’utopia educativa, e ad ogni utopia educativa corrisponde un
modello di allievo.
Sophie getta metaforicamente il dado: Emile avanza o retrocede, riceve premi e punizioni, diventa pedina in un
percorso a spirale dove non è evidentemente libero né consapevole. Ad ogni casella, Emile può diventare il
Cittadino Educato, il Buon Cristiano, il Suddito Perfetto, il Buon Lavoratore, il Buon Consumatore.
Ma durante il percorso Sophie comincia a mostrare dei dubbi sulla validità dell’Utopia numero 0, l’utopia
educativa di Rousseau e cerca di mostrare ad Emile la sua reale condizione di esperimento.
Prima che Il Professore sia giunto alla conclusione della sua lezione, Sophie bussa alla parete della “scatola” in
cui Emile è rinchiuso, e svela che non è affatto fuori dal gioco- come Il Professore era persuaso- ma si trova
semplicemente in una delle caselle: la casella numero zero, “La Prigione, La Nave”. Il paesaggio bucolico in cui
credeva di vivere comincia a sgretolarsi: il processo di svelamento è ormai inarrestabile.
Sophie racconta cosa è mancato ad Emile, racconta di giochi tra bambini, di zuffe, di marachelle, di altri
paesaggi e di uomini fuori dalla scatola. Nasce in lui il bisogno di relazionarsi agli altri.
Il discorso del Professore comincia a spezzarsi. C’è qualcosa che non torna… Solo ora capiamo che si trova nel
suo studio e sta provando la lezione, immaginando davanti a sé una platea di suoi pari: Voltaire, Diderot,
D’Alembert, Malesherbes… Ciò che abbiamo visto alle sue spalle è frutto della sua immaginazione.
Ma qualcosa adesso è cambiato: nella sua scatola Emile non c’è più. Al suo posto, nella casella numero zero,
rimane un essere che non ha realtà e che si nutre di pensieri astratti: un Allievo-Frankestein, somma di concetti
e pensieri indotti.
Emile adesso è davvero fuori dal gioco, e può finalmente porre le sue domande: cosa significa educare? Quale
utopia è adesso possibile?
Il Professore comincia ad interrogarsi: forse serve una visione più collettiva e quindi più utopica del desiderio?
Forse è questo l’errore: forse bisogna immaginare un’utopia educativa dell’uomo in mezzo agli altri uomini?
Le parole di Emile, di Sophie e del Professore s’intrecciano: è ora un fluire di pensieri non più discordanti che
fanno parte di uno stesso discorso che si costruisce insieme, unendo i pensieri, condividendo i sogni.
Sta nascendo l’Utopia 250.